Caso 1: Una bambina di nove anni e mezzo viene portata a una
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Caso 1: Una bambina di nove anni e mezzo viene portata a una
Caso 1: Una bambina di nove anni e mezzo viene portata a una visita endocrinologica, all'ospedale Bambino Gesù, su consiglio del medico curante, per perdite ematiche vaginali. Dall’anamnesi risultano due ricoveri precedenti; la diagnosi era stata, in entrambi i casi, di corpo estraneo endovaginale (carta igienica e cartone). Si decide quindi di ricoverare la bambina per sottoporla nuovamente a colposcopia: l'esame rivela una diagnosi simile a quelle precedenti. Tutto ciò sembra lasciare indifferente l'intero nucleo familiare. Il caso viene segnalato al Servizio di Psichiatria, che seguirà la famiglia. Dopo un lungo periodo di osservazione, risulta che la bambina ha, in passato, subito violenza da parte del padre. Caso 2: Lalla vive in una tenuta dove il padre lavora come guardiano. Quando aveva otto anni, un lavorante de/la tenuta, cinquantenne, la molestava minacciandola; in seguito la coinvolse in giochi erotici con il suo cane e la sodomizzò. Solo un anno dopo, quando l'uomo, sospettato di furto, viene licenziato, la ragazzina trova il coraggio di raccontare all'insegnante di sostegno della scuola, la sua esperienza. La bambina non partecipava alle lezioni scolastiche, non faceva i compiti ne rispondeva alle interrogazioni Il racconto che segue è la testimonianza dell'insegnante sul comportamento della bambina: «avevo notato l'interesse quasi morboso che Lalla manifestava nei confronti delle altre bambine quando, durante l’intervallo, andavano al bagno. Voleva sempre entrare con le altre a far pipì e, a suo dire "per scherzo", mostrava a tutte il sedere. Questi e altri comportamenti (si metteva le dita nel naso e poi in bocca; spalmava ovunque saliva; sputava; diceva sottovoce in cantilena brutte parole e, a volte, bestemmie; si tagliava con i temperini per lasciare tracce di sangue sui fogli bianchi dei quaderni altrui; .si staccava dalla testa intere ciocche di capelli; disegnava sui muri, simboli fallici, seni e ani) le avevano guadagnato la fama di "procacciatrice e di matta». Caso 3: Anna, quindici anni, viene segnalata al Tribunale dei minori poiché subisce atti di libidine da parte del padre Gianni, di quarantanni. La madre, Lucia, che ha trentasei anni e collabora all'attività commerciale del marito, era a conoscenza dell'abuso subito dalla figlia e non aveva mai tentato di farlo cessare. Durante il colloquio con lo psicologo Lucia tenta di scusare il marito. Emerge anche nella sua storia un’esperienza di abuso sessuale subito a dieci anni. Afferma di aver superato, ormai, quell'esperienza e, proprio per questo, crede di poter essere in grado di aiutare la figlia. Anna può almeno confidarsi con qualcuno mentre lei non aveva nessuno con cui parlare. Caso 4: Valentina, una ragazza che oggi ha venti anni, è stata violentata dal padre per dodici anni. Nella pubertà aveva continue crisi che i medici definirono epilettiche: in realtà erano crisi di assenza, dovute al trauma subito. Ma i segni del dolore e del disagio di Valentina erano anche altri: il ciclo mestruale era scomparso del tutto. I genitori la portavano da endocrinologi e psicologi i quali chiedevano loro se la ragazza avesse subito qualche trauma; nessuno, però, pensò di fare la stessa domanda a Valentina. Caso 5: Un 'altra ragazza, invece, soffriva di terribili mal di testa: quando veniva sopraffatta dalla crisi, rimaneva per giorni immobile sul letto, incapace di muoversi e senza mai smettere di piangere. La madre, che era a conoscenza del fatto che la ragazza veniva violentata dallo zio, si limitava a dirle: "non fare così”. Caso 6: Ecco la testimonianza di un trentenne: «il mio nome è Frank e sono superstite di un abuso sessuale durante l’infanzia. Questa pagina iniziale è il mio tentativo debole di fare qualcosa di buono uscito da qualche cosa di molto cattivo. Mi sono nascosto lontano dal mio passato per troppo, molti anni, e sembra un spreco di una vita, la Mia Vita! Spero di poter offrire appoggio o incoraggiamento ad altri. Il fatto di sapere che non ero l'unico bambino ad avere sperimentato questo tipo di orrore mi ha permesso di credere a dei ricordi che stavano emergendo. Sentendo solo qualche altra storia ci si può rifare alla propria esperienza in una cornice di referenza. Questo sito Internet è anche una forma della terapia, un mezzo per esprimere quello che io sento senza dovere opprimere ancora, di nuovo, la mia famiglia». E da qui inizia il racconto della violenza subita. Continua Frank: «quando avevo approssimativamente 5 anni e frequentavo l’asilo infantile mio padre cominciò un modello di abuso che ha cambiato il corso della mia vita. Lui aveva una natura violenta, esagerava nel bere. Se guardo dietro desidererei che le bastonate ed il naso rotto che lui mi ha inflitto fossero l'unico dolore causatomi da lui. Ho sempre pensato che c'è sempre qualche cosa che sarebbe potuto essere peggiore, una modalità in cui l'orrore sarebbe potuto essere anche più insopportabile. Io penso