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EVIDENZE CLINICHE
in
FLEBOLINFOLOGIA, OFTALMOLOGIA,
ONCOLOGIA, PNEUMOLOGIA, NEFROLOGIA
edizione dicembre 2003
In t r od u zione
LA TE CA RT E R A P I A
L
a Tecarterapia, introdotta in Italia da alcuni anni, è l’ultimo frutto della ricerca in fisioterapia.
Applicata nelle patologie osteoarticolari e muscoloscheletriche abbrevia i tempi di recupero riabilitativo e riduce il dolore. Tecnica del tutto innovativa, stimola energia dall’interno dei tessuti, attivando
naturali processi riparativi e antinfiammatori attraverso uno strumento d’alta tecnologia. L’idea di trasferire energia a scopi terapeutici ai tessuti lesi è comune a molte terapie fisioterapiche che si fondano sull’irradiazione di energia. Tuttavia, ciò che differenzia queste terapie dalla Tecarterapia è la modalità di trasferimento energetico: irradiazione di energia dall’esterno nelle prime e generazione di energia endogena nella seconda, che si realizza attraverso il richiamo nell’area di trattamento di cariche elettriche presenti sotto forma di ioni nei tessuti. Questo meccanismo crea una forte stimolazione a livello cellulare,
incrementa la temperatura interna e riattiva la circolazione, innescando precocemente i naturali processi riparativi. Queste caratteristiche, che hanno dato risultati clinici estremamente soddisfacenti in traumatologia, hanno spinto la ricerca in altri settori quali, la flebolinfologia, l’oncologia, l’oftalmologia, le
malattie bronchiali. Di queste prime rilevazioni cliniche diamo appunto conto in questo volume.
La Tecarterapia sfrutta una forma di interazione elettromagnetica, che fa riferimento al modello fisico del
condensatore: il contatto capacitivo e/o resistivo.
Il condensatore è un dispositivo costituito da due elementi affacciati e separati da un sottile strato isolante. A causa dell’attrazione reciproca fra cariche di segno opposto si ha un aumento della densità di
carica in prossimità di ciascun elemento, e questo si verifica quando i due elementi vengono collegati a
un generatore elettrico di differenza di potenziale. Man mano il condensatore accumula cariche, la corrente si riduce fino ad annullarsi quando il sistema è carico. A questo punto, se la polarità del generatore si inverte, si avrà corrente in senso inverso che carica il sistema con polarità opposta alla precedente.
Trasferendo il concetto per un’applicazione biologica, avremo un condensatore costituito da un’armatura metallica isolata (elettrodo mobile) collegata a un generatore ad alta frequenza (0,5 MHz) e un’armatura costituita da tessuto biologico che diventa un conduttore di 2a specie. Con l’applicazione degli elettrodi isolati, il movimento e la concentrazione di cariche si sviluppa soprattutto in prossimità della zona
sottostante, affacciata all’elettrodo mobile. Mentre, utilizzando un elettrodo non rivestito da isolante
(resistivo), a parità di frequenza di emissione, la concentrazione di cariche, e quindi l’effetto biologico,
si verifica nei punti più resistivi del tessuto, frapposti fra l’elettrodo attivo e una piastra di ritorno. Questi
punti più resistivi sono rappresentati da osso, tendini, legamenti e fasce muscolo-tendinee che, sottoposti al trattamento, si comportano come il materiale isolante che riveste l’elettrodo capacitivo. Ogni attività della cellula si realizza attraverso modificazioni dell’equilibrio chimico-elettrico dei suoi componenti, per cui ogni modificazione di questo equilibrio altera l’attività della cellula. Ogni singola cellula partecipa alla funzione del tessuto attraverso interazioni morfologiche e di tipo chimico-elettrico. Quando
un’onda o un campo elettromagnetico interagisce con un sistema cellulare ed è dotata delle opportune
caratteristiche, determina modificazioni nell’attività del sistema. In particolare sulla base dei concetti
sopra esposti si è elaborata la seguente teoria:
✓ A bassi livelli energetici (50-100W), pur non avendosi dissipazione endotermica, si ha stimolazione
ultrastrutturale cellulare, da cui consegue un aumento delle trasformazioni energetiche (produzione ATP)
e del consumo di O2. Da ciò discende l’attivazione indiretta, per aumento delle richieste metaboliche del
tessuto, del microcircolo arterioso e venolinfatico senza dilatazione dei grandi vasi.
✓ A medi livelli energetici (100-200W), oltre all’effetto biostimolante, si verifica un incremento della temperatura endogena, dipendente dall’aumento dei moti browniani. Questo innalzamento termico stimola
la dilatazione dei vasi di calibro maggiore aumentando ulteriormente il flusso ematico.
✓ Ad alti livelli energetici (200-300W) risulta minore l’effetto di biostimolo cellulare e maggiore, invece,
l’effetto endotermico, con notevole aumento del flusso emolinfatico.
4
EVIDENZE CLINICHE
LA TECARTERAPIA
NELLE LESIONI VASCOLARI
DI PAZIENTI EMODIALIZZATI
J. Calpe, C. García, R. Hernández, M. Gaspar, E. Rotellar
Clinica Nefrologica. Barcellona (Spagna)
R I A S S U N TO
Abbiamo utilizzato sui nostri pazienti in emodialisi con lesioni vascolari ad evoluzione torpida un generatore MD-307
che, attraverso il trasferimento energetico capacitivo/resistivo, produce un notevole aumento della circolazione sanguigna e
linfatica con miglioramenti degli apporti nutrizionali ed ossigenativi grazie al naturale effetto endotermico innescato.
Presentiamo l’evoluzione di 7 casi per i quali sono state eseguite 2 sedute settimanali di 10 minuti di trasferimento energetico resistivo e 10 di capacitivo sulla zona lesa, per periodi di tempo variabili. In tutti i casi, le lesioni non sono state occluse con nessun topico né trattate con altre terapie, se non con l’applicazione locale di aria calda.
Lo studio rileva un miglioramento della sintomatologia algica dalla prima settimana e un decorso favorevole delle lesioni
dal primo mese fino ad arrivare alla guarigione completa.
Nella nostra unità di emodialisi soprattutto per l’aumento di malati diabetici inclusi nel nostro programma, riscontriamo
spesso, lesioni vascolari alle estremità superiori ed inferiori, ad evoluzione torpida che causano dolore e a volte possono
aggravarsi durante la seduta di emodialisi fino a portare ad amputazioni progressive. Nel trattamento di questa patologia,
vascolare periferica, sono sino ad ora utilizzate le prostaglandine per la loro azione vasodilatatrice e antiaggregante al fine
di delimitare la lesione, favorirne la cicatrizzazione ed evitare di ricorrere all’amputazione. Il limite di questa terapia è dato
dal fatto che le prostaglandine subiscono una rapida inattivazione a livello polmonare che ne diminuisce e/o vanifica parzialmente l’efficacia.
In alternativa è stata studiata l’efficacia della tecnologia MD-307 che, attraverso il trasferimento energetico/capacitivo resistivo, produce un notevole aumento della circolazione sanguigna, e linfatica, con miglioramento degli apporti nutrizionali
e ossigenativi associati all’aumento della temperatura interna. Con questa terapia si è osservata una evoluzione favorevole
delle lesioni fino ad arrivare alla completa guarigione.
PA R O L E
C H I AV E
Emodialisi, lesioni vascolari.
Teca rt erapia
2003
MATERIALE E METODI
resistenza elettrica, essendo la cellula un semiconduttore biologico, aumenta la sua tempera-
In 15 dei nostri pazienti inclusi nel programma
di emodialisi periodica è stato applicata la
Tecarterapia con un generatore MD-307, e di
tura in maniera direttamente proporzionale al
livello di energia assorbita o circolante. La caduta di voltaggio che viene a determinarsi in rela-
questi presentiamo i primi 7 casi, 4 uomini e 3
donne, con età media di circa 60 anni e una storia clinica di emodialisi variabile dai 3 ai 4 anni.
zione alla energia applicata fornisce il dato di
potenza elettrica e consente di parametrare la
dissipazione termica che procede dall’interno
Il generatore elettronico permette di concentrare
l’azione terapeutica nell’area dove viene applica-
all’esterno.
Applicando questo metodo si può incrementare
to l’elettrodo così da produrre un aumento termico nella zona profonda del tessuto, senza surriscaldamento del tessuto esterno. Il paziente
la temperatura fino a 40-42.5°C senza nessuna
controindicazione, mentre se si superano i 42.545°C si potrebbero creare alterazioni nelle cellu-
sottoposto a questa terapia non ha la sgradevole
sensazione di essere trattato con la “corrente”,
perché l’effetto è simile a quello del rialzo della
le sane. Il trasferimento energetico può essere di
tipo resistivo o capacitivo. Il metodo resistivo
(Figura 1), utilizza una placca neutra di grande
temperatura febbrile. Praticamente la potenza o
energia erogata si trasforma in calore, determi-
superficie e un elettrodo non isolato di dimensioni ridotte. Esiste, cioè, una totale asimmetria.
nando, ipertermia profonda.
Il generatore lavora tra 0.4-0.5 MHz e la potenza massima applicata è di 300 W.
La concentrazione di energia, con il conseguente incremento interno della temperatura si ottiene nel punto in cui viene collocato l’elettrodo,
Ogni cellula del tessuto sollecitata dagli impulsi
elettrici ad alta frequenza si comporta come una
approfittando, da una parte, della semi conduttività del tessuto e dell’asimmetria esistente tra
Figura 1.
Z TOTALE=1000
500
VR.M.S.
0,5A=250W
Z= 650
Z = 650
650 . 0,5 = 325 V
325 . 0,5 = 162,5 V
162,5 W
Z= 200
Z = 200
200 . 0,5 = 100 V
100 . 0,5 = 50 W
50 W
Z= 100
Z = 100
100 . 0,5 = 50 V
50 . 0,5 = 25 W
25 W
Z= 50
Z = 50
50 . 0,5 = 25 V
25 . 0,5 = 12,5 W
placca grande o elettrodo di ritorno
12,5 W
TOTALE 250 W
5
6
EVIDENZE CLINICHE
Figura 2.
A
B
C
D
1
3
4
2
7
5
6
E
l’elettrodo di applicazione e la placca di ritorno.
Il metodo consiste nell’applicazione di elettrodi
Dove esiste maggior massa di tessuto, si produce
minore resistenza o impedenza e minore caduta
di voltaggio. Come risultato si ottiene una
con diametri differenti a seconda della superficie
da trattare, utilizzando una crema ad elevata
conducibilità che facilita lo scorrimento dell’e-
minore concentrazione di potenza e parallelamente un minor incremento della temperatura.
lettrodo sulla superficie cutanea.
La tecnologia è stata testata su tutti i pazieni con
Con il metodo capacitivo (Figura 2) le cariche
elettriche passano attraverso l’elettrodo dalla
parte metallica A al punto B, e si distribuiscono
frequenza di 2 sedute settimanali della durata di
20 minuti cadauna così suddivise: 10’ di modalità resistiva + 10’ di modalità capacitiva.
su tutta la sua superficie circolare inferiore, separata dal tessuto dalla vernice isolante C. Il tessuto D funge da seconda placca, realizzando in
RISULTATI
pratica una struttura a condensatore e facendo sì
che si stabiliscano una serie infinita di resistenze
Presentiamo l’evoluzione e le immagini delle
differenti lesioni (Figura 3).
o impedenze.
Circa l’80% dell’energia erogata rimane localizzata sul punto di applicazione, ma in profon-
Il paziente di 33 anni riferiva sensazione di freddo ad entrambi gli arti inferiori e presentava
un’ulcera sulla parte anteriore delle dita del
dità, l’effetto semiconduttore del tessuto, trasformandosi in calore profondo senza coinvolgere l’epidermide.
piede sinistro comparsa da 1 mese che non
accennava a migliorare con i trattamenti classici,
anzi andava progressivamente peggiorando.
L’associazione delle due modalità, quella resistiva e quella capacitiva, permette di raggiungere
Sono state praticate 2 sedute settimanali per 3
mesi con la conseguente scomparsa della sinto-
risultati molto più rapidi ed efficaci.
matologia dalla seduta n°12.
Teca rt erapia
2003
Figura 3. Paziente di 33 anni, affetto da paralisi cerebrale, incluso nel programma di emodialisi da 9 anni.
Figura 4. Paziente di 73 anni con antecedenti HTA; AVC. Inclusa nel programma di HD da 4 anni presentava lesione ischemica sulla parte laterale del piede destro dolente alla palpazione, con difficoltà
alla deambulazione da 4 mesi, la paziente seguiva un programma di cure non convenzionali.
Le sono state praticate 2 sedute settimanali per 2 mesi, si è osservato un miglioramento e dopo 6
mesi si è giunti alla guarigione e alla scomparsa della sintomatologia.
7
8
EVIDENZE CLINICHE
Figura 5 e 6. Paziente di 63 anni inclusa nell’emodialisi da 8 anni a causa di una nefropatia diabetica insulinodipendente. Presentiamo l’evoluzione della stessa patologia in un’altra paziente che da 4 mesi presentava lesioni dolorose sulla superficie anteriore della gamba destra e della pianta del piede. Le sono
state praticate 2 sedute settimanali per un mese e mezzo con la conseguente scomparsa della sintomatologia. Veniva perciò sospeso il trattamento seguito da guarigione progressiva delle lesioni.
Possiamo notare che dopo sei mesi, le lesioni non si sono riprodotte.
Teca rt erapia
2003
Figura 7. Paziente di 72 anni inclusa nel programma di emodialisi da 4 anni per una policistosi: presentava
da vari mesi lesioni sulla superficie esterna della gamba destra molto dolorose anche a riposo.
Sono state praticate 2 sedute settimanali per 5 mesi con miglioramento della sintomatologia dalla
quinta seduta e risoluzione del quadro a partire dalla seduta 25. Possiamo osservare che dopo sei
mesi le lesioni non si sono riprodotte.
Figura 8. Paziente di 67 anni con antecedenti di HTA, vasculopatia periferica incluso nel programma di
emodialisi da 8 anni per una nefrite interstiziale. Presentava dolore a riposo in EID e, pertanto, fu
praticato un by-pass femoro-popliteo ma dopo una settimana si poteva osservare la comparsa di
un’area di necrosi al tallone (emocultura negativa). Gli sono state praticate 2 sedute settimanali per
1 mese e mezzo e dopo 4 mesi si osservava la guarigione completa delle lesioni.
9
10
EVIDENZE CLINICHE
Figura 9. Paziente di 50 anni incluso nell’emodialisi da 1 anno per una nefropatia diabetica:
●
bypass ileofemorale sinistro (1994);
●
amputazione intercondilea sinistra (1997);
●
amputazione transmetatarsale destra (1998).
Presentava lesioni in zona distale di entrambe le amputazioni e mancanza di forza muscolare che
impedivano la collocazione di protesi. Sono state somministrate cure per 6 mesi con alcool iodato
senza nessun miglioramento. Sono state praticate 2 sedute settimanali applicando MD-307 per 6
mesi con miglioramento delle lesioni a partire dalla seduta n° 14. A partire dalla seduta 24 il paziente ha iniziato ad avere tono e forza muscolare dei monconi, e dopo 6 mesi è stata possibile la collocazione di protesi per la deambulazione.
Teca rt erapia
2003
Figura 10. Paziente di 54 anni incluso nell’emodialisi da 1 anno e mezzo per una nefroangiosclerosi.
Nel 1971 un incidente motociclistico gli causò politraumatismo e fratture multiple nella gamba sinistra, con osteomielite secondaria, e comparsa di lesioni trofiche progressive che peggioravano di
anno in anno. Le lesioni non erano dolorose, ma producevano nel paziente parestesia soprattutto
nella pianta dei piedi e nelle dita. Sono state praticate 2 sedute settimanali per 6 mesi con miglioramento della sensibilità e della forza muscolare. Si osservò una buona evoluzione delle lesioni trofiche, accompagnata dal miglioramento soggettivo del paziente.
DISCUSSIONE
Si può affermare che la Tecarterapia è un'arma
efficace per curare le lesioni vascolari, e che per
ottenere risultati apprezzabili è necessario come
minimo un mese di trattamento anche se il
paziente trae beneficio soggettivo già dalla
prima settimana con riflessi positivi anche nelle
sedute di emodialisi. Di grande valore la possibilità di far virare in senso risolutivo quelle lesioni ed evoluzioni torpide che generalmente progrediscono fino alla necessità della amputazione. È un metodo molto ben tollerato dato che il
paziente non prova mai la sensazione di essere
trattato con la “corrente elettrica” e manca di
effetti secondari.
B IBLIOGRAFIA
1. PRADERE, JACQUES. Mise au point: l’hyperthemie
localisée. Tout Prevoir n°289 :24 ; 1998
2. ZAVNER, A. Introducción a la tranferencia eléctrica
capacitiva. Barcelona. Ed. Jims. 1993; 143
3. CALBET, J. Tratado de la transferencia eléctrica
capacitiva. Barcelona. Ed. Doyma; 1992
4. BERISA, F. Tratamiento con postaglandina E1
(PGE1) en isquemías crónicas de miembros en diabéticos con Insuficiencia renal
11
12
EVIDENZE CLINICHE
IL TRASFERIMENTO ENERGETICO CAPACITIVO
IN OFTALMOLOGIA
Ferran Ballester I Ferrares
Medico Oftalmologo,
Capo Reparto di Oftalmologia dell’Ospedale Universitario “Germans Trias I Pujol”.
