Prognosi della demenza ed efficacia delle cure:uno sguardo al
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Prognosi della demenza ed efficacia delle cure:uno sguardo al
Lodi, 20 Settembre 2013 Il percorso della Demenza: dalla cura all’assistenza Prognosi della Demenza ed efficacia delle cure: uno sguardo al futuro della terapia Diego GHIANDA Gruppo di Ricerca Geriatrica, Brescia U.O. Neuroriabilitazione Fondazione Salvatore Maugeri Angelo Bianchetti, 14/09/2012 ASL Brescia - 1.130.000 abitanti - circa 19.000 pazienti con demenza (11.500 circa con malattia di Alzheimer) - pazienti affetti da demenza censiti attraverso la banca dati ASL: 12.643 (64% circa dei pazienti potenziali) • • 3.947 pazienti con malattia di Alzheimer 8.696 pazienti affetti da demenza senile o demenze non Alzheimer - 83% età superiore a 75 anni - 2/3 vivono a domicilio - Il 20% dei pazienti è in cure domiciliari e il 5,6% in centri diurni. - 4.693 sono ospiti presso le RSA (38% dei pazienti con diagnosi nota; 57% della popolazione residente in RSA). Angelo Bianchetti, 14/09/2012 A. Bianchetti 14/09/2012 L’evoluzione della Malattia Le demenze rappresentano la quarta causa di morte negli ultrasessanta-cinquenni, e sono una delle cause di disabilità più importanti nella popolazione anziana. La prevalenza aumenta con l’età ed è maggiore nel sesso femminile, specie per la malattia di Alzheimer. Quadro clinico I cambiamenti della personalità sono l’aspetto più frequente nei pazienti affetti da demenza: il 70% è apatico; il 60% è agitato; il 40% accusa sintomi depressivi, ansia, irritabilità; deliri e allucinazioni sono presenti nel 30-60% dei pazienti. Sintomi cognitivi Sintomi non cognitivi • Deficit mnesici • Disorientamento temporale e spaziale • Aprassia • Afasia, alessia, agrafia • Deficit di ragionamento astratto, di logica e di giudizio • Acalculia • Agnosia • Deficit visuospaziali • Psicosi (deliri paranoidei, allucinazioni) • Alterazioni dell'umore (depressione, euforia, labilità emotiva) • Ansia • Sintomi neurovegetativi (alterazioni del ritmo sonno veglia, dell'appetito, del comportamento sessuale) • Disturbi dell'attività psicomotoria (vagabondaggio, affaccendamento afinalistico, acatisia) • Agitazione (aggressività verbale o fisica, vocalizzazione persistente) • Alterazioni della personalità (indifferenza, apatia, disinibizione, irritabilità) Bianchetti A, Dementia Update 1, 1998 Evoluzione della patologia La maggior parte delle demenze ha un’evoluzione progressiva. Le alterazioni del comportamento e i deficit funzionali peggiorano fino ad una condizione di totale non autosufficienza. Tipo di demenza Sintomi d’esordio più comuni Esame neurologico Modalità di progressione Durata (anni) Malattia di Alzheimer Deficit di memoria Normale Graduale 10 - 12 Demenza vascolare Deficit di memoria e di linguaggio; disturbi dell’attenzione e della pianificazione Segni focali, disturbo della marcia A gradini con periodi di apparente stabilizzazione 8 - 10 Demenza a corpi di Lewy Deliri e allucinazioni, episodi confusionali Segni extrapiramidali Graduale con fluttuazioni 3-7 Demenza frontale Alterazioni del comportamento; disturbi del linguaggio Segni di liberazione graduale 3 - 17 Percorso diagnostico Valutazione del paziente affetto da demenza Indagini routinarie laboratoristiche e strumentali • Anamnesi personale e familiare • Esame obiettivo e neurologico • Valutazione stato mentale (scale di valutazione, p. es. MMSE) • Valutazione sintomi non cognitivi, depressione, pseudodemenza • Valutazione stato funzionale (autonomia nelle attività di base e strumentali, p. es. ADL, IADL) • Stadiazione della gravità della demenza • Esami di laboratorio e strumentali • Valutazione situazione sociale e dello stress dei caregivers • Esame emocromocitometrico completo • Azotemia, glicemia, elettrolitemia, calcemia, fosforemia • Test di funzionalità epatica • Test di funzionalità tiroidea • Concentrazione plasmatica di B12 e folati • Test per la sifilide e, nel caso, dell’HIV • Esame delle urine • Elettrocardiogramma • Radiografia del torace • TC o RM cerebrale La diagnosi è sempre una tappa indispensabile nel processo di cura, anche indipendentemente dalla possibilità di rallentare il processo patologico. La diagnosi di demenza: incertezze, errori, ritardi… però serve… Eliminare l’”alibi” dalla scarsa utilità - E’ l’inizio a qualcosa di nuovo che, per quanto terribile, è profondamente umano - E’ premessa alla definizione di outcome realistici. Il ritardo diagnostico impedisce il trattamento (farmacologico e non) delle fasi iniziali. La diagnosi e l’organizzazione dell’assistenza. Le ricadute sul paziente, la famiglia e la rete sociale permettono di affermare che la diagnosi di demenza è un atto medico, da compiere con gli strumenti più adeguati, tempestivamente. Le Demenze: quale terapia? Novembre 1906 Psychiatric Convention Tubingen 1950 1960 1970 1980 1990 2000 PRESENT CHI Quando Con che cosa devo trattare Per quanto tempo Con quale farmaco lo devo trattare Donepezil Improves Cognition and Global Function in Alzheimer Disease: A 15-Week, Double-blind, Placebo-Controlled Study Figure Legend: Least squares mean (± SEM) change from baseline in the Alzheimer's Disease Assessment Scale–Cognitive Subscale (ADAS-cog) scores for patients with mild to moderately severe Alzheimer disease receiving 5 mg/d and 10 mg/d of donepezil hydrochloride and placebo. Of the 468 patients randomized to receive treatment, 457 were included in the intention-to-treat analysis at end point. Rogers et al., Arch Intern Med. 1998 The Lancet Volume 367, Issue 9516 2006 1057 - 1065 RIVASTIGMINA Con che cosa posso trattare? Efficacy of treatment of severe AD at 23 mg/die Come e quando trattare? Quando comincio e per quanto tempo? Reviewing the role of donepezil in the treatment of Alzheimer's disease. Abstract Donepezil is a reversible, non-competitive piperidine-type acetylcholinesterase inhibitor (AChEI) that is structurally unique compared with other currently available AChEIs. It was developed as a symptomatic treatment to compensate for the progressive loss of cholinergic signal between neurons, a consequence of neuronal cell loss in the brains of patients with Alzheimer's disease (AD). Clinical trials conducted over the 15 years since the drug was first licensed and available for use in patients with mild to moderate AD (1997) have shown that donepezil is efficacious and well tolerated at all stages of AD, from patients with mild or moderate impairment to those with severe disease. The published literature contains nearly 2000 papers on donepezil, and more than 200 of these articles relate to randomized controlled clinical trials. Trials in patients with mild cognitive impairment (MCI) failed to meet all of their primary objectives, but provided insights into patient selection and the design of trials. Overall, more than a decade of donepezil research has gradually changed attitudes toward therapy of AD from a general belief that no clinically useful treatment exists to the present day understanding that symptomatic therapy may be effective across the spectrum of dementia stages. Doody et al. Curr Alzheimer Res. 2012 Sep No statistically significant difference among drugs vs. placebo on cognition Con quale farmaco lo devo trattare? Molecular Targets for Current AD Therapies 27 Memantine Treatment in Patients With Moderate to Severe Alzheimer Disease Already Receiving Donepezil: A Randomized Controlled Trial JAMA. 2004;291(3):317-324. doi:10.1001/jama.291.3.317 In patients with moderate to severe AD receiving stable doses of donepezil, memantine resulted in significantly better outcomes than placebo on measures of cognition, activities of daily living, global outcome, and behavior and was well tolerated. These results, together with previous studies, suggest that memantine represents a new approach for the treatment of patients with moderate to severe AD. Primo trial clinico di Memantina su soggetti che già facevano Donepezil. Modifica l’efficacia globale. L’associazione Donepezil - Memantina funzionava JNNP 