Il percorso metodologico per l`introduzione del GPP nelle Pubbliche

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Il percorso metodologico per l`introduzione del GPP nelle Pubbliche
Il percorso metodologico per
l’introduzione del GPP nelle
Pubbliche Amministrazioni
Paolo Fabbri [email protected]
Il progetto 400 ore
Percorso di formazione e assistenza operativa di 10 ore
complessive orientato a:
• Analizzare la normativa in materia di GPP (D. Lgs. 22
del 1997; D.M. del 27 Marzo 1998; Legge 443 del 2001;
Legge 448 del 2001; D.M. 203 del 2003)
• Analizzare i principali marchi e certificazioni ambientali
• Riflettere, anche mediante l’analisi delle esperienze già
realizzate sul territorio nazionale, sugli obblighi e sulle
opportunità previsti per le Amministrazioni Pubbliche
dal Piano d’Azione Nazionale sul GPP
Il progetto è realizzato grazie a..
Oggi parleremo di
Acquisti verdi
•
•
•
•
Definizioni
Il contesto europeo
Riferimenti legislativi nazionali
Marchi e certificazioni ambientali
Acquisti verdi: definizioni
Definizione:
Sistema di acquisti di prodotti e servizi
ambientalmente preferibili
dove per ambientalmente preferibili si intendono:
“quei prodotti e servizi che hanno un minore,
(ovvero un ridotto)
effetto sulla salute umana e sull’ambiente
rispetto ad altri prodotti e servizi
utilizzati allo stesso scopo”
(U.S. EPA 1995)
GPP: definizioni 2
Prevede l’integrazione degli aspetti ambientali nei
processi di acquisto delle Pubbliche Amministrazioni,
purché la loro introduzione non alteri in alcun modo i
principi di fondo che regolano gli appalti pubblici di
fornitura (trasparenza, pari opportunità)
Acquisti pubblici
Gli acquisti pubblici rappresentano:
• Il 14 % del PIL di tutti i Paesi dell’Unione Europea
• Il 17 % del PIL italiano
Acquisti verdi: Il contesto europeo
I riferimenti legislativi europei
Sentenza della Corte di Giustizia Europea
17 settembre 2002
Direttiva 2004/18/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo 31 marzo 2004
“relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di
lavori, di forniture e di servizi”
Sentenza della Corte di Giustizia Europea
17 settembre 2002
L’esperienza del Comune di Helsinki ha creato un “precedente
favorevole” dal punto di vista legislativo per applicazione dei
GPP.
Ricorso: Gara servizio trasporti con criteri di GPP
La corte di Giustizia Europea si è pronunciata sull’ammissibilità
dei GPP
I criteri di GPP sono legittimi?
La Sentenza della Corte di Giustizia Europea del 17.9.2002
stabilisce che i criteri ecologici sono legittimi se:
• sono collegati all’oggetto dell’appalto (pertinenza);
• non lasciano indiscrezionalità assoluta all’Amministrazione
(autonomia);
• sono espressamente menzionati nel capitolato o nel bando
di gara (pubblicità);
• rispettano i principi della normativa comunitaria di non
discriminazione (par condicio), di libera concorrenza; anche
se possono essere potenzialmente soddisfatti da un ristretto
numero di concorrenti; anche se non hanno un diretto
beneficio in termini economici.
Direttiva n. 18 del 2004
Articolo 23
specifiche tecniche
Articolo 53
Criteri di aggiudicazione
dell’appalto
Si possono inserire caratteristiche ambientali in termini di
prestazioni o di requisiti funzionali facendo riferimento
ad eco-etichettature se:
appropriate all’oggetto dell’appalto;
elaborate con criteri scientifici;
adottate con il coinvolgimento delle parti interessate;
accessibili alle parti interessate
Si può inserire il riferimento alle caratteristiche ambientali per
stabilire capacità tecniche e professionali dell’operatore
economico
Riferimenti legislativi italiani
• D.Lgs. 22 del 1997 (Decreto Ronchi)
• D.M. del 27 Marzo 1998
• Legge 443 del 2001 (Legge Lunardi)
• Legge 448 del 2001
• D.M. 203 del 2003
• D.Lgs 152 del 2006
• Piano d’azione nazionale per il GPP
D.Lgs. 22 del 1997
Art 3
Comma 1
Le autorita' competenti adottano, ciascuna nell'ambito delle proprie attribuzioni, iniziative dirette a
favorire, in via prioritaria, la prevenzione e la riduzione della produzione e della pericolosita' dei rifiuti
mediante:
a) lo sviluppo di tecnologie pulite, in particolare quelle che consentono un maggiore risparmio di risorse naturali;
b) la promozione di strumenti economici, eco-bilanci, sistemi di ecoaudit, analisi del ciclo di vita dei prodotti,
azioni di informazione e di sensibilizzazione dei consumatori, nonche' lo sviluppo del sistema di marchio ecologico ai
fini della corretta valutazione dell'impatto di uno specifico prodotto sull'ambiente durante l'intero ciclo di vita del
prodotto medesimo;
c) la messa a punto tecnica e l'immissione sul mercato di prodotti concepiti in modo da non contribuire o da
contribuire il meno possibile, per la loro fabbricazione, il loro uso od il loro smaltimento, ad incrementare la
quantità, il volume e la pericolosità dei rifiuti ed i rischi di inquinamento;
d) lo sviluppo di tecniche appropriate per l'eliminazione di sostanze pericolose contenute nei rifiuti destinati ad
essere recuperati o smaltiti;
e) la determinazione di condizioni di appalto che valorizzino le capacita' e le competenze tecniche in materia di
prevenzione della produzione di rifiuti;
f) la promozione di accordi e contratti di programma finalizzati alla prevenzione ed alla riduzione della quantità e
della pericolosità dei rifiuti.
Art 19
Comma 4
Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto le regioni emanano norme affinche' gli uffici
pubblici coprano il fabbisogno annuale di carta con una quota di carta riciclata pari almeno al 40% del
fabbisogno stesso.
D.M. del 27 Marzo 1998
Art 5
Comma 1
Nel rinnovo annuale del loro parco autoveicolare, le amministrazioni dello Stato,
delle regioni, degli enti locali, degli enti e dei gestori di servizi pubblici e dei servizi di
pubblica utilita', pubblici e privati, dovranno prevedere che nella sostituzione degli
autoveicoli in dotazione una quota sia effettuata con autoveicoli elettrici, ibridi, o con
alimentazione a gas naturale, a GPL, con carburanti alternativi con pari livello di
emissioni, dotati di dispositivo per l'abbattimento delle
emissioni inquinanti, nelle seguenti percentuali ed entro i tempi sotto indicati:
entro il 31 dicembre 1998 nella misura del 5%;
entro il 31 dicembre 1999 nella misura del 10%;
entro il 31 dicembre 2000 nella misura del 20%;
entro il 31 dicembre 2001 nella misura del 30%;
entro il 31 dicembre 2002 nella misura del 40%;
entro il 31 dicembre 2003 nella misura del 50%.
Legge 443 del 2001
Art 16
Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge le regioni emanano
norme affinché gli uffici pubblici coprano il fabbisogno annuale di manufatti in
plastica con una quota di manufatti in plastica riciclata pari almeno al 40 % del
fabbisogno stesso.
