Report 2013 - Meteosalute

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Report 2013 - Meteosalute
Centro Interdipartimentale di Bioclimatologia
Università degli Studi di Firenze
Laboratorio
MeteoSalute
Report 2013
Stato di avanzamento delle attività al 31/12/2013
A cura di:
Giada Brandani, Francesca Natali, Alessandro Messeri, Marco
Morabito, Lorenzo Cecchi, Martina Petralli e Simone Orlandini
Parte operativa
L’attività biometeorologica: un contributo per il Servizio Sanitario Regionale della Toscana
Nell’ambito della tematica “ambiente-salute”, i servizi biometeorologici hanno lo scopo di supportare il
servizio sanitario regionale, contribuendo nei settori della educazione e prevenzione; assistenza e
ottimizzazione delle risorse; pianificazione e programmazione degli interventi. Le conoscenze acquisite, sia
nell’analisi delle condizioni di benessere/disagio termico, sia nei confronti della definizione di condizioni di
rischio per specifiche patologie (cardiovascolari, cerebrovascolari, respiratorie, etc.), garantiscono il comune
obiettivo di consentire il contenimento dei costi per la spesa sanitaria, di migliorare la qualità di vita della
popolazione e di essere rivolti ai diversi “utenti”, pubblico, operatori socio-sanitari, amministratori pubblici.
Questo tipo di attività rientra in un percorso finalizzato a creare una “coscienza ambientale” che consenta di
gestire al meglio le situazioni di rischio per la salute, cioè quelle che possono essere considerate delle
emergenze meteo-climatiche e che hanno un potenziale grande impatto sulla popolazione, le condizioni di
benessere che caratterizzano prevalentemente i nostri climi, e di adottare comportamenti sostenibili e
maggiormente rispettosi dell’ambiente che ci circonda.
Il Centro di Bioclimatologia dell’Università di Firenze svolge da diversi anni un ruolo fondamentale e
ampiamente riconosciuto a livello nazionale e internazionale, finalizzato a definire i rapporti fra ambiente e
salute, sia mediante varie indagini di ricerca scientifica, sia sviluppando concrete azioni operative necessarie
al trasferimento mediante servizi informativi biometeorologici ai diversi utenti, secondo le modalità ritenute
più opportune e concordate in base alle specifiche esigenze. A tale scopo, la variabilità delle informazioni,
sia nello spazio (classificazione bioclimatica delle aree critiche), sia nel tempo (intra- e inter-giornaliera,
settimanale, etc.) è considerata mediante specifiche procedure di analisi e previsione.
Previsioni biometeorologiche per le aree socio-sanitarie e la protezione civile
Il Centro rende disponibile ai distretti socio-sanitari della Toscana le previsioni biometeorologiche volte
all’individuazione di giorni critici da caldo e da freddo a supporto della salute della popolazione in Toscana. I
bollettini sono personalizzati per tutti i comuni della Toscana e suddivisi in 20 aree climatiche e 36 aree
socio-sanitarie, caratteristica che rende unica l’attività in tutto il territorio nazionale e che amplifica le ricadute
positive per la popolazione (Tabella 1). Nel corso degli anni sono stati tenuti numerosi incontri con i referenti
delle aree allo scopo di formarli sui contenuti dei bollettini biometeorologici e allo stesso tempo di ottenere da
loro indicazioni per migliorare i bollettini stessi in base alle esigenze. Gli avvisi vengono diramati nel caso di
superamento delle soglie di criticità nelle temperature percepite massime e minime giornaliere per quanto
riguarda le ondate di freddo, mentre per quel che riguarda l’effetto delle ondate di caldo vengono
recentemente utilizzati i risultati di alcuni studi condotti dal Centro sulle relazioni tra dati di mortalità e
temperature medie giornaliere in varie zone della Toscana. Proprio grazie a questi studi, mediante
opportune analisi statistiche, sono state individuate soglie di criticità da caldo specifiche per tre zone
geografiche della Toscana con caratteristiche meteo-climatiche differenti (pianura interna, collina e località
costiere).
(MA)
Area omogenea (AO)
N°
Costa Nord
1
Costa Sud
2
Appennino centrosettentrionale
3
Interno medio
4
Interno sud
5
Appennino centro
meridionale e Amiata
6
Area bioclimatica (AB)
Comune di riferimento
Isole
Portoferraio
Versilia
Massa e Carrara
Costa Livornese
Livorno
Costa maremmana
Grosseto
Lunigiana
Pontremoli
Garfagnana
Castelnuovo di Garfagnana
Appennino pistoiese-pratese
San Marcello Pistoiese
Valdarno medio
Firenze
Valdarno inferiore
Lucca
Val di chiana
Arezzo
Valdarno Superiore
Montevarchi
Val d'Era, Val d'Elsa e Val di Pesa Peccioli
Colline Metallifere
Roccastrada
Senese
Siena
Maremma
Scansano
Val Tiberina
Sansepolcro
Mugello
Borgo San Lorenzo
Amiata
Santa Fiora
Alto Mugello
Marradi
Casentino-Pratomagno
Bibbiena
Tabella 1: Suddivisione del territorio toscano in Aree Bioclimatiche con il relativo numero e comune di
riferimento, raggruppate in 6 Macroaree (MA) costituite da aree con caratteristiche omogenee.
L’aspetto innovativo di questa indagine riguarda soprattutto l’individuazione di soglie di temperatura
specifiche per ogni decade del mese, da maggio a settembre, in modo da tenere conto della variabilità
dell’effetto termico sulla salute in funzione del periodo dell’anno e dell’area geografica (acclimatazione). I
bollettini sono elaborati sulla base dell’interpretazione da parte di personale esperto di previsioni
biometeorologiche prodotte da procedure matematiche opportunamente sviluppate. L’implementazione di tali
procedure matematiche ha permesso nel corso del 2013 di spingerci oltre il terzo giorno di previsione,
riuscendo a prevedere condizioni di criticità fino al quinto giorno (Figura 1).
Figura 1: Bollettino del livello di rischio di criticità fino al quinto giorno, emesso dal CIBIC, per l’Azienda USL
10 di Firenze
Il sito di informazione biometeorologica
Il principale strumento di divulgazione delle informazioni biometeorologiche prodotte dal Centro
Interdipartimentale di Bioclimatologia è il sito internet (www.biometeo.it) ed ha come principale obiettivo
quello di informare la popolazione sulle condizioni termiche previste oltre che su condizioni
biometeorologiche rilevanti per la salute.
In particolare nel sito si trovano le previsioni a 3 giorni delle temperature percepite (cioè quelle che tengono
conto dell’interazione tra più variabili meteorologiche, in genere, temperature, umidità e vento, ma anche
radiazione solare) in vari momenti della giornata (mattino, pomeriggio e sera) riportate sia in formato
numerico che in forma grafica (emoticons), oltre ad una tendenza per i giorni successivi. Oltre a queste
informazioni sul sito sono presenti consigli sull’uso del condizionatore in estate o del riscaldamento in
inverno; in particolare, sono indicate le fasce orarie in cui si consiglia l’accensione degli impianti di
condizionamento in funzione delle condizioni termiche esterne.
Altre informazioni riguardano potenziali riacutizzazioni di determinate patologie (malattie respiratorie, disturbi
del tono dell’umore, emicrania, malattie reumatiche) quando sono previste particolare condizioni
meteorologiche, oltre a consigli sul vestiario da indossare per ottimizzare la condizione di comfort, in
funzione dell’ambiente termico esterno. Sono anche presenti informazioni su condizioni biometeorologiche
idonee o meno allo svolgimento di attività all’aperto. Queste sono previste per tutti i Comuni della Toscana
raggruppati in aree dalle caratteristiche bioclimatiche omogenee. Inoltre è presente un apposito menù
denominato “Mappe Biometeo”, in cui è possibile consultate mappe orarie, mappe giornaliere e
meteogrammi di tutto il territorio toscano ed indicanti i principali parametri biometeorologici quali: indice di
sensazione termica, resistenza termica del vestiario, temperatura apparente all’ombra ed al sole con ed in
assenza di vento, condizioni di benessere/disagio termico al sole ed all’ombra, Universal Thermal Climate
Index, benessere/disagio termico secondo l’indice UTCI, escursione barometrica giornaliera, escursione
termica giornaliera, temperatura massima e minima percepita. Sempre all’interno del sito, ed in particolare
all’interno della sezione “Altre attività”, è possibile consultare i dati giornalieri registrati dalle stazioni installate
direttamente dal Centro di Bioclimatologia all’interno dei centri urbani della maggior parte dei capoluoghi
toscani, oltre alle previsioni biometeorologiche valide per il Centro termale di Montecatini e il bollettino
biometeorologico del fine settimana valido per la provincia di Firenze, coadiuvato da informazioni
bibliografiche utili per i medici e gli operatori sanitari, pubblicato anche su Toscana Medica News.
Sempre in questa sezione sono presenti anche le previsioni aerobiologiche, effettuate in collaborazione con
ARPAT e LAMMA, per la città di Firenze. In particolare, il bollettino aerobiologico riporta, graficamente e
numericamente, le concentrazioni (assente/bassa/media/alta) di pollini delle principali famiglie di piante
allergeniche e di spore di alternaria presenti nel territorio fiorentino e fornisce una tendenza (stazionaria/in
aumento/in calo) dell’andamento delle concentrazioni per i 7 giorni successivi. Il bollettino è accompagnato
da una discussione aerobiologica, da una breve previsione meteorologica o biometeorologica (sito
BIOMETEO), e dal commento/consiglio di un medico allergologo, aventi una validità di 7 giorni successivi
all’emissione del bollettino.
Riorganizzazione del sito ed implementazione delle informazioni
Nel corso del 2013, il Centro di Bioclimatologia ha provveduto al completamento della nuova versione del
sito di informazione biometeorologica (www.biometeo.it) che attualmente si trova rinnovato sia nella sua
veste grafica che nella sua struttura. Questo permette una migliore consultazione da parte dell’utente che è
libero di cercare informazioni biometeorologiche relative a tutto il territorio regionale, opportunamente
suddiviso in aree bioclimatiche omogenee (Figura 2).
Figura 2: Previsioni biometeorologiche per Area climatica presenti sul sito (www.biometeo.it)
Per quanto concerne la Home Page, sono presenti le condizioni biometeorologiche previste nei capoluoghi
toscani ed in particolare vengono indicate le temperature percepite sia al sole che all’ombra con le relative
informazioni sulle condizioni di benessere/disagio termo-igrometrico, l’eventuale presenza di condizioni
favorevoli alla riacutizzazione di meteoropatie o particolari criticità biometeorologiche. Oltre a questo è
presente un commento testuale di riepilogo e di descrizione delle condizioni biometeorologiche previste su
tutto il territorio toscano per la giornata in corso. Cliccando poi sugli appositi “tab”, si possono consultare le
previsioni anche per i due giorni successivi, oltre alla tendenza termica per il quarto e quinto giorno (Figura
3).
Figura 3: Home Page del sito di informazione biometeorologica (www.biometeo.it)
In particolare vengono indicati, con delle apposite frecce, eventuali diminuzioni o aumenti termici superiori a
3°C. In aggiunta, per ciascuna località, viene indicato l’eventuale numero di ore caratterizzate da condizioni
di disagio termo-igrometrico da caldo o da freddo. Nella parte bassa della Home Page sono inoltre presenti i
collegamenti ai Social Network ed ai media (Figura 4).
Figura 4: Profilo Facebook di Meteosalute in cui vengono divulgate quotidianamente previsioni
biometeorologiche ed eventuali approfondimenti.
La continua diffusione e il sempre maggiore utilizzo delle piattaforme di Social network, divenute ormai un
imprescindibile canale di informazione mediatica, ha infatti reso necessario un interessamento anche da
parte del Centro Interdipartimentale di Bioclimatologia al fine di diffondere in maniera capillare le
informazioni biometeorologiche prodotte. Secondo le più recenti statistiche infatti, più della metà della
popolazione mondiale che accede ad internet utilizza almeno una volta al mese un Social network. Proprio
per questo, nell’ambito del Progetto Meteosalute, sono stati attivati un profilo Facebook, Twitter e Youtube
sul
quale
vengono
quotidianamente
pubblicate
in
maniera
sintetica
le
principali
informazioni
biometeorologiche valide per il territorio toscano con particolare riguardo alle condizioni potenzialmente a
rischio per la salute, oltre a video di approfondimento su tematiche biometeorologiche e realizzati in
collaborazione con emittenti televisive locali e nazionali (Figura 5).
Figura 5: Video realizzato su RTV38 in cui viene spiegato il concetto di “temperatura percepita” e gli effetti
sulla salute.
Dalla Home Page è inoltre possibile accedere a varie sezioni contenenti tutte le attività operative e di ricerca
effettuate dal Centro di Bioclimatologia nell’ambito del Progetto MeteoSalute:
-
Previsioni biometeorologiche
-
Mappe biometeo
-
Altre attività
-
Consigli
-
Pubblicazioni
In particolare, all’interno di “Previsioni biometeorologiche”, è stata aggiunta una ulteriore sezione denominata
"Attività all’aperto" nella quale viene indicato se le condizioni biometeorologiche risultano idonee o meno allo
svolgimento di attività fisica all’aperto che ricordiamo svolge un ruolo fondamentale per il nostro equilibrio
psico-fisico ed in particolare per coloro che presentano difficoltà motorie e soprattutto per gli anziani.
Tuttavia è indispensabile che essa sia svolta in condizioni biometeorologiche che escludano dei rischi per la
salute. In particolare all’interno del bollettino viene fornito un dettaglio dei tre momenti della giornata (mattino
8:00-12:00, pomeriggio 13:00-17:00, sera 18:00-22:00) con indicazione anche dei fattori meteorologici
limitanti l’attività (pioggia, vento, ghiaccio, temperature percepite).
Altre attività divulgative
Bollettino Toscana medica (Previsioni/informazioni biometeorologiche per Ordine dei Medici Chirurghi e degli
Odontoiatri della Provincia di Firenze)
Il Centro interdipartimentale di Bioclimatologia (CIBIC), fornisce ormai da molti anni, all’Ordine dei Medici
Chirurgi ed Odontoiatri della provincia di Firenze, un bollettino biometeorologico settimanale che viene
pubblicato all’interno del supplemento informatico “newsletter” della rivista ufficiale dell’Ordine dei Medici
Toscani “Toscana Medica News” e reperibile al sito http://www.ordine-medici-firenze.it/index.php/archivionews-toscana-medica. Tale supplemento viene inviato con cadenza settimanale agli iscritti all’Ordine e
contiene numerose informazioni relative alla sanità toscana nonché alla professione medica-odontoiatrica. In
particolare, il bollettino biometeorologico inviato dal Centro, è valido per il fine settimana e presenta una
breve tendenza anche per la settimana successiva, con informazioni su condizioni biometeorologiche
potenzialmente dannose per la salute della popolazione ed in particolare per i soggetti più sensibili quali gli
anziani, i bambini e coloro che soffrono di patologie pregresse. Il bollettino riporta almeno un riferimento
bibliografico e i principali risultati dei più recenti lavori in ambito biometeorologico, con informazioni utili per
medici o per gli operatori del servizio sanitario in generale.