Professore Associato della Facoltà Autonoma di Medicina
R I A S S U N TO
Questo studio si pone come obiettivo di individuare gli effetti del sistema a trasferimento energetico capacitivo a 300
watt applicato per la prima volta in oftalmologia per la riduzione dei difetti visivi o di alcune patologie quali la cataratta, la degenerazione maculare, l’ipertensione intraoculare. I risultati finali hanno posto in evidenza netti miglioramenti nell’acutezza visiva, calcolabile intorno al 25% riservando un importante spazio a questa terapia in campo
oftalmico. Questa nuova tecnologia crea un aumento distrettuale della temperatura dei tessuti dall’interno verso l’esterno; contrariamente a quanto viene ottenuto con l’applicazione di qualsiasi tipo di sorgente termica esterna.
Le variazioni biologiche più importanti che si producono con questo tipo di ipertermia sono:
●
variazione del potenziale cellulare elettrico;
●
incremento dell’ossigenazione;
●
stimolazione delle difese naturali dell’organismo;
●
eliminazione degli elementi tossici (radicali liberi, riduzione dell’anidride carbonica);
●
incremento del flusso sanguigno in profondità.
Questo metodo si basa sulla trasformazione di una energia fredda inoffensiva ad alta frequenza (600Khz) in temperatura. Ogni cellula del tessuto viene coinvolta in tale trasformazione: si ottiene così una grande penetrazione per
mezzo del trasferimento energetico per effetto capacitivo (metodo scoperto e divulgato dai Laboratori INDIBA).
PA R O L E
C H I AV E
Acutezza visiva, miopia, ipermetropia, alterazioni oculari, cataratta.
Teca rt erapia
MATERIALI E METODI
Tutti i pazienti dello studio sono stati trattati
ambulatoriamente e presentavano diverse patologie oftalmiche la cui principale caratteristica
era il calo dell’acutezza visiva (AV). Fu introdotto nello studio anche un piccolo gruppo di
pazienti che presentava una riduzione del
campo visivo. La patogenesi di questa alterazione era riferibile alla presenza di glaucoma o
vasculopatie o retinosi pigmentaria.
L’esame praticato su ogni paziente era quello
standard:
✓ controllo AV con o senza correzione ottica
✓ rifrazione meticolosa
✓ biomicroscopia
✓ tonometria
✓ fondo dell’occhio
✓ elettroretinogramma
✓ potenziali visivi
Studi complementari come angiofluorescenza e
campimetria sono stati effettuati solo nei casi
che lo richiedevano.
In regime ambulatoriale, sono stati studiati 225
pazienti, con cali dell’acutezza visiva.
Divisi in 4 gruppi di omogenei per patologia
Figura 1.
2003
riferibile a: cataratte incipienti, miopie, ipermetropie e il quarto gruppo affetto da alterazioni
oftalmiche con mezzi rifrangenti trasparenti e
senza difetti rifrattivi (emmetropie).
Per ogni paziente è stato fatto un esame di iniziale valutazione visiva; un successivo esame è
stato effettuato alla quinta seduta e l’ultimo
dopo 21 giorni.
L’analisi statistica è stata effettuata applicando la
T di Studente, per dati congiunti, e il Test di
Friedman, per comparare le medie.
Le AGF delle retine sono state condotte in altri
centri specializzati, specialmente alla Fondazione
Sardà Farriol.
L’elettrodo è stato applicato in ogni seduta in
modo sistematico, circa 20 minuti, così suddivisi: 10 nella regione occipitale, 5 nella periorbitaria, 5 sul globo oculare. Non sono mai stati trattati i due occhi contemporaneamente.
RISULTATI
Dei pazienti studiati, 76 (33,8%) erano di sesso
maschile e 149 (66,2%) erano donne. L’età media
variava dai 57 ai 60 anni con una oscillazione dai
10 ai 90 anni (Figura 1).
D I S T R I B U Z I O N E D E I M A L AT I S O T T O P O S T I A L T R A S F E R I M E N T O E N E R G E T I C O
C A PA C I T I V O A
300
WAT T I N B A S E A L S E S S O
149
66,2%
76
33,8%
DONNE
(66,2%)
UOMINI
(38,8%)
13
14
EVIDENZE CLINICHE
Figura 2.
PERCENTUALE DI MALATI SOTTOPOSTI AL TRASFERIMENTO ENERGETICO CAPACITIVO
A
300
WATT IN BASE ALLA PATOLOGIA
31,1%
40,4%
23,1%
5,3%
CATARATTA
MIOPIA
(40,4%)
(31,1%)
IPERMETROPIA
A.O.M.R.T.
Le patologie più ricorrenti erano (Figura 2):
✓cataratta 91 (40,4%),
✓miopia 70 (31,1%),
✓ipermetropie 12 (5,3%),
✓alterazioni oculari con necessità di mezzi
rifrangenti trasparenti e occhi emmetropi 52
(23,1%).
L’acutezza visiva media di tutti i pazienti era di
0,55 (± 0,037), con una variazione da 0,1 a 0,9.
L’acutezza visiva media alla fine della quinta
seduta era di 0,69 (± 0,037) con un aumento statisticamente significativo (P<0,0001) rispetto
all’acutezza visiva iniziale.
Si è applicato il Test di Friedman per comparare
le medie e si è notato che esistevano delle differenze significative tra loro. Analizzando i risultati, in base alla patologia, si nota che nelle cataratte (N=91) (Figura 3 a e b) l’acutezza visiva
media iniziale era di 0,50 (± 0,05) e dopo la
quinta seduta era di 0,63 (± 0,05) (P<0,0001).
L’acutezza visiva dopo i 21 giorni era di 0,65 (±
0,05) (P<0,0001).
(5,3%)
(23,1%)
Applicando il Test di Friedman osserviamo una
d. s. di P<0,00001.
Nelle miopie (N=70) (Figura 4) l’acutezza visiva
media era di 0,60 (± 0,06) e dopo la quinta seduta era di 0,75 (± 0,05) con differenze statisticamente significative (P<0,0001) tra i due gruppi.
Il valore dell’acutezza visiva dopo 21 giorni era
di 0,75 (± 0,05) e non vi era significatività statistica (tra i valori dopo la 5ª seduta e dopo 21
giorni). Applicando il Test di Friedman abbiamo
osservato una d. s. tra i gruppi P<0,00001.
Nel gruppo di pazienti ipermetropi (N=12)
(Figura 5), l’intensità visiva media era di 0,68 (±
0,12). Dopo la quinta seduta era di 0,68 (± 0,09)
con differenza statisticamente significativa tra i
due gruppi (P<0,0001).
Comparando l’acutezza visiva media, dopo 21
giorni era di 0,86 (± 0,09) e non esisteva una differenza statisticamente significativa (P=1).
Applicando il Test di Friedman si registrano differenze statisticamente significative tra le tre
medie (P<0,0005).
Il gruppo con alterazioni dell’acutezza visiva di
Teca rt erapia
Figura 3a. VA R I A Z I O N E
2003
D E L L’ A C U T E Z Z A V I S I VA ( G L O B A L E )
1
0,86
0,75
0,8
0,86
0,66
0,65
0,75
0,68
0,6
0,64
0,63
0,6
0,5
0,4
0,46
0,2
A.V. INIZIALE
0
CATARATTA
MIOPIA
Figura 3b. VA R I A Z I O N E
IPERMETROPIA
A.V.
5
A.V.
21
SEZIONI
GIORNI
A.O.M.R.T.
D E L L’ A C U T E Z Z A V I S I VA ( C ATA R AT TA )
0,7
0,65
0,6
0,63
0,5
P<0.0001
P<0.0001
0,5
0,4
0,3
0,2
A.V. INIZIALE
0,1
0
Figura 4. VA R I A Z I O N E
A.V.
5
A.V.
21
(0,5)
SEZIONI
GIORNI
(0,63)
(0,65)
D E L L’ I N T E N S I T À V I S I VA ( M I O P I A )
0,8
0,6
0,4
0,2
0
0,6
0,75
0,75
P<0.0001
P<0.321
A.V. INIZIALE
A.V.
5
A.V.
21
(0,6)
SEZIONI
GIORNI
(0,75-P<0,0001)
(0,86-P<0,321)
15
16
EVIDENZE CLINICHE
Figura 5. VA R I A Z I O N E
D E L L’ I N T E N S I T À V I S I VA ( I P E R M E T R O P I A )
1
0,8
0,6
0,68
0,86
0,86
P<0.0001
P=1
0,4
0,2
A.V. INIZIALE
0
Figura 6a. VA R I A Z I O N E
A.V.
5
A.V.
21
(0,68)
SEZIONI
GIORNI
(0,86-P<0,0001)
(0,86-P=1)
D E L L’ A C U T E Z Z A V I S I VA ( G L O B A L E )
0,8
0,69
0,71
P<0.0001
P<0.0001
0,6
0,55
0,4
0,2
0
occhi emmetropi con mezzi rifrangenti trasparenti (N=52) (Figura 6a e b), presentava un’intensità visiva media iniziale di 0,46 (± 0,06) e
dopo la quinta seduta era di 0,64 (± 0,04) con
una differenza statisticamente significativa
(P<0,0001) tra i gruppi. L’acutezza visiva dopo i
21 giorni era di 0,66 (± 0,06) e non si aveva
significatività statistica. Applicando il Test di
A.V. INIZIALE
A.V.
5
A.V.
21
(0,55)
SEZIONI
GIORNI
(0,69)
(0,71)
Friedman abbiamo notato differenze statisticamente significative tra i gruppi (P<0,0001).
La valutazione dei risultati è stata considerata in
base all’evoluzione dell’intensità visiva in tutti i
casi. I punti ciechi della campimetria, numero e
localizzazione, sono sempre misurati con lo stesso stimolo di dimensione e intensità.
La valutazione della sensazione soggettiva di
Teca rt erapia
Figura 6b. VA R I A Z I O N E
2003
D E L L’ I N T E N S I T À V I S I VA ( C O N M E Z Z I R I F R A N G E N T I T R A S PA R E N T I )
0,7
0,6
0,64
P<0.0001
0,5
0,4
0,66
P<0.20
0,46
0,3
0,2
0,1
0
miglioramento e di benessere sono stati apprezzati dal paziente, prima e dopo il trattamento.
Le applicazioni oscillano tra le 5 e le 8 sedute
per ogni occhio; per la maggior parte dei casi
erano 5 mentre l’eccezione si è avuta con un
paziente affetto da retinosi pigmentaria che ha
necessitato di 17 sedute.
Gli strumenti utilizzati sono stati:
✓ lampada a fessura INAMI;
✓ tonometro Haag-Streit;
✓ proiettore e cassetta con lenti test;
✓ campimetro Humphrey computerizzato;
✓ apparecchio per il Trasferimento Energetico
Capacitivo a 300 watt.
CONCLUSIONI
Analizzando i risultati ottenuti, osserviamo che
esiste un miglioramento dell’acutezza visiva del
25,4% dopo la quinta seduta e del 28,3% dopo
21 giorni, con significatività statistica tra prima e
dopo trattamento.
Analizzando i risultati per gruppi omogenei,
osserviamo un miglioramento del 26% dell’acutezza visiva dei pazienti con cataratta dopo la
A.V. INIZIALE
A.V.
5
A.V.
21
(0,46)
SEZIONI
GIORNI
(0,64)
(0,66)
quinta seduta, con un incremento del 29,2%
dopo 21 giorni. Nel gruppo delle miopie, osserviamo un miglioramento del 25% dopo la quinta seduta che si mantiene costante dopo 21 giorni. Nel gruppo dei pazienti ipermetropi, si è verifiato un incremento dell’acutezza visiva del
26,5% dopo la quinta seduta, che è mantenuto
costante. Nei pazienti emmetropi con alterazioni dell’acutezza visiva e con mezzi rifrangenti
trasparenti, c’è stato un miglioramento del 18%
dell’acutezza visiva dopo la quinta seduta e del
20% dopo i 21 giorni.
Concludendo si può affermare che la terapia con
il Trasferimento Energetico Capacitivo a 300
watt migliora l’intensità visiva di un 25,4% dopo
solo 5 sedute nei pazienti affetti da cataratta incipiente; questa percentuale sale al 28,4% al termine del trattamento.
Invece, sia per la miopia che per l’ipermetropia,
già dopo la 5a seduta si osserva un miglioramento pari al 25% che non presenta ulteriori incrementi fino al termine del periodo di trattamento. Nelle alterazioni oculari che utilizzano mezzi
rifrangenti trasparenti, il 18% dell’acutezza visiva incrementa al 20% dopo 21 giorni.
17
18
EVIDENZE CLINICHE
L’efficacia del Trasferimento Energetico
Capacitivo a 300 watt è stata dimostrata nella
maggior parte delle patologie trattate, in quanto
contribuisce a un recupero dell’acutezza visiva e
a un miglioramento del campo visivo. In senso
generico possiamo affermare che l’efficacia terapeutica del Trasferimento Energetico Capacitivo
a 300 watt è legata essenzialmente all’evoluzione
favorevole dei processi ischemici e degli accidenti vascolari. Le diminuzioni funzionali dell’acutezza visiva sono recuperate in percentuali
notevoli. Nei casi di incipiente opacità del cristallino si ottiene un miglioramento discreto dell’acutezza visiva e una maggior stabilità nell’evoluzione dell’opacizzazione.
La pressione intraoculare diminuisce subito col
trattamento però torna ad aumentare dopo
poche settimane dall’intervento.
Le riduzioni campimetriche secondarie a glauco-
ma o ischemia sono migliorabili con l’applicazione del Trasferimento Energetico Capacitivo a
300 watt.
Non si verifica nessun miglioramento nelle
degenerazioni maculari severe con intensità visiva inferiore a 0,05.
Nelle emmetropie il miglioramento della funzione maculare alterata è un fatto ricorrente.
Non disponiamo ancora di dati che indichino il
contributo della nuova tecnonologia TECAR a
stabilizzarne la progressione. Nei processi
infiammatori oculari lo abbiamo utilizzato in
pochi casi con risultati positivi.
La valutazione soggettiva dei pazienti è nella
maggior parte dei casi favorevole.
Per concludere, riteniamo che il Trasferimento
Energetico Capacitivo a 300 watt occupi uno
spazio importante in oftalmologia, così come in
altri campi della medicina.
B IBLIOGRAFIA
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Teca rt erapia
CAMPO COMPLETO
STIMOLO
III,
BIANCO, FONDO
31,5 ASB
III
120
NOME: A.Q.M.
MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO
ID
OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE
DATA
557 DATA DI NASCITA: 09-04-41
13-02-95 ORA: 13:07:14
DIAMETRO PUPILLARE 3.0 MM AV
STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA
CEN
32
DB PERI
28
2003
DB
RX UTILIZZATA DI CIL GRAD
PERDITA DI FISSAMENTO
DESTRO
2/24
0/14
NEG 1/8
ERRORI FALSI POS
ERRORI FALSI
TEMPO
00:11:55
630-1298
HFA S/N
● = punti visti: 60/120
■ = punti mancati: 60/120
▲ = macchia cieca (nera)
SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO
REV
6.3
19
20
EVIDENZE CLINICHE
CAMPO COMPLETO
STIMOLO
III,
BIANCO, FONDO
31,5 ASB
III
120
NOME: A.Q.M.
MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO
ID
OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE
DATA
557 DATA DI NASCITA: 09-04-41
13-02-95 ORA: 13:44:48
DIAMETRO PUPILLARE 3.0 MM AV
STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA
CEN
34
DB PERI
26
DB
PERDITA DI FISSAMENTO
XX
RX UTILIZZATA DI CIL GRAD
0/21
SINISTRO
0/14
NEG 1/8
ERRORI FALSI POS
ERRORI FALSI
TEMPO
00:10:33
630-1298
HFA S/N
● = punti visti: 58/120
■ = punti mancati: 62/120
▲ = macchia cieca (nera)
SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO
REV
6.3
Teca rt erapia
CAMPO COMPLETO
STIMOLO
III,
BIANCO, FONDO
31,5
MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO
590 DATA DI NASCITA: 09-04-41
07-04-95 ORA: 11:22:15
DIAMETRO PUPILLARE 3.0 MM AV
ID
DATA
STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA
34
DB PERI
26
DB
120
NOME: A.Q.M.
ASB
III
OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE
CEN
2003
XX
RX UTILIZZATA DI CIL GRAD
DESTRO
PERDITA DI FISSAMENTO
1/17
0/14
NEG 1/7
ERRORI FALSI POS
ERRORI FALSI
TEMPO
00:08:16
630-1298
HFA S/N
● = punti visti: 91/120
■ = punti mancati: 29/120
▲ = macchia cieca (nera)
SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO
REV
6.3
21
22
EVIDENZE CLINICHE
CAMPO COMPLETO
STIMOLO
III,
BIANCO, FONDO
31,5
MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO
NOME: A.Q.M.
