Estratti SPRAY JULIET n 151 / feb 2011 COPERTINA

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Estratti SPRAY JULIET n 151 / feb 2011 COPERTINA
Estratti SPRAY JULIET n 151 / feb 2011
COPERTINA: GIOVANNI PULZE in una foto di Fabio RINALDI
ASCOLI PICENO
● L’Amministrazione Provinciale considera prioritaria la cooperazione internazionale e interviene, ormai da quindici
anni, con un appuntamento in favore di popolazioni del terzo mondo. Ecco allora la mostra e la conseguente Asta della
Solidarietà “Aiutiamo la Pace” che quest’anno ha visto la partecipazione di 111 artisti che hanno donato 135 opere.
L’operazione è servita a finanziare due progetti: il primo prevede l’acquisto di una casa ad Antananarive (Madagascar)
dove accogliere giovani donne desiderose di studiare o di acquisire basilari competenze professionali; il secondo la
costruzione, in piena foresta dello Zambia, di un pozzo per l’acqua potabile, di una infermeria per la prevenzione e la cura
dell’AIDS e di una sala-riunioni per il coordinamento delle attività dei capi-villaggio presso una missione. L’asta ha fatto
registrare un ottimo risultato. Così è stato possibile mettere in pratica il detto di M.L.King: “È sempre il momento giusto
per fare la cosa giusta”. Tra i nomi più noti: Alinari, Andersen, Aquilanti, Bazan, Cannavacciuolo, T.Cascella, Ceccobelli,
Chiesi, Chimenti, Cingolani, Cuoghi Corsello, Damioli, Di Piazza, Donzelli, Esposito, Guida, Hassan, Kostabi, Mainolfi,
G.R.Manzoni, Massini, Mazzoni, Mesciulam, Neri, L.Palmieri, F.Tulli, Ule. E quelli dei marchigiani: U.Bartolini, G.Carboni,
Cutini, D’Arcevia, Diotallevi, Eusebi, Giuliani, Korzeniecki, Lucadei, Luciani, Mangiaterra, Marcolini, F.Mariani, L.Nespeca,
T.Pericoli, Piccioni, Spinelli, Tavoletti, A.Volpi.
Dopo il restauro dell’imponente Forte Malatesta, il Comune lo ha adibito a luogo espositivo: all’ultimo piano il Museo
dell’Alto Medioevo (ancora da allestire), in quello centrale mostre temporanee. Per l’inaugurazione del complesso
architettonico è stata proposta la vasta rassegna Aspetti di arte astratta nella raccolta Fiocchi, a cura di Armando Ginesi,
con circa 200 tra dipinti, sculture e opere moltiplicate di autori italiani (in parte marchigiani) e stranieri. Arte astratta in
senso ampio del termine, giacché la raccolta attraversa quasi tutti i linguaggi, più o meno aniconici, storici e
contemporanei. Quindi s’incontrano esempi dell’Informale segnico e materico, dell’astrazione vecchia e nuova; lavori
cinetici, minimali e concettuali. Ci sono perfino alcune rappresentanze del Surrealismo, del Nouveau Realisme, della Pop
italiana e della Transavanguardia. Insomma, un percorso non unidirezionale, derivante più da scelte personali che
programmatiche.
La storica Libreria Prosperi, grazie all’intraprendenza del nuovo gestore, Daniele De Angelis, si è ritagliata l’intimo Spazio
DeaNova, riservato a mostre d’arte. Dall’aprile scorso ha proposto le personali di Barbara Nadi, Alessandro Vitali, Ilaria
Schinosi e la collettiva a tre con Nicola Alessandrini, Lorenzo Bartolucci, Hernan Chiavar. Di recente ha accolto la mostra
Inner Drawings/Drawings Inside di Claudia Gambadoro, a cura di Elisa Grando, proveniente dallo Sponge Living Space di
Pergola che ha iniziato un’interessante attività itinerante. Attraverso disegni, fotografie e video l’artista crea installazioni
che hanno a protagonisti lo spazio (“inteso come metafora dell’esistenza e territorio di scambio con sé stessa e con il
prossimo”) e il proprio corpo che fa agire in “cellule abitative, spazi vitali e fittizie scatole domestiche”, dove convivono
dualismi opposti.
