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EVIDENZE CLINICHE in FLEBOLINFOLOGIA, OFTALMOLOGIA, ONCOLOGIA, PNEUMOLOGIA, NEFROLOGIA edizione dicembre 2003 In t r od u zione LA TE CA RT E R A P I A L a Tecarterapia, introdotta in Italia da alcuni anni, è l’ultimo frutto della ricerca in fisioterapia. Applicata nelle patologie osteoarticolari e muscoloscheletriche abbrevia i tempi di recupero riabilitativo e riduce il dolore. Tecnica del tutto innovativa, stimola energia dall’interno dei tessuti, attivando naturali processi riparativi e antinfiammatori attraverso uno strumento d’alta tecnologia. L’idea di trasferire energia a scopi terapeutici ai tessuti lesi è comune a molte terapie fisioterapiche che si fondano sull’irradiazione di energia. Tuttavia, ciò che differenzia queste terapie dalla Tecarterapia è la modalità di trasferimento energetico: irradiazione di energia dall’esterno nelle prime e generazione di energia endogena nella seconda, che si realizza attraverso il richiamo nell’area di trattamento di cariche elettriche presenti sotto forma di ioni nei tessuti. Questo meccanismo crea una forte stimolazione a livello cellulare, incrementa la temperatura interna e riattiva la circolazione, innescando precocemente i naturali processi riparativi. Queste caratteristiche, che hanno dato risultati clinici estremamente soddisfacenti in traumatologia, hanno spinto la ricerca in altri settori quali, la flebolinfologia, l’oncologia, l’oftalmologia, le malattie bronchiali. Di queste prime rilevazioni cliniche diamo appunto conto in questo volume. La Tecarterapia sfrutta una forma di interazione elettromagnetica, che fa riferimento al modello fisico del condensatore: il contatto capacitivo e/o resistivo. Il condensatore è un dispositivo costituito da due elementi affacciati e separati da un sottile strato isolante. A causa dell’attrazione reciproca fra cariche di segno opposto si ha un aumento della densità di carica in prossimità di ciascun elemento, e questo si verifica quando i due elementi vengono collegati a un generatore elettrico di differenza di potenziale. Man mano il condensatore accumula cariche, la corrente si riduce fino ad annullarsi quando il sistema è carico. A questo punto, se la polarità del generatore si inverte, si avrà corrente in senso inverso che carica il sistema con polarità opposta alla precedente. Trasferendo il concetto per un’applicazione biologica, avremo un condensatore costituito da un’armatura metallica isolata (elettrodo mobile) collegata a un generatore ad alta frequenza (0,5 MHz) e un’armatura costituita da tessuto biologico che diventa un conduttore di 2a specie. Con l’applicazione degli elettrodi isolati, il movimento e la concentrazione di cariche si sviluppa soprattutto in prossimità della zona sottostante, affacciata all’elettrodo mobile. Mentre, utilizzando un elettrodo non rivestito da isolante (resistivo), a parità di frequenza di emissione, la concentrazione di cariche, e quindi l’effetto biologico, si verifica nei punti più resistivi del tessuto, frapposti fra l’elettrodo attivo e una piastra di ritorno. Questi punti più resistivi sono rappresentati da osso, tendini, legamenti e fasce muscolo-tendinee che, sottoposti al trattamento, si comportano come il materiale isolante che riveste l’elettrodo capacitivo. Ogni attività della cellula si realizza attraverso modificazioni dell’equilibrio chimico-elettrico dei suoi componenti, per cui ogni modificazione di questo equilibrio altera l’attività della cellula. Ogni singola cellula partecipa alla funzione del tessuto attraverso interazioni morfologiche e di tipo chimico-elettrico. Quando un’onda o un campo elettromagnetico interagisce con un sistema cellulare ed è dotata delle opportune caratteristiche, determina modificazioni nell’attività del sistema. In particolare sulla base dei concetti sopra esposti si è elaborata la seguente teoria: ✓ A bassi livelli energetici (50-100W), pur non avendosi dissipazione endotermica, si ha stimolazione ultrastrutturale cellulare, da cui consegue un aumento delle trasformazioni energetiche (produzione ATP) e del consumo di O2. Da ciò discende l’attivazione indiretta, per aumento delle richieste metaboliche del tessuto, del microcircolo arterioso e venolinfatico senza dilatazione dei grandi vasi. ✓ A medi livelli energetici (100-200W), oltre all’effetto biostimolante, si verifica un incremento della temperatura endogena, dipendente dall’aumento dei moti browniani. Questo innalzamento termico stimola la dilatazione dei vasi di calibro maggiore aumentando ulteriormente il flusso ematico. ✓ Ad alti livelli energetici (200-300W) risulta minore l’effetto di biostimolo cellulare e maggiore, invece, l’effetto endotermico, con notevole aumento del flusso emolinfatico. 4 EVIDENZE CLINICHE LA TECARTERAPIA NELLE LESIONI VASCOLARI DI PAZIENTI EMODIALIZZATI J. Calpe, C. García, R. Hernández, M. Gaspar, E. Rotellar Clinica Nefrologica. Barcellona (Spagna) R I A S S U N TO Abbiamo utilizzato sui nostri pazienti in emodialisi con lesioni vascolari ad evoluzione torpida un generatore MD-307 che, attraverso il trasferimento energetico capacitivo/resistivo, produce un notevole aumento della circolazione sanguigna e linfatica con miglioramenti degli apporti nutrizionali ed ossigenativi grazie al naturale effetto endotermico innescato. Presentiamo l’evoluzione di 7 casi per i quali sono state eseguite 2 sedute settimanali di 10 minuti di trasferimento energetico resistivo e 10 di capacitivo sulla zona lesa, per periodi di tempo variabili. In tutti i casi, le lesioni non sono state occluse con nessun topico né trattate con altre terapie, se non con l’applicazione locale di aria calda. Lo studio rileva un miglioramento della sintomatologia algica dalla prima settimana e un decorso favorevole delle lesioni dal primo mese fino ad arrivare alla guarigione completa. Nella nostra unità di emodialisi soprattutto per l’aumento di malati diabetici inclusi nel nostro programma, riscontriamo spesso, lesioni vascolari alle estremità superiori ed inferiori, ad evoluzione torpida che causano dolore e a volte possono aggravarsi durante la seduta di emodialisi fino a portare ad amputazioni progressive. Nel trattamento di questa patologia, vascolare periferica, sono sino ad ora utilizzate le prostaglandine per la loro azione vasodilatatrice e antiaggregante al fine di delimitare la lesione, favorirne la cicatrizzazione ed evitare di ricorrere all’amputazione. Il limite di questa terapia è dato dal fatto che le prostaglandine subiscono una rapida inattivazione a livello polmonare che ne diminuisce e/o vanifica parzialmente l’efficacia. In alternativa è stata studiata l’efficacia della tecnologia MD-307 che, attraverso il trasferimento energetico/capacitivo resistivo, produce un notevole aumento della circolazione sanguigna, e linfatica, con miglioramento degli apporti nutrizionali e ossigenativi associati all’aumento della temperatura interna. Con questa terapia si è osservata una evoluzione favorevole delle lesioni fino ad arrivare alla completa guarigione. PA R O L E C H I AV E Emodialisi, lesioni vascolari. Teca rt erapia 2003 MATERIALE E METODI resistenza elettrica, essendo la cellula un semiconduttore biologico, aumenta la sua tempera- In 15 dei nostri pazienti inclusi nel programma di emodialisi periodica è stato applicata la Tecarterapia con un generatore MD-307, e di tura in maniera direttamente proporzionale al livello di energia assorbita o circolante. La caduta di voltaggio che viene a determinarsi in rela- questi presentiamo i primi 7 casi, 4 uomini e 3 donne, con età media di circa 60 anni e una storia clinica di emodialisi variabile dai 3 ai 4 anni. zione alla energia applicata fornisce il dato di potenza elettrica e consente di parametrare la dissipazione termica che procede dall’interno Il generatore elettronico permette di concentrare l’azione terapeutica nell’area dove viene applica- all’esterno. Applicando questo metodo si può incrementare to l’elettrodo così da produrre un aumento termico nella zona profonda del tessuto, senza surriscaldamento del tessuto esterno. Il paziente la temperatura fino a 40-42.5°C senza nessuna controindicazione, mentre se si superano i 42.545°C si potrebbero creare alterazioni nelle cellu- sottoposto a questa terapia non ha la sgradevole sensazione di essere trattato con la “corrente”, perché l’effetto è simile a quello del rialzo della le sane. Il trasferimento energetico può essere di tipo resistivo o capacitivo. Il metodo resistivo (Figura 1), utilizza una placca neutra di grande temperatura febbrile. Praticamente la potenza o energia erogata si trasforma in calore, determi- superficie e un elettrodo non isolato di dimensioni ridotte. Esiste, cioè, una totale asimmetria. nando, ipertermia profonda. Il generatore lavora tra 0.4-0.5 MHz e la potenza massima applicata è di 300 W. La concentrazione di energia, con il conseguente incremento interno della temperatura si ottiene nel punto in cui viene collocato l’elettrodo, Ogni cellula del tessuto sollecitata dagli impulsi elettrici ad alta frequenza si comporta come una approfittando, da una parte, della semi conduttività del tessuto e dell’asimmetria esistente tra Figura 1. Z TOTALE=1000 500 VR.M.S. 0,5A=250W Z= 650 Z = 650 650 . 0,5 = 325 V 325 . 0,5 = 162,5 V 162,5 W Z= 200 Z = 200 200 . 0,5 = 100 V 100 . 0,5 = 50 W 50 W Z= 100 Z = 100 100 . 0,5 = 50 V 50 . 0,5 = 25 W 25 W Z= 50 Z = 50 50 . 0,5 = 25 V 25 . 0,5 = 12,5 W placca grande o elettrodo di ritorno 12,5 W TOTALE 250 W 5 6 EVIDENZE CLINICHE Figura 2. A B C D 1 3 4 2 7 5 6 E l’elettrodo di applicazione e la placca di ritorno. Il metodo consiste nell’applicazione di elettrodi Dove esiste maggior massa di tessuto, si produce minore resistenza o impedenza e minore caduta di voltaggio. Come risultato si ottiene una con diametri differenti a seconda della superficie da trattare, utilizzando una crema ad elevata conducibilità che facilita lo scorrimento dell’e- minore concentrazione di potenza e parallelamente un minor incremento della temperatura. lettrodo sulla superficie cutanea. La tecnologia è stata testata su tutti i pazieni con Con il metodo capacitivo (Figura 2) le cariche elettriche passano attraverso l’elettrodo dalla parte metallica A al punto B, e si distribuiscono frequenza di 2 sedute settimanali della durata di 20 minuti cadauna così suddivise: 10’ di modalità resistiva + 10’ di modalità capacitiva. su tutta la sua superficie circolare inferiore, separata dal tessuto dalla vernice isolante C. Il tessuto D funge da seconda placca, realizzando in RISULTATI pratica una struttura a condensatore e facendo sì che si stabiliscano una serie infinita di resistenze Presentiamo l’evoluzione e le immagini delle differenti lesioni (Figura 3). o impedenze. Circa l’80% dell’energia erogata rimane localizzata sul punto di applicazione, ma in profon- Il paziente di 33 anni riferiva sensazione di freddo ad entrambi gli arti inferiori e presentava un’ulcera sulla parte anteriore delle dita del dità, l’effetto semiconduttore del tessuto, trasformandosi in calore profondo senza coinvolgere l’epidermide. piede sinistro comparsa da 1 mese che non accennava a migliorare con i trattamenti classici, anzi andava progressivamente peggiorando. L’associazione delle due modalità, quella resistiva e quella capacitiva, permette di raggiungere Sono state praticate 2 sedute settimanali per 3 mesi con la conseguente scomparsa della sinto- risultati molto più rapidi ed efficaci. matologia dalla seduta n°12. Teca rt erapia 2003 Figura 3. Paziente di 33 anni, affetto da paralisi cerebrale, incluso nel programma di emodialisi da 9 anni. Figura 4. Paziente di 73 anni con antecedenti HTA; AVC. Inclusa nel programma di HD da 4 anni presentava lesione ischemica sulla parte laterale del piede destro dolente alla palpazione, con difficoltà alla deambulazione da 4 mesi, la paziente seguiva un programma di cure non convenzionali. Le sono state praticate 2 sedute settimanali per 2 mesi, si è osservato un miglioramento e dopo 6 mesi si è giunti alla guarigione e alla scomparsa della sintomatologia. 7 8 EVIDENZE CLINICHE Figura 5 e 6. Paziente di 63 anni inclusa nell’emodialisi da 8 anni a causa di una nefropatia diabetica insulinodipendente. Presentiamo l’evoluzione della stessa patologia in un’altra paziente che da 4 mesi presentava lesioni dolorose sulla superficie anteriore della gamba destra e della pianta del piede. Le sono state praticate 2 sedute settimanali per un mese e mezzo con la conseguente scomparsa della sintomatologia. Veniva perciò sospeso il trattamento seguito da guarigione progressiva delle lesioni. Possiamo notare che dopo sei mesi, le lesioni non si sono riprodotte. Teca rt erapia 2003 Figura 7. Paziente di 72 anni inclusa nel programma di emodialisi da 4 anni per una policistosi: presentava da vari mesi lesioni sulla superficie esterna della gamba destra molto dolorose anche a riposo. Sono state praticate 2 sedute settimanali per 5 mesi con miglioramento della sintomatologia dalla quinta seduta e risoluzione del quadro a partire dalla seduta 25. Possiamo osservare che dopo sei mesi le lesioni non si sono riprodotte. Figura 8. Paziente di 67 anni con antecedenti di HTA, vasculopatia periferica incluso nel programma di emodialisi da 8 anni per una nefrite interstiziale. Presentava dolore a riposo in EID e, pertanto, fu praticato un by-pass femoro-popliteo ma dopo una settimana si poteva osservare la comparsa di un’area di necrosi al tallone (emocultura negativa). Gli sono state praticate 2 sedute settimanali per 1 mese e mezzo e dopo 4 mesi si osservava la guarigione completa delle lesioni. 9 10 EVIDENZE CLINICHE Figura 9. Paziente di 50 anni incluso nell’emodialisi da 1 anno per una nefropatia diabetica: ● bypass ileofemorale sinistro (1994); ● amputazione intercondilea sinistra (1997); ● amputazione transmetatarsale destra (1998). Presentava lesioni in zona distale di entrambe le amputazioni e mancanza di forza muscolare che impedivano la collocazione di protesi. Sono state somministrate cure per 6 mesi con alcool iodato senza nessun miglioramento. Sono state praticate 2 sedute settimanali applicando MD-307 per 6 mesi con miglioramento delle lesioni a partire dalla seduta n° 14. A partire dalla seduta 24 il paziente ha iniziato ad avere tono e forza muscolare dei monconi, e dopo 6 mesi è stata possibile la collocazione di protesi per la deambulazione. Teca rt erapia 2003 Figura 10. Paziente di 54 anni incluso nell’emodialisi da 1 anno e mezzo per una nefroangiosclerosi. Nel 1971 un incidente motociclistico gli causò politraumatismo e fratture multiple nella gamba sinistra, con osteomielite secondaria, e comparsa di lesioni trofiche progressive che peggioravano di anno in anno. Le lesioni non erano dolorose, ma producevano nel paziente parestesia soprattutto nella pianta dei piedi e nelle dita. Sono state praticate 2 sedute settimanali per 6 mesi con miglioramento della sensibilità e della forza muscolare. Si osservò una buona evoluzione delle lesioni trofiche, accompagnata dal miglioramento soggettivo del paziente. DISCUSSIONE Si può affermare che la Tecarterapia è un'arma efficace per curare le lesioni vascolari, e che per ottenere risultati apprezzabili è necessario come minimo un mese di trattamento anche se il paziente trae beneficio soggettivo già dalla prima settimana con riflessi positivi anche nelle sedute di emodialisi. Di grande valore la possibilità di far virare in senso risolutivo quelle lesioni ed evoluzioni torpide che generalmente progrediscono fino alla necessità della amputazione. È un metodo molto ben tollerato dato che il paziente non prova mai la sensazione di essere trattato con la “corrente elettrica” e manca di effetti secondari. B IBLIOGRAFIA 1. PRADERE, JACQUES. Mise au point: l’hyperthemie localisée. Tout Prevoir n°289 :24 ; 1998 2. ZAVNER, A. Introducción a la tranferencia eléctrica capacitiva. Barcelona. Ed. Jims. 1993; 143 3. CALBET, J. Tratado de la transferencia eléctrica capacitiva. Barcelona. Ed. Doyma; 1992 4. BERISA, F. Tratamiento con postaglandina E1 (PGE1) en isquemías crónicas de miembros en diabéticos con Insuficiencia renal 11 12 EVIDENZE CLINICHE IL TRASFERIMENTO ENERGETICO CAPACITIVO IN OFTALMOLOGIA Ferran Ballester I Ferrares Medico Oftalmologo, Capo Reparto di Oftalmologia dell’Ospedale Universitario “Germans Trias I Pujol”. Professore Associato della Facoltà Autonoma di Medicina R I A S S U N TO Questo studio si pone come obiettivo di individuare gli effetti del sistema a trasferimento energetico capacitivo a 300 watt applicato per la prima volta in oftalmologia per la riduzione dei difetti visivi o di alcune patologie quali la cataratta, la degenerazione maculare, l’ipertensione intraoculare. I risultati finali hanno posto in evidenza netti miglioramenti nell’acutezza visiva, calcolabile intorno al 25% riservando un importante spazio a questa terapia in campo oftalmico. Questa nuova tecnologia crea un aumento distrettuale della temperatura dei tessuti dall’interno verso l’esterno; contrariamente a quanto viene ottenuto con l’applicazione di qualsiasi tipo di sorgente termica esterna. Le variazioni biologiche più importanti che si producono con questo tipo di ipertermia sono: ● variazione del potenziale cellulare elettrico; ● incremento dell’ossigenazione; ● stimolazione delle difese naturali dell’organismo; ● eliminazione degli elementi tossici (radicali liberi, riduzione dell’anidride carbonica); ● incremento del flusso sanguigno in profondità. Questo metodo si basa sulla trasformazione di una energia fredda inoffensiva ad alta frequenza (600Khz) in temperatura. Ogni cellula del tessuto viene coinvolta in tale trasformazione: si ottiene così una grande penetrazione per mezzo del trasferimento energetico per effetto capacitivo (metodo scoperto e divulgato dai Laboratori INDIBA). PA R O L E C H I AV E Acutezza visiva, miopia, ipermetropia, alterazioni oculari, cataratta. Teca rt erapia MATERIALI E METODI Tutti i pazienti dello studio sono stati trattati ambulatoriamente e presentavano diverse patologie oftalmiche la cui principale caratteristica era il calo dell’acutezza visiva (AV). Fu introdotto nello studio anche un piccolo gruppo di pazienti che presentava una riduzione del campo visivo. La patogenesi di questa alterazione era riferibile alla presenza di glaucoma o vasculopatie o retinosi pigmentaria. L’esame praticato su ogni paziente era quello standard: ✓ controllo AV con o senza correzione ottica ✓ rifrazione meticolosa ✓ biomicroscopia ✓ tonometria ✓ fondo dell’occhio ✓ elettroretinogramma ✓ potenziali visivi Studi complementari come angiofluorescenza e campimetria sono stati effettuati solo nei casi che lo richiedevano. In regime ambulatoriale, sono stati studiati 225 pazienti, con cali dell’acutezza visiva. Divisi in 4 gruppi di omogenei per patologia Figura 1. 