ASB
III
590 DATA DI NASCITA: 09-04-41
07-04-95 ORA: 11:37:59
DIAMETRO PUPILLARE 3.0 MM AV
ID
OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE
DATA
STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA
CEN
30
DB PERI
28
DB
PERDITA DI FISSAMENTO
RX UTILIZZATA DI CIL GRAD
3/19
SINISTRO
0/14
NEG 0/7
ERRORI FALSI POS
ERRORI FALSI
TEMPO
120
00:08:32
630-1298
HFA S/N
● = punti visti: 99/120
■ = punti mancati: 21/120
▲ = macchia cieca (nera)
SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO
REV
6.3
Teca rt erapia
CAMPO COMPLETO
STIMOLO
III,
BIANCO, FONDO
31,5
MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO
276 DATA DI NASCITA: 06-04-34
08-02-93 ORA: 12:17:53
DIAMETRO PUPILLARE 3.0 MM AV
ID
DATA
STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA
34
DB PERI
26
DB
120
NOME: C.A.G.
ASB
III
OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE
CEN
2003
XX
RX UTILIZZATA DI CIL GRAD
DESTRO
PERDITA DI FISSAMENTO
1/21
0/14
NEG 1/7
ERRORI FALSI POS
ERRORI FALSI
TEMPO
00:09:42
630-1298
HFA S/N
● = punti visti: 85/120
■ = punti mancati: 35/120
▲ = macchia cieca (nera)
SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO
REV
6.3
23
24
EVIDENZE CLINICHE
CAMPO COMPLETO
STIMOLO
III,
BIANCO, FONDO
31,5
MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO
NOME: C.A.G.
ASB
III
276 DATA DI NASCITA: 06-04-34
08-02-93 ORA: 13:10:11
DIAMETRO PUPILLARE 3.0 MM AV
ID
OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE
DATA
STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA
CEN
38
DB PERI
28
DB
PERDITA DI FISSAMENTO
RX UTILIZZATA DI CIL GRAD
4/19 XX
SINISTRO
0/14
NEG 0/6
ERRORI FALSI POS
ERRORI FALSI
TEMPO
120
00:07:41
630-1298
HFA S/N
● = punti visti: 108/120
■ = punti mancati: 12/120
▲ = macchia cieca (nera)
SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO
REV
6.3
Teca rt erapia
CAMPO COMPLETO
STIMOLO
III,
BIANCO, FONDO
31,5
MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO
343 DATA DI NASCITA: 06-04-34
01-06-93 ORA: 11:42:36
DIAMETRO PUPILLARE 3.0 MM AV
ID
DATA
STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA
36
DB PERI
30
120
NOME: C.A.G.
ASB
III
OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE
CEN
2003
DB
RX UTILIZZATA DI CIL GRAD
DESTRO
PERDITA DI FISSAMENTO
0/17
0/14
NEG 0/7
ERRORI FALSI POS
ERRORI FALSI
TEMPO
00:08:08
630-1298
HFA S/N
● = punti visti: 107/120
■ = punti mancati: 13/120
▲ = macchia cieca (nera)
SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO
REV
6.3
25
26
EVIDENZE CLINICHE
CAMPO COMPLETO
STIMOLO
III,
BIANCO, FONDO
31,5
MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO
NOME: C.A.G.
ASB
III
343 DATA DI NASCITA: 06-04-34
01-06-93 ORA: 12:12:11
DIAMETRO PUPILLARE 3.0 MM AV
ID
OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE
DATA
STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA
CEN
38
DB PERI
34
DB
PERDITA DI FISSAMENTO
RX UTILIZZATA DI CIL GRAD
2/16
SINISTRO
2/14
NEG 0/5
ERRORI FALSI POS
ERRORI FALSI
TEMPO
120
00:06:49
630-1298
HFA S/N
● = punti visti: 117/120
■ = punti mancati: 3/120
▲ = macchia cieca (nera)
SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO
REV
6.3
Teca rt erapia
CAMPO COMPLETO
STIMOLO
III,
BIANCO, FONDO
31,5
MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO
120
NOME: P.P.T.
ASB
III
ID
DATA DI NASCITA:
01-02-94
ORA:
OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE
DATA
STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA
DIAMETRO PUPILLARE
CEN
28
DB PERI
26
2003
DB
10:00:29
AV
RX UTILIZZATA DI CIL GRAD
DESTRO
PERDITA DI FISSAMENTO
19/21 XX
1/14
NEG 2/8
ERRORI FALSI POS
ERRORI FALSI
TEMPO
00:09:37
630-1298
HFA S/N
● = punti visti: 82/120
■ = punti mancati: 38/120
▲ = macchia cieca (nera)
SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO
REV
6.3
27
28
EVIDENZE CLINICHE
CAMPO COMPLETO
STIMOLO
III,
BIANCO, FONDO
31,5
MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO
120
NOME: P.P.T.
ASB
III
ID
DATA DI NASCITA:
01-02-94
ORA:
OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE
DATA
STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA
DIAMETRO PUPILLARE
CEN
26
DB
XX PERI 26
PERDITA DI FISSAMENTO
DB
XX
TEMPO
15/23 XX
SINISTRO
0/14
NEG 1/6
00:09:56
630-1298
HFA S/N
● = punti visti: 71/120
■ = punti mancati: 49/120
▲ = macchia cieca (nera)
SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO
AV
RX UTILIZZATA DI CIL GRAD
ERRORI FALSI POS
ERRORI FALSI
09:34:39
REV
6.3
Teca rt erapia
CAMPO COMPLETO
STIMOLO
III,
BIANCO, FONDO
31,5
MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO
120
NOME: P.P.T.
ASB
III
ID
DATA DI NASCITA:
01-03-94
ORA:
OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE
DATA
STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA
DIAMETRO PUPILLARE
CEN
32
DB PERI
29
2003
DB
10:36:44
AV
RX UTILIZZATA DI CIL GRAD
DESTRO
PERDITA DI FISSAMENTO
5/17 XX
0/14
NEG 0/6
ERRORI FALSI POS
ERRORI FALSI
TEMPO
00:07:45
630-1298
HFA S/N
● = punti visti: 111/120
■ = punti mancati: 9/120
▲ = macchia cieca (nera)
SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO
REV
6.3
29
30
EVIDENZE CLINICHE
CAMPO COMPLETO
STIMOLO
III,
BIANCO, FONDO
31,5
MISURA DEL CONTROLLO P. CIECO
120
NOME: P.P.T.
ASB
III
ID
DATA DI NASCITA:
01-03-94
ORA:
OBIETTIVO DI FISSAMENTO CENTRALE
DATA
STRATEGIA RELAZIONATA CON LA SOGLIA
DIAMETRO PUPILLARE
CEN
32
DB PERI
29
DB
PERDITA DI FISSAMENTO
TEMPO
AV
RX UTILIZZATA DI CIL GRAD
3/17
SINISTRO
0/14
NEG 0/6
ERRORI FALSI POS
ERRORI FALSI
10:49:47
00:07:04
630-1298
HFA S/N
● = punti visti: 112/120
■ = punti mancati: 8/120
▲ = macchia cieca (nera)
SIMBOLOGIA DEI TONI DI GRIGIO
REV
6.3
Teca rt erapia
TECNICA NON INVASIVA DI
IPERTERMIA NEL TRATTAMENTO
DEI TUMORI CEREBRALI
È stata condotta un’ampia indagine nella letteratura riguardante
gli effetti del calore sulle cellule tumorali e sui tessuti sani, sia in
vitro che in vivo.
Sono stati presi in considerazione tutti i metodi atti a produrre
aumento della temperatura in aree circoscritte del corpo utiliz-
2003
A. Ley, J. M.ª Cladellas, S.
Colet, P. de Las Heras, J. Prim, J.
Roussos, A. Ariza e J. Calbet*
Servizio di Neurochirurgia e
Anatomia Patologica
Ospedale Universitario “Germans
Trias i Pujol” Badalona (Barcellona)
*Direttore Tecnico dei Laboratori
INDIBA, Barcellona
R I A S S U N TO
Questo lavoro disamina la
letteratura esistente sugli effetti
dell’ipertermia applicata alle
zando sia fonti di calore esterne molto semplici, sia mezzi più
sofisticati come il laser, la radiofrequenza, le microonde e gli
ultrasuoni, in grado di trasferire calore dall’esterno all’interno del
neoplasie. Viene descritta una
corpo per conduzione. Data la scarsa conduttività al calore dei
tessuti organici, per ottenere la temperatura desiderata di 42-43 °C
alla profondità voluta, al fine di distruggere cellule neoplastiche,
un effetto ipertermico nel contesto
occorre raggiungere a livello cutaneo temperature troppo alte, che
possono provocare gravi scottature. Per questo sono stati studiati
tecnica non invasiva per indurre
della massa tumorale mediante
Trasferimento Energetico
Capacitivo.
metodi e tecniche non invasivi che permettono di “scaldare”
direttamente i tessuti patologici.
È nota la maggior sensibilità delle cellule tumorali al calore, dovu-
Casi di glioblastoma trattati con il
ta al deficit di autoregolazione della rete vascolare propria della
massa tumorale peraltro anche scarsamente rappresentata con
conseguente impoverimento nell’apparato di ossigeno e sviluppo
Energetico Capacitivo sono stati
di un pH acido. È stato notato che l’aumento di temperatura provoca nel citoplasma delle cellule neoplastiche una diminuzione
sistema TECAR a Trasferimento
studiati sia dal punto di vista
anatomopatologico che nella loro
evoluzione clinica.
del metabolismo ossidativo, con aumento della glicosi anaerobica e dell’effetto enzimatico del lisozima. Nel nucleo si crea un rallentamento della sintesi dell’RNA e del DNA: questo effetto è
però reversibile.
Per tutte queste ragioni, l’aumento della temperatura provoca un
effetto “forno” a livello del tumore, il quale è incapace di dissi-
PA R O L E
pare il calore accumulato, mentre i tessuti sani circostanti riescono a mantenere temperature non superiori i 41° C. Il problema
Glioblastoma, glioma, ipertermia
profonda.
C H I AV E
31
32
EVIDENZE CLINICHE
fondamentale dell’applicazione dell’ipertermia
nei tumori intracraniali è la difficoltà di produr-
questo una potenza in watt che si trasforma in
temperatura.
re un aumento di temperatura negli stessi con
metodi non invasivi. In questo lavoro vengono
presentati i risultati ottenuti in due casi di glio-
Con il Rigeneratore Cellulare a Trasferimento
Energetico Capacitivo si ottiene un incremento
della temperatura interna simile alla febbre pro-
ma multiforme, utilizzando la tecnica del
Trasferimento Energetico Capacitivo.
dotta dall’organismo stesso, diverso dall’aumento termico associato al calore proiettato da una
fonte di energia esterna e trasmesso per condu-
MATERIALI E METODI
zione. Gli esperimenti condotti sugli animali,
durante il periodo di sviluppo di questa tecnica
Nel 1970 abbiamo avuto i nostri primi contatti
con il tecnico José Calbet per motivi medicofamiliari. Più tardi si occupò per noi di diversi
furono indirizzati al controllo dell’effetto termico ottenuto per conduzione di calore, alla valutazione dell’incremento di temperatura nella
apparecchi elettronici e di un tipo speciale di
coagulatore che non produceva scintille.
Anni dopo, nel 1985, il direttore tecnico dei
profondità dei tessuti nonchè allo studio sulle
reazioni dei tessuti sani.
Le prove fatte sul cranio di 4 mm di spessore di
Laboratori INDIBA mise a punto un apparecchio
di nuova concezione il Rigeneratore Cellulare a
una pecora sacrificata da poco dimostrano che,
applicando sulla scatola cranica una temperatu-
Trasferimento Energetico Capacitivo, così chiamato per la similitudine del suo funzionamento
con quello di un condensatore.
ra di 50 °C per un minuto, trasmessa per conduzione in base alla resistenza cutanea si produce un incremento di solo 0,3 °C a livello della
L’elettrodo attivo del Rigeneratore Cellulare a
Trasferimento Energetico Capacitivo funge da
prima piastra e il tessuto biologico come secon-
tavola interna dell’osso (equivalente a 20 passaggi con l’elettrodo del Rigeneratore Cellulare a
Trasferimento Energetico Capacitivo, restando
da, mentre il dielettrico è costituito dalla copertura isolante dell’elettrodo. Sono state utilizzate
fermi per 3 secondi alla volta nella stessa zona).
In questo caso ci si riferisce al “calore” generato
frequenze di 700-800 kHz, poiché quelle inferiori ai 400 kHz producono stimoli nervosi indesiderabili. Dall’altra parte, le frequenze superiori a
sulla superficie della cute tra elettrodo e cranio,
non a quello di trasformazione. Riguardo alla
temperatura ottenuta per “trasformazione” in
1 MHz producono un’eccessiva dispersione di
energia.
Gli effetti biologici prodotti dal Rigeneratore
profondità, nelle prove è stata usata una potenza di uscita di 50 W con un elettrodo di 5 mm
di spessore e una superficie di contatto di 14
Cellulare a Trasferimento Energetico Capacitivo
sono dovuti soprattutto all’innalzamento della
cm2. È stata effettuata l’applicazione su una
zona di 50 cm2 per 10 minuti. Si è lavorato con
temperatura all’interno dei tessuti e alla normalizzazione del potenziale cellulare. L’ipertermia è
data dalla trasformazione di una “energia fred-
una temperatura di 48 °C a livello di applicazione dell’elettrodo, ottenendo un aumento di temperatura nel cervello di 4 °C a 1 cm di profon-
da” (alta frequenza) che, agendo sui tessuti che
sono semiconduttori e producono una certa resistenza, provoca una caduta di voltaggio e per
dità e di 3 °C a 6 cm.
Rispetto all’innocuità dell’effetto termico sui tessuti sani, sono stati effettuati esperimenti su ani-
Teca rt erapia
mali da laboratorio con controlli chimici e anatomo-patologici, sia sul cervello che in altre
2003
Figura 1..
viscere. Riteniamo importante insistere sul fatto
che l’energia elettrica ad alta frequenza si trasforma istantaneamente in temperatura. Dopo
l’applicazione, l’effetto termico dura per poco
tempo. Tuttavia, a volte l’effetto più importante
è quello dell’aumento ottenuto con trasformazioni chimiche, in modo simile a ciò che avviene quando si ricarica una batteria.
Riassumendo gli effetti biologici sono:
vasodilatazione e aumento dell’ossigenazione;
● diminuzione dell’acidosi dei tessuti;
●
TAC cerebrale aveva rilevato la presenza di un
●
esteso tumore cerebrale nell’area destra presumibilmente un glioma.
●
●
riassorbimento dei cataboliti;
effetto antiedematoso;
normalizzazione del potenziale cellulare.
Nel 1987 abbiamo utilizzato il modello a
Trasferimento Energetico Capacitivo consistente in un’apparecchiatura da 20 watt per il trattamento di vari processi dolorosi ossei, tendiniti e
muscolari, così come altre patologie del sistema
nervoso.
Nei nostri primi esperimenti transcutanei su
tumori cerebrali, si è osservata una riduzione del
valore di pressione intracranica e dell’edema
peritumorale, con miglioramenti clinici dei sintomi neurologici. Poiché nella maggioranza dei
casi l’evoluzione della patologia era a uno stadio
avanzato, mentre in altri si era fatto ricorso a
irradiazioni e chemioterapia, è difficile valutare
oggettivamente quei risultati. In questo lavoro
presentiamo i primi due casi di glioma in cui è
stato applicato il Trasferimento Energetico
Capacitivo con apparecchiatura a 20 watt.
CASO 1
Storia clinica
Il paziente di 51 anni, in cura nel febbraio del
1990, presentava da 5 settimane, cefalgie associate a una progressiva emiparesi sinistra. La
Non fu sottoposto a un trattamento chirurgico
ma fu trattato con metadone (8 mg al giorno).
La Figura 1 mostra la TAC cerebrale prima del
trattamento, dopo 5, 10 e 55 sedute. Si nota
come la densità eterogenea del tumore evidenzi
una tendenza a una necrosi centrale con captazione periferica del mezzo di contrasto che in
alcune zone evidenzia una certa delimitazione,
tra la periferia del tumore e il tessuto cerebrale.
Diminuisce l’edema peritumorale e la pressione
della massa tumorale sul sistema ventricolare.
Evoluzione clinica
Il paziente ha visto scomparire i sintomi di ipertensione intracraneale per 4 mesi, e ha potuto
sospendere, per questo periodo, il trattamento
con metadone.
Esame istologico
I tagli cerebrali mostrano una lesione di circa 5
cm di diametro con un buon piano di clivaggio
rispetto al tessuto cerebrale circostante nell’area
fronto-temporo-parietale destra. Il tumore poteva essere “staccato” facilmente dal cervello.
Istologicamente, è stata confermata la diagnosi
di glioma multiforme. C’era un’estesa area di
33
34
EVIDENZE CLINICHE
necrosi centrale e solo un anello periferico di
cellule tumorali attive.
Figura 2.
CASO 2
Storia clinica
La paziente, di 47 anni, esaminata nel maggio
1989, presentava un caso di emiparesi, emiplegia
ed emianopsia omonima sinistra, da 6 settimane, associata a una sindrome di ipertensione
intracraneale.