Al Centro Commerciale “Al Battente” ha avuto luogo la seconda edizione di “Bel Natale”, con cui il Gruppo Gabrielli si
propone di sostenere l’arte, in particolare quella degli emergenti, come veicolo di in-formazione. Il critico Valerio Dehò ha
invitato Antonella Mazzoni (i giorni della settimana scritti in tante lingue), il giovane Daniele Camaioni (paesaggi ottenuti
con elaborazioni informatiche di verdure), il meranese Matthias Schönweger (“Torre magica” realizzata con il riutilizzo di
giocattoli e gadget), gli studenti e i professori del locale Liceo artistico “Osvaldo Licini” (wall painting di grande effetto).
Sulla facciata dell’edificio, inoltre, come in una sorta di lezione di storia dell’arte, venivano proiettate immagini di “Natività”,
dalle classiche a quelle dei nostri giorni.
Anna Maria Novelli
BOLOGNA
● Alla Galleria G7 sono esposte le fotografie di Adriano Altamira degli anni ‘70 e ‘80. L’artista utilizza collage e fotocollage, alcune volte multipli. Dai suoi stessi titoli, “Aree di coincidenze”, che abbracciano il suo lavoro dal 1975 al 1980,
comprendiamo il suo studio delle molteplici analogie riscontrate in numerose opere d’arte contemporanea, tra cui
Altamira crea un tessuto connettivo che lega e trova le similitudini tra artisti vissuti nella stessa area culturale. Sono spunti
di riflessione che creano un nuovo percorso iconografico. In esposizione anche “La femme visible”, foto-sculture, in cui
sembra che l’artista cerchi un tattilismo visivo. Interessanti i titoli dei suoi collage come “Le attese”, “Tempo che passa”,
che ancora rimandano a titoli di opere di artisti dei primi del ‘900, ma che Altamira tratta in modo totalmente diverso. Il
tema dell’inesorabile passaggio del tempo è riconosciuto in oggetti quotidiani assolutamente ordinari, individuati per caso.
Ad esempio, nel caso delle “Attese”, i normali tagliandi numerati utilizzati per regolare le code negli uffici, negli ospedali o
al supermercato sono disposti in file regolari alternate per colore, diventando un esempio macroscopico del tempo perso,
delle inutili attese cui la società ci sottopone.
Rosetta Termenini
BRESCIA
● Numerose le iniziative culturali e le proposte espositive che Brescia ha offerto durante questi mesi invernali. A partire
dall’interessante confronto tra arte, impresa e comunicazione organizzato negli spazi di AREADOCKS dall’Associazione
Culturale ARTEINGENUA e da LP Associati: una mostra in costante trasformazione, proiezioni video e performance
aperte al pubblico… Dal 21 novembre al 19 dicembre, ogni domenica mattina, le eccellenze dell’imprenditoria si sono
confrontate con artisti e designer di alto livello, per riflettere sui rapporti di collaborazione tra cultura d’impresa e linguaggi
artistici e creativi. Gli artisti invitati a partecipare: Stefano Bombardieri, Sara Donati, Andrea Francolino, Nadia Galbiati,
Maurizio Galimberti, Annamaria Gallo, Marcello Gobbi, Natasa Korosec, Anna Merici, Camilla Rossi e il gruppo di
Clab4design.
Pare che sia il colore, nelle sue infinite declinazioni e nei suoi diversi significati, il filo rosso delle mostre inaugurate nelle
gallerie bresciane: “A partire dal colore”, così si intitola infatti la grande monografica dedicata a Pino Pinelli, dal 4 febbraio
alla fine di marzo 2011, da Colossi e che presenta al pubblico non solo le opere più note e recenti dell’artista,
caratterizzate dalla frammentazione e dalla disseminazione del colore pittorico nello spazio, ma anche opere storiche, a
partire dai primi anni Settanta, necessarie chiavi di lettura per comprendere il percorso di ricerca di uno dei maggiori
rappresentanti della pittura analitica.