Bollettino biometeorologico per le Terme di Montecatini (Previsioni/informazioni biometeorologiche per il
Centro Termale di Montecatini)
Dal 2007, grazie ad una collaborazione con il Centro Termale di Montecatini, vengono prodotte ed inviate
quotidianamente, ai recapiti forniti dal Centro Termale ed alle strutture ricettive ubicate nel Comune di
Montecatini, previsioni biometeorologiche per la giornata corrente e per il giorno successivo, indicanti le
potenziali condizioni di disagio o benessere termo-igrometrico e se sussistono potenziali condizioni di rischio
per la salute. In particolare all’interno del Bollettino vengono indicate le temperature massime e minime
percepite, il livello di disagio da caldo o da freddo previsti, il tipo di vestiario consigliato in base alle
condizioni termiche previste ed infine vengono fornite indicazioni su eventuali condizioni di criticità. Per la
salute.
Previsioni aerobiologiche (Previsioni polliniche per la Fimp (Federazione Italiana Medici Pediatri) e per
l’AFAM (Associazione Sindacale Titolari di Farmacia della Provincia di Firenze - Farmacie Fiorentine)
L’attività di redazione ed emissione settimanale del Bollettino Previsione Pollini Allergenici svolta dal Centro
di Bioclimatologia in collaborazione con ARPAT e Consorzio Lamma della Regione Toscana è di fatto il
primo servizio di previsione offerto alla popolazione allergica toscana. Una versione del Bollettino Previsione
Pollini Allergenici viene regolarmente pubblicata sul sito ufficiale dell’ARPAT e liberamente accessibile a
tutta la popolazione. Una seconda versione, integrata con previsioni biometeorologiche settimanali, viene
inviata alle Farmacie aderenti all’Associazione Sindacale Titolari di Farmacia della Provincia di Firenze che
la rendono visibile ai clienti nei propri esercizi. Il bollettino viene anche inviato alle Farmacie comunali di
Firenze aderenti all’A.FA.M (Farmacie Fiorentine S.p.A.) e alla Fimp (Federazione Italiana Medici Pediatri).
Tale prodotto è costituito da due sezioni: nella prima, di carattere esclusivamente aerobiologico, viene
riportata una tabella con le concentrazioni dei principali pollini allergenici presenti in atmosfera nell’ultima
settimana sulla base del monitoraggio effettuato da ARPAT, oltre alla tendenza dell’evoluzione di tali
concentrazioni per la settimana successiva, elaborata in base all’andamento fenologico delle specie che
producono polline allergenico e alle previsioni meteorologiche. La seconda sezione è costituita dalle
previsioni aerobiologica (corredata da un commento di un medico allergologo) e biometeorologica a valenza
settimanale. Tale bollettino viene inviato in formato PDF via posta elettronica agli utenti che si preoccupano
di stamparlo e di renderlo visibile al pubblico. Lo stesso bollettino viene anche rielaborato e pubblicato sul
sito ufficiale dell’A.FA.M. (link: http://www.afam.it/interna.asp?CodPage=1292). Il bollettino di previsione
Pollini Allergenici è inoltre pubblicato sul sito dell’ARPAT e sul sito internet del progetto MeteoSalute tramite
il link “Pollini e Spore” riportato nel menù a sinistra nella sezione “Previsioni Biometeo”.
Approfondimento biometeorologico sulla rivista di caccia “Diana”
Per tutto l’anno 2013 il CIBIC è stato incaricato di tenere un approfondimento biometeorologico sulla rivista
mensile “Diana“ nel quale si sono trattati svariati temi di utilità per la comprensione dei rapporti fra uomo e
ambiente, contribuendo quindi al miglioramento della sicurezza e del benessere all’aperto, con informazioni
e consigli utili ai lettori (Figura 6). Di seguito si riportano i titoli di alcuni degli articoli pubblicati nel corso
dell’ultimo anno:
-
Camminare per boschi in inverno, quali i benefici e quali i rischi per la salute?
-
Boschi e comfort termico: quali vantaggi dal punto di vista bioclimatico
-
Boschi, clima e cambiamento climatico
-
Primavera: è tempo di pollini
-
Allergie invernali
Figura 6: Sommario del numero della rivista mensile Diana (Febbraio 2013).
Riepilogo dell’andamento delle condizioni termiche previste nelle aree della Toscana nell’estate 2013
L’analisi dei dati delle previsioni biometeorologiche nel periodo 1 maggio – 30 settembre ha messo in luce
una stagione estiva 2013 caratterizzata da condizioni potenzialmente a rischio per la salute che si sono
verificate soprattutto nella seconda parte della stagione estiva e che si sono protratte anche per gran parte
del mese di settembre. Al contrario, il mese di maggio e la prima parte di giugno hanno visto l’alternarsi di
alcune fasi depressionarie, anche importanti, che hanno determinato temperature percepite inferiori alle
medie. A partire dalla seconda metà di giugno, invece, le temperature sono andate rapidamente
aumentando con la prima breve ondata di calore nel periodo che va dal 16 al 20 giugno quando su tutte le
aree si sono raggiunti valori di criticità da caldo e temperature massime che, sui principali centri urbani posti
lungo la Valle dell’Arno, hanno raggiunto 35°C. Tuttavia, l’ondata di calore più rilevante dell’intera stagione
estiva, sia per intensità che soprattutto per persistenza, si è verificata dal 20 di luglio all’8 di agosto con
condizioni di criticità da caldo che si sono verificate anche per 18 giorni consecutivi sull’area fiorentina. In
tale periodo si sono raggiunti durante le ore pomeridiane valori percepiti localmente prossimi a 40°C con
persistenza di disagio anche durante le ore notturne per tassi di umidità dell’aria su livelli medio-alti. Anche
la prima parte del mese di settembre ha visto il superamento di soglie di criticità da caldo che si sono
protratte dal 3 al 10 settembre sulle Aree Bioclimatiche 2, 6, 7, 4 e 3 (Tabella 1).
Maggio 2013
Gran parte del mese di maggio è stato caratterizzato dal susseguirsi di perturbazioni provenienti dalle
latitudini settentrionali che hanno generato numerose depressioni nel bacino del mediterraneo. In tale
contesto perturbato le temperature percepite si sono mantenute al di sotto delle medie del periodo di alcuni
gradi con condizioni di disagio da freddo anche moderato sulle aree montane dove si sono avute anche
tardive nevicate. La presenza di nuvolosità persistente per più giorni consecutivi è stata segnalata su gran
parte delle aree perché in grado di influenzare negativamente il tono dell’umore nei soggetti che soffrono di
tali disturbi. Inoltre la frequente alternanza di basse pressioni, unitamente a temperature dell’aria ancora
piuttosto basse per il periodo è stata prontamente segnalata perché in grado di favorire l’insorgenza di
emicrania nei soggetti che soffrono di cefalea tensiva (Figura 7).
Temperatura massima percepita (°C)
Maggio
40
35
MA n°1
30
MA n°2
25
MA n°3
20
MA n°4
15
MA n°5
10
MA n°6
1
3
5
7
9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31
Giorno del mese
Figura 7: Temperature massime giornaliere percepite nel mese di maggio. MA (macro area), area con
caratteristiche climatiche omogenee.
Giugno 2013
Con l’inizio dell’estate le temperature percepite sono andate progressivamente aumentando grazie
all’espansione dl’Anticiclone delle Azzorre sul Bacino del Mediterraneo con valori che si sono riportati
prossimi alle medie del periodo intorno al 10 di giugno. Successivamente, a partire dal 12 giugno e con
apice tra il 14 ed il 16, si è verificata la prima breve ondata di calore della stagione a causa dell’afflusso di
correnti meridionali associate all’affermazione di un campo di Alta Pressione di matrice sub-tropicale. In
questo periodo si sono pertanto raggiunte soglie di criticità da caldo con persistenza fino a 4-5 giorni su
fiorentino e grossetano. Dal 18 giugno i valori si sono riportati intorno alle medie per poi scenderne
lievemente al di sotto alla fine del mese a causa dell’ingresso di una saccatura Nord-atlantica accompagnata
da aria più fresca settentrionale (Figura 8).
Temperatura massima percepita (°C)
Giugno
40
35
MA n°1
30
MA n°2
25
MA n°3
20
MA n°4
15
MA n°5
MA n°6
10
1
3
5
7
9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29
Giorno del mese
Figura 8: Temperature massime giornaliere percepite nel mese di giugno.
Luglio 2013
Il mese di luglio è iniziato con temperature percepite in linea o lievemente superiori alle medie del periodo
fino circa al giorno 15, grazie alla persistenza di un campo di pressione alta e livellata di matrice Azzorriana.
Si sono tuttavia verificate condizioni di criticità da caldo sui principali centri urbani posti lungo la valle
dell’Arno oltre che su Grossetano ma non con caratteristiche di persistenza. In seguito, soprattutto a partire
dal giorno 22, è iniziato l’afflusso di calde correnti dal Nord-Africa con valori percepiti che si sono portati
prossimi a 37°C sulle principali città poste lungo la Valle dell’Arno. Sarà questo l’inizio della principale ondata
di calore della stagione estiva 2013 e che, salvo un breve break tra il 30 luglio ed il primo agosto, proseguirà
per tutta la prima decade di agosto. Persistenti condizioni di criticità da caldo si sono verificate e sono state
opportunamente segnalate, nel periodo 20-30 luglio, su gran parte delle aree (Figura 9).
Temperatura massima percepita (°C)
Luglio
40
35
MA n°1
30
MA n°2
25
MA n°3
20
MA n°4
15
MA n°5
MA n°6
10
1
3
5
7
9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31
Giorno del mese
Figura 9: Temperature massime giornaliere percepite nel mese di luglio.
Agosto 2013
Per i primi giorni di agosto prosegue il dominio anticiclonico con correnti ancora meridionali in grado di
determinare nuovamente valori percepiti prossimi o superiori a 35°C su gran parte delle aree pianeggianti e
collinari con persistenza di condizioni di criticità da caldo su tutte le aree socio sanitarie ad esclusione delle
aree 11, 15, 17 e 18 (Tabella 1). All’inizio della seconda decade tuttavia, l’ingresso di una debole saccatura
atlantica ha determinato una progressiva diminuzione delle temperature massime percepite con
conseguente cessazione della lunga fase di criticità da caldo su tutto il territorio toscano. Con l’inizio della
seconda decade, l’instaurarsi di un flusso di correnti settentrionali ha determinato un ulteriore calo della
temperatura sul bacino del mediterraneo con massime che in toscana si sono mantenute su valori compresi
tra 22 e 27°C. La rimonta di un campo di alta pressione ha poi determinato un nuovo incremento termico tra
il 22 ed il 26 del mese ma senza raggiungere valori termici in grado di determinare condizioni di criticità. Un
nuovo break perturbato è intervenuto alla fine del mese con temperature di nuovo in calo (Figura 10).
Temperatura massima percepita (°C)
Agosto
40
35
MA n°1
30
MA n°2
25
MA n°3
20
MA n°4
15
MA n°5
10
MA n°6
1
3
5
7
9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31
Giorno del mese
Figura 10: Temperature massime giornaliere percepite nel mese di agosto.
Settembre 2013
Dal 30 di agosto e soprattutto nei primi 7 giorni di settembre, l’afflusso di correnti meridionali associate
all’espansione verso l’Europa settentrionale di un robusto campo di Alta Pressione ha determinato un nuovo
sensibile aumento termico ma senza raggiungere i valori estremi registrati tra la fine di luglio e l’inizio di
agosto. Anche in questa fase tuttavia si sono superati i 30°C di temperatura percepita su gran parte delle
aree con punte prossime a 35°C sull’area fiorentina e su grossetano. Condizioni di criticità da caldo si sono
pertanto verificate su tali aree per circa una settimana per poi terminare intorno all’8 di settembre quando,
una perturbazione a carattere freddo ha determinato un brusco calo termico su tutto il territorio regionale.
Tale repentina diminuzione termica, con un calo di oltre 10°C nell’arco di 24 ore, è stata opportunamente
segnalata. Tali condizioni infatti sono particolarmente dannose per il nostro organismo che non è in grado di
rispondere a repentine variazioni termiche che intervengono in poco tempo. In seguito a tale episodio le
temperature si sono mantenute su valori in linea con la media del periodo fino alla fine del mese quando è
intervenuto un nuovo calo termico per l’ingresso di una intensa perturbazione atlantica che ha determinato
una sensibile diminuzione barometrica. Si ricorda che numerosi studi evidenziano che repentine diminuzioni
della pressione atmosferica, unitamente al calo della temperatura dell’aria, possono favorire l’insorgenza di
emicrania nei soggetti che soffrono di cefalea tensiva (Figura 11).
Temperatura massima percepita (°C)
Settembre
35
30
MA n°1
25
MA n°2
MA n°3
20
MA n°4
15
MA n°5
MA n°6
10
1
3
5
7
9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29
Figura 11: Temperature massime giornaliere percepite nel mese di settembre.
Di seguito si riporta il grafico riassuntivo del numero totale di criticità previste nelle singole aree bioclimatiche
della Toscana nel corso della stagione estiva 2013 (Figura 12) e la tabella dettagliata delle condizioni di
Numero di criticità
rischio previste per ciascun giorno (Tabella 2).
32
30
28
26
24
22
20
18
16
14
12
10
8
6
4
2
0
Attenzione caldo
Allarme caldo
Emergenza caldo
2
9 10 6
11
22
1 14 16 7
33
8 11 18 19 4
44
5 17 3 12 13 15 20
55
66
Aree socio sanitarie/Macro-aree
Figura12: Numero totale di criticità previste nella stagione estiva 2013 per ogni Macro-Area (MA).
Maggio 2013
MA
DATA/AO
01/05/2013
02/05/2013
03/05/2013
04/05/2013
05/05/2013
06/05/2013
07/05/2013
08/05/2013
09/05/2013
10/05/2013
11/05/2013
12/05/2013
13/05/2013
14/05/2013
15/05/2013
16/05/2013
17/05/2013
18/05/2013
19/05/2013
20/05/2013
21/05/2013
22/05/2013
23/05/2013
24/05/2013
25/05/2013
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ATTENZIONE CALDO
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Legenda
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NESSUN RISCHIO
A
ALLARME CALDO
E
EMERGENZA CALDO
Tabella 2: Condizioni di rischio previste nel corso della stagione estiva 2013 per ogni singola Macro-Area.