2003 riferibile a: cataratte incipienti, miopie, ipermetropie e il quarto gruppo affetto da alterazioni oftalmiche con mezzi rifrangenti trasparenti e senza difetti rifrattivi (emmetropie). Per ogni paziente è stato fatto un esame di iniziale valutazione visiva; un successivo esame è stato effettuato alla quinta seduta e l’ultimo dopo 21 giorni. L’analisi statistica è stata effettuata applicando la T di Studente, per dati congiunti, e il Test di Friedman, per comparare le medie. Le AGF delle retine sono state condotte in altri centri specializzati, specialmente alla Fondazione Sardà Farriol. L’elettrodo è stato applicato in ogni seduta in modo sistematico, circa 20 minuti, così suddivisi: 10 nella regione occipitale, 5 nella periorbitaria, 5 sul globo oculare. Non sono mai stati trattati i due occhi contemporaneamente. RISULTATI Dei pazienti studiati, 76 (33,8%) erano di sesso maschile e 149 (66,2%) erano donne. L’età media variava dai 57 ai 60 anni con una oscillazione dai 10 ai 90 anni (Figura 1). D I S T R I B U Z I O N E D E I M A L AT I S O T T O P O S T I A L T R A S F E R I M E N T O E N E R G E T I C O C A PA C I T I V O A 300 WAT T I N B A S E A L S E S S O 149 66,2% 76 33,8% DONNE (66,2%) UOMINI (38,8%) 13 14 EVIDENZE CLINICHE Figura 2. PERCENTUALE DI MALATI SOTTOPOSTI AL TRASFERIMENTO ENERGETICO CAPACITIVO A 300 WATT IN BASE ALLA PATOLOGIA 31,1% 40,4% 23,1% 5,3% CATARATTA MIOPIA (40,4%) (31,1%) IPERMETROPIA A.O.M.R.T. Le patologie più ricorrenti erano (Figura 2): ✓cataratta 91 (40,4%), ✓miopia 70 (31,1%), ✓ipermetropie 12 (5,3%), ✓alterazioni oculari con necessità di mezzi rifrangenti trasparenti e occhi emmetropi 52 (23,1%). L’acutezza visiva media di tutti i pazienti era di 0,55 (± 0,037), con una variazione da 0,1 a 0,9. L’acutezza visiva media alla fine della quinta seduta era di 0,69 (± 0,037) con un aumento statisticamente significativo (P<0,0001) rispetto all’acutezza visiva iniziale. Si è applicato il Test di Friedman per comparare le medie e si è notato che esistevano delle differenze significative tra loro. Analizzando i risultati, in base alla patologia, si nota che nelle cataratte (N=91) (Figura 3 a e b) l’acutezza visiva media iniziale era di 0,50 (± 0,05) e dopo la quinta seduta era di 0,63 (± 0,05) (P<0,0001). L’acutezza visiva dopo i 21 giorni era di 0,65 (± 0,05) (P<0,0001). (5,3%) (23,1%) Applicando il Test di Friedman osserviamo una d. s. di P<0,00001. Nelle miopie (N=70) (Figura 4) l’acutezza visiva media era di 0,60 (± 0,06) e dopo la quinta seduta era di 0,75 (± 0,05) con differenze statisticamente significative (P<0,0001) tra i due gruppi. Il valore dell’acutezza visiva dopo 21 giorni era di 0,75 (± 0,05) e non vi era significatività statistica (tra i valori dopo la 5ª seduta e dopo 21 giorni). Applicando il Test di Friedman abbiamo osservato una d. s. tra i gruppi P<0,00001. Nel gruppo di pazienti ipermetropi (N=12) (Figura 5), l’intensità visiva media era di 0,68 (± 0,12). Dopo la quinta seduta era di 0,68 (± 0,09) con differenza statisticamente significativa tra i due gruppi (P<0,0001). Comparando l’acutezza visiva media, dopo 21 giorni era di 0,86 (± 0,09) e non esisteva una differenza statisticamente significativa (P=1). Applicando il Test di Friedman si registrano differenze statisticamente significative tra le tre medie (P<0,0005). Il gruppo con alterazioni dell’acutezza visiva di Teca rt erapia Figura 3a. VA R I A Z I O N E 2003 D E L L’ A C U T E Z Z A V I S I VA ( G L O B A L E ) 1 0,86 0,75 0,8 0,86 0,66 0,65 0,75 0,68 0,6 0,64 0,63 0,6 0,5 0,4 0,46 0,2 A.V. INIZIALE 0 CATARATTA MIOPIA Figura 3b. VA R I A Z I O N E IPERMETROPIA A.V. 5 A.V. 21 SEZIONI GIORNI A.O.M.R.T. D E L L’ A C U T E Z Z A V I S I VA ( C ATA R AT TA ) 0,7 0,65 0,6 0,63 0,5 P<0.0001 P<0.0001 0,5 0,4 0,3 0,2 A.V. INIZIALE 0,1 0 Figura 4. VA R I A Z I O N E A.V. 5 A.V. 21 (0,5) SEZIONI GIORNI (0,63) (0,65) D E L L’ I N T E N S I T À V I S I VA ( M I O P I A ) 0,8 0,6 0,4 0,2 0 0,6 0,75 0,75 P<0.0001 P<0.321 A.V. INIZIALE A.V. 5 A.V. 21 (0,6) SEZIONI GIORNI (0,75-P<0,0001) (0,86-P<0,321) 15 16 EVIDENZE CLINICHE Figura 5. VA R I A Z I O N E D E L L’ I N T E N S I T À V I S I VA ( I P E R M E T R O P I A ) 1 0,8 0,6 0,68 0,86 0,86 P<0.0001 P=1 0,4 0,2 A.V. INIZIALE 0 Figura 6a. VA R I A Z I O N E A.V. 5 A.V. 21 (0,68) SEZIONI GIORNI (0,86-P<0,0001) (0,86-P=1) D E L L’ A C U T E Z Z A V I S I VA ( G L O B A L E ) 0,8 0,69 0,71 P<0.0001 P<0.0001 0,6 0,55 0,4 0,2 0 occhi emmetropi con mezzi rifrangenti trasparenti (N=52) (Figura 6a e b), presentava un’intensità visiva media iniziale di 0,46 (± 0,06) e dopo la quinta seduta era di 0,64 (± 0,04) con una differenza statisticamente significativa (P<0,0001) tra i gruppi. L’acutezza visiva dopo i 21 giorni era di 0,66 (± 0,06) e non si aveva significatività statistica. Applicando il Test di A.V. INIZIALE A.V. 5 A.V. 21 (0,55) SEZIONI GIORNI (0,69) (0,71) Friedman abbiamo notato differenze statisticamente significative tra i gruppi (P<0,0001). La valutazione dei risultati è stata considerata in base all’evoluzione dell’intensità visiva in tutti i casi. I punti ciechi della campimetria, numero e localizzazione, sono sempre misurati con lo stesso stimolo di dimensione e intensità. La valutazione della sensazione soggettiva di Teca rt erapia Figura 6b. VA R I A Z I O N E 2003 D E L L’ I N T E N S I T À V I S I VA ( C O N M E Z Z I R I F R A N G E N T I T R A S PA R E N T I ) 0,7 0,6 0,64 P<0.0001 0,5 0,4 0,66 P<0.20 0,46 0,3 0,2 0,1 0 miglioramento e di benessere sono stati apprezzati dal paziente, prima e dopo il trattamento. Le applicazioni oscillano tra le 5 e le 8 sedute per ogni occhio; per la maggior parte dei casi erano 5 mentre l’eccezione si è avuta con un paziente affetto da retinosi pigmentaria che ha necessitato di 17 sedute. Gli strumenti utilizzati sono stati: ✓ lampada a fessura INAMI; ✓ tonometro Haag-Streit; ✓ proiettore e cassetta con lenti test; ✓ campimetro Humphrey computerizzato; ✓ apparecchio per il Trasferimento Energetico Capacitivo a 300 watt. CONCLUSIONI Analizzando i risultati ottenuti, osserviamo che esiste un miglioramento dell’acutezza visiva del 25,4% dopo la quinta seduta e del 28,3% dopo 21 giorni, con significatività statistica tra prima e dopo trattamento. Analizzando i risultati per gruppi omogenei, osserviamo un miglioramento del 26% dell’acutezza visiva dei pazienti con cataratta dopo la A.V. INIZIALE A.V. 5 A.V. 21 (0,46) SEZIONI GIORNI (0,64) (0,66) quinta seduta, con un incremento del 29,2% dopo 21 giorni. Nel gruppo delle miopie, osserviamo un miglioramento del 25% dopo la quinta seduta che si mantiene costante dopo 21 giorni. Nel gruppo dei pazienti ipermetropi, si è verifiato un incremento dell’acutezza visiva del 26,5% dopo la quinta seduta, che è mantenuto costante. Nei pazienti emmetropi con alterazioni dell’acutezza visiva e con mezzi rifrangenti trasparenti, c’è stato un miglioramento del 18% dell’acutezza visiva dopo la quinta seduta e del 20% dopo i 21 giorni. Concludendo si può affermare che la terapia con il Trasferimento Energetico Capacitivo a 300 watt migliora l’intensità visiva di un 25,4% dopo solo 5 sedute nei pazienti affetti da cataratta incipiente; questa percentuale sale al 28,4% al termine del trattamento. Invece, sia per la miopia che per l’ipermetropia, già dopo la 5a seduta si osserva un miglioramento pari al 25% che non presenta ulteriori incrementi fino al termine del periodo di trattamento. Nelle alterazioni oculari che utilizzano mezzi rifrangenti trasparenti, il 18% dell’acutezza visiva incrementa al 20% dopo 21 giorni. 17 18 EVIDENZE CLINICHE L’efficacia del Trasferimento Energetico Capacitivo a 300 watt è stata dimostrata nella maggior parte delle patologie trattate, in quanto contribuisce a un recupero dell’acutezza visiva e a un miglioramento del campo visivo. In senso generico possiamo affermare che l’efficacia terapeutica del Trasferimento Energetico Capacitivo a 300 watt è legata essenzialmente all’evoluzione favorevole dei processi ischemici e degli accidenti vascolari. Le diminuzioni funzionali dell’acutezza visiva sono recuperate in percentuali notevoli. Nei casi di incipiente opacità del cristallino si ottiene un miglioramento discreto dell’acutezza visiva e una maggior stabilità nell’evoluzione dell’opacizzazione. La pressione intraoculare diminuisce subito col trattamento però torna ad aumentare dopo poche settimane dall’intervento. Le riduzioni campimetriche secondarie a glauco- ma o ischemia sono migliorabili con l’applicazione del Trasferimento Energetico Capacitivo a 300 watt. Non si verifica nessun miglioramento nelle degenerazioni maculari severe con intensità visiva inferiore a 0,05. Nelle emmetropie il miglioramento della funzione maculare alterata è un fatto ricorrente. Non disponiamo ancora di dati che indichino il contributo della nuova tecnonologia TECAR a stabilizzarne la progressione. Nei processi infiammatori oculari lo abbiamo utilizzato in pochi casi con risultati positivi. La valutazione soggettiva dei pazienti è nella maggior parte dei casi favorevole. Per concludere, riteniamo che il Trasferimento Energetico Capacitivo a 300 watt occupi uno spazio importante in oftalmologia, così come in altri campi della medicina. B IBLIOGRAFIA Eds. Sportphysiotherapy. Applied Science & practice. Melbuorne: Churcill Livingstone 1995, 233-244- 1. COLE A.J., EAGLESTONE M.A.: The benefits of deep heat. Ultrasound and electromagnatic diathermy. Gamberini F., Lovisolo G.A., Benini D., et al. Un’innovazione in tema di termoterapia endogena. Hypertherm PT-100. Microonde 1991; marzo n. 10: 97-107 PhYsic. Sportsmedicine 1994; 22: 77-88 2. LEHANN J.F., DE LATEUR B.J.: Therapeutic heat and cold, hydrotherapy. In: Leek J.C., Gershwin M.E., Fowle W.M. Eds. Principles of Physical Medecine and rehabilitation in the Musculoskeletal disease. Orlando F1: Grune & Stratton Inc., 1986, 61-101 3. LEVEEN H.H., WAPRICK S., P ICCONE W. ET AL.: Tumor eradication by radiofrequency therapy. Reponse in 21 patients. JAMA 1976; 235: 2198-2200 4. LEY A., CLADELLAS J.M., DE LAS H ERAS P. ET AL.: Trasferencia electrica capacitiva (TEC). Tecnica no invasiva de Hypertermia profunda en el tratamiento de los gliomas cerebrales. Resultados preliminares. 6. PRENTICE W.E. Therapeutic Modalities in sports medicine. St. louise, MO Times Mirror/Mosby College Publishing; pp 132-135 7. RESPIZZI, F. DANELON. Utilizzo dell’ipertermia in ambito fisiokinesiterapico nel trattamento del paziente artrosico. Atti del Congresso: “Radiazioni in medicina: qualità e sicurezza” Torino, 13-16 marzo 1997, 390-391 8. SANTORI F., E RRIQUEZ A., GIACOMI R., ET AL. Primi risultati clinici dell’applicazione dell’ipertermia in ortopedia. Microonde 1991; marzo 10: 149-162 Neurochirurgia 1992; 3: 118-123 9. STRICKLER T., MALONE T., ET AL. The effects of pas5. MCM EEKEN J.: Electrotherapy in: Zuluaga e al. sive warming on muscle injury. Am J Sports Med Teca rt erapia CAMPO COMPLETO STIMOLO III, BIANCO, FONDO 31,5 ASB III 120 NOME: A.Q.M. MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO ID OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE DATA 557 DATA DI NASCITA: 09-04-41 13-02-95 ORA: 13:07:14 DIAMETRO PUPILLARE 3.0 MM AV STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA CEN 32 DB PERI 28 2003 DB RX UTILIZZATA DI CIL GRAD PERDITA DI FISSAMENTO DESTRO 2/24 0/14 NEG 1/8 ERRORI FALSI POS ERRORI FALSI TEMPO 00:11:55 630-1298 HFA S/N ● = punti visti: 60/120 ■ = punti mancati: 60/120 ▲ = macchia cieca (nera) SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO REV 6.3 19 20 EVIDENZE CLINICHE CAMPO COMPLETO STIMOLO III, BIANCO, FONDO 31,5 ASB III 120 NOME: A.Q.M. MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO ID OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE DATA 557 DATA DI NASCITA: 09-04-41 13-02-95 ORA: 13:44:48 DIAMETRO PUPILLARE 3.0 MM AV STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA CEN 34 DB PERI 26 DB PERDITA DI FISSAMENTO XX RX UTILIZZATA DI CIL GRAD 0/21 SINISTRO 0/14 NEG 1/8 ERRORI FALSI POS ERRORI FALSI TEMPO 00:10:33 630-1298 HFA S/N ● = punti visti: 58/120 ■ = punti mancati: 62/120 ▲ = macchia cieca (nera) SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO REV 6.3 Teca rt erapia CAMPO COMPLETO STIMOLO III, BIANCO, FONDO 31,5 MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO 590 DATA DI NASCITA: 09-04-41 07-04-95 ORA: 11:22:15 DIAMETRO PUPILLARE 3.0 MM AV ID DATA STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA 34 DB PERI 26 DB 120 NOME: A.Q.M. ASB III OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE CEN 2003 XX RX UTILIZZATA DI CIL GRAD DESTRO PERDITA DI FISSAMENTO 1/17 0/14 NEG 1/7 ERRORI FALSI POS ERRORI FALSI TEMPO 00:08:16 630-1298 HFA S/N ● = punti visti: 91/120 ■ = punti mancati: 29/120 ▲ = macchia cieca (nera) SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO REV 6.3 21 22 EVIDENZE CLINICHE CAMPO COMPLETO STIMOLO III, BIANCO, FONDO 31,5 MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO NOME: A.Q.M. ASB III 590 DATA DI NASCITA: 09-04-41 07-04-95 ORA: 11:37:59 DIAMETRO PUPILLARE 3.0 MM AV ID OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE DATA STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA CEN 30 DB PERI 28 DB PERDITA DI FISSAMENTO RX UTILIZZATA DI CIL GRAD 3/19 SINISTRO 0/14 NEG 0/7 ERRORI FALSI POS ERRORI FALSI TEMPO 120 00:08:32 630-1298 HFA S/N ● = punti visti: 99/120 ■ = punti mancati: 21/120 ▲ = macchia cieca (nera) SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO REV 6.3 Teca rt erapia CAMPO COMPLETO STIMOLO III, BIANCO, FONDO 31,5 MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO 276 DATA DI NASCITA: 06-04-34 08-02-93 ORA: 12:17:53 DIAMETRO PUPILLARE 3.0 MM AV ID DATA STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA 34 DB PERI 26 DB 120 NOME: C.A.G. ASB III OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE CEN 2003 XX RX UTILIZZATA DI CIL GRAD DESTRO PERDITA DI FISSAMENTO 1/21 0/14 NEG 1/7 ERRORI FALSI POS ERRORI FALSI TEMPO 00:09:42 630-1298 HFA S/N ● = punti visti: 85/120 ■ = punti mancati: 35/120 ▲ = macchia cieca (nera) SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO REV 6.3 23 24 EVIDENZE CLINICHE CAMPO COMPLETO STIMOLO III, BIANCO, FONDO 31,5 MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO NOME: C.A.G. ASB III 276 DATA DI NASCITA: 06-04-34 08-02-93 ORA: 13:10:11 DIAMETRO PUPILLARE 3.0 MM AV ID OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE DATA STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA CEN 38 DB PERI 28 DB PERDITA DI FISSAMENTO RX UTILIZZATA DI CIL GRAD 4/19 XX SINISTRO 0/14 NEG 0/6 ERRORI FALSI POS ERRORI FALSI TEMPO 120 00:07:41 630-1298 HFA S/N ● = punti visti: 108/120 ■ = punti mancati: 12/120 ▲ = macchia cieca (nera) SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO REV 6.3 Teca rt erapia CAMPO COMPLETO STIMOLO III, BIANCO, FONDO 31,5 MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO 343 DATA DI NASCITA: 06-04-34 01-06-93 ORA: 11:42:36 DIAMETRO PUPILLARE 3.0 MM AV ID DATA STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA 36 DB PERI 30 120 NOME: C.A.G. ASB III OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE CEN 2003 DB RX UTILIZZATA DI CIL GRAD DESTRO PERDITA DI FISSAMENTO 0/17 0/14 NEG 0/7 ERRORI FALSI POS ERRORI FALSI TEMPO 00:08:08 630-1298 HFA S/N ● = punti visti: 107/120 ■ = punti mancati: 13/120 ▲ = macchia cieca (nera) SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO REV 6.3 25 26 EVIDENZE CLINICHE CAMPO COMPLETO STIMOLO III, BIANCO, FONDO 31,5 MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO NOME: C.A.G. ASB III 343 DATA DI NASCITA: 06-04-34 01-06-93 ORA: 12:12:11 DIAMETRO PUPILLARE 3.0 MM AV ID OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE DATA STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA CEN 38 DB PERI 34 DB PERDITA DI FISSAMENTO RX UTILIZZATA DI CIL GRAD 2/16 SINISTRO 2/14 NEG 0/5 ERRORI FALSI POS ERRORI FALSI TEMPO 120 00:06:49 630-1298 HFA S/N ● = punti visti: 117/120 ■ = punti mancati: 3/120 ▲ = macchia cieca (nera) SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO REV 6.3 Teca rt erapia CAMPO COMPLETO STIMOLO III, BIANCO, FONDO 31,5 MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO 120 NOME: P.P.T. ASB III ID DATA DI NASCITA: 01-02-94 ORA: OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE DATA STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA DIAMETRO PUPILLARE CEN 28 DB PERI 26 2003 DB 10:00:29 AV RX UTILIZZATA DI CIL GRAD DESTRO PERDITA DI FISSAMENTO 19/21 XX 1/14 NEG 2/8 ERRORI FALSI POS ERRORI FALSI TEMPO 00:09:37 630-1298 HFA S/N ● = punti visti: 82/120 ■ = punti mancati: 38/120 ▲ = macchia cieca (nera) SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO REV 6.3 27 28 EVIDENZE CLINICHE CAMPO COMPLETO STIMOLO III, BIANCO, FONDO 31,5 MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO 120 NOME: P.P.T. ASB III ID DATA DI NASCITA: 01-02-94 ORA: OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE DATA STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA DIAMETRO PUPILLARE CEN 26 DB XX PERI 26 PERDITA DI FISSAMENTO DB XX TEMPO 15/23 XX SINISTRO 0/14 NEG 1/6 00:09:56 630-1298 HFA S/N ● = punti visti: 71/120 ■ = punti mancati: 49/120 ▲ = macchia cieca (nera) SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO AV RX UTILIZZATA DI CIL GRAD ERRORI FALSI POS ERRORI FALSI 09:34:39 REV 6.3 Teca rt erapia CAMPO COMPLETO STIMOLO III, BIANCO, FONDO 31,5 MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO 120 NOME: P.P.T. ASB III ID DATA DI NASCITA: 01-03-94 ORA: OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE DATA STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA DIAMETRO PUPILLARE CEN 32 DB PERI 29 2003 DB 10:36:44 AV RX UTILIZZATA DI CIL GRAD DESTRO PERDITA DI FISSAMENTO 5/17 XX 0/14 NEG 0/6 ERRORI FALSI POS ERRORI FALSI TEMPO 00:07:45 630-1298 HFA S/N ● = punti visti: 111/120 ■ = punti mancati: 9/120 ▲ = macchia cieca (nera) SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO REV 6.3 29 30 EVIDENZE CLINICHE CAMPO COMPLETO STIMOLO III, BIANCO, FONDO 31,5 MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO 120 NOME: P.P.T. ASB III ID DATA DI NASCITA: 01-03-94 ORA: OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE DATA STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA DIAMETRO PUPILLARE CEN 32 DB PERI 29 DB PERDITA DI FISSAMENTO TEMPO AV RX UTILIZZATA DI CIL GRAD 3/17 SINISTRO 0/14 NEG 0/6 ERRORI FALSI POS ERRORI FALSI 10:49:47 00:07:04 630-1298 HFA S/N ● = punti visti: 112/120 ■ = punti mancati: 8/120 ▲ = macchia cieca (nera) SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO REV 6.3 Teca rt erapia TECNICA NON INVASIVA DI IPERTERMIA NEL TRATTAMENTO DEI TUMORI CEREBRALI È stata condotta un’ampia indagine nella letteratura riguardante gli effetti del calore sulle cellule tumorali e sui tessuti sani, sia in vitro che in vivo. Sono stati presi in considerazione tutti i metodi atti a produrre aumento della temperatura in aree circoscritte del corpo utiliz- 2003 A. Ley, J. M.ª Cladellas, S. Colet, P. de Las Heras, J. Prim, J. Roussos, A. Ariza e J. Calbet* Servizio di Neurochirurgia e Anatomia Patologica Ospedale Universitario “Germans Trias i Pujol” Badalona (Barcellona) *Direttore Tecnico dei Laboratori INDIBA, Barcellona R I A S S U N TO Questo lavoro disamina la letteratura esistente sugli effetti dell’ipertermia applicata alle zando sia fonti di calore esterne molto semplici, sia mezzi più sofisticati come il laser, la radiofrequenza, le microonde e gli ultrasuoni, in grado di trasferire calore dall’esterno all’interno del neoplasie. Viene descritta una corpo per conduzione. Data la scarsa conduttività al calore dei tessuti organici, per ottenere la temperatura desiderata di 42-43 °C alla profondità voluta, al fine di distruggere cellule neoplastiche, un effetto ipertermico nel contesto occorre raggiungere a livello cutaneo temperature troppo alte, che possono provocare gravi scottature. Per questo sono stati studiati tecnica non invasiva per indurre della massa tumorale mediante Trasferimento Energetico Capacitivo. metodi e tecniche non invasivi che permettono di “scaldare” direttamente i tessuti patologici. È nota la maggior sensibilità delle cellule tumorali al calore, dovu- Casi di glioblastoma trattati con il ta al deficit di autoregolazione della rete vascolare propria della massa tumorale peraltro anche scarsamente rappresentata con conseguente impoverimento nell’apparato di ossigeno e sviluppo Energetico Capacitivo sono stati di un pH acido. È stato notato che l’aumento di temperatura provoca nel citoplasma delle cellule neoplastiche una diminuzione sistema TECAR a Trasferimento studiati sia dal punto di vista anatomopatologico che nella loro evoluzione clinica. del metabolismo ossidativo, con aumento della glicosi anaerobica e dell’effetto enzimatico del lisozima. Nel nucleo si crea un rallentamento della sintesi dell’RNA e del DNA: questo effetto è però reversibile. Per tutte queste ragioni, l’aumento della temperatura provoca un effetto “forno” a livello del tumore, il quale è incapace di dissi- PA R O L E pare il calore accumulato, mentre i tessuti sani circostanti riescono a mantenere temperature non superiori i 41° C. Il problema Glioblastoma, glioma, ipertermia profonda. C H I AV E 31 32 EVIDENZE CLINICHE fondamentale dell’applicazione dell’ipertermia nei tumori intracraniali è la difficoltà di produr- questo una potenza in watt che si trasforma in temperatura. re un aumento di temperatura negli stessi con metodi non invasivi. In questo lavoro vengono presentati i risultati ottenuti in due casi di glio- Con il Rigeneratore Cellulare a Trasferimento Energetico Capacitivo si ottiene un incremento della temperatura interna simile alla febbre pro- ma multiforme, utilizzando la tecnica del Trasferimento Energetico Capacitivo. dotta dall’organismo stesso, diverso dall’aumento termico associato al calore proiettato da una fonte di energia esterna e trasmesso per condu- MATERIALI E METODI zione. Gli esperimenti condotti sugli animali, durante il periodo di sviluppo di questa tecnica Nel 1970 abbiamo avuto i nostri primi contatti con il tecnico José Calbet per motivi medicofamiliari. Più tardi si occupò per noi di diversi furono indirizzati al controllo dell’effetto termico ottenuto per conduzione di calore, alla valutazione dell’incremento di temperatura nella apparecchi elettronici e di un tipo speciale di coagulatore che non produceva scintille. Anni dopo, nel 1985, il direttore tecnico dei profondità dei tessuti nonchè allo studio sulle reazioni dei tessuti sani. Le prove fatte sul cranio di 4 mm di spessore di Laboratori INDIBA mise a punto un apparecchio di nuova concezione il Rigeneratore Cellulare a una pecora sacrificata da poco dimostrano che, applicando sulla scatola cranica una temperatu- Trasferimento Energetico Capacitivo, così chiamato per la similitudine del suo funzionamento con quello di un condensatore. ra di 50 °C per un minuto, trasmessa per conduzione in base alla resistenza cutanea si produce un incremento di solo 0,3 °C a livello della L’elettrodo attivo del Rigeneratore Cellulare a Trasferimento Energetico Capacitivo funge da prima piastra e il tessuto biologico come secon- tavola interna dell’osso (equivalente a 20 passaggi con l’elettrodo del Rigeneratore Cellulare a Trasferimento Energetico Capacitivo, restando da, mentre il dielettrico è costituito dalla copertura isolante dell’elettrodo. Sono state utilizzate fermi per 3 secondi alla volta nella stessa zona). In questo caso ci si riferisce al “calore” generato frequenze di 700-800 kHz, poiché quelle inferiori ai 400 kHz producono stimoli nervosi indesiderabili. Dall’altra parte, le frequenze superiori a sulla superficie della cute tra elettrodo e cranio, non a quello di trasformazione. Riguardo alla temperatura ottenuta per “trasformazione” in 1 MHz producono un’eccessiva dispersione di energia. Gli effetti biologici prodotti dal Rigeneratore profondità, nelle prove è stata usata una potenza di uscita di 50 W con un elettrodo di 5 mm di spessore e una superficie di contatto di 14 Cellulare a Trasferimento Energetico Capacitivo sono dovuti soprattutto all’innalzamento della cm2. È stata effettuata l’applicazione su una zona di 50 cm2 per 10 minuti. Si è lavorato con temperatura all’interno dei tessuti e alla normalizzazione del potenziale cellulare. L’ipertermia è data dalla trasformazione di una “energia fred- una temperatura di 48 °C a livello di applicazione dell’elettrodo, ottenendo un aumento di temperatura nel cervello di 4 °C a 1 cm di profon- da” (alta frequenza) che, agendo sui tessuti che sono semiconduttori e producono una certa resistenza, provoca una caduta di voltaggio e per dità e di 3 °C a 6 cm. Rispetto all’innocuità dell’effetto termico sui tessuti sani, sono stati effettuati esperimenti su ani- Teca rt erapia mali da laboratorio con controlli chimici e anatomo-patologici, sia sul cervello che in altre 2003 Figura 1.. viscere. Riteniamo importante insistere sul fatto che l’energia elettrica ad alta frequenza si trasforma istantaneamente in temperatura. Dopo l’applicazione, l’effetto termico dura per poco tempo. Tuttavia, a volte l’effetto più importante è quello dell’aumento ottenuto con trasformazioni chimiche, in modo simile a ciò che avviene quando si ricarica una batteria. Riassumendo gli effetti biologici sono: vasodilatazione e aumento dell’ossigenazione; ● diminuzione dell’acidosi dei tessuti; ● TAC cerebrale aveva rilevato la presenza di un ● esteso tumore cerebrale nell’area destra presumibilmente un glioma. ● ● riassorbimento dei cataboliti; effetto antiedematoso; normalizzazione del potenziale cellulare. Nel 1987 abbiamo utilizzato il modello a Trasferimento Energetico Capacitivo consistente in un’apparecchiatura da 20 watt per il trattamento di vari processi dolorosi ossei, tendiniti e muscolari, così come altre patologie del sistema nervoso. Nei nostri primi esperimenti transcutanei su tumori cerebrali, si è osservata una riduzione del valore di pressione intracranica e dell’edema peritumorale, con miglioramenti clinici dei sintomi neurologici. Poiché nella maggioranza dei casi l’evoluzione della patologia era a uno stadio avanzato, mentre in altri si era fatto ricorso a irradiazioni e chemioterapia, è difficile valutare oggettivamente quei risultati. In questo lavoro presentiamo i primi due casi di glioma in cui è stato applicato il Trasferimento Energetico Capacitivo con apparecchiatura a 20 watt. CASO 1 Storia clinica Il paziente di 51 anni, in cura nel febbraio del 1990, presentava da 5 settimane, cefalgie associate a una progressiva emiparesi sinistra. La Non fu sottoposto a un trattamento chirurgico ma fu trattato con metadone (8 mg al giorno). La Figura 1 mostra la TAC cerebrale prima del trattamento, dopo 5, 10 e 55 sedute. Si nota come la densità eterogenea del tumore evidenzi una tendenza a una necrosi centrale con captazione periferica del mezzo di contrasto che in alcune zone evidenzia una certa delimitazione, tra la periferia del tumore e il tessuto cerebrale. Diminuisce l’edema peritumorale e la pressione della massa tumorale sul sistema ventricolare. Evoluzione clinica Il paziente ha visto scomparire i sintomi di ipertensione intracraneale per 4 mesi, e ha potuto sospendere, per questo periodo, il trattamento con metadone. Esame istologico I tagli cerebrali mostrano una lesione di circa 5 cm di diametro con un buon piano di clivaggio rispetto al tessuto cerebrale circostante nell’area fronto-temporo-parietale destra. Il tumore poteva essere “staccato” facilmente dal cervello. Istologicamente, è stata confermata la diagnosi di glioma multiforme. C’era un’estesa area di 33 34 EVIDENZE CLINICHE necrosi centrale e solo un anello periferico di cellule tumorali attive. Figura 2. CASO 2 Storia clinica La paziente, di 47 anni, esaminata nel maggio 1989, presentava un caso di emiparesi, emiplegia ed emianopsia omonima sinistra, da 6 settimane, associata a una sindrome di ipertensione intracraneale. La TAC e l’angiografia avevano rilevato la presenza di un esteso tumore cerebrale fronto-temporale destro. Intervento chirurgico Il 1 giugno 1989 era stata praticata un’ampia resezione tumorale con un buon decorso postoperatorio e miglioramento della pregressa sintomatologia neurologica. Tra l’agosto 1989 e il febbraio 1990 erano state applicate 5.500 rad di Co60 e 5 cicli di chemioterapia con BCNU. Nel febbraio 1990 la TAC cerebrale aveva rivelato una recidiva del tumore. ● dopo 50 sedute di CTR; ● dopo 70 sedute di CTR. Evoluzione clinica TRATTAMENTO CON RIGENERATORE CELLULARE A TEC CON APPARECCHIATURA DA 20 WATT La paziente è rimasta stazionaria nei successivi 4 mesi, durante i quali erano stati sospesi i trattamenti con metadone per periodi limitati di La paziente è stata sottoposta a 70 sedute di tempo. Nel giugno 1990 era stata colpita da un’infezione polmonare che peggiorò il suo Trasferimento Energetico Capacitivo da 20 watt da 10 minuti tra marzo e giugno del 1990, mentre veniva mantenuto il trattamento con 8 mg di stato neurologico. Venne sospesa l’applicazione del Trasferimento Energetico Capacitivo ed il trattamento. La morte sopravvenne il 21 luglio metadone al giorno. Nella Figura 2 sono evidenziate: 1990. ● ● ● ● TAC cerebrale preoperatoria; TAC cerebrale postoperatoria del luglio 1989, dopo la resezione subtotale del tumore; Scoperte istopatologico/farmacologiche la recidiva del febbraio 1990, dopo la cobaltoterapia e la BNCU; dopo 26 sedute di CTR; delimitata rispetto al tessuto circostante, ma che invadeva il nucleo semiovale e i gangli basali del lato destro e si estendeva attraverso il corpo cal- I tagli cerebrali hanno rilevato una lesione di circa 8 cm di diametro, apparentemente ben Teca rt erapia 2003 loso all’emisfero cerebrale sinistro. Il tumore è stato facilmente “staccato” dal tessuto cerebrale. rapia dei tumori cerebrali. Apre la strada alla sua possibile applicazione nei Istologicamente, è stata confermata la diagnosi di glioma multiforme fatta nel corso del primo intervento. casi di traumatismi cranici, accidenti vascolari cerebrali e malformazioni arteriovenose. Si individuava un’estesa area di necrosi centrale e la zona di maggior attività corrispondeva all’estensione del tumore attraverso il corpo calloso. RINGRAZIAMENTI Si ringraziano per la collaborazione i medici J. Matias CONCLUSIONI e M. Teresa, del Servizio Radiologia del Dr. Salvador, per gli studi neurologici realizzati sui nostri pazienti. Dallo studio dei risultati ottenuti con l’applicazione del Trasferimento Energetico Capacitivo, per