IL SALTO DI QUALITÀ DEL MOTOCOLTIVATORE
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IL SALTO DI QUALITÀ DEL MOTOCOLTIVATORE
BANCO DI PROVA MOTOCOLTIVATORI IL SALTO DI QUALITÀ DEL MOTOCOLTIVATORE 54 Macchine Agricole novembre 2009 BCS PRESENTA POWERSAFE. E IL MOTOCOLTIVATORE È (DECISAMENTE) PIÙ SICURO. g Domenico Pessina, Davide Facchinetti l motocoltivatore è probabilmente la più popolare tra le piccole macchine agricole semoventi, essendo stato protagonista di diverse tappe fondamentali della meccanizzazione agricola italiana dalla fine degli anni ’50 in poi. Nomi come (in stretto ordine alfabetico…) Barbieri, BCS, Bertolini, Fort, Goldoni, Grillo, Pasquali, SEP sono ben noti agli addetti del settore, rappresentati non solo da agricoltori professionisti, ma anche (e forse soprattutto) da operatori della manutenzione del verde e hobbisti evoluti, che ormai da molto tempo hanno imparato ad apprezzare le qualità di una macchina così utile e versatile. Nato infatti essenzialmente come sostituto della zappa, il motocoltivatore ha visto via via ampliare le sue mansioni, con la comparsa di numerose attrezzature da accoppiare all’unità motrice. Senza dubbio però la funzione principe resta tuttora la lavorazione fine del terreno, una operazione per la quale il motocoltivatore è sicuramente messo “alla frusta”. E proprio uno dei “mostri sacri” prima elencati, la BCS di Abbiategrasso (MI), produce una gamma tanto vasta quanto tecnicamente valida I Un motocoltivatore BCS con la nuova frizione PowerSafe (indicata dalla freccia rossa). di motocoltivatori che, nei suoi numerosi modelli e dotazioni, trovano proficuo impiego su ogni terreno, sia in coltivazioni intensive e di stampo vivaistico che nel settore della manutenzione del verde. Con motori da 5 a 12 CV circa, a benzina o diesel, la grande famiglia di motocoltivatori BCS comprende 5 modelli, con dotazioni ovviamente crescenti in funzione della potenza erogata e la possibilità di accoppiare zappatrici da 46 a 90 cm di larghezza di lavoro. Già nel corso del 2009, ma con il definitivo lancio sul mercato a partire dal 2010, BCS equipaggia i suoi motocoltivatori della nuovissima fri- zione PowerSafe, in grado di rivoluzionare il modo di lavorare con il motocoltivatore. La dinamica casa di Abbiategrasso ha messo a disposizione di MA per la prova strumentata 2 esemplari del modello 740, il primo equipaggiato con un motore Honda GX390 a benzina da 11 CV e l’altro con un diesel a iniezione diretta Yanmar L100 da 10 CV, entrambi con il classico avviamento a strappo autoavvolgente (ma BCS offre a richiesta anche l’avviamento elettrico). Entrambe le versioni erano equipaggiate della nuova frizione PowerSafe, a dischi multipli interamente metallici a bagno d’olio. (MINI)STORIA DELLA BCS La BCS nasce nel 1942 ad opera del suo fondatore, Luigi Castoldi. L’attività si sviluppa originariamente nella sede che tuttora ospita l’azienda, ad Abbiategrasso, in provincia di Milano, dove da subito si progetta e si costruisce una tra le prime motofalciatrici semoventi al mondo, il modello 243, che ha rappresentato una vera rivoluzione nel panorama agricolo del tempo, sia per la sua capacità produttiva che per il concreto miglioramento del lavoro dei contadini, non più costretti a faticose giornate di sfalcio manuale. Con il celeberrimo modello 622 la dinamica azienda milanese pone un’altra pietra miliare nella storia della meccanizzazione agricola; dalla sua comparsa, quando si intende indicare in gergo la motofalciatrice si dice, per antonomasia: “la BCS”. È della fine degli anni ’60 il debutto di BCS anche nell’ambito della manutenzione del verde, con la realizzazione dei primi motocoltivatori multifunzionali con peso e dimensioni contenute, in un mercato dove fino ad allora erano presenti solo macchine ben più costose e ingombranti. Il gruppo BCS mantiene ancora oggi il suo core-business nel settore