Ilaria Bignotti
FIRENZE
● SUN, Studio 74 rosso (via san Zanobi n. 74 rosso, [email protected]) è un luogo/laboratorio gestito da architetti che,
partendo dall’idea di una programmazione che preveda due grandi eventi culturali all’anno, decide di costituirsi come
spazio non-profit in cui realizzare una riflessione inedita sulla progettazione e la praticabilità dello spazio collettivo e dare
vita ad un dialogo diretto tra arte contemporanea e architettura. Lo spazio è stato inaugurato con la mostra “for
instance…”, a cura di Lorenzo Bruni, con interventi di Loris Cecchini, Luca Fusani, Armin Linke, Raffaele Luongo,
Massimo Nannucci e Luca Trevisani, un gruppo di artisti, già apprezzati a livello internazionale che, pur essendo di
generazioni diverse, hanno in comune la loro ricerca attorno ai codici dell’architettura e sulla contrapposizione tra spazio
progettato/osservato e spazio vissuto/percepito. I lavori presenti puntano a ribaltare e a reinterpretare le istanze di macro
e micro con cui si è soliti valutare l’incidenza degli eventi sulla realtà in generale, sia che si tratti di un’informazione di
cronaca che di una nuova opera architettonica. La riformulazione del concetto di spazio privato/intimo, rispetto a quello
collettivo/pubblico, è una dinamica che attraversa le ricerche di tutti gli artisti presenti in mostra, i quali, di conseguenza,
sono portati a pensare ad interventi che in primis possano evocare o stimolare una relazione cosciente tra il soggetto e
quel dato contesto mentale/fisico con cui si rapporta. Per ulteriori info: 335 276360, 335 5419912, 328 6927778,
[email protected]
● L’evento artistico che più ha segnato la fine del 2010 a Firenze è stato senza dubbio l’esposizione, a Palazzo Vecchio,
del celebre quanto discusso teschio di Damien Hirst, “For the love of God”, opera che ha aperto un forte quanto
necessario dibattito sul ruolo e sul dialogo proficuo tra arte storica e contemporanea, all’interno di una città non facile per
certi temi come Firenze. Perché, è bene ribadirlo, per comprendere il nostro tempo occorre conoscere ciò che è stato, ma
se vogliamo conoscere ciò che fu occorre conoscere bene il nostro presente...
Diametralmente opposta, ma sempre di forte interesse e la mostra, allestita a Palazzo Pitti, del pittore di Gualtieri
Antonio Ligabue. Protagonisti le sue belve feroci e i numerosi quanto psicologici autoritratti, che mettono in visione il forte
senso espressionista e visionario di questo artista.
A Capalle, nello stabilimento Tessilform Patrizia Pepe, si è svolta la mostra personale di Ronaldo Fiesoli, “Asylia”,
curata da Walter Siti, che ha allestito, negli spazi dello stabile dedito alla moda, un progetto appositamente concepito, il
quale illustra pienamente la sua ricerca artistica. Un’installazione semplice ma complessa nel linguaggio e nei contenuti,
due piccoli edifici in lamiera, dipinti con dei colori pastello, contengono, come dei luoghi spirituali, una sorta di viaggio
artistico ed emozionale, che ci inserisce pienamente nella lettura dei fatti di Ronaldo, la sua riflessione sui luoghi, i
contesti architettonici ed antropologici, che hanno fin da ora caratterizza la sua opera.
Raffaello Becucci
GENOVA
● Babel prosegue la ricerca di Corrado Zeni, alla galleria Guidi&Schoen, sui rapporti interpersonali, sulle sfumature e le
emozioni scaturite dalle nostre relazioni quotidiane, nel tentativo di studiare e comprendere le regole e le utopie di
sopravvivenza di ognuno di noi. Babel è metafora di diversità apparente, di distanze, d’incomprensione e di confusione
linguistica che impedisce all’umanità di comunicare. Parliamo lingue diverse, abbiamo culture, abitudini e usi diversi ma ci
ritroviamo a parlare delle stesse cose, a cercar conforto con gli stessi espedienti; l’amore, la religione e tutte quelle
situazioni del nostro quotidiano, che sembrano così differenti mentre appartengono, in realtà, a un’unica grande sfera di
riti comuni. Zeni ha presentato per la prima volta una personale di sola scultura: le figure tagliate sono però piatte come
se avessero sempre solo due dimensioni e appare quindi meno brusco il passaggio dalla bidimensionalità della tela alla
tridimensionalità della scultura. Novità interessante sono le figure a specchio, delle quali l’artista si serve per evidenziare
il sottile rapporto che si crea fra le figure percepite, quelle che identifichiamo in quanto prete, punk, soldato… e quelle
riflesse nello specchio, cioè noi.