produrre ipertermia profonda in due casi di glioma cerebrale si può concludere che: ✓ Si produce un’evidente riduzione dell’edema cerebrale perilesionale. Per questo abbiamo iniziato uno studio degli effetti del Trasferimento Energetico Capacitivo sugli edemi cerebrali di altra eziologia. ✓ Si è dimostrata una moderata ma evidente riduzione della vascolarizzazione intratumorale. ✓ Si crea un’estesa necrosi della parte centrale della massa tumorale. ✓ Si verifica un rallentamento della crescita tumorale. B IBLIOGRAFIA 1. COLE A.J., EAGLESTONE M.A.: The benefits of deep heat. Ultrasound and Electromagnatic Diathermy. Physic. Sportsmedicine 1994; 22: 77-88 2. GRIBAUDO C.G., ASTEGIANO P, CANALA GL, GANZIT GP: trattamento con ipertermia a trasferimento energetico resistivo e capacitivo di lesioni muscolo scheletriche acute e croniche: risultati preliminari in “Radiazioni in medicina: qualità e sicurezza”. Atti del Lo studio anatomo-patologico conferma che la Congresso - Fisica Sanitaria - n. 1/97 gennaio/marzo; necrosi centrale del tumore ha una maggior estensione rispetto a quella dei gliomi multiformi e simile a quella ottenuta con la cobaltotera- 379-381 pia. Significativa è la presenza di un solco di separazione tra il tumore e il tessuto cerebrale Eds. Sportphysiotherapy. Applied Science & practice. circostante, che è anche visibile con il TC. Non si producono lesioni nel tessuto cerebrale circostante. L’applicazione del Trasferimento Energetico Capacitivo può essere vista come una tecnica coadiuvante della radioterapia e della chemiote- 3. MCM EEKEN J.: Electrotherapy in: Zuluaga e al. Melbuorne: churcill Livingstone 1995, 233 4. LEY A., CLADELLAS J.M., DE LAS H ERAS P. ET AL.: Trasferencia electrica capacitiva (TEC). Tecnica no invasiva de Hypertermia profunda en el tratamiento de los gliomas cerebrales. Resultados preliminares. Neurochirurgia 1992; 3: 118-123 35 36 EVIDENZE CLINICHE IPERTERMIA INTRACRANICA NON INVASIVA MEDIANTE LA TECNICA DI TRASFERIMENTO ELETTRICO CAPACITIVO TEC (*) RISULTATI DELLA TERMOMETRIA CEREBRALE ED INTRATUMORALE A. Ley-Valle Servizio di Neurochirurgia. HUGTP. Badalona. Barcelona. BÇCAP{~å~{å˘@äAÖ\å••˘}{@àäAPTÔPŒOAÜÊOÊAŒä˘àå\}{äÊA Ô@˘å••}˘åJAÜ@~ÊAQ}¦¾AÓä\æå• R I A S S U N TO Obiettivo di questo lavoro è la valutazione degli effetti dell’aumento termico ottenuto a livello cerebrale e intratumorale mediante una tecnica non invasiva di ipertermia intracranica con RF di 0,7 MHz, - Trasferimento Elettrico Capacitivo - (TEC), creato nel 1985 da INDIBA (*). Nella letteratura non esistono riferimenti di termometria in tempo reale con un metodo non invasivo di ipertermia intracranica. I valori termici ottenuti negli otto pazienti studiati hanno mostrato che, durante l’applicazione della TEC, esisteva un differenziale di temperatura a livello cerebrale in funzione della profondità. Fra il tessuto tumorale e quello cerebrale perilesionale la differenza è stata da 0.3 a 0.7 °C. A livello cerebrale l’aumento di temperatura ha avuto oscillazioni fra 0.7 e 1.5 °C in funzione dell’angolo di incidenza dell’elettrodo esterno e della profondità della sonda termometrica. L’osservazione secondo cui in nessun caso si è ottenuto nel tessuto cerebrale adiacente al tumore una temperatura superiore ai 39.2 °C suggerisce l’innocuità del metodo relativamente al possibile interessamento del tessuto cerebrale sano e sembra confermare i dati di assenza di lesioni sui tessuti ed organi degli animali da laboratorio, evidenziati negli studi anatomo-patologici, con la TEC, realizzati nel 1990. Il maggior e un po’ più prolungato aumento termico, osservato a livello tumorale, lo abbiamo denominato “effetto serra”. PA R O L E C H I AV E Ipertermia intracranica non invasiva. Termometria cerebrale ed intratumorale. Trasferimento Elettrico Capacitivo - TEC - Indiba. Teca rt erapia Gli studi sull’effetto del calore somministrato a cellule tumorali sono iniziati da più di mezzo secolo. I lavori “in vivo” e “in vitro” 9,11,13,14,17,20 sulle colture tumorali, e nella sperimentazione animale, hanno dimostrato l’effetto letale di temperature di 43 °C sulle cellule tumorali. L’ipertermia aumenta le già note sfavorevoli condizioni metaboliche dei tessuti tumorali mezzo più acido, ipossico ed ischemico -, a causa della minore autoregolazione dei vasi neoformati. Gli effetti biologici ed oncologici dell’ipertermia sulle strutture cellulari ed il sistema immunologico sono stati motivo di centinaia e centinaia di pubblicazioni ed un gran numero di autori1,4,11,12,15,16,18 ha dimostrato l’efficacia dell’ipertermia come metodo in ausilio alla radioterapia (RT), chemioterapia (QT) e brachiterapia. Nel 19925 abbiamo applicato questo nuovo metodo, non invasivo, di ipertermia intracranica (TEC, creato e sviluppato nel 1985 da INDIBA), pubblicando i risultati emersi da questi studi preliminari sui gliomi maligni e sull’edema cerebrale peritumorale. Non esistono nella letteratura descrizioni su misurazioni, in tempo reale, della temperatura intracranica durante l’applicazione di un metodo di ipertermia non invasivo. La struttura ossea del cranio è stata da 15 anni un ostacolo insormontabile per ottenere un’ipertermia selettiva e controllata, a livello cerebrale, mediante metodi non invasivi. È molto importante ricordare che la radiofrequenza (RF), con frequenze superiori ai 2 MHz, e certamente le microonde, pur producendo un variabile grado di ipertermia hanno il grave inconveniente di provocare una estesa distruzione tissutale per frizione molecolare. Inoltre, per il loro utilizzo a livello intracranico necessitano di tecniche invasive e di sistemi di refrigerazione10,21. Il calore diretto (diverso dall’induzione di temperatura interna), prodotto mediante l’inserimento con tecnica stereotassica8 di resistenze elettriche intracraniche oltre che 2003 necessitare di un procedimento invasivo non ottiene un incremento della temperatura omogenicamente distribuito nella massa tumorale. L’induzione di incremento della temperatura intracranica mediante campi magnetici19 - tecnica non invasiva - presenta il grave inconveniente di aumentare la pressione intracranica (PIC). È importante sottolineare anche che la RF, fra gli 0,1 e 0,3 MHz, produce stimoli indesiderabili sul Sistema Nervoso Centrale (SNC) e per questo motivo, tutte le apparecchiature di diatermia utilizzate in chirurgia si servono di frequenze che oscillano tra gli 0,45 e gli 0,6 MHz. Il metodo di ipertermia intracranica, non invasiva, creato nel 1985 (*) si basa sul Trasferimento Elettrico Capacitivo (TEC) con frequenze fra gli 0,50 e gli 0,70 MHz che non presentano nessuno degli inconvenienti summenzionati. Il fondamento fisico della TEC consiste in un generatore di elettroni - energia fredda - che crea un campo elettrico intracranico mediante un metodo capacitivo, simile a quello di un condensatore (Figura 1); quando il campo elettromagnetico attraversa i tessuti, che sono caratterizzati da una loro propria resistenza (impedenza), si genera una potenza elettrica in watt, che Figura 1. AZIONE DELL’IPERTERMIA TEC 1A AZ. : ENERGIA ELETTRICA 2A AZ. : ENERGIA TERMICA 3A AZ. : DISSIPAZIONE TERMICA (PELLE ED ELETTRODO) 37 38 EVIDENZE CLINICHE si trasforma in calore. Un elettrodo esterno mobile agisce come prima piastra del condensatore e la sua copertura isolante agisce come dielettrico. I tessuti del paziente, connessi a una piastra di ritorno, agiscono come seconda piastra. L’aumento termico è indotto internamente e non per trasmissione dall’esterno. La presente pubblicazione ha come finalità quella di presentare i risultati di un metodo di termometria intracranica a livello cerebrale e tumorale, misurata in tempo reale, durante l’applicazione esterna della TEC, a sostegno delle tesi circa l’innocuità di questa tecnica di ipertermia sul tessuto cerebrale sano. MATERIALE E METODI Per questo studio è stato utilizzato il seguente materiale: ● Apparecchio generatore di RF: MD-304, da 0,70 MHz a 85 W (Figura 2). ● Elettrodi esterni con rivestimento isolante da 2 a 3 cm di diametro. ● Piastra conduttrice di ritorno (terra) di superficie maggiore rispetto all’elettrodo di applicazione esterna. ● Sonda termometrica metallica malleabile e isolata di 0,6 mm di diametro con una punta attiva da 0,5 mm di lunghezza, e un termometro elettronico digitale schermato per RF, Hibok16 (Figura 3). Data l’approvazione per l’applicazione clinica di questa tecnica di ipertermia nel 1990 nel HUGTP, e la documentazione degli studi sperimentali e dei certificati di omologazione inter- TERMOMETRO ELETTRONICO SCHERMATO ALLA RF SONDA METALLICA (0,6 MM DIAMETRO), COPPIA MALLEABILE TERMOELETTRICA (PUNTA ATTIVA DA 0,5 MM) Figura 3. Strumentazione per la termometria intracranica. nazionali (**), è stato necessario unicamente richiedere la corrispondente autorizzazione dei familiari dei pazienti per studiare gli otto casi trattati in questo lavoro. In tutti è stata collocata una sonda termometrica a livello intracranico, dopo un intervento di chirurgia subtotale per glioblastoma multiforme (GBM) o astrocitoma anaplastico (AA), con localizzazione polare, nell’emisfero cerebrale non dominante. In sei casi la sonda termometrica è stata dislocata a livello del tessuto cerebrale perilesionale. In altri due casi, oltre alla sonda cerebrale, ne è stata collocata una seconda all’interno dei resti tumorali. Entro le prime 24 ore del periodo postoperatorio, previo controllo Rx e/o TAC della posizione della sonda, si è proceduto in tutti i casi all’applicazione della TEC, per un periodo di tempo dai 6 agli 8 minuti, nella direzione il più perpendicolare possibile alla posizione della sonda termometrica, procedendo alle relative registrazioni termometriche. Inoltre, in uno dei casi, previa applicazione della TEC, è stato realizzato un controllo orario delle rilevazioni termometriche intracranicocerebrale e intratumorale, così come della temperatura ascellare e della pressione arteriosa. RISULTATI Figura 2. Generatore di RF INDIBA MD-304 da 0,7 MHz a 85 W. Elettrodi mobili esterni, con isolante (dielettrico), da 2.0 a 3.5 di diametro. Nelle registrazioni orarie del periodo postoperatorio - prima dell’applicazione della TEC è stata verificata una differenza da 0,5 a 1,5 ºC tra le Teca rt erapia T. 2003 CEREBRALE T. TUMORALE T. ASCELLARE PRESSIONE ARTERIOSA ORE Figura 4. Termometria postoperatoria, senza applicazione della TEC. Non c’è differenza significativa tra le temperature cerebrale e tumorale, e c’è una differenza di solo 0,5 a 1,5 ºC tra quelle e quella ascellare. TEC PROF. CRANIO+DURA PERPENDICOLARE LATERALE 30mm TEMPERATURA ASCELLARE cm MINUTI Figura 5. Studio comparativo della temperatura cerebrale durante l’applicazione della TEC - tracciato continuo - a diverse profondità, in direzioni perpendicolare e laterale al sensore termico. Caduta termica alla fine della applicazione della TEC (tracciato punteggiato). temperature ascellare e intracranica. Non è stata osservata, invece, una differenza significativa tra la temperatura intratumorale e quella del tessuto cerebrale perilesionale (Figura 4). Le registrazioni della pressione arteriosa, frequenza respiratoria, pO2 e pCO2 non hanno mostrato significative variazioni in relazione alle variazioni di temperatura. Nelle registrazioni selettive della temperatura cerebrale, durante l’applicazione della TEC, i dati più significativi sono stati i seguenti (Figura 5): ● l’incremento di temperatura è stato in relazione alla profondità della sonda termometrica e all’angolo di incidenza 39 40 EVIDENZE CLINICHE dell’elettrodo esterno; ● la temperatura non ha oltrepassato in nessun caso i 39,2 ºC; ● l’incremento termico, nella fase iniziale, si è prodotto in vari casi con sufficiente velocità seguito da una leggera caduta. Ma dopo solo 2/3 minuti si è ripristinato il valore di rialzo termico iniziale. Nei due casi in cui sono state realizzate delle misurazioni simultanee delle temperature a livello cerebrale e intratumorale, indipendentemente dalla profondità, il fatto che l’incremento termico è stato un po’ maggiore a livello tumorale (da 0,3 a 0,7 ºC), con una discesa sino alla temperatura iniziale un po’ più lenta a tale livello (Figura 6). DISCUSSIONE E CONCLUSIONI Dall’analisi dei risultati ottenuti crediamo si possano trarre le seguenti conclusioni: Le temperature cerebrale e tumorale senza applicazione della TEC non mostrano differenze rilevabili come c’era da attendersi. ● L’incremento termico ottenuto a livello cerebrale - transitorio e in un volume limitato - non ha mai superato i 39,2 ºC, limite che non può essere considerato, a nostro giudizio, pericoloso giacché è quello che può instaurarsi in tutto il cervello, con una temperatura ascellare superiore a 39,5 ºC. Benché non esista bibliografia per trarre conclusioni definitive al riguardo, i dati rilevati e l’utilizzo senza complicazioni della TEC per più di un decennio nella nostra attività su lesioni tumorali e ischemiche cerebrali, rafforzano chiaramente l’ipotesi dell’innocuità di questa tecnica. Tuttavia, non dimentichiamo che, benché non si possa affrontare una discussione scientifica approfondita sugli effetti dei campi elettromagnetici a livello molecolare, salvo quelli già menzionati delle frequenze superiori ai 2 MHz, i lavori sperimentali realizzati dal dottor ● TEC PROF. CRANIO+DURA PERPENDICOLARE LATERALE 30mm TEMPERATURA ASCELLARE cm MINUTI Figura 6. Studio comparativo della temperatura cerebrale (C) - tracciato sottile - e tumorale (T) - tracciato spesso - durante l’applicazione perpendicolare e laterale della TEC in due casi. Tracciato punteggiato: discesa della temperatura alla conclusione della TEC. Maggior incremento e durata della temperatura nel tessuto tumorale: “effetto serra”. Teca rt erapia A. Úbeda presso i Servizi di Bioelettromagnetica e Biochimica del Dipartimento di Ricerca dell’Ospedale Ramón y Cajal di Madrid - con un apparecchio TEC usato esclusivamente a livello “atermico” (**) -, la frequenza di lavoro della TEC (0,5 MHz) non presenta caratteri di nocività per colture cellulari di linfociti primari o altre cellule sane, anzi ne migliora la vita media, mentre provoca una significativa diminuzione della popolazione cellulare patologica in casi di epatocarcinoma e neuroblastoma. Circa la discreta discesa termica osservata a livello cerebrale, in vari casi, dopo una risalita iniziale durante l’applicazione della TEC, riteniamo che questa possa attribuirsi alla conosciuta autoregolazione vascolare del tessuto cerebrale sano che attraverso un meccanismo di vasodilatazione compensatoria garantisce la migliore dissipazione termica. La differenza di temperatura, che a uguali livelli di profondità si manifesta, tra il tessuto cerebrale sano e quello patologico tumorale con una curva di dissipazione più lenta in quest’ultimo, potrebbe essere dovuta alla minor autoregolazione vascolare del tessuto tumorale, già descritta ampiamente nella letteratura: circostanza questa che favorirebbe una ritenzione termica più prolungata nei tessuti patologici definita “effetto serra”. 2003 Induction of thermotolerance by múltiple heat hamster ovary cells. Cancer Res. 1979; 36: 2486-2491 3. KIM, J. H., HAHN, E. W.: Clinical and biological studies of localized hypertermia. Cancer Res. 1979; 39: 2258-2261 4. LE VEEN , H. H., WAPNICK, S., P ICCONE, W., FALK, G., AHMED, N;: Tumor eradication by radiofrecuency therapy. Response in 21 patients. JAMA. 1976; 235: 2198-2200 5. LEY, A. Y COL.: Transferencia eléctrica Capacitiva (TEC). Técnica no invasiva de hipertermia profunda en el tratamiento de los gliomas cerebrales. Resultados preliminares. Neurocirugía. 1992; 3: 118123 6. LEY, A.: Tratamiento quirúrgico de los gliomas malignos. En: “Tumores del sistema nervioso central”. Rosell, R., Ariza, A., Ley, A. Edit. Doyma, Barcelona 1993; pp. 55-64 7. MANNING, W. G., GERNER, E. W.: Cl i n i c a l hyperthermia: Results of a phase I trial employing hypertermia alone or in combinatione with external beam or interstitial radiotherapy. Cancer. 1982; 49: 206-216 8. MARCHOSKY, J. A., MORÁN, J., F EARNOT, N. E., BABS, CH. F.: Hypertermia catéter implantation and therapy in the brain. J. Neurosurg. 1990; 72: 975-979 9. MARMOR, J. B., POUNDS, D., P OSTIC, T. B., HAHN, G. M.: Treatment of superficial human neoplasms by B IBLIOGRAFIA local hyperthermia induced by ultrasound. Cancer. 1979; 43: 188-197 1. COUGHLIN, C. T., DOUPLE, E. B., STOHNBEHN, J. W., EATON, W. L., TREMBLY, B. S., WONG, T. Z.: 10. MORIYAMA, E., MATSUMI, N., SHIRAISHI, T., Interstitial hypertjermia in combination with bra- TAMIYA, T., SATOH, T., MATSUMOTO, K., FURUTA, T., chytherapy. Radiology. 