Legge 448 del 2001
Art 52
Comma 14
Per le finalità di tutela ambientale correlate al potenziamento del settore delle
ricostruzioni dei pneumatici usati, le amministrazioni dello Stato, delle regioni, degli enti
locali e i gestori di servizi pubblici e dei servizi di pubblica utilità, pubblici e privati,
nell'acquisto dei pneumatici di ricambio per le loro flotte di autovetture e di autoveicoli
commerciali ed industriali, riservano una quota all'acquisto di pneumatici ricostruiti, pari
ad almeno il 20% del totale
D.M. 203 del 2003
Art 1
Il presente decreto individua regole e definizioni affinché le Regioni adottino disposizioni,
destinate agli enti pubblici e alle società a prevalente capitale pubblico, anche di gestione
dei servizi che garantiscano che i manufatti e i beni realizzati con materiale riciclato
coprano almeno il 30% del fabbisogno annuale.
D.Lgs 152 del 2006
Art 196
comma 1
lett. p
Sono di competenza delle Regioni:
L’adozione delle disposizioni occorrenti affinché gli Enti Pubblici e le società a
prevalente capitale pubblico coprano il proprio fabbisogno annuale di manufatti e
beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato non inferiore al 30%
del fabbisogno medesimo. A tal fine i predetti soggetti inseriscono nei bandi di
gara o di selezione per l’aggiudicazione apposite clausole di preferenza, a a parità
degli altri requisiti e condizioni.
D.M. 203 del 2003
Per dare attuazione al Decreto 203/2003 sono state
promulgate otto Circolari del Ministero dell'Ambiente e della
Tutela del Territorio finalizzate all’individuazione delle
caratteristiche dei materiali riciclati annessi all’iscrizione al
repertorio del riciclaggio.
D.M. 203 del 2003
Le otto Circolari riguardano le seguenti filiere:
•
•
•
•
•
•
•
•
Circolare 8 Giugno 2004 (Tessile e Abbigliamento)
Circolare 4 Agosto 2004 (Plastica)
Circolare 3 Dicembre 2004 (Carta)
Circolare 3 Dicembre 2004 (Legno e arredo)
Circolare 22 Marzo 2005 (Ammendanti)
Circolare 15 Luglio 2005 (Settore edile e stradale)
Circolare 19 Luglio 2005 (Articoli in gomma)
Circolare 31 gennaio 2006 (Oli minerali usati)
D.M. 203 del 2003
A distanza di cinque anni dalla emanazione del Decreto
203/2003 la sua operatività si è dimostrata limitata:
• Nessuna Regione ha adottato le disposizioni previste
(individuazione dei destinatari della norma)
• Il repertorio del riciclaggio contiene un esiguo di beni e
manufatti riciclati
Direttiva del 2004 n.18
recepita nel D.Lgs 163/2006
Art 2 comma 2
“Il principio di economicità può essere subordinato, entro i
limiti in cui sia espressamente consentito dalle norme
vigenti e dal presente codice, ai criteri, previsti dal bando,
ispirati a esigenze sociali, nonchè alla tutela della salute e
dell'ambiente e alla promozione dello sviluppo sostenibile”.
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
Il Piano d’Azione Nazionale GPP
Il Piano d’Azione Nazionale GPP
Obiettivo generale: input politico nazionale alle PA e
strumenti pratici che favoriscano la diffusione del GPP
• Sostegno e riferimento per chi fa già GPP
• Base di partenza per chi non fa e non conosce il GPP
• Segnale di certezza per il sistema produttivo
• Massimizzare i benefici ambientali, economici e finanziari
attraverso la leva della domanda pubblica di beni e servizi
“ambientalmente preferibili”
Previsto dalla Legge Finanziaria 2007
(commi 1126,1127,1128)
Il Piano d’Azione Nazionale GPP
Come:
• Attraverso la definizione di criteri ambientali minimi
• “Usando” Consip come leva fondamentale per
trasformare tutti gli appalti della PA in appalti verdi
• Fornendo strumenti di conoscenza al mercato e alle
stazioni appaltanti
• Coinvolgendo attivamente i soggetti interessati
I contenuti del Piano d’azione
• Obiettivi di miglioramento ambientale:
– Efficienza e risparmio di risorse naturali, in part. ENERGIA
– Riduzione dei rifiuti
– Riduzione uso sostanze pericolose
•
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•
•
•
•
Categorie merceologiche di intervento
Identificazione dei “criteri minimi”
Definizione di obiettivi nazionali per il GPP
Indicazioni per gli enti
Piano di comunicazione e formazione
Monitoraggio
PAN GPP: Categorie merceologiche
a) Arredi
b) Edilizia
c) Gestione dei rifiuti
d) Servizi urbani e al territorio
e) Servizi energetici
f) Elettronica
g) Prodotti tessili e calzature
h) Cancelleria
i) Ristorazione
l) Servizi di gestione degli edifici
m) Trasporti
I prossimi passi
•
Definizione dei CAM per:
– apparecchiature IT
•
Gruppi di lavoro per:
– Carta
– Edilizia
– Energia
– Prodotti detergenti / servizi di pulizia
– Strumenti e EPD
– Modelli di consumo
•
Progetti pilota in corso: GDO e distretti
Criteri ecologici “minimi”
•
•
•
•
Di facile realizzazione
Sufficientemente diffusi nel mercato
Da integrare in tutte le gare Consip
Aggiornabili ed estensibili
Metodologia
• Per fornire uno strumento pratico
• Per facilitare l’implementazione di ulteriori criteri o di
performance ambientali più elevate
PAN GPP: procedure in atto
• Comitato di Gestione formalizzato e già
operativo (interministeriale: MATTM APAT MEF
MSE CONSIP ENEA Regioni ARPA-Regionali)
• Attivazione di una procedura trasparente per la
definizione e condivisione dei criteri ambientali
• Avvio di una strategia più ampia sul fronte
Produzione e Consumo Sostenibile
Monitoraggio
Verifica annuale del grado di penetrazione del GPP in
Italia e il volume di acquisti ambientali realizzati, anche al fine
di consentire l’individuazione e la quantificazione dei benefici
ambientali ottenuti, che saranno calcolati sulla base di
indicatori specifici
(il risparmio in termini di CO2 emessa in relazione alla
spesa: CO2/Euro spesi).
