e altri Scritti - Maurizio Forzoni
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e altri Scritti - Maurizio Forzoni
Maurizio Forzoni Il “Dio Denaro” e altri Scritti 1 Titolo | Il “Dio Denaro” e altri Scritti Autore | Maurizio Forzoni © Tutti i diritti riservati all’Autore Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il preventivo assenso dell’Autore. 2 A tutte le vittime di usura aggravata in quanto perpetrata da esercenti attività bancaria, e a tutti coloro che hanno sete di Giustizia. 3 4 Premessa A dieci anni esatti dall'inizio della mia attività di difesa del consumatore, di prevenzione dei fenomeni usurari e di assistenza alle vittime, ho deciso di dedicarmi alla stesura e raccolta dei presenti scritti. Si tratta di una sorta di bilancio della mia attività, però, come amo dire io, “senza bilanciamento”. Intendo, infatti, sbilanciarmi ancora. Il termine più appropriato mi è sembrato, di fatto, “scritti”, perché in realtà si tratta di una rilettura, e relativa scrittura, di quanto ho potuto osservare e verificare nel mio lavoro, passando nei corridoi delle Pubbliche Istituzioni, né da politico, né da avvocato, né, tanto meno, da Magistrato. Posso dire di aver attraversato quei corridoi, a volte da tecnico, senza però mai rinunciare al mio posto eccentrico, un po' da ricercatore (mi si consenta il termine), con occhi e orecchie aperte all'alterità, alla sofferenza, alle contraddizioni, a certe 5 menzogne travestite da verità, alle questioni e problematiche poste dal singolo, dal soggetto. Ho cercato, a modo mio (e non avrei potuto fare altrimenti), di rispondere agli appelli posti. Ritengo che il soggetto, il singolo, l'individuo, oggi abbia necessità di riappacificarsi con le istituzioni, sempre però che queste siano in grado di imparare ad essere all'altezza del compito e, soprattutto, i propri organi sappiano sottomettersi a delle regole e riconoscano i propri limiti nell'attuale costituzione o legislazione (nella menzogna, essi se la godono troppo, sino ad aver superato il limite della pubblica decenza). La società contemporanea è molto più complessa rispetto venti anni fa, e, sicuramente, i cittadini hanno maggiore accesso alle informazione e alla ricerca di certe verità, soprattutto grazie alla diffusione delle reti informatiche. E' sempre più difficile che accolgano acriticamente ciò che il politico di turno tenta di somministrare loro. Vi sono delle 6 priorità, dei problemi da mettere sul tavolo, i quali restano sempre fuori dall'ordine del giorno. Non è facile occuparsi di questioni macroeconomiche, perché bisogni e necessità validi per tutti non esistono, e nemmeno ricette precostituite (in questo è più invidiabile il lavoro del magistrato – comparandolo a quello del politico – almeno ha l'opportunità di occuparsi del caso singolo, della singola fattispecie e, di là, mettere un po' d'ordine al disordine. E' in grado di farlo, però, quando per primo ha lavorato su sé stesso). Siamo nell'era in cui il capitalismo finanziario e speculativo ha surclassato il capitalismo imprenditoriale. Le lotte di classe sostenute ancora da certa politica (e organismi sindacali), risultano essere non solo anacronistiche, ma per di più spauracchi volti a non far cogliere la sostanza della questione, ossia lo scontro intestino che si sta verificando tra coloro che detengono il potere (e il controllo) della moneta, e coloro che, invece, ne devono subire le conseguenze e i capricci. L'economia irreale, 7 virtuale, ha preso il sopravvento sulla realtà. Una civiltà non più fondata sul reddito da lavoro, bensì sul debito, non può che portare gli esseri che la abitano verso una corsa totemica e sfrenata contro il tempo, con la concreta percezione che il loro lavoro (quello di una vita) non sarà mai sufficiente affinché “siano rimessi i loro debiti”. Il sistema bancario e finanziario, e i loro adepti, hanno studiato e trovato modalità per accelerare la produzione di interessi, giocando sul tempo, e sulle voci di costo, creando delle vere e proprie trappole creditizie, delle nuove forme di usura, sempre più raffinate. Un paese produttivo come il nostro, ricco di risorse e di intelletti, di cultura, di artisti, per quale motivo è ridotto a parlare esclusivamente di crisi, di debito, di inflazione, di spread, di costo della vita, di insoluti e pignoramenti? Qualcosa