Riepilogo dell’andamento delle condizioni termiche previste nelle aree della Toscana nel periodo
autunno-inverno 2013
Il periodo ottobre-dicembre è stato nel suo complesso caratterizzato da temperature percepite superiori alle
medie del periodo su tutta la nostra regione. Il particolare il mese di ottobre ha fatto registrare valori anche di
5-6°C superiori alle medie del periodo, soprattutto nei valori massimi percepiti. Tale situazione si è protratta
anche per tutta la prima parte del mese di novembre, al termine del quale tuttavia si è verificata una breve
ma intensa ondata di freddo con un calo termico anche di 10-12°C nell’arco di poco più di 24 ore sia nei
valori minimi che in quelli massimi. Per tale ragione, dal 26 al 28 novembre sono stati diramati avvisi di
criticità da freddo su gran parte delle aree, ad esclusione di quelle poste sulla fascia costiera e sulla parte
inferiore della valle dell’Arno. Il fenomeno meteorologico più rilevante, insieme al repentino calo termico, è
stato tuttavia il vento che ha fatto percepire valori termici fino ad 8-10°C inferiori a quelli dell’aria soprattutto
sulle aree montane. Il mese di dicembre ha invece visto un nuovo aumento termico con temperature
percepite che si sono riportate al di sopra delle medie con cieli spesso nuvolosi e tassi di umidità dell’aria
mediamente piuttosto elevati.
Di seguito si riporta il grafico riassuntivo dell’esiguo numero di criticità previste tra il periodo tardo autunnale
e la prima parte della stagione invernale sulle singole aree bioclimatiche della toscana (Figura 13) con la
tabella dettagliata delle condizioni di rischio previste per ciascun giorno (Tabella 3).
10
Numero di criticità
8
6
Attenzione freddo
4
Allarme freddo
2
0
2
9 10 6
11
22
1 14 16 7
33
8 11 18 19 4
44
5 17 3 12 13 15 20
55
66
Aree socio sanitarie/Macro aree
Figura 13: Numero totale di criticità previste fino ad ora nella stagione autunno-invernale 2013 per ogni
Macro-Area (MA).
Ottobre
MA
DATA/AO
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Novembre
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Legenda
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NESSUN RISCHIO
A
ATTENZIONE FREDDO
L
ALLARME FREDDO
Tabella 3: Condizioni di rischio previste nel corso della stagione autunno-invernale 2013 per ogni singola
Macro-Area.
Gli effetti del caldo sulla popolazione in Toscana: una attività in collaborazione con l’Area di
Coordinamento Sistema Socio-Sanitario Regionale e l’Agenzia Regionale di Sanità Toscana (ARS)
Visto che il Piano Sanitario Regionale 2008-2010, adottato dal Consiglio regionale con deliberazione n.53
del 16 luglio 2008, prevede:

al capitolo 5 “Un Piano per cogliere le nuove opportunità nei livelli di assistenza” riconosce,
nell’ambito di vigenza del piano, le azioni di ricerca e intervento previste nel progetto “Meteo–Salute”
svolte in collaborazione con il Centro Interdipartimentale di Bioclimatologia – Università di Firenze –
per individuare le aree regionali a rischio di ondate di calore e di freddo, integrando le informazioni
con sistemi informativi geografici e con la possibilità di indicare i livelli di rischio per specifiche
categorie di soggetti (fasce di popolazione a rischio), mediante modelli e indici biometeorologici per
migliorare l’efficienza dell’intervento;

al punto 6.2 la “Attivazione di interventi di sorveglianza attiva a favore della popolazione anziana”
con la finalità di migliorare la qualità di vita attraverso una rete di sorveglianza attiva sul territorio e
con l’obiettivo specifico di difendere l’anziano dalle emergenze climatiche, con il supporto dei dati
forniti dal progetto sopra richiamato;
la Direzione Generale "Diritti di Cittadinanza e Coesione Sociale", Area di Coordinamento Sistema SocioSanitario Regionale, Settore "Programmazione e organizzazione delle cure", della Regione Toscana, ha
istituito e coordinato un gruppo di lavoro per produrre una delibera (N.5 del 07-01-2013) che ha come
oggetto il recepimento dell'Accordo, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, lettera c) del decreto legislativo 28
agosto 1997, n.281, tra il Governo, le Regioni e le Province Autonome di Trento e di Bolzano, le Province, i
Comuni e le Comunità montane, sulla prevenzione degli effetti delle ondate di calore.
I ricercatori del Centro Interdipartimentale di Bioclimatologia (CIBIC), quindi, hanno fatto parte, insieme ad
altri esperti con competenze diverse (medici di medicina generale, geriatri, dipendenti dell’Osservatorio di
Epidemiologia dell’Agenzia regionale di Sanità della Toscana, personale della Protezione Civile, operatori
socio-sanitari) del suddetto gruppo di lavoro la cui attività si è concretizzata, oltre che nella delibera
precedentemente citata, anche nello sviluppo di:

un elaborato che definisce le “Linee di comportamento”, contenente indicazioni, consigli e
precauzioni per difendersi dagli effetti delle ondate di calore;

materiale divulgativo e informativo riferito alla popolazione più vulnerabile agli effetti del caldo,
disponibile su un sito dedicato della Regione Toscana (http://www.regione.toscana.it/-/estateanziani);

un report sulle “Ondate di calore ed impatto sulla popolazione anziana in Toscana”, in cui oltre a una
attenta revisione della letteratura su questo argomento, è descritto, nello specifico, il sistema di
allerta ondate di caldo attivo in Toscana.
Il contenuto del report, a cui hanno lavorato in particolare i ricercatori del CIBIC, è riportato di seguito.
In conseguenza del cambiamento climatico, eventi meteorologici estremi, tra cui anche le tristemente note
ondate di calore (dall’inglese “heatwave”), nei prossimi anni tenderanno ad aumentare in termini di intensità,
frequenza e durata (Meehel and Tebaldi, 2004; Haines et al., 2006).
L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO, World Meteorological Organization) non ha ancora
stabilito un criterio internazionale di classificazione dell’ondata di calore. Dal punto di vista climatologico
un’ondata di caldo è rappresentata da una anomalia termica locale persistente per un certo numero di giorni.
In realtà, l’interesse rivolto al fenomeno delle ondate di calore è legato soprattutto al potenziale impatto che
questa anomalia termica può avere sulla popolazione e in particolare su specifiche categorie di soggetti
identificate come più vulnerabili, fragili o suscettibili. Le ragioni per cui attualmente non esiste una definizione
globale di tale fenomeno sono da ricercarsi nel fatto che l’adattamento e l’acclimatazione locale influenzano
l’impatto delle ondate di calore (Kovats and Ebi, 2006). Alcuni fattori, come il tasso di umidità, la demografia,
la densità urbana o l’adattamento al caldo della popolazione possono aiutare a spiegare perché anomalie
termiche molto simili tra diverse aree geografiche possono avere diversi impatti sulla salute. Per questi
motivi, nel corso dei vari anni sono state formulate varie definizioni di ondata di calore basate su specifiche
soglie di vari indicatori termici ambientali. Le soglie di questi indicatori ambientali possono essere ti tipo
climatologico, quindi basate su serie storiche climatologiche sufficientemente lunghe (in genere 30 anni),
identificando i percentili estremi delle serie, oppure, di tipo epidemiologico, ossia individuate sulla base di
una robusta relazione di causa-effetto tra l’ambiente termico e lo stato di salute della popolazione. Per
quanto riguarda la “soglia climatologica”, secondo un recente lavoro (Montero et al., 2012), gli autori
suggeriscono che l’identificazione del 90° percentile a livello mensile può essere considerato il punto oltre il
quale la temperatura innesca sempre effetti negativi sulla salute. Da questa definizione, quindi, si capisce
chiaramente che è impossibile identificare una temperatura applicabile a tutte le latitudini. Il valore
identificato, invece, sarà sempre specifico per una certa località e relativo ad un preciso periodo dell’anno.
La “soglia epidemiologica”, invece, viene identificata studiando la relazione tra un indicatore termico e uno
sanitario, in genere, gli eventi di mortalità. Questa relazione viene studiata con metodi statistici robusti (si
tratta in genere di analisi con modelli additivi generalizzati) che permettono di tenere in considerazione la
non-linearità della relazione e il potenziale effetto ritardato della variabile ambientale (time-lag). È importante
sottolineare, comunque, che la relazione temperatura-mortalità varia nel tempo e, quindi, di conseguenza
variano anche le soglie di criticità che devono essere periodicamente aggiornate.
Per quanto riguarda gli indicatori termici, nella maggior parte dei casi questi sono rappresentati da valori
giornalieri di temperature dell’aria (medie, massime o minime), mentre in altri casi sono stati anche utilizzati
altri indicatori, chiamati indici biometeorologici, che forniscono un valore (espresso in °C, cioè una
temperatura percepita o apparente) che risulta dalla combinazione di temperatura ed umidità dell’aria (ne
esistono alcuni anche più complessi che permettono di tener conto dell’effetto del vento e della radiazione
globale).
Una descrizione aggiornata dei vari indicatori utilizzati in vari Paesi Europei e delle relative soglie impiegate
per l’individuazione dell’effetto delle ondate di calore sulla salute è indicata nella tabella 4:
Paese
Belgio
Indicatore termico
Tmax
Tmin
Francia
Tmax
Tmin
HSI (Heat stress
index)
Germania
PT (Perceived
Temperature)
Tmin
Ungheria
Tmedia
Italia
Tapp max
(Temperatura
apparente max)
Ex
Yugoslavia e
Macedonia
Olanda
Portogallo
Tmax
Romania
Spagna
Regno Unito
Svizzera
Tmax
Tmax
Tmin
HSI
Tmax
Tmax
Tmin
Tmin
Tmax
HI (Heat Index)
Soglia critica
Media su tre giorni:
Tmax ≥ 30 °C
Tmin ≥ 18 °C
Media su tre giorni:
Tmax e Tmin > soglia specifica per area
geografica
HSI: rischio 27 °C; alto rischio 32 °C; pericolo 41
°C
Le soglie possono variare in funzione delle
condizioni termiche degli ultimi 30 giorni
PT ≥ 32 °C (stress da caldo intenso)
PT ≥ 38 °C (stress da caldo estremo).
Avviso emesso se le soglie vengono superate per
2 giorni consecutivi e la Tmin > 16-18 °C.
Media su tre giorni:
Tmedia> 26 °C (frequenza del 98%)
Soglia superata per 3 giorni consecutivi (la soglia
varai mensilmente):
Eccesso mortalità 10-20%: 25.5 -37.5 °C
Eccesso mortalità >20%: 27.5-39.5 °C
Soglia mensile specifica per 13 città
Soglia > 27 °C per 5 giorni consecutivi
6 giorni con Tmax > 5 °C la Tmax media del
periodo 1961-1990 (qualche soglia varia a livello
geografico)
Allerta: Tmax 35-38 °C
5 giorni consecutivi con Tmax e Tmin
simultaneamente >95% di serie storiche (qualche
variazione a livello regionale)
2 giorni consecutivi con T diurna ≥ 30 °C e T
notturna ≥ 15 °C
Soglia di stress da caldo della NOAA:
HImax ≥ 90 °F
Previsione
3 giorni
5 giorni
2 giorni
10 giorni (Euroheat)
3 giorni
(allerta heatwave)
3 giorni (su 27 città)
2 giorni
Allerta 24 h
Almeno 1 giorno
3 giorni
2 giorni
5 giorni
3 giorni
1 giorno
Tabella 4: indici utilizzati in vari Paesi Europei e delle relative soglie impiegate per l’individuazione dell’effetto
delle ondate di calore sulla salute
L’aumento significativo degli eventi di mortalità, in particolare tra la popolazione più suscettibile, durante le
ondate di calore è prevedibile (Bassil and Cole, 2010) e la prevenzione efficace di questo rischio
rappresenta una priorità della Organizzazione Mondiale di Sanità (WHO, World Health Organization).
Precedenti studi hanno dimostrato che tra la popolazione più vulnerabile agli effetti del caldo figurano gli
anziani (Morabito et al., 2012a, b; Flynn et al., 2005), in particolare se vivono soli, in condizioni socioeconomiche disagiate, se affetti da malattie croniche, senzatetto, con malattie mentali o soggetti che devono
assumere farmaci che influenzano i processi cognitivi (Cusack et al., 2011; Kovats and Ebi, 2006).
Un sistema di previsione/prevenzione degli effetti del caldo sulla salute, per essere efficace, deve essere
esteso e ramificato su tutto il territorio e in Italia attualmente esistono alcune Regioni che hanno sviluppato
un proprio servizio di allerta, con informazioni dettagliate per varie località della Regione. Questa esigenza è
nata dal fatto che il servizio di allerta nazionale (descritto nella tabella precedente) è valido solo per alcune
città italiane, in genere per i capoluoghi di regione.
Tra le Regioni molto attive in questo campo c’è anche la Toscana, che ha sviluppato un proprio sistema di
allerta ondate di caldo basate su soglie specifiche per aree geografiche e variabili durante il periodo maggiosettembre. In Toscana, ormai da anni, grazie al Centro Interdipartimentale di Bioclimatologia (CIBIC)
dell'Università degli Studi di Firenze, la sensibilizzazione e l'allerta per situazioni meteo-climatiche di
emergenza avviene anche attraverso un sistema capillare di informazioni biometeorologiche e
bioclimatologiche che consiste nell'invio giornaliero di bollettini di allerta delle ondate di caldo a livello locale
per fornire con sufficiente anticipo l'allerta in condizioni climatiche a rischio.
Le soglie di criticità utilizzate in questo servizio sono frutto di recenti studi (Morabito et al., 2012a, b) e
successive indagini di maggior dettaglio condotte dal Centro Interdipartimentale di Bioclimatologia (CIBIC)
con la collaborazione dell’Agenzia Regionale di Sanità (ARS) Toscana.
Alcuni di questi studi sono rientrati anche come attività nell’ambito del Progetto Internazionale MOVE
(Methods for the Improvement of Vulnerability Assessment in Europe, http://www.move-fp7.eu/).
Il servizio di allerta delle ondate di caldo sviluppato dal CIBIC mira ad una previsione su scala regionale e
dettagliata, per ogni comune della Toscana, fornita direttamente ai singoli distretti Socio-Sanitari, con lo
scopo di informare non solo la Protezione Civile, ma anche i referenti delle Aree. Questa informazione è
diramata attraverso una rete di mail opportunamente indicata dall’Area di Coordinamento del Sistema SocioSanitario Regionale. In questo modo è possibile organizzare interventi mirati e puntuali, fondamentali su un
territorio come quello toscano ricco di microclimi diversi che generano condizioni biometeorologiche
ampiamente eterogenee in presenza di qualsiasi situazione meteorologica. E’ importante sottolineare,
inoltre, che questo servizio, è attivo per tutto l’anno e permette, quindi, di monitorare, oltre agli effetti del
caldo, anche il potenziale impatto a breve termine delle ondate di freddo (cold spell) sulla salute.