Obiettivi ambientali del GPP
Il GPP in Italia dovrà avere come riferimento per
l’azione la necessità di intervenire sui seguenti temi
ambientali:
 Efficienza e risparmio nell’uso delle risorse, in
particolare dell’energia
 Riduzione dei rifiuti
 Riduzione delle sostanze pericolose
Gli Obiettivi quantitativi
Obiettivi quantitativi … da valutare come, quando
e su quali settori prevederli
• obiettivi aspecifici esempio:
– % degli enti che fanno acquisti verdi (che rispettano i
criteri minimi);
– % dei capitolati che rispettano i criteri minimi
• Obiettivi specifici es.:
– % in valore dei beni acquistati che rispettano i criteri
minimi
PAN GPP: è entrato in vigore
• Decreto inter-ministeriale
n° 135 dell’11 Aprile 2008
• Pubblicato in gazzetta Ufficiale
n. 107 del 8 maggio 2008
Stato dell’arte dei PAN GPP in EU
Paesi con PAN operativi:
 Cipro, Danimarca, Estonia, Francia, Lettonia, Paesi
Bassi, Polonia, Portogallo, Svezia e Regno Unito, Italia
 Paesi scandinavi hanno da anni consolidate politiche di
GPP
SITO SUL GPP
www.dsa.minambiente.it/GPP
Paolo Fabbri [email protected]
CONSIP Spa e Acquisti verdi
A partire dal 2000 CONSIP ha definito alcuni eco-obiettivi legati ai GPP
Prevenzione inquinamento
Energia
• Contribuire attivamente alla
generazione di risparmi
• Stimolare l’utilizzo di veicoli
a basso impatto ambientale
• Promuovere beni e servizi
realizzati con produzioni
rispettose dell’ambiente
• Promuovere l’utilizzo di fonti
rinnovabili
• Promuovere l’utilizzo di
combustibili verdi
Rifiuti
• Promuovere l’utilizzo di prodotti
e/o materiali riciclati
• Adempiere DM 203/2003
• Promuovere la separazione del rifiuto
dal materiale riciclabile
• Promuovere la “valorizzazione” del rifiuto
Ministero dell’ambiente e CONSIP
Costituzione di un gruppo di lavoro con CONSIP per
integrare criteri di qualità ambientale nei disciplinari di
gara.
Obiettivo: conferimento di un “bollino verde” ai
disciplinari contenenti specifiche di carattere ambientale.
Marchi e certificazioni Ambientali
Etichette ecologiche
Sono etichette applicate direttamente su un prodotto o
su un servizio che forniscono informazioni sulla sua
Performance ambientale complessiva, o su uno o più
aspetti ambientali specifici.
Esistono sistemi di etichettatura:
• Obbligatori
• Volontari
I sistemi di etichettatura:
obbligatori e volontari
Le etichettature obbligatorie si applicano principalmente
ai prodotti tossici e pericolosi, agli elettrodomestici (Energy
Label), agli imballaggi (Packaging Label).
Etichette energetiche
Scegliere gli elettrodomestici che hanno le
migliori prestazioni da un punto di vista
energetico comporta un risparmio per i
consumatori ed un beneficio per
l’ambiente.
Per questo sui principali elettrodomestici
(frigoriferi, congelatori, lavatrici,
lavastoviglie) è stata resa obbligatoria
l’etichetta energetica (Direttiva CEE n. 75
del 1992 recepita in Italia con il DPR n. 107
del 1998)
Etichette energetiche
L’etichetta fornisce inoltre altre
informazioni:
• il consumo energetico ed idrico per ciclo
di lavaggio (per lavatrici e lavastoviglie)
• il consumo energetico della
centrifugazione, o dell’asciugatura (per
lavatrici e lavastoviglie)
• il consumo energetico annuo (per i
frigoriferi e congelatori).
• la rumorosità dell’apparecchio.
Sostanze tossiche e pericolose
• Le etichette apposte sui contenitori di sostanze tossiche
e pericolose sono ai consumatori/utilizzatori che ne
fanno direttamente uso, di conseguenza gli aspetti più
importanti di questa etichetta si riferiscono alla salute e
alla sicurezza (D.M. 3/12/1985 in attuazione della
Direttiva 449 del 1984)
• La Direttiva n°21 del 1993 ha introdotto il simbolo di
pericolo specifico per le sostanze “ambientalmente
pericolose”.
Sostanze tossiche e pericolose
Xi irritante:
Per gli occhi
Per la pelle
Per le vie respiratorie
Bruciore
Bruciore
Irritante delle mucose
Xn Nocivo:
Per gli occhi
Per la pelle
Per le vie respiratorie
Bruciore
Bruciore
Irritante delle mucose
C Corrisivo
T Tossico:
Per ingestione
Per inalazione
Contatto con la pelle
Attacca i metalli
Attacca la pelle
Attacca l’intestino
Attacca le vie respiratorie
Attacca la pelle
F Infiammabile
Anche sotto 0°C
Entro i 25°C
Tra i 25 e i 30°C
N Pericoloso per l’ambiente
Nocivi per l'ambiente acquatico (organismi
acquatici, acque) e per l'ambiente terrestre
(fauna, flora, atmosfera) o che a lungo
termine hanno effetto dannoso.
Imballaggi - Packaging Label
• Il marchio è stato introdotto a seguito del decreto
Ronchi, permette di facilitare la raccolta, il recupero e il
riciclo dei materiali a fine vita. Il marchio è di forma
triangolare accompagnato da un sigla o un numero ed
identifica il materiale.
1- PET per polietilentereftalato
2- HDPE polietilene ad alta densità
3- PVC per polivinilcloruro
4- LDPE per polietilene a bassa densità
5- PP per polipropilene
6- PS per polistirolo
Su molti prodotti si trova anche
questo marchio con il quale si riconosce
un'impresa che ha partecipato
finanziariamente al programma di
riciclaggio degli imballaggi domestici
Le etichettature volontarie
Tipo I Etichette basate sul sistema multi-criteria che
considera l’intero ciclo di vita (LCA) ISO 14024
Tipo II Auto-dichiarazione secondo la norma ISO 14021
Strumento d’informazione che contiene dati forniti dal
produttore, importatore o distributore del prodotto ad
esempio su: biodegradabiltà, riciclabilità, atossicità dei
trattamenti
Tipo III secondo la norma ISO 14025
La Dichiarazioni Ambientali di Prodotto DAP forniscono
informazioni di tipo quantitativo sulle performance
ambientali del prodotto e sono calcolate sulla base dell’LCA
Le etichettature volontarie
Etichette di tipo I
- sono volontarie e di “parte terza”: necessaria la verifica
a cura di un organismo pubblico o privato, indipendente dal
fornitore, che certifica la conformità a determinati criteri;
- vengono assegnate a prodotti che rispondono a
Determinati criteri ambientali e prestazionali;
- i criteri sono predeterminati per ogni categoria di
prodotto e sono di dominio pubblico;
I programmi di etichettatura ambientale di Tipo I hanno il
compito di identificare e promuovere prodotti di avanguardia
ambientale, per cui i criteri sono stabiliti su prestazioni
superiori al livello medio (prodotti “d'eccellenza”).
Etichette di tipo I
Blauer Engel:
attivata in
Germania nel 1978
White Swan: attiva dal
1989 in Danimarca,
Svezia,
Finlandia e Islanda
Green Seal: rilasciata
dall’omonima organizzazione
senza scopo di lucro degli Stati
Uniti.
Umweltzeichen: etichetta
austriaca attiva dal 1991
NF Environnement: attiva
dal 1992 in Francia
Ecolabel attivo dal 1992
in tutta Europa
Etichette di tipo I
Altre etichette assimilabili al
Tipo I ma di settore (tessile,
energetico, alimentare etc.)
Energy Star: marchio statunitense
diefficienza energetica applicabile
alle apparecchiature per uffici.
Oeko–Tex Standard 100: riguardante la
presenza di sostanze nocive nei prodotti tessili
PEFC e FSC: riguardanti la gestione sostenibile delle
foreste e la relativa rintracciabilità dei prodotti
Ecolabel
Ecolabel
Le procedure per l’assegnazione dell’Ecolabel sono
stabilite dal Regolamento Comunitario n° 1980 del 2000.