2009 2004;291:317-324. Memantine Treatment in Patients With Moderate to Severe Alzheimer Disease Already Receiving Donepezil A Randomized Controlled Trial Tariot PN, Farlow MR, Grossberg GT, Graham SM, McDonald S, Gergel I,; for the Memantine Study Group SIB and ADCS-ADL19 by Visit (Observed Case) and at End Point (LOCF) Il presente Currently available medications for AD (Mangialasche, Mecocci et al., Lancet Neurol, 2010) The Beta Amiloyd Theory FARMACI ANTIAMILOIDE Agenti anti amiloide 1. Inibitori della β-secretasi - bloccare il primo enzima di clivaggio dell’ APP 2. Inibitori della У-secretasi - bloccare il secondo enzima di clivaggio dell’ APP e la successiva formazione di Aβ e dei suoi frammenti tossici 3. Agenti selettivi di riduzione di Aβ-42 (SALAs) - ridurre la produzione del frammento tossico Aβ-42 attraverso la modulazione di γ–secretasi 4. Immunoterapia - stimolare il sistema immune a riconoscere ed eliminare Aβ o introdurre anticorpi preformati per prevenire la deposizione in placche di Aβ o aumentare l’eliminazione delle placche 5. Agenti anti-aggreganti - prevenire l’aggregazione dei frammenti di Aβ Il futuro Drug development in AD ↓ Aβ production ↓ tau aggregation/ phosphorylation ↓ Aβ aggregation ↑ Aβ clearance (immunotherapy) Cholinergics Others (Mangialasche, Mecocci et al., Lancet Neurol, 2010) Altri trattamenti ? … ritorno al futuro Behavioral and Psychological Symptoms of Dementia (BPSD) Alterazioni della percezione, del contenuto del pensiero, dell’umore o del comportamento, che si osservano frequentemente in pazienti con demenza. IPA Consensus Conference, 1996 Farmaci per specifici “cluster” di BPSD ‘Aggressività’ ‘Apatia’ AChE-inibitori Antidepressivi Antipsicotici Antiepilettici Antidepressivi Antidepressivi ‘Agitazione psicomotoria’ Antipsicotici Antiepilettici Benzodiazepine Antidepressivi Antipsicotici AChE-inibitori ‘Psicosi’ ‘Depressione’ McShane R., Int Psychogeriat 2000 Participants. 75 445 new users of antipsychotic drugs (haloperidol, aripiprazole, olanzapine, quetiapine, risperidone, ziprasidone). All participants were aged ≥65, were eligible for Medicaid, and lived in a nursing home in 2001-5. Conclusions Though these findings cannot prove causality, and we cannot rule out the possibility of residual confounding, they provide more evidence of the risk of using these drugs in older patients, reinforcingthe concept that they should not be used in the absence of clear need. The data suggest that the risk of mortality with these drugs is generally increased with higher doses and seems to be highest for haloperidol and least for quetiapine. Kales CH et al. Am J Psychiatry 169:1, January 2012 Haloperidol was associated with the highest mortality rates (RR=1.54, 95% confidence interval [CI]=1.38–1.73) followed by risperidone, olanzapine (RR=0.99, 95% CI=0.89–1.10), valproic acid and its derivatives (RR, 95% CI=0.78–1.06), and quetiapine (RR risk=0.73, 95% CI=0.67– 0.80). Considerazioni 1. Valutare attentamente il disturbo da trattare. Nei malati di demenza, infatti, non tutti i disturbi del comportamento richiedono un trattamento con antipsicotici. Tale trattamento deve essere, infatti, riservato al controllo dei disturbi comportamentali gravi che non abbiano risposto all’intervento non farmacologico (modifiche ambientali, counseling, ecc.) 2. Iniziare la terapia con una dose bassa e raggiungere gradualmente il dosaggio clinicamente efficace. 3. Se il trattamento è inefficace, sospendere gradualmente il farmaco e prendere eventualmente in considerazione un diverso composto. 4. Se il trattamento è efficace, continuare a trattare e monitorare il soggetto per un periodo di 1-3 mesi e poi, una volta che il soggetto sia asintomatico, tentare di sospendere gradualmente il farmaco. Gli alti tassi di risposta al placebo in tutte le sperimentazioni effettuate (mediamente attorno al 40%) ci ricordano infatti che siamo in presenza di sintomi per loro natura fluttuanti nel tempo e che tendono a risolversi spontaneamente nel breve periodo. Considerazioni 5. Evitare di somministrare due o più antipsicotici contemporaneamente. Questa pratica che dovrebbe essere eccezionale è in realtà troppo diffusa: da stime nazionali a circa il 2% dei dementi nella popolazione generale e a circa il 14% di quelli istituzionalizzati vengono somministrati due o più antipsicotici contemporaneamente. 