agricolo e del verde, dove è cresciuta sia per merito delle proprie capacità che grazie a importanti acquisizioni, come i marchi Ferrari e Pasquali. L’azienda ha anche provveduto a differenziare nel tempo la propria produzione, fondando nel 1963 la MOSA, produttrice di motosaldatrici e gruppi elettrogeni. Il gruppo BCS spa conta oggi 3 stabilimenti di produzione (tutti certificati ISO 9001), ciascuno specificamente orientato su tipologie di macchine ben precise. Nel loro complesso, contano su una superficie coperta di oltre 300.000 m², dove trovano impiego oltre 700 dipendenti, per una produzione di circa 40.000 macchine l’anno. La celeberrima motofalciatrice BCS 622. novembre 2009 Macchine Agricole 55 BANCO DI PROVA MOTOCOLTIVATORI Sequenza di avvio dei motocoltivatori BCS provvisti del dispositivo PowerSafe: sulla stegola sinistra, le due leve interessate sono quella inferiore della frizione e quella superiore rossa di sicurezza, ad azione mantenuta (1); si agisce inizialmente premendo il comando della frizione (2), e successivamente quello di sicurezza (3). Rilasciando la leva frizione (4), e tenendo attivo il comando ad azione mantenuta, la macchina si mette in movimento. Con la nuova frizione PowerSafe, al rilascio della leva rossa di sicurezza (in primo piano) la macchina si arresta immediatamente, in tempi molto più brevi dell’usuale. 56 Macchine Agricole novembre 2009 Al contrario di quanto avviene nei motocoltivatori tradizionali, in questo caso la frizione è normalmente disinnestata, ma gli organi a valle della frizione sono frenati grazie all’azione di una serie di molle a tazza. Per avviare la macchina, occorre eseguire una semplice procedura in 3 fasi, che prevede l’azionamento degli usuali comandi, e cioè la leva frizione (a rilascio progressivo) e quella di sicurezza per l’arresto del mezzo, prevista obbligatoriamente per legge (solitamente di colore rosso e ad azione mantenuta). Il vantaggio con PowerSafe è duplice: in caso di emergenza, al rilascio della leva rossa la macchina si arresta immediatamente, in tempi molto più brevi dell’usuale, e inoltre il motore non si ferma, come accade di solito, facilitando enormemente la prosecuzione del lavoro, evitando di doverlo riavviare con il dispositivo a strappo. Si tratta di un motocoltivatore professionale, provvisto di cambio ad ingranaggi e vite senza fine in bagno d’olio, con 3 marce avanti e altrettante in retro, con inversore rapido senza intervenire sul comando principale. La velocità massima di costruzione, con pneumatici tractor 5.0-10 è di 5,4 km/h. Le stegole di guida sono reversibili, ma anche bloccabili a vari angoli rispetto all’asse longitudinale della macchina, per lavorare al meglio con i vari attrezzi accoppiabili, anche in pendenza secondo le linee di livello. Il bloccaggio del differenziale è di serie. La presa di potenza, con innesto a bagno d’olio, è totalmente indipendente dal cambio e gira alla velocità normalizzata di 990 giri/min. I freni a tamburo agiscono tramite comandi indipendenti sulle due ruote. Oltre che con la nuova frizione a comando idraulico PowerSafe, il BCS 740 è tuttora disponibile con la tradizionale frizione a secco conica. I comandi per la conduzione sono ben posizionati e confortevoli; molto indovinata, ai fini di un sicuro azionamento, la nuova operatività dell’inversore meccanico. Le stegole sono regolabili in altezza, fissate al corpo macchina tramite dei silent-block per attenuare la trasmissione delle vibrazioni. Diversi sono i pneumatici disponibili: nelle versioni agricole, oltre alla già citata misura standard, a richiesta possono essere montate coperture larghe 6.5/80-12, oltre ovviamente alle gomme “garden” a battistrada scolpito nella misura 20x8.00-10. Per impieghi particolari sono anche disponibili ruote a gabbia in acciaio. LA FRIZIONE POWERSAFE: UN VERO TOCCASANA Inizialmente concepiti per la sola lavorazione