MILANO
● Il corpo, come luogo dell’esperienza, delle relazioni e nello stesso del limite, è al centro della collettiva box(e) alla
galleria Jerome Zodo Contemporary. Se gli still da Ring (The Mean of Illusion) di Sebastian Diaz Morales sono una
riflessione sulla percezione della violenza nella dimensione umana; l’artificioso scontro di pugilato di Li Wei è, invece, il
tramite con cui l’artista si mette in prima persona in discussione, nel tentativo di ridefinire i limiti dell’agire umano. Infine, la
boxe come sport, icontro-scontro tra personalità, è il soggetto degli acquerelli di David Rathman, realizzati per il film Zaire
e rievocazione del memorabile match, “Rumble in the Jungle”, tra Muhammand Alì e George Foreman, nei quali il ring
appare trasfigurato in un recinto sacro dove in gioco c’è, ora, la libertà di ognuno.
Laura Conconi
MUGGIA
● L’ormai quasi trentennale attività dell’associazione culturale PHOTO-IMAGO continua anche per il 2011. Nell’ambito del
PRACC, progetto arte contemporanea Carà, in collaborazione con l’Assessorato alla cultura e promozione della città di
Muggia, In estate, al Museo d’arte moderna “Ugo Carà” verrà presentata una personale della giovane fotografa Anna
Bandelli. A cavallo tra ottobre e novembre, sempre al Museo “Ugo Carà”, nell’ambito delle manifestazioni indette dalla
Casa dell’Arte di Trieste in vari spazi della provincia sull’attualità del tema della decrescita, PHOTO-IMAGO presenterà il
punto di vista di alcuni autori distintisi per la qualità e lo spessore delle loro proposte artistiche. Questa rassegna viene
attuata grazie alla collaborazione, e con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura e Promozione della città di Muggia. A
fine anno un’altra personale al Museo “Ugo Carà”; questa sarà la volta di Maria Tea Mosello, artista-fotografa non da
molto tempo attiva sul piano espositivo, ma con già al suo attivo alcune importanti esperienze in prestigiose gallerie.
L’associazione PHOTO-IMAGO annovera tra i suoi membri i più bei nomi della fotografia regionale ed è attualmente
condotta da Adriano Perini che sarà anche il curatore delle iniziative sopra elencate.
PALERMO
● Alla Galleria Bianca è in corso il primo appuntamento di un ciclo di group-show che offre la possibilità di un dialogo tra
immagini. Conversazione in una stanza chiusa #1 , questo il titolo dell’evento – eponimo del libro intervista di D. Lajola a
Leonardo Sciascia – è una raccolta di opere di sette artisti nazionali che si relazionano in un dialogo intellettuale arricchito
da linguaggi eterogenei. I protagonisti di questa conversazione appartengono tutti alla stessa generazione tranne
Pasquale Di Donato, il più giovane, che realizza case il cui arredamento interno viene esploso all’esterno. Perciò sono
case svuotate del loro contenuto, dalle pareti trasparenti che non solo consentono un confronto con il contesto espositivo,
ma solleticano la curiosità del fruitore. Gli altri protagonisti della collettiva sono: Alberto Di Fabio le cui astrazioni che
ricordano visioni cellulari al microscopio; Fulvio Di Piazza la cui opera è caratterizzata dalla trasposizione della realtà
tangibile in una realtà surreale e fantasiosa; Marco Cingolani con due dipinti dalla cromia squillante in cui il colore dà
forma alle sensazioni; Luca Pignatelli con le sue immagini realizzate con materiali poveri che riportano reminiscenze
nostalgiche; Angelo Filomeno nei cui arazzi vita e morte si confondono; Davide Nido che realizza geometrie di colori
attraverso una pittura tattile che sembra voler sezionare i colori attraverso lo spettro della luce ma che sa facilmente
diventare allegra e spiritosa. Questa prima tappa del percorso inaugurato dalla Galleria Bianca è molto interessante in
quanto mette a diretto confronto artisti, tecniche e contenuti differenti. Inoltre la struttura episodica dell’evento incuriosisce
e apre il dibattito ad un confronto nel confronto: sarà interessante ‘far conversare’ gli artisti fra di loro non solo nell’ambito
della singola esposizione ma tra un evento e l’altro.