La TAC e l’angiografia avevano rilevato la presenza di un esteso tumore cerebrale fronto-temporale destro.
Intervento chirurgico
Il 1 giugno 1989 era stata praticata un’ampia
resezione tumorale con un buon decorso postoperatorio e miglioramento della pregressa sintomatologia neurologica. Tra l’agosto 1989 e il
febbraio 1990 erano state applicate 5.500 rad di
Co60 e 5 cicli di chemioterapia con BCNU. Nel
febbraio 1990 la TAC cerebrale aveva rivelato
una recidiva del tumore.
●
dopo 50 sedute di CTR;
●
dopo 70 sedute di CTR.
Evoluzione clinica
TRATTAMENTO CON RIGENERATORE
CELLULARE A TEC CON
APPARECCHIATURA DA 20 WATT
La paziente è rimasta stazionaria nei successivi 4
mesi, durante i quali erano stati sospesi i trattamenti con metadone per periodi limitati di
La paziente è stata sottoposta a 70 sedute di
tempo. Nel giugno 1990 era stata colpita da
un’infezione polmonare che peggiorò il suo
Trasferimento Energetico Capacitivo da 20 watt
da 10 minuti tra marzo e giugno del 1990, mentre veniva mantenuto il trattamento con 8 mg di
stato neurologico. Venne sospesa l’applicazione
del Trasferimento Energetico Capacitivo ed il
trattamento. La morte sopravvenne il 21 luglio
metadone al giorno.
Nella Figura 2 sono evidenziate:
1990.
●
●
●
●
TAC cerebrale preoperatoria;
TAC cerebrale postoperatoria del luglio 1989,
dopo la resezione subtotale del tumore;
Scoperte istopatologico/farmacologiche
la recidiva del febbraio 1990, dopo la
cobaltoterapia e la BNCU;
dopo 26 sedute di CTR;
delimitata rispetto al tessuto circostante, ma che
invadeva il nucleo semiovale e i gangli basali del
lato destro e si estendeva attraverso il corpo cal-
I tagli cerebrali hanno rilevato una lesione di
circa 8 cm di diametro, apparentemente ben
Teca rt erapia
2003
loso all’emisfero cerebrale sinistro. Il tumore è
stato facilmente “staccato” dal tessuto cerebrale.
rapia dei tumori cerebrali.
Apre la strada alla sua possibile applicazione nei
Istologicamente, è stata confermata la diagnosi
di glioma multiforme fatta nel corso del primo
intervento.
casi di traumatismi cranici, accidenti vascolari
cerebrali e malformazioni arteriovenose.
Si individuava un’estesa area di necrosi centrale
e la zona di maggior attività corrispondeva all’estensione del tumore attraverso il corpo calloso.
RINGRAZIAMENTI
Si ringraziano per la collaborazione i medici J. Matias
CONCLUSIONI
e M. Teresa, del Servizio Radiologia del Dr. Salvador,
per gli studi neurologici realizzati sui nostri pazienti.
Dallo studio dei risultati ottenuti con l’applicazione del Trasferimento Energetico Capacitivo,
per produrre ipertermia profonda in due casi di
glioma cerebrale si può concludere che:
✓ Si produce un’evidente riduzione dell’edema
cerebrale perilesionale. Per questo abbiamo
iniziato uno studio degli effetti del
Trasferimento Energetico Capacitivo
sugli edemi cerebrali di altra eziologia.
✓ Si è dimostrata una moderata ma evidente
riduzione della vascolarizzazione
intratumorale.
✓ Si crea un’estesa necrosi della parte centrale
della massa tumorale.
✓ Si verifica un rallentamento della crescita
tumorale.
B IBLIOGRAFIA
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Lo studio anatomo-patologico conferma che la
Congresso - Fisica Sanitaria - n. 1/97 gennaio/marzo;
necrosi centrale del tumore ha una maggior
estensione rispetto a quella dei gliomi multiformi e simile a quella ottenuta con la cobaltotera-
379-381
pia. Significativa è la presenza di un solco di
separazione tra il tumore e il tessuto cerebrale
Eds. Sportphysiotherapy. Applied Science & practice.
circostante, che è anche visibile con il TC. Non
si producono lesioni nel tessuto cerebrale circostante.
L’applicazione del Trasferimento Energetico
Capacitivo può essere vista come una tecnica
coadiuvante della radioterapia e della chemiote-
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35
36
EVIDENZE CLINICHE
IPERTERMIA INTRACRANICA
NON INVASIVA MEDIANTE LA TECNICA DI
TRASFERIMENTO ELETTRICO CAPACITIVO TEC (*)
RISULTATI DELLA TERMOMETRIA CEREBRALE ED INTRATUMORALE
A. Ley-Valle
Servizio di Neurochirurgia. HUGTP. Badalona. Barcelona.
BÇCAP{~å~{å˘@äAÖ\å••˘}{@àäAPTÔPŒOAÜÊOÊAŒä˘àå\}{äÊA
Ô@˘å••}˘åJAÜ@~ÊAQ}¦¾AÓä\æå•
R I A S S U N TO
Obiettivo di questo lavoro è la valutazione degli effetti dell’aumento termico ottenuto a livello cerebrale e intratumorale
mediante una tecnica non invasiva di ipertermia intracranica con RF di 0,7 MHz, - Trasferimento Elettrico
Capacitivo - (TEC), creato nel 1985 da INDIBA (*). Nella letteratura non esistono riferimenti di termometria in
tempo reale con un metodo non invasivo di ipertermia intracranica. I valori termici ottenuti negli otto pazienti
studiati hanno mostrato che, durante l’applicazione della TEC, esisteva un differenziale di temperatura a livello
cerebrale in funzione della profondità. Fra il tessuto tumorale e quello cerebrale perilesionale la differenza è stata da
0.3 a 0.7 °C. A livello cerebrale l’aumento di temperatura ha avuto oscillazioni fra 0.7 e 1.5 °C in funzione
dell’angolo di incidenza dell’elettrodo esterno e della profondità della sonda termometrica. L’osservazione secondo cui
in nessun caso si è ottenuto nel tessuto cerebrale adiacente al tumore una temperatura superiore ai 39.2 °C suggerisce
l’innocuità del metodo relativamente al possibile interessamento del tessuto cerebrale sano e sembra confermare i dati
di assenza di lesioni sui tessuti ed organi degli animali da laboratorio, evidenziati negli studi anatomo-patologici, con
la TEC, realizzati nel 1990. Il maggior e un po’ più prolungato aumento termico, osservato a livello tumorale, lo
abbiamo denominato “effetto serra”.
PA R O L E
C H I AV E
Ipertermia intracranica non invasiva. Termometria cerebrale ed intratumorale. Trasferimento Elettrico
Capacitivo - TEC - Indiba.
Teca rt erapia
Gli studi sull’effetto del calore somministrato a
cellule tumorali sono iniziati da più di mezzo
secolo. I lavori “in vivo” e “in vitro” 9,11,13,14,17,20
sulle colture tumorali, e nella sperimentazione
animale, hanno dimostrato l’effetto letale di
temperature di 43 °C sulle cellule tumorali.
L’ipertermia aumenta le già note sfavorevoli
condizioni metaboliche dei tessuti tumorali mezzo più acido, ipossico ed ischemico -, a
causa della minore autoregolazione dei vasi
neoformati.
Gli effetti biologici ed oncologici dell’ipertermia
sulle strutture cellulari ed il sistema immunologico sono stati motivo di centinaia e centinaia di
pubblicazioni ed un gran numero di autori1,4,11,12,15,16,18 ha dimostrato l’efficacia dell’ipertermia come metodo in ausilio alla radioterapia (RT), chemioterapia (QT) e brachiterapia.
Nel 19925 abbiamo applicato questo nuovo
metodo, non invasivo, di ipertermia intracranica (TEC, creato e sviluppato nel 1985 da INDIBA), pubblicando i risultati emersi da questi
studi preliminari sui gliomi maligni e sull’edema
cerebrale peritumorale.
Non esistono nella letteratura descrizioni su
misurazioni, in tempo reale, della temperatura
intracranica durante l’applicazione di un metodo di ipertermia non invasivo. La struttura ossea
del cranio è stata da 15 anni un ostacolo insormontabile per ottenere un’ipertermia selettiva e
controllata, a livello cerebrale, mediante metodi
non invasivi. È molto importante ricordare che
la radiofrequenza (RF), con frequenze superiori
ai 2 MHz, e certamente le microonde, pur producendo un variabile grado di ipertermia hanno
il grave inconveniente di provocare una estesa
distruzione tissutale per frizione molecolare.
Inoltre, per il loro utilizzo a livello intracranico
necessitano di tecniche invasive e di sistemi di
refrigerazione10,21. Il calore diretto (diverso dall’induzione di temperatura interna), prodotto
mediante l’inserimento con tecnica stereotassica8 di resistenze elettriche intracraniche oltre che
2003
necessitare di un procedimento invasivo non
ottiene un incremento della temperatura omogenicamente distribuito nella massa tumorale.
L’induzione di incremento della temperatura
intracranica mediante campi magnetici19 - tecnica non invasiva - presenta il grave inconveniente di aumentare la pressione intracranica (PIC).
È importante sottolineare anche che la RF, fra
gli 0,1 e 0,3 MHz, produce stimoli indesiderabili sul Sistema Nervoso Centrale (SNC) e per
questo motivo, tutte le apparecchiature di diatermia utilizzate in chirurgia si servono di frequenze che oscillano tra gli 0,45 e gli 0,6 MHz.
Il metodo di ipertermia intracranica, non invasiva, creato nel 1985 (*) si basa sul Trasferimento
Elettrico Capacitivo (TEC) con frequenze fra gli
0,50 e gli 0,70 MHz che non presentano nessuno degli inconvenienti summenzionati.
Il fondamento fisico della TEC consiste in un
generatore di elettroni - energia fredda - che crea
un campo elettrico intracranico mediante un
metodo capacitivo, simile a quello di un condensatore (Figura 1); quando il campo elettromagnetico attraversa i tessuti, che sono caratterizzati da una loro propria resistenza (impedenza), si genera una potenza elettrica in watt, che
Figura 1. AZIONE DELL’IPERTERMIA TEC
1A
AZ.
:
ENERGIA ELETTRICA
2A
AZ.
:
ENERGIA TERMICA
3A
AZ.
:
DISSIPAZIONE TERMICA (PELLE ED ELETTRODO)
37
38
EVIDENZE CLINICHE
si trasforma in calore.
Un elettrodo esterno mobile agisce come prima
piastra del condensatore e la sua copertura isolante agisce come dielettrico.
I tessuti del paziente, connessi a una piastra di
ritorno, agiscono come seconda piastra.
L’aumento termico è indotto internamente e
non per trasmissione dall’esterno.
La presente pubblicazione ha come finalità
quella di presentare i risultati di un metodo di
termometria intracranica a livello cerebrale e
tumorale, misurata in tempo reale, durante l’applicazione esterna della TEC, a sostegno delle
tesi circa l’innocuità di questa tecnica di ipertermia sul tessuto cerebrale sano.
MATERIALE E METODI
Per questo studio è stato utilizzato il seguente
materiale:
● Apparecchio generatore di RF: MD-304, da
0,70 MHz a 85 W (Figura 2).
● Elettrodi esterni con rivestimento isolante da
2 a 3 cm di diametro.
● Piastra conduttrice di ritorno (terra) di
superficie maggiore rispetto all’elettrodo
di applicazione esterna.
● Sonda termometrica metallica malleabile e
isolata di 0,6 mm di diametro con una punta
attiva da 0,5 mm di lunghezza, e un
termometro elettronico digitale schermato
per RF, Hibok16 (Figura 3).
Data l’approvazione per l’applicazione clinica di
questa tecnica di ipertermia nel 1990 nel
HUGTP, e la documentazione degli studi sperimentali e dei certificati di omologazione inter-
TERMOMETRO
ELETTRONICO
SCHERMATO ALLA
RF
SONDA METALLICA
(0,6 MM
DIAMETRO), COPPIA
MALLEABILE
TERMOELETTRICA
(PUNTA
ATTIVA DA
0,5
MM)
Figura 3. Strumentazione per la termometria intracranica.
nazionali (**), è stato necessario unicamente
richiedere la corrispondente autorizzazione dei
familiari dei pazienti per studiare gli otto casi
trattati in questo lavoro.
In tutti è stata collocata una sonda termometrica a livello intracranico, dopo un intervento di
chirurgia subtotale per glioblastoma multiforme
(GBM) o astrocitoma anaplastico (AA), con
localizzazione polare, nell’emisfero cerebrale
non dominante. In sei casi la sonda termometrica è stata dislocata a livello del tessuto cerebrale
perilesionale. In altri due casi, oltre alla sonda
cerebrale, ne è stata collocata una seconda all’interno dei resti tumorali. Entro le prime 24 ore
del periodo postoperatorio, previo controllo Rx
e/o TAC della posizione della sonda, si è proceduto in tutti i casi all’applicazione della TEC,
per un periodo di tempo dai 6 agli 8 minuti,
nella direzione il più perpendicolare possibile
alla posizione della sonda termometrica, procedendo alle relative registrazioni termometriche.
Inoltre, in uno dei casi, previa applicazione
della TEC, è stato realizzato un controllo orario
delle rilevazioni termometriche intracranicocerebrale e intratumorale, così come della temperatura ascellare e della pressione arteriosa.
RISULTATI
Figura 2. Generatore di RF INDIBA MD-304 da 0,7
MHz a 85 W. Elettrodi mobili esterni, con isolante (dielettrico), da 2.0 a 3.5 di diametro.
Nelle registrazioni orarie del periodo postoperatorio - prima dell’applicazione della TEC è stata
verificata una differenza da 0,5 a 1,5 ºC tra le
Teca rt erapia
T.
2003
CEREBRALE
T. TUMORALE
T.
ASCELLARE
PRESSIONE
ARTERIOSA
ORE
Figura 4. Termometria postoperatoria, senza applicazione della TEC. Non c’è differenza significativa tra le temperature cerebrale e tumorale, e c’è una differenza di solo 0,5 a 1,5 ºC tra quelle e quella ascellare.
TEC
PROF.
CRANIO+DURA
PERPENDICOLARE
LATERALE
30mm
TEMPERATURA ASCELLARE
cm
MINUTI
Figura 5. Studio comparativo della temperatura cerebrale durante l’applicazione della TEC - tracciato continuo - a diverse profondità, in direzioni perpendicolare e laterale al sensore termico. Caduta termica alla fine della applicazione della
TEC (tracciato punteggiato).
temperature ascellare e intracranica. Non è stata
osservata, invece, una differenza significativa tra
la temperatura intratumorale e quella del tessuto
cerebrale perilesionale (Figura 4).
Le registrazioni della pressione arteriosa, frequenza respiratoria, pO2 e pCO2 non hanno
mostrato significative variazioni in relazione alle
variazioni di temperatura. Nelle registrazioni
selettive della temperatura cerebrale, durante
l’applicazione della TEC, i dati più significativi
sono stati i seguenti (Figura 5):
● l’incremento di temperatura è stato in
relazione alla profondità della sonda
termometrica e all’angolo di incidenza
39
40
EVIDENZE CLINICHE
dell’elettrodo esterno;
● la temperatura non ha oltrepassato in nessun
caso i 39,2 ºC;
● l’incremento termico, nella fase iniziale, si è
prodotto in vari casi con sufficiente velocità
seguito da una leggera caduta. Ma dopo solo
2/3 minuti si è ripristinato il valore di rialzo
termico iniziale.
Nei due casi in cui sono state realizzate delle
misurazioni simultanee delle temperature a livello cerebrale e intratumorale, indipendentemente
dalla profondità, il fatto che l’incremento termico è stato un po’ maggiore a livello tumorale (da
0,3 a 0,7 ºC), con una discesa sino alla temperatura iniziale un po’ più lenta a tale livello
(Figura 6).
DISCUSSIONE E CONCLUSIONI
Dall’analisi dei risultati ottenuti crediamo si possano trarre le seguenti conclusioni:
Le temperature cerebrale e tumorale senza
applicazione della TEC non mostrano differenze rilevabili come c’era da attendersi.
● L’incremento termico ottenuto a livello cerebrale - transitorio e in un volume limitato - non
ha mai superato i 39,2 ºC, limite che non può
essere considerato, a nostro giudizio, pericoloso
giacché è quello che può instaurarsi in tutto il
cervello, con una temperatura ascellare superiore a 39,5 ºC. Benché non esista bibliografia per
trarre conclusioni definitive al riguardo, i dati
rilevati e l’utilizzo senza complicazioni della
TEC per più di un decennio nella nostra attività
su lesioni tumorali e ischemiche cerebrali, rafforzano chiaramente l’ipotesi dell’innocuità di questa tecnica. Tuttavia, non dimentichiamo che,
benché non si possa affrontare una discussione
scientifica approfondita sugli effetti dei campi
elettromagnetici a livello molecolare, salvo quelli già menzionati delle frequenze superiori ai 2
MHz, i lavori sperimentali realizzati dal dottor
●
TEC
PROF.