1983; 148: 285-288 N ISHIMOTO, A.: Hypertermia for brain tumors: Improved delivery with a new cooling system. 2. H ENLE, K. J., BITNER, A. F., DETHLEFSEN , L. A.: Neurosurgery. 1988; 2: 189-195 41 42 EVIDENZE CLINICHE 11. MYERSON, R. J., MOROS, E., ROTI ROTI, J. L. En hyperthermia in advanced malignancy. B. Med. J. Hyperthermia. Chapter 24: “Principles and practice 1974; 4/ 679-682 of radiation oncology”. C. A. Pérez and L. W. Brady (eds). Third Edition. Philadelphia 1997; pp. 367-383 18. SILBERMAN, A. V., R AND, R. W., STORM, F. K., DRURY, B., BENZ, M. L., M ORTON, D. L.: Phase I trial 12. NIELSEN, O. S., OVERGAARD, J.: Effect of extra- for thermochemotherapy for brain malignance. cellular pH on thermotolerance and recovery of Cancer. 1985; 56: 48-56 hyperthermic damage in vitro. Cancer Res. 1979; 39: 2772-2778 19. 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Neurosurgery. 1987; 4: 478-483 16. PÉREZ , C. A., NUSSBAUM, G., EMAMI, B., VON GERICHTEN, D.: Clinical results of irradiation combined with local hyperthermia. Cancer. 1983; 52: 15971603 *LEY VALLE, A.: Hipertermia intracraneal no invasiva mediante la técnica de Transferencia Eléctrica 17. PETTIGREW, R. T., GALT, J. M., LUDGATE, C. M., Capacitiva - TEC - (*). Resultados dela termometría SMITH, A. N.: Clinical effects of Whole-body cerebral e intratumoral. Neurocirugía 2003; 14: 41-45 Teca rt erapia TECARTERAPIA NEI LINFEDEMI DEGLI ARTI: INDICAZIONI, PRIME APPLICAZIONI CLINICHE E RISULTATI PRINCIPI FISICI DELLA TECAR Il sistema TECAR (acronimo di Trasferimento Energetico Capacitivo e Resistivo) si basa su un principio molto noto in fisica e in elettrologia che però trova per la prima volta un’applicazione biologica: il trasferimento energetico per contatto capacitivo e resistivo. Questo sistema ha consentito di raggiungere risultati terapeutici estremamente rapidi evitando alcuni effetti collaterali tipici delle terapie radianti. L'ulteriore valutazione della Tecarterapia riguarda gli aspetti bioelettrici per i quali è possibile formulare solo delle ipotesi di studio, mancando ancora una letteratura di dati scientifici al riguardo. Dal punto di vista dell’ultrastruttura l’azione si svolge in modo semplice e rapido e si traduce in: ✔ Riequilibrio del potenziale elettrico della membrana cellulare e del glicocalice. Il glicocalice, importante elemento della struttura della membrana cellulare, è dotato di un proprio potenziale, detto potenziale z, che ha una importanza decisiva per la trasmissione diretta di informazioni al citoscheletro (filtraggio delle informazioni, attivazione dei secondi messaggeri citoplasmatici cAMP e cGMP, ecc.). Riequilibrio dei processi elettrici che regolano il passaggio gel/sol della matrice extracellulare. ✔ Il tutto è reso possibile da una variazione momentanea della carica elettrica dei proteoglicani, componenti fondamentali della matrice, che hanno le proprietà dei gel tixotropici, cioè in grado di riassumere lo stato fisico iniziale una volta tolto l’insulto stesso e opportunamente stimolati. ✔ Incremento della temperatura, conseguenza del movimento degli elettroliti tissutali, che si propaga dall’interno del tessuto stesso verso la superficie cutanea. Questa termogenesi profonda permette il manifestarsi di una efficace azione biostimolante sulle 2003 V. Gasbarro, C. Medini, A.Cataldi, R. Soverini, P.Teutonico. Unità Operativa di Chirurgia Vascolare Arcispedale S.Anna Ferrara R I A S S U N TO La tecnologia biomedica ha raggiunto un importantissimo traguardo: la scoperta di un metodo assolutamente rivoluzionario, la TEC, destinato a diventare un ausilio terapeutico indispensabile nella patologia traumatologica non chirurgica, nella terapia del dolore, nella flebolinfologia e nella medicina estetica. Sinteticamente si tratta di un’apparecchiatura a radiofrequenze che utilizza un segnale relativamente basso, 0,5 Mhz, e sfrutta per il trasferimento energetico un principio del tutto nuovo e originale mediante il quale richiama energia dall’interno delle biostrutture in modo omogeneo. Questo ha consentito di velocizzare i risultati terapeutici, evitando alcuni effetti collaterali tipici delle terapie radianti. L’azione si svolge in modo semplice e rapido, coinvolgendo in maniera omogenea e selettiva sia gli strati profondi che superficiali del tessuto e si traduce in: ● riequilibrio del potenziale elettrico della membrana cellulare e del glicocalice; ● riequilibrio dei processi elettrici che regolano il passaggio gel/sol della matrice; ● incremento della temperatura, prodotto dal movimento degli elettroliti tissutali, che si propaga dall’interno del tessuto stesso verso la superficie cutanea, contribuendo alla dinamica dei processi rigenerativi. Sulla scorta di queste premesse, abbiamo condotto uno studio clinico al fine di verificarne l’efficacia nei pazienti affetti da linfedema degli arti. PA R O L E C H I AV E Flebolinfologia, linfedema 43 44 EVIDENZE CLINICHE soglie energetiche dei processi metabolici ultrastrutturali e produce, sia direttamente sia attra- monolaterale dell’arto inferiore. Tutti i pazienti sono stati esaminati, prima dell’arruolamento, verso la stimolazione delle terminazioni nervose e dei mediatori chimici, una vasodilatazione. con un esame clinico accurato ed esami strumentali (linfoscintigrafia, ecografia tessuti molli, ecodoppler). Venivano determinati prima del- EFFETTI CLINICI DELLA TECAR Dal punto di vista biologico l’effetto può essere l’applicazione con Tecar sia la circonferenza, sia gli spessori ecografici in determinati punti dell’arto inferiore affetto. I pazienti compilavano sintetizzato in un’azione fondamentale: Sviluppo di una Endotermia profonda ed omo- un modulo per la qualità della vita con specifiche domande riguardo al loro stato e all’applica- genea in grado di riossigenare velocemente i tessuti sofferenti attraverso l’attivazione del microcircolo. bilità della macchina. Il grado di linfedema era tra il II e III stadio secondo la classificazione clinica operativa. Si ottiene così uno spiccato aumento del flusso sanguigno e linfatico con una pronta rimozione dei cataboliti pre-infiammatori e una precoce L’ecografia veniva effettuata con sonda da 7,5 MHz con apparecchio tipo ACUSON 128 X10. I parametri ecografici presi in considerazione riossigenazione dei tessuti lesi. Ne consegue una immediata riduzione del dolo- sono stati: lo spessore del tessuto sottocutaneo, la presenza di ipoecogenicità nel sottocute re che si mantiene nel tempo, grazie alla attivazione dei processi riparativi connessi all’aumento del metabolismo cellulare distrettuale. (espressione di linfa libera), la variazione di consistenza tissutale espressa come il rapporto tra la compressione che la sonda esplicava al massimo Tali effetti sono modulabili attraverso differenti livelli di potenza consentendo all’operatore un completo monitoraggio del trattamento. sul punto di valutazione (A) e il valore con compressione zero (B), utilizzando uno spessore ecografico per migliorare la rilevazione dell’interfac- Da notare che l’effetto termico, essendo proporzionale all’intensità delle correnti di spostamen- cia sonda-cute. Abbiamo preso in considerazione le trabecolatu- to, non raggiunge mai livelli dannosi. Questi effetti sono stati comprovati dagli studi clinici e offrono prospettive molto promettenti re interstiziali che in questi stadi si presentano ispessite ed iperecogeniche e se ne è valutato il loro spessore in millimetri e la loro disposizione in campo fisioterapico e riabilitativo data l’efficacia terapeutica di questa metodica sul sintomo doloroso e sull’impotenza funzionale la cui rapi- geometrica. Con un mapping ecografico dell’arto si sono osservate le aree di maggiore fibrosi e di maggior accumulo linfatico e si è rivalutato lo da remissione permette di anticipare i tempi di inizio delle manovre riabilitative specifiche. stesso dopo applicazione della metodica. L’applicazione della Tecarterapia è stata effettua- MATERIALI E METODI ta seguendo le vie del drenaggio linfatico, associando così sia il beneficio del drenaggio linfatico manuale, in questo caso effettuato con gli Presso la U.O di Chirurgia Vascolare di Ferrara, sono stati valutati 20 pazienti con età compresa tra i 18 e 40 anni, affetti da linfedema congenito elettrodi resistivi e capacitativi, sia l’energia applicata dalla macchina. Lo zero veniva effettuato trattando i pazienti (gruppo 0) prima della Teca rt erapia TABELLA 1- VALUTAZIONE DEL VALORE DEI RAPPORTI E DEL 1/3 (A/B) A LIVELLO DEL 1/3 MEDIO DI COSCIA MEDIO DI GAMBA PRIMA DOPO COSCIA (p=0,01) 1,45 ± 0,13 1,6 ± 0,12 GAMBA (p=0,01) 1,12 ± 0,09 1,3 ± 0,1 TABELLA 2- RIDUZIONE DELL’EDEMA SOVRAFASCIALE A LIVELLO DEL E DEL 1/3 2003 1/3 MEDIO DI COSCIA MEDIO DI GAMBA PRIMA DOPO COSCIA (p<0,05) 15,32 ± 11,5 mm 3,5 ± 8,6 mm GAMBA (p<0,05) 11,24 ± 9,32 mm 2,34 ± 7,1 mm metodica vera è propria con il solo drenaggio linfatico manuale con elettrodi senza applicazio- normale è di 100Volt, mentre la tensione efficace con un carico normale è di 485Volt (elettrodo ne della corrente. Per applicazione secondo gli schemi correnti del drenaggio linfatico manuale (D.L.M.) si intende capacitativo). Durante l’applicazione viene utilizzata una specifica pasta elettrolitica. L’analisi statistica è stata effettuata con il il seguire le fasi principali di detta applicazione ovvero: preparazione delle stazioni linfonodali centrali e periferiche e successivo drenaggio GraphPad Prism®. RISULTATI E CONCLUSIONI verso questi linfocentri seguendo le vie di flusso linfatico e prevalendo sulle aree di maggior accu- I risultati sono molto interessanti in quanto in mulo linfatico. L’applicazione della Tecarterapia era compresa tra i 50 ed i 60 minuti e il ciclo era ripetuto 2 tutti i pazienti si è osservato alla fine di ogni applicazione sia la riduzione della circonferenza (1,1 ± 0,6 cm) sia la riduzione degli spessori eco- volte la settimana per 2 mesi. Lo studio è stato protratto per 2 anni per valutare eventuali effetti negativi a distanza nell’appli- grafici (0,45 ± 0,32 cm). Dopo il ciclo di trattamento si è osservato in ogni paziente un miglioramento della consistenza dell’arto trattato con cazione di questa metodica. La macchina per la Tecarterapia presenta una fre- diminuzione del rapporto ecografico a livello mediale del terzo medio di coscia e di gamba quenza di lavoro di 485 KHZ ± 5 % , con una potenza di uscita con elettrodo capacitivo di 235W sopra i 1000 Ohm e di 200 Watt sopra i (Tabella 1). Si è osservata inoltre la netta diminuzione dell’edema sovrafasciale in queste sedi (Tabella 2). 47 Ohm (elettrodo resistivo). La tensione efficace di uscita con elettrodo resistivo con carico Riguardo alla trabecolatura interstiziale si è osservata in pratica una omogeneizzazione del 45 46 EVIDENZE CLINICHE Figure 1-2. A destra, prima del trattamento, a sinistra dopo trattamento. sottocute nelle sedi dove le trabecole superavano riabilitativo dove già da vari anni è applicata. il millimetro, con netta riduzione dei tralci fibrotici in tutti i casi (Figure 1 e 2). I pazienti hanno espresso un parere positivo a La soddisfazione dei pazienti all’applicazione della metodica, il miglioramento dei dati strumentali la propongono come metodica alterna- livello dell’applicazione con il massimo del punteggio riguardo all’applicazione (scala da 0 per insoddisfazione totale a 10 per massima gratifi- tiva al trattamento del paziente con linfedema. Le azioni esplicate si esprimono in sintesi su quattro livelli tissutali: cazione). Alla domanda se questa terapia era migliore rispetto al drenaggio linfatico manuale ● il parere è stato intorno ad 8. Non sono stati osservati effetti collaterali durante l’applicazione. Un elemento che si osserva ● dopo il drenaggio linfatico manuale è quello di un aumentata diuresi che si protrae durante la notte, in pazienti senza altre patologie concomi- una microiperemia che consente di superare il deficit arterio-arteriolare e di incrementare la velocità di flusso nei capillari. tanti. In questi casi si è osservato un quadro sovrapponibile, in quanto tutti i pazienti aveva- In questo modo viene risolta la stasi microcircolatoria e regredisce l’inondazione edematosa del- no effettuato in precedenza dei cicli di drenaggio linfatico manuale (sec. Vodder o Leduc). Il mapping linfatico era completamente sovver- l’interstizio. Azione sugli adipociti: la ripresa del microcircolo innalza il gradiente termico ed enzimatico, riat- tito con scomparsa dei laghi linfatici dove presenti, ridistribuzione della linfa con aumento di attività a livello dei linfonodi nelle sedute suc- tivando così la lipolisi. Inoltre l’attrito provocato dalle correnti di spostamento prodotte dalle cariche ioniche in movi- cessive. Al termine di questo lavoro clinico si può espri- mento all’interno del tessuto, produce un aumento localizzato e omogeneo della tempera- mere un parere positivo nell’applicabilità della metodica Tecar nel linfedema, parere che è già condiviso in campo sportivo-traumatologico e tura, che ripristina il normale turn-over atto a mantenere sempre qualitativamente giovane il grasso contenuto negli adipociti. ● azione sul microcircolo, azione sugli adipociti, azione sul gel mucopolisaccaridico, ● azione sulla trama interstiziale. Azione sul microcircolo: la Tecarterapia stimola Teca rt erapia 2003 Azione sul gel mucopolisaccaridico: restituisce la corretta fluidità al gel sia intervenendo sulle Journ. Lymph. 1996; 6 (I), 24 sostanze che lo compongono, sia ripristinando la selettività di membrana che regola l’osmosi fra i compartimenti endoluminale, vasale e intersti- 3. C. CAMPISI Lymphoedema: modern diagnostic ziale. Azione sulla trama interstiziale: aumentando la temperatura riduce la compatezza delle fibre connettivali con conseguente riduzione dell’ecogenicità, e conseguente miglioramento degli and therapeutic aspects. Int Angiol 1999;18(1),14-24 4. BERNAS MJ, WITTE C.L., WITTE M.H. For the ISL Executive Committee. The diagnosis and treatment of peripheral lymphedema. Lymphology,2001,34,84-91 5. DONINI I., VETTORELLO G.F., GASBARRO V. ET AL. scambi microcircolatori e cellulari poiché è lungo le travate di sostegno che questi si eplicano fisiologicamente. Proposta di Classificazione operativa del linfedema. Come già citato, il rapporto dei pazienti con la macchina ed il beneficio ottenuto è notevole: infatti tutti hanno espresso un parere molto 6. FÖLDI M., CASLEY-SMITH J.R. Lymphangiology favorevole alla metodica. La cessione di energia biocompatibile, attiva sulle soglie energetiche 7. FÖLDI M., KUBIK S. Lymphologie. III Edizione, del metabolismo cellulare e subcellulare, l’efficacia terapeutica anche sui tessuti poco reattivi per la loro natura fibrotica e resistente ai trattamenti e la specificità di azione in base alla tipologia del tessuto offrono una nuova prospettiva di applicazione in questa grave patologia. Federazione Medica 12: 381-387; 1995 Schattauer. New York; 1983 Gustav Fischer Verlag, Stuttgard, 469-526, 1993 8. GASBARRO V., CATALDI A. Fisiopatologia del linfedema. In: Mancini S.: Trattato di flebologia e linfologia. UTET. 2001; II,1113-1125 9. GASBARRO V. VIAGGI R.,CATALDI A. L’esame clinico nell’insufficienza linfatica. In: Mancini S.: Trattato di flebologia e linfologia. UTET. 2001; II,1139-1144 10. GLOVICZKI P., WAHNER H.W. Clinical Diagnosis and Evaluation of Lymphedema in: Vascular Surgery IV Ed. II. 143; 1899-1920: 1995 B IBLIOGRAFIA 11. AA.VV., Manuale d’uso della scala FIM - Ricerca in 1. AA.VV., malattie Linee guida diagnostico terapeutiche delle delle vene e dei linfatici. Riabilitazione. 1993; n.2, (1) ACTA 12. P ECKING A, CLUZAN R. Explorations du système Phlebologica. 2000; 1(1), 58-69 lymphatique: epreuve au bleu, lymphographies 2. ALLEGRA C., BARTOLO M. JR., R SARCINELLA directs, lymphoscintigraphies, autres méthodes. Morphological and fonctional characters of the cuta- Encycl Med Chir (Elsevier, Paris) Angeologie. 1997, neous lymphatic in primary lymphoedema. Europ. 19,1130-5 47 48 EVIDENZE CLINICHE IL TRASFERIMENTO ENERGETICO CAPACITIVO NELL’ADENOMA DELLA PROSTATA J.R. Bordas Serrat e Sig.ra Dory Martinez Unità di Fisioterapia Centro Medico “Fabra i Puig” Paseo Fabra i Puig 326, Entlo. 2.