Rosselli, Variazioni belliche, a c. di Ludovica Parroco

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Rosselli, Variazioni belliche, a c. di Ludovica Parroco
Atlante digiAltante digitale del '900 letterario
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VARIAZIONI BELLICHE
di Amelia Rosselli
Variazioni Belliche è la prima raccolta di
poesia di Amelia Rosselli (Parigi, 28 marzo
1930 – Roma, 11 febbraio 1996), edita da
Garzanti a Milano nel 1964 durante il periodo
di maggiore sviluppo della neoavanguardia
italiana. È divisa in tre sezioni: due di poesia,
Poesie (1959) e Variazioni (1960-1961), e
uno in prosa, il saggio Spazi Metrici.
Il termine Variazioni dichiara la forma stessa
dei testi poetici che si rifà alla tecnica
musicale delle “variazioni”, mentre
l'aggettivo Belliche ha duplici sfumature: da
un lato si riferisce ad un conflitto di natura
erotico-amorosa, dall'altro allude anche alla
tragedia della Seconda Guerra Mondiale; non
è da escludere un nascosto rimando
all'aggettivo “bello”, all'interno di Belliche,
vista la predilezione di Amelia Rosselli per i
doppi sensi e i giochi di parole.
Il titolo Variazioni Belliche riconduce non
solo ai temi presenti all'interno della raccolta,
ma permette al lettore di intuire quale possa
essere il lessico che l'autrice adotta per
trattarli. Il registro linguistico è caratterizzato
da forti contrasti e conflitti di senso: sono
numerose le frasi che negano le affermazioni
precedenti a distanza di pochi versi, l'uso di
ossimori è frequentissimo e anche quello di
citazioni che mirano ad un rifiuto e ad un
capovolgimento di classici antichi e moderni.
Né la definizione di Variazioni né la
definizione di Belliche hanno significati
univoci, poiché già dal titolo la Rosselli ha
intenzione di suggerire una lettura tutt’altro
che unilaterale.
L'intera raccolta costituisce uno dei più
brillanti esempi dello sperimentalismo
linguistico della poetessa. La Rosselli stessa,
nelle ultime pagine di Variazioni Belliche,
dedica spazio ad un breve saggio in prosa,
Spazi Metrici, in cui chiarisce il proprio punto
di vista riguardo alla problematica della
forma poetica, trattando argomenti come la
musicalità della sillaba,
l'armonia tra
consonanti e vocali, l'alternanza dei silenzi e
delle interruzioni dovute agli spazi vuoti tra le
parole, e anche l'esaurirsi dell'impulso
creativo: «Interrompevo il poema quando era
esaurita la forza psichica e la significatività
che mi spingeva a scrivere».
L'irrequietezza linguistica di Variazioni
Belliche rispecchia parecchi elementi
biografici della gioventù di Amelia Rosselli.
Nata a Parigi da un sostenitore antifascista in
esilio, Amelia trascorre gli anni adolescenziali
fuggendo dalle violenze della guerra: prima
scappa dalla Francia verso l'Inghilterra, poi in
Canada e negli Stati Uniti. La fase iniziale
della sua vita, e così anche la sua formazione,
si trova in un perenne stato di precarietà e
insicurezza. Senza aver mai frequentato un
regolare percorso di studi, Amelia Rosselli
conosce bene sia l'italiano, sia il francese, sia
l'inglese e, avvicinandosi sempre di più ad
una maturità intellettuale, avverte il bisogno
implacabile di appartenenza ad una terra, ad
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una nazione. Amelia, italiana per nascita, solo
all'età di diciotto anni riesce a raggiungere
l'Italia.
L’italiano della Rosselli è la lingua di una
donna moderna che sa pensare e pensa anche
in inglese e francese. Non è una lingua
frammentata e distaccata come la Rosselli
qualche volta vuole far credere, bensì è una
lingua che sprigiona un’energia di autenticità
e spontaneità. La poetessa esprime in italiano,
grazie al suo plurilinguismo, una coesione
sintattica e lessicale sorprendete. Per quanto
la sua intera vita fosse segnata dalla
condizione di perenne esilio e dalla ricerca
disperata di una patria, la Rosselli non sembra
mai essersi sentita a disagio con la lingua,
anzi, ha sfruttato il talento letterario come
valvola di sfogo per un’esistenza lacerata da
lutti familiari, dalla guerra, da malattie
psichiche e da relazioni interpersonali
instabili. La sofferenza, durata un’intera vita,
è infine culminata con il suicidio, avvenuto a
Roma l’11 febbraio del 1996.
In Variazioni Belliche la Rosselli applica una
nuova formula di «sovversione linguistica e
strutturale», ovvero la «forma-cubo»,
utilizzata per definire lo spazio quadrato delle
poesie scritte in maniera così fitta da non
lasciare spazi vuoti ai margini. La «formacubo» consiste in un unico blocco quadrato
che conferisce al componimento una
dimensione di profondità e sottolinea il
processo associativo presente tra parole e
lingue. È una struttura compatta che per certi
versi richiama l'inquadratura cinematografica.
L a p o e s i a I n p re d a a d u n o s h o c k
violentissimo, nella miseria, da Variazioni
(1960-1961), in Variazioni Belliche rievoca la
drammaticità degli scontri tra partigiani e
nazifascisti durante l’occupazione tedesca
dell’Italia:
In preda ad uno shock violentissimo, nella miseria
e vicino al tuo cuore mandavo profumi d'incenso nelle
tue occhiaie. Le fosse ardeatine combinavano credenze
e sogni - io ero partita, tu eri tornato - la morte
era una crescenza di violenze che non si sfogavano
nella tua testa d'inganno. Le acque limacciose del
mio disinganno erano limate dalla tua gioia e dal
mio averti in mano, vicino e lontano come il turbine
delle stelle d'estate. Il vento di notte partiva e
sognava cose grandiose: io rimavo entro il mio potere
e partecipavo al vuoto. La colonna vertebrale dei
tuoi peccati arringava la folla: il treno si fermava
ed era entro il suo dire che sostava il vero.
