Il percorso metodologico per l`introduzione del GPP nelle Pubbliche
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Il percorso metodologico per l`introduzione del GPP nelle Pubbliche
Il percorso metodologico per l’introduzione del GPP nelle Pubbliche Amministrazioni Paolo Fabbri [email protected] Il progetto 400 ore Percorso di formazione e assistenza operativa di 10 ore complessive orientato a: • Analizzare la normativa in materia di GPP (D. Lgs. 22 del 1997; D.M. del 27 Marzo 1998; Legge 443 del 2001; Legge 448 del 2001; D.M. 203 del 2003) • Analizzare i principali marchi e certificazioni ambientali • Riflettere, anche mediante l’analisi delle esperienze già realizzate sul territorio nazionale, sugli obblighi e sulle opportunità previsti per le Amministrazioni Pubbliche dal Piano d’Azione Nazionale sul GPP Il progetto è realizzato grazie a.. Oggi parleremo di Acquisti verdi • • • • Definizioni Il contesto europeo Riferimenti legislativi nazionali Marchi e certificazioni ambientali Acquisti verdi: definizioni Definizione: Sistema di acquisti di prodotti e servizi ambientalmente preferibili dove per ambientalmente preferibili si intendono: “quei prodotti e servizi che hanno un minore, (ovvero un ridotto) effetto sulla salute umana e sull’ambiente rispetto ad altri prodotti e servizi utilizzati allo stesso scopo” (U.S. EPA 1995) GPP: definizioni 2 Prevede l’integrazione degli aspetti ambientali nei processi di acquisto delle Pubbliche Amministrazioni, purché la loro introduzione non alteri in alcun modo i principi di fondo che regolano gli appalti pubblici di fornitura (trasparenza, pari opportunità) Acquisti pubblici Gli acquisti pubblici rappresentano: • Il 14 % del PIL di tutti i Paesi dell’Unione Europea • Il 17 % del PIL italiano Acquisti verdi: Il contesto europeo I riferimenti legislativi europei Sentenza della Corte di Giustizia Europea 17 settembre 2002 Direttiva 2004/18/CE del Parlamento e del Consiglio Europeo 31 marzo 2004 “relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi” Sentenza della Corte di Giustizia Europea 17 settembre 2002 L’esperienza del Comune di Helsinki ha creato un “precedente favorevole” dal punto di vista legislativo per applicazione dei GPP. Ricorso: Gara servizio trasporti con criteri di GPP La corte di Giustizia Europea si è pronunciata sull’ammissibilità dei GPP I criteri di GPP sono legittimi? La Sentenza della Corte di Giustizia Europea del 17.9.2002 stabilisce che i criteri ecologici sono legittimi se: • sono collegati all’oggetto dell’appalto (pertinenza); • non lasciano indiscrezionalità assoluta all’Amministrazione (autonomia); • sono espressamente menzionati nel capitolato o nel bando di gara (pubblicità); • rispettano i principi della normativa comunitaria di non discriminazione (par condicio), di libera concorrenza; anche se possono essere potenzialmente soddisfatti da un ristretto numero di concorrenti; anche se non hanno un diretto beneficio in termini economici. Direttiva n. 18 del 2004 Articolo 23 specifiche tecniche Articolo 53 Criteri di aggiudicazione dell’appalto Si possono inserire caratteristiche ambientali in termini di prestazioni o di requisiti funzionali facendo riferimento ad eco-etichettature se: appropriate all’oggetto dell’appalto; elaborate con criteri scientifici; adottate con il coinvolgimento delle parti interessate; accessibili alle parti interessate Si può inserire il riferimento alle caratteristiche ambientali per stabilire capacità tecniche e professionali dell’operatore economico Riferimenti legislativi italiani • D.Lgs. 22 del 1997 (Decreto Ronchi) • D.M. del 27 Marzo 1998 • Legge 443 del 2001 (Legge Lunardi) • Legge 448 del 2001 • D.M. 203 del 2003 • D.Lgs 152 del 2006 • Piano d’azione nazionale per il GPP D.Lgs. 22 del 1997 Art 3 Comma 1 Le autorita' competenti adottano, ciascuna nell'ambito delle proprie attribuzioni, iniziative dirette a favorire, in via prioritaria, la prevenzione e la riduzione della produzione e della pericolosita' dei rifiuti mediante: a) lo sviluppo di tecnologie pulite, in particolare quelle che consentono un maggiore risparmio di risorse naturali; b) la promozione di strumenti economici, eco-bilanci, sistemi di ecoaudit, analisi del ciclo di vita dei prodotti, azioni di informazione e di sensibilizzazione dei consumatori, nonche' lo sviluppo del sistema di marchio ecologico ai fini della corretta valutazione dell'impatto di uno specifico prodotto sull'ambiente durante l'intero ciclo di vita del prodotto medesimo; c) la messa a punto tecnica e l'immissione sul mercato di prodotti concepiti in modo da non contribuire o da contribuire il meno possibile, per la loro fabbricazione, il loro uso od il loro smaltimento, ad incrementare la quantità, il volume e la pericolosità dei rifiuti ed i rischi di inquinamento; d) lo sviluppo di tecniche appropriate per l'eliminazione di sostanze pericolose contenute nei rifiuti destinati ad essere recuperati o smaltiti; e) la determinazione di condizioni di appalto che valorizzino le capacita' e le competenze tecniche in materia di prevenzione della produzione di rifiuti; f) la promozione di accordi e contratti di programma finalizzati alla prevenzione ed alla riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti. Art 19 Comma 4 Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto le regioni emanano norme affinche' gli uffici pubblici coprano il fabbisogno annuale di carta con una quota di carta riciclata pari almeno al 40% del fabbisogno stesso. D.M. del 27 Marzo 1998 Art 5 Comma 1 Nel rinnovo annuale del loro parco autoveicolare, le amministrazioni dello Stato, delle regioni, degli enti locali, degli enti e dei gestori di servizi pubblici e dei servizi di pubblica utilita', pubblici e privati, dovranno prevedere che nella sostituzione degli autoveicoli in dotazione una quota sia effettuata con autoveicoli elettrici, ibridi, o con alimentazione a gas naturale, a GPL, con carburanti alternativi con pari livello di emissioni, dotati di dispositivo per l'abbattimento delle emissioni inquinanti, nelle seguenti percentuali ed entro i tempi sotto indicati: entro il 31 dicembre 1998 nella misura del 5%; entro il 31 dicembre 1999 nella misura del 10%; entro il 31 dicembre 2000 nella misura del 20%; entro il 31 dicembre 2001 nella misura del 30%; entro il 31 dicembre 2002 nella misura del 