non ha funzionato e non sta funzionando, e forse è il momento di imputare le responsabilità a chi ce le ha, di entrare in certe questioni che riguardano la politica, di ridefinire l'economia di coloro che, ancora oggi e nonostante le corruzioni dilaganti 8 nel nostro paese, desiderano fondare la propria esistenza sul lavoro e non sulla speculazione finanziaria, sul parassitismo, sugli atti di sciacallaggio, sull'usura, sulle ingiustizie. La nostra appare una civiltà sempre più orientata all'immagine, all'apparenza, all'avere, a scapito dell'essere. La ricchezza, il potere, (o meglio l'immagine di essi), il divario tra chi ha e chi non ha, l'ostentazione di status symbols, le chiusure sempre più evidenti anche all'interno delle famiglie, la perdita di valori, di legame, sono alcune tra le sintomatologie più comuni che caratterizzano una società come la nostra fondata sul denaro. Tale questioni sociali, non risolte, provocano perlopiù forti disagi sulle nuove generazioni, le quali si trovano sovente perse, senza punti di orientamento o immerse in legami sempre più liquefatti, effimeri, virtuali, rapidi, senza storia. Non possiamo più tollerare che vi siano categorie di persone che non accettano la legge degli uomini, che ad essa non si sottomettono e, 9 sopratutto, a cui non vengano mai imputate le responsabilità dei loro atti. Arezzo, 16/12/2013. Maurizio Forzoni 10 Un ringraziamento particolare va a tutti gli avvocati dell'associazione S.O.S Abusi, e a tutti coloro che hanno partecipato e partecipano alle nostre attività: soci, amici e simpatizzanti. Ringrazio l'Avv. Paolo Leucalitti e gli Avv. Sara Buricchi e Avv. Francesco Fonnesu per le numerose battaglie portate avanti assieme. Ringrazio il collega Dott. Giovanni Battista Frescura per gli stimoli, i contributi e i fervidi scambi di pensiero. Ringrazio e commemoro il compianto amico Roberto Orlandi, uomo intelligente e preparato in materia di usura aggravata, mancato troppo presto, quando avrebbe avuto ancora molto da dire. Ringrazio i Membri e colleghi del Laboratorio 11 di Formazione e Lettura Psicoanalitica di Torino, per i compiti svolti nel corso del seminario, e per i discorsi aperti insieme, tra i quali “il Dio Denaro”, divenuto poi uno tra gli scritti del presente lavoro. Ringrazio, infine ma non per ultima, la mia famiglia, per la pazienza verso le mie troppe assenze a causa dei numerosi compiti che mi sono dato e sostengo. 12 Prologo INDEBITARSI (Il Servo)/CONCEDERE CREDITO (Il Padrone): IL NUOVO SINTOMO DELL’ERA CONTEMPORANEA?1 di Maurizio Forzoni, Presidente S.O.S ABUSI -Associazione a difesa del consumatore e dei Diritti Inviolabili e Fondamentali dell'Uomo e del Cittadino www.sosabusi.it La propensione all’indebitamento, può essere definito uno dei nuovi sintomi dell’era 1Questo scritto è stato redatto nell'anno 2009, quando ancora la parola “crisi” non era così ridondante. Ho fatto ad esso alcune aggiunte, tenendo conto degli attuali scenari. Oggi le banche e finanziarie, dopo aver rastrellato enormi risorse negli anni d'oro, hanno chiuso i rubinetti del credito. In molti ritengono che questo sia effetto della crisi, mentre è la crisi, e costituisce un tipo di operazione strategica utilizzata, da una parte, per alimentarla e amplificarla, dall'altra, per creare il terreno fertile affinché gli utenti accettino condizioni sempre più gravose e onerose. 13 contemporanea? I mass media, la televisione, la radio, i manifesti, offrono prodotti finanziari sempre più accattivanti e seducenti, attraverso cui le famiglie credono di realizzare i propri desideri. Un tempo il lavoro misurava la capacità dell’uomo di riuscire, per mezzo di esso, a condurre un certo e ben delimitato tenore di vita o “status familiare”. Attraverso l’indebitamento, la crisi indotta, la questione del debito pubblico oramai così presente nella comunicazione mediatica, l’umanità rischia di perdere il senso del significante “denaro”, per essere fagocitata in stereotipi di massa, dove la soggettività stenta sempre più a riappropriarsi del calore dei propri desideri. Il denaro non è più il prodotto della relazione tempo/lavoro/limite = soddisfacimento desiderio soggettivo, bensì diviene esso stesso un oggetto, un titolo di debito autoreferenziale e infinito, con il quale, in una sorta di pulsione di morte e di distruzione, possedere