del terreno, nel tempo i motocoltivatori hanno assunto un ruolo molto più importante, fino a diventare una vera e propria sorgente di potenza estremamente versatile, grazie alla possibilità di accoppiamento con una gamma sempre più ampia di attrezzature. I primi modelli erano pesanti e faticosi da manovrare; inoltre montavano motori poco performanti in termini di potenza. L’evoluzione tecnica degli ultimi 30 anni ha portato a propulsori compatti e leggeri, abbinati a trasmissioni di caratteristiche analoghe, a tutto vantaggio di un sostanziale incremento della maneggevolezza, tanto che oggi l’utenza tipo (in origine rappresentata prevalentemente da agricoltori) Le stegole di guida sono reversibili (a sinistra), ma anche bloccabili a vari angoli rispetto all’asse longitudinale della macchina, per lavorare al meglio con i vari attrezzi accoppiabili (a destra). BANCO DI PROVA MOTOCOLTIVATORI I MOTORI DEL 740 Grazie ad un dente ricavato nella sua sede di scorrimento (nel cerchio rosso), il comando dell’inversore nella nuova configurazione (sotto) impedisce azionamenti accidentali comprende anche addetti della manutenzione verde, hobbisti e utenti del mercato a noleggio. Per il trasferimento della potenza dal motore alle ruote e all’attrezzo, si sfrutta normalmente una classica trasmissione a ingranaggi in bagno d’olio, in grado di assicurare il miglior compromesso tra prestazioni, affidabilità, durata, interventi di manutenzione e costo. A monte, il collegamento tra propulsore e cambio è affidato alla classica frizione a secco, con molla di compressione elicoidale e comando meccanico collocato sulle stegole di guida. La BCS di Abbiategrasso, da sempre uno dei capisaldi del progresso tecnico del motocoltivatore, ha posto un’altra pietra miliare, con la frizione a funzionamento idromeccanico PowerSafe: progettata a cura dell’Ing. Fabrizio Omodeo Vanone, si basa sul principio dell’azionamento positivo tramite pressione idraulica. Si tratta di una frizione a dischi multipli (interamente metallici e a bagno d’olio) completata da una se58 Macchine Agricole novembre 2009 rie di molle a tazza deputate a mantenere la frizione in posizione normalmente disinnestata, al contrario di quanto avviene sui motocoltivatori tradizionali. Ulteriore valore aggiunto di tale soluzione tecnica è che il notevole carico assiale impartito dalle molle a tazza permette anche di frenare efficacemente i meccanismi posti a valle della frizione, in modo da abbreviarne il tempo di arresto. Tuttavia, per liberare il freno, chiudere il pacco dei dischi e consentire la trasmissione della coppia motrice non era certo sufficiente la forza trasferita manualmente dall’operatore. Si è quindi provveduto allo scopo grazie all’idraulica, con un piccolo cilindro nel quale agisce il medesimo olio che lubrifica il cambio, messo in pressione da una pompa azionata dal motore endotermico e regolato tramite 2 distributori idraulici; il primo, normalmente chiuso, è collegato alla leva frizione posta al di sotto della stegola sinistra di direzionamento, mentre il secondo, normalmente aperto, è collegato ad un ulteriore comando a leva ad azione mantenuta (a “uomo presente”), operante sopra la medesima stegola. Una valvola di massima pressione, un filtro in aspirazione e un tappo dell’olio con magnete permanente completano il circuito. Per prevenire indebiti azionamenti della leva ad azione mantenuta, un dispositivo a camme ne impedisce l’azionamento se prima non sia stata disinnestata la frizione. Si tratta peraltro di una soluzione tecnica già nota, finora non adottata per i motocoltivatori a causa dell’aggravio del prezzo finale, tale da portare fuori mercato il prodotto. Per contenere al massimo l’aumento dei costi, oltre alla progettazione in BCS eseguono totalmente anche la produzione dei componenti della frizione PowerSafe. C’era poi da ottimizzare l’aspetto dimensionale: proprio introdotto da BCS molti anni or sono, per contenere la carreggiata dei motocoltivatori lo standard attuale prevede l’adozione di fri- Sono previste due motorizzazioni, a benzina e diesel. L’Honda GX 390 è un monocilindrico a benzina ad aste e bilancieri, con valvole in testa, albero motore orizzontale e cilindro inclinato di 25°, con raffreddamento ad aria forzata. L’alesaggio di 88 mm e la corsa di 64 mm portano ad una cilindrata di 389 cm³. Il rapporto di compressione è di 8:1 e la potenza massima erogata è di 8,2 kW (11 CV) a 3600 giri/min. La coppia massima, di 26,5 Nm, è disponibile a 2500 giri/min. L’accensione è elettronica; non essendo più presenti le delicate puntine, risulta esente da manutenzione. Il consumo specifico minimo dichiarato è di 313 g/kWh, mentre il serbatoio del carburante contiene 6,1 l. Il propulsore diesel è lo Yanmar LN100, famoso per le sue notevoli doti di affidabilità; si tratta anche in questo caso di un monocilindrico raffreddato ad aria forzata, con un alesaggio di 86 mm e una corsa di 75 mm, per una cilindrata di 435 cm³. Sul 740 di BCS eroga una potenza massima di 7,4 kW (10 CV) a 3600 giri/min, con una coppia massima di 27 Nm, costante tra 1500 e 2000 giri/min. Il consumo specifico minimo è di 240 g/kWh, un dato assolutamente di spicco per un motore di cilindrata così limitata. Il serbatoio del gasolio ha una capacità di 5,5 l; considerando la parsimonia del motore, l’autonomia è di tutto rispetto anche in condizioni di lavoro pesante. Per farsi un’idea dei consumi effettivi, risulta avere maggior rilevanza il valore di consumo specifico al regime di potenza massima, un dato cioè più realistico se si lavora con l’acceleratore regolato per la massima mandata al motore. In tal caso, l’incremento rispetto al valore più basso in assoluto nei motori a benzina è molto più elevato che non nei diesel. I due propulsori montati sul BCS 740 non sfuggono a questa regola: nelle prove eseguite, a parità assoluta di lavoro eseguito l’Honda a benzina si è mostrato maggiormente “assetato” (dell’80-90%!) del diesel Yanmar. Non si deve però dimenticare che i motori a benzina sono più facili da mettere in moto e generano livelli inferiori di rumore e vibrazioni. BANCO DI PROVA MOTOCOLTIVATORI zioni con un diametro di soli 100 mm; la frizione PowerSafe rispetta questo vincolo dimensionale. Inoltre, il generoso dimensionamento dell’area di spinta del cilindro idraulico ha consentito di limitare la pressione massima di lavoro, con una bassa potenza dissipata durante la fase di laminazione dell’olio, che scongiura il suo surriscaldamento. Pertanto, proprio grazie all’efficace raffreddamento, il regime termico a carico dei dischi frizione durante i transitori è nettamente migliore rispetto ad una convenzionale soluzione a secco. In particolare, le attrezzature che sollecitano la frizione in modo più severo sono quelle dotate di rotore ad elevata inerzia Vista della frizione PowerSafe (sopra), dello spaccato (al centro) e della sua collocazione sull’albero scanalato principale (sotto). 60 Macchine Agricole novembre 2009 e le barre falcianti a movimento alternato. Per le prime la fase critica è quella dell’avviamento, che causa una precoce usura dei dischi frizione, mentre per le barre falcianti (che operano anche fino a 1000 cicli/min) la coppia resistente produce una rapida usura degli accoppiamenti meccanici a secco. La frizione PowerSafe, accoppiata ad alberi scanalati e dischi dentati in bagno d’olio, ha incrementato di molto la durata, tanto da permettere alla BCS di offrire una garanzia di ben 5 anni. La registrazione iniziale della frizione tradizionale e le successive regolazioni necessarie a causa del consumo del materiale di attrito costituiscono un altro punto debole sui motocoltivatori attuali; il PowerSafe agisce invece su una coppia di distributori idraulici, permanentemente lubrificati, esenti da