CRANIO+DURA
PERPENDICOLARE
LATERALE
30mm
TEMPERATURA ASCELLARE
cm
MINUTI
Figura 6. Studio comparativo della temperatura cerebrale (C) - tracciato sottile - e tumorale (T) - tracciato spesso - durante l’applicazione perpendicolare e laterale della TEC in due casi. Tracciato punteggiato: discesa della temperatura alla conclusione della TEC. Maggior incremento e durata della temperatura nel tessuto tumorale: “effetto serra”.
Teca rt erapia
A. Úbeda presso i Servizi di Bioelettromagnetica
e Biochimica del Dipartimento di Ricerca
dell’Ospedale Ramón y Cajal di Madrid - con
un apparecchio TEC usato esclusivamente a
livello “atermico” (**) -, la frequenza di lavoro
della TEC (0,5 MHz) non presenta caratteri di
nocività per colture cellulari di linfociti primari
o altre cellule sane, anzi ne migliora la vita
media, mentre provoca una significativa diminuzione della popolazione cellulare patologica
in casi di epatocarcinoma e neuroblastoma.
Circa la discreta discesa termica osservata a livello cerebrale, in vari casi, dopo una risalita iniziale durante l’applicazione della TEC, riteniamo che questa possa attribuirsi alla conosciuta
autoregolazione vascolare del tessuto cerebrale
sano che attraverso un meccanismo di vasodilatazione compensatoria garantisce la migliore dissipazione termica. La differenza di temperatura,
che a uguali livelli di profondità si manifesta, tra
il tessuto cerebrale sano e quello patologico
tumorale con una curva di dissipazione più lenta
in quest’ultimo, potrebbe essere dovuta alla
minor autoregolazione vascolare del tessuto
tumorale, già descritta ampiamente nella letteratura: circostanza questa che favorirebbe una
ritenzione termica più prolungata nei tessuti
patologici definita “effetto serra”.
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Teca rt erapia
TECARTERAPIA NEI LINFEDEMI
DEGLI ARTI: INDICAZIONI,
PRIME APPLICAZIONI CLINICHE
E RISULTATI
PRINCIPI FISICI DELLA TECAR
Il sistema TECAR (acronimo di Trasferimento Energetico
Capacitivo e Resistivo) si basa su un principio molto noto in fisica e in elettrologia che però trova per la prima volta un’applicazione biologica: il trasferimento energetico per contatto capacitivo e resistivo. Questo sistema ha consentito di raggiungere risultati terapeutici estremamente rapidi evitando alcuni effetti collaterali tipici delle terapie radianti. L'ulteriore valutazione della
Tecarterapia riguarda gli aspetti bioelettrici per i quali è possibile
formulare solo delle ipotesi di studio, mancando ancora una letteratura di dati scientifici al riguardo.
Dal punto di vista dell’ultrastruttura l’azione si svolge in modo
semplice e rapido e si traduce in:
✔ Riequilibrio del potenziale elettrico della membrana cellulare e
del glicocalice. Il glicocalice, importante elemento della struttura
della membrana cellulare, è dotato di un proprio potenziale,
detto potenziale z, che ha una importanza decisiva per la trasmissione diretta di informazioni al citoscheletro (filtraggio delle
informazioni, attivazione dei secondi messaggeri citoplasmatici
cAMP e cGMP, ecc.).
Riequilibrio dei processi elettrici che regolano il passaggio
gel/sol della matrice extracellulare.
✔
Il tutto è reso possibile da una variazione momentanea della carica elettrica dei proteoglicani, componenti fondamentali della
matrice, che hanno le proprietà dei gel tixotropici, cioè in grado
di riassumere lo stato fisico iniziale una volta tolto l’insulto stesso e opportunamente stimolati.
✔ Incremento della temperatura, conseguenza del movimento
degli elettroliti tissutali, che si propaga dall’interno del tessuto
stesso verso la superficie cutanea. Questa termogenesi profonda
permette il manifestarsi di una efficace azione biostimolante sulle
2003
V. Gasbarro, C. Medini,
A.Cataldi, R. Soverini,
P.Teutonico.
Unità Operativa di Chirurgia
Vascolare
Arcispedale S.Anna Ferrara
R I A S S U N TO
La tecnologia biomedica ha raggiunto un
importantissimo traguardo: la scoperta di
un metodo assolutamente rivoluzionario,
la TEC, destinato a diventare un ausilio
terapeutico indispensabile nella patologia
traumatologica non chirurgica, nella
terapia del dolore, nella flebolinfologia e
nella medicina estetica.
Sinteticamente si tratta di
un’apparecchiatura a radiofrequenze che
utilizza un segnale relativamente basso,
0,5 Mhz, e sfrutta per il trasferimento
energetico un principio del tutto nuovo e
originale mediante il quale richiama
energia dall’interno delle biostrutture in
modo omogeneo. Questo ha consentito di
velocizzare i risultati terapeutici, evitando
alcuni effetti collaterali tipici delle terapie
radianti. L’azione si svolge in modo
semplice e rapido, coinvolgendo in
maniera omogenea e selettiva sia gli strati
profondi che superficiali del tessuto e si
traduce in:
● riequilibrio del potenziale elettrico della
membrana cellulare e del glicocalice;
● riequilibrio dei processi elettrici che
regolano il passaggio gel/sol della matrice;
● incremento della temperatura, prodotto
dal movimento degli elettroliti tissutali,
che si propaga dall’interno del tessuto
stesso verso la superficie cutanea,
contribuendo alla dinamica dei processi
rigenerativi.
Sulla scorta di queste premesse, abbiamo
condotto uno studio clinico al fine di
verificarne l’efficacia nei pazienti affetti
da linfedema degli arti.
PA R O L E C H I AV E
Flebolinfologia, linfedema
43
44
EVIDENZE CLINICHE
soglie energetiche dei processi metabolici ultrastrutturali e produce, sia direttamente sia attra-
monolaterale dell’arto inferiore. Tutti i pazienti
sono stati esaminati, prima dell’arruolamento,
verso la stimolazione delle terminazioni nervose
e dei mediatori chimici, una vasodilatazione.
con un esame clinico accurato ed esami strumentali (linfoscintigrafia, ecografia tessuti molli,
ecodoppler). Venivano determinati prima del-
EFFETTI CLINICI DELLA TECAR
Dal punto di vista biologico l’effetto può essere
l’applicazione con Tecar sia la circonferenza, sia
gli spessori ecografici in determinati punti dell’arto inferiore affetto. I pazienti compilavano
sintetizzato in un’azione fondamentale:
Sviluppo di una Endotermia profonda ed omo-
un modulo per la qualità della vita con specifiche domande riguardo al loro stato e all’applica-
genea in grado di riossigenare velocemente i tessuti sofferenti attraverso l’attivazione del microcircolo.
bilità della macchina.
Il grado di linfedema era tra il II e III stadio
secondo la classificazione clinica operativa.
Si ottiene così uno spiccato aumento del flusso
sanguigno e linfatico con una pronta rimozione
dei cataboliti pre-infiammatori e una precoce
L’ecografia veniva effettuata con sonda da 7,5
MHz con apparecchio tipo ACUSON 128 X10.
I parametri ecografici presi in considerazione
riossigenazione dei tessuti lesi.
Ne consegue una immediata riduzione del dolo-
sono stati: lo spessore del tessuto sottocutaneo,
la presenza di ipoecogenicità nel sottocute
re che si mantiene nel tempo, grazie alla attivazione dei processi riparativi connessi all’aumento del metabolismo cellulare distrettuale.
(espressione di linfa libera), la variazione di consistenza tissutale espressa come il rapporto tra la
compressione che la sonda esplicava al massimo
Tali effetti sono modulabili attraverso differenti
livelli di potenza consentendo all’operatore un
completo monitoraggio del trattamento.
sul punto di valutazione (A) e il valore con compressione zero (B), utilizzando uno spessore ecografico per migliorare la rilevazione dell’interfac-
Da notare che l’effetto termico, essendo proporzionale all’intensità delle correnti di spostamen-
cia sonda-cute.
Abbiamo preso in considerazione le trabecolatu-
to, non raggiunge mai livelli dannosi.
Questi effetti sono stati comprovati dagli studi
clinici e offrono prospettive molto promettenti
re interstiziali che in questi stadi si presentano
ispessite ed iperecogeniche e se ne è valutato il
loro spessore in millimetri e la loro disposizione
in campo fisioterapico e riabilitativo data l’efficacia terapeutica di questa metodica sul sintomo
doloroso e sull’impotenza funzionale la cui rapi-
geometrica. Con un mapping ecografico dell’arto si sono osservate le aree di maggiore fibrosi e
di maggior accumulo linfatico e si è rivalutato lo
da remissione permette di anticipare i tempi di
inizio delle manovre riabilitative specifiche.
stesso dopo applicazione della metodica.
L’applicazione della Tecarterapia è stata effettua-
MATERIALI E METODI
ta seguendo le vie del drenaggio linfatico, associando così sia il beneficio del drenaggio linfatico manuale, in questo caso effettuato con gli
Presso la U.O di Chirurgia Vascolare di Ferrara,
sono stati valutati 20 pazienti con età compresa
tra i 18 e 40 anni, affetti da linfedema congenito
elettrodi resistivi e capacitativi, sia l’energia
applicata dalla macchina. Lo zero veniva effettuato trattando i pazienti (gruppo 0) prima della
Teca rt erapia
TABELLA 1-
VALUTAZIONE DEL VALORE DEI RAPPORTI
E DEL
1/3
(A/B)
A LIVELLO DEL
1/3 MEDIO DI COSCIA
MEDIO DI GAMBA
PRIMA
DOPO
COSCIA
(p=0,01)
1,45 ± 0,13
1,6 ± 0,12
GAMBA
(p=0,01)
1,12 ± 0,09
1,3 ± 0,1
TABELLA 2-
RIDUZIONE DELL’EDEMA SOVRAFASCIALE A LIVELLO DEL
E DEL
1/3
2003
1/3 MEDIO DI COSCIA
MEDIO DI GAMBA
PRIMA
DOPO
COSCIA
(p<0,05)
15,32 ± 11,5 mm
3,5 ± 8,6 mm
GAMBA
(p<0,05)
11,24 ± 9,32 mm
2,34 ± 7,1 mm
metodica vera è propria con il solo drenaggio
linfatico manuale con elettrodi senza applicazio-
normale è di 100Volt, mentre la tensione efficace con un carico normale è di 485Volt (elettrodo
ne della corrente.
Per applicazione secondo gli schemi correnti del
drenaggio linfatico manuale (D.L.M.) si intende
capacitativo). Durante l’applicazione viene utilizzata una specifica pasta elettrolitica.
L’analisi statistica è stata effettuata con il
il seguire le fasi principali di detta applicazione
ovvero: preparazione delle stazioni linfonodali
centrali e periferiche e successivo drenaggio
GraphPad Prism®.
RISULTATI E CONCLUSIONI
verso questi linfocentri seguendo le vie di flusso
linfatico e prevalendo sulle aree di maggior accu-
I risultati sono molto interessanti in quanto in
mulo linfatico.
L’applicazione della Tecarterapia era compresa
tra i 50 ed i 60 minuti e il ciclo era ripetuto 2
tutti i pazienti si è osservato alla fine di ogni
applicazione sia la riduzione della circonferenza
(1,1 ± 0,6 cm) sia la riduzione degli spessori eco-
volte la settimana per 2 mesi.
Lo studio è stato protratto per 2 anni per valutare eventuali effetti negativi a distanza nell’appli-
grafici (0,45 ± 0,32 cm). Dopo il ciclo di trattamento si è osservato in ogni paziente un miglioramento della consistenza dell’arto trattato con
cazione di questa metodica.
La macchina per la Tecarterapia presenta una fre-
diminuzione del rapporto ecografico a livello
mediale del terzo medio di coscia e di gamba
quenza di lavoro di 485 KHZ ± 5 % , con una
potenza di uscita con elettrodo capacitivo di
235W sopra i 1000 Ohm e di 200 Watt sopra i
(Tabella 1).
Si è osservata inoltre la netta diminuzione dell’edema sovrafasciale in queste sedi (Tabella 2).
47 Ohm (elettrodo resistivo). La tensione efficace di uscita con elettrodo resistivo con carico
Riguardo alla trabecolatura interstiziale si è
osservata in pratica una omogeneizzazione del
45
46
EVIDENZE CLINICHE
Figure 1-2. A destra, prima del trattamento, a sinistra
dopo trattamento.
sottocute nelle sedi dove le trabecole superavano
riabilitativo dove già da vari anni è applicata.
il millimetro, con netta riduzione dei tralci
fibrotici in tutti i casi (Figure 1 e 2).
I pazienti hanno espresso un parere positivo a
La soddisfazione dei pazienti all’applicazione
della metodica, il miglioramento dei dati strumentali la propongono come metodica alterna-
livello dell’applicazione con il massimo del punteggio riguardo all’applicazione (scala da 0 per
insoddisfazione totale a 10 per massima gratifi-
tiva al trattamento del paziente con linfedema.
Le azioni esplicate si esprimono in sintesi su
quattro livelli tissutali:
cazione). Alla domanda se questa terapia era
migliore rispetto al drenaggio linfatico manuale
●
il parere è stato intorno ad 8.
Non sono stati osservati effetti collaterali durante l’applicazione. Un elemento che si osserva
●
dopo il drenaggio linfatico manuale è quello di
un aumentata diuresi che si protrae durante la
notte, in pazienti senza altre patologie concomi-
una microiperemia che consente di superare il
deficit arterio-arteriolare e di incrementare la
velocità di flusso nei capillari.
tanti. In questi casi si è osservato un quadro
sovrapponibile, in quanto tutti i pazienti aveva-
In questo modo viene risolta la stasi microcircolatoria e regredisce l’inondazione edematosa del-
no effettuato in precedenza dei cicli di drenaggio linfatico manuale (sec. Vodder o Leduc).
Il mapping linfatico era completamente sovver-
l’interstizio.
Azione sugli adipociti: la ripresa del microcircolo
innalza il gradiente termico ed enzimatico, riat-
tito con scomparsa dei laghi linfatici dove presenti, ridistribuzione della linfa con aumento di
attività a livello dei linfonodi nelle sedute suc-
tivando così la lipolisi.
Inoltre l’attrito provocato dalle correnti di spostamento prodotte dalle cariche ioniche in movi-
cessive.
Al termine di questo lavoro clinico si può espri-
mento all’interno del tessuto, produce un
aumento localizzato e omogeneo della tempera-
mere un parere positivo nell’applicabilità della
metodica Tecar nel linfedema, parere che è già
condiviso in campo sportivo-traumatologico e
tura, che ripristina il normale turn-over atto a
mantenere sempre qualitativamente giovane il
grasso contenuto negli adipociti.
●
azione sul microcircolo,
azione sugli adipociti,
azione sul gel mucopolisaccaridico,
● azione sulla trama interstiziale.
Azione sul microcircolo: la Tecarterapia stimola
Teca rt erapia
2003
Azione sul gel mucopolisaccaridico: restituisce la
corretta fluidità al gel sia intervenendo sulle
Journ. Lymph. 1996; 6 (I), 24
sostanze che lo compongono, sia ripristinando
la selettività di membrana che regola l’osmosi fra
i compartimenti endoluminale, vasale e intersti-
3. C. CAMPISI Lymphoedema: modern diagnostic
ziale.
Azione sulla trama interstiziale: aumentando la
temperatura riduce la compatezza delle fibre
connettivali con conseguente riduzione dell’ecogenicità, e conseguente miglioramento degli
and therapeutic aspects. Int Angiol 1999;18(1),14-24
4. BERNAS MJ, WITTE C.L., WITTE M.H. For the ISL
Executive Committee. The diagnosis and treatment of
peripheral lymphedema. Lymphology,2001,34,84-91
5. DONINI I., VETTORELLO G.F., GASBARRO V.
ET AL.
scambi microcircolatori e cellulari poiché è
lungo le travate di sostegno che questi si eplicano fisiologicamente.
Proposta di Classificazione operativa del linfedema.
Come già citato, il rapporto dei pazienti con la
macchina ed il beneficio ottenuto è notevole:
infatti tutti hanno espresso un parere molto
6. FÖLDI M., CASLEY-SMITH J.R. Lymphangiology
favorevole alla metodica. La cessione di energia
biocompatibile, attiva sulle soglie energetiche
7. FÖLDI M., KUBIK S. Lymphologie. III Edizione,
del metabolismo cellulare e subcellulare, l’efficacia terapeutica anche sui tessuti poco reattivi per
la loro natura fibrotica e resistente ai trattamenti e la specificità di azione in base alla tipologia
del tessuto offrono una nuova prospettiva di
applicazione in questa grave patologia.
Federazione Medica 12: 381-387; 1995
Schattauer. New York; 1983
Gustav Fischer Verlag, Stuttgard, 469-526, 1993
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9. GASBARRO V. VIAGGI R.,CATALDI A. L’esame clinico nell’insufficienza linfatica. In: Mancini S.:
Trattato di flebologia e linfologia. UTET. 2001;
II,1139-1144
10. GLOVICZKI P., WAHNER H.W. Clinical Diagnosis
and Evaluation of Lymphedema in: Vascular Surgery
IV Ed. II. 143; 1899-1920: 1995
B IBLIOGRAFIA
11. AA.VV., Manuale d’uso della scala FIM - Ricerca in
1.