In Italia l’organo competente per il rilascio del marchio è il
Comitato Ecolabel ed Ecoaudit,
Ecoaudit mentre la verifica del
rispetto dei requisiti è affidata ISPRA (ex APAT)
La validità del marchio è di 3/5 anni
Ecolabel
L’Ecolabel è:
1.
2.
3.
4.
5.
Certificato da un organismo competente.
Facile da riconoscere.
Di qualità: non solo ecologica ma anche prestazionale.
Basato su dati scientifici.
Controllato da Autorità Pubbliche.
Ecolabel
Per ogni prodotto vengono presi in esame i principali
aspetti ambientali connessi alla sua realizzazione:
• Qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo
• Produzione di rifiuti
• Consumo di risorse ed energia
• Sicurezza e salute dei lavoratori e consumatori
• Inquinamento acustico
• Tutela della biodiversità
individuando tutti gli impatti ambientali
lungo tutto il suo ciclo di vita.
Ecolabel
I prodotti con marchio Ecolabel rispondono ai seguenti
requisiti:
• Prestazionali (efficiena, durata, etc).
• Di composizione (materiali usati e contenuto di
determinate sostanze).
• Di processo produttivo (efficienza ambientale del
processo,impiego di determinate sostanze).
• Di fine di vita del prodotto (recuperabilità, riciclabilità
e disassemblaggio).
Ecolabel
•I criteri ecologici vengono definiti in modo da qualificare
per la certificazione esclusivamente i prodotti meno dannosi
per l’ambiente
•Lo standard oggi è raggiungibile dal 30% dei tipi o modelli
dei prodotti sul mercato
•Ad oggi sono stati definiti 27 gruppi di prodotto di cui:
24 già etichettabili
4 con criteri ecologici in corso di elaborazione
Ecolabel
• Aspirapolvere
• Frigoriferi
• Lavatrici
• Lavastoviglie
• Televisori
• Detersivi per lavastoviglie
• Detersivi a mano per piatti
• Detersivi per lavatrice
• Detersivi multiuso
• Carta tessuto
• Ammendanti
• Materassi
• Personal Computer
•Computer portatili
• Carta da copia
• Pitture e Vernici per interno
• Prodotti Tessili
• Lubrificanti
• Lampadine
• Calzature
• Piastrelle
• Strutture ricettive
• Campeggi
• Saponi e shampoo
Ecolabel
Gruppi di prodotti con criteri in fase di Elaborazione
•
•
•
Arredi
Carta stampata
Pompe di calore
Ecolabel
Paolo Fabbri [email protected]
Ecolabel
Paolo Fabbri [email protected]
Ecolabel
Paolo Fabbri [email protected]
Ecolabel
Etichette ecologiche nazionali
Oltre 20 Paesi adottano differenti etichette ambientali
basate tutte sull’adesione volontaria dei produttori.
Alcuni esempi sono:
Etichetta “Blauer Engel”
In Germania è attiva dal 1977
Oggi è presente su oltre 10.000 prodotti e sevizi.
L’assegnazione del marchio è eseguita da una apposita
Jury composta da rappresentanti:
• dello Stato,
• dei gruppi ambientalisti,
• di consumatori,
• di istituzioni scientifiche,
• dei sindacati,
• di industrie e dei mezzi di comunicazione.
Etichetta “Blauer Engel”
Per verificare se un prodotto osserva gli
standard stabiliti per la sua categoria viene
considerato:
• L’intero ciclo di vita del prodotto (materie
prime, produzione, uso e smaltimento).
• Tutti gli aspetti di protezione ambientale
(contenuto di sostanze pericolose, emissione
di inquinanti, rumore, risparmio di energia,
energia
materie prime e acqua).
• Sicurezza (Tutela della salute).
Etichetta “White Swan”
• E’ il solo assieme all’Ecolabel ad essere
transnazionale (Paesi Scandinavi)
• Nel 1989 il consiglio dei Ministri dei Paesi
Scandinavi ha introdotto un marchio comune di
qualità ecologica.
• Sono oltre 1.000 i prodotti con questo marchio
Etichetta “White Swan”
Il marchio può essere rilasciato da ogni singolo
organismo nazionale.
L’Etichetta “White Swan” viene assegnata a categorie
di prodotti, non alimentari caratterizzati da un minor
impatto ambientale rispetto ad altri analoghi.
La durata temporale dell’etichetta è limitata e può
variare da 6 mesi a 3 anni.
anni
Esistono 2 livelli di etichettatura:
• Il marchio B (indica prodotti che soddisfano i criteri
minimi di qualità ecologica)
• Il marchio A (indica prodotti che costituiscono il
meglio del mercato).
Energy Star
E' un sistema volontario per l’efficienza
energetica delle apparecchiature elettroniche
nel 1993 su iniziativa dell’’Ente per
l’Ambiente statunitense (EPA).
Attraverso un accordo con gli USA l’Unione
Europea partecipa al Energy Star per le
apparecchiature per ufficio:
• Regolamento 2422 del 2004
• Decisione del Consiglio Europeo 269/2003
Stabilisce limiti imassimi di consumo nella fase di Stand by, mentre non
pone limiti sui consumi nella fase di utilizzo.
Sono 1.087 tipologie di prodotto con questo marchio.
certificazione TCO
Le condizioni di base per accedere alla certificazione TCO riguardano la
tutela della sicurezza e della salute degli impiegati e dell’ambiente:
•
l’ergonomia visiva e la qualità dell’immagine degli schermi;
•
l’ergonomia delle tastiere, delle stampanti, dei cellulari e dell’arredo;
•
i livelli di emissione dei campi magnetici ed elettrici;
•
i sistemi di gestione dell’ambiente per i produttori, ISO 14001;
•
l’uso di sostanze pericolose, come i brominati ritardanti di fiamma,
mercurio e cadmio;
•
il consumo energetico e la rapida riaccensione dell’attrezzatura dopo la
sospensione dell’alimentazione;
•
i livelli di rumore e le emissioni chimiche.
Prodotti elettrici
Oltre il 50% dei monitor ha
questa certificazione
Oeko-Tex Standard 100
• L'Oeko-Tex Standard 100 è un sistema di controllo e
certificazione uniforme per tutto il mondo tessile dalle
materie prime, ai semilavorati e ai prodotti finiti in tutte le
fasi di lavorazione.
• I controlli sulle sostanze nocive comprendono sostanze
regolate e vietate per legge, prodotti chimici noti per
essere nocivi alla salute e parametri per salvaguardare
la salute.
Oeko-Tex Standard 100
Comprende quando segue:
• sostanze vietate per legge come i coloranti cancerogeni
• sostanze il cui uso è regolamentato dalla legge come
formaldeide,
ammorbidenti,
metalli
pesanti
e
pentaclorofenolo
• sostanze che secondo le conoscenze attuali sono nocive
per la salute ma che non sono regolamentate o proibite
per legge,
legge come pesticidi, coloranti allergenici o composti
organici dello stagno
• parametri come solidità del colore e valore del pH non
irritante per la pelle, utili per la salvaguardia della salute del
consumatore
Oeko-Tex Standard 100
Nasce nel 1992
Le prime aziende con il certificato
Oeko-Tex furono produttori di
abbigliamento intimo, abbigliamento per
neonati ed articoli per la casa situate in
Germania, Austria e Svizzera.
A un solo anno dal lancio del marchio,
214 aziende di questo paesi erano già
in possesso del certificato Oeko-Tex
per prodotti in tutte le fasi di produzione.