usure e da regolazioni. Un valore aggiunto di notevole entità riguarda poi la sicurezza operativa della macchina con il PowerSafe: all’avviamento non sono più richiesti interventi per evitare che la macchina si metta in moto con l’attrezzo attivo; in più, qualora l’utente abbandoni per qualsivoglia motivo la presa delle stegole, la macchina arresta il suo avanzamento, mentre il motore rima- ne in funzione. Infatti, grazie al freno incorporato, all’abbandono degli organi di direzionamento il motocoltivatore si arresta in modo pressoché immediato, con il pieno rispetto dei requisiti della severa norma EN 709/ A4. Per dare un’idea dell’efficacia di PowerSafe, la distanza percorsa dalla macchina prima del suo arresto è parecchie volte inferiore rispetto alle soluzioni attualmente in uso, basate invece sullo spegnimento del motore endotermico, che peraltro non avviene mai in modo istantaneo a causa dell’inevitabile inerzia di funzionamento. Con il PowerSafe anche il comando della frizione diviene molto più “morbido” e la forza necessaria per tenere premuta la leva di sicurezza è ora ben inferiore ai 20 N (cioè 2 kgf circa), assicurando un comfort ideale anche per periodi di lavoro molto prolungati. ATTREZZATURE A IOSA Per le numerose attrezzature originali, i motocoltivatori BCS hanno un attacco rapido composto da due parti, un canotto lato macchina e un codolo che si fissa all’attrezzo; è sufficiente inserire il codolo nel canotto ed agganciarli abbassando un perno. In particolare la zappatrice per il 740 La nuova frizione Powersafe (a destra) mantiene le medesime dimensioni di quella tradizionale a secco (a sinistra). è da 80 cm di larghezza di lavoro. Le barre falcianti prevedono differenti apparati di taglio, in funzione della versione (Europa, Semifitto o Duplex). I gruppi manovellismo che le supportano e le azionano sono disponibili a secco a manutenzione ordinaria e in bagno d’olio, senza manutenzione. In particolare, le barre Europa hanno larghezze di lavoro comprese tra 1,15 e 1,55 m. Il rischio di intasamento è ridotto e sono pertanto adatte per foraggio tenace e sottile, tipico degli alpeggi, mentre se ne sconsiglia l’impiego in terreni incolti e in presenza di sassi. Il tipo Semifitto (da 1,15 a 1,45 m di larghezza) adotta il classico dente con linguetta di protezione alla lama e offre il meglio di sé con erbe normali. Infine, le Duplex sono a doppia lama oscillante, atte a lavorare in presenza di notevoli quantità di foraggio e/o dove si voglia ottenere un’elevata produttività. BCS offre per la gamma anche aratri (monovomere o voltaorecchio a 180°) e assolcatori registrabili, per solchi di semina o irrigazione. Sono previsti anche due spazzaneve: a turbina con camino in acciaio inox orientabile a 180° e larghezza di lavoro di 0,7 m il primo e con lama anteriore orientabile larga 1 m l’altro; infine una spazzatrice orientabile con setole in una fibra speciale per un efficiente impiego per pulizie generiche e come spazzola per la neve. I tosaerba sono proposti nella versione monolama da 0,56 m e bilama da 1 m, con possibile accoppiamento con il cesto raccoglierba. Il trinciaerba monolama da 0,8 m è stato appositamente progettato da BCS per lo sfalcio su terreni incolti, ma è adatto anche per le rifiniture o il taglio su prati rustici o rive sconnesse. Il BladeRunner è invece la trincia monorotore a coltelli mobili, espressamente studiata per impieghi gravosi, disponibile con larghezza di 0,6 e 0,75 m. BANCO DI PROVA MOTOCOLTIVATORI LA PROVA COMPARATIVA BCS ha messo a disposizione le versioni a benzina e diesel del modello 740, le cui prestazioni sono state verificate in modo probante in due differenti lavorazioni, entrambe impegnative, e cioè la zappatura di terreno sodo e lo sfalcio dell’erba con la trincia monorotore BladeRunner. Un appezzamento inerbito di 42,5 m di lunghezza ha costituito il campo prova; nella prima