Animali di città [di Franco Masala] Una

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Animali di città [di Franco Masala] Una
Animali di città
[di Franco Masala]
Una piacevole passeggiata per le strade di Cagliari permette di scoprire la presenza di una quantità
notevolissima di animali scolpiti e dipinti che per ornamento o per ragioni civili e religiose sono
disseminati in molti edifici. A volte visibilissimi, a volte più nascosti, questi animali formano un
vero e proprio “bestiario cagliaritano” che partendo da tempi antichissimi arriva fino ai nostri giorni
senza soluzione di continuità, contribuendo a fare la storia della città.
Sicuramente è l’elefante nell’omonima Torre l’animale più fotografato in città ma quanti si sono
accorti che il raffinato logo del CTM contiene contemporaneamente le tre lettere e la silhouette del
pachiderma? È però altrettanto certo che il leone sia l’animale più diffuso con implicazioni
simboliche (la forza), araldiche (gli stemmi nobiliari), religiose (attributo di santi quali Marco e
Girolamo). Così è altrettanto logico che il leone “viva” soprattutto nel Castello, la parte più nobile
della città.
Già la Porta dei Leoni dà accesso al quartiere nella parte sudoccidentale e, dopo aver doppiato lo
stemma dei Conti Viale sul Bastioncino di S. Caterina, il leone regna sovrano – è il caso di dirlo –
nella Piazza Palazzo dove quattro di loro sono di guardia all’ex Palazzo di città e alla Cattedrale.
Qui, all’interno, i magnifici leoni romanici di Maestro Guglielmo, già reggenti il pulpito pisano
oggi smembrato nella controfacciata, sono alla base del coloratissimo presbiterio, ornato di marmi
secenteschi, per ritornare nei monumenti funebri del re Martino d’Aragona e dell’arcivescovo
Desquivel.
Continuando lungo la piazza, leoni simili a quelli romanici ornano lo scalone d’onore del Palazzo
Viceregio, preceduti da due teste coronate che fanno da battenti bronzei al grande portale. Aspetto
che, pur privo di corona, si ritrova nei battenti di molti edifici anche al di fuori del Castello.
È singolare che una ripresa dei leoni – questa volta in legno – si trovi nel presbiterio della chiesa di
S. Lucifero, chiaramente modellato su quello della Cattedrale, e proprio qui ritroviamo altri animali
nei bellissimi azulejos in ceramica colorata che fanno da alzata ai gradini della scalinata: l’aquila
bicipite e, soprattutto, il cane con una fiaccola in bocca (che torna più volte sia all’interno che
all’esterno della chiesa) spiegabile con il fatto che la chiesa fosse retta un tempo dai Domenicani,
appunto i Domini canes. Un’altra raffigurazione del cane, questa volta a fianco dello stesso
Domenico, si trova in un dipinto nel piccolo oratorio delle Anime Purganti in piazza S. Giacomo.
Cani con tanto di collare a punte acuminate di ferro accompagnano i Romani contro i Barbaricini
nel salone consiliare del Palazzo Viceregio e i pastori nel Retablo del Presepio della Pinacoteca
Nazionale, vera e propria miniera di animali da scoprire nei molti dipinti lì conservati.
E chi mai penserebbe di trovare un topo nascosto tra i peducci del magnifico chiostro di S.
Domenico dove c’è anche un grifo alato, secondo la prassi tipicamente medioevale di utilizzare
figure strane o bizzarre anche nei luoghi sacri? Non a caso parecchi “mostri” abitano la città come i
grifi di Palazzo Boyl o quello del materiale di spoglio del transetto sinistro della Cattedrale e ancora
il drago di S. Margherita (Retablo dell’Annunciazione in Pinacoteca) e di S. Giorgio (chiesa dei SS.
MM. Giorgio e Caterina in Via Scano) oppure i due draghi metallici che si affrontano nella
cancellata d’ingresso al Municipio.
Se, infine, è scontato che le teste di bue ornino l’Exmà (appunto già mattatoio comunale), è
possibile, però, trovare i pesci nell’acquasantiera della chiesa di S. Cesello in Via S. Giovanni e
nell’ex prigione di S. Pancrazio, i serpenti nel Museo Archeologico e nella Grotta della Vipera, i
volatili di diverse specie in molti luoghi (dal magnifico acquamanile di ascendenza araba della
Pinacoteca alle pavoncelle “ricamate” nella facciata della Vergine della Salute al Poetto fino al
gabbiano - cau in sardo - dello stemma Cao di S. Marco in Via de’ Genovesi) e via elencando.
Ma dove trovare i granchi e l’orso dipinti o la capra scolpita, il coccodrillo fossile o il pesce-mostro
dei murales? Beh, la caccia è aperta: l’importante è che sia incruenta!
*Sintesi della conversazione tenuta al Liceo “Dettori” di Cagliari per la Notte nazionale del liceo
classico, 13 gennaio 2017.