ª Barcellona R I A S S U N TO Questo studio si propone di verificare l’efficacia della Tecarterapia, trasferimento energetico capacitivo nel trattamento dell’adenoma della prostata, allo scopo di bypassare la soluzione chirurgica della patologia. Dai risultati rilevati su 46 casi è emersa una riduzione del volume prostatico e l’eliminazione dei sintomi, nonché un aumento della potenza sessuale nel 80,43% dei casi. Classicamente l’adenoma della prostata richiede un trattamento radicale: di tipo chirurgico. Fuller, già nel 1884, praticò la prima enucleazione totale per via soprapubica. Nel 1903, Yong praticò la enucleazione per via perineale. Nel 1930, Mc Carty mette in pratica l’elettroresezione e Millan, nel 1947, la completa con la via rettopubica, che si utilizza ancora oggigiorno senza grandi variazioni. Col nuovo metodo a Trasferimento Energetico Capacitivo si può evitare la prostectomia, o procrastinarne l’urgenza, evitando tutti gli inconvenienti del caso, non solo per i pazienti ad alto rischio chirurgico,ma anche per i pazienti con altre patologie. La prostata è sita nella base vescicale del tratto posteriore dell’uretra, la sua parte superiore è in relazione con lo sfintere liscio della regione del collo vescicale. Il suo estremo inferiore è abbracciato a semiluna tramite lo sfintere striato, che è già una formazione anulare. Il dotto seminale la attraversa a metà apparendo poi nella uretra posteriore al livello del verum, conferendo alla sua patologia una semiologia urinaria. In ogni lato e lungo l’uretra posteriore, ci sono gli orifizi nei quali sboccano le ghiandole prostatiche. Importante è lo stroma muscolare, formato da fibre lisce. Forma una struttura molto vascolarizzata dalla quale partono tramezzi in direzione centrale, dividendo i lobi. Lo stroma è più abbondante nella parte cervicale. Dalla proporzione e stabilità dello stroma ghiandolare dipende la normalità prostatica. Il suo disequilibrio sarebbe, per alcuni autori, l’origine dell’iperplasia, che inizierebbe dallo stroma e procederebbe poi verso gli elementi ghiandolari. L’irrorazione della prostata viene garantita dall’arteria ipogastrica, attraverso la vena vescicale inferiore, e in modo complementare, da una diramazione dell’emorroidaria mediana e della pudenda interna. Il plesso periprostatico è molto importante e la sua normalità o ipertrofia può essere rilevato con l’analisi ecografica. È una componente che interviene in molte iperplasie. La patologia più frequente a partire dai 50 anni, è la ipertrofia prostatica. Non si conosce la sua origine e quindi non si può neppure trovare una profilassi e un trattamento specifico. Si pensa che le cause che influiscono sulla ipertrofia prostatica benigna siano: 1. ipertrofia; 2. infiammazione (acuta, poiché quella cronica crea una diminuzione dello spessore); 3. fibroadenoma; 4. prostatite granulomatosa specifica o non; 5. cisti prostatiche (residui del condotto di Wolff); 6. cisti acquisite o di ritenzione; 7. adenoma cistico. PA R O L E C H I AV E Adenoma della prostata, ipertrofia prostatica. Teca rt erapia MATERIALI E METODI 2003 caso tutti i pazienti hanno riferito un generico e globale miglioramento della sintomatologia. Qui di seguito viene esposta una casistica di 46 casi (Tabella 1), che riguarda un periodo di tempo che va da gennaio del 1987 a giugno 1989. Questi pazienti venivano trattati con il Trasferimento Energetico Capacitivo e le sedute duravano circa 20 minuti, a giorni alterni, in B IBLIOGRAFIA 1. COLE A.J., EAGLESTONE M.A.: The benefits of deep base alla diversa situazione patologica. L’età era compresa tra i 43-66 anni, con una heat. Ultrasound and Electromagnatic Diathermy. Physic. Sportsmedicine 1994; 22: 77-88 media intorno ai 60 anni. L’adenoma della prostata si associava a emorroidi in 17 casi, (40% dei pazienti). 2. GRIBAUDO C.G., ASTEGIANO P, CANALA GL, GANZIT GP: trattamento con ipertermia a trasferimento ener- Il numero delle sedute necessarie variava da 3 a 15, con una media di circa 6 sedute. getico resistivo e capacitivo di lesioni muscolo scheletriche acute e croniche: risultati preliminari in “Radiazioni in medicina: qualità e sicurezza”. Atti del CONCLUSIONI Congresso - Fisica Sanitaria - n. 1/97 gennaio/marzo; 379-381 I risultati sono stati molto incoraggianti per l’applicazione sistematica di questa nuova terapia non traumatica e non invasiva. 3. MCM EEKEN J.: Electrotherapy in: Zuluaga e al. Eds. Sportphysiotherapy. Applied Science & practice. Nell’80,43% dei casi i risultati sono stati eccellenti essendosi ottenuto oltre alla riduzione del volume ghiandolare la eliminazione della sinto- Melbuorne: churcill Livingstone 1995, 233- matologia caratteristica della sindrome e un aumento della potenza sessuale. In un 10% dei Trasferencia electrica capacitiva (TEC). Tecnica no pazienti l’effetto era più strettamente correlato ad un solo dei tre parametri sopracitati. In ogni de los gliomas cerebrales. Resultados preliminares. Ta b e l l a 1 . 4. LEY A., CLADELLAS J.M., DE LAS H ERAS P. invasiva de Hypertermia profunda en el tratamiento Neurochirurgia 1992; 3: 118-123 A D E N O M A D E L L A P R O S TATA : T R AT TA M E N T I R I S U LTAT I N° ET AL.: DEI CASI % SENZA MIGLIORAMENTI 0 0 B U O N I O A C C E T TA B I L I 4 8,69 M O LT O B U O N I 5 10,86 ECCELLENTI 37 80,43 49 50 EVIDENZE CLINICHE RICERCA SCIENTIFICA DELL’OSPEDALE DELLA SANTA CREU E SANT PAU SUL TRASFERIMENTO ENERGETICO CAPACITIVO Pilar de Las Heras Duran Ospedale Universitario della Facoltà di Medicina dell’Università Autonoma di Barcellona Servizio di Anatomia Patologica Avgda. Sant’Antonio, Barcellona R I A S S U N TO Questo studio, effettuato su 60 ratti, si pone come obiettivo di verificare, da un lato, i possibili effetti lesionali delle applicazioni di Trasferimento Energetico Capacitivo su organi quali pelle, utero, ovaio, rene, fegato, intestino, polmone, cuore e ghiandole parotidi, dall’altro, di studiare il meccanismo biologico delle correnti di alta frequenza capacitiva. L’applicazione del calore in medicina è sicuramente la più antica forma di terapia. I modi per ottenere e applicare questo calore sono differenti e molteplici. Costantemente nascono nuove tecniche che perfezionano e migliorano le precedenti. Questo è il caso del Trasferimento Energetico Capacitivo, metodo totalmente nuovo che afferma l’efficacia dell’ipertermia nel trattamento di molte patologie. L’indagine istopatologica successiva sui vari organi non ha mostrato alterazioni riferibili all’applicazione di corrente ad alta frequenza somministrata con il sistema TEC sugli organi interni trattati. Da circa 10 anni c’è un risveglio d’interesse per l’ipertermia, non solo nel suo utilizzo classico, ma anche per nuove forme di applicazione, anche in associazione ad altre tecniche. PA R O L E C H I AV E Corrente ad alta frequenza, scintigrafia, termografia. Teca rt erapia 2003 L’applicazione del calore in medicina è sicura- I riflessi possono essere segmentari o centrali, mente la più antica forma di terapia. tipo il riflesso di Hill; I modi per ottenere e applicare questo calore sono differenti e molteplici. Costantemente ✓ con la scintigrafia si è potuto constatare nascono nuove tecniche che perfezionano e come venga pienamente soddisfatta la legge migliorano le precedenti. Questo è il caso del fondamentale fisico-chimica di Trasferimento Energetico Capacitivo, metodo Grottus-Draper, per la quale solo la totalmente nuovo che afferma l’efficacia dell’i- radiazione assorbita è efficace pertermia nel trattamento di molte patologie. terapeuticamente. Infatti la somministrazione Da circa 10 anni c’è un risveglio d’interesse per di energia col metodo capacitivo ne garantisce l’ipertermia, non solo nel suo utilizzo classico, l’assorbimento totale e selettivamente ma anche per nuove forme di applicazione, limitato all’area in trattamento; anche in associazione ad altre tecniche. Importanti riviste mediche presentano molte ✓ tecniche nuove o nuovi trattamenti basati sull’i- accertato inoltre un incremento molto pertermia. significativo della temperatura distrettuale L’interesse del Trasferimento Energetico Capacitivo si fonda su due premesse: i rilievi effettuati con la termografia hanno caratterizzato da una distribuzione omogenea ai vari livelli di profondità nel tessuto: ● la sua facile applicazione fatto questo di grande importanza per ● i suoi effetti biologici e la sua innocuità. l’integrità della barriera cutanea di superficie. In base alla legge Van’t Hoff un incremento La facilità d’applicazione si basa sul fatto che termico di 10° C provoca una accelerazione non richiede né grandi né costosi strumenti; pari al doppio e anche al triplo delle reazioni questo è importante per ogni tecnica destinata connesse ai processi chimico-metabolici. ad una utenza numerosa. È perciò legittimo affermare che l’ipertermia Rispetto alla seconda questione, lo studio del profonda indotta dalle correnti ad alta meccanismo dell’azione biologica delle correnti frequenza, ottenuta col metodo capacitivo, di alta frequenza capacitiva condotta dalla equi- si accompagna ad una velocizzazione pari al pe del Dr. Guix, del Dipartimento di 30-40% dell’attività riparatrice del tessuto; Radioterapia e Medicina Nucleare, ha portato alle seguenti conclusioni: ✓ la scintigrafia dimostra un aumento locale dei liquidi circolanti e della tensione di ✓ l’azione di alta frequenza capacitiva dà ossigeno. luogo a complessi e importanti riflessi di Loven e riflessi assonici a livello dei gangli Infine è stata accertata la innocuità del metodo simpatici. (Con interazione diretta mediante riscontri anatomo-patologici per verifi- pelle-viscere, probabilmente senza sinapsi care l’assenza di alterazioni nei tessuti trattati per neuroni isolati e per azione su ricettori con il Trasferimento Capacitivo. cutanei della sensibilità dolorosa e termica). Lo studio è stato effettuato su un gruppo di 60 51 52 EVIDENZE CLINICHE ratti femmina della specie Sprague-Dawley, divi- intestino tenue-ileo si in gruppi di trattamento e un gruppo di con- intestino crasso trollo composto da 5 ratti che non è stato tratta- polmone to assolutamente con il Trasferimento Energetico cuore Capacitivo. ghiandole parotidi Questi animali di controllo sono stati sacrificati come tutti gli altri dopo 42 settimane di vita. L’indagine istopatologica delle sezioni corri- Agli altri tre gruppi di ratti venne somministrata spondenti ai visceri di 50 ratti del gruppo 2, 3 e una identica dose di DMBA (potente cancero- 4, non mostra alterazioni riferibili a possibili geno che provoca selettivamente cancro alla effetti lesionali da applicazione di corrente ad mammella) e sottoposti a differenti programmi alta frequenza realizzata col metodo capacitivo di trattamento con Trasferimento Energetico come è stato possibile accertare in base al con- Capacitivo fino alla 42a settimana di vita. fronto con i risultati del gruppo di controllo. In particolare: Sul totale degli animali sacrificati 4 presentava- ● il gruppo 2 non venne affatto trattato con TEC; no focolai di infiammazione cronica granulomatosa: polmonare (in tre ratti) ed epatica (1 ratto). il gruppo 3 fu sottoposto a trattamenti bisetti- Molti risultano affetti da elmintiasi intestinale manali a partire dalla 6a settimana dall’assunzio- (parassitosi assai frequente in questi animali) e ne della dose di DMBA fino a 15 giorni prima alcuni avevano focolai di emosiderosi splenica. della 42a settimana; In uno solo dei ratti sottoposti al trattamento ● ● il gruppo 4 ebbe trattamenti a giorni alterni furono riscontrati segni di edema polmonare. dalla 35a settimana d’assunzione del DMBA fino alla 40a settimana di vita. Da notare che tutte queste affezioni patologiche Dallo studio sono stati eliminati 5 ratti: uno per- nei ratti e pertanto non rilevano come circostan- ché dopo 9 settimane di vita si è scoperto che era za avversa alla innocuità del sistema di trasferi- maschio. Gli altri 4 sono morti durante gli espe- mento capacitivo. rimenti. Siamo dell’avviso che il referto istopatologico di sono riferite in letteratura come molto frequenti infiammazione cronica granulomatosa non L’esame necroscopico dei restanti 55 ratti fu possa essere messa giustificatamente in relazione effettuato su: alla somministrazione di corrente capacitiva poi- pelle ché uno dei quattro ratti affetti apparteneva al tessuto adiposo gruppo di controllo. utero ovaio Tutte queste considerazioni dimostrano che l’a- reni zione del Trasferimento Energetico Capacitivo milza-fegato non è associata a modificazioni istologiche di intestino tenue-duodeno principali organi e apparati nei ratti sottoposti a intestino tenue-digiuno detto trattamento. Teca rt erapia Figura 1. Polmone non trattato. Figura 2. Polmone trattato. Figura 3. Milza non trattata. 2003 53 54 EVIDENZE CLINICHE Figura 4. Milza trattata. Figura 5. Intestino non trattato. Figura 6. Intestino trattato. Teca rt erapia Figura 7. Mammella non trattata. Figura 8. Mammella trattata. Figura 9. Rene non trattato. 2003 55 56 EVIDENZE CLINICHE Figura 10. Rene trattato. Figura 11. Fegato non trattato. Figura 12. Fegato trattato. Teca rt erapia 2003 Trasferencia electrica capacitiva (TEC). Tecnica no B IBLIOGRAFIA invasiva de Hypertermia profunda en el tratamiento de los gliomas cerebrales. Resultados preliminares. Neurochirurgia 1992; 3: 118-123 6. MCM EEKEN J.: Electrotherapy in: Zuluaga e al. Eds. Sportphysiotherapy. Applied Science & practice. 1. COLO AJ, EAGLESTONE MA: The benefits of deep Melbuorne: Churcill Livingstone 1995, 233-244 heat. Ultrasound and Electromagnetic Diatermy. 7. GAMBERINI F., LOVISOLO G.A., B ENINI D., Physic Sportsmedicine 1994;22:77-88 ET AL. Un’innovazione in tema di termoterapia endogena. 2. GRIB AUDO C.G., ASTEGI A NO P, CANALA GL, Hypertherm PT-100. Microonde 1991; marzo n. 10: GANZIT GP: Trattamento con ipertermia a trasferi- 97-107 mento energetico resistivo e capacitivo di lesioni muscolo scheletriche acute e croniche: risultati preli- 8. PRENTICE W.E. Therapeutic Modalities in sports minari in “Radiazioni in medicina: qualità e sicurez- medicine. St. louise, MO Times Mirror/Mosby za.” Atti del Congresso - Fisica Sanitaria - n. 1/97 gen- College Publishing; pp 132-135 naio/marzo; 379-381 9. RESPIZZI, F. DANELON. Utilizzo dell’ipertermia in 3. LEHANN J.F., DE LATEUR B.J.: Therapeutic heat and ambito fisiokinesiterapico nel trattamento del pazien- cold, hydrotherapy. In: Leek J.C., Gershwin M.E., te artrosico. Atti del Congresso: “Radiazioni in medi- Fowle W.M. Eds. Principles of Physical Medecine and cina: qualità e sicurezza” Torino, 13-16 marzo 1997, rehabilitation in the Musculoskeletal disease. 390-391 Orlando F1: Grune & Stratton Inc., 1986, 61-101 10. SANTORI F., ERRIQUEZ A., GIACOMI R., 4. LEVEEN H.H., WAPRICK S., P ICCONE W. Tumor eradication by radiofrequency ET AL.: therapy. ET AL. Primi risultati clinici dell’applicazione dell’ipertermia in ortopedia. Microonde 1991; marzo 10: 149-162 Reponse in 21 patients. JAMA 1976; 235: 2198-2200 11. STRICKLER T., MALONE T., 5. LEY A., CLADELLAS J.M., DE LAS H ERAS P. ET AL.: ET AL. The effects of passive warming on muscle injury. Am J Sports Med 57 58 EVIDENZE CLINICHE EFFETTI SUI LINFOCITI PRIMARI UMANI DELL’ESPOSIZIONE IN VITRO A SEGNALI TECAR1 IN CONDIZIONI ATERMICHE 1 TRASFERIMENTO ELETTRICO CAPACITIVO-RESISTIVO Alejandro Úbeda,María Luisa Hernández-Bule, María Ángeles Trillo, María Antonia Martínez , Joaquín Matilla Teresa Montero, Jocelyne Leal Servizi di Bioelettromagnetica e di Biochimica, Dipartimento di Ricerca Ospedale Ramón y Cajal , Madrid R I A S S U N TO Studi preliminari, di determinazione e stima della risposta in vitro all’esposizione a impulsi TECAR, da 0,575 MHz e segnale sinusoidale, hanno permesso di definire gli effetti di questo trattamento su cellule di due tipi diversi di cancro umano: NB69 neuroblastoma e HepG2 epatocarcinoma [1-4]. In questi studi si sono compiuti indagini e verifiche sulla risposta cellulare nei confronti di livelli di esposizione nei range atermico e termico (intensità di corrente tra 0,001-0,4 mA/mm2). Gli effetti osservati, specifici per specie cellulare, sono stati una diminuzione nella vitalità delle cellule NB69 e un decremento della proliferazione delle cellule HepG2. Alcuni risultati dello studio della dinamica cellulare hanno indicato che le risposte erano mediate da alterazioni nel ciclo cellulare, che portavano a un arresto della divisione e in certi casi, alla morte delle cellule interessate. Il rapporto sollecitazione-risposta non seguiva una funzione lineare, dimostrando così che le risposte non sono attribuibili, in generale, a un effetto termico. Partendo da questo insieme di evidenze, si è concluso che l’esposizione a livelli subtermici di impulsi di tipo TECAR, applicata con successo in vari tipi di terapia [5-7], provoca effetti citotossici in colture di alcuni tipi di cellule cancerose. Le implicazioni di questi risultati sulle possibili applicazioni del sistema TECAR come coadiuvante nei trattamenti oncostatici non possono essere valutate sulla base delle nostre attuali conoscenze, ma meritano di essere studiate. La questione ovvia, a partire dai dati descritti precedentemente, si pone nei termini della possibile specificità della risposta in vari tipi di cancro. O, in altri termini, il trattamento con impulsi TECAR induce risposte citotossiche solamente in tali tipi di cancro? Al contrario, l’effetto non è specifico, in modo tale che anche le cellule normali vedono compromettere la loro vitalità in reazione al trattamento? La risposta a questo interrogativo è cruciale per la comprensione dei principi di reazione cellulare agli impulsi TECAR e per la valutazione del potenziale terapeutico del trattamento basato su di esse. A tal fine, sono stati effettuati i lavori riportati qui di seguito. PA R O L E C H I AV E Linfociti, neuroblastoma, epatocarcinoma, ipertermia. Teca rt erapia 2003 MATERIALI E METODI Nel presente studio sono state utilizzate colture primarie di cellule ematiche normali ottenute da donatori volontari sani. Sono state selezionate cellule linfocitiche per l’interesse che presuppone lo studio dei possibili effetti del trattamento sulla risposta funzionale di cellule del sistema immunitario. Il protocollo sperimentale di isolamento cellulare è descritto qui di seguito. 