Oeko-Tex Standard 100
Attualmente oltre 8.000 aziende di in più di 80
paesi,
paesi che coprono tutta la catena tessile, hanno
prodotti certificati secondo l'Oeko-Tex Standard
100. Con oltre 65.000 certificati emessi e milioni di
articoli etichettati
Il 48,5% di tutti i certificati Oeko-Tex sono stati
emessi per aziende situate in Europa, il 48,6% per
imprese situate in Asia. Il resto è distribuito tra
America, Africa e Australia. Il paese col maggior
numero di certificazioni è la Germania, seguito da
Cina e Turchia.
Il Giappone e gli USA rappresentano al momento
mercati di vendita particolarmente interessanti.
Oeko-Tex Standard 100
Oeko-Tex Standard 1000
• A completamento dell'Oeko-Tex Standard 100 riferito ai
prodotti, l'Oeko-Tex Standard 1000 consiste in un
sistema di controllo, analisi e certificazione per siti
produttivi eco-compatibili in tutta la catena tessile
• Per avere i requisiti necessari per ottenere una
certificazione secondo l'Oeko-Tex Standard 1000, le
aziende devono adempiere a criteri prestabiliti per i loro
processi produttivi eco-compatibili e dimostrare che
almeno il 30% della produzione totale è già certificata
secondo l’Oeko-Tex Standard 100.
Oeko-Tex Standard 1000
I criteri richiesti comprendono:
• divieto di utilizzo di ausiliari e coloranti dannosi per
l'ambiente
• osservanza dei valori standard per il trattamento delle
acque di scarico e delle emissioni
• ottimizzazione del consumo energetico
• misure per evitare rumore e polvere
• misure per assicurare la sicurezza sul posto di lavoro
• divieto del lavoro minorile
• introduzione di elementi base per un sistema di gestione
ambientale
Certificazione
ed
Etichettatura
FSC
Il Forest Stewardship Council
Organizzazione internazionale non
governativa e no-profit nata nel 1993 in
Canada su iniziativa di numerosi soggetti
(gruppi ambientalisti, proprietari forestali,
gruppi di popolazioni indigene, industrie
del legno, imprese di distribuzione, centri
di ricerca ecc.).

 3 Camere (Ambientale, Sociale ed
Economica) riunite in 1 Assemblea
Generale (bilanciamento interessi delle
3 Camere e dei Paesi del Nord e del Sud
del mondo).
Forest Stewardship Council
Il logo FSC su un prodotto indica che il legno
usato per fabbricarlo proviene da foreste gestite in
modo ecologicamente compatibile, socialmente
utile ed economicamente conveniente.
I 10 Principi di gestione forestale di FSC
1. Rispetto delle leggi nazionali e degli accordi internazionali
2. Tutela dei diritti di proprietà e d’uso delle risorse forestali
Aspetti
3. Riconoscimento e tutela diritti popolazione indigena
sociali
4. Rispetto diritti lavoratori, benessere comunità locali
5. Uso efficiente prodotti e servizi da foreste
Aspetti economici
6. Impatti ambientali: conservazione biodiversità, paesaggio, …
7. Attuazione di un piano di gestione forestale
Miglioramento
8. Monitoraggio/valutazione della foresta e d. gestione continuo
9. Salvaguardia delle foreste di grande valore ambientale
Aspetti
ambientali
10. Gestione delle piantagioni (impatti su ambiente naturale,…)
Paolo Fabbri [email protected]
Dalla foresta al prodotto
Certificazione (singola o di gruppo) di
parte terza della gestione forestale
secondo 10 P&C di gestione forestale
sostenibile definiti dal FSC
Certificazione
di
parte
terza
della
rintracciabilità dei prodotti forestali (legnosi
e non) provenienti da foreste certificate FSC
(catena di custodia – chain of custody, COC)
Uso del logo FSC sui prodotti: visibilità
presso il cosumatore!
Forest Stewardship Council
È il sistema di certificazione per le foreste e il
legno e riguarda tutti i prodotti derivati.
Oltre che sul legno il logo FSC si può trovare su
tutti i derivati della cellulosa: carta, tovaglioli,
carta igienica, asciugatutto, fazzoletti, ecc.
FORESTE CERTIFICATE FSC NEL MONDO (aggiornamento aprile 2008)
NORD
NORD AMERICA
AMERICA
32.45%
32.45% dell‘area
dell‘area
certificata
TOTALE
certificata TOTALE
(33,568,390
(33,568,390 ha)
ha)
143
certificati
143 certificati
SUD
SUD ee CENTRO
CENTRO
AMERICA
AMERICA
11.16%
11.16% dell‘area
dell‘area
certificata
TOTALE
certificata TOTALE
(11,541,973
(11,541,973 ha)
ha)
251
251 certificati
certificati
EUROPA
EUROPA
50.01%
50.01% dell‘area
dell‘area
certificata
certificata TOTALE
TOTALE
(51,738,120
(51,738,120 ha)
ha)
409
certificati
409 certificati
ASIA
ASIA
1.91%
1.91% dell‘area
dell‘area
certificata
TOTALE
certificata TOTALE
(1,974,650
(1,974,650 ha)
ha)
59
certificati
59 certificati
AFRICA
AFRICA
2.91%
2.91% dell‘area
dell‘area
certificata
certificata TOTALE
TOTALE
(3,011,293
(3,011,293 ha)
ha)
40
40 certificati
certificati
Più di 103 milioni di ettari di foreste in 79
Paesi
933 siti forestali certificati
8.678 certificati di catena di custodia in 88
Paesi
OCEANIA
OCEANIA
1.57%
1.57% dell‘area
dell‘area
certificata
TOTALE
certificata TOTALE
(1,621,973
(1,621,973 ha)
ha)
31
31 certificati
certificati
Database mondiale:
www.fsc-info.org
Il mercato internazionale dei
prodotti certificati FSC
 Oltre 13.000 linee di prodotti
certificati FSC nel mondo
 Valore complessivo del
mercato mondiale dei prodotti
certificati FSC: oltre 5 miliardi
US$
Il network internazionale del FSC
FSC International
Centre (FSC IC)
Bonn (Germania)
FSC Regional Offices (FSC
ROs): Africa, America
Latina, Asia ed Europa (+
Nord America).
www.fsc.org
37 National Initiatives
(FSC NIs) in altrettanti
Paesi, compresa
l’Italia
19 Gruppi d’acquisto,
Buyers’ groups,
coordinati dal GFTN.