Il servizio di allerta ondate di caldo mira a valutare gli effetti del caldo sulla salute degli anziani ed è frutto di
indagini epidemiologiche tra l’andamento della temperatura media giornaliera e gli eventi di mortalità di
soggetti di età superiore a 75 anni. Le soglie di criticità da caldo individuate sono specifiche per tre zone
geografiche della Toscana con caratteristiche meteo-climatiche differenti (pianura interna, collina e località
costiere). La novità di questa indagine è soprattutto l’individuazione di soglie di temperatura specifiche per
ogni decade del mese, da maggio a settembre, in modo da tenere conto della variabilità dell’effetto termico
sulla salute in funzione del periodo dell’anno e dell’area geografica.
Di seguito sono riportate le soglie di criticità da caldo utilizzate nel servizio di previsione degli effetti delle
temperature sull’anziano fragile su tre aree geografiche della Toscana (Figura 14).
Figura 14: soglie di criticità da caldo utilizzate nel servizio di previsione degli effetti delle temperature
sull’anziano fragile su tre aree geografiche della Toscana
Le soglie sono ovviamente variabili durante tutto il periodo caldo e variano in funzione della località oggetto
di studio, con valori più elevati sulle località di pianura dell’interno rispetto alle località costiere e collinari. In
caso di superamento delle soglie descritte si ha il giorno critico e si procede alla segnalazione di rischio su
tre livelli:
1. Attenzione caldo (A), un giorno critico isolato o il primo giorno di criticità di una serie;
2. Allarme caldo (L), il secondo giorno consecutivo di superamento dei valori soglia;
3. Emergenza caldo (E), il terzo ed i successivi giorni consecutivi di criticità da caldo “Ondata di
calore”.
In ogni caso il terzo giorno di previsione, se critico, viene sempre indicato con livello di “Attenzione caldo”, a
causa della minore affidabilità previsionale per il terzo giorno.
Un’ondata di calore si verifica quando la soglia viene superata per almeno 3 giorni consecutivi.
Si potrebbero ipotizzare differenti tipologie di interventi mirati in funzione del livello di rischio previsto.
Studi recenti (Morabito et al., 2012a; Schifano et al., 2012 ) hanno chiaramente dimostrato che misure
preventive, come i flussi di informazione e previsione (HEWS: Heatwave Early Warning Systems) per
prevenire gli effetti del caldo sulla popolazione anziana sono in grado di ridurre l’eccesso di mortalità da
caldo di soggetti molto anziani.
Tuttavia analisi esplorative condotte sul periodo estivo 2012, hanno evidenziato effetti significativi
dell’emergenza caldo sugli accessi al pronto soccorso degli ultra 75enni nelle zone di pianura dell’entroterra.
Bibliografia
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Morabito M, Crisci A, Moriondo M, Profili F, Francesconi P, Trombi G, Bindi M, Gensini GF, Orlandini
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
Schifano P, Leone M, De Sario M, De'donato F, Bargagli AM, D'Ippoliti D, Marino C, Michelozzi P.
Changes in the effects of heat on mortality among the elderly from 1998-2010: results from a
multicenter time series study in Italy. Environ Health. 2012 Sep 3;11(1):58.
Gli effetti del freddo sulla popolazione in Toscana: una attività in collaborazione con l’Area di
Coordinamento Sistema Socio-Sanitario Regionale e l’Agenzia Regionale di Sanità Toscana (ARS)
Così come fatto per gli effetti del caldo sulla popolazione, la Direzione Generale "Diritti di Cittadinanza e
Coesione Sociale", Area di Coordinamento Sistema Socio-Sanitario Regionale, Settore "Programmazione e
organizzazione delle cure", della Regione Toscana, a completamento dell’elaborato predisposto per le
ondate di calore (DGRT n.5/2013), ha istituito e coordinato un altro gruppo di lavoro con l’obiettivo di fornire
le principali e necessarie informazioni utili alla popolazione per le emergenze legate a situazioni di freddo,
gelo e neve e dunque ad adottare le opportune e corrette linee di comportamento in eventuali situazioni di
emergenza.
Anche in questo caso l’attività si è concretizzata nella produzione di una delibera andata in giunta il
23/12/2013. L’attività del gruppo di lavoro, a cui ha preso parte, insieme ad altri esperti, anche il CIBIC, ha
previsto lo sviluppo di un elaborato che definisce le “Linee di comportamento” contenenti informazioni
specifiche su:

aspetti fisiopatologici dell’esposizione al freddo;

eventi meteo-climatici e fenomeni meteorologici associati al freddo (vento, neve, ghiaccio), in cui è
anche riportata una attenta revisione delle letteratura sugli effetti del freddo sulla salute;

un elenco dei soggetti da monitorare in condizioni di freddo, descrivendo anche specifici problemi
nei contesti di degenza e a domicilio;

una revisione della letteratura a livello internazionale sui sistemi di allerta degli effetti del freddo,
nonché una dettagliata descrizione del “Sistema di allerta da freddo sviluppato dal CIBIC per la
Regione Toscana”;

Consigli e precauzioni, in cui si suggeriscono i più elementari comportamenti opportuni a evitare i
rischi di una ondata di freddo;

Le Azioni da prendere nel caso si presentino condizioni di criticità da freddo.
I ricercatori del CIBIC, in particolare, hanno contribuito alla preparazione del materiale relativo alla
descrizione degli eventi meteo-climatici e fenomeni meteorologici associati al freddo, nonché a una attenta
revisione della letteratura sui potenziali effetti del freddo sulla salute e sui sistemi di “allerta freddo”,
descrivendo in dettaglio il sistema attivo in Toscana e sviluppato dal CIBIC. Di seguito si riporta una parte
del contenuto dell’elaborato in cui è stato maggiormente coinvolto il CIBIC.
Secondo una recente ricerca condotta in Toscana (Morabito et al., 2012) sui possibili scenari futuri di impatto
delle variazioni termiche sulla salute, gli autori hanno anche evidenziato, in varie città della Toscana per i
prossimi anni, un potenziale impatto degli effetti a breve termine del freddo sulla mortalità di soggetti di età
superiore o uguale a 75 anni. L’effetto delle ondate di calore sulla salute è molto studiato e, in molti paesi
europei ma anche extra-europei, sono presenti sistemi di sorveglianza attiva e di allerta caldo (Culqui et al.,
2013, Morabito et al., 2012) per la popolazione, con particolare riferimento alle categorie a rischio maggiore.
Meno capillari e strutturati sono invece gli interventi di allerta freddo (Laadi et al, 2013), nonostante esistano
numerose rilevanze scientifiche che dimostrano importanti ripercussioni sulla salute.
Probabilmente il minore interesse verso tale problematica è attribuibile alla riduzione dei periodi prolungati di
freddo durante l’inverno, avvenuta dalla seconda metà del secolo scorso e al contemporaneo incremento
delle ondate di calore durante il periodo estivo.
Nel corso dell’ultimo decennio però, in particolare nel 2009 e nel 2012, si sono verificate due tra le più
prolungate e intense ondate di freddo dell’ultimo secolo che hanno interessato sia il continente europeo sia
quello americano, con importanti disagi per la popolazione anche alle basse latitudini. Tale situazione non ha
risparmiato l’Italia, né la nostra regione, dove sono state registrate intense nevicate e periodi prolungati di
gelo in località dove la popolazione non è generalmente abituata a contrastare gli effetti del freddo,
risultando più vulnerabile, impreparata e maggiormente esposta.
Sebbene in Italia i decessi per ipotermia siano poco descritti, gli effetti del freddo sulla nostra salute sono, da
molti anni, ampiamente documentati in letteratura e numerosi studi evidenziano un aumento della mortalità e
morbilità in corrispondenza delle basse temperature con effetti maggiori per specifiche categorie a rischio. Al
freddo, inoltre, risultano associati anche altri fenomeni meteorologici insidiosi per la popolazione, come la
presenza di neve, ghiaccio o forti venti che possono rappresentare un serio ostacolo alle normali attività
quotidiane (lavorative, sportive, ricreazionali), complicando gli spostamenti e favorendo cadute e incidenti
stradali.
Risulta pertanto sempre più utile mettere a disposizione informazioni dettagliate a medici, operatori sanitari e
in generale alla popolazione, con particolare attenzione alla categorie più suscettibili, per contrastare
efficacemente le emergenze legate al freddo riducendone gli effetti sulla salute.
L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) non ha ancora stabilito un criterio internazionale condiviso
per classificare sia le ondate di freddo sia di calore, nonostante esistano evidenze scientifiche dei loro effetti
sulla salute. Da un punto di vista climatologico, l’ondata di freddo è identificata come un’anomalia termica
locale persistente un certo numero di giorni. La percezione del freddo è fortemente condizionata anche dalla
presenza del vento che con la continua dispersione dello strato d’aria prossimo all’epidermide, favorisce un
maggiore raffreddamento del corpo, facendo percepire in genere temperature più basse rispetto a quelle
dell’aria circostante. Il principale indice biometeorologico per la valutazione dell’effetto raffreddante del vento
(il New Wind Chill Temperature Index) permette di stimare il tempo di congelamento delle estremità esposte
(Shitzer e Tikuisis, 2012). In letteratura esistono molte evidenze relative all’effetto del freddo sia sulla
mortalità totale sia per quella da cause specifiche. Questa correlazione appare molto complessa, con un
impatto variabile sulla popolazione in quanto entrano in gioco elementi comportamentali caratteristici delle
varie aree climatiche. Gli estremi delle alte temperature causano generalmente un aumento della mortalità
maggiore rispetto agli estremi delle basse. Tuttavia studi epidemiologici, eseguiti in aree climatiche
temperate, hanno evidenziato un numero maggiore di decessi in inverno con una percentuale che varia dal
10 al 25% (Kilbourne, 1992). Nelle stesse aree altri studi hanno mostrato, nell’ultimo ventennio, un aumento
della mortalità per malattie cardiovascolari con il diminuire della temperatura (Khaw, 1995; Morabito et al.,
2005; Analitis et al., 2008, Kysely et al., 2009; Atsumi et al., 2013). Una ricerca effettuata in varie città
europee (Eurowinter, 1997) ha dato un contributo probabilmente essenziale alla comprensione del rapporto
tra freddo e mortalità per malattie cardiovascolari. L’Eurowinter ha dimostrato che, con temperatura sotto i
18°C, una riduzione della media giornaliera di un ulteriore grado dà luogo a un aumento significativo della
mortalità per infarto del miocardio (e altre cause), significativamente maggiore nei paesi a clima mite rispetto
alle regioni più fredde. Ad Atene lo studio ha evidenziato che per un grado di riduzione della temperatura,
l’aumento della mortalità era del 2,15%, mentre in Finlandia era dello 0,7% (Eurowinter Group, 1997). Le
conclusioni dimostrano che, nei paesi europei a clima mite, un abbassamento anche lieve della temperatura
dell’aria durante l’inverno è sufficiente ad avere un impatto sulla mortalità. Gli abitanti dell’Europa
meridionale, in questo caso siciliani e ateniesi, non sono abituati a ripararsi dal freddo coprendosi le
estremità e in particolare la testa, cosa che invece fanno abitualmente gli abitanti delle aree settentrionali
dell’Europa. A supporto di questa osservazione, due studi eseguiti in due delle città più fredde al mondo,
Yakutsk in Siberia (Donaldson et al., 1998) e Astana in Kazakhstan (Grjibovski et al., 2012) non hanno
evidenziato alcun rapporto tra il freddo e la mortalità, nonostante le temperature arrivassero anche a 48°C
sotto zero: tutto questo è conseguenza di fattori comportamentali come l’uso di abbigliamento idoneo a
evitare dispersioni di calore (sciarpe, cappelli, guanti, calze e scarpe con suole di gomma), la limitazione
delle attività all’aperto e un adeguato riscaldamento delle abitazioni. Tuttavia non solo le temperature molto
basse possono determinare importanti effetti sulla salute, anche diminuzioni termiche repentine che
avvengono nell’arco di poche ore/minuti possono mettere in crisi il sistema di adattamento del nostro
organismo. Un significativo aumento del tasso di mortalità per malattie cardiovascolari si riscontra in seguito
a una sensibile e repentina diminuzione termica (Yang et al., 2009) e tali effetti sono più marcati nelle regioni
subtropicali rispetto a quelle caratterizzate da clima temperato. Come sopra riportato le principali cause di
mortalità e morbilità invernali sono dovute a eventi cardio-circolatori o respiratori. Secondo il Department of
Health (UK), quando la temperatura all’interno delle abitazioni scende sotto i 16°C si verifica un aumento
della suscettibilità a patologie respiratorie, tra i 12°C e 9°C comincia ad aumentare la pressione sanguigna e
il rischio di malattie cardiovascolari, a 5°C è elevato il rischio di ipotermia. [Department of Health (2010)
‘Winter kills’, in 2009 Annual Report of the Chief Medical Officer, 31–7.]. Gli effetti del freddo, in termini di
mortalità, si differenziano da quelli del caldo per una maggiore latenza tra esposizione ed eventi patologici.
Gli effetti sono quasi immediati nel caso delle malattie cardiache (con il picco dopo un paio di giorni), più
ritardati (in genere circa 5 giorni) nel caso di eventi cerebrovascolari, anche se sono stati recentemente
descritti effetti immediati su un sottogruppo di malattie cerebrovascolari quale l’emorragia intracerebrale
primaria (Morabito et al., 2011). Per le malattie respiratorie i tempi sono più lunghi, circa 10-12 giorni
(Eurowinter Group, 1997; Donaldon and Keatinge, 1997; Huynen et al, 2001; Analitis et al, 2008).
Altri fenomeni meteorologici come precipitazioni (pioggia o neve) e presenza di ghiaccio o neve al suolo,
possono associarsi al freddo e determinare importanti rischi per la salute. Già circa 25 anni fa fu quantificato
in più di 1200 il numero di decessi per coronaropatie negli USA durante o dopo bufere di neve (Glass et al.,
1979) e recenti approfondimenti hanno dimostrato che l’esercizio fisico intenso durante abbondanti nevicate
rappresenta un fattore di rischio aggiuntivo rispetto alle sole condizioni di freddo (Sepila et al. 2005,
Janardhanan et al 2010). Alcuni studi evidenziano un incremento di fratture agli arti e ferite al capo per
cadute accidentali in presenza di ghiaccio o in relazione alle operazioni di spalatura della neve (Pipas et al.
2002). Incremento di infarti miocardici è stato messo in evidenza in Emilia Romagna durante il freddo
febbraio del 2012 (Di Pasquale e Coutsoumbas, 2012). Inoltre, la presenza di neve o ghiaccio sulla rete
stradale, ma anche semplicemente la presenza di asfalto bagnato, determinano un aumento del rischio di
incidenti stradali fatali (Eisenberg 2004, Eisenberg e Warner 2005).