La Sicilia vista con gli occhi dei suoi artisti e l’opera d’arte vista come strumento della percezione visiva dell’isola e degli
isolani. Questo è l’assunto da cui nasce “PPS” (Paesaggio e Popolo della Sicilia), una raccolta di giovani artisti siciliani a
cura di Giovanni Iovane, allestita presso Palazzo Riso. La mostra collettiva raggruppa stili e tecniche diverse attraverso
opere che intendono porre l’accento ora sul folclore, ora sulla storia, ora sul paesaggio ora sulla società di una terra dai
mille volti. Tra gi artisti presenti Sandra Virlinzi con “Sirenissima”, un arazzo ricamato raffigurante una sirena gigante e
sorridente, dallo stile simile ai cartoon; Croce Taravella con due dipinti realizzati con una tecnica mista che graffia le
immagini, trasfigurando una placida realtà quotidiana con accenti drammatici di rosso sangue che trasferiscono pathos e
angoscia. Francesco Lauretta con due interessantissime tele nelle quali la perizia dell’autore riesce a rendere
perfettamente la qualità della materia rappresentata. Alessandro Bazan riporta l’immagine di una terra luminosa la
caotica; Francesco De Grandi espone una Cascata tutta verde; Federico Baronello con un’istallazione fotografica riporta
una vera e propria storia legata al territorio di Portopalo di Capo Passero. Divertente è l’istallazione Palermo says,
proposta da Adalberto Abbate, in cui sono riportati curiosi graffiti sparsi per la città. Particolare risalto meritano le foto
realizzate con tecniche di sovrapposizioni di immagini di Davide Bramante. Il percorso stimola alla riflessione sulla realtà
della Sicilia e di chi la abita valicando, però, gli stretti confini regionali e aprendo il dialogo e il confronto verso un territorio
di più ampio respiro: cioè la Sicilia come una terra che, forte delle sue ancestrali tradizioni, sa guardare avanti verso una
prospettiva molto larga che le permette di essere frammento del mondo.
Fabiola D’Anna
TORINO
● “Sergio Cascavilla è il Murakami italiano?” Questa è la domanda che ho sentito porsi due visitatori presenti alla mostra
“Il passo più lungo della gamba fa allungare le gambe” alla The White Gallery di Milano, effettivamente la mostra
potrebbe sembrare un mondo parallelo a quello di Murakami: Tokio & Torino: due città all’estremo con due mondi
nettamente diversi, una all’apice del mondo grazie alle sue molteplici contaminazioni, l’altra provincia rispetto alle grandi
capitali dell’arte riconosciute e modaiole. Ecco, questa differenza rafforza l’arte di Cascavilla rispetto a quella di
Murakami, ma l’indebolisce in fatto di fama e diffusione del lavoro artistico, nel senso che Cascavilla a Tokio sarebbe al
top, mentre in Italia, dove si dà valore alle consuetudini, Cascavilla è inclassificabile, perché l’arte di Cascavilla è unica,
perché unico ne è il personaggio con il suo mondo abbagliante. La mostra era composta da ben cinquanta opere, tra
insegne luminose, quadri dipinti su legno tridimensionale, su plastiche e semisfere, distributori di caramelle e gadget ad
edizione limitata, tavole di disegni fluorescenti con luci wood, ecc... I temi spaziavano da fatti di cronaca ad aneddoti
strani, come la storia di “Wikileaks” che sul web rivela al mondo la verità scomoda degli Stati Uniti oppressori del mondo,
oppure come “Shopping Dead” signora inglese trovata morta sepolta dai suoi molteplici acquisti compulsivi, oppure “Villa
del Conte Mirchiolino di Chamonix” con riferimento ai servi dell’informazione della televisone italiana, oppure “Un
grandissimo bastardo” tanto per ricordarci che loro sono sempre in mezzo a noi. Era molto tempo che Cascavilla non si
mostrava con una personale così ricca, dopo anni in cui abbiamo assistito alle sue installazioni come l’utopica “Macchina
che trasforma gli oggetti in Oro”, mancava un ritorno in parte alla pittura, ebbene sì, Murakami potrebbe essere il
Cascavilla giapponese, dategli la possibilità e stravolgerà il mondo. Una sua mostra si è tenuta anche da metroquadro
arte contemporanea di Rivoli.