AA.VV.,
malattie
Linee guida diagnostico terapeutiche delle
delle
vene
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ACTA
12. P ECKING A, CLUZAN R. Explorations du système
Phlebologica. 2000; 1(1), 58-69
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2. ALLEGRA C., BARTOLO M.
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R SARCINELLA
directs, lymphoscintigraphies, autres méthodes.
Morphological and fonctional characters of the cuta-
Encycl Med Chir (Elsevier, Paris) Angeologie. 1997,
neous lymphatic in primary lymphoedema. Europ.
19,1130-5
47
48
EVIDENZE CLINICHE
IL TRASFERIMENTO ENERGETICO
CAPACITIVO NELL’ADENOMA DELLA PROSTATA
J.R. Bordas Serrat e Sig.ra Dory Martinez
Unità di Fisioterapia Centro Medico “Fabra i Puig” Paseo Fabra i Puig 326, Entlo. 2.ª Barcellona
R I A S S U N TO
Questo studio si propone di verificare l’efficacia della Tecarterapia, trasferimento energetico capacitivo nel trattamento dell’adenoma della prostata, allo scopo di bypassare la soluzione chirurgica della patologia. Dai risultati rilevati su 46 casi è
emersa una riduzione del volume prostatico e l’eliminazione dei sintomi, nonché un aumento della potenza sessuale nel
80,43% dei casi. Classicamente l’adenoma della prostata richiede un trattamento radicale: di tipo chirurgico. Fuller, già nel
1884, praticò la prima enucleazione totale per via soprapubica. Nel 1903, Yong praticò la enucleazione per via perineale.
Nel 1930, Mc Carty mette in pratica l’elettroresezione e Millan, nel 1947, la completa con la via rettopubica, che si utilizza ancora oggigiorno senza grandi variazioni. Col nuovo metodo a Trasferimento Energetico Capacitivo si può evitare la
prostectomia, o procrastinarne l’urgenza, evitando tutti gli inconvenienti del caso, non solo per i pazienti ad alto rischio chirurgico,ma anche per i pazienti con altre patologie. La prostata è sita nella base vescicale del tratto posteriore dell’uretra, la
sua parte superiore è in relazione con lo sfintere liscio della regione del collo vescicale. Il suo estremo inferiore è abbracciato
a semiluna tramite lo sfintere striato, che è già una formazione anulare. Il dotto seminale la attraversa a metà apparendo
poi nella uretra posteriore al livello del verum, conferendo alla sua patologia una semiologia urinaria. In ogni lato e lungo
l’uretra posteriore, ci sono gli orifizi nei quali sboccano le ghiandole prostatiche. Importante è lo stroma muscolare, formato
da fibre lisce. Forma una struttura molto vascolarizzata dalla quale partono tramezzi in direzione centrale, dividendo i lobi.
Lo stroma è più abbondante nella parte cervicale. Dalla proporzione e stabilità dello stroma ghiandolare dipende la normalità prostatica. Il suo disequilibrio sarebbe, per alcuni autori, l’origine dell’iperplasia, che inizierebbe dallo stroma e procederebbe poi verso gli elementi ghiandolari. L’irrorazione della prostata viene garantita dall’arteria ipogastrica, attraverso
la vena vescicale inferiore, e in modo complementare, da una diramazione dell’emorroidaria mediana e della pudenda interna. Il plesso periprostatico è molto importante e la sua normalità o ipertrofia può essere rilevato con l’analisi ecografica. È
una componente che interviene in molte iperplasie. La patologia più frequente a partire dai 50 anni, è la ipertrofia prostatica. Non si conosce la sua origine e quindi non si può neppure trovare una profilassi e un trattamento specifico. Si pensa
che le cause che influiscono sulla ipertrofia prostatica benigna siano:
1. ipertrofia;
2. infiammazione (acuta, poiché quella cronica crea una diminuzione dello spessore);
3. fibroadenoma;
4. prostatite granulomatosa specifica o non;
5. cisti prostatiche (residui del condotto di Wolff);
6. cisti acquisite o di ritenzione;
7. adenoma cistico.
PA R O L E
C H I AV E
Adenoma della prostata, ipertrofia prostatica.
Teca rt erapia
MATERIALI E METODI
2003
caso tutti i pazienti hanno riferito un generico e
globale miglioramento della sintomatologia.
Qui di seguito viene esposta una casistica di 46
casi (Tabella 1), che riguarda un periodo di
tempo che va da gennaio del 1987 a giugno
1989. Questi pazienti venivano trattati con il
Trasferimento Energetico Capacitivo e le sedute
duravano circa 20 minuti, a giorni alterni, in
B IBLIOGRAFIA
1. COLE A.J., EAGLESTONE M.A.: The benefits of deep
base alla diversa situazione patologica.
L’età era compresa tra i 43-66 anni, con una
heat. Ultrasound and Electromagnatic Diathermy.
Physic. Sportsmedicine 1994; 22: 77-88
media intorno ai 60 anni.
L’adenoma della prostata si associava a emorroidi in 17 casi, (40% dei pazienti).
2. GRIBAUDO C.G., ASTEGIANO P, CANALA GL, GANZIT
GP: trattamento con ipertermia a trasferimento ener-
Il numero delle sedute necessarie variava da 3 a
15, con una media di circa 6 sedute.
getico resistivo e capacitivo di lesioni muscolo scheletriche acute e croniche: risultati preliminari in
“Radiazioni in medicina: qualità e sicurezza”. Atti del
CONCLUSIONI
Congresso - Fisica Sanitaria - n. 1/97 gennaio/marzo;
379-381
I risultati sono stati molto incoraggianti per l’applicazione sistematica di questa nuova terapia
non traumatica e non invasiva.
3. MCM EEKEN J.: Electrotherapy in: Zuluaga e al.
Eds. Sportphysiotherapy. Applied Science & practice.
Nell’80,43% dei casi i risultati sono stati eccellenti essendosi ottenuto oltre alla riduzione del
volume ghiandolare la eliminazione della sinto-
Melbuorne: churcill Livingstone 1995, 233-
matologia caratteristica della sindrome e un
aumento della potenza sessuale. In un 10% dei
Trasferencia electrica capacitiva (TEC). Tecnica no
pazienti l’effetto era più strettamente correlato
ad un solo dei tre parametri sopracitati. In ogni
de los gliomas cerebrales. Resultados preliminares.
Ta b e l l a 1 .
4. LEY A., CLADELLAS J.M., DE
LAS
H ERAS P.
invasiva de Hypertermia profunda en el tratamiento
Neurochirurgia 1992; 3: 118-123
A D E N O M A D E L L A P R O S TATA : T R AT TA M E N T I
R I S U LTAT I
N°
ET AL.:
DEI CASI
%
SENZA MIGLIORAMENTI
0
0
B U O N I O A C C E T TA B I L I
4
8,69
M O LT O B U O N I
5
10,86
ECCELLENTI
37
80,43
49
50
EVIDENZE CLINICHE
RICERCA SCIENTIFICA DELL’OSPEDALE DELLA
SANTA CREU E SANT PAU SUL TRASFERIMENTO
ENERGETICO CAPACITIVO
Pilar de Las Heras Duran
Ospedale Universitario della Facoltà di Medicina dell’Università Autonoma di Barcellona
Servizio di Anatomia Patologica Avgda.
Sant’Antonio, Barcellona
R I A S S U N TO
Questo studio, effettuato su 60 ratti, si pone come obiettivo di verificare, da un lato, i possibili effetti lesionali
delle applicazioni di Trasferimento Energetico Capacitivo su organi quali pelle, utero, ovaio, rene, fegato, intestino, polmone, cuore e ghiandole parotidi, dall’altro, di studiare il meccanismo biologico delle correnti di alta
frequenza capacitiva.
L’applicazione del calore in medicina è sicuramente la più antica forma di terapia.
I modi per ottenere e applicare questo calore sono differenti e molteplici. Costantemente nascono nuove tecniche
che perfezionano e migliorano le precedenti. Questo è il caso del Trasferimento Energetico Capacitivo, metodo
totalmente nuovo che afferma l’efficacia dell’ipertermia nel trattamento di molte patologie.
L’indagine istopatologica successiva sui vari organi non ha mostrato alterazioni riferibili all’applicazione di corrente ad alta frequenza somministrata con il sistema TEC sugli organi interni trattati.
Da circa 10 anni c’è un risveglio d’interesse per l’ipertermia, non solo nel suo utilizzo classico, ma anche per
nuove forme di applicazione, anche in associazione ad altre tecniche.
PA R O L E
C H I AV E
Corrente ad alta frequenza, scintigrafia, termografia.
Teca rt erapia
2003
L’applicazione del calore in medicina è sicura-
I riflessi possono essere segmentari o centrali,
mente la più antica forma di terapia.
tipo il riflesso di Hill;
I modi per ottenere e applicare questo calore
sono differenti e molteplici. Costantemente
✓
con la scintigrafia si è potuto constatare
nascono nuove tecniche che perfezionano e
come venga pienamente soddisfatta la legge
migliorano le precedenti. Questo è il caso del
fondamentale fisico-chimica di
Trasferimento Energetico Capacitivo, metodo
Grottus-Draper, per la quale solo la
totalmente nuovo che afferma l’efficacia dell’i-
radiazione assorbita è efficace
pertermia nel trattamento di molte patologie.
terapeuticamente. Infatti la somministrazione
Da circa 10 anni c’è un risveglio d’interesse per
di energia col metodo capacitivo ne garantisce
l’ipertermia, non solo nel suo utilizzo classico,
l’assorbimento totale e selettivamente
ma anche per nuove forme di applicazione,
limitato all’area in trattamento;
anche in associazione ad altre tecniche.
Importanti riviste mediche presentano molte
✓
tecniche nuove o nuovi trattamenti basati sull’i-
accertato inoltre un incremento molto
pertermia.
significativo della temperatura distrettuale
L’interesse
del
Trasferimento
Energetico
Capacitivo si fonda su due premesse:
i rilievi effettuati con la termografia hanno
caratterizzato da una distribuzione omogenea
ai vari livelli di profondità nel tessuto:
●
la sua facile applicazione
fatto questo di grande importanza per
●
i suoi effetti biologici e la sua innocuità.
l’integrità della barriera cutanea di superficie.
In base alla legge Van’t Hoff un incremento
La facilità d’applicazione si basa sul fatto che
termico di 10° C provoca una accelerazione
non richiede né grandi né costosi strumenti;
pari al doppio e anche al triplo delle reazioni
questo è importante per ogni tecnica destinata
connesse ai processi chimico-metabolici.
ad una utenza numerosa.
È perciò legittimo affermare che l’ipertermia
Rispetto alla seconda questione, lo studio del
profonda indotta dalle correnti ad alta
meccanismo dell’azione biologica delle correnti
frequenza, ottenuta col metodo capacitivo,
di alta frequenza capacitiva condotta dalla equi-
si accompagna ad una velocizzazione pari al
pe del Dr. Guix, del Dipartimento di
30-40% dell’attività riparatrice del tessuto;
Radioterapia e Medicina Nucleare, ha portato
alle seguenti conclusioni:
✓
la scintigrafia dimostra un aumento locale
dei liquidi circolanti e della tensione di
✓ l’azione
di alta frequenza capacitiva dà
ossigeno.
luogo a complessi e importanti riflessi di
Loven e riflessi assonici a livello dei gangli
Infine è stata accertata la innocuità del metodo
simpatici. (Con interazione diretta
mediante riscontri anatomo-patologici per verifi-
pelle-viscere, probabilmente senza sinapsi
care l’assenza di alterazioni nei tessuti trattati
per neuroni isolati e per azione su ricettori
con il Trasferimento Capacitivo.
cutanei della sensibilità dolorosa e termica).
Lo studio è stato effettuato su un gruppo di 60
51
52
EVIDENZE CLINICHE
ratti femmina della specie Sprague-Dawley, divi-
intestino tenue-ileo
si in gruppi di trattamento e un gruppo di con-
intestino crasso
trollo composto da 5 ratti che non è stato tratta-
polmone
to assolutamente con il Trasferimento Energetico
cuore
Capacitivo.
ghiandole parotidi
Questi animali di controllo sono stati sacrificati
come tutti gli altri dopo 42 settimane di vita.
L’indagine istopatologica delle sezioni corri-
Agli altri tre gruppi di ratti venne somministrata
spondenti ai visceri di 50 ratti del gruppo 2, 3 e
una identica dose di DMBA (potente cancero-
4, non mostra alterazioni riferibili a possibili
geno che provoca selettivamente cancro alla
effetti lesionali da applicazione di corrente ad
mammella) e sottoposti a differenti programmi
alta frequenza realizzata col metodo capacitivo
di trattamento con Trasferimento Energetico
come è stato possibile accertare in base al con-
Capacitivo fino alla 42a settimana di vita.
fronto con i risultati del gruppo di controllo.
In particolare:
Sul totale degli animali sacrificati 4 presentava-
●
il gruppo 2 non venne affatto trattato con
TEC;
no focolai di infiammazione cronica granulomatosa: polmonare (in tre ratti) ed epatica (1 ratto).
il gruppo 3 fu sottoposto a trattamenti bisetti-
Molti risultano affetti da elmintiasi intestinale
manali a partire dalla 6a settimana dall’assunzio-
(parassitosi assai frequente in questi animali) e
ne della dose di DMBA fino a 15 giorni prima
alcuni avevano focolai di emosiderosi splenica.
della 42a settimana;
In uno solo dei ratti sottoposti al trattamento
●
●
il gruppo 4 ebbe trattamenti a giorni alterni
furono riscontrati segni di edema polmonare.
dalla 35a settimana d’assunzione del DMBA
fino alla 40a settimana di vita.
Da notare che tutte queste affezioni patologiche
Dallo studio sono stati eliminati 5 ratti: uno per-
nei ratti e pertanto non rilevano come circostan-
ché dopo 9 settimane di vita si è scoperto che era
za avversa alla innocuità del sistema di trasferi-
maschio. Gli altri 4 sono morti durante gli espe-
mento capacitivo.
rimenti.
Siamo dell’avviso che il referto istopatologico di
sono riferite in letteratura come molto frequenti
infiammazione cronica granulomatosa non
L’esame necroscopico dei restanti 55 ratti fu
possa essere messa giustificatamente in relazione
effettuato su:
alla somministrazione di corrente capacitiva poi-
pelle
ché uno dei quattro ratti affetti apparteneva al
tessuto adiposo
gruppo di controllo.
utero
ovaio
Tutte queste considerazioni dimostrano che l’a-
reni
zione del Trasferimento Energetico Capacitivo
milza-fegato
non è associata a modificazioni istologiche di
intestino tenue-duodeno
principali organi e apparati nei ratti sottoposti a
intestino tenue-digiuno
detto trattamento.
Teca rt erapia
Figura 1.
Polmone non trattato.
Figura 2.
Polmone trattato.
Figura 3.
Milza non trattata.
2003
53
54
EVIDENZE CLINICHE
Figura 4.
Milza trattata.
Figura 5.
Intestino non trattato.
Figura 6.
Intestino trattato.
Teca rt erapia
Figura 7.
Mammella non
trattata.
Figura 8.
Mammella trattata.
Figura 9.
Rene non trattato.
2003
55
56
EVIDENZE CLINICHE
Figura 10.
Rene trattato.
Figura 11.
Fegato non trattato.
Figura 12.
Fegato trattato.
Teca rt erapia
2003
Trasferencia electrica capacitiva (TEC). Tecnica no
B IBLIOGRAFIA
invasiva de Hypertermia profunda en el tratamiento
de los gliomas cerebrales. Resultados preliminares.
Neurochirurgia 1992; 3: 118-123
6. MCM EEKEN J.: Electrotherapy in: Zuluaga e al.
Eds. Sportphysiotherapy. Applied Science & practice.
1. COLO AJ, EAGLESTONE MA: The benefits of deep
Melbuorne: Churcill Livingstone 1995, 233-244
heat. Ultrasound and Electromagnetic Diatermy.
7. GAMBERINI F., LOVISOLO G.A., B ENINI D.,
Physic Sportsmedicine 1994;22:77-88
ET AL.
Un’innovazione in tema di termoterapia endogena.
2. GRIB AUDO C.G., ASTEGI A NO P, CANALA GL,
Hypertherm PT-100. Microonde 1991; marzo n. 10:
GANZIT GP: Trattamento con ipertermia a trasferi-
97-107
mento energetico resistivo e capacitivo di lesioni
muscolo scheletriche acute e croniche: risultati preli-
8. PRENTICE W.E. Therapeutic Modalities in sports
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LAS
H ERAS P.
ET AL.:
ET AL.