40%; entro il 31 dicembre 2003 nella misura del 50%. Legge 443 del 2001 Art 16 Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge le regioni emanano norme affinché gli uffici pubblici coprano il fabbisogno annuale di manufatti in plastica con una quota di manufatti in plastica riciclata pari almeno al 40 % del fabbisogno stesso. Legge 448 del 2001 Art 52 Comma 14 Per le finalità di tutela ambientale correlate al potenziamento del settore delle ricostruzioni dei pneumatici usati, le amministrazioni dello Stato, delle regioni, degli enti locali e i gestori di servizi pubblici e dei servizi di pubblica utilità, pubblici e privati, nell'acquisto dei pneumatici di ricambio per le loro flotte di autovetture e di autoveicoli commerciali ed industriali, riservano una quota all'acquisto di pneumatici ricostruiti, pari ad almeno il 20% del totale D.M. 203 del 2003 Art 1 Il presente decreto individua regole e definizioni affinché le Regioni adottino disposizioni, destinate agli enti pubblici e alle società a prevalente capitale pubblico, anche di gestione dei servizi che garantiscano che i manufatti e i beni realizzati con materiale riciclato coprano almeno il 30% del fabbisogno annuale. D.Lgs 152 del 2006 Art 196 comma 1 lett. p Sono di competenza delle Regioni: L’adozione delle disposizioni occorrenti affinché gli Enti Pubblici e le società a prevalente capitale pubblico coprano il proprio fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato non inferiore al 30% del fabbisogno medesimo. A tal fine i predetti soggetti inseriscono nei bandi di gara o di selezione per l’aggiudicazione apposite clausole di preferenza, a a parità degli altri requisiti e condizioni. D.M. 203 del 2003 Per dare attuazione al Decreto 203/2003 sono state promulgate otto Circolari del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio finalizzate all’individuazione delle caratteristiche dei materiali riciclati annessi all’iscrizione al repertorio del riciclaggio. D.M. 203 del 2003 Le otto Circolari riguardano le seguenti filiere: • • • • • • • • Circolare 8 Giugno 2004 (Tessile e Abbigliamento) Circolare 4 Agosto 2004 (Plastica) Circolare 3 Dicembre 2004 (Carta) Circolare 3 Dicembre 2004 (Legno e arredo) Circolare 22 Marzo 2005 (Ammendanti) Circolare 15 Luglio 2005 (Settore edile e stradale) Circolare 19 Luglio 2005 (Articoli in gomma) Circolare 31 gennaio 2006 (Oli minerali usati) D.M. 203 del 2003 A distanza di cinque anni dalla emanazione del Decreto 203/2003 la sua operatività si è dimostrata limitata: • Nessuna Regione ha adottato le disposizioni previste (individuazione dei destinatari della norma) • Il repertorio del riciclaggio contiene un esiguo di beni e manufatti riciclati Direttiva del 2004 n.18 recepita nel D.Lgs 163/2006 Art 2 comma 2 “Il principio di economicità può essere subordinato, entro i limiti in cui sia espressamente consentito dalle norme vigenti e dal presente codice, ai criteri, previsti dal bando, ispirati a esigenze sociali, nonchè alla tutela della salute e dell'ambiente e alla promozione dello sviluppo sostenibile”. Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Il Piano d’Azione Nazionale GPP Il Piano d’Azione Nazionale GPP Obiettivo generale: input politico nazionale alle PA e strumenti pratici che favoriscano la diffusione del GPP • Sostegno e riferimento per chi fa già GPP • Base di partenza per chi non fa e non conosce il GPP • Segnale di certezza per il sistema produttivo • Massimizzare i benefici ambientali, economici e finanziari attraverso la leva della domanda pubblica di beni e servizi “ambientalmente preferibili” Previsto dalla Legge Finanziaria 2007 (commi 1126,1127,1128) Il Piano d’Azione Nazionale GPP Come: • Attraverso la definizione di criteri ambientali minimi • “Usando” Consip come leva fondamentale per trasformare tutti gli appalti della PA in appalti verdi • Fornendo strumenti di conoscenza al mercato e alle stazioni appaltanti • Coinvolgendo attivamente i soggetti interessati I contenuti del Piano d’azione • Obiettivi di miglioramento ambientale: – Efficienza e risparmio di risorse naturali, in part. ENERGIA – Riduzione dei rifiuti – Riduzione uso sostanze pericolose • • • • • • Categorie merceologiche di intervento Identificazione dei “criteri minimi” Definizione di obiettivi nazionali per il GPP Indicazioni per gli enti Piano di comunicazione e formazione Monitoraggio PAN GPP: Categorie merceologiche a) Arredi b) Edilizia c) Gestione dei rifiuti d) Servizi urbani e al territorio e) Servizi energetici f) Elettronica g) Prodotti tessili e calzature h) Cancelleria i) Ristorazione l) Servizi di gestione degli edifici m) Trasporti I prossimi passi • Definizione dei CAM per: – apparecchiature IT • Gruppi di lavoro per: – Carta – Edilizia – Energia – Prodotti detergenti / servizi di pulizia – Strumenti e EPD – Modelli di consumo • Progetti pilota in corso: GDO e distretti Criteri ecologici “minimi” • • • • Di facile realizzazione Sufficientemente diffusi nel mercato Da integrare in tutte le gare Consip Aggiornabili ed estensibili Metodologia • Per fornire uno strumento pratico • Per facilitare l’implementazione di ulteriori criteri o di performance ambientali più elevate PAN GPP: procedure in atto • Comitato di Gestione formalizzato e già operativo (interministeriale: MATTM APAT MEF MSE CONSIP ENEA Regioni ARPA-Regionali) • Attivazione di una procedura trasparente per la definizione e condivisione dei criteri ambientali • Avvio di una strategia più ampia sul fronte Produzione e Consumo Sostenibile Monitoraggio Verifica annuale del grado di penetrazione del GPP in Italia e il volume di acquisti ambientali realizzati, anche al fine di consentire l’individuazione e la quantificazione dei benefici ambientali ottenuti, che saranno calcolati sulla base di indicatori specifici (il risparmio in termini di CO2 emessa in relazione alla spesa: CO2/Euro spesi). Obiettivi ambientali del GPP Il GPP in Italia dovrà avere come riferimento per l’azione la necessità di intervenire sui seguenti temi ambientali: Efficienza e risparmio nell’uso delle risorse, in particolare dell’energia Riduzione dei rifiuti Riduzione delle sostanze pericolose Gli Obiettivi quantitativi Obiettivi quantitativi … da valutare come, quando e su quali settori prevederli • obiettivi aspecifici esempio: – % degli enti che fanno acquisti verdi (che rispettano i criteri minimi); – % dei capitolati che rispettano i criteri minimi • Obiettivi specifici es.: – % in valore dei beni acquistati che rispettano i criteri minimi PAN GPP: è entrato in vigore • Decreto inter-ministeriale n° 135 dell’11 Aprile 2008 • Pubblicato in gazzetta Ufficiale n. 107 del 8 maggio 2008 Stato dell’arte dei PAN GPP in EU Paesi con PAN operativi: Cipro, Danimarca, Estonia, Francia, Lettonia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Svezia e Regno Unito, Italia Paesi scandinavi hanno da anni consolidate politiche di GPP SITO SUL GPP www.dsa.minambiente.it/GPP Paolo Fabbri [email protected] CONSIP Spa e Acquisti verdi A partire dal 2000 CONSIP ha definito alcuni eco-obiettivi legati ai GPP Prevenzione inquinamento Energia • Contribuire attivamente alla generazione di risparmi • Stimolare l’utilizzo di veicoli a basso impatto ambientale • Promuovere beni e servizi realizzati con produzioni rispettose dell’ambiente • Promuovere l’utilizzo di fonti rinnovabili • Promuovere l’utilizzo di combustibili verdi Rifiuti • Promuovere l’utilizzo di prodotti e/o materiali riciclati • Adempiere DM 203/2003 • Promuovere la separazione del rifiuto dal materiale riciclabile • Promuovere la “valorizzazione” del rifiuto Ministero dell’ambiente e CONSIP Costituzione di un gruppo di lavoro con CONSIP per integrare criteri di qualità ambientale nei disciplinari di gara. Obiettivo: conferimento di un “bollino verde” ai disciplinari contenenti specifiche di carattere ambientale. Marchi e certificazioni Ambientali Etichette ecologiche Sono etichette applicate direttamente su un prodotto o su un servizio che forniscono informazioni sulla sua Performance ambientale complessiva, o su uno o più aspetti ambientali specifici. Esistono sistemi di etichettatura: • Obbligatori • Volontari I sistemi di etichettatura: obbligatori e volontari Le etichettature obbligatorie si applicano principalmente ai prodotti tossici e pericolosi, agli elettrodomestici (Energy Label), agli imballaggi (Packaging Label). Etichette energetiche Scegliere gli elettrodomestici che hanno le migliori prestazioni da un punto di vista energetico comporta un risparmio per i consumatori ed un beneficio per l’ambiente. Per questo sui principali elettrodomestici (frigoriferi, congelatori, lavatrici, lavastoviglie) è stata resa obbligatoria l’etichetta energetica (Direttiva CEE n. 75 del 1992 recepita in Italia con il DPR n. 107 del 1998) Etichette energetiche L’etichetta fornisce inoltre altre informazioni: • il consumo energetico ed idrico per ciclo di lavaggio (per lavatrici e lavastoviglie) • il consumo energetico della centrifugazione, o dell’asciugatura (per lavatrici e lavastoviglie) • il consumo energetico annuo (per i frigoriferi e congelatori). • la rumorosità dell’apparecchio. Sostanze tossiche e pericolose • Le etichette apposte sui contenitori di sostanze tossiche e pericolose sono ai consumatori/utilizzatori che ne fanno direttamente uso, di conseguenza gli aspetti più importanti di questa etichetta si riferiscono alla salute e alla sicurezza (D.M. 3/12/1985 in attuazione della Direttiva 449 del 1984) • La Direttiva n°21 del 1993 ha introdotto il simbolo di pericolo specifico per le sostanze “ambientalmente pericolose”. Sostanze tossiche e pericolose Xi irritante: Per gli occhi Per la pelle Per le vie respiratorie Bruciore Bruciore Irritante delle mucose Xn Nocivo: Per gli occhi Per la pelle Per le vie respiratorie Bruciore Bruciore Irritante delle mucose C Corrisivo T Tossico: Per ingestione Per inalazione Contatto con la pelle Attacca i metalli Attacca la pelle Attacca l’intestino Attacca le vie respiratorie Attacca la pelle F Infiammabile Anche sotto 0°C Entro i 25°C Tra i 25 e i 30°C N Pericoloso per l’ambiente Nocivi per l'ambiente acquatico (organismi acquatici, acque) e per l'ambiente terrestre (fauna, flora, atmosfera) o che a lungo termine hanno effetto dannoso. Imballaggi - Packaging Label • Il marchio è stato introdotto a seguito del decreto Ronchi, permette di facilitare la raccolta, il recupero e il riciclo dei materiali a fine vita. Il marchio è di forma triangolare accompagnato da un sigla o un numero ed identifica il materiale. 1- PET per polietilentereftalato 2- HDPE polietilene ad alta densità 3- PVC per polivinilcloruro 4- LDPE per polietilene a bassa densità 5- PP per polipropilene 6- PS per polistirolo Su molti prodotti si trova anche questo marchio con il quale si riconosce un'impresa che ha partecipato finanziariamente al programma di riciclaggio degli imballaggi domestici Le etichettature volontarie Tipo I Etichette basate sul sistema multi-criteria che considera l’intero ciclo di vita (LCA) ISO 14024 Tipo II Auto-dichiarazione secondo la norma ISO 14021 Strumento d’informazione che contiene dati forniti dal produttore, importatore o distributore del prodotto ad esempio su: biodegradabiltà, riciclabilità, atossicità dei trattamenti Tipo III secondo la norma ISO 14025 La Dichiarazioni Ambientali di Prodotto DAP forniscono informazioni di tipo quantitativo sulle performance ambientali del prodotto e sono calcolate sulla base dell’LCA Le etichettature volontarie Etichette di tipo I - sono volontarie e di “parte terza”: necessaria la verifica a cura di un organismo pubblico o privato, indipendente dal fornitore, che certifica la conformità a determinati criteri; - vengono assegnate a prodotti che rispondono a Determinati criteri ambientali e prestazionali; - i criteri sono predeterminati per ogni categoria di prodotto e sono di dominio pubblico; I programmi di etichettatura ambientale di Tipo I hanno il compito di identificare e promuovere prodotti di avanguardia ambientale, per cui i criteri sono stabiliti su prestazioni superiori al livello medio (prodotti “d'eccellenza”). Etichette di tipo I Blauer Engel: attivata in Germania nel 1978 White Swan: attiva dal 1989 in Danimarca, Svezia, Finlandia e Islanda Green Seal: rilasciata dall’omonima organizzazione senza scopo di lucro degli Stati Uniti. Umweltzeichen: etichetta austriaca attiva dal 1991 NF Environnement: attiva dal 1992 in Francia Ecolabel attivo dal 1992 in tutta Europa Etichette di tipo I Altre etichette assimilabili al Tipo I ma di settore (tessile, energetico, alimentare etc.) Energy Star: marchio statunitense diefficienza energetica applicabile alle apparecchiature per uffici. Oeko–Tex Standard 100: riguardante la presenza di sostanze nocive nei prodotti tessili PEFC e FSC: riguardanti la gestione sostenibile delle foreste e la relativa rintracciabilità dei prodotti Ecolabel Ecolabel Le procedure per l’assegnazione dell’Ecolabel sono stabilite dal Regolamento Comunitario n° 1980 del 2000. In Italia l’organo competente per il rilascio del marchio è il Comitato Ecolabel ed Ecoaudit, Ecoaudit mentre la verifica del rispetto dei requisiti è affidata ISPRA (ex APAT) La validità del marchio è di 3/5 anni Ecolabel L’Ecolabel è: 1. 