1° ESTRAPOLAZIONE E SEMINA DEI CAMPIONI DI Figura 1. Aspetto dei linfociti seminati nella piastra Petri. LINFOCITI: dal sangue donato si isolano i leucociti mediante aggregazione degli eritrociti con Lymphoprep e centrifugazione. Dal pool di cellule mononucleate che ne risulta si ottengono i linfociti e i monociti mediante successive centrifugazioni. Una volta isolati, i linfociti si seminano in piastre di Petri, con una densità di 2,75●106 cellule/ml (Figura 1). 2° ESPOSIZIONE DELLE CELLULE AL CAMPO ENERGETICO: Il protocollo di esposizione è identico a quello impiegato per il trattamento clinico dei tipi di cancro ed è stato descritto in relazioni precedenti. In breve, sono stati utilizzati elettrodi di acciaio inossidabile disegnati ad hoc per test in vitro. Questi elettrodi si collocano tanto in piastre di controllo, che non sono stimolate, quanto nelle piastre sperimentali, le quali vengono collegate fra loro ed allo stimolatore mediante un circuito seriale. Lo stimolo è applicato in periodi brevi seguendo cicli ON/OFF < 1/20 per 24 ore. La densità di corrente (0,05 mA/mm2) è stata scelta per due motivi: a) date le caratteristiche del mezzo di semina, si garantisce l’omeotermia delle colture durante la stimolazione; b) questa densità di corrente aveva portato a risposte significative e ripetibili nei due tipi di cancro umano. Figura 2. Microfotografia della coltura di linfociti colorata con Trypan Blue. Le cellule vitali appaiono come sfere chiare, quelle danneggiate hanno un colore blu scuro. 3° TEST ED ANALISI Sono stati effettuati i seguenti tipi di test: ✓ Stima della vitalità cellulare mediante colorazione con Trypan Blue (TB). Questo marker, aggiunto a una sospensione cellulare, è in grado di attraversare esclusivamente membrane la cui integrità è stata modificata in modo significativo. Secondo questo, il TB penetra soltanto in cellule danneggiate, la cui vitalità è compromessa, dando loro un colore blu al microscopio a luce visibile. Le cellule vitali, che non sono permeabili alla molecola del marker, rimangono trasparenti (Figura 2). ✓ Determinazione biochimica mediante tecnica colorimetrica (Lowry-Burton) della concentrazione di proteine e DNA, per 59 60 EVIDENZE CLINICHE campione e per cellula, per ogni gruppo sperimentale. ✓ Studio citomorfologico con colorazione e analisi dei campioni mediante la tecnica May-Grunwal-Giemsa. I conteggi del numero di cellule vive e morte sono stati compiuti alla cieca e da due ricercatori diversi. Fino ad ora sono state utilizzate due varianti del protocollo sperimentale: A 24 ore di trattamento postsemina e elaborazione dei campioni al termine del trattamento (7 repliche sperimentali); B 24 ore di incubazione postsemina, seguite da stimolazione per 24 ore e da elaborazione dei campioni (5 repliche). Inoltre, in due delle repliche sperimentali della serie B sono stati realizzati test di proliferazione cellulare, vitalità e citotossicità mediante analisi colorimetrica non radioattiva e citometria di flusso, che quantifica il numero assoluto di unità di ogni tipo cellulare presente nel campione. RISULTATI Esperimenti su 24 ore: 1. Studio di vitalità cellulare mediante la tecnica di esclusione di Trypan Blue: il conteggio realizzato per la determinazione della vitalità con TB rivela un maggior numero di cellule vive nei campioni che si sottopongono al trattamento. L’incremento nella vitalità è di un 10% sulle colture non esposte. Il test della t-Student indica che questa differenza è significativa (p<0,05) (Figura 3). 2. Determinazione biochimica di proteine e DNA: sono stati quantificati i livelli totali di proteine e DNA in ogni campione, così come i livelli medi di proteine e DNA per cellula, in colture esposte al campo di 5 mA e nei loro rispettivi campioni di controllo. I livelli di proteine totali nei campioni esposti non differiscono da quelli osservati nei campioni di controllo (Figura 3). Però, è stata registrata una diminuzione del 7%, non significativa secondo il test statistico della t-Student, nella quantità media di proteina/cellula dopo la stimolazione. La quantità di DNA totale per campione nei gruppi esposti supera quella dei campioni di controllo ESPERIMENTI SU 24 ORE 150 NS 125 * NS C. TOTALI PROT.(MG)/CAMPIONE 100 75 50 DNA(MG)/CAMPIONE Figura 3. Risposta al trattamento in esperimenti di 24 ore. Percentuale di effetto rispetto ai campioni di controllo. (* : p<0,05; NS: non significativo). Teca rt erapia di un 10% (Figura 3). Questa differenza, tuttavia, non è significativa statisticamente. Neppure i livelli di DNA/cellula sono stati modificati dal trattamento. A partire dai dati precedenti è stato calcolato il rapporto proteina/DNA. Questo rapporto fornisce indizi su possibili effetti di differenziazione o di induzione della proliferazione cellulare. In questo caso, è stata verificata una leggera diminuzione nel rapporto proteina /DNA nel gruppo esposto (circa 7%). Tuttavia, questa differenza è troppo piccola per 2003 essere significativa (test t Student). 3. Studio della morfologia cellulare: lo studio dei campioni mediante colorazione di MayGrunwal-Giemsa non ha rivelato cambiamenti nella morfologia delle cellule trattate paragonata a quella dei loro campioni di controllo (Figura 4). Esperimenti su 48 ore: Esposizione durante le seconde 24 h di incubazione 1. Studio di vitalità cellulare mediante la tecnica di esclusione di Trypan Blue (Figura 5): C A M P I O N I D I C O N T R O L L O T R AT TAT I Figura 4. Morfologia dei linfociti. Colorazione con May Grunwal-Giemsa. Esperimenti su 24 ore. L’esposizione non modifica la citomorfologia. ESPERIMENTI SU 48 ORE 125.0 112.5 P=0,07 NS NS 100.0 87.5 75.0 C. TOTALI PROT.(MG)/CAMPIONE DNA(MG)/CAMPIONE Figura 5. Risposta al trattamento in esperimenti di 48 ore. Percentuale di effetto rispetto ai campioni di controllo. (NS: non significativo: p > 0,1). 61 62 EVIDENZE CLINICHE analogamente agli esperimenti descritti in precedenza, si è osservato una maggiore vitalità cellulare nei gruppi esposti rispetto ai campioni di controllo. Tuttavia, questa differenza, vicina al 7%, non è statisticamente significativa. 2. Determinazione biochimica di proteine e DNA: non si sono registrati effetti significativi del trattamento sui livelli di proteine, né per il totale delle proteine per campione (incremento del 4% sul campione di controllo, Figura 5), né nei livelli medi di proteina per cellula (diminuzione del 2% sul campione di controllo). Non sono stati rilevati nemmeno effetti sui livelli totali di DNA nei campioni (Figura 5). Il rapporto DNA/cellula nei gruppi trattati ha dato come risultato una lieve diminuzione (6%), non significativa. Nemmeno il rapporto proteina/DNA si è rivelata intaccata dal trattamento. 3. Studio della morfologia cellulare: non sono state osservate modifiche morfologiche fra le cellule esposte (Figura 6). 4. Test colorimetrico della vitalità: in due ulteriori esperimenti della presente serie è stato realizzato, oltre allo studio con Trypan Blue ed alla determinazione di proteine e DNA, un test colorimetrico non radioattivo per determinare la vitalità cellulare in funzione dello stato metabo- lico delle cellule della coltura. L’obiettivo era confermare i risultati ottenuti con la tecnica TB (che valuta la vitalità in funzione dello stato della membrana cellulare) attraverso il confronto con quelli ottenuti da una tecnica colorimetrica che stima la vitalità in funzione dello stato metabolico delle cellule. In questi due esperimenti la tecnica TB ha confermato nuovamente un aumento nella vitalità cellulare dei campioni trattati. Lo studio colorimetrico, al contrario, non ha rivelato nessuna differenza tra i gruppi esposti ed i campioni di controllo. La non significatività di questo risultato è stata ulteriormente indagata mediante una prova colorimetrica di controllo positivo, trattando le cellule con un agente biochimico i cui effetti sulla vitalità dei linfociti sono ben conosciuti. Anche questo test ha fornito risultati negativi, cosa che rivela che il test colorimetrico scelto non è sufficientemente affidabile nella sua applicazione al tipo cellulare con il quale lavoriamo. CONCLUSIONI I risultati descritti non hanno rivelato indizi di effetti citotossici o citostatici in colture primarie di linfociti umani normali esposti per periodi di C A M P I O N I D I C O N T R O L L O T R AT TAT I Figura 6. Morfologia dei linfociti. Colorazione con May Grunwal-Giemsa. Esperimenti di 48 ore. L’esposizione non modifica la citomorfologia. Teca rt erapia 24 h all’azione in vitro di correnti elettriche di segnale impiegate in terapie TECAR. Con protocolli analoghi di trattamento e incubazione, tali segnali avevano provocato risposte citostatiche e/o citotossiche in colture di cellule neoplastiche umane. I dati sperimentali mostrano indizi secondo cui il trattamento in vitro potrebbe contribuire a preservare la vitalità cellulare in colture primarie. In queste colture di cellule normali, che per la loro stessa natura tendono a degradare rapidamente, l’esposizione al segnale TECAR all’inizio dell’incubazione avrebbe permesso di prolunga- re la vitalità in una proporzione significativa di cellule (10%, p<0,05), che altrimenti sarebbero morte in assenza del trattamento (Figura 7). Quando l’esposizione ha luogo in colture il cui processo di degrado era iniziato 24 ore prima, il deterioramento della vitalità cellulare subisce un temporaneo rallentamento (Figura 8). Tuttavia, il cambiamento nella cinetica del degrado che subiscono le cellule normali a partire dalle ore 24 post-semina, farebbe sì che le possibili differenze legate al trattamento (7%; p=0,07: non significativo) non possano raggiungere livelli statisticamente significativi (p<0,05). LINFOCITI ESPERIMENTI DI 24 ORE 12000000 c o n t ro l l i TEMPO DI ESPOSIZIONE ▲ sperimentali 10000000 8000000 6000000 TEMPO (h) Figura 7. Linfociti. Esperimenti su 24 ore. Evoluzione della coltura. LINFOCITI ESPERIMENTI DI 48 ORE c o n t ro l l i 12000000 TEMPO DI ESPOSIZIONE 10000000 8000000 6000000 TEMPO 2003 (h) Figura 8. Linfociti. Esperimenti di 48 ore. Evoluzione della coltura. ▲ sperimentali 63 64 EVIDENZE CLINICHE I dati sui livelli di proteine e DNA, non rivelando differenze significative fra gruppi esposti ed i campioni di controllo, non forniscono un’informazione probante i possibili effetti del trattamento relativamente alla proliferazione e differenziazione cellulare. In sintesi, i risultati dei presenti studi mostrano che gli effetti citotossici provocati dal trattamento in vitro con segnali TECAR in cellule umane neoplastiche (NB69 e HepG2), non si verificano in colture primarie di cellule umane normali (linfociti) ottenute da donatori volontari. Al contrario, questi linfociti pare vedano ridotto o ritardato il loro normale deterioramento, in risposta a esposizioni di 24 ore. Le basi molecolari, i processi cellulari e i meccanismi biofisici responsabili dell’effetto non possono essere identificati a partire dalle informazioni di cui disponiamo attualmente. Tuttavia è plausibile l’ipotesi che alcuni effetti clinici indotti dal trattamento TECAR siano legati al documentato aumento della vitalità cellulare. Comunque, le eventuali implicazioni della risposta cellulare riferita all’azione terapeutica dei trattamenti TECAR in traumatologia o altre aree non possono essere determinate sulla base esclusiva di questi dati sperimentali e devono essere analizzate ulteriormente. B IBLIOGRAFIA 4. TRILLO, M. A., DE BERNARDO, S., ÚBEDA, A., MARTÍNEZ, M. A., BAZÁN E., LEAL, J. (2000). Changes BERNARDO, S., BAZÁN E., TRILLO, in the cell cycle of human cancer lines exposed to RF M. A., MARTÍNEZ, M. A., LEAL, J. (2000). Cytostatic used in therapy with capacitive-resistive electric tran- Effects in human cancer cells exposed in vitro to 0.5- sfer (TECAR Therapy). The Third World Congress MHz electric currents. BEMS Twenty-Second annual for Electricity and Magnetism in Biology and Meeting, Munich June 11-16 Medicine. 2. TRILLO, M. A., 1. ÚBEDA, A., DE BERNARDO, S., ÚBEDA, A., 5. BA LLESTER, F., F.; (2001). Aplicación de la MARTÍNEZ, M. A., BAZÁN E., LEAL, J; (2000). Changes Transferencia Eléctrica Capacitiva en Oftalmología in the cell cycle of human cancer lines exposed to (T.E.R.). Revista de D’Or de Oftalmología. 2º trime- 0.5-MHz currents. BEMS Twenty-Second annual stre del 2001. Pág. 43-49 DE Meeting, Munich June 11-16 6. MONDARDINI ET AL. (1999). La Riabilitazione Verso 3. ÚBEDA, A., DE BERNARDO, S., BAZÁN E., TRILLO, il 2000, Bologna M. A., MARTÍNEZ, M. A., LEAL, J. (2000). Assay of biocompatibility for RF generated by a System for 7. CALPE J., GARCÍA C., H ERNÁNDEZ R., GASPAR M., clinical applications of hypertermia. The Third World ROTELLAR E. (1998). Nuestra experiencia con un recu- Congress for Electricity and Magnetism in Biology perador electrónico en lesions vasculares de pacientes and Medicine hemodializados. SEDYT. XIX/2, 19-22 (1998) Teca rt erapia TRATTAMENTO DELL’ASMA MEDIANTE TEC 2003 J.R. Bordas Serrat e Sig.ra Dory Martinez Unità di Fisioterapia Centro Medico “Fabra i Puig”, Barcellona Il Rigeneratore Cellulare a Trasferimento Energetico Capacitivo è R I A S S U N TO una tecnica che si basa su correnti ad alta frequenza per ottenere un’ipertermia profonda. Nei polmoni, l’aumento di temperatura interna crea una vasodilatazione generale; con i cambiamenti bio- Questa sperimentazione clinica è logici che ciò comporta (aumento del nutrimento sanguigno, aumento della tensione d’ossigeno, riduzione della tensione di CO2, normalizzazione del potenziale elettrico cellulare) si raggiunge un miglioramento sostanziale dell’interscambio polmonare a livello alveolo-arteriolare. stata condotta su 52 pazienti sofferenti di asma bronchiale da più di sei mesi, che sono stati trattati con terapia a Trasferimento energetico capacitivo. Nel 60% dei casi è stato rilevato un L’apporto di ossigeno è uno dei fattori più importanti da considerare: contribuisce in modo decisivo, al nutrimento tissutale profondo cui è dovuto l’aumento di elasticità della componente miglioramento evidente del muscolare dell’alveolo. Ciò favorisce la diminuzione delle resistenze inspiratorie e espiratorie con miglioramento della soggetti- supporti farmacologici. Il vità del paziente. Un terzo elemento che interviene è la capacità del Rigeneratore Cellulare a Trasferimento Energetico Capacitivo di riassorbire l’e- inoltre ridotto significativamente le dema della parete alveolare responsabile del difficile interscambio gassoso-sanguigno. MATERIALI E METODI broncospasmo con diminuzione, della dispnea e minor necessità di trattamento con questa terapia ha recidive. L’asma è una malattia che interessa il 3% della popolazione in forma grave. È, dunque, di estremo interesse ogni altro nuovo trattamento che riesca nell’intento di risolvere velocemente senza l’uso di Sono stati scelti pazienti asmatici con più di 6 mesi di storia patologica che, per la maggior parte, necessitavano di trattamenti medici e/o fisioterapici. medicinali le crisi dispnoiche rendendole anche sempre meno ricorrenti e/o intense. Nello studio sono stati coinvolti 52 pazienti, trattati nel nostro centro da giugno 1985 a dicembre 1989. Sono stati sottoposti a sedute di Rigeneratore Cellulare a Trasferimento Energetico Capacitivo da 20 minuti, su ciascun emitorace, con la frequenza di una seduta a giorni alterni. I pazienti hanno continuato con i loro trattamenti fisioterapici classici e le cure sono state adattate alle necessità individuali. PA R O L E C H I AV E Asma bronchiale, ipertermia. 