Martina Di Trapani
●Per la prima volta, a Torino, alla Galleria Paola Meliga, espone il fotografo americano Phil Borges con la mostra
Indigenous People. Borges da oltre venticinque anni propone i suoi ritratti ambientali, attraverso cui documenta gli stili di
vita delle popolazioni tribali di tutto il mondo. La sua missione consiste nel rivalutare queste culture ormai troppo lontane
dal nostro mondo moderno occidentale. Preservarle è una priorità per Borges, cercando allo stesso tempo di dar loro
un’identità, in modo che lo spettatore riconosca davanti a sé degli individui, provvisti di un nome e di una storia personale.
Nel 2000 Borges fonda Bridge to Understanding, un progetto on line che mira alla responsabilizzazione dei giovani sul
tema della tolleranza e della comprensione fra culture diverse. L’idea è quella di creare una cittadinanza mondiale, grazie
all’utilizzo della tecnologia digitale e dell’arte della narrazione; il progetto sta prendendo rapidamente piede con siti in
India, Kenya, Guatemala, Perù, Nepal e Navajo Nation. Da Paola Meliga, Phil Borges ha esposto una serie di fotografie a
stampa cromogenica su carta Ilford Multigrade, a tiratura limitata. Ognuna è firmata e datata a matita dall’artista. Il
personaggio protagonista è ripreso quasi sempre a mezzo busto, molto vicino al punto di vista dello spettatore, con alle
spalle il proprio ambiente d’origine. Ad unificare stilisticamente il suo lavoro, oltre a questo, concorrono le delicate tinte
del bianco e del nero con particolari seppiati che ricorrono in ogni scatto.
Michela Dellaia
● Claudio Bottello Contemporary espone, per la prima volta a Torino, la personale di Joseph Nechvatal, con una
mostra dal titolo “vOglia”, a cura di Giancarlo Pagliasso. Il percorso espositivo è incentrato sulla fruizione di fotografie di
forte impatto emotivo, estrapolate direttamente dai video prodotti dall’artista, che si riferiscono ai cosiddetti “virus
informatici”. L’opera principale è un video proiettato, dal titolo “Viral Venture”, in cui le immagini emblematiche e
spettacolari di un occhio e di uno sfintere umani vengono aggredite e modificate da un virus informatico che procede,
nella sua proliferazione distruttiva/costruttiva, al ritmo di una musica di sottofondo, a sua volta costituita da suoni
provenienti da oltre 400 strumenti.
La seconda attenzione continua nel suo intento di dare voce alla multimedialità di espressione con la fusione di vari
linguaggi. La mostra “Viaggio nelle forme” propone tre lavori di Santo Leonardo e una video-animazione realizzata da
Michele Tozzi, che ha saputo interpretare e manipolare intelligentemente la pittura e il “fare artistico” attraverso
l’animazione e a farli interagire fra loro. Il video è accompagnato dalle musiche, anch’esse inedite di Marco Tozzi. Come
scrive Patrizia Grandis “i lavori di Leonardo, parlano servendosi di una violenta carica espressionistica, giocano con il
buio psichico più spietato e con l’abbagliante luce del pensiero spirituale. Un connubio perfetto, che non fa che raccontare
la “condizione umana” vista attraverso una lente d’ingrandimento dei suoi occhi e pensata con la sua superba ed insolita
forma-mentis”.
Ciò che accomuna i quattro artisti invitati alla Galleria Martano - Peter Wuthrich, Sabrina Mezzaqui, Matthew Higgs,
Meri Gorni - è il fatto che tutti lavorano con il libro e che per essi il libro assume un’importanza e un significato molto
particolare, sia che lo si faccia diventare materiale del dipingere come fosse un colore o una forma o un genere, sia
come puro concetto. Nell’introduzione al catalogo Tiziano Scarpa scrive che “fare un’opera d’arte usando libri, pagine,
scrittura come materiali, significa assicurarsi una materia prima che scavalca la materia stessa, significa maneggiare
qualcosa che è una non-cosa, un oltre-cosa, un dispositivo che sprofonda al di là di sé stesso, sconfinando, spalancando,
trasformando l’inchiostro in pensiero e immaginazione, trasfigurando ciò che si vede in qualcos’altro di impalpabile e
intimo, inafferrabile e accessibile: il pensiero e l’immaginazione suscitati dalla lettura”.