In Italia: Club per il
legno ecocertificato
15 Enti di certificazione
accreditati in tutto il
www.fsc-italia.it
Paolo Fabbri [email protected], 2 italiani
www.clubecolegno.it
Il Gruppo FSC-Italia
 Creato nel 2001 (ric. 2002)
 60 membri
 Supporta la diffusione del
sistema FSC (formazione,
informazione, supporto
tecnico…)
 Standard di buona gestione
forestale per le foreste
dell’arco alpino italiano e per i
boschi appenninici e
mediterranei
Diffusione di FSC in Italia:
foreste certificate
Sabbioneta (MN)
218 ha
Azienda Agricola Valenza Po’
57,43 ha
Arespan Spa (AT)
54,63 ha
Trino Vercellese (VC)
582 ha
Mombercelli e Casale
Monferrato (AT)
112,06 ha
Consorzio Xiloimprese (SV)
1.482 ha
Tempio Pausania (SS)
66 ha
Magnifica Comunità di Fiemme (TN)
11,000 ha
Pioppeto S. Alessandro (PV)
257 ha
Azienda Agro-Forestale Carpaneta (MN)
40,81 ha
Bosco di Piegaro (PG)
154 ha
Ente Parco Regionale del Matese (CE)
25.721 ha
39.744,93 ha
certificati FSC
Diffusione di FSC in Italia: la
catena di custodia (COC)
315 aziende
certificate per
la COC
Per aggiornamenti:
www.fsc-italia.it
Numerose linee di prodotti già disponibili:
carta
mobili
infissi
utensili
cornici
Paolo Fabbri [email protected]
pallet
pannelli
pavimenti
FSC e Green Public
Procurement: il
ruolo della
Pubblica
Amministrazione
Paolo Fabbri [email protected]
Città amiche delle foreste:
In Italia: Roma, Bologna, Firenze,
Ravenna, Pesaro, Urbino, Livorno,
Modena, Rimini, Belluno, Cesena,
Crema, Fano, Urbania, Formigine,
Grottamare…
In altri Paesi: Los Angeles, Gotha…
www.greenpeace.it/camp/foreste/citta
Paolo Fabbri [email protected]
…un esempio di delibera
Paolo Fabbri [email protected]
Ferrovie tedesche
Deutsche Banh AG:

Leader europeo trasporti
ferroviari

32 milioni di biglietti (ed altri
documenti)/anno su carta FSC
attraverso 3.500 biglietterie
automatiche

informazioni su FSC ai clienti
attraverso i monitor delle
biglietterie automatiche
Poste tedesche



100 milioni di buste all’anno
Milioni di cartoline
800 ton/anno di carta
I tre marchi FSC
FSC PURO = tutto il legno (fibra) è certificato FSC
FSC MISTO = è garantita una % minima di FSC,
il resto è legno (fibra) vergine proveniente da fonti
controllate o legno (fibra) riciclato post-consumo
FSC RICICLATO = tutto il legno (fibra) è
riciclato post-consumo
FSC riciclato
Dal 1 ottobre 2004: possibilità di
prodotti FSC Riciclato (post-consumo)

 Riciclaggio = minore pressione sulle
risorse forestali
 Pannelli a base di legno, carta etc.

D.L. 203/2003
Certificazione
ed Etichettatura
PEFC
PEFC-Italia
In Italia è stato istituito nel 2001 da Federforeste,
insieme a imprese trasformazione del legno e 10
Pubbliche Amministrazioni.
PEFC-Italia
• Ha sede legale a Roma presso l’UNCEM
• Ha sede operativa a Perugia
• La sua struttura organizzativa è la seguente:
– Segreteria
– Assemblea Generale (43 soci)
– Consiglio di Amministrazione (C.d.A.) (12 consiglieri,
uno per ogni categoria della filiera foresta-legno,
compresi i consumatori – sedia vuota: mondo
ambientalista)
Area forestale certificata con i vari schemi
65%
3%
Area certificata da
schemi riconosciuti
dal PEFCC
193 milioni ha
Area certificata da
schemi in via di
riconoscim. PEFCC
9 milioni ha
Area certificata con
FSC
90 milioni ha
30%
Stima di area
certificata con altri
schemi nazionali
5 milioni ha
Totale Area forestale certificata
2%
297 milioni di ha
PEFC nel mondo
2.901 aziende del legno
certificate in 26 Paesi
membri PEFCC
interesse per PEFC
presentazione
sistema riconosciuto
Europa
31 Iniziative Nazionali
193 milioni di ha di foreste
certificate
+
AUS
CILE
CAN
USA
BRA
----POL
SLO
EST
LIT
Associazione Regionale PEFC
Trentino– Consorzio dei
Comuni Trentini (Tn)
247.390 ha
2 Consorzi Forestali,
3 Comuni: 22.103 ha
2 pioppeti: 1.024 ha
Consorzio
Forestale Valli
Stura e Orba (Ge)
582 ha
Gruppo Bauerbund – Unione Agricoltori (Bz)
250.653 ha
Associazione regionale PEFC
Friuli Venezia Giulia (Ud)
67.348 ha
Gruppo di 43 pioppeti: 1.755 ha
Consorzio Forestale
Amiata (Gr)
2.913 ha
Il PEFC in Italia
Paolo Fabbri [email protected]
637.846 ha di boschi certificati PEFC
2.779 ha di pioppeti certificati PEFC
Gruppo PEFC Veneto (Ve)
35.195 ha
Modalità di certificazione
della gestione forestale
• L'applicazione della certificazione può essere a livello
individuale, ma anche in modalità associata, cioè di gruppo
o regionale
• La modalità associata permette ai singoli piccoli proprietari
di partecipare e di fare economia di scala
• Gruppo: entità che raggruppa più proprietari singoli e/o più
gestori forestali
• Regione: territorio omogeneo chiaramente delimitato
geograficamente o amministrativamente con Gruppo che
rappresenta + del 50% superficie
Criteri e indicatori di GFS
Il PEFC basa la verifica della GFS attraverso:
• 6 Criteri di gestione forestale sostenibile (GFS)
L’iter di certificazione
• Predisposizione di un sistema di gestione aziendale
• Domanda di certificazione
• Verifica della documentazione e visita in azienda
• Rapporto di verifica ispettiva (segnalazione di NC)
• Decisione di certificazione da parte di un Comitato di
certificazione)
• Emissione del certificato
• Richiesta di licenza d’uso del marchio
Schemi di Certificazione PEFC
 Certificazione Gestione Forestale
Sostenibile (GFS)
 Certificazione della “Catena di
Custodia” o della “Rintracciabilità”
dei prodotti legnosi
ETICHETTATURA di
materiali riciclati
Prodotti PEFC
120 aziende
certificate per la
COC
PEFC e FSC sono equivalenti?
Parlamento UE
(Risoluzione adottata il 16 Febbraio 2006)
“considers the FSC and PEFC certification systems
to be equally suitable …
to give consumers assurances
concerning sustainable forest management”
Dichiarazioni Ambientali
Etichette di tipo II
Asserzioni Amb. auto-dichiarate
Realizzate dai produttori,importatori o distributori dei
prodotti, includono tutte le dichiarazioni e simboli di
valenza ambientale presenti sulle:
• confezioni dei prodotti,
• sugli imballaggi
• nelle pubblicità utilizzati dagli stessi produttori come
strumento di marketing
Etichette di tipo II
Asserzioni Amb. auto-dichiarate
Solitamente l’informazione ambientale comunicata
dalle autodichiarazioni riguarda un solo aspetto
ambientale del prodotto espresso in forma
qualitativa o semi-quantitativa indica ad esempio:
• il contenuto di materiale riciclato
• la riciclabilità
• la biodegradabilità
Etichette di tipo II
Asserzioni Amb. auto-dichiarate
• non sono certificabili da una parte terza;
• non si basano su criteri predefiniti e riconosciuti;
Non devono essere utilizzate asserzioni ambientali
vaghe o non specifiche, come “sicuro per l’ambiente”,
“amico dell’ambiente”, “amico della terra”, “non inquinante”,
“verde”, “amico della natura” e “amico dell’ozono”.