65 66 EVIDENZE CLINICHE RISULTATI CONCLUSIONI Dalla prima seduta è stato ottenuto un miglioramento importante del broncospasmo (60% dei pazienti), diminuzione della dispnea e minor Il Rigeneratore Cellulare a Trasferimento Energetico Capacitivo è un ottimo strumento complementare per il trattamento dell’asma in necessità di cure farmacologiche (broncodilatatori, ossigeno e corticoidi). Per il 75% dei casi sono state necessarie 5-10 sedu- fase acuta, anche se è molto importante l’integrazione con altri mezzi terapeutici. Inoltre, si è osservato che il trattamento con il Rigeneratore te per migliorare la sintomatologia; alcune sedute di mantenimento sono state necessarie per l’82% Cellulare a Trasferimento Energetico Capacitivo diminuisce la frequenza delle crisi rendendole dei pazienti trattati. anche meno gravi e drammatiche. Teca rt erapia 2003 BEMS Ventiduesimo Seminario Annuale In cooperazione con l’Associazione Europea di Bioelettromagnetismo UNIVERSITÀ SCIENTIFICA MONACO, GERMANIA GIUGNO 11-16, 2000 UNO STUDIO COMMISSIONATIO DALLA D IRECCIÒN G ENERAL DE PRODUCTOS SANITARIOS (NIH, SPAIN) E SUPPORTATO DA INDIBA. S. A. BARCELLONA 67 68 EVIDENZE CLINICHE CAMBIAMENTI NEL CICLO CELLULARE DI LINEE TUMORALI UMANE, ESPOSTE A CORRENTI DI 0.5-MHz M. A. Trillo, S de Bernardo, A. Úbeda, M.A. Martinez, E. Bazán and J. Leal Dept. Inverstigatión, Hospital Ramón y Cajal, Madrid A B S T R AC T SCOPO Lo scopo di questo lavoro è di caratterizzare la risposta in vitro delle cellule di epatocarcinoma umano HepG2 e di neuroblastoma umano NB69 ai segnali elettrici di radiofrequenza (RF), utilizzati nella terapia di patologie muscolari e tendinee. In uno studio parallelo Úbeda et al. hanno dimostrato che l’esposizione per breve periodo a segnali di 0.57-MHz in un intervallo di densità di corrente di 10 – 150 µA/mm2 riducono in modo significativo la velocità di crescita delle cellule HepG2 e la vitalità cellulare delle NB69, senza aumentare la temperatura del terreno di coltura ( t < 0.1°C). Questi dati suggeriscono che le risposte osservate possano essere mediate da modificazioni sul ciclo cellulare, non indotte dal calore. METODO Le cellule tumorali umane HepG2 e NB69 erano state seminate in vetrini coprioggetto di 12 mm di diametro, posizionate in capsule di Petri (2/capsula). Quando le colture avevano raggiunto il 75% di confluenza, sia nelle capsule di Petri di controllo sia nei positivi venivano inserite coppie di elettrodi sterili, in modo che solo un vetrino coprioggetto si trovasse nell’area compresa tra gli elettrodi. In ciascuna delle tre repliche dei controlli positivi, 5 capsule di Petri erano state esposte per 24 ore a brevi impulsi di segnali di 0.5-MHz, a una densità di corrente di 100 µA/mm2 che, come è noto, influiscono sulla velocità di crescita delle cellule HepG2 e sulla vitalità delle NB69. Nelle restanti 5 capsule di Petri di controllo, non vi era differenza di potenziale tra gli elettrodi. Per la valutazione istologica, i campioni nei vetrini coprioggetto venivano fissati, disidratati e contrastati con ematoxilina. Per poter effettuare l’analisi fotomicroscopica venivano processati 30 campioni esposti e 30 di controllo per linea cellulare. Il numero di metafasi veniva calcolato indipendentemente e in cieco rispetto al trattamento. La determinazione delle metafasi veniva effettuata su 500 cellule per ogni campione e veniva elaborata l’analisi statistica con il test del !2. RISULTATI E DISCUSSIONE Lo studio dei campioni esposti nei vetrini coprioggetto, localizzati tra gli elettrodi, mostrava un aumento significativo nel numero delle cellule in metafase rispetto alle cellule di controllo: 238% e 146% per le linee cellulari HepG2 e NB69, rispettivamente (per entrambe p < 0.01). Questo non si verificava nelle cellule seminate in zone esterne all’intervallo tra gli elettrodi. Con i dati esposti da Úbeda et al., questi risultati dimostrano che l’esposizione a correnti di 100 µA/mm2 a 0.57MHz sono in grado di ridurre in modo significativo o di arrestare il ciclo mitotico in entrambe le linee cellulari HepG2 e NB69. Questo effetto può determinare un danno cellulare permanente, che è coerente con gli effetti citotossici/citostatici osservati in queste linee cellulari di cancro umano, dopo essere state sottoposte a trattamento con correnti elettriche deboli di 0.57-MHz. Teca rt erapia 2003 INTRODUZIONE studio parallelo Úbeda et al. (2000) hanno mostrato che l’esposizione per breve periodi a Quando si considerano i mezzi per trasmettere energia termica ai tessuti in modo puntuale, solo l’ipertermia da RF e MW presenta delle poten- segnali di 0.57-MHz in un intervallo di densità di corrente di 10-100 µA/mm2 riducono in modo significativo la velocità di crescita delle zialità reali o permette un’accurata terapia non invasiva. Il nuovo sistema terapeutico per mezzo del Trasferimento Energetico Capacitivo e cellule HepG2 e la vitalità cellulare delle NB69, senza aumentare la temperatura del terreno di coltura ( t < 0.05°C). In questo lavoro valutere- Resistivo consiste nell’indurre un aumento della temperatura, in punti selettivi dei tessuti, mo i possibili cambiamenti nella proliferazione delle cellule di neuroblastoma NB69 e di epato- mediante correnti di RF. Questi segnali elettrici sono utilizzati per la terapia delle patologie muscolari e tendinee. I saggi tossicologici sulle carcinoma HepG2, esposte a correnti di RF di 100 µA/ mm2. due linee tumorali umane, HepG2 e NB69, esposte a segnali di RF non termici, utilizzati generalmente nella Tecarterapia, hanno dimo- METODI strato che essi provocano effetti citotossici/citostatici in tali linee cellulari (Úbeda et al., 2000). effetti sulla proliferazione cellulare: I dati indicano che le correnti di RF a livelli non termici possono avere degli effetti sulla proliferazione nelle cellule tumorali umane. 1) QUANTIFICAZIONE DEL NUMERO DI METAFASI ● Le cellule HepG2 e NB69 sono state seminate in vetrini coprioggetto di 12 mm di diametro, Lo scopo di questo lavoro è di studiare i possibili cambiamenti nella proliferazione cellulare delle linee tumorali umane, esposte alle correnti posizionati in capsule di Petri (2/capsula). ● Quando elettriche di RF, delle quali si è discusso. In uno confluenza, sia nelle capsule di Petri (Figura 1) Figura 1. Sono stati utilizzati due metodi per valutare gli le colture avevano raggiunto il 75% di ASPETTO DEGLI ELETTRODI NELLE CAPSULE DI PETRI MEDIUM (terreno di coltura) CELLULE CONFLUENTI ELETTRODO ELETTRODO 69 70 EVIDENZE CLINICHE Figura 2. P O S I Z I O N A M E N T O D E I V E T R I N I C O P R I O G G E T T O S E M I N AT I N E L L E C A P S U L E D I P E T R I ELETTRODI CON POTENZIALE ELETTRICO ELETTRODI PRIVI DI POTENZIALE ELETTRICO Esposizione simulata Sotto esposizione simulata Area di esposizione Sotto esposizione PETRI DI CONTROLLO CON VETRINI COPRIOGGETTO PETRI ESPOSTE CON VETRINI COPRIOGGETTO 1E2 3 E 4 Exp: 150-3 Sec: 3-2-4-1 ANALISI MICROSCOPICA VETRINI COPRIOGGETTO POSTI IN SEQUENZA CODIFICATA di controllo sia in quelle dei controlli positivi sono state inserite coppie di elettrodi sterili, in modo che solo un vetrino coprioggetto si tro- ● vasse nell’intervallo compreso tra gli elettrodi (Figura 2). pendentemente e in cieco rispetto al trattamento. L’indice di metafase veniva studiato su 500 ● In cellule per vetrino coprioggetto e per l’analisi statistica veniva applicato il X2. ore a brevi impulsi di segnali di 0.6-MHz, a una densità di corrente di 100 µA/mm2. Nelle restanti 5 capsule di Petri di controllo, non vi era dif- 2) I NCORPORAZIONE DEL MARCATORE IMMUNOCHIMICO 5- BROMO -2’- DEOSSIURIDINA (B RD U) ferenza di potenziale tra gli elettrodi. ● Le Per la valutazione citologica, i campioni nei vetrini coprioggetto venivano fissati, disidratati e contrastati con ematoxilina. posizionate in capsule di Petri (2/capsula). ● Quando Per l’analisi fotomicroscopica venivano processati 30 campioni esposti e 30 di controllo per confluenza, in tutte le capsule di Petri, controllo negativo e positivo, sono state inserite coppie di ciascuna delle tre repliche dei controlli positivi, 5 capsule di Petri erano state esposte per 24 ● linea cellulare. Il numero di metafasi veniva calcolato indi- cellule HepG2 e NB69 sono state seminate in vetrini coprioggetto di 12 mm di diametro, le colture avevano raggiunto il 75% di Teca rt erapia elettrodi sterili, in modo che ogni vetrino coprioggetto si trovasse nell’intervallo compreso 2003 scenza. Venivano analizzati in totale 40 vetrini coprioggetto (20 controlli + 20 esposti). tra gli elettrodi. ● La In ciascuna delle due repliche dei controlli determinazione dei positivi per BrdU/vetrino coprioggetto veniva effettuata su un totale di positivi, 5 capsule di Petri erano state esposte per 24 ore a brevi impulsi di segnali di 0.6-MHz, a una densità di corrente di 100 µA/mm2. Nelle 122.247 ± 11.913 cellule di controllo e 129.315 ± 12.369 cellule esposte. Per l’analisi statistica era applicato il test del !2. restanti 5 capsule di Petri di controllo, non vi era differenza di potenziale tra gli elettrodi. RISULTATI ● ● Le cellule marcate con BrdU venivano rilevate con colorazione immunocitochimica, utilizzan- Lo studio della crescita e della vitalità cellulare (Figura 3) conferma gli effetti osservati negli do un anticorpo monoclonale anti-BrdU. numero di cellule positive per BrdU veniva- esperimenti precedenti (Poster-69) nelle linee cellulari HepG2 e NB69. Le analisi di metafase nei campioni tra gli elet- no misurate in cieco con microscopio a fluore- trodi mostra un significativo aumento nel nume- ● Il Figura 3. CELLULE TOTALI ESPOSIZIONE A CELLULE MORTE 100 µA/ M M 2 PROT/DNA Figura 3. Risultati degli studi sulla crescita cellulare, la vitalità cellulare e i livelli di prot/DNA, dopo esposizione a 100 µA/mm2 in linee cellulari tumorali, controlli in percentuale. L’esposizione riduce in modo significativo la velocità di crescita delle cellule HepG2 e la vitalità delle NB69. 71 72 EVIDENZE CLINICHE ro di cellule in metafase, se confrontate ai controlli negativi: aumenti del 238% e del 146% per HepG2, esposte tra gli elettrodi, mostrava un aumento significativo delle cellule BrdU positi- le linee HepG2 e NB69, rispettivamente (per entrambe la p<0.01) (Figura 4). Questa risposta non si verificava nelle cellule al di fuori dell’area ve rispetto ai controlli, aumenti del 157% e 194% nel Exp#1 e Exp#2, rispettivamente (per entrambi la p<0.001) (Figure 6 e 7 A e B). Ne tra gli elettrodi. La cromatina in qualche cellula HepG2 e NB69 in metafase appariva condensata in modo anomalo e/o disaggregata (Figure 5 consegue che la somministrazione del trattamento nelle cellule HepG2 causa un aumento nell’incorporazione del BrdU ma non un A, B, C, D). Questo suggerirebbe un effetto dannoso che aumento della densità cellulare. Questo effetto può determinare un danno cellu- potrebbe essere responsabile degli effetti citotossici/citostatici, osservati nella crescita e nella vitalità cellulare (Figura 3) (Poster-69), dopo il lare permanente, che è coerente con gli effetti citotossici/citostatici osservati in queste linee cellulari tumorali umane, dopo essere state sot- trattamento con correnti elettriche deboli di 0.6MHz. L’incorporazione del BrdU nelle cellule toposte a trattamento con correnti elettriche deboli di 0.6-MHz. Figura 4. CAPSULE TOTALI M E TA FA S I D O P O E S P O S I Z I O N E A AREA ESPOSTA 100 µA/ M M 2 AREA NON ESPOSTA Figura 4. Proporzione di cellule in metafase, dopo esposizione a 100 µA/mm2 in linee cellulari NB69 e HepG2; controlli in percentuale: Totale (vetrini coprioggetto 3 + 4 vs 1 + 2); area esposta (vetrino coprioggetto 3 vs 1); area non esposta (vetrino coprioggetto 4 vs 2). Al termine del trattamento il numero di metafasi era aumentato significativamente in entrambe le linee cellulari. La risposta era più elevata nell’area esposta rispetto a quella non esposta. (La differenza era evidente soprattutto con le HepG2). NS: p * 0.05, **: 0.05 > p * 0.01; ***: 0.01 > p. Test !2. Teca rt erapia NEUROBLASTOMA 73 2003 A UMANO, NS69 B EPATOCARCINOMA UMANO, HepG2 C Figura 5. Fo t o m i c ro g rafia della linea cellulare NB69: A, cellule di controllo (seminate nell’area non esposta a corrente). B, cellule esposte (seminate nell’area esposta). Fotomicrografia della linea cellulare HepG2: C, cellule di controllo (seminate nell’area non esposta a corrente). D, cellule esposte (seminate nell’area esposta). Le frecce indicano le metafasi. D 74 EVIDENZE CLINICHE Figura 6. H E P G2 CELLULE B R D U+ P R I M A E D O P O L’ E S P O S I Z I O N E A 100µA/MM 2 Figura 6. Quantità di cellule BrdU+ prima e dopo il trattamento in HepG2; controlli in percentuale: l’esposizione aumenta, in entrambe gli esperimenti, l’incorporazione delle BrdU+ ***: 0,01>p. Test !2. B A Figura 7. Fotomicrografia della linea centrale HepG2: A, cellule BrdU+ di controllo; B, cellule BrdU+ (seminate nell’area esposta). Il trattamento con 100µA/mm2 aumenta il numero delle cellule BrdU+. CONCLUSIONI renti a 0,57 MHz può inibire la proliferazione ● Insieme con i dati che accompagnano lo studio di Úbeda et al. (2000), i presenti risultati cellulare in vitro in quanto interferisce nella progressione del ciclo cellulare in entrambe le cellule Hepg2 e NB69. indicano che l’esposizione a 100µA/mm2 di cor- ● Questi risultati rappresentano un indice speri- Teca rt erapia 2003 mentale dell’azione citotossica nelle cellule cancerogene esposte a correnti atermiche di radio- mico di radiofrequenza e/o i vantaggi fisici di questo metodo attraverso la ricerca sperimentale frequenza generate attraverso un metodo terapeutico del Trasferimento Energetico Capacitivo e Resistivo. La comprensione di alcuni principi può aprire nuove vie all’esplorazione dello sviluppo di tecniche cliniche nel trattamento del cancro. base della fisica riguardanti il trattamento ater- B IBLIOGRAFIA 4. TRILLO, M. A., DE BERNARDO, S., ÚBEDA, A., MARTÍNEZ, M. A., BAZÁN E., LEAL, J. (2000). Changes BERNARDO, S., BAZÁN E., TRILLO, in the cell cycle of human cancer lines exposed to RF M. A., MARTÍNEZ, M. A., LEAL, J. (2000). Cytostatic used in therapy with capacitive-resistive electric tran- Effects in human cancer cells exposed in vitro to 0.5- sfer (TECAR Therapy). The Third World Congress MHz electric currents. BEMS Twenty-Second annual for Electricity and Magnetism in Biology and Meeting, Munich June 11-16 Medicine. 2. TRILLO, M. A., 1. ÚBEDA, A., DE BERNARDO, S., ÚBEDA, A., 5. BA LLESTER, F., F.; (2001). Aplicación de la MARTÍNEZ, M. A., BAZÁN E., LEAL, J; (2000). Changes Transferencia Eléctrica Capacitiva en Oftalmología in the cell cycle of human cancer lines exposed to (T.E.R.). Revista de D’Or de Oftalmología. 2º trime- 0.5-MHz currents. BEMS Twenty-Second annual stre del 2001. Pág. 43-49 DE Meeting, Munich June 11-16 6. MONDARDINI ET AL. (1999). La Riabilitazione Verso 3. ÚBEDA, A., DE BERNARDO, S., BAZÁN E., TRILLO, il 2000, Bologna M. A., MARTÍNEZ, M. A., LEAL, J. (2000). Assay of biocompatibility for RF generated by a System for 7. CALPE J., GARCÍA C., H ERNÁNDEZ R., GASPAR M., clinical applications of hypertermia. The Third World ROTELLAR E. (1998). Nuestra experiencia con un recu- Congress for Electricity and Magnetism in Biology perador electrónico en lesions vasculares de pacientes and Medicine hemodializados. SEDYT. XIX/2, 19-22 (1998) 75 Finito di stampare nel mese di Dicembre 2003 da Grafiche BA. ia. srl - Usmate (MI) per conto di Unibell International srl Via Indipendenza 27 23885 Calco (LC) Italy © 2003 Unibell International La presente pubblicazione è protetta da copyright. Nessuna parte può essere riprodotta o trasmessa sotto qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo elettronico o meccanico senza il permesso esplicito e scritto di Unibell International