Ancora libri, questa volta al Castello di Rivara, con la cura di Franz Paludetto, una edizione speciale con le riproduzioni
a colori di 52 lavori fotografici e di 14 fermo-immagine dei video dell’artista toscano-romana Daniela Perego,
accompagnati dal testo critico di Achille Bonito Oliva che precisa: “Certamente l’artista può tacere sul proprio tesoro, ma
in questo caso rischia di rimanere prigioniero di un segreto troppo gravoso. Invece l’immagine lo aiuta a sopportare con
leggerezza tale segreto, ad attenuare il carattere di esclusività che, per definizione, denota il senso della proprietà. Infatti
si tratta soprattutto di un possesso mobile, esercitato secondo i ritmi di un movimento ascensionale che non permettono
all’artista di guardare da fermo la propria ricchezza”.
Sul versante della documentazione filmica storica, la Casa Sicilia all’ombra della Mole propone un video diretto da
Filippo Falcone che narra dell’uccisione di Tonino Miccichè, un leader di Lotta Continua che, con gli operai e
i bisognosi aveva organizzato l’occupazione delle case popolari della Falchera.
Il padiglione del IV Mercato alimentare di Porta Palazzo, la cosiddetta Tettoia dell’orologio, è la inconsueta location del
reportage fotografico dedicato ai “fiumi” di persone e culture differenti realizzato dai ragazzi della classe V dell’Istituto
Steiner /Balbis. La mostra, propone uno sguardo al fiume Dora quale motore dei mutamenti del tessuto storico-sociale del
territorio che hanno interessato il quartiere omonimo.
Ivana Mulatero
● Il Castello di Rivoli organizza e propone la prima retrospettiva in un museo europeo dell’artista americano John
McCracken, protagonista di fama internazionale dell’arte americana, a partire dal suo approccio irregolare e visionario
alle correnti del minimalismo e del finish fetish che si sviluppano negli Stati Uniti dall’inizio degli anni Sessanta.
McCracken è per la storia e critica dell’arte figura epica e incompresa, minimalista e visionaria allo stesso tempo. Noto
soprattutto per le proprie sculture, l’artista in seguito evolve il proprio lavoro a partire dai dipinti della serie Mandala degli
anni Settanta, opere che hanno portato la critica a confrontarsi in modo inedito con la sua produzione artistica, soprattutto
con i lavori più recenti, come la suggestiva installazione Aurora del 2008.
Sul tema video compie dieci anni il Festival Video Dia Loghi, video d’arte e d’artista, affermatasi in questo decennio
come un importante momento di divulgazione e di approfondimento critico e storico del linguaggio della video-art. Per
questo speciale anniversario i due curatori – Willy Darko, fondatore del progetto e Giovanni Cordero – hanno deciso di
omaggiare gli artisti che hanno partecipato alle passate edizioni, fornendo un’ampia panoramica sul sistema molteplice e
complesso che va dalla “videoarte” dei primi anni Sessanta, alle videoinstallazioni, ai videoclip, alla video
documentazione e alla video danza, senza trascurare i fenomeni più recenti, come i video realizzati col telefonino.
“As if” è il titolo della prima mostra italiana dedicata a Martha Rosler alla GAM, in cui sono raccolti i lavori più importanti
dell’artista a partire dal 1965, in particolare i collage della serie Body Beautiful e Bringing the War Home, oltre alle
installazioni video, ai testi e alle serie fotografiche metropolitane. Il percorso espositivo racconta un progetto pensato
dall’artista in relazione a Torino e ad alcuni problemi d’attualità come l’immigrazione, la discriminazione femminile, il
conflitto sociale: un criterio che non concede nulla alla cronologia ma che invece affianca lavori molto lontani tra loro nel
tempo ma accomunati dalla ricerca tematica. Mentre Gagliardi Art System trasferisce la propria attività nei nuovi spazi
ex industriali di via Cervino 16, con le installazioni di Fabio Viale e di Glaser/Kunz, “Get Closer/Fatti sotto”, mostra a cura
di Maria Teresa Roberto, intreccia storie e intenzioni di artisti in progress – Giulia Gallo, Gruppo Radici, Nakamura
Kanako, Micron, Beatrice Piva, Nadir Valente – che presentano all’Accademia Albertina progetti interattivi, installazioni,
performance che prevedono il coinvolgimento diretto del pubblico, per stimolare una riflessione sui temi della prossimità e
dell’attenzione.