operazione, le due macchine sono state accoppiate alla zappatrice da 80 cm di larghezza e, regolate al massimo regime motore (3600 giri/min) e con la marcia più bassa (per una velocità di 1,3 km/h circa), hanno compiuto in parallelo entrambe in 1 ora e 20 min circa 40 passate, ciascuna lavorando una superficie di 1350 m² alla profondità effettiva di 12 cm. Considerando che i tempi di svolta erano molto brevi (3 s circa), e quindi trascurabili se rapportati a quelli di lavorazione, si può considerare una capacità di lavoro effettiva di poco più di 1000 m²/ h. Il dissodamento dell’appezzamento di prova si è rivelato piuttosto im- Livelli sonori in dB(A) registrati con le due versioni del motocoltivatore BCS 740. zappatrice da 80 cm trinciaerba Blade Runner da 75 cm con motore a benzina Honda GX 390 orecchio conducente ambientale a 7,5 m sx dx sx dx 88,4 89,1 76,3 77,1 92,8 93,4 76,8 77,9 pegnativo dato che, oltre ad una vegetazione presente piuttosto fitta e alta, il terreno di medio impasto evidenziava un’umidità relativamente bassa (15 %) e compattamento significativo per una zappatura con motocoltivatore. La rilevazione dei consumi di combustibile ha riservato una sorpresa: lo Yanmar LN100 ha consumato 2,98 l, per un consumo orario di 2,23 l/h di gasolio e di 22,1 l/ha, mentre l’Honda GX 390 a benzina si è mostrato molto più “assetato”, richiedendo per l’identico lavoro ben 5,32 l, che corrispondono a 3,99 l/h e 39,4 l/ha. Come a dire, addirittura quasi l’80 % in più, una differenza eclatante. Per la prova di trinciatura dell’erba i due motocoltivatori modello 740 sono stati accoppiati al BladeRunner, la trincia monorotore da 75 cm di larghezza di lavoro. In questo caso con motore diesel Yanmar LN100 orecchio conducente ambientale a 7,5 m sx dx sx dx 90,9 90,2 80,4 78,7 97,3 96,7 80,2 78,3 per effettuare la lavorazione è stata innestata la seconda marcia: al regime nominale, le due macchine hanno avanzato (sempre in parallelo) a 4 km/h esatti, operando ognuna su una superficie di 1275 m², per un tempo complessivo di 25,5 min. La capacità di lavoro è risultata quindi di 3000 m²/h. Pur considerando che la trinciatura dell’erba è un’operazione meno gravosa della zappatura, quindi con consumi inferiori per unità di superficie, la (facile) previsione era di constatare comunque significative differenze tra i due propulsori; in effetti, il diesel Yanmar LN100 ha consumato 1,14 l di gasolio, corrispondenti a 2,68 l/h e a 8,94 l/ha, mentre per l’Honda GX 390 ci sono voluti 2,14 l di benzina, che equivalgono a consumi di 5,04 l/h e 16,8 l/ha. In questo caso, il divario tra i due propulsori si è addi- rittura ampliato, con il motore a benzina che ha consumato ben l’88 % in più del diesel. Considerando le peculiarità delle macchine in prova, le misurazioni di rumore e vibrazioni hanno assunto un’importanza particolare, in relazione alla vicinanza dell’operatore alle sorgenti di disturbo. In tabella sono illustrati i livelli sonori registrati: si impone senza dubbio l’uso di idonei dispositivi di protezione individuale (cuffie o tamponi), dato che i valori sono sempre superiori ai limiti del rischio definiti dalle normative, sia quelle specifiche per le macchine agricole che quelle di carattere generale inerenti l’igiene del lavoro. Importante rilevare che con la trinciaerba, che viene impiegata con le stegole in posizione retroversa, i livelli all’orecchio dell’operatore sono significativamente più alti, a causa della sua maggior vi- Il BCS 740 è stato provato nelle versioni benzina e diesel, in due lavorazioni impegnative, la zappatura di terreno sodo (a sinistra) e la trinciatura dell’erba (a destra). 