6. Evitare l’uso concomitante di antipsicotici e benzodiazepine. Una percentuale variabile tra l’1 e il 5% dei dementi nella popolazione generale e circa il 17% di quelli istituzionalizzati vengono trattati con antipsicotici e ansiolitici/ipnotici contemporaneamente. A più del 4% dei dementi in istituzione vengono somministrati contemporaneamente tre o più tra antipsicotici e ansioliti/ipnotici! Anche questa associazione andrebbe fortemente limitata, soprattutto alla luce della dichiarazione dell’EMEA che riporta l’uso concomitante di benzodiazepine e olanzapina tra i fattori predisponenti associati all’aumento di mortalità. Considerazioni 7. Monitorare attentamente sicurezza ed efficacia degli antipsicotici e segnalare tempestivamente tutti gli effetti indesiderati. 8. Somministrare con estrema cautela gli antipsicotici a soggetti con fattori di rischio cardiovascolare dopo attenta valutazione dello stato clinico e con rivalutazione dei parametri vitali (e in particolare della pressione in clino e in ortostatismo) a distanza di una settimana dall’inizio della terapia. AIFA -28.12.2006 In attesa di una cura… «Ritorno» al futuro con maggiori competenze Approccio globale - Inquadramento del “paziente”(funzionalità premorbosa) - Inquadramento del deficit motorio/funzionale /cognitivo/BPSD - Identificazione delle disabilità cognitive - Ricerca di ogni strategia per avere la partecipazione del paziente - Analisi delle possibili fonti di disagio - Conseguente implementazione di strategie compensative per i disordini cognitivo comportamentali riscontrati La stratificazione (categorizzazione) dei pazienti secondo il loro stato di salute permette la definizione di outcome ragionevoli diversi e la definizione di un ranking di priorità. Chi è il paziente affetto da demenza che ha bisogno di cure? Condizioni cliniche Robusto Fragile Con demenza Fragile e con demenza Terminale Gillick M, 2001 E’ possibile riabilitare il paziente affetto da demenza? Considerazioni • • • • I risultati degli studi suggeriscono che, dopo un training specifico, i soggetti affetti da decadimento cognitivo ottengono outcomes di forza e resistenza simili a quelli di persone senza decadimento cognitivo. Tali risultati dimostrano che non ha razionale clinico escludere dai trattamenti di riabilitazione /rieducazione neuromuscolare i pazienti affetti da demenza basandosi sulla presenza di questa condizione morbosa Si tratta di individuare misure di outcome tarate per la tipologia di soggetti che il riabilitatore deve trattare e che non possono essere derivate tout court da studi o ricerche condotte su popolazioni differenti. La restitutio di un’autonomia motoria minimale (pochi passi accompagnato) in un soggetto affetto da demenza ha la stessa importanza, se non maggiore di un guadagno di 20 punti al Barthel Index…. Rehabilitation outcome of elderly patients with hip fractureand cognitive impairment. Rolland et al, Disab Rehab 2004; vol.26, NO 7; 425-431. Come? • INFORMAZIONE: sul fatto che la vita psicologica ed emozionale prosegue, nonostante il declino cognitivo; che la comunicazione è sempre possibile; che non c’è morte dello spirito, ma delle funzioni cognitive • FORMAZIONE: sulla malattia, sulla comunicazione non verbale, sull’importanza del ricercare la partecipazione, sulla necessità e il dovere di studiare nuove tecniche riabilitative • AFFERMAZIONE: affermare con forza, come curanti e come persone, il dovere di solidarietà che abbiamo nei confronti di questi nostri pazienti e delle loro famiglie I nostri comportamenti professionali hanno basi: Scientifiche Tecniche Morali (orientate da cultura, religiosità, ideologia) Obiettivi fisioterapici rinforzo muscolare miglioramento