che questo fatto mi aiutò molto. Il fatto che mio padre bevesse molto era stato la causa di numerose separazioni nei 10 anni precedenti e mia madre era stata costretta a lavorare per sostenerci. I miei genitori ancora una volta si erano riconciliati ma mio padre non lavorava, così lui stava spesso a casa con me dopo la scuola. Quel giorno, io andai a scuola di mattina ed ero a casa con papà da solo perché i miei fratelli più grandi non erano ancora ritornati da scuola Non posso dire precisamente quando l'abuso cominciò, come spesso accadde. I ricordi che ho sono di andare verso quella camera da letto sull’attico, e qualche breve ricordo che ho, spesso da fuori del mio corpo, mi conduce a credere che quello non è stato un incidente isolato. L'abilità della mente a rimuovere certi eventi ancora mi stupisce! Da una mancanza completa e totale, anche di un semplice sospetto, alcuni ricordi sono tornati a galla. È come se la mia mente sta mettendomi in mostra solamente ciò che vuole. La memoria dell'abuso è come una raccolta confusa di fotografie istantanee o forse più come un video di musica criptica. Io vedo mio padre, ma mai la sua faccia. Io odoro il suo sudore, i suoi fetori di alito. Qualche volta io sto in piedi di fronte a lui e lui siede sull'orlo del letto. Lui indossa solo la sua biancheria intima. Un'altra immagine è che si sta spogliando, lascia i pantaloni cadere e si rivelano le sue gambe pelose. I ricordi che più mi fanno star male sono di gran lunga quelli che contengono i dettagli di quello che io pensai e sentii durante lo stupro. Una cosa che ancora mi fa rabbrividire è un'immagine di lui che mi spoglia. Io guardo le sue mani che raggiungono la vita dei miei pantaloni. Come loro precipitano via, io sono sommerso dalla paura, il nodo nel mio stomaco aumenta. In un'altra sequenza io sono fuori del mio corpo e sto guardando in giù da vicino il soffitto. E poi sono a faccia sul letto con i piedi che pendono via di lato. Dopo la violenza, mio padre usò minacce di danno fisico per tenermi silenzioso. Una minaccia particolarmente traumatica e piuttosto efficace fu uccidere un gattino sotto ai miei occhi. Io non posso immaginare come ho dovuto reagire quella sera quando mio padre mi biasimò per l'uccisione di quel animale innocente ed innocuo davanti ai miei familiari. Ma mio padre se la scampò dai suoi crimini perché io tenni il mio silenzio sul suo abuso fino alla giovinezza. Ma, per fortuna, dalla primavera di quell’anno la sua violenza verso noi finì perché fu gettato fuori di casa per l’ultima volta. Io non lo vidi mai più. Nemmeno dopo la sua morte ero capace di non svegliarmi per un incubo che riguardava lui». E poi continua Frank: «la mia reazione all'abuso era abbastanza tipica, suppongo. Seppellii i ricordi del passato. Chiusi via le mie emozioni insieme agli eventi dolorosi del passato, a chiave. Questa perdita è il più tragico aspetto della vita mia! Innocenza persa fiducia tradita... infanzia rubata! Pian piano sarei venuto faccia-a-faccia col mio passato. Ho speso più di 30 anni a evitare situazioni, persone, o eventi per non affrontare la verità. L’aspetto più difficile da affrontare è stato quello delle mie emozioni! E ancora adesso sogno di saltare giù da un treno. È questo il modo di finire il dolore. La vergogna». Si chiede il perché. E cercando risposte afferma: «Io continuo a lottare contro la mia inabilità di Sentire. Questo, più di alcun altro sintomo, è quello che mi costò il mio primo matrimonio, e ha minacciato di rovinare il mio secondo. Ma dovevo difendere la mia relazione coi miei bambini. Il mio approccio presente è un tentativo, ancora una volta, di immergermi nei ricordi per tentare di fare uscire le mie emozioni dolorose. È difficile! Ci sono momenti in cui voglio fuggire, ma la mia bambina più piccola mi tiene ancorato qui (Grazie a Dio). Lei ha sei anni ed innocente ed io non posso sopportare il pensiero di farle male». Frank dichiara, infine, di aver avuto una rivelazione divina e dice: «Quando rivedevo me stesso, più giovane, nella camera da letto di mio padre, riprovavo il dolore e la tristezza e mi chiedevo dove era Dio per tutto questo. Un giorno mentre mi rivedevo a guardare le sbarre di quel letto, vidi un’altra presenza nella stanza! C'era una figura ombrosa di una faccia che io non sono stato mai in grado di mettere a fuoco. Io credevo essere la faccia di un uomo, probabilmente di mio padre. Ma, invece, adesso so che era Gesù. Ho pensato per molte settimane a questa rivelazione, e sono affascinato dal fatto che Dio scelse il mio incubo per rispondere alle mie domande. lui era là sempre, mentre divideva il dolore con me. Sono in difficoltà a trovare le parole corrette per esprimere un cambio che è accaduto nella mia percezione della vita. Adesso sono pieno di speranza. Il dolore che sento quando ripenso a quell’esperienza non è diminuito, ma in qualche modo sono confortato dal fatto che non sono da solo. Io trovo che la mia prospettiva interpretativa sulle mie esperienze di giorno in giorno è cambiata. Non ho una risposta alla mia domanda Perché? ma ho trovato una fonte di conforto».