2. 3. 4. 5. Certificato da un organismo competente. Facile da riconoscere. Di qualità: non solo ecologica ma anche prestazionale. Basato su dati scientifici. Controllato da Autorità Pubbliche. Ecolabel Per ogni prodotto vengono presi in esame i principali aspetti ambientali connessi alla sua realizzazione: • Qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo • Produzione di rifiuti • Consumo di risorse ed energia • Sicurezza e salute dei lavoratori e consumatori • Inquinamento acustico • Tutela della biodiversità individuando tutti gli impatti ambientali lungo tutto il suo ciclo di vita. Ecolabel I prodotti con marchio Ecolabel rispondono ai seguenti requisiti: • Prestazionali (efficiena, durata, etc). • Di composizione (materiali usati e contenuto di determinate sostanze). • Di processo produttivo (efficienza ambientale del processo,impiego di determinate sostanze). • Di fine di vita del prodotto (recuperabilità, riciclabilità e disassemblaggio). Ecolabel •I criteri ecologici vengono definiti in modo da qualificare per la certificazione esclusivamente i prodotti meno dannosi per l’ambiente •Lo standard oggi è raggiungibile dal 30% dei tipi o modelli dei prodotti sul mercato •Ad oggi sono stati definiti 27 gruppi di prodotto di cui: 24 già etichettabili 4 con criteri ecologici in corso di elaborazione Ecolabel • Aspirapolvere • Frigoriferi • Lavatrici • Lavastoviglie • Televisori • Detersivi per lavastoviglie • Detersivi a mano per piatti • Detersivi per lavatrice • Detersivi multiuso • Carta tessuto • Ammendanti • Materassi • Personal Computer •Computer portatili • Carta da copia • Pitture e Vernici per interno • Prodotti Tessili • Lubrificanti • Lampadine • Calzature • Piastrelle • Strutture ricettive • Campeggi • Saponi e shampoo Ecolabel Gruppi di prodotti con criteri in fase di Elaborazione • • • Arredi Carta stampata Pompe di calore Ecolabel Paolo Fabbri [email protected] Ecolabel Paolo Fabbri [email protected] Ecolabel Paolo Fabbri [email protected] Ecolabel Etichette ecologiche nazionali Oltre 20 Paesi adottano differenti etichette ambientali basate tutte sull’adesione volontaria dei produttori. Alcuni esempi sono: Etichetta “Blauer Engel” In Germania è attiva dal 1977 Oggi è presente su oltre 10.000 prodotti e sevizi. L’assegnazione del marchio è eseguita da una apposita Jury composta da rappresentanti: • dello Stato, • dei gruppi ambientalisti, • di consumatori, • di istituzioni scientifiche, • dei sindacati, • di industrie e dei mezzi di comunicazione. Etichetta “Blauer Engel” Per verificare se un prodotto osserva gli standard stabiliti per la sua categoria viene considerato: • L’intero ciclo di vita del prodotto (materie prime, produzione, uso e smaltimento). • Tutti gli aspetti di protezione ambientale (contenuto di sostanze pericolose, emissione di inquinanti, rumore, risparmio di energia, energia materie prime e acqua). • Sicurezza (Tutela della salute). Etichetta “White Swan” • E’ il solo assieme all’Ecolabel ad essere transnazionale (Paesi Scandinavi) • Nel 1989 il consiglio dei Ministri dei Paesi Scandinavi ha introdotto un marchio comune di qualità ecologica. • Sono oltre 1.000 i prodotti con questo marchio Etichetta “White Swan” Il marchio può essere rilasciato da ogni singolo organismo nazionale. L’Etichetta “White Swan” viene assegnata a categorie di prodotti, non alimentari caratterizzati da un minor impatto ambientale rispetto ad altri analoghi. La durata temporale dell’etichetta è limitata e può variare da 6 mesi a 3 anni. anni Esistono 2 livelli di etichettatura: • Il marchio B (indica prodotti che soddisfano i criteri minimi di qualità ecologica) • Il marchio A (indica prodotti che costituiscono il meglio del mercato). Energy Star E' un sistema volontario per l’efficienza energetica delle apparecchiature elettroniche nel 1993 su iniziativa dell’’Ente per l’Ambiente statunitense (EPA). Attraverso un accordo con gli USA l’Unione Europea partecipa al Energy Star per le apparecchiature per ufficio: • Regolamento 2422 del 2004 • Decisione del Consiglio Europeo 269/2003 Stabilisce limiti imassimi di consumo nella fase di Stand by, mentre non pone limiti sui consumi nella fase di utilizzo. Sono 1.087 tipologie di prodotto con questo marchio. certificazione TCO Le condizioni di base per accedere alla certificazione TCO riguardano la tutela della sicurezza e della salute degli impiegati e dell’ambiente: • l’ergonomia visiva e la qualità dell’immagine degli schermi; • l’ergonomia delle tastiere, delle stampanti, dei cellulari e dell’arredo; • i livelli di emissione dei campi magnetici ed elettrici; • i sistemi di gestione dell’ambiente per i produttori, ISO 14001; • l’uso di sostanze pericolose, come i brominati ritardanti di fiamma, mercurio e cadmio; • il consumo energetico e la rapida riaccensione dell’attrezzatura dopo la sospensione dell’alimentazione; • i livelli di rumore e le emissioni chimiche. Prodotti elettrici Oltre il 50% dei monitor ha questa certificazione Oeko-Tex Standard 100 • L'Oeko-Tex Standard 100 è un sistema di controllo e certificazione uniforme per tutto il mondo tessile dalle materie prime, ai semilavorati e ai prodotti finiti in tutte le fasi di lavorazione. • I controlli sulle sostanze nocive comprendono sostanze regolate e vietate per legge, prodotti chimici noti per essere nocivi alla salute e parametri per salvaguardare la salute. Oeko-Tex Standard 100 Comprende quando segue: • sostanze vietate per legge come i coloranti cancerogeni • sostanze il cui uso è regolamentato dalla legge come formaldeide, ammorbidenti, metalli pesanti e pentaclorofenolo • sostanze che secondo le conoscenze attuali sono nocive per la salute ma che non sono regolamentate o proibite per legge, legge come pesticidi, coloranti allergenici