Sia a livello europeo che mondiale, esistono paesi che adottano sistemi di prevenzione e quindi di allerta da
freddo durante il periodo invernale (Barnett et al., 2012). Tali servizi sono presenti soprattutto nelle nazioni
che si trovano a latitudini più elevate (es. Finlandia, Svezia, Regno Unito, Canada, ecc.) che presentano un
clima molto rigido nel periodo invernale caratterizzato da intense ondate di freddo. In relazione ai
cambiamenti climatici in atto che stanno determinando, negli ultimi anni, brevi ma intense ondate di freddo
anche alle latitudini inferiori (es. nazioni del Bacino Mediterraneo), diviene sempre più importante la
realizzazione di sistemi attivi di prevenzione (Laadi et al., 2013). Numerosi studi evidenziano come gli effetti
del freddo intenso sulla salute siano maggiori nelle regioni caratterizzate da inverni miti, proprio perché
l’organismo non è abituato a rispondere a variazioni termiche marcate come quelle che si verificano in
corrispondenza di ondate di freddo (Conlon et al., 2011). Quelle precoci sono le più insidiose per la salute,
anche nei paesi caratterizzati da inverni rigidi. Molti fattori come il tasso di umidità dell’aria, il vento, la
demografia, la densità urbana e l’adattabilità della popolazione, solo per citarne alcuni, possono modificare
l’effetto del freddo. Questi elementi aiutano a spiegare come anomalie termiche molto simili, verificatesi in
aree geografiche differenti, possano determinare impatti sensibilmente diversi. In generale le soglie di tali
indicatori ambientali sono classificate in due gruppi: climatologiche (Monteiro et al., 2013) basate su serie
storiche piuttosto lunghe (auspicalmente superiori a 30 anni), oppure epidemiologiche cioè individuate
attraverso lo studio della relazione esistente tra parametri meteorologici/biometeorologici e lo stato di salute
della popolazione. Molti dei servizi di allerta presenti a livello internazionale utilizzano ancora soglie di tipo
climatologico anche se gli studi di tipo epidemiologico stanno assumendo ormai da anni un ruolo
estremamente rilevante nei sistemi di prevenzione e allerta sia per le ondate di calore che di freddo. In
Tabella 1 sono riportati i principali sistemi di allerta utilizzati in alcuni paesi europei ed extra-europei con le
relative soglie di criticità (ove rese pubbliche), le misure di prevenzione adottate in caso di superamento
delle soglie e i canali di informazione/intervento per trasferire le informazioni alla popolazione e agli enti
locali e nazionali, preposti a intervenire (Laadi et al, 2013).
In molte nazioni, come per esempio in Francia, gli avvisi presentano soglie di criticità diverse in base alla
categoria cui sono rivolti (es. senzatetto, categorie svantaggiate, intera popolazione) e anche le misure di
prevenzione adottate sono diverse per le singole categorie. In altri paesi, come per esempio la Finlandia, le
soglie di criticità sono divise nelle singole regioni, più elevate nella Finlandia del Nord, più basse in quella del
Sud, dove generalmente le ondate di freddo sono meno intense. I canali di informazione maggiormente
utilizzati sia a livello europeo sia mondiale, per informare sulle eventuali condizioni di rischio per la salute
causate da ondate di freddo, sono: i “media” (in particolare internet, radio, tv), pannelli informativi presenti
all’interno dei grandi centri abitati, creazione di guide, scaricabili online o reperibili presso gli enti locali,
contenenti le pratiche da adottare in caso di freddo intenso o condizioni meteorologiche avverse (Tabella 5).
Nazione
Categorie
Senzatetto
Categorie
svantaggiate
Francia
Inghilterra
Misure
di
prevenzione adottate
Incremento
dei
servizi
sociali
e
apertura dei centri di
accoglienza
Incentivi energetici,
aumento
dell’efficienza
energetica
degli
edifici
Intera popolazione,
anziani e disabili
Sistema di allerta
Categorie
Sistema di allerta
Soglie
di criticità
Soglie di wind-chill (2
livelli di allerta: -5°C/10°C) con consenso
delle autorità locali
Soglie di wind-chill
2 livelli:
▪ temperatura media
giornaliera <0°C
▪ due notti con valori
di wind-chill <-18°C/25°C
4 livelli di allerta
Canali di informazione
utilizzati
Piano di prevenzione
nazionale
Legge e
governativi
incentivi
Piano di prevenzione
nazionale,
internet,
radio, tv, pannelli
informativi cittadini
Piano di prevenzione
Irlanda
Olanda
vulnerabili
Persone
svolgono
all’aperto
Categorie
vulnerabili
Categorie
vulnerabili
nazionale
che
attività
Germania
Intera popolazione
Italia
Intera popolazione
e
categorie
a
rischio
Slovenia
Intera popolazione
Categorie
vulnerabili
Sistema di allerta
Wind-chill < -10°C
Piano di prevenzione
nazionale
Piano di prevenzione
nazionale
Incentivi energetici
Incentivi energetici
Incremento
dell’efficienza
energetica
degli
edifici
Avvisi
per
temperature critiche
per
la
salute,
abbigliamento
da
indossare,
attività
all’aperto
Incentivi energetici
Piano di prevenzione
nazionale
Internet
Piano di prevenzione
nazionale e locale
Incentivi energetici
Lituania
Categorie
vulnerabili
Incentivi energetici,
incremento
dell’efficienza
energetica
degli
edifici
Kazakhsta
n
Categorie
vulnerabili
Incentivi energetici
Finlandia
Intera popolazione,
in
particolare
bambini, anziani e
persone malate
Incentivi energetici,
aumento
dell’efficienza
energetica
degli
edifici, informazioni
specifiche
per
anziani, bambini e
coloro che svolgono
attività
all’aperto,
avviso
di
rischio
geloni
▪ -20°C, -30°C, -35
°C Sud Finlandia
▪ -25°C, -35°C, -40°C
Finlandia centrale
▪ -30°C, -40°C, -45°C
Nord Finlandia
Internet,
operative
Canada
Intera popolazione,
in
particolare
bambini, anziani e
persone malate e
coloro
che
svolgono
attività
all’aperto
Servizio
di
prevenzione tramite
avvisi e consigli per
prevenire geloni in
coloro che svolgono
attività all’aperto
Wind-chill <-30°C/-45
°C
(variabile in relazione
all’area geografica)
Internet, TV, Radio
Piano di prevenzione
nazionale
Normative e incentivi
governativi
guide
Sistema
di
Internet, Centri di
prevenzione contro
prevenzione
e
USA
Intera popolazione
le basse temperature
controllo
delle
in ambiente indoor e
malattie
outdoor
Tabella 5: principali sistemi di allerta utilizzati in alcuni paesi europei ed extra-europei con relative soglie di
criticità, misure di prevenzione adottate e canali di informazione utilizzati (Laadi et al 2013).
Uno dei sistemi di prevenzione più efficienti presenti a livello mondiale è sicuramente quello inglese, curato
nella parte previsionale da MetOffice. Esso prevede due tipi di soglie: temperatura dell’aria sotto i due gradi
Celsius per almeno 48 ore e/o presenza di neve/ghiaccio/vento forte. In base al superamento di una o più di
suddette soglie, esistono 4 livelli di allerta (Tabella 2) con relative misure di prevenzione da adottare,
descritte con precisione all’interno del Piano di prevenzione nazionale per il freddo (Cold Weather Plan for
England, 2012) (Tabella 6).
Allerta
Piano
di
prevenzion
e
Livello 0
Piano a lungo
termine
Livello 1
Programma di
preparazione
invernale
Periodo
Tutto l’anno
Dal 1 novembre
al 31 marzo
Livello 2
Previsione di un
evento intenso
invernale
(Allerta freddo)
Temperatura
media dell’aria <
2°C
e/o
previsione
di
ghiaccio/nevicat
e
Livello 3
Risposta a un
evento
estremamente
rigido
Temperatura
media dell’aria <
2°C e/o diffusa
presenza
di
ghiaccio/nevicat
e
Misure di
prevenzion
e
da
adottare
Livello 4
Allerta massima
che richiede una
immediata
emergenza
Emesso
direttamente dal
governo
centrale in caso
di
prolungate
condizioni
di
freddo/tempeste
di neve che
recano problemi
alla salute e alle
varie
attività
(comunicazione,
trasporti, ecc.)
Il livello di allerta
4 è dichiarato
direttamente dal
Governo
Centrale.
Devono essere
mantenute tutte
le
azioni
presenti
nel
caso di livello di
allerta 3 con la
possibile
aggiunta
di
ulteriori
interventi
d’emergenza
dettati
direttamente dal
Governo
Centrale.
Creare/mantene Revisione
del Comunicazione
Comunicazione
re uno stretto “Cold Weather alla popolazione alla popolazione
legame tra le Plan” dell’anno della condizione dello stato di
strutture
precedente,
di
allerta allerta ormai in
governative e le assicurandosi
prevista
atto, mediante
autorità
locali che
gli
enti mediante
l’utilizzo
dei
per
garantire locali,
le l’utilizzo di vari canali
di
equità
nei associazioni e canali
di informazione. Il
servizi
sul gli
ospedali informazione.
piano di azione
territorio in caso siano in grado di Invio dell’allerta contro le ondate
di
allerta rispondere con alle
autorità da freddo è in
meteorologica.
tempestività a locali, ospedali, atto
e
Incentivare alla eventuali allerte associazioni di contribuisce
riduzione delle da freddo sul volontariato,
anche con gli
emissioni
di proprio territorio. ecc.; assicurarsi enti
che
si
carbonio
per
che
gli
enti occupano della
ridurre
gli
contattati siano sicurezza
impatti
sul
in
grado
di stradale.
cambiamento
rispondere
climatico e sulla
tempestivament
salute.
e all’emergenza.
Pianificare
gli
interventi
in
funzione delle
disuguaglianze
sociali,
favorendo
le
categorie
a
rischio.
Tabella 6: Livelli di allerta e principali misure di prevenzione adottate in Inghilterra per i 4 livelli di allerta da
freddo
secondo
il
“Cold
Weather
Plan
for
England
2012”
https://www.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/216937/9211-TSO-NHS-ColdWeather-Plan_Accessible-main-doc.pdf).
Il Centro Interdipartimentale di Bioclimatologia dell’Università degli Studi di Firenze svolge ormai da alcuni
anni un ruolo particolarmente attivo nella prevenzione degli effetti delle ondate di freddo durante il periodo
invernale su tutta la Toscana. Il territorio toscano è stato suddiviso in 20 aree omogenee da un punto di vista
bioclimatico e, quotidianamente, si fanno previsioni biometeorologiche dettagliate per ciascuna area che
sono successivamente inviate a tutti i distretti socio-sanitari della Regione (Figura 15). Durante il periodo
invernale, così come per quello estivo, sono emessi avvisi di criticità in caso di superamento di determinate
soglie di temperature minime e massime percepite, calcolate attraverso l’applicazione di uno dei principali
indici biometeorologici esistenti, che tiene in considerazione anche l’effetto dell’umidità dell’aria e del vento.
In particolare i valori minimi percepiti devono essere inferiori a -5°C mentre le massime non devono superare
i 5°C. Il superamento di entrambe le soglie determina la segnalazione di rischio che può assumere due
livelli: attenzione o allarme. Come per gli avvisi da caldo, anche nel periodo invernale, dal terzo al quinto
giorno di previsione, in caso di criticità, è sempre indicato il livello di attenzione, a causa della minore
affidabilità previsionale. In aggiunta sono segnalate una serie di informazioni relative a condizioni
biometeorologiche che possono avere un impatto sulla salute, favorendo cefalea tensiva, infezioni
dell’apparato respiratorio, alterazioni del tono dell’umore, dolori articolari. Per ciascuna località sono inoltre
segnalate eventuali limitazioni allo svolgimento di attività all’aperto causate dalla presenza di temperature
particolarmente basse, presenza di vento, pioggia, neve o ghiaccio. In aggiunta, in base alle temperature
previste, è consigliato l’orario di accensione dell’impianto di riscaldamento e il numero di ore di utilizzo.
Figura 15: Bollettino biometeorologico emesso dal CIBIC durante il periodo invernale.
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Parte di ricerca
Pubblicazioni scientifiche relative al periodo 2012-2014
Abstract inglese e italiano (pdf dei lavori completi sono disponibili su
richiesta)
Anno 2012
Air temperature-related human health outcomes: current impact and estimations of future risks in
Central Italy.
Morabito M, Crisci A, Moriondo M, Profili F, Francesconi P, Trombi G, Bindi M, Gensini GF, Orlandini S Sci
Total Environ. 2012 Dec 15;441:28-40. doi: 10.1016/j.scitotenv.2012.09.056.
Abstract
The association between air temperature and human health is described in detail in a large amount of
literature. However, scientific publications estimating how climate change will affect the population’s health
are much less extensive. In this study current evaluations and future predictions of the impact of temperature
on human health in different geographical areas have been carried out. Non-accidental mortality and
hospitalizations, and daily average air temperatures have been obtained for the 1999-2008 period for the ten
main cities in Tuscany (Central Italy). High-resolution city-specific climatologic A1B scenarios centred on
2020 and 2040 have been assessed. Generalized additive and distributed lag models have been used to
identify the relationships between temperature and health outcomes stratified by age: general adults (<65),
elderly (aged 65-74) and very elderly (≥75). The cumulative impact (over a lag-period of 30 days) of the
effects of cold and especially heat, was mainly significant for mortality in the very elderly, with a higher
impact on coastal plain than inland cities: 1 °C decrease/increase in temperature below/above the threshold
was associated with a 2.27% (95%CI: 0.17-4.93) and 15.97% (95%CI: 7.43-24.51) change in mortality
respectively in the coastal plain cities. A slight unexpected increase in short-term cold-related mortality in the
very elderly, with respect to the baseline period, is predicted for the following years in half of the cities
considered. Most cities also showed an extensive predicted increase in short-term heat-related mortality and
a general increase in the annual temperature-related elderly mortality rate. These findings should encourage
efforts to implement adaptation actions conducive to policy-making decisions, especially for planning shortand long-term health intervention strategies and mitigation aimed at preventing and minimizing the
consequences of climate change on human health.