Marco Cappello Vintage and Design (via Palazzo di Città 21/B), ospita nel proprio showroom due opere di Andrea
Massaioli, due quadri di grandi dimensioni che appartengono ad un ideale trittico compiuto tra la fine degli anni ‘90 e il
2001. Lo stesso soggetto (il ritratto della figlia Arianna) è stato ripetuto tre volte, ma con un leggero e progressivo
spostamento di senso, una sottile metamorfosi che culmina nella nascita di un “essere” androgino, atemporale all’interno
di uno spazio pittorico puramente mentale. Il quadro è la testimonianza di un tentativo di creare una immagine che
oscillasse tra concretezza e astrazione, tra quotidianità e archetipo, una sorta di “sfinge domestica”. Trenta tele (dagli
anni ‘60 ad oggi) ripercorrono l’intero percorso creativo di Maurice Lemaître presso Palazzo Bertalazone di San Fermo.
Una variegata e ricca scelta di opere del grande maestro del movimento lettrista con le proiezioni di alcuni suoi film, primo
fra tutti quel “Le film est déjà commencé?” (1951), capostipite di tutto il cinema d’avanguardia della seconda metà del
ventesimo secolo.
Francesca Zanetti
TRIESTE
● La mostra di Serse, Geometriche dissolvenze, è paragonabile ad un’esperienza metafisica digradata tra il bianco e il
nero, che, tuttavia, rischia di essere distolta da un insolito allestimento, presso l’ex Pescheria / Salone degli Incanti. I
lavori esposti sono opere su carta, in particolare, grafite su carta e alcune grandi stampe fotografiche. La particolarità
delle opere di Serse è quella di evocare una tensione tra reale e immaginifico, tra vita e morte e di far riverberare questo
binomio negli anditi, e tra i vestiboli, al limite del buio di un luogo, la tomba di Brion, la cui determinatezza è resa dalla
grafite, dal gioco di neri e di bianchi capace di animare anche il calcestruzzo. Il primo attore nella serie di lavori esposti è
il disegno elegante, raffinato, preciso che imperturbabile raffigura non solo l’architettura ma adombra in esso atmosfere al
limite del sogno che si tramutano in domande sull’esistenza. Il dato certo da cui parte Serse è la tomba di Giuseppe Brion
costruita tra il 1970 e il 1978 da Carlo Scarpa a San Vito d’Altivole in provincia di Treviso, per volontà della moglie di
Brion. Si tratta di un complesso monumentale in cui si alternano, dialogando, edifici in calcestruzzo, giardini e vasche
d’acqua, secondo stilemi e linguaggi propri e unici di Scarpa. La complessità dell’opera di Scarpa è restituita nei lavori di
Serse in un fraseggio, in un ritmo di immagini che, seppur raffigurando fedelmente scorci del complesso monumentale,
l’alternanza di luce e di buio, dello spazio non visto e quello reale, dischiude interrogativi nello spettatore, resi ancor più
enigmatici dall’assenza della figura umana. Serse ci conduce attraverso i suoi disegni tra corridoi, anditi di un luogo
reale, in cui lo spazio rimasto in ombra opposto a quello mostrato, complica la condizione di mera contemplazione. Il
luogo reale pur nella precisa resa dei dettagli architettonici assume la fisionomia di un sogno animato da una tensione
sottile. La mostra è stata realizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune, in collaborazione con la Galleria Continua,
storica galleria di riferimento di questo artista.
Alessandra Vicari
VENEZIA
● Da Françoise Calcagno Art Studio (Campo del Ghetto Nuovo 2918), si è tenuta la doppia personale di Salvatore
Giunta e Teresa Pollidori, Corrispondenze, con presentazione di Ivana D’Agostino. In mostra opere di formato quadrato
che accostate come dittici dialogano in una specie di canto e controcanto. Un duetto tra fotografia e incisione dove le
linee, le emozioni, i contrasti cromatici del lavoro dell’uno trovano adeguata corrispondenza, e continuità, nell’operato
dell’altra. Un risultato raffinato e cerebrale costituito di sinfonie di grigi, di stacchi netti tra chiari e scuri, di equilibri lineari
all’improvviso dissonanti che rendono quasi impercettibile la soglia di passaggio tra le foto della Pollidori e le incisioni di
Giunta.