Neppure asserzioni con riferimenti alla “sostenibilità”.
Etichette di tipo II
Asserzioni Amb. auto-dichiarate
Lo standard ISO 14021 stabilisce che le auto dichiarazioni
ambientali devono essere:
•
•
•
•
•
Non ingannevoli
Verificabili
Specifiche e chiare
Non soggette ad errori di interpretazione
Utili per prendere decisioni consapevoli
Etichette di tipo II
Asserzioni Amb. auto-dichiarate
ciclo di Mobius (senza valore percentuale)
sui prodotti riciclabili
50%
50%
50%
ciclo di Mobius accompagnato da un valore percentuale indicato come “X%”
dove X esprime il rapporto tra il peso di materiale riciclato e il peso del prodotto
sui prodotti riciclati
Dichiarazioni Ambientali di Tipo III
(Dichiarazioni Ambientali di Prodotto – EPD)
E’ un documento che contiene informazioni (oggettive,
confrontabili e credibili) relative alla prestazione
ambientale del ciclo di vita di prodotti e servizi (ISO 14040)
Ha le seguenti caratteristiche:
• si applicano a tutti i prodotti
• Sono verificati e convalidati da organismi accreditati e
indipendenti (parte terza)
Dichiarazioni Ambientali di Tipo III
(Dichiarazioni Ambientali di Prodotto – EPD)
Oggettività (utilizza la Valutazione del Ciclo di Vita come
metodologia per l'identificazione e la quantificazione degli
impatti ambientali).
Credibilità (viene convalidata da un ente verificatore
esterno accreditato dal SINCERT)
Confrontabilità (permette confronti tra prodotti della
stessa categoria)
Dichiarazioni Ambientali di Tipo III
(Dichiarazioni Ambientali di Prodotto – EPD)
Marchi ecologici
Tipo 1
Tipo 2
Tipo 3
Scopo
selettivo
informativo
comparativo
Tipologia
prodotti e
servizi
prodotti
prodotti e servizi
Destinatari
Consumatori Consumatori
PA
Imprese
PA
Imprese
Verifica
indipendente
Si
No
Si
Ciclo di vita
Alta
Bassa
Molto alta
Comunicazione
Etichetta
Simbolo/dicitura Etichetta e scheda
tecnica
Sistema di Gestione Ambientale
Sistema di Gestione Ambientale
La parte del sistema di gestione complessivo comprendente:
• la struttura organizzativa (inquadramento delle risorse
umane e delle loro relazioni)
• le responsabilità (definizione e attribuzione di funzioni a
soggetti e unità)
• le prassi (modalità operative adottate nell’azienda = attività)
• le procedure (metodi di esecuzione di un’attività)
• i processi (operazioni effettuate attraverso dispositivi
tecniche)
• le risorse (umane, finanziare e tecniche)
attuare la Politica Ambientale.
Sistema di Gestione Ambientale
ISO 14001
• E’ uno standard internazionale
• Nasce all’interno della normazione volontaria
• Nasce nel 1996, sostituendo e integrando standard
preesistenti (ad es. BS 7750).
EMAS (Eco-Management and Audit Scheme)
• E’ uno standard Comunitario
• Nasce all’interno della normazione volontaria
• Nasce nel 1993 con il Regolamento Comunitario n° 1836
(EMAS I) aggiornato e rivisto il Regolamento n° 761/01
Sistema di Gestione Ambientale
Miglioramento continuo
Analisi
AnalisiAmbientale
Ambientale
Iniziale
Iniziale
Riesame
Riesamedella
della
Direzione
Direzione
Politica
Politica
Ambientale
Ambientale
Pianificazione
Pianificazione
Controlli
Controlliee
Azioni
AzioniCorrettive
Correttive
Attuazione
Attuazioneee
funzionamento
funzionamento
Audit di convalida
Se la fase di Istruttoria e quella di verifica hanno
dato esito positivo l’ENTE VERIFICATORE
dispone la:
• REGISTRAZIONE del SGA (EMAS)
• CERTIFICAZIONE del SGA (ISO 14001)
Frequenza Audit di convalida
- Annuale per ISO 14001
- Ogni tre anni per EMAS
Enti Normatori
• EMAS: Enti controllati dal COMITATO ECOLABEL
ECOAUDIT composto da 14 membri in
rappresentanza dei Ministeri dell'ambiente,
dell'industria, della sanità e del tesoro, che durano in
carica tre anni.
• ISO 14001: Enti controllati dal SINCERT (organismo
di accreditamento), che operano anche nell’ambito
della certificazione dei sistemi di qualità.
Utilizzo del logo Emas
• dichiarazioni ambientali convalidate
• intestazioni di lettere
• informazioni che pubblicizzano la partecipazione
dell’organizzazione all’EMAS
• sulla pubblicità di prodotti, attività e servizi (solo in
circostanze stabilite dalla UE)
Utilizzo esterno dell’ISO 14001
All’organizzazione certificata viene rilasciato un
attestato di certificazione.
Inoltre sul sito web e su altre forme di comunicazione
dell’organizzazione si può fare riferimento alla
certificazione ottenuta
Differenze Iso-Emas
• Analisi ambientale iniziale (per ISO 14001 è
sottintesa per EMAS esplicitamente prevista);
• Conformità legislativa (maggior rigore per il
rispetto delle norme di riferimento per l’EMAS);
• Frequenza dell’audit dell’Ente di Controllo
(annuale per ISO 14001, ogni tre anni per EMAS);
• Dichiarazione ambientale (non prevista per l’ ISO
14001 ma prevista per EMAS);
• Ambito Internazionale per ISO 14001, all’interno
dell’Unione Europea per EMAS.
• ISO 14001 molto diffusa in Giappone, USA e
Germania,
Germania mentre l’EMAS in Germania e Austria
I marchi sociali
Riguardano la sicurezza, le implicazioni sulla salute
dell’uomo, aspetti tecnici economici e sociali relativi ai
prodotti.
Si riferiscono o al prodotto o all’azienda:
• SA 8000 (gestione della responsabilità sociale di
un’organizzazione)
• Marchio TransFair (prodotti del Commercio equo e
solidale)
CERTIFICAZIONE
di
RESPONSABILITA’ SOCIALE
SA8000
SA8000
La certificazione SA8000 è stata istituita con
riferimento a:
• Gli accordi dell’organizzazione internazionale
del lavoro.
• La dichiarazione dei diritti umani.
• La convenzione ONU sui diritti del bambino.
per gestire la Responsabilità Etica dell’organizzazione
e di tutta la catena dei suoi fornitori.
SA8000
SA8000 è:
• Il primo standard internazionale che misura il
grado etico e la responsabilità sociale di una
azienda, sviluppato dal CEPAA (oggi SAI), nel 1997
• Applicabile in qualsiasi settore merceologico.
merceologico
• Un vero e proprio sistema di gestione (che dovrà
essere certificato da organismi accreditati) i cui
contenuti e principi dovranno essere resi pubblici.
SA8000
Le aziende certificate SA8000 si impegnano a:
• Non utilizzare manodopera minorile o lavoro coatto.
• Non utilizzare lavoro obbligato.
• Non usufruire di un contesto di discriminazione razziale o
sessuale.
• Garantire la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro.
• Garantire la libertà di associazione,
associazione il diritto alla
contrattazione collettiva e la giusta remunerazione.