L’associazione tra la temperature dell’aria e la salute umana è stata diffusamente descritta in numerosi
precedenti studi. Tuttavia, molto meno rappresentata è la stima di impatto sulla popolazione legata ai futuri
scenari di cambiamento climatico. L’obiettivo del presente studio è stato, quindi, quello di fornire, oltre alle
stime di impatto termico attuali su indicatori sanitari quali la mortalità e i ricoveri ospedalieri, anche le stime
future legate agli scenari di cambiamento climatico (A1B) previsti sulle dieci città principali della Toscana. Il
periodo di riferimento per le stime attuali è stato il 1999-2008, mentre per le stime future è stato fatto
riferimento a scenari climatologici città-specifici ad alta risoluzione riferiti all’immediato futuro (in un intorno
del 2020) e al 2040. Le relazioni tra effetti della temperatura a breve termine e indicatori sanitari è stata
studiata mediante modelli additivi generalizzati (GAM) e modelli distribuiti in funzione di vari lag (distributed
lag model). Le analisi sono state stratificate in funzione dell’età, considerando soggetti adulti di età inferiore
a 65 anni (<65), soggetti fi età tra 65 e 75 anni (65-75) e soggetti molto anziani (≥75). L’impatto del freddo e
soprattutto del caldo cumulato su un periodo di 30 giorni è stato particolarmente significativo quando è stata
studiata la relazione con gli eventi di mortalità di soggetti molto anziani, con un maggiore impatto sulle città
di pianura costiere: una diminuzione/aumento di 1 °C della temperatura dell’aria sotto/sopra un valore soglia
era associato con un aumento della mortalità del 2.27% % (95%CI: 0.17-4.93) e del 15.97% (95%CI: 7.4324.51) rispettivamente sulle città costiere. I risultati hanno anche mostrato un leggero e inaspettato aumento
degli effetti a breve termine del freddo sulla mortalità di soggetti molto anziani, rispetto al periodo di
riferimento (1999-2008), negli anni futuri (2020 e 2040) osservato in metà delle città considerate nello studio.
La maggior parte delle città hanno anche mostrato un ampio aumento degli effetti a breve termine del caldo
sulla mortalità e un generale aumento del tasso di mortalità annuale legato alle temperature. Questi risultati
dovrebbero incoraggiare a effettuare sforzi mirati all’implementazione di azioni di adattamento legate a
politiche decisionali, soprattutto pianificando strategie di interventi e mitigazione a breve e lungo termine con
lo scopo di prevenire e minimizzare le conseguenze del cambiamento climatico sulla salute umana.
Urban morbidity in summer: ambulance dispatch data, periodicity and weather.
Petralli M, Morabito M, Cecchi L, Crisci A, Orlandini S. Central European Journal of Medicine 12/2012;
7(6):775-782 ISSN: 1644-3640, doi: 102478/s11536-012-0056-2
Abstract:
Over recent years the impact of weather on human health has become more severe, especially for people
living in urban areas. Even though many studies have analysed the impact of weather on human mortality,
only a few have quantified the impact of heat on morbidity, including ambulance response calls. In this study,
13,354 calls collected in the city of Florence (Italy) during summer were analyzed by month, day of the week,
hour, and time slot of the day. An objective air mass classification was used to classify days and time slots
with similar weather characteristics and a multiple variable analysis was applied to evaluate the relationship
between emergency calls and weather. A positive trend was observed in the morning and a negative one
during the night for all emergency calls, but only for food poisoning and alcoholic diseases. Calls for
cardiovascular events increased in the morning and on hot days. Calls for psychiatric disorders rose
significantly with temperature during the afternoon. The total number of calls and those for alcoholic diseases
rose during the hottest nights. Our results, which show a clear relationship between ambulance response
calls, periodicity, and weather, could contribute to an understanding the impact of weather on morbidity.
Con questo studio si è volute fare una prima analisi della relazione esistente tra chiamate al 118 e condizioni
meteorologiche. Lo studio è stato condotto nella città di Firenze e, grazie alla collaborazione con la centrale
operativa del 118 Firenze Soccorso (Dott.ssa Lucia De Vito), è stato elaborare i dati raccolti durante l’estate
del 2005, per un totale di 13354 chiamate. Dopo una prima analisi descrittiva delle chiamate, svolta al fine di
capire come queste, in totale e suddivise per patologia (respiratorie, cardiovascolari, per avvelenamento,
schizofrenia, neurologiche, neoplastiche, per alcolismo, per trauma, altro) si distribuiscono nell’arco della
giornata e della settimana, si è provveduto ad analizzare le relazioni tra chiamate al 118 giornaliere e
suddivise per fascia oraria (mattina, pomeriggio, sera e notte) e condizioni meteo-climatiche.
Prendendo in considerazione l’intero periodo estivo si è osservato che nei giorni caldi tendono ad
aumentarle chiamate per malattie cardiovascolari e per problemi psichiatrici; andando ad osservare le
relazioni tra chiamate registrate nelle quattro fasce orarie, durante il pomeriggio tendono ad aumentare con il
caldo le chiamate per problemi neurologici e psichiatrici, mentre durante la notte tendono ad aumentare con
il caldo in generale tutte le chiamate al 118 e quelle legate ai problemi di alcolismo.
Ulteriori analisi sono necessarie per valutare in modo corretto e più significativo le relazioni tra condizioni
meteorologiche e chiamate al 118; sarà quindi necessario eseguire ulteriori analisi estendendo il campione
da analizzare sia nel numero di anni che nelle stagioni.
Heat-related mortality in the Florentine area (Italy) before and after the exceptional 2003 heat wave in
Europe: an improved public health response?
Morabito M, Profili F, Crisci A, Francesconi P, Gensini GF, Orlandini S. Int J Biometeorol. 2012
Sep;56(5):801-10. doi: 10.1007/s00484-011-0481-y.
Abstract
High ambient temperatures have been associated with increased mortality across the world. Several studies
suggest that timely preventive measures may reduce heat-related excess mortality. The main aim of this
study was to detect the temporal modification of heat-related mortality, in older adults (aged 65-74) and in
elderly ≥75 years old, in the Florentine area by comparing previous (1999-2002) and subsequent (20042007) periods to the summer of 2003, when a regional Heat-Health Warning System (HHWS) was set up.
Mortality data from 1999 to 2007 (May-September) were provided by the Mortality Registry of the Tuscany
Region (n=21,092). Weather data were used to assess daily apparent temperatures (AT). Case-crossover
time-stratified designs and constrained segmented distributed lag models were applied. No significant heatrelated mortality odds ratio (OR) variations were observed among the sub-periods. Nevertheless, a general
OR decrease dating from 1999-2002 (OR 1.20; lack of HHWS) to 2004-2005 (OR 1.16; experimental HHWS
running only for Florence) and to 2006-2007 (OR 1.09; official HHWS extended to the whole Florentine area)
was observed when the maximum AT was considered. This modification was only evident in subjects ≥75
years old. The heat effect was higher and sustained for more days (until lag 9) during the period 1999-2002
than 2004-2007. The decrease of the excessive heat effect on mortality between periods with the absence
and setting up of a HHWS is also probably due to the mitigation of preventive measures and the setting up of
a HHWS with specific interventions for safeguarding the health of the “frail elderly”.
Gli effetti delle elevate temperature sulla mortalità sono stati ampiamente descritti in letteratura. Alcuni studi,
inoltre, suggeriscono che la tempestiva messa in atto di misure preventive può contribuire a ridurre l’eccesso
di mortalità legata al caldo. Lo scopo del presente lavoro è stato quello di studiare la variazione temporale
della relazione tra mortalità e caldo in soggetti di età tra 65 e 74 anni e in soggetti più anziani (≥75 anni). La
città oggetto di studio è Firenze e le analisi di relazione elevate temperature-mortalità sono state condotte
confrontando il quadriennio precedente (1999-2004) e successivo (2004-2007) il 2003. Ossia il periodo
precedente e successivo alla messa in atto del sistema regionale di “Heat-health Warning System (HHWS)”.
Dal database regionale di mortalità sono stati selezionati i dati dal 1999 al 2007 (Maggio-Settembre). Per lo
stesso periodo sono stati utilizzati varie fonti di dati meteorologici utilizzati per il calcolo della temperatura
apparente (AT). La relazione è stata studiata mediante un approccio caso-controllo (case-crossover timestratified design) e un approccio per serie temporali (constrained segmented distributed lag model). Dai
risultati non sono emerse variazioni significative dell’indice odd ratio (OR) tra i vari sottoperiodi. Tuttavia,
dallo studio emerge una generale diminuzione degli OR passando dal sottoperiodo 1999-2002 (OR 1.20;
assenza del sistema HHWS) al periodo 2004-2005 (OR 1.16; HHWS funzionante in via sperimentale per la
città di Firenze) al successivo periodo 2006-2007 (OR 1.09; HHWS ufficialmente operative su tutta l’area
fiorentina) quando viene considerata la relazione con la AT massima. Questa variazione era però solo
evidente nei soggetti più anziani (≥75 anni). L’effetto del caldo, inoltre, è risultato essere più marcato e
persistente per più giorni (fino a 9 giorni dopo il picco termico) durante il periodo 1999-2002 rispetto al
quadriennio successivo il 2003 (2004-2007). La diminuzione degli effetti del caldo sulla mortalità osservata
nei vari sottoperiodi analizzati è probabilmente dovuta anche all’attivazione, nel tempo, di misure preventive
tra cui lo sviluppo di uno specifico servizio di allerta degli effetti del caldo per la popolazione anziana e che
prevede specifici interventi per salvaguardare la salute dei soggetti più vulnerabili tra cui l’”anziano fragile”.
Calcolo di indici biometeorologici di stress da caldo in zone geografiche con caratteristiche
climatiche diverse: confronto e potenzialità di applicazione.
Messeri A., Morabito M., Petralli M., Mannini D., Orlandini S. Bollettino Geofisico anno XXXV, n.14 gennaiodicembre 2012.ISSN0393-0742.
Abstract
Nel corso degli ultimi anni, a causa anche dei cambiamenti climatici in atto, il numero delle ondate di calore
durante il periodo estivo nelle regioni a clima temperato è andato decisamente aumentando con riflessi
importanti sulla salute pubblica, in particolare sulle fasce maggiormente a rischio. In aggiunta, nei grandi
centri urbani, il fenomeno dell’isola di calore, dovuto alla elevata presenza di cemento ed infrastrutture,
rende ancora più critiche le condizioni termiche nel periodo più caldo dell’anno, a causa anche dell’influenza
delle caratteristiche urbanistiche su alcuni parametri meteorologici, in particolare vento, temperatura ed
umidità, determinando temperature percepite assai diverse all’interno dei grandi centri abitati. Partendo da
tale considerazione, questo studio si è posto l’obiettivo di confrontare le condizioni termiche percepite
all’interno dei centri storici ed in periferia, in tre capoluoghi toscani (Firenze, Arezzo, Livorno) durante il
periodo 2007-2010, impiegando i principali indici biometeorologici diretti (Apparent Temperature con e senza
vento, Humidex e Discomfort Index) utilizzati a livello internazionale per il calcolo delle condizioni di disagio
termo-fisiologico da caldo e per l’eventuale diramazione di avvisi di allerta biometeorologica per la
popolazione. I risultati hanno evidenziato, per quanto concerne i parametri meteorologici vento ed umidità,
importanti variazioni tra le stazioni poste nei vecchi centri storici rispetto a quelle localizzate nelle aree più
periferiche dove, in particolare il vento, presenta velocità anche 6-7 volte superiori. Per quanto riguarda
l’umidità, il dato non appare per le tre città sempre statisticamente significativo anche se, in tutti i mesi estivi,
si evidenziano valori medi più bassi nei centri storici rispetto alle zone periferiche. In relazione a ciò, gli indici
biometeorologici analizzati, seppur fortemente correlati tra di loro, hanno mostrato importanti differenze che
sono apparse più marcate nelle stazioni poste nelle zone fortemente urbanizzate di periferia, soprattutto
quelle della città costiera e di Firenze, ed in particolare nelle ore centrali della giornata, mostrando
probabilmente una maggiore efficacia nel descrivere le condizioni termiche in ambiente urbano per valori di
vento ed umidità più elevati. In particolare l’indice Apparent Temperature con vento è apparso il più efficace,
a stimare le condizioni termiche percepite in quanto in grado di considerare anche l’effetto del vento,
parametro che riveste, come abbiamo osservato, un ruolo fondamentale nelle aree periferiche in cui tale
indice ha evidenziato differenze, rispetto all’indice Apparent Temperature senza vento, anche prossime a 2
°C in tutti i momenti della giornata. Questo indice ha quindi le maggiori potenzialità per la valutazione delle
condizioni di disagio termo-fisiologico da caldo all’interno dei grandi centri urbani e in aree geografiche in cui
il vento riveste un ruolo importante, come le località costiere o zone urbane periferiche.
Anno 2013
Seasonal blood pressure changes: an independent relationship with temperature and daylight hours.
Modesti PA, Morabito M, Massetti L, Rapi S, Orlandini S, Mancia G, Genisti GF, Parati G. Hypertension.
2013 Apr;61(4):908-14. doi: 10.1161/HYPERTENSIONAHA.111.00315.
Response to seasonal changes in blood pressure: possible interaction between sunlight and brain
serotonin.
Modesti PA, Rapi S, Gensini GF, Morabito M, Orlandini S, Massetti L, Mancia G, Parati G. Hypertension.
2013 Jul;62(1):e2. doi: 10.1161/HYP.0b013e31829d239a.
Abstract
Seasonal blood pressure (BP) changes have been found to be related to either outdoor or indoor
temperature. No information regarding the independent effects of temperature measured proximally to the
patient, the personal-level environmental temperature (PET), is available. Inclusion of daylight hours in
multivariate analysis might allow exploring the independent interaction of BP with seasonality. To investigate
whether ambulatory BP monitoring is affected by PET or by seasonality, 1897 patients referred to our
hypertension units underwent ambulatory BP monitoring with a battery-powered temperature data logger
fitted to the carrying pouch of the monitor. Predictors of 24-hour daytime and nighttime BP and of morning
BP surge were investigated with a multivariate stepwise regression model, including age, sex, body mass
index, antihypertensive treatment, office BP, ambulatory heart rate, PET, relative humidity, atmospheric
pressure, and daylight hours as independent variables. At adjusted regression analysis, daytime systolic BP
was negatively related to PET ( − 0.14; 95% confidence interval, − 0.25 to − 0.02); nighttime BP was
positively related to daylight hours (0.63; 0.37 – 0.90); and morning BP surge was negatively related to
daylight hours ( − 0.54; − 0.87 to − 0.21). These results provide new evidence that PET and seasonality
(daylight hours) are 2 independent predictors of ambulatory BP monitoring.
Questo lavoro si pone l’obiettivo di studiare le relazioni tra i valori di pressione arteriosa ottenuti mediante
monitoraggio ambulatoriale e l’andamento termico in prossimità del soggetto. L’originalità di questo lavoro,
quindi, è quella di aver monitorato le reali condizioni termiche a cui un soggetto è esposto, e non quelle
rilevate mediante una comune stazione meteorologica, rappresentativa soprattutto della zona in cui la
centralina è posizionata, e che spesso è molto diversa dalle reali condizioni di esposizione di vari soggetti.