o composti organici dello stagno • parametri come solidità del colore e valore del pH non irritante per la pelle, utili per la salvaguardia della salute del consumatore Oeko-Tex Standard 100 Nasce nel 1992 Le prime aziende con il certificato Oeko-Tex furono produttori di abbigliamento intimo, abbigliamento per neonati ed articoli per la casa situate in Germania, Austria e Svizzera. A un solo anno dal lancio del marchio, 214 aziende di questo paesi erano già in possesso del certificato Oeko-Tex per prodotti in tutte le fasi di produzione. Oeko-Tex Standard 100 Attualmente oltre 8.000 aziende di in più di 80 paesi, paesi che coprono tutta la catena tessile, hanno prodotti certificati secondo l'Oeko-Tex Standard 100. Con oltre 65.000 certificati emessi e milioni di articoli etichettati Il 48,5% di tutti i certificati Oeko-Tex sono stati emessi per aziende situate in Europa, il 48,6% per imprese situate in Asia. Il resto è distribuito tra America, Africa e Australia. Il paese col maggior numero di certificazioni è la Germania, seguito da Cina e Turchia. Il Giappone e gli USA rappresentano al momento mercati di vendita particolarmente interessanti. Oeko-Tex Standard 100 Oeko-Tex Standard 1000 • A completamento dell'Oeko-Tex Standard 100 riferito ai prodotti, l'Oeko-Tex Standard 1000 consiste in un sistema di controllo, analisi e certificazione per siti produttivi eco-compatibili in tutta la catena tessile • Per avere i requisiti necessari per ottenere una certificazione secondo l'Oeko-Tex Standard 1000, le aziende devono adempiere a criteri prestabiliti per i loro processi produttivi eco-compatibili e dimostrare che almeno il 30% della produzione totale è già certificata secondo l’Oeko-Tex Standard 100. Oeko-Tex Standard 1000 I criteri richiesti comprendono: • divieto di utilizzo di ausiliari e coloranti dannosi per l'ambiente • osservanza dei valori standard per il trattamento delle acque di scarico e delle emissioni • ottimizzazione del consumo energetico • misure per evitare rumore e polvere • misure per assicurare la sicurezza sul posto di lavoro • divieto del lavoro minorile • introduzione di elementi base per un sistema di gestione ambientale Certificazione ed Etichettatura FSC Il Forest Stewardship Council Organizzazione internazionale non governativa e no-profit nata nel 1993 in Canada su iniziativa di numerosi soggetti (gruppi ambientalisti, proprietari forestali, gruppi di popolazioni indigene, industrie del legno, imprese di distribuzione, centri di ricerca ecc.). 3 Camere (Ambientale, Sociale ed Economica) riunite in 1 Assemblea Generale (bilanciamento interessi delle 3 Camere e dei Paesi del Nord e del Sud del mondo). Forest Stewardship Council Il logo FSC su un prodotto indica che il legno usato per fabbricarlo proviene da foreste gestite in modo ecologicamente compatibile, socialmente utile ed economicamente conveniente. I 10 Principi di gestione forestale di FSC 1. Rispetto delle leggi nazionali e degli accordi internazionali 2. Tutela dei diritti di proprietà e d’uso delle risorse forestali Aspetti 3. Riconoscimento e tutela diritti popolazione indigena sociali 4. Rispetto diritti lavoratori, benessere comunità locali 5. Uso efficiente prodotti e servizi da foreste Aspetti economici 6. Impatti ambientali: conservazione biodiversità, paesaggio, … 7. Attuazione di un piano di gestione forestale Miglioramento 8. Monitoraggio/valutazione della foresta e d. gestione continuo 9. Salvaguardia delle foreste di grande valore ambientale Aspetti ambientali 10. Gestione delle piantagioni (impatti su ambiente naturale,…) Paolo Fabbri [email protected] Dalla foresta al prodotto Certificazione (singola o di gruppo) di parte terza della gestione forestale secondo 10 P&C di gestione forestale sostenibile definiti dal FSC Certificazione di parte terza della rintracciabilità dei prodotti forestali (legnosi e non) provenienti da foreste certificate FSC (catena di custodia – chain of custody, COC) Uso del logo FSC sui prodotti: visibilità presso il cosumatore! Forest Stewardship Council È il sistema di certificazione per le foreste e il legno e riguarda tutti i prodotti derivati. Oltre che sul legno il logo FSC si può trovare su tutti i derivati della cellulosa: carta, tovaglioli, carta igienica, asciugatutto, fazzoletti, ecc. FORESTE CERTIFICATE FSC NEL MONDO (aggiornamento aprile 2008) NORD NORD AMERICA AMERICA 32.45% 32.45% dell‘area dell‘area certificata TOTALE certificata TOTALE (33,568,390 (33,568,390 ha) ha) 143 certificati 143 certificati SUD SUD ee CENTRO CENTRO AMERICA AMERICA 11.16% 11.16% dell‘area dell‘area certificata TOTALE certificata TOTALE (11,541,973 (11,541,973 ha) ha) 251 251 certificati certificati EUROPA EUROPA 50.01% 50.01% dell‘area dell‘area certificata certificata TOTALE TOTALE (51,738,120 (51,738,120 ha) ha) 409 certificati 409 certificati ASIA ASIA 1.91% 1.91% dell‘area dell‘area certificata TOTALE certificata TOTALE (1,974,650 (1,974,650 ha) ha) 59 certificati 59 certificati AFRICA AFRICA 2.91% 2.91% dell‘area dell‘area certificata certificata TOTALE TOTALE (3,011,293 (3,011,293 ha) ha) 40 40 certificati certificati Più di 103 milioni di ettari di foreste in 79 Paesi 933 siti forestali certificati 8.678 certificati di catena di custodia in 88 Paesi OCEANIA OCEANIA 1.57% 1.57% dell‘area dell‘area certificata TOTALE certificata TOTALE (1,621,973 (1,621,973 ha) ha) 31 31 certificati certificati Database mondiale: www.fsc-info.org Il mercato internazionale dei prodotti certificati FSC Oltre 13.000 linee di prodotti certificati FSC nel mondo Valore complessivo del mercato mondiale dei prodotti certificati FSC: oltre 5 miliardi US$ Il network internazionale del FSC FSC International Centre (FSC IC) Bonn (Germania) FSC Regional Offices (FSC ROs): Africa, America Latina, Asia ed Europa (+ Nord America). www.fsc.org 37 National Initiatives (FSC NIs) in altrettanti Paesi, compresa l’Italia 19 Gruppi d’acquisto, Buyers’ groups, coordinati dal GFTN. In Italia: Club per il legno ecocertificato 15 Enti di certificazione accreditati in tutto il www.fsc-italia.it Paolo Fabbri [email protected], 2 italiani www.clubecolegno.it Il Gruppo FSC-Italia Creato nel 2001 (ric. 2002) 60 membri Supporta la diffusione del sistema FSC (formazione, informazione, supporto tecnico…) Standard di buona gestione forestale per le foreste