62 Macchine Agricole novembre 2009 BANCO DI PROVA MOTOCOLTIVATORI Dettaglio dell’accelerometro triassiale per la misura delle vibrazioni, montato su un supporto a T e impugnato dalla mano destra dell’operatore. LE IMPRESSIONI D’USO ECCELLENTE! A Frizione PowerSafe: a nostro avviso, medaglia d’oro al merito. Finalmente, sul motocoltivatore la sicurezza è effettiva. Rilasciando il comando ad azione mantenuta, l’arresto dell’attrezzo è praticamente istantaneo (tra l’altro mantenendo il motore in moto). Un applauso, prego… A Estetica: anche l’occhio, comunque, vuole la sua parte. Una macchina tradizionalmente austera, rustica come il motocoltivatore assume un look accattivante. A Comandi 1: sull’inversore ora si interviene con una manovra istintiva, ma priva di qualsiasi pericolo di attivazione accidentale. Un altro passo verso la sicurezza d’uso. A Comandi 2: in generale, i comandi sono ben individuabili e operabili con movimenti semplici e immediati, senza eccessivi sforzi. Non è cosa da poco per un motocoltivatore. A Bilanciamento: anche cambiando gli attrezzi, la macchina rimane ben bilanciata, sia in campo che in fase di trasferimento. E le braccia dell’operatore a fine giornata ringraziano. SI PUÒ MIGLIORARE… A Accoppiamento attrezzi: seppur concettualmente semplice, la sua esecuzione appare ancora un po’ troppo laboriosa. A Consumo motore a benzina: quasi il doppio del suo “collega di ruolo” diesel. Eccessivo. Sul mercato ci sono molti costruttori di motori in quella fascia di potenza… A Rumorosità: nelle lavorazioni che richiedono la retroversione delle stegole, il motore è molto vicino all’operatore, e il livello sonoro risulta giocoforza molto elevato. Di nuovo: sul mercato esistono numerosi costruttori… A Avviamento: è pur vero che ora, con il PowerSafe, presumibilmente il motore si spegnerà accidentalmente molto di meno ma, per i mercati “ricchi”, l’avviamento elettrico potrebbe essere offerto di serie, almeno per il motore diesel. Livelli vibrazionali rilevati alle stegole delle due versioni del motocoltivatore BCS 740. 64 Macchine Agricole novembre 2009 cinanza alla principale sorgente di rumore, rappresentata dal motore. Viceversa, la rumorosità ambientale (rilevata a 7,5 m di distanza dalla macchina) praticamente non varia, confermando che gli attrezzi in questo caso non contribuiscono al livello globale. L’Honda GX 390 si prende nettamente “la rivincita” sul collega Yanmar LN100 diesel, producendo una rumorosità (ancorché comunque elevata) nettamente inferiore. Una rivincita che si rafforza considerando i livelli di vibrazione, dove il motore a benzina, come peraltro facilmente prevedibile, si comporta sempre meglio, con una riduzione media dei livelli di quasi il 30 %. Va detto tuttavia che nelle condizioni di misurazione applicate, e cioè con il sensore (un accelerometro triassiale) fissato su un supporto a T impugnato dalla mano destra dell’operatore e quindi non rigidamente fissato ad una delle due stegole, i livelli sono sempre ampiamente rimasti entro il limite stabilito per il distretto mano-braccio dalla nuova legge per la sicurezza sul lavoro. Infatti, l’asse maggiormente disturbante ha fatto registrare un livello massimo di 1,31 m/s², praticamente la metà del limite vigente, di 2,5 m/s². Al buon risultato contribuisce sicuramente in modo determinante l’isolamento meccanico delle stegole, che sono fissate al telaio del motocoltivatore tramite degli opportuni tasselli antivibranti. In conclusione, la frizione PowerSafe ha conferito un valore aggiunto molto elevato ad un prodotto già di per sé al top della categoria. Ora l’impiego del motocoltivatore risulta ancora più sicuro e soprattutto molto più confortevole rispetto al passato. BCS propone inoltre un’ampia gamma di attrezzature dedicate, in grado di rispondere alle più diverse esigenze degli utilizzatori. Facile quindi prevedere un significativo successo di vendite, che potrà da un lato rafforzare la posizione del costruttore milanese sul mercato, e dall’altro motivare ulteriormente il suo staff a migliorare ancora di più il livello tecnico dei mezzi di propria produzione. ■ www.bcsagri.it