Nello studio, quindi, mediante un opportuno dispositivo di monitoraggio micro-climatico portatile, è stata
monitorata la temperatura ambientale rilevata in prossimità del soggetto, ossia la “personal-level
environmental temperature (PET)”. In totale sono stati effettuati 1897 monitoraggi in pazienti che vivono
nelle città di Firenze e Milano. L’individuazione dei predittori della pressione arteriosa diurna e notturna
giornaliera, nonché l’aumento della pressione arteriosa che si verifica al mattino (morning BP surge), sono
state studiate mediante modelli regressivi multiviariati, includendo nelle analisi varie informazioni, tra cui
l’età, il sesso, il BMI, il trattamento ipertensivo, la frequenza cardiaca ambulatoriale, la PET, l’umidità relativa,
la pressione atmosferica, e le ore di luce giornaliere (un proxy della stagionalità), tutte inserite come variabili
indipendenti. I risultati hanno mostrato che la pressione arteriosa giornaliera era negativamente associata
con il PET (−0.14; 95% intervallo di confidenza, da −0.25 a −0.02); la pressione arteriosa notturna era
associata positivamente con le ore di luce giornaliere (0.63; 0.37 – 0.90); e l’aumento della pressione
arteriosa al mattino era associato negativamente con le ore di luce (−0.54; da −0.87 a −0.21). Questi risultati
forniscono nuove informazioni che sia la temperature ambientale prossimale al soggetto e la stagionalità
rappresentano due predittori indipendenti del monitoraggio della pressione arteriosa ambulatoriale.
Studio della distribuzione geografica delle nefropatie nell'area di Taranto: obiettivi e metodologia.
Benedetti M, Manno V, Minerba A, Soggiu ME, Bassola M, De Santis M, Mincuzzi A, Morabito M, Orlandini
S, Panocchia N, Conti S, Comba P. Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità. Set 2013;26(9):3-6 (ISSN:
0394-9303).
Abstract
(Study of the geographical distribution of renal disease in the area of Taranto: aims and methods) – Several
studies have reported the nephrotoxicity of heavy metals as a consequence of environmental and
occupational exposures. Furthermore, some authors have investigated the spatial analysis of renal disease
in populations resident in the neighbourhood of industrial sites characterised by emission of heavy metals.
The purpose of the present study was to assess the geographical distribution of renal disease, as estimated
by hospital discharge records, in the Province of Taranto (at municipal level) and in the Taranto Priority
Contaminated Site (municipalities of Taranto and Statte), at a micro-geographical scale. The latter study will
combine demographical and health information at census-tract levels and modelling of industrial emissions.
The protocol is an original multidisciplinary contribution, developed through a collaborative effort of several
researchers and public health institutions. The Taranto site is particularly suitable for the full implementation
of this protocol, which can then be used in other geographical areas.
Numerosi studi hanno evidenziato l’azione nefrotossica di alcuni metalli pesanti per esposizioni ambientali e
occupazionali. Alcuni autori hanno approfondito il tema della distribuzione geografica dei casi di nefropatie
dei residenti in prossimità di siti industriali caratterizzati da emissioni e rilascio di metalli pesanti. Il presente
studio si propone di valutare la distribuzione geografica della morbosità per nefropatie, stimata attraverso
l’ospedalizzazione, nella Provincia di Taranto, a livello comunale, e nell’ambito del Sito di Interesse
Nazionale (SIN) per le bonifiche di Taranto (comprendente i comuni di Taranto e Statte), attraverso un
approccio micro-geografico che tenga conto della distribuzione delle ricadute delle emissioni del polo
industriale. Il protocollo proposto per questo studio rappresenta un contributo originale interdisciplinare, frutto
della collaborazione fra diverse istituzioni di ricerca e sanità pubblica. Il sito di Taranto è particolarmente
indicato per la piena applicazione di questo protocollo, che potrà successivamente essere utilizzato in altri
ambiti territoriali.
Recent trends in seasonal and annual precipitation indices in Tuscany - Analisi dell’andamento
annuale e stagionale del regime di precipitazioni in Toscana
Bartolini G., Messeri A., Grifoni D., Mannini D., Orlandini S. Pubblicato su Theoretical and Applied
Climatology, 2013. DOI 10.1007/s00704-013-1053-3.
Abrstract
Global warming alters the hydrogeological cycle since a rise in temperature leads to an increase in the
moisture-holding capacity of the atmosphere at a rate of about 7%/°C. This fact can influence the global, but
also local characteristics of precipitation, such as total amount and intensity.Therefore, it is important to study
changes in rainfall regime in regions with complex orography, like Tuscany, where there are strong spatial
gradients in precipitations amount. The aim of this study is to look for temporal change in precipitation from
1955 to 2007 searching for spatial differences. Daily data of 21 meteorological stations where analyzed to
identify trends in seasonal and annual precipitation indices. Cluster analysis applied to principal components
was applied to identify homogeneous groups of stations. A decrease in precipitation was observed at annual
time scale, during winter and spring, especially in northwestern areas. Wet days highlighted a decrease in all
of Tuscany, due to the same seasons. In northern Tuscany, the decrease in rainfall amount was mainly
determined by a lower frequency of rainy events which in turn caused a decrease in the occurrence of
extreme daily precipitation events (75th,90th, and 95th percentile). In central-southern Tuscany, no
significant changes were observed except for an increase in precipitation fraction, due to extreme events and
in mean daily total amount for wet days.
Mentre l’effetto del cambiamento climatico sulle temperature è molto evidente e piuttosto omogeneo, non
solo in Italia ma su gran parte dell’emisfero settentrionale, al contrario l’effetto del “climate change” sul
regime pluviometrico è molto più complesso ed estremamente variabile a livello territoriale. La tendenza è
comunque quella di una estremizzazione del clima con periodi caratterizzati da frequenti ed intense
precipitazioni alternati a lunghe fasi di carenza idrica con importanti effetti sulla nostra salute. Lo studio è
stato eseguito in toscana, utilizzando i cumulati giornalieri di pioggia (mm) registrati da 21 stazioni
posizionate sul territorio toscano nel periodo 1955-2007. L’analisi ha evidenziato una diminuzione delle
precipitazioni annuali e dei picchi precipitativi giornalieri su gran parte del territorio, in particolare sulla parte
nord-ovest della toscana e sull’Appennino Nord-orientale. Al contrario, sulla toscana centro-meridionale è
aumentato il numero di giorni caratterizzato da precipitazioni giornaliere estreme con aumento anche della
variabilità interannuale, soprattutto nelle stagioni estreme. Inoltre è stata riscontrata anche una diminuzione
nel numero di giorni piovosi nelle ultime due decadi, soprattutto a causa della diminuzione delle
precipitazioni nel periodo primaverile ed invernale. Tale studio conferma l’estrema variabilità, anche a livello
locale, del regime precipitativo nell’area mediterranea che ha importanti effetti sulla disponibilità della risorsa
idrica, in relazione anche al continuo aumento della richiesta di acqua per uso agricolo e per la produzione di
energie. Inoltre l’aumento della frazione di precipitazioni dovute ad eventi estremi suggerisce l’importanza
dell’adozione di strategie di mitigazione e di adattamento per limitare gli effetti di tali fenomeni su aree che
presentano un alto rischio idrogeologico in grado di arrecare danni a cose e persone.
Urban planning indicators: useful tools to measure the effect of urbanization and vegetation on
summer air temperatures.
Petralli M, Massetti L, Bandani G, Orlandini S. International Journal of Climatology 06/2013;
DOI:10.1002/joc.3760
Abstract
In this article, the relationships between some urban planning indicators (GCR, green cover ratio; LCR, Lawn
cover ratio; TCR, Tree cover ratio; SCR, street cover ratio; BCR, building cover ratio; BVD, Building volume
density) and intra-urban minimum and maximum average summer temperatures of Florence (Italy) were
investigated. These indicators were calculated at different scales (areas of 10 m to 500 m radius) within the
urban environment. Results showed that all the indicators can be used to assess the intra-urban distribution
of minimum air temperature values at all scales. Maximum air temperature was affected by GCR and TCR
especially near the stations (radius up to 50 m), and by SCR at all scales, and the significance increased
with radius. A 10% increase in LCR determined a reduction in minimum summer temperature from 0.14 °C
(radius = 10 m; p < 0.05) to 0.53 °C (radius = 500 m; p < 0.01). A 10% increase in SCR determined an
increase in minimum summer temperature from 0.22 °C (radius = 10 m; p < 0.01) to 0.66 °C (radius = 400 m;
p < 0.01). The analysis of the type of green showed the significant role of forested areas on decreasing
maximum temperatures and of grass areas on decreasing minimum temperatures. This research expands
our scientific understanding of the effects of urban planning indicators on the intra-urban thermal regime and
can provide useful tools to urban planners and policymakers for the evaluation of the impact of an urban
transformation on the thermal regime of the city at different scales.
L’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare la relazione tra condizioni urbanistiche e temperature
minime e massime estive. Lo studio è stato condotto nella città di Firenze e sono stati calcolati alcuni indici
urbanistici al fine di rendere i risultati dello studio facilmente utilizzabili da architetti, pianificatori urbani e
amministratori. Gli indicatori utilizzati sono stati: GCR (green cover ratio), percentuale di area coperta da
area verde; LCR (Lawn cover ratio) percentuale di area coperta da area a prato; TCR (Tree cover ratio)
percentuale di area coperta dalla chioma degli alberi; SCR (street cover ratio) percentuale di area coperta da
superficie asfaltata; BCR (building cover ratio) percentuale di area coperta edifici; BVD (Building volume
density) volume degli edifici sull’area analizzata. Gli indicatori sono stati calcolati su aree concentriche di
raggio crescente, da 10 a 500 metri, centrate su sensori di temperatura ed umidità dell’aria posti
omogeneamente sul territorio comunale fiorentino. I risultati dello studio mostrano che tutti gli indicatori
hanno un effetto sulle temperature minime e massime dell’aria: per quanto riguarda la temperatura massima,
questa sembra essere particolarmente influenzata in negativo dalla presenza di aree a verde (soprattutto
alberate) nelle vicinanze della stazione (nelle aree con raggio fino a 50 metri) e dalla presenza di superfici
asfaltate, in quest’ultimo caso con una significatività che tende ad aumentare con il raggio dell’area
considerata. Gli effetti della presenza delle aree verdi e delle superfici asfaltate sulle temperature minime
sono ancora più evidenti: un aumento del 10% della superficie a prato determina una riduzione della
temperatura minima dell’aria che varia tra 0,14 °C (per aree di 10 metro di raggio) e 0,53 °C (per aree di 500
metri di raggio). Al contrario, un aumento del 10% nella superficie asfaltata determina un aumento delle
temperature minime che varia tra 0,22 °C (per aree di 10 metri di raggio) e 0,66 °C (per aree di 400 metri di
raggio). Una particolarità dello studio è stata, infine, quella di analizzare l’effetto sulla temperature delle
diverse superfici di verde (arboreo e erbaceo). Dai risultati emerge che entrambi sono necessari nella
riduzione delle temperature dell’aria: il verde arboreo determina una riduzione delle temperature massime,
mentre il verde erbaceo tende a ridurre quelle minime.
I risultati di questo studio possono essere facilmente utilizzabili da architetti, pianificatori urbanistici e
amministratori locali per valutare l’effetto in termini di temperature massime e minime estive di una modifica
del tessuto urbano a diverse scale, quindi sia nell’intorno dell’intervento, che a scala più ampia. Tali risultati
risultano particolarmente utili in un contesto come quello attuale di aumento delle temperature urbane e della
popolazione anziana, la più vulnerabile agli eccessi termici estivi.
Seasonal variation, weather and behavior in day-care children: a multilevel approach.
Ciucci E, Calussi P, Menesini E, Mattei A, Petralli M, Orlandini S. International Journal of Biometeorology
Nov 2013, 57(6) pp 845-856, doi: 101007/s00484-012-0612-0
Abstract:
This study analyzes the effect of weather variables, such as solar radiation, indoor and outdoor air
temperature, relative humidity and time spent outdoor, on the behavior of 2-year-old children and their
affects across different seasons: winter, spring and summer. Participants were a group of 61 children (33
males and 28 females) attending four day-care centers in Florence (Central Italy). Mean age of children at
the beginning of the study was 24.1 months (SD = 3.6). We used multilevel linear analyses to account for the
hierarchical structure of our data. The study analyzed the following behavioral variables: Activity Level,
Attentional Focusing, Frustration, and Aggression. Results showed a different impact of some weather
variables on children’s behavior across seasons, indicating that the weather variable that affects children’s
behavior is usually the one that shows extreme values during the studied seasons, such as air temperature
and relative humidity in winter and summer. Studying children and their reactions to weather conditions could
have potentially wide-reaching implications for parenting and teaching practices, as well as for researchers
studying social relationships development.
Grazie alla collaborazione con il dipartimento di psicologia dell’Università di Firenze ed al Servizio Asili Nido
e Servizi complementari alla prima infanzia del Comune di Firenze, tra il 2008 ed il 2009 è stato portato
avanti uno studio volto ad analizzare il comportamento dei bambini all’interno degli asili nido del Comune in
funzione delle condizioni meteorologiche ed ambientali. Nello studio è stato osservato il comportamento di
un totale di 61 bambini (33 maschi e 28 femmine) frequentanti 4 asili nido del comune di Firenze, con un’età
media di 2 anni. Le variabili del comportamento analizzate sono state livello di attività, attenzione focalizzata,
frustrazione e aggressività. Tali variabili sono state analizzate in funzione di alcune variabili ambientali in tre
diverse stagioni, inverno, primavera ed estate. Si è potuto così osservare che in linea generale le variabili
meteorologiche che hanno un maggior effetto sui comportamenti dei bambini sono quelle che nelle diverse
stagioni sono meno disponibili, come per esempio la radiazione solare nel periodo invernale, oppure le alte e
le basse temperature in inverno ed in estate. Inoltre, il parametro meteorologiche che ha evidenziato i
maggiori effetti sul comportamento dei bambini è l’umidità relativa: durante l’inverno, l’aumento dell’umidità
dell’aria si associa ad un aumento dei sentimenti negativi e dell’aggressività dei bambini nei confronti dei loro
pari. Al contrario, all’interno delle strutture degli asili nido i valori di umidità vengono mantenuti relativamente
bassi (30-40%) e questo può dipendere dall’eccessivo uso degli impianti di riscaldamento: secondo la
normativa ashrae, infatti, il range ideale di umidità relativa negli ambienti confinati è 30-60%. Gli ambienti
degli asili sono quindi poco umidi e, in queste condizioni, un aumento anche lieve dei tassi di umidità ha
evidenziato un aumento delle esternalità positive, in quanto si è notato una riduzione della frustrazione dei
bambini, intesa come un sentimento negativo legato, ad esempio, all’interruzione di una attività o di un
gioco.