dell’arco alpino italiano e per i boschi appenninici e mediterranei Diffusione di FSC in Italia: foreste certificate Sabbioneta (MN) 218 ha Azienda Agricola Valenza Po’ 57,43 ha Arespan Spa (AT) 54,63 ha Trino Vercellese (VC) 582 ha Mombercelli e Casale Monferrato (AT) 112,06 ha Consorzio Xiloimprese (SV) 1.482 ha Tempio Pausania (SS) 66 ha Magnifica Comunità di Fiemme (TN) 11,000 ha Pioppeto S. Alessandro (PV) 257 ha Azienda Agro-Forestale Carpaneta (MN) 40,81 ha Bosco di Piegaro (PG) 154 ha Ente Parco Regionale del Matese (CE) 25.721 ha 39.744,93 ha certificati FSC Diffusione di FSC in Italia: la catena di custodia (COC) 315 aziende certificate per la COC Per aggiornamenti: www.fsc-italia.it Numerose linee di prodotti già disponibili: carta mobili infissi utensili cornici Paolo Fabbri [email protected] pallet pannelli pavimenti FSC e Green Public Procurement: il ruolo della Pubblica Amministrazione Paolo Fabbri [email protected] Città amiche delle foreste: In Italia: Roma, Bologna, Firenze, Ravenna, Pesaro, Urbino, Livorno, Modena, Rimini, Belluno, Cesena, Crema, Fano, Urbania, Formigine, Grottamare… In altri Paesi: Los Angeles, Gotha… www.greenpeace.it/camp/foreste/citta Paolo Fabbri [email protected] …un esempio di delibera Paolo Fabbri [email protected] Ferrovie tedesche Deutsche Banh AG: Leader europeo trasporti ferroviari 32 milioni di biglietti (ed altri documenti)/anno su carta FSC attraverso 3.500 biglietterie automatiche informazioni su FSC ai clienti attraverso i monitor delle biglietterie automatiche Poste tedesche 100 milioni di buste all’anno Milioni di cartoline 800 ton/anno di carta I tre marchi FSC FSC PURO = tutto il legno (fibra) è certificato FSC FSC MISTO = è garantita una % minima di FSC, il resto è legno (fibra) vergine proveniente da fonti controllate o legno (fibra) riciclato post-consumo FSC RICICLATO = tutto il legno (fibra) è riciclato post-consumo FSC riciclato Dal 1 ottobre 2004: possibilità di prodotti FSC Riciclato (post-consumo) Riciclaggio = minore pressione sulle risorse forestali Pannelli a base di legno, carta etc. D.L. 203/2003 Certificazione ed Etichettatura PEFC PEFC-Italia In Italia è stato istituito nel 2001 da Federforeste, insieme a imprese trasformazione del legno e 10 Pubbliche Amministrazioni. PEFC-Italia • Ha sede legale a Roma presso l’UNCEM • Ha sede operativa a Perugia • La sua struttura organizzativa è la seguente: – Segreteria – Assemblea Generale (43 soci) – Consiglio di Amministrazione (C.d.A.) (12 consiglieri, uno per ogni categoria della filiera foresta-legno, compresi i consumatori – sedia vuota: mondo ambientalista) Area forestale certificata con i vari schemi 65% 3% Area certificata da schemi riconosciuti dal PEFCC 193 milioni ha Area certificata da schemi in via di riconoscim. PEFCC 9 milioni ha Area certificata con FSC 90 milioni ha 30% Stima di area certificata con altri schemi nazionali 5 milioni ha Totale Area forestale certificata 2% 297 milioni di ha PEFC nel mondo 2.901 aziende del legno certificate in 26 Paesi membri PEFCC interesse per PEFC presentazione sistema riconosciuto Europa 31 Iniziative Nazionali 193 milioni di ha di foreste certificate + AUS CILE CAN USA BRA ----POL SLO EST LIT Associazione Regionale PEFC Trentino– Consorzio dei Comuni Trentini (Tn) 247.390 ha 2 Consorzi Forestali, 3 Comuni: 22.103 ha 2 pioppeti: 1.024 ha Consorzio Forestale Valli Stura e Orba (Ge) 582 ha Gruppo Bauerbund – Unione Agricoltori (Bz) 250.653 ha Associazione regionale PEFC Friuli Venezia Giulia (Ud) 67.348 ha Gruppo di 43 pioppeti: 1.755 ha Consorzio Forestale Amiata (Gr) 2.913 ha Il PEFC in Italia Paolo Fabbri [email protected] 637.846 ha di boschi certificati PEFC 2.779 ha di pioppeti certificati PEFC Gruppo PEFC Veneto (Ve) 35.195 ha Modalità di certificazione della gestione forestale • L'applicazione della certificazione può essere a livello individuale, ma anche in modalità associata, cioè di gruppo o regionale • La modalità associata permette ai singoli piccoli proprietari di partecipare e di fare economia di scala • Gruppo: entità che raggruppa più proprietari singoli e/o più gestori forestali • Regione: territorio omogeneo chiaramente delimitato geograficamente o amministrativamente con Gruppo che rappresenta + del 50% superficie Criteri e indicatori di GFS Il PEFC basa la verifica della GFS attraverso: • 6 Criteri di gestione forestale sostenibile (GFS) L’iter di certificazione • Predisposizione di un sistema di gestione aziendale • Domanda di certificazione • Verifica della documentazione e visita in azienda • Rapporto di verifica ispettiva (segnalazione di NC) • Decisione di certificazione da parte di un Comitato di certificazione) • Emissione del certificato • Richiesta di licenza d’uso del marchio Schemi di Certificazione PEFC Certificazione Gestione Forestale Sostenibile (GFS) Certificazione della “Catena di Custodia” o della “Rintracciabilità” dei prodotti legnosi ETICHETTATURA di materiali riciclati Prodotti PEFC 120 aziende certificate per la COC PEFC e FSC sono equivalenti? Parlamento UE (Risoluzione adottata il 16 Febbraio 2006) “considers the FSC and PEFC certification systems to be equally suitable … to give consumers assurances concerning sustainable forest management” Dichiarazioni Ambientali Etichette di tipo II Asserzioni Amb. auto-dichiarate Realizzate dai produttori,importatori o distributori dei prodotti, includono tutte le dichiarazioni e simboli di valenza ambientale presenti sulle: • confezioni dei prodotti, • sugli imballaggi • nelle pubblicità utilizzati dagli stessi produttori come strumento di marketing Etichette di tipo II Asserzioni Amb. auto-dichiarate Solitamente l’informazione ambientale comunicata dalle autodichiarazioni riguarda un solo aspetto ambientale del prodotto espresso in forma qualitativa o semi-quantitativa indica ad esempio: • il contenuto di materiale riciclato • la riciclabilità • la biodegradabilità Etichette di tipo II Asserzioni Amb. auto-dichiarate • non sono certificabili da una parte terza; • non si basano su criteri predefiniti e riconosciuti; Non devono essere utilizzate asserzioni ambientali vaghe o non specifiche, come “sicuro per l’ambiente”, “amico dell’ambiente”, “amico della terra”, “non inquinante”, “verde”, “amico della natura” e “amico dell’ozono”. Neppure asserzioni con riferimenti alla “sostenibilità”. Etichette