sempre di 14 più, sino a non essere mai sazi. I nuovi modelli dilaganti tendono proprio in questa direzione: si vedono, in televisione, sempre più programmi ove si inneggia al denaro facile, immediato, senza lavoro, senza tempo, ove il più furbo, il più scaltro, gioca il ruolo del padrone. Dall'altra parte si odono, sempre più, storie di persone sole, disperate, le quali però vengono messe in vetrina più per velleità voyeuristiche – esibizionistiche, che per il desiderio di trovare soluzioni sostenibili alle loro difficoltà soggettive e oggettive. Non basta dire aiutiamo “i poveri”, come certo buonismo contemporaneo tenderebbe a fare, ma occorre trovare delle soluzioni e sorreggere le persone, affinché i “poveri” diventino o ridiventino “ricchi”. Se la politica non si occupa di questo, non saprei proprio di cosa dovrebbe occuparsi. In questa problematica sociale, trovano spazio e pane per i propri denti, banche e finanziarie, le quali rivestono il ruolo del Grande Altro (nuove 15 stravaganze simboliche), di colui che dà (e toglie) in quanto possiede “i mezzi per possedere”. Le Banche e Finanziarie giocano con l’egocentrismo ed il narcisismo dell’uomo contemporaneo, sempre più propenso ad apparire e a conformarsi alle immagini imposte dalla società e dai grandi mezzi di comunicazione, e sempre meno disposto ad ascoltare i propri desideri interni ed intimi. Occorre ridefinire, a livello sociale, il senso dell’ex-sistenza, di quel soggetto che parla, nonostante e malgrado noi, e che la contemporaneità tende ad eclissare come “scomodo intruso”. Questo “sintomo” dell’uomo contemporaneo è ben conosciuto e strumentalizzato dai gestori del credito. Sono stati concessi, infatti, finanziamenti alle famiglie senza limiti, sino a saturare il reddito nella propria interezza, a volte superandolo, “de-bordando”. In quest’ottica d’illusione collettiva, per Banche e Finanziarie, è stato molto semplice superare il limite a loro volta, non rispettando le leggi dello Stato, come quelle relative all’usura. 16 Ecco perché, nonostante le denunce per Usura presso le competenti Procure della Repubblica, i procedimenti e i processi in corso, le aziende di Credito continuano ad agire e a comportarsi sempre allo stesso modo, quasi che nel seme della “follia collettiva” o del “sintomo”, dovessero essere intrappolate finanche le Istituzioni e la Magistratura. E’ l’ultimo squarcio generazionale nel reale, qualcosa d’indicibile che accompagna con sé “la pulsione di morte” dell’uomo. Perciò non se ne parla, nemmeno (e soprattutto) in politica, di “Usura Bancaria”. E' qualcosa che sfugge, che non è situabile razionalmente, che sembra non appartenere ad alcun discorso, ma ne resta confinato fuori . E’ il silenzio sinistro che fa sembrare, un po’ tutti noi che la combattiamo, degli inter-detti, dei fuorisistema. Tutti sanno che esiste ed è reale, ci sono anche coloro che, con stupore e senza saperne il motivo, arrivano a goderne, ma, proprio a causa di ciò, essa comunque sfugge ad ogni collocazione sociale( è un tabù contemporaneo: sappiamo che là dove l'uomo 17 costruisce un tabù, questo nasconde un timore, una paura, una minaccia). E’ qualcosa di non “circoscrivibile nel quotidiano”: esiste, ma nessuno vuole farci i conti, né farsene carico (portarne il far-dello). In questo scenario da psicodramma sociale, la politica dovrebbe fungere da regolatore per impedire questo godimento mortifero e infruttifero del debito infinito, e, dall’altro lato della medaglia, la Magistratura dovrebbe rivestire il ruolo di garante della legalità per impedire al contraente bancario forte e potente di agire e godere nel sentirsi il padrone indiscusso della vita degli altri, alimentando, con metodi usurai, la voragine di debito che tutto risucchia . Tutto ciò dipenderà, però, da quanto l’uomo Magistrato e Politico rimarrà, oppure no, intrappolato nel medesimo sintomo, ove la finzione e la menzogna – giuridica e governativa – rischiano di prendere il sopravvento, disperdendo anche ciò che resta del nostro comune sentimento di civiltà. 