Aerobiological trends in allergenic herbaceous family pollen season in Tuscany (Italy) with regard to
the 2003 heat waves
Francesca Natali, Lorenzo Cecchi, Tommaso Torrigiani Malaspina, Francesco Barbano, Simone Orlandini,
Aerobiologia 2013, Vol. 29, Issue 3; 399-406. ISSN 0393- 5965 (print); 1573- 3025 (on line).
Abstract
The aim of this study was to assess the current aerobiological situation and to investigate the influence of the
hot and dry summer 2003 on pollen season (onset, end and duration of the pollen season, peak pollen day
and value, total seasonal amount of pollen grains) of herbaceous family as Poaceae, Urticaceae and
Compositeae. Heat wave of 2003 influenced the phenology of the main pollen families in Tuscany: the high
temperatures occurred during 2003 affected pollen season of different family with different responses. This
study confirms the role that the climate has on the flora species and in particular on herbaceous species
phenology and the high variability of the pollination among different places, during extreme events. In
general, high spring temperature induces an advance of the flowering period and a release of higher pollen
quantity of Urticaceae and Poaceae; however, exceptional weather conditions (i.e. summer 2003), could
exert a opposite effect, resulting in a impairment of flowering of Urticaceae during autumn. Compositeae
species produced a low amount of pollen in 2003, even if the peak value was higher than the average in
some stations.
Lo studio ha condotto un’analisi sull’andamento della stagione pollinica di tre famiglie erbacee allergeniche
presenti in Toscana: Poaceae, Urticaceae e. Compositeae. Sono stati presi in considerazione alcuni indici
aerobiologici (inizio, fine e durata della pollinazione, concentrazione totale e massima di polline prodotto e
corrispondente giorno giuliano) per caratterizzare le stagioni polliniche registrate in 4 stazioni dislocate sul
territorio regionale . In particolare è stata evidenziata l’influenza dell’ondata di calore verificata nel 2003
sull’andamento della stagione dello stesso anno. Le famiglie delle Poaceae e delle Urticaceae hanno
manifestato un anticipo della loro stagione di fioritura e una produzione maggiore di polline a differenza delle
specie appartenenti alla famiglia delle Compositae che, invece, hanno rilasciato in atmosfera una minore
quantità di granuli pollinici.
Anno 2014
Might outdoor heat stress be considered a proxy for the unperceivable effect of the ultravioletinduced risk of erythema in Florence?
Morabito M, Grifoni D, Crisci A, Fibbi L, Orlandini S, Gensini GF, Zipoli G. Journal of Photochemistry and
Photobiology B: Biology. 2014 Jan;130:338-348. doi: 10.1016/j.jphotobiol.2013.12.0099.
Abstract
Erythema is the most familiar short-term symptom of human skin associated with overexposure to
unperceivable ultraviolet radiation (UV). However, people are able to perceive the warm infrared component
of the solar radiation by means of thermal (dis)comfort. This study investigated the potentiality of perceived
outdoor heat stress as a valuable proxy for the unperceivable effect of UV-induced risk of erythema in a
Mediterranean city. Meteorological data and UVB (280-320nm) measurements were obtained for the 20042012 period by a weather station located in the municipality of Florence. Continuous measurements of
erythemally effective UV (UVEry) were performed by means of a broadband temperature-corrected
radiometer with the spectral response close to the erythemal action spectrum. Hourly UVEry doses were
expressed as Standard Erythemal Doses (SEDs). The newly developed Universal Thermal Climate Index
(UTCI), that represents the state-of-the-art of outdoor thermal (dis)comfort evaluation, was also assessed.
Descriptive analyses of the hourly distribution per month of the frequencies of days with heat stress and
UVEry exceeding 2.0, 3.0, 4.5 and 6.0 SEDs were carried out based on the general skin-type characteristics.
The association between UVEry and UTCI was analyzed by a two-way contingency table approach. The
probability of UVEry exceeding specific SED thresholds when heat stress occurs was often significantly
higher than the same probability when no heat stress is perceived. Furthermore, increased magnitudes of
the ratios, ranging from the very sensitive to the minimally sensitive skin types, were also found. However,
during several months, too many days occur without any signs of heat discomfort, even when people may be
exposed to relevant doses of harmful UVEry for the skin of various phototypes. These findings underlie the
need for public health authorities to provide differentiated advice per month in relation to potential UV skin
damage in the city of Florence.
L’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare se il disagio da caldo avvertito quando esposti alle
condizioni ambientali all’aperto, quindi rappresentate dalla complessa interazione tra temperatura, umidità,
vento e flussi radiativi, può rappresentare un proxy di potenziale danno eritematico dovuto all’effetto
impercettibile della radiazione solare ultravioletta. Lo studio è stato condotto a Firenze utilizzando i
monitoraggi meteo-climatici effettuati su un periodo dal 2004 al 2012. E’ stata quindi calcolata quella che in
letteratura viene definita come “Standard Erythemal Dose (SED)”, ossia una misura eritematica pesata di
esposizione alla radiazione ultravioletta. Il SED è indipendente dal fototipo e una specifica dose di SED (1
SED = 100 Jm-2) può causare un eritema in soggetti con pelle chiara e essere innocua in soggetti con pelle
scura. Oltre alla SED è stato calcolato quello che rappresenta lo stato dell’arte per la valutazione del
benessere/disagio termico in ambiente all’aperto, ossia l’Universal Thermal Climate Index (UTCI), espresso
in termini di temperatura percepita (°C). La relazione tra il SED e l’UTCI è stata studiata mediante l’approccio
della tabella di contingenza a doppia entrata. Dai risultati è emerso che la probabilità di avere un potenziale
danno da radiazione UV per vai fototipi quando si verificano condizioni di stress termico è significativamente
maggiore della stessa probabilità che si ha quando non si verificano condizioni di stress termico. Inoltre, tale
probabilità è risultata essere maggiore passando da soggetti con pelle molto sensibile a soggetti con pelle
più resistente. Comunque, lo studio ha anche mostrato che, durante alcuni mesi, si verificano troppi giorni
privi di “segnali” di stress termico (disagio da caldo), nonostante i soggetti possono essere esposti a dosi
rilevanti di radiazione UV con possibile danno eritematico per la pelle di vari fototipi. Questi risultati
evidenziano la necessità da parte delle autorità di salute pubblica che operano nella città di Firenze di fornire
avvisi differenziati a livello mensile basati sul potenziale danno della UV per la pelle.
Environmental temperature and thermal indices: what is the most effective predictor of heat-related
mortality in different geographical contexts?
Morabito M, Crisci A, Messeri A, Capecchi V, Modesti PA, Gensini GF, Orlandini S. The Scientific World
Journal. 2014 Article ID 961750, 15 pages. DOI: 10.1155/2013/ 961750
Abstract
The aim of this study is to identify the most effective thermal predictor of heat-related very-elderly mortality in
two cities located in different geographical contexts of central Italy. We tested the hypothesis that use of the
state-of-the-art rational thermal indices, the Universal Thermal Climate Index (UTCI), might provide an
improvement in predicting heat-related mortality with respect to other predictors. Data regarding very elderly
people (≥75 years) who died in inland and coastal cities from 2006 to 2008 (May-October), and
meteorological and air pollution were obtained from the regional mortality and environmental archives.
Rational (UTCI) and direct thermal indices represented by a set of bivariate/multivariate apparent
temperature indices were assessed. Correlation analyses and generalized additive models were applied.
The Akaike weights were used for the best model selection. Direct multivariate indices showed the highest
correlations with UTCI and were also selected as the best thermal predictors of heat-related mortality for
both inland and coastal cities. Conversely, the UTCI was never identified as the best thermal predictor. The
use of direct multivariate indices, which also account for the extra effect of wind speed and/or solar radiation,
revealed the best fitting with all-cause, very-elderly mortality attributable to heat stress.
L’obiettivo di questo studio è stato quello di identificare il miglior “predittore” (indicatore meteo-climatico) di
mortalità di soggetti molto anziani (età ≥ 75 anni) legata al caldo. In particolare è stata testata l’ipotesi che
l’utilizzo di quello che viene considerato come lo stato dell’arte per la valutazione del benessere/disagio
termico in ambiente all’aperto, l’indice Universal Thermal Climate Index (UTCI), possa fornire un ulteriore
miglioramento per prevedere la mortalità legata allo stress da caldo rispetto, invece, ad altri indicatori, tra cui
la temperatura dell’aria e altri indici biometeorologici semplificati (indici diretti bi- e multi-variati). Le analisi si
sono concentrate sul periodo 2006-2008 (Maggio-Settembre) durante il quale sono stati raccolti i dati
meteorologici e di mortalità di soggetti molto anziani (età ≥ 75 anni). I dati sono stati raccolti su due località
con caratteristiche meteo-climatiche differenti: 1) città di pianura dell’entroterra (Firenze); 2) città di pianura
costiera (Livorno). E’ stata dapprima effettuata un’analisi di correlazione lineare tra gli indicatore meteo e
bioclimatici e successivamente, per studiare le relazioni con l’indicatore sanitario (dati di mortalità), sono stati
applicati modelli additivi generalizzati (GAM). Per selezionare il miglior modello è stato utilizzato l’approccio
della media pesata del “Akaike's information criterion” (AIC). Dall’analisi di correlazione è risultato che gli
indici multivariati hanno mostrato la più alta correlazione con l’indice UTCI e sono stati anche selezionati
come migliori predittori di mortalità legata al caldo, sia nella città dell’entroterra che in quella costiera.
L’UTCI, invece, non è stato mai identificato come miglior indicatore termico, probabilmente perché il suo
calcolo richiede molta accuratezza nelle misure micro-meteorologiche riferite a ambienti specifici, oltre a
informazioni soggettive (come le caratteristiche del valore di resistenza termica del vestiario e l’attività fisica),
che però non possono essere generalizzate per scopi epidemiologici condotti su vaste aree geografiche
dove esiste una variabilità incontrollata, anche legata a comportamenti soggettivi. L’utilizzo invece di indici
diretti multivariati (semplificati), che tengono comunque in considerazione anche l’effetto della ventilazione
e/o il contributo radiativo derivante soprattutto dall’attività solare, si sono rivelati più adatti a identificare la
mortalità di soggetti molto anziani dovuta allo stress da caldo. Le informazioni ottenute da questo lavoro
sono molto utili per sviluppare nuove misure preventive o per rendere più efficienti i piani di emergenza degli
effetti del caldo sulla salute già esistenti e operativi sul territorio.
L’analisi del microclima urbano a supporto della progettazione: le mappe termiche della città di
Firenze.
Petralli M, Massetti M, Brandani G, Orlandini S. In “Il clima cambia le città -Strategie di adattamento e
mitigazione nella pianificazione urbanistica” a cura di F. Musco e E. Zanchini, Franco Angeli editore. Milano,
2014. ISBN 978-88-204-8723-2
Abstract:
The growth of urban populations means that most people will experience urban climate, that is significantly
different from the rural one. Urban climate is a very complex field of study because of the great number of
characteristics that affect weather variables in the urban environment and because of the different kind of
morphologies and materials used in cities all over the world. There is a need to increase the climatic
knowledge of urban areas all over the world and to translate it into a planning language in order to facilitate
the design of more sustainable cities.
The aim of this work is to show how thermal maps can be used by urban planners and policymakers to take
action towards urban temperature mitigation.
A network of air temperature sensor was used to quantify the thermal variability of Florence and to analyze
the relationship between air temperature and some urban indicators, such as green cover ratio, street cover
ratio and building volume. All those studies were used to create different kind of thermal maps of Florence.
These maps can have several applications, such as phenology, urban planning and human health: for
example these maps can be used to create other maps, such as biometeorological maps for plant flowering,
or biometeorological maps for human health studies used to classify areas at higher risk during the heat
waves or cold spells.
All’interno del volume Il clima cambia le città -Strategie di adattamento e mitigazione nella pianificazione
urbanistica” a cura di F. Musco e E. Zanchini, Franco Angeli editore, che si pone l’obiettivo di descrivere lo
stato dell’arte della ricerca universitaria e della sperimentazione nelle città italiane sui temi dell’adattamento
ai cambiamenti climatici in relazione alla pianificazione territoriale ed urbanistica, gli autori sono stati invitati a
descrivere gli effetti del clima sulle città e delle città sul clima, inserendo anche una sezione dedicata al
lavoro svolto nella città di Firenze sulla creazione delle mappe termiche a support della progettazione
urbanistica. Le applicazioni delle mappe termiche possono essere molteplici in funzione degli scopi di
mitigazione che l’amministrazione comunale si prefigge. Possono, ad esempio, servire all’individuazione
delle zone più critiche della città durante le ondate di calore, combinando la mappa termica elaborata in base
all’indice climatico “giorni caldi” (Temperatura massima maggiore di 34 °C) o “notti tropicali”, con la mappa
relativa alla popolazione anziana residente. Oppure potrebbero essere utilizzate per identificare le aree
cittadine in cui c’è maggior necessità dell’uso del condizionamento in estate o del riscaldamento in inverno,
analizzando le mapper dei gradi giorno (cooling degree days o heating degree days) Ancora, potrebbero
essere utilizzate per identificare i periodi di fioritura di alcune piante, ottenendo in tal modo mappe che
forniscono delle informazioni di carattere sanitario, se si prendono in considerazione piante con polline
allergenico, oppure semplicemente estetico (se si prendono in considerazione piante ornamentali).
In stampa
A glossary for biometeorology.
Gosling SN, Bryce EK, Dixon PD, Gabriel KMA, Gosling EY, Hanes J, Hondula DM, Liang L, Mac-Lean PAB,
Muthers S, Nascimento NT, Petralli M,Vanos JK, Wanka E R. International Journal of Biometeorology (in
press)
Abstract:
Here we present, for the first time, a glossary of biometeorological terms. The glossary aims to address the
need for a reliable source of biometeorological definitions, thereby facilitating communication and mutual
understanding in this rapidly expanding field. 170 terms are defined, with reference to 227 citations. It is
anticipated that the glossary will be revised in coming years, updating terms and adding new terms, as
appropriate. The glossary is intended to provide a useful resource to the biometeorology community, and to
this end, readers are encouraged to contact the lead author to suggest additional terms for inclusion in later
version of the glossary as a result of new and emerging developments in the field.
Grazie all’adesione allo students and new professional group dell’International Society of Biometeorology
(ISB), è stato possibile partecipare alla stesura di un glossario di termini biometeorologici. Tale glossario
rappresenta il primo glossario ufficiale di termini biometeorologici, e sarà nel tempo integrato con nuove voci.
Attualmente nel glossario sono definiti circa 170 termini, facendo riferimento a oltre duecento citazioni di
articoli e libri scientifici internazionali.