di tipo II Asserzioni Amb. auto-dichiarate Lo standard ISO 14021 stabilisce che le auto dichiarazioni ambientali devono essere: • • • • • Non ingannevoli Verificabili Specifiche e chiare Non soggette ad errori di interpretazione Utili per prendere decisioni consapevoli Etichette di tipo II Asserzioni Amb. auto-dichiarate ciclo di Mobius (senza valore percentuale) sui prodotti riciclabili 50% 50% 50% ciclo di Mobius accompagnato da un valore percentuale indicato come “X%” dove X esprime il rapporto tra il peso di materiale riciclato e il peso del prodotto sui prodotti riciclati Dichiarazioni Ambientali di Tipo III (Dichiarazioni Ambientali di Prodotto – EPD) E’ un documento che contiene informazioni (oggettive, confrontabili e credibili) relative alla prestazione ambientale del ciclo di vita di prodotti e servizi (ISO 14040) Ha le seguenti caratteristiche: • si applicano a tutti i prodotti • Sono verificati e convalidati da organismi accreditati e indipendenti (parte terza) Dichiarazioni Ambientali di Tipo III (Dichiarazioni Ambientali di Prodotto – EPD) Oggettività (utilizza la Valutazione del Ciclo di Vita come metodologia per l'identificazione e la quantificazione degli impatti ambientali). Credibilità (viene convalidata da un ente verificatore esterno accreditato dal SINCERT) Confrontabilità (permette confronti tra prodotti della stessa categoria) Dichiarazioni Ambientali di Tipo III (Dichiarazioni Ambientali di Prodotto – EPD) Marchi ecologici Tipo 1 Tipo 2 Tipo 3 Scopo selettivo informativo comparativo Tipologia prodotti e servizi prodotti prodotti e servizi Destinatari Consumatori Consumatori PA Imprese PA Imprese Verifica indipendente Si No Si Ciclo di vita Alta Bassa Molto alta Comunicazione Etichetta Simbolo/dicitura Etichetta e scheda tecnica Sistema di Gestione Ambientale Sistema di Gestione Ambientale La parte del sistema di gestione complessivo comprendente: • la struttura organizzativa (inquadramento delle risorse umane e delle loro relazioni) • le responsabilità (definizione e attribuzione di funzioni a soggetti e unità) • le prassi (modalità operative adottate nell’azienda = attività) • le procedure (metodi di esecuzione di un’attività) • i processi (operazioni effettuate attraverso dispositivi tecniche) • le risorse (umane, finanziare e tecniche) attuare la Politica Ambientale. Sistema di Gestione Ambientale ISO 14001 • E’ uno standard internazionale • Nasce all’interno della normazione volontaria • Nasce nel 1996, sostituendo e integrando standard preesistenti (ad es. BS 7750). EMAS (Eco-Management and Audit Scheme) • E’ uno standard Comunitario • Nasce all’interno della normazione volontaria • Nasce nel 1993 con il Regolamento Comunitario n° 1836 (EMAS I) aggiornato e rivisto il Regolamento n° 761/01 Sistema di Gestione Ambientale Miglioramento continuo Analisi AnalisiAmbientale Ambientale Iniziale Iniziale Riesame Riesamedella della Direzione Direzione Politica Politica Ambientale Ambientale Pianificazione Pianificazione Controlli Controlliee Azioni AzioniCorrettive Correttive Attuazione Attuazioneee funzionamento funzionamento Audit di convalida Se la fase di Istruttoria e quella di verifica hanno dato esito positivo l’ENTE VERIFICATORE dispone la: • REGISTRAZIONE del SGA (EMAS) • CERTIFICAZIONE del SGA (ISO 14001) Frequenza Audit di convalida - Annuale per ISO 14001 - Ogni tre anni per EMAS Enti Normatori • EMAS: Enti controllati dal COMITATO ECOLABEL ECOAUDIT composto da 14 membri in rappresentanza dei Ministeri dell'ambiente, dell'industria, della sanità e del tesoro, che durano in carica tre anni. • ISO 14001: Enti controllati dal SINCERT (organismo di accreditamento), che operano anche nell’ambito della certificazione dei sistemi di qualità. Utilizzo del logo Emas • dichiarazioni ambientali convalidate • intestazioni di lettere • informazioni che pubblicizzano la partecipazione dell’organizzazione all’EMAS • sulla pubblicità di prodotti, attività e servizi (solo in circostanze stabilite dalla UE) Utilizzo esterno dell’ISO 14001 All’organizzazione certificata viene rilasciato un attestato di certificazione. Inoltre sul sito web e su altre forme di comunicazione dell’organizzazione si può fare riferimento alla certificazione ottenuta Differenze Iso-Emas • Analisi ambientale iniziale (per ISO 14001 è sottintesa per EMAS esplicitamente prevista); • Conformità legislativa (maggior rigore per il rispetto delle norme di riferimento per l’EMAS); • Frequenza dell’audit dell’Ente di Controllo (annuale per ISO 14001, ogni tre anni per EMAS); • Dichiarazione ambientale (non prevista per l’ ISO 14001 ma prevista per EMAS); • Ambito Internazionale per ISO 14001, all’interno dell’Unione Europea per EMAS. • ISO 14001 molto diffusa in Giappone, USA e Germania, Germania mentre l’EMAS in Germania e Austria I marchi sociali Riguardano la sicurezza, le implicazioni sulla salute dell’uomo, aspetti tecnici economici e sociali relativi ai prodotti. Si riferiscono o al prodotto o all’azienda: • SA 8000 (gestione della responsabilità sociale di un’organizzazione) • Marchio TransFair (prodotti del Commercio equo e solidale) CERTIFICAZIONE di RESPONSABILITA’ SOCIALE SA8000 SA8000 La certificazione SA8000 è stata istituita con riferimento a: • Gli accordi dell’organizzazione internazionale del lavoro. • La dichiarazione dei diritti umani. • La convenzione ONU sui diritti del bambino. per gestire la Responsabilità Etica dell’organizzazione e di tutta la catena dei suoi fornitori. SA8000 SA8000 è: • Il primo standard internazionale che misura il grado etico e la responsabilità sociale di una azienda, sviluppato dal CEPAA (oggi SAI), nel 1997 • Applicabile in qualsiasi settore merceologico. merceologico • Un vero e proprio sistema di gestione (che dovrà essere certificato da organismi accreditati) i cui contenuti e principi dovranno essere resi pubblici. SA8000 Le aziende certificate SA8000 si impegnano a: • Non utilizzare manodopera minorile o lavoro coatto. • Non utilizzare lavoro obbligato. • Non usufruire di un contesto di discriminazione razziale o sessuale. • Garantire la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro. • Garantire la libertà di associazione, associazione il diritto alla contrattazione collettiva e la giusta remunerazione. • Adottare Sistemi di Gestione adeguati e corretti. • Rispetto delle leggi