The effects of
passive warming on muscle injury. Am J Sports Med
57
58
EVIDENZE CLINICHE
EFFETTI SUI LINFOCITI PRIMARI UMANI
DELL’ESPOSIZIONE IN VITRO A SEGNALI TECAR1
IN CONDIZIONI ATERMICHE
1
TRASFERIMENTO ELETTRICO CAPACITIVO-RESISTIVO
Alejandro Úbeda,María Luisa Hernández-Bule, María Ángeles Trillo,
María Antonia Martínez , Joaquín Matilla Teresa Montero, Jocelyne Leal
Servizi di Bioelettromagnetica e di Biochimica, Dipartimento di Ricerca
Ospedale Ramón y Cajal , Madrid
R I A S S U N TO
Studi preliminari, di determinazione e stima della risposta in vitro all’esposizione a impulsi TECAR, da 0,575 MHz e
segnale sinusoidale, hanno permesso di definire gli effetti di questo trattamento su cellule di due tipi diversi di cancro umano:
NB69 neuroblastoma e HepG2 epatocarcinoma [1-4]. In questi studi si sono compiuti indagini e verifiche sulla risposta
cellulare nei confronti di livelli di esposizione nei range atermico e termico (intensità di corrente tra 0,001-0,4 mA/mm2).
Gli effetti osservati, specifici per specie cellulare, sono stati una diminuzione nella vitalità delle cellule NB69 e un decremento della proliferazione delle cellule HepG2.
Alcuni risultati dello studio della dinamica cellulare hanno indicato che le risposte erano mediate da alterazioni nel ciclo cellulare, che portavano a un arresto della divisione e in certi casi, alla morte delle cellule interessate. Il rapporto sollecitazione-risposta non seguiva una funzione lineare, dimostrando così che le risposte non sono attribuibili, in generale, a un effetto termico. Partendo da questo insieme di evidenze, si è concluso che l’esposizione a livelli subtermici di impulsi di tipo
TECAR, applicata con successo in vari tipi di terapia [5-7], provoca effetti citotossici in colture di alcuni tipi di cellule cancerose. Le implicazioni di questi risultati sulle possibili applicazioni del sistema TECAR come coadiuvante nei trattamenti oncostatici non possono essere valutate sulla base delle nostre attuali conoscenze, ma meritano di essere studiate. La questione ovvia, a partire dai dati descritti precedentemente, si pone nei termini della possibile specificità della risposta in vari
tipi di cancro. O, in altri termini, il trattamento con impulsi TECAR induce risposte citotossiche solamente in tali tipi di
cancro? Al contrario, l’effetto non è specifico, in modo tale che anche le cellule normali vedono compromettere la loro vitalità in reazione al trattamento? La risposta a questo interrogativo è cruciale per la comprensione dei principi di reazione cellulare agli impulsi TECAR e per la valutazione del potenziale terapeutico del trattamento basato su di esse. A tal fine, sono
stati effettuati i lavori riportati qui di seguito.
PA R O L E
C H I AV E
Linfociti, neuroblastoma, epatocarcinoma, ipertermia.
Teca rt erapia
2003
MATERIALI E METODI
Nel presente studio sono state utilizzate colture
primarie di cellule ematiche normali ottenute da
donatori volontari sani. Sono state selezionate
cellule linfocitiche per l’interesse che presuppone lo studio dei possibili effetti del trattamento
sulla risposta funzionale di cellule del sistema
immunitario. Il protocollo sperimentale di isolamento cellulare è descritto qui di seguito.
1° ESTRAPOLAZIONE E SEMINA DEI CAMPIONI DI
Figura 1. Aspetto dei linfociti seminati nella piastra Petri.
LINFOCITI:
dal sangue donato si isolano i leucociti mediante aggregazione degli eritrociti con Lymphoprep
e centrifugazione. Dal pool di cellule mononucleate che ne risulta si ottengono i linfociti e i
monociti mediante successive centrifugazioni.
Una volta isolati, i linfociti si seminano in piastre di Petri, con una densità di 2,75●106 cellule/ml (Figura 1).
2° ESPOSIZIONE DELLE CELLULE AL CAMPO
ENERGETICO:
Il protocollo di esposizione è identico a quello
impiegato per il trattamento clinico dei tipi di
cancro ed è stato descritto in relazioni precedenti. In breve, sono stati utilizzati elettrodi di
acciaio inossidabile disegnati ad hoc per test in
vitro. Questi elettrodi si collocano tanto in piastre di controllo, che non sono stimolate, quanto nelle piastre sperimentali, le quali vengono
collegate fra loro ed allo stimolatore mediante
un circuito seriale. Lo stimolo è applicato in
periodi brevi seguendo cicli ON/OFF < 1/20
per 24 ore. La densità di corrente (0,05
mA/mm2) è stata scelta per due motivi:
a) date le caratteristiche del mezzo di semina, si
garantisce l’omeotermia delle colture durante la
stimolazione;
b) questa densità di corrente aveva portato a
risposte significative e ripetibili nei due tipi di
cancro umano.
Figura 2. Microfotografia della coltura di linfociti colorata con Trypan Blue. Le cellule vitali appaiono come sfere
chiare, quelle danneggiate hanno un colore blu scuro.
3° TEST ED ANALISI
Sono stati effettuati i seguenti tipi di test:
✓ Stima della vitalità cellulare mediante
colorazione con Trypan Blue (TB). Questo
marker, aggiunto a una sospensione cellulare,
è in grado di attraversare esclusivamente
membrane la cui integrità è stata modificata
in modo significativo. Secondo questo, il TB
penetra soltanto in cellule danneggiate, la cui
vitalità è compromessa, dando loro un colore
blu al microscopio a luce visibile. Le cellule
vitali, che non sono permeabili alla molecola
del marker, rimangono trasparenti (Figura 2).
✓ Determinazione biochimica mediante tecnica
colorimetrica (Lowry-Burton) della
concentrazione di proteine e DNA, per
59
60
EVIDENZE CLINICHE
campione e per cellula, per ogni gruppo
sperimentale.
✓ Studio citomorfologico con colorazione e
analisi dei campioni mediante la tecnica
May-Grunwal-Giemsa.
I conteggi del numero di cellule vive e morte
sono stati compiuti alla cieca e da due ricercatori diversi.
Fino ad ora sono state utilizzate due varianti del
protocollo sperimentale:
A 24 ore di trattamento postsemina e
elaborazione dei campioni al termine del
trattamento (7 repliche sperimentali);
B 24 ore di incubazione postsemina, seguite da
stimolazione per 24 ore e da elaborazione dei
campioni (5 repliche). Inoltre, in due delle
repliche sperimentali della serie B sono stati
realizzati test di proliferazione cellulare,
vitalità e citotossicità mediante analisi
colorimetrica non radioattiva e citometria di
flusso, che quantifica il numero assoluto di
unità di ogni tipo cellulare presente nel
campione.
RISULTATI
Esperimenti su 24 ore:
1. Studio di vitalità cellulare mediante la tecnica di esclusione di Trypan Blue: il conteggio
realizzato per la determinazione della vitalità
con TB rivela un maggior numero di cellule vive
nei campioni che si sottopongono al trattamento. L’incremento nella vitalità è di un 10% sulle
colture non esposte. Il test della t-Student indica che questa differenza è significativa (p<0,05)
(Figura 3).
2. Determinazione biochimica di proteine e
DNA: sono stati quantificati i livelli totali di
proteine e DNA in ogni campione, così come i
livelli medi di proteine e DNA per cellula, in
colture esposte al campo di 5 mA e nei loro
rispettivi campioni di controllo. I livelli di proteine totali nei campioni esposti non differiscono da quelli osservati nei campioni di controllo
(Figura 3). Però, è stata registrata una diminuzione del 7%, non significativa secondo il test
statistico della t-Student, nella quantità media di
proteina/cellula dopo la stimolazione. La quantità di DNA totale per campione nei gruppi
esposti supera quella dei campioni di controllo
ESPERIMENTI SU
24
ORE
150
NS
125
*
NS
C. TOTALI
PROT.(MG)/CAMPIONE
100
75
50
DNA(MG)/CAMPIONE
Figura 3. Risposta al trattamento in esperimenti di 24 ore. Percentuale di effetto rispetto ai campioni di controllo.
(* : p<0,05; NS: non significativo).
Teca rt erapia
di un 10% (Figura 3). Questa differenza, tuttavia, non è significativa statisticamente. Neppure
i livelli di DNA/cellula sono stati modificati dal
trattamento. A partire dai dati precedenti è stato
calcolato il rapporto proteina/DNA. Questo
rapporto fornisce indizi su possibili effetti di differenziazione o di induzione della proliferazione cellulare. In questo caso, è stata verificata una
leggera diminuzione nel rapporto proteina
/DNA nel gruppo esposto (circa 7%).
Tuttavia, questa differenza è troppo piccola per
2003
essere significativa (test t Student).
3. Studio della morfologia cellulare: lo studio
dei campioni mediante colorazione di MayGrunwal-Giemsa non ha rivelato cambiamenti
nella morfologia delle cellule trattate paragonata
a quella dei loro campioni di controllo (Figura 4).
Esperimenti su 48 ore: Esposizione durante le
seconde 24 h di incubazione
1. Studio di vitalità cellulare mediante la tecnica di esclusione di Trypan Blue (Figura 5):
C A M P I O N I D I C O N T R O L L O T R AT TAT I
Figura 4. Morfologia dei linfociti. Colorazione con May Grunwal-Giemsa. Esperimenti su 24 ore. L’esposizione non
modifica la citomorfologia.
ESPERIMENTI SU
48
ORE
125.0
112.5
P=0,07
NS
NS
100.0
87.5
75.0
C. TOTALI
PROT.(MG)/CAMPIONE
DNA(MG)/CAMPIONE
Figura 5. Risposta al trattamento in esperimenti di 48 ore. Percentuale di effetto rispetto ai campioni di controllo. (NS:
non significativo: p > 0,1).
61
62
EVIDENZE CLINICHE
analogamente agli esperimenti descritti in precedenza, si è osservato una maggiore vitalità cellulare nei gruppi esposti rispetto ai campioni di
controllo. Tuttavia, questa differenza, vicina al
7%, non è statisticamente significativa.
2. Determinazione biochimica di proteine e
DNA: non si sono registrati effetti significativi
del trattamento sui livelli di proteine, né per il
totale delle proteine per campione (incremento
del 4% sul campione di controllo, Figura 5), né
nei livelli medi di proteina per cellula (diminuzione del 2% sul campione di controllo).
Non sono stati rilevati nemmeno effetti sui livelli totali di DNA nei campioni (Figura 5). Il rapporto DNA/cellula nei gruppi trattati ha dato
come risultato una lieve diminuzione (6%), non
significativa.
Nemmeno il rapporto proteina/DNA si è rivelata intaccata dal trattamento.
3. Studio della morfologia cellulare: non sono
state osservate modifiche morfologiche fra le cellule esposte (Figura 6).
4. Test colorimetrico della vitalità: in due ulteriori esperimenti della presente serie è stato realizzato, oltre allo studio con Trypan Blue ed alla
determinazione di proteine e DNA, un test colorimetrico non radioattivo per determinare la
vitalità cellulare in funzione dello stato metabo-
lico delle cellule della coltura. L’obiettivo era
confermare i risultati ottenuti con la tecnica TB
(che valuta la vitalità in funzione dello stato
della membrana cellulare) attraverso il confronto con quelli ottenuti da una tecnica colorimetrica che stima la vitalità in funzione dello stato
metabolico delle cellule.
In questi due esperimenti la tecnica TB ha confermato nuovamente un aumento nella vitalità
cellulare dei campioni trattati.
Lo studio colorimetrico, al contrario, non ha
rivelato nessuna differenza tra i gruppi esposti ed
i campioni di controllo. La non significatività di
questo risultato è stata ulteriormente indagata
mediante una prova colorimetrica di controllo
positivo, trattando le cellule con un agente biochimico i cui effetti sulla vitalità dei linfociti
sono ben conosciuti. Anche questo test ha fornito risultati negativi, cosa che rivela che il test
colorimetrico scelto non è sufficientemente affidabile nella sua applicazione al tipo cellulare
con il quale lavoriamo.
CONCLUSIONI
I risultati descritti non hanno rivelato indizi di
effetti citotossici o citostatici in colture primarie
di linfociti umani normali esposti per periodi di
C A M P I O N I D I C O N T R O L L O T R AT TAT I
Figura 6. Morfologia dei linfociti. Colorazione con May Grunwal-Giemsa. Esperimenti di 48 ore. L’esposizione non modifica la citomorfologia.
Teca rt erapia
24 h all’azione in vitro di correnti elettriche di
segnale impiegate in terapie TECAR. Con protocolli analoghi di trattamento e incubazione,
tali segnali avevano provocato risposte citostatiche e/o citotossiche in colture di cellule neoplastiche umane.
I dati sperimentali mostrano indizi secondo cui
il trattamento in vitro potrebbe contribuire a
preservare la vitalità cellulare in colture primarie.
In queste colture di cellule normali, che per la
loro stessa natura tendono a degradare rapidamente, l’esposizione al segnale TECAR all’inizio
dell’incubazione avrebbe permesso di prolunga-
re la vitalità in una proporzione significativa di
cellule (10%, p<0,05), che altrimenti sarebbero
morte in assenza del trattamento (Figura 7).
Quando l’esposizione ha luogo in colture il cui
processo di degrado era iniziato 24 ore prima, il
deterioramento della vitalità cellulare subisce un
temporaneo rallentamento (Figura 8). Tuttavia,
il cambiamento nella cinetica del degrado che
subiscono le cellule normali a partire dalle ore
24 post-semina, farebbe sì che le possibili differenze legate al trattamento (7%; p=0,07: non
significativo) non possano raggiungere livelli statisticamente significativi (p<0,05).
LINFOCITI ESPERIMENTI DI
24
ORE
12000000
c o n t ro l l i
TEMPO DI ESPOSIZIONE
▲
sperimentali
10000000
8000000
6000000
TEMPO
(h)
Figura 7. Linfociti. Esperimenti su 24 ore. Evoluzione della coltura.
LINFOCITI ESPERIMENTI DI
48
ORE
c o n t ro l l i
12000000
TEMPO DI ESPOSIZIONE
10000000
8000000
6000000
TEMPO
2003
(h)
Figura 8. Linfociti. Esperimenti di 48 ore. Evoluzione della coltura.
▲
sperimentali
63
64
EVIDENZE CLINICHE
I dati sui livelli di proteine e DNA, non rivelando differenze significative fra gruppi esposti ed i
campioni di controllo, non forniscono un’informazione probante i possibili effetti del trattamento relativamente alla proliferazione e differenziazione cellulare.
In sintesi, i risultati dei presenti studi mostrano
che gli effetti citotossici provocati dal trattamento in vitro con segnali TECAR in cellule umane
neoplastiche (NB69 e HepG2), non si verificano
in colture primarie di cellule umane normali
(linfociti) ottenute da donatori volontari. Al
contrario, questi linfociti pare vedano ridotto o
ritardato il loro normale deterioramento, in
risposta a esposizioni di 24 ore. Le basi molecolari, i processi cellulari e i meccanismi biofisici
responsabili dell’effetto non possono essere
identificati a partire dalle informazioni di cui
disponiamo attualmente. Tuttavia è plausibile
l’ipotesi che alcuni effetti clinici indotti dal trattamento TECAR siano legati al documentato
aumento della vitalità cellulare. Comunque, le
eventuali implicazioni della risposta cellulare
riferita all’azione terapeutica dei trattamenti
TECAR in traumatologia o altre aree non possono essere determinate sulla base esclusiva di
questi dati sperimentali e devono essere analizzate ulteriormente.
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Teca rt erapia
TRATTAMENTO DELL’ASMA
MEDIANTE TEC
2003
J.R. Bordas Serrat e Sig.ra Dory
Martinez
Unità di Fisioterapia Centro Medico
“Fabra i Puig”, Barcellona
Il Rigeneratore Cellulare a Trasferimento Energetico Capacitivo è
R I A S S U N TO
una tecnica che si basa su correnti ad alta frequenza per ottenere
un’ipertermia profonda. Nei polmoni, l’aumento di temperatura
interna crea una vasodilatazione generale; con i cambiamenti bio-
Questa sperimentazione clinica è
logici che ciò comporta (aumento del nutrimento sanguigno,
aumento della tensione d’ossigeno, riduzione della tensione di
CO2, normalizzazione del potenziale elettrico cellulare) si raggiunge un miglioramento sostanziale dell’interscambio polmonare a livello alveolo-arteriolare.
stata condotta su 52 pazienti
sofferenti di asma bronchiale da più
di sei mesi, che sono stati trattati
con terapia a Trasferimento
energetico capacitivo. Nel 60% dei
casi è stato rilevato un
L’apporto di ossigeno è uno dei fattori più importanti da considerare: contribuisce in modo decisivo, al nutrimento tissutale
profondo cui è dovuto l’aumento di elasticità della componente
miglioramento evidente del
muscolare dell’alveolo. Ciò favorisce la diminuzione delle resistenze inspiratorie e espiratorie con miglioramento della soggetti-
supporti farmacologici. Il
vità del paziente.
Un terzo elemento che interviene è la capacità del Rigeneratore
Cellulare a Trasferimento Energetico Capacitivo di riassorbire l’e-
inoltre ridotto significativamente le
dema della parete alveolare responsabile del difficile interscambio
gassoso-sanguigno.