dell’equilibrio sicurezza nel cammino prevenzione delle cadute riallenamento allo sforzo Nel deficit cognitivo accanto alle strategie generali è necessario affiancare delle strategie task oriented, specifiche e modificabili diverse condizioni cliniche di accesso in riabilitazione (frattura di femore, riacutizzazione BPCO, ictus, scompenso cardiaco) valutazione aspetti patologia-specifici (forza muscolare, resistenza allo sforzo, ROM articolari ecc) ma valutazione tramite procedure il più possibile riconducibili ad attività conosciute di vita quotidiana Improving cognition and function through exercise intervention in Alzheimer's disease. Yu F, Kolanowski AM, Strumpf NE, Eslinger PJ J Nurs Scholarsh. 2006;38(4):358-65. I soggetti con deterioramento cognitivo possono trarre beneficio dalla riabilitazione motoria perché essa si basa su un riallenamento di competenze contenute a livello di memoria procedurale, funzione che spesso rimane intatta anche quando altre aree cognitive sono compromesse. Nel lavoro con i pazienti affetti da demenza, soprattutto in fase severa, per garantire una maggiore collaborazione nella valutazione funzionale e nel trattamento riabilitativo è fondamentale individuare attività task oriented, ovvero attività note di vita quotidiana che indirettamente prevedano al loro interno l’esecuzione o l’esercizio degli obiettivi riabilitativi. l’esecuzione di attività che non vengono apprezzate dal paziente non saranno eseguite e portate a termine Teri L, Logsdon RG, McCurry SM. Exercise interventions for dementia and cognitive impairment: the Seattle Protocols. J Nutr Health Aging. 2008;12(6):391-4. Tecnica riabilitativa Uso sistematico di istruzioni ed esperienze strutturate per manipolare il funzionamento dei sistemi sensitivo-motori periferici e/o centrali al fine di migliorare la qualità o la quantità di un’azione Scopo riabilitativo Massimizzazione dell’indipendenza funzionale e delle possibilità di adattamento dell’individuo portatore di un handicap OTTICA RIABILITATIVA Ottica interdisciplinare Nell’ interdisciplinarietà ogni figura porta il proprio sapere, la propria competenza e il proprio spaccato di realtà al gruppo permettendo l’apertura a punti di vista differenti, l’integrazione delle conoscenze e la condivisione di strategie d’azione verso il paziente. SARA MORGHEN et all. PSICOGERIATRIA 2011; 2 - supplemento Obiettivi Obiettiviee“drive” “drive” delle delleattività attivitàdidicura cura in paziente demente Limitazione funzionale Obiettivo: recupero funzionale Attività Disabilità Obiettivo: adattamento Riabilitativo Nursing Medico Obiettivo: Stabilizzazione clinica e cura Patologia Instabilità Approccio globale - Inquadramento del “paziente”(funzionalità premorbosa) - Inquadramento del deficit motorio/funzionale /cognitivo/BPSD - Identificazione delle disabilità cognitive - Ricerca di ogni strategia per avere la partecipazione del paziente - Analisi delle possibili fonti di disagio - Conseguente implementazione di strategie compensative per i disordini cognitivo comportamentali riscontrati Recently, almost every trial for treatment of AD has led to disappointing results, including several with -amyloid–modifying agents. If aging and AD is a complex adaptation to insults that begin decades before symptoms emerge, targeting one downstream mechanism may not be effective. In addition, while -amyloid most likely has a central role in the cascade of neuronal degeneration, there are also important contributions from tau protein, synaptic dysfunction, and vascular changes. The next steps in AD treatment may need to incorporate a combined regimen similar to the treatment approaches used for other chronic diseases. Another possibility is to combine pharmacologic strategies with behavioral interventions, an approach that has not been investigated. Lo scenario futuro - Scarse novità terapeutiche - Indagini diagnostiche ad alto costo - Accesso limitato a farmaci ad alto costo - Centri di riferimento e riorganizzazione della Rete delle UVA - Ruolo prevalente della cura