Nell'incontro con la favola risiedevano i banditi.
Amelia Rosselli ha ben impresso nella
memoria il ricordo degli omicidi che videro
come vittime antifasciste il padre Carlo, lo zio
Nello e i fratelli. Nella poesia è feroce il
richiamo della strage delle Fosse Ardeatine: il
linguaggio è diretto, senza censure: «la morte
era una crescenza di violenze che non si
sfogavano nella tua testa d’inganno»; il
lessico è carico di riferimenti al corpo e alla
carne umana: «Cuore, testa, occhiaie, colonna
vertebrale». Amelia Rosselli riesce a
capovolgere la brutalità della guerra e del
massacro romano trasformandolo in una
metafora di violenza che mira a distruggere
anche le relazioni personali e che converte
l’amore in morte: «Le fosse ardeatine
combinavano credenze e sogni –io ero partita,
tu eri tornato- la morte». L’elemento
autobiografico è perenne nella poetica della
Rosselli, e In preda ad uno shock
violentissimo, nella miseria l’intreccio tra la
vita privata e la vita pubblica sembra
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impossibile da districare. La guerra assume
per la Rosselli delle proporzioni universali,
quasi metafisiche, diventando una condizione
caratteristica dell’esistenza umana.
Contro degli dei brandivo una piuma, da
Variazioni (1960-1961), in Variazioni
Belliche, mette in evidenza alcuni caratteri
sperimentali della poetica di Amelia Rosselli:
il linguaggio, la «forma-cubo», lo schema
metrico, e anche il tema del conflitto eroticoamoroso. La poesia non ha uno sviluppo
lungo, si estende per soli sei versi che si
presentano a prima vista molto compatti tra
loro. Il primo verso si apre con la parola
«Contro», usata spesso come incipit di
diverse poesie della Rosselli - ad esempio in
Contro dello emisfero morto e Contro ogni
tentativo -, segna un netto distacco tra la
poetessa, in questo caso una fanciulla che
brandisce una piuma, e qualunque altro
elemento esterno, qui un dio maligno ansioso
di ricevere dei piaceri carnali. Questo distacco
non è solo una differenza innocua, poiché
utilizzando la parola «Contro» sottintende un
sentimento di ostilità, uno scontro che nel
corso della poesia diviene ridicolo: la
poetessa brandisce invano una piuma che, in
maniera paradossale e surrealista, rimane
immobile di fronte alla voce amplificata di
una divinità sinistra di cui non si scorge la
figura, e che pretende un qualche piacere di
natura erotica non esplicitato nel testo.
Dal punto di vista metrico, la Rosselli adotta
per questa poesia una forma di strofa
medievale, la cobla capfinida, in cui l'attacco
di ogni strofe riprende la chiusura della
precedente.
Il tempo verbale preferito è l'imperfetto,
poiché richiama un'atmosfera mitica, di
lontananza memoriale e di immobilità visiva.
Inoltre, è molto elaborato il lessico e la
variazione di numero con cui descrive la
divinità (prima c’è il plurale dei, dopo il
singolare iddio, infine il latinismo deo).
Il tema della violenza in Variazioni Belliche
ricorre nella maggior parte dei testi, ma per
quanto onnipresente non si evince dai
componimenti nessun desiderio di violenza o
vendetta da parte dell’autrice. In Contro degli
dei brandivo una piuma la poetessa/ragazza si
limita a sventolare, senza riuscirci, un oggetto
semplice ed innocente, una piuma. Forse
proprio per l’esperienza personale di Amelia
Rosselli, vittima della Seconda Guerra
Mondiale, manca del tutto ogni senso di
desiderabilità della violenza. L’autrice
concede la presenza di una violenza
strumentale, come quella dei partigiani che
combattono per la liberazione nazionale, ma
l’atteggiamento che la Rosselli sembra
adottare è quello di fuga. Amelia, stanca di
guerra, se da un lato concepisce la sofferenza
come una condizione imprescindibile
dell’uomo, dall’altro tende a resisterle,
desidera sfuggirle e la osserva con dolore
affondare le sue radici nel mondo e nella
psiche degli esseri umani.
I tratti di una poetica carica di controsensi e
contraddizioni sono rintracciabili nel testo
Cercatemi e fuoriuscite, da Variazioni
(1960-1961), in Variazioni Belliche. Una
poesia che ricorda lo stile di Baudelaire e
anche l'essenzialissimo della poesia di
Ungaretti Mattina.
Amelia Rosselli pone le uniche due parole
«Cercatemi e fuoriuscite» su piani paralleli:
non c'è alcun ordine di successione temporale,
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bensì una contemporaneità schietta, espressa
nella congiunzione «e». Se da un lato le due
azioni risultano tra loro contemporanee,
dall'altro appaiono contrastanti e discordi,
generando una «schizofrenica identità di
opposti» e allo stesso tempo di violenti
desideri: «Cercatemi e fuoriuscite».
Bibliografia:
Amelia Rosselli, Variazioni Belliche, Milano,
Garzanti, 1964
Lucia Re, Amelia Rosselli: Poesia e Guerra,
Carte Italiane, UCLA, 2007
Laura Barile, Laura Barile legge Amelia
Rosselli, Roma, Nottetempo, 2014
Contributo
Ludovica Parroco (classe V B, L. C. Virgilio,
Roma)
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