MATERIALI E METODI
broncospasmo con diminuzione,
della dispnea e minor necessità di
trattamento con questa terapia ha
recidive. L’asma è una malattia che
interessa il 3% della popolazione in
forma grave. È, dunque, di estremo
interesse ogni altro nuovo
trattamento che riesca nell’intento di
risolvere velocemente senza l’uso di
Sono stati scelti pazienti asmatici con più di 6 mesi di storia patologica che, per la maggior parte, necessitavano di trattamenti
medici e/o fisioterapici.
medicinali le crisi dispnoiche
rendendole anche sempre meno
ricorrenti e/o intense.
Nello studio sono stati coinvolti 52 pazienti, trattati nel nostro
centro da giugno 1985 a dicembre 1989. Sono stati sottoposti a
sedute di Rigeneratore Cellulare a Trasferimento Energetico
Capacitivo da 20 minuti, su ciascun emitorace, con la frequenza
di una seduta a giorni alterni. I pazienti hanno continuato con i
loro trattamenti fisioterapici classici e le cure sono state adattate
alle necessità individuali.
PA R O L E
C H I AV E
Asma bronchiale, ipertermia.
65
66
EVIDENZE CLINICHE
RISULTATI
CONCLUSIONI
Dalla prima seduta è stato ottenuto un miglioramento importante del broncospasmo (60% dei
pazienti), diminuzione della dispnea e minor
Il Rigeneratore Cellulare a Trasferimento
Energetico Capacitivo è un ottimo strumento
complementare per il trattamento dell’asma in
necessità di cure farmacologiche (broncodilatatori, ossigeno e corticoidi).
Per il 75% dei casi sono state necessarie 5-10 sedu-
fase acuta, anche se è molto importante l’integrazione con altri mezzi terapeutici. Inoltre, si è
osservato che il trattamento con il Rigeneratore
te per migliorare la sintomatologia; alcune sedute
di mantenimento sono state necessarie per l’82%
Cellulare a Trasferimento Energetico Capacitivo
diminuisce la frequenza delle crisi rendendole
dei pazienti trattati.
anche meno gravi e drammatiche.
Teca rt erapia
2003
BEMS
Ventiduesimo
Seminario Annuale
In cooperazione con
l’Associazione Europea di
Bioelettromagnetismo
UNIVERSITÀ SCIENTIFICA
MONACO, GERMANIA
GIUGNO 11-16, 2000
UNO STUDIO COMMISSIONATIO
DALLA
D IRECCIÒN G ENERAL DE
PRODUCTOS SANITARIOS
(NIH, SPAIN)
E SUPPORTATO DA
INDIBA. S. A.
BARCELLONA
67
68
EVIDENZE CLINICHE
CAMBIAMENTI NEL CICLO
CELLULARE DI LINEE TUMORALI UMANE,
ESPOSTE A CORRENTI DI 0.5-MHz
M. A. Trillo, S de Bernardo,
A. Úbeda, M.A. Martinez,
E. Bazán and J. Leal
Dept. Inverstigatión, Hospital Ramón y Cajal, Madrid
A B S T R AC T
SCOPO
Lo scopo di questo lavoro è di caratterizzare la risposta in vitro delle cellule di epatocarcinoma umano HepG2 e di neuroblastoma umano NB69 ai segnali elettrici di radiofrequenza (RF), utilizzati nella terapia di patologie muscolari e tendinee. In uno studio parallelo Úbeda et al. hanno dimostrato che l’esposizione per breve periodo a segnali di 0.57-MHz in un
intervallo di densità di corrente di 10 – 150 µA/mm2 riducono in modo significativo la velocità di crescita delle cellule
HepG2 e la vitalità cellulare delle NB69, senza aumentare la temperatura del terreno di coltura ( t < 0.1°C). Questi dati
suggeriscono che le risposte osservate possano essere mediate da modificazioni sul ciclo cellulare, non indotte dal calore.
METODO
Le cellule tumorali umane HepG2 e NB69 erano state seminate in vetrini coprioggetto di 12 mm di diametro, posizionate in capsule di Petri (2/capsula). Quando le colture avevano raggiunto il 75% di confluenza, sia nelle capsule di Petri di
controllo sia nei positivi venivano inserite coppie di elettrodi sterili, in modo che solo un vetrino coprioggetto si trovasse nell’area compresa tra gli elettrodi. In ciascuna delle tre repliche dei controlli positivi, 5 capsule di Petri erano state esposte per
24 ore a brevi impulsi di segnali di 0.5-MHz, a una densità di corrente di 100 µA/mm2 che, come è noto, influiscono sulla
velocità di crescita delle cellule HepG2 e sulla vitalità delle NB69. Nelle restanti 5 capsule di Petri di controllo, non vi era
differenza di potenziale tra gli elettrodi. Per la valutazione istologica, i campioni nei vetrini coprioggetto venivano fissati,
disidratati e contrastati con ematoxilina. Per poter effettuare l’analisi fotomicroscopica venivano processati 30 campioni
esposti e 30 di controllo per linea cellulare. Il numero di metafasi veniva calcolato indipendentemente e in cieco rispetto al
trattamento. La determinazione delle metafasi veniva effettuata su 500 cellule per ogni campione e veniva elaborata l’analisi statistica con il test del !2.
RISULTATI E DISCUSSIONE
Lo studio dei campioni esposti nei vetrini coprioggetto, localizzati tra gli elettrodi, mostrava un aumento significativo nel
numero delle cellule in metafase rispetto alle cellule di controllo: 238% e 146% per le linee cellulari HepG2 e NB69, rispettivamente (per entrambe p < 0.01). Questo non si verificava nelle cellule seminate in zone esterne all’intervallo tra gli elettrodi. Con i dati esposti da Úbeda et al., questi risultati dimostrano che l’esposizione a correnti di 100 µA/mm2 a 0.57MHz sono in grado di ridurre in modo significativo o di arrestare il ciclo mitotico in entrambe le linee cellulari HepG2 e
NB69. Questo effetto può determinare un danno cellulare permanente, che è coerente con gli effetti citotossici/citostatici
osservati in queste linee cellulari di cancro umano, dopo essere state sottoposte a trattamento con correnti elettriche deboli di
0.57-MHz.
Teca rt erapia
2003
INTRODUZIONE
studio parallelo Úbeda et al. (2000) hanno
mostrato che l’esposizione per breve periodi a
Quando si considerano i mezzi per trasmettere
energia termica ai tessuti in modo puntuale, solo
l’ipertermia da RF e MW presenta delle poten-
segnali di 0.57-MHz in un intervallo di densità
di corrente di 10-100 µA/mm2 riducono in
modo significativo la velocità di crescita delle
zialità reali o permette un’accurata terapia non
invasiva. Il nuovo sistema terapeutico per mezzo
del Trasferimento Energetico Capacitivo e
cellule HepG2 e la vitalità cellulare delle NB69,
senza aumentare la temperatura del terreno di
coltura ( t < 0.05°C). In questo lavoro valutere-
Resistivo consiste nell’indurre un aumento della
temperatura, in punti selettivi dei tessuti,
mo i possibili cambiamenti nella proliferazione
delle cellule di neuroblastoma NB69 e di epato-
mediante correnti di RF. Questi segnali elettrici
sono utilizzati per la terapia delle patologie
muscolari e tendinee. I saggi tossicologici sulle
carcinoma HepG2, esposte a correnti di RF di
100 µA/ mm2.
due linee tumorali umane, HepG2 e NB69,
esposte a segnali di RF non termici, utilizzati
generalmente nella Tecarterapia, hanno dimo-
METODI
strato che essi provocano effetti citotossici/citostatici in tali linee cellulari (Úbeda et al., 2000).
effetti sulla proliferazione cellulare:
I dati indicano che le correnti di RF a livelli non
termici possono avere degli effetti sulla proliferazione nelle cellule tumorali umane.
1) QUANTIFICAZIONE DEL NUMERO DI METAFASI
● Le cellule HepG2 e NB69 sono state seminate
in vetrini coprioggetto di 12 mm di diametro,
Lo scopo di questo lavoro è di studiare i possibili cambiamenti nella proliferazione cellulare
delle linee tumorali umane, esposte alle correnti
posizionati in capsule di Petri (2/capsula).
● Quando
elettriche di RF, delle quali si è discusso. In uno
confluenza, sia nelle capsule di Petri (Figura 1)
Figura 1.
Sono stati utilizzati due metodi per valutare gli
le colture avevano raggiunto il 75% di
ASPETTO DEGLI ELETTRODI NELLE CAPSULE DI PETRI
MEDIUM
(terreno di coltura)
CELLULE CONFLUENTI
ELETTRODO
ELETTRODO
69
70
EVIDENZE CLINICHE
Figura 2.
P O S I Z I O N A M E N T O D E I V E T R I N I C O P R I O G G E T T O S E M I N AT I N E L L E C A P S U L E D I P E T R I
ELETTRODI
CON POTENZIALE ELETTRICO
ELETTRODI
PRIVI DI POTENZIALE ELETTRICO
Esposizione
simulata
Sotto esposizione
simulata
Area di esposizione Sotto esposizione
PETRI DI CONTROLLO CON VETRINI COPRIOGGETTO
PETRI ESPOSTE CON VETRINI COPRIOGGETTO
1E2
3
E
4
Exp: 150-3
Sec: 3-2-4-1
ANALISI MICROSCOPICA
VETRINI COPRIOGGETTO POSTI IN SEQUENZA CODIFICATA
di controllo sia in quelle dei controlli positivi
sono state inserite coppie di elettrodi sterili, in
modo che solo un vetrino coprioggetto si tro-
●
vasse nell’intervallo compreso tra gli elettrodi
(Figura 2).
pendentemente e in cieco rispetto al trattamento. L’indice di metafase veniva studiato su 500
● In
cellule per vetrino coprioggetto e per l’analisi
statistica veniva applicato il X2.
ore a brevi impulsi di segnali di 0.6-MHz, a una
densità di corrente di 100 µA/mm2. Nelle restanti 5 capsule di Petri di controllo, non vi era dif-
2) I NCORPORAZIONE DEL MARCATORE
IMMUNOCHIMICO 5- BROMO -2’- DEOSSIURIDINA
(B RD U)
ferenza di potenziale tra gli elettrodi.
● Le
Per la valutazione citologica, i campioni nei
vetrini coprioggetto venivano fissati, disidratati e
contrastati con ematoxilina.
posizionate in capsule di Petri (2/capsula).
● Quando
Per l’analisi fotomicroscopica venivano processati 30 campioni esposti e 30 di controllo per
confluenza, in tutte le capsule di Petri, controllo
negativo e positivo, sono state inserite coppie di
ciascuna delle tre repliche dei controlli positivi, 5 capsule di Petri erano state esposte per 24
●
linea cellulare.
Il numero di metafasi veniva calcolato indi-
cellule HepG2 e NB69 sono state seminate
in vetrini coprioggetto di 12 mm di diametro,
le colture avevano raggiunto il 75% di
Teca rt erapia
elettrodi sterili, in modo che ogni vetrino
coprioggetto si trovasse nell’intervallo compreso
2003
scenza. Venivano analizzati in totale 40 vetrini
coprioggetto (20 controlli + 20 esposti).
tra gli elettrodi.
● La
In ciascuna delle due repliche dei controlli
determinazione dei positivi per BrdU/vetrino coprioggetto veniva effettuata su un totale di
positivi, 5 capsule di Petri erano state esposte per
24 ore a brevi impulsi di segnali di 0.6-MHz, a
una densità di corrente di 100 µA/mm2. Nelle
122.247 ± 11.913 cellule di controllo e 129.315
± 12.369 cellule esposte. Per l’analisi statistica
era applicato il test del !2.
restanti 5 capsule di Petri di controllo, non vi era
differenza di potenziale tra gli elettrodi.
RISULTATI
●
● Le
cellule marcate con BrdU venivano rilevate
con colorazione immunocitochimica, utilizzan-
Lo studio della crescita e della vitalità cellulare
(Figura 3) conferma gli effetti osservati negli
do un anticorpo monoclonale anti-BrdU.
numero di cellule positive per BrdU veniva-
esperimenti precedenti (Poster-69) nelle linee
cellulari HepG2 e NB69.
Le analisi di metafase nei campioni tra gli elet-
no misurate in cieco con microscopio a fluore-
trodi mostra un significativo aumento nel nume-
● Il
Figura 3.
CELLULE TOTALI
ESPOSIZIONE A
CELLULE MORTE
100 µA/ M M 2
PROT/DNA
Figura 3. Risultati degli studi sulla crescita cellulare, la vitalità cellulare e i livelli di prot/DNA, dopo esposizione a 100
µA/mm2 in linee cellulari tumorali, controlli in percentuale. L’esposizione riduce in modo significativo la velocità di crescita delle cellule HepG2 e la vitalità delle NB69.
71
72
EVIDENZE CLINICHE
ro di cellule in metafase, se confrontate ai controlli negativi: aumenti del 238% e del 146% per
HepG2, esposte tra gli elettrodi, mostrava un
aumento significativo delle cellule BrdU positi-
le linee HepG2 e NB69, rispettivamente (per
entrambe la p<0.01) (Figura 4). Questa risposta
non si verificava nelle cellule al di fuori dell’area
ve rispetto ai controlli, aumenti del 157% e
194% nel Exp#1 e Exp#2, rispettivamente (per
entrambi la p<0.001) (Figure 6 e 7 A e B). Ne
tra gli elettrodi. La cromatina in qualche cellula
HepG2 e NB69 in metafase appariva condensata in modo anomalo e/o disaggregata (Figure 5
consegue che la somministrazione del trattamento nelle cellule HepG2 causa un aumento
nell’incorporazione del BrdU ma non un
A, B, C, D).
Questo suggerirebbe un effetto dannoso che
aumento della densità cellulare.
Questo effetto può determinare un danno cellu-
potrebbe essere responsabile degli effetti citotossici/citostatici, osservati nella crescita e nella
vitalità cellulare (Figura 3) (Poster-69), dopo il
lare permanente, che è coerente con gli effetti
citotossici/citostatici osservati in queste linee
cellulari tumorali umane, dopo essere state sot-
trattamento con correnti elettriche deboli di 0.6MHz. L’incorporazione del BrdU nelle cellule
toposte a trattamento con correnti elettriche
deboli di 0.6-MHz.
Figura 4.
CAPSULE TOTALI
M E TA FA S I D O P O E S P O S I Z I O N E A
AREA ESPOSTA
100 µA/ M M 2
AREA NON ESPOSTA
Figura 4. Proporzione di cellule in metafase, dopo esposizione a 100 µA/mm2 in linee cellulari NB69 e HepG2; controlli in percentuale: Totale (vetrini coprioggetto 3 + 4 vs 1 + 2); area esposta (vetrino coprioggetto 3 vs 1); area non esposta (vetrino coprioggetto 4 vs 2). Al termine del trattamento il numero di metafasi era aumentato significativamente in
entrambe le linee cellulari. La risposta era più elevata nell’area esposta rispetto a quella non esposta. (La differenza era
evidente soprattutto con le HepG2). NS: p * 0.05, **: 0.05 > p * 0.01; ***: 0.01 > p. Test !2.
Teca rt erapia
NEUROBLASTOMA
73
2003
A
UMANO, NS69
B
EPATOCARCINOMA
UMANO, HepG2
C
Figura 5. Fo t o m i c ro g rafia della
linea cellulare NB69:
A, cellule di controllo (seminate nell’area non esposta a corrente).
B, cellule esposte (seminate nell’area
esposta).
Fotomicrografia della linea cellulare
HepG2:
C, cellule di controllo (seminate nell’area non esposta a corrente).
D, cellule esposte (seminate nell’area
esposta).
Le frecce indicano le metafasi.
D
74
EVIDENZE CLINICHE
Figura 6.
H E P G2
CELLULE
B R D U+
P R I M A E D O P O L’ E S P O S I Z I O N E A
100µA/MM 2
Figura 6. Quantità di cellule BrdU+ prima e dopo il trattamento in HepG2; controlli in percentuale: l’esposizione
aumenta, in entrambe gli esperimenti, l’incorporazione delle BrdU+ ***: 0,01>p. Test !2.
B
A
Figura 7. Fotomicrografia della linea centrale HepG2:
A, cellule BrdU+ di controllo;
B, cellule BrdU+ (seminate nell’area esposta).
Il trattamento con 100µA/mm2 aumenta il numero delle cellule BrdU+.
CONCLUSIONI
renti a 0,57 MHz può inibire la proliferazione
●
Insieme con i dati che accompagnano lo studio di Úbeda et al. (2000), i presenti risultati
cellulare in vitro in quanto interferisce nella progressione del ciclo cellulare in entrambe le cellule Hepg2 e NB69.
indicano che l’esposizione a 100µA/mm2 di cor-
●
Questi risultati rappresentano un indice speri-
Teca rt erapia
2003
mentale dell’azione citotossica nelle cellule cancerogene esposte a correnti atermiche di radio-
mico di radiofrequenza e/o i vantaggi fisici di
questo metodo attraverso la ricerca sperimentale
frequenza generate attraverso un metodo terapeutico del Trasferimento Energetico Capacitivo
e Resistivo. La comprensione di alcuni principi
può aprire nuove vie all’esplorazione dello sviluppo di tecniche cliniche nel trattamento del
cancro.
base della fisica riguardanti il trattamento ater-
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75
Finito di stampare
nel mese di Dicembre 2003
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