e degli standard industriali applicabili sull’orario di lavoro. • Garantire di un salario adeguato a soddisfare i bisogni primari e fornire un qualche guadagno discrezionale. Benefici • Miglioramento d’immagine dell’azienda. • Maggior fiducia da parte dei consumatori. • Miglioramento dei rapporti con le Istituzioni. • Maggior controllo sull’attività dei fornitori. • Miglioramento del clima aziendale. Le fasi della SA8000 a) b) c) d) e) f) Politica di responsabilità sociale Pianificazione Controllo dei fornitori Audit di Sistema Audit di Convalida Comunicazioni esterne Commercio equo e solidale Commercio Equo e Solidale Il commercio equo e solidale (universalmente noto come FAIR-TRADE) è un approccio alternativo al commercio convenzionale esso promuove: • La giustizia sociale ed economica tra nord e sud del mondo. • Rispetto per i lavoratori. • Rispetto per le popolazioni indigene. • Lo sviluppo sostenibile. Commercio Equo e Solidale Il commercio equo e solidale si fonda su rapporto paritario fra tutti i soggetti coinvolti nella catena di commercializzazione: • • • • • Produttori Lavoratori Importatori Punti vendita Consumatori (dalla Carta Italiana dei Criteri del commercio equo e solidale) Produttori I produttori sono cooperative di artigiani e agricoltori i quali devono: • Perseguire logiche di autonomia delle popolazioni locali • Evitare una. dipendenza economica verso l’esportazione • Garantire la qualità del prodotto • Evitare l’esportazione di prodotti o materie prime scarseggianti. . (dalla Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo solidale) Prezzo equo - TRASPARENTE Tutte le voci che lo compongono devono essere note in termini quantitativi. - CONCORDATO Su indicazioni da parte dei produttori e dei rappresentanti degli importatori. - FISSO Le Botteghe solidali hanno tutte gli stessi listini e non possono aumentare i prezzi. Nel commercio equo e solidale sono i produttori stessi a determinare il prezzo del prodotto, il quale non deve tenere conto solo dei costi reali di produzione, ma deve anche garantire loro il raggiungimento e il mantenimento di un livello di vita dignitoso, sempre considerando il livello di vita nei paesi in cui operano. TRANSFAIR L’Associazione TransFair International è nata a Stoccarda (Germania) alla fine degli anni ‘80 allo scopo di diffondere e veicolare attraverso l’uso di un apposito marchio i prodotti dei piccoli produttori del Sud del Mondo. TRANSFAIR L’organizzazione italiana di marchio TransFair è stata fondata nel 1994 con l’appoggio e il consenso di importanti parti della società civile. Il primo prodotto con marchio TransFair che in Italia è stato messo in commercio fu il caffè, sul finire del 1995. Oggi sono disponibili cioccolato,cacao, succhi di frutta, banane, miele, tè e palloni da calcio con marchio TransFair. TRANSFAIR I prodotti con marchio Transfair provengono dai seguenti Paesi: • America Latina: Brasile, Honduras, Perù; Ecuador, Colombia, Cuba, Guatemala, Nicaragua, Messico, Repubblica Domenicana, Costa Rica. • Africa: Ghana, Tanzania, Congo. • Asia: Pakistan, India, Sumatra, Thailandia, Sri Lanka. Agricoltura Biologica Agricoltura Biologica Il termine agricoltura biologica indica un metodo di coltivazione e di allevamento che ammette solo l’impiego di sostanze presenti in natura escludendo l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica (concimi, diserbanti, insetticidi e fungicidi). L’agricoltura biologica nata come un settore di nicchia riservato a pochi produttori e consumatori ha ,in questi anni, conquistato porzioni di mercato sempre più crescenti. Normativa Regolamento CE n. 2092/91 Costituisce la norma base per il settore dell'agricoltura biologica, di cui definisce le regole per l'etichettatura, l'organizzazione del sistema di controllo, l'importazione da paesi terzi, l'elenco dei prodotti utilizzabili nella coltivazione Decreto Legislativo n. 220/95 Attuazione degli articoli 8 e 9 del regolamento CEE n. 2092/91 in materia di produzione agricola ed agro alimentare con metodo biologico ETICHETTATURA L’etichetta biologica oltre alle diciture obbligatorie per legge (contenuto netto, termine di conservazione) deve riportare: • Nome dell’organismo di controllo o suo codice. • Codice dell’azienda controllata. • Numero dell’autorizzazione. Controlli Il Regolamento n° 2092 impone agli stati membri di instaurare un regime di controllo sui marchi e le etichette biologiche gestito da autorità pubbliche e/o private. In Italia al momento sono autorizzate dal Ministero dell’Agricoltura organismi di controllo (privati) e la presenza dei loro marchi sulle confezioni dei prodotti ne certifica l'origine biologica. Organismi di controllo ASSOCIAZIONE ITALIANA PER L'AGRICOLTURA BIOLOGICA Strada Maggiore 29 40125 Bologna CCPB Consorzio per il Controllo dei Prodotti biologici Via J.Barozzi 8 40126 Bologna CODEX Via Fornello 4 43030 Basilicanova (PR) BIOAGRICOOP Via Fucini 10 40033 Casalecchio di Reno (BO) IMC Istituto Mediterraneo di Certificazione Via F.lli Bandiera 61 60019 Senigallia (AN) ECOCERT ITALIA Corso delle Provincie 60 95127 Catania (CT) ASSOCIAZIONE SUOLO E SALUTE Via Abbazia 17 61032 Fano (PU) BIOS SRL Via Monte Grappa 7 36063 Marostica (VI) Qc&I International Service sas Villa Parigini Loc. Basciano - 53035 Monteriggioni (SI) Organismi di controllo Codice Organismo di controllo IT AIB Associazione Italiana per l’agricoltura biologica IT ASS Suolo e salute IT BSI BIOS IT BAC Bioagricenter IT CPB Consorzio per il controllo dei prodotti biologici IT CDX CODEX IT IMC IMC ETICHETTATURA Esistono 3 categorie di etichette: 1. Prodotti con almeno il 95% degli ingredienti di produzione biologica. 2. Prodotti con almeno il 70% degli ingredienti di produzione biologica (i prodotti biologici verranno appositamente indicati con un asterisco nell’elenco degli ingredienti). 3. Prodotti da conversione (prodotti coltivati con il metodo biologico da almeno 1 anno dal primo raccolto). Nel caso in cui la percentuale degli ingredienti biologici sia inferiore del 70% non si può fare alcun riferimento al metodo biologico. Marchio europeo Solo i prodotti con almeno il 95% degli ingredienti da agricoltura biologica possono esibire il marchio europeo. Il marchio non è obbligatorio, obbligatorio può essere apposto su prodotti che sono venduti direttamente in imballaggi sigillati.