• Adottare Sistemi di Gestione adeguati e corretti.
• Rispetto delle leggi e degli standard industriali applicabili
sull’orario di lavoro.
• Garantire di un salario adeguato a soddisfare i bisogni
primari e fornire un qualche guadagno discrezionale.
Benefici
• Miglioramento d’immagine dell’azienda.
• Maggior fiducia da parte dei consumatori.
• Miglioramento dei rapporti con le Istituzioni.
• Maggior controllo sull’attività dei fornitori.
• Miglioramento del clima aziendale.
Le fasi della SA8000
a)
b)
c)
d)
e)
f)
Politica di responsabilità sociale
Pianificazione
Controllo dei fornitori
Audit di Sistema
Audit di Convalida
Comunicazioni esterne
Commercio equo e solidale
Commercio Equo e Solidale
Il commercio equo e solidale (universalmente noto come
FAIR-TRADE) è un approccio alternativo al
commercio convenzionale esso promuove:
• La giustizia sociale ed economica tra nord e sud del
mondo.
• Rispetto per i lavoratori.
• Rispetto per le popolazioni indigene.
• Lo sviluppo sostenibile.
Commercio Equo e Solidale
Il commercio
equo e solidale si fonda su rapporto
paritario fra tutti i soggetti coinvolti nella catena di
commercializzazione:
•
•
•
•
•
Produttori
Lavoratori
Importatori
Punti vendita
Consumatori
(dalla Carta Italiana dei Criteri del commercio equo e solidale)
Produttori
I produttori sono cooperative di artigiani e agricoltori i quali
devono:
• Perseguire logiche di autonomia delle popolazioni locali
• Evitare una. dipendenza economica verso l’esportazione
• Garantire la qualità del prodotto
• Evitare l’esportazione di prodotti o materie prime
scarseggianti.
.
(dalla Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo solidale)
Prezzo equo
- TRASPARENTE
Tutte le voci che lo compongono devono essere note in termini quantitativi.
- CONCORDATO
Su indicazioni da parte dei produttori e dei rappresentanti degli importatori.
- FISSO
Le Botteghe solidali hanno tutte gli stessi listini e non possono aumentare i
prezzi.
Nel commercio equo e solidale sono i produttori stessi a determinare il
prezzo del prodotto, il quale non deve tenere conto solo dei costi reali
di produzione, ma deve anche garantire loro il raggiungimento e il
mantenimento di un livello di vita dignitoso, sempre considerando il
livello di vita nei paesi in cui operano.
TRANSFAIR
L’Associazione TransFair International è nata a
Stoccarda (Germania) alla fine degli anni ‘80 allo scopo
di diffondere e veicolare attraverso l’uso di un apposito
marchio i prodotti dei piccoli produttori del Sud del
Mondo.
TRANSFAIR
L’organizzazione italiana di marchio TransFair
è stata fondata nel 1994 con l’appoggio e il
consenso di importanti parti della società
civile.
Il primo prodotto con marchio TransFair che in
Italia è stato messo in commercio fu il caffè, sul
finire del 1995.
Oggi sono disponibili cioccolato,cacao, succhi di
frutta, banane, miele, tè e palloni da calcio con
marchio TransFair.
TRANSFAIR
I prodotti con marchio Transfair provengono dai seguenti
Paesi:
• America Latina: Brasile, Honduras, Perù; Ecuador,
Colombia, Cuba, Guatemala, Nicaragua, Messico,
Repubblica Domenicana, Costa Rica.
• Africa: Ghana, Tanzania, Congo.
• Asia: Pakistan, India, Sumatra, Thailandia, Sri Lanka.
Agricoltura Biologica
Agricoltura Biologica
Il termine agricoltura biologica indica un metodo di
coltivazione e di allevamento che ammette solo
l’impiego di sostanze presenti in natura escludendo
l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica (concimi,
diserbanti, insetticidi e fungicidi).
L’agricoltura biologica nata come un settore di nicchia
riservato a pochi produttori e consumatori ha ,in questi
anni, conquistato porzioni di mercato sempre più
crescenti.
Normativa
Regolamento CE n. 2092/91
Costituisce la norma base per il settore dell'agricoltura
biologica, di cui definisce le regole per l'etichettatura,
l'organizzazione del sistema di controllo, l'importazione
da paesi terzi, l'elenco dei prodotti utilizzabili nella
coltivazione
Decreto Legislativo n. 220/95
Attuazione degli articoli 8 e 9 del regolamento CEE n.
2092/91 in materia di produzione agricola ed agro
alimentare con metodo biologico
ETICHETTATURA
L’etichetta biologica oltre alle diciture obbligatorie
per legge (contenuto netto, termine di
conservazione) deve riportare:
• Nome dell’organismo di controllo o suo codice.
• Codice dell’azienda controllata.
• Numero dell’autorizzazione.
Controlli
Il Regolamento n° 2092 impone agli stati membri di
instaurare un regime di controllo sui marchi e le
etichette biologiche gestito da autorità pubbliche e/o
private.
In Italia al momento sono autorizzate dal Ministero
dell’Agricoltura organismi di controllo (privati) e la
presenza dei loro marchi sulle confezioni dei prodotti
ne certifica l'origine biologica.
Organismi di controllo
ASSOCIAZIONE ITALIANA PER L'AGRICOLTURA BIOLOGICA
Strada Maggiore 29
40125 Bologna
CCPB
Consorzio per il Controllo dei Prodotti biologici
Via J.Barozzi 8
40126 Bologna
CODEX
Via Fornello 4
43030 Basilicanova (PR)
BIOAGRICOOP
Via Fucini 10
40033 Casalecchio di Reno (BO)
IMC
Istituto Mediterraneo di Certificazione
Via F.lli Bandiera 61
60019 Senigallia (AN)
ECOCERT ITALIA
Corso delle Provincie 60
95127 Catania (CT)
ASSOCIAZIONE SUOLO E SALUTE
Via Abbazia 17
61032 Fano (PU)
BIOS SRL
Via Monte Grappa 7
36063 Marostica (VI)
Qc&I International Service sas
Villa Parigini
Loc. Basciano - 53035 Monteriggioni (SI)
Organismi di controllo
Codice
Organismo di controllo
IT AIB
Associazione Italiana per l’agricoltura biologica
IT ASS
Suolo e salute
IT BSI
BIOS
IT BAC
Bioagricenter
IT CPB
Consorzio per il controllo dei prodotti biologici
IT CDX
CODEX
IT IMC
IMC
ETICHETTATURA
Esistono 3 categorie di etichette:
1. Prodotti con almeno il 95% degli ingredienti di
produzione biologica.
2. Prodotti con almeno il 70% degli ingredienti di
produzione biologica (i prodotti biologici verranno
appositamente indicati con un asterisco nell’elenco
degli ingredienti).
3. Prodotti da conversione (prodotti coltivati con il
metodo biologico da almeno 1 anno dal primo raccolto).
Nel caso in cui la percentuale degli ingredienti biologici sia
inferiore del 70% non si può fare alcun riferimento al
metodo biologico.
Marchio europeo
Solo i prodotti con almeno il 95%
degli ingredienti da agricoltura
biologica possono esibire il
marchio europeo.
Il marchio non è obbligatorio,
obbligatorio può essere apposto su
prodotti che sono venduti direttamente in imballaggi
sigillati.