18 La nostra politica, possiamo dire, va esattamente dalla parte opposta, ovvero sta santificando l'icona del Debito Pubblico, a cui tutta la società, senza comprendere, dovrebbe illimitata devozione, obbedienza e riverenza. Grazie per aver accolto il mio invito!!! Buoni pensieri. Arezzo, 18/12/2013 Maurizio Forzoni 19 “L'inizio è il vuoto e ciò che inizia dipende dalla tensione generata dal vuoto. Il vuoto è la realtà e la realtà è strettamente connessa con la sua sparizione. Voglio dire che tutto ciò che inizia dipende da una assenza… ogni nostra azione è stimolata, generata da una tensione, ma da cosa deriva questa tensione? Dal vuoto. La tensione è generata da ciò che non c'è. Ė per questo che nel vuoto è già contenuto il pieno, il vuoto è pieno di realtà, l'unica immagine del vuoto è il pieno” – Vuoto d'azione di una sacralità guerriera, intervista a Gianni Asdrubali, link spazio architettura, 2008 20 21 Scritto 1: Il “Dio Denaro” di Maurizio Forzoni 22 23 “Vi è dunque un numero infinitamente maggiore di uomini i quali accettano ipocritamente la civiltà, che non di individui veramente civili” 2 1.1: Introduzione: a un dire che rompe il ghiaccio Parlare di “denaro” non è questione agevole come potrebbe sembrare a prima vista. Nel cominciare tale scritto, infatti, l'ho inserito tra virgolette, mantenendo però il carattere minuscolo (per non cadere nel misticismo). Potremmo dire che il denaro è il significante dei significanti, tanto è vasto il suo campo di estensione, da abbracciare questioni che vanno dalla morale, all'etica, alla filosofia, alle religioni, al vero e proprio culto: novelle idolatrie. “E' molto di più”. C'è dell'ancora nel 2Cit, da Sigmund Freud – Opere Volume 8 – “Considerazioni attuali sulla guerra e la morte” - pag. 132 – Boringhieri Torino 24 parlare de “il denaro”: è irriducibile. C'è del godimento, questo è sicuro. La difficoltà, in tal senso, come quando ci si accorge che c'è del godimento, è la trascrizione, nel senso che si possa almeno tentare di parlarne, senza perdersi in quelle “ciance” in odor di ritornello. Spero che vorrete perdonare il preambolo, ma l'ho pensato come un rompere il ghiaccio, o forse solo per mettere le mani avanti, dal momento che questo lavoro non può che finire per lasciarci insoddisfatti. Ma questo è positivo, perché solo l'insoddisfazione può dichiarare non conclusa una conversazione e lasciare quel giusto spazio affinché ciascuno abbia il tempo per metterci lo zampino. Un po' come quando ci si saluta, sapendo che non si è detto tutto. Quale soddisfazione ci sarebbe nell'incontrarci di nuovo, se ci fossimo detti tutto, e per giunta in una volta? E' il rilancio, la sola ancora di un desiderio desiderante (è desiderante proprio perché, come abbiamo detto, è significante, per chi esprime: e per chi intende?). Sto tentando di metterci una pezza, rendendomi conto di ciò che mi attende. 25 Mi sovviene – e ritengo sia un buon inizio – la frase che leggevamo da bambini, riferita da quel tale Paperon dei Paperoni, instancabile avaro: “il tempo è denaro (tempus pecunia est)”. Il motto lega insieme due concetti strutturalmente dipendenti tra loro: tempo e denaro. In realtà a questi due concetti occorrerebbe aggiungerne un altro, reperibile anch'esso in natura – come il tempo, del resto, anche se ciò che conta in questo collegamento non è il tempo a sé stante, ma il suo impiego – ossia la risorsa. La risorsa si trova in natura, e tra questa va annoverata, a pieno diritto, quella umana, tra tutte la più nobile e, se ben capitalizzata, la più fruttifera. Mi verrebbe da dire – azzardo un po' – l'unica che può essere considerata già frutto senza necessità di coltivazione (in origine, almeno, corruzioni, o tentativi di, a parte). Siamo già in un campo ove la ricerca psicoanalitica rischia di cadere nel filosofeggiare. Starò in guardia, anche se il filone è pertinente all'argomento che stiamo cercando di mettere insieme in questo scritto, e non si possono, a mio avviso, porre barriere 26 architettoniche al proprio dire. Pensare al significante “denaro” non è stringente, perché esso rimanda a diverse questioni, tanto che, come sappiamo, da Freud in poi, esso ha preso un grande posto nella letteratura analitica e negli studi dei casi e dei romanzi dei vari (s)oggetti. L'argomento non è, per definizione, esauribile (quale argomento, del resto, lo è?) Il denaro è divenuto – non è sempre stato così – una merce di scambio, attraverso cui le persone compiono transazioni tra di loro. Non è stato sempre così, perché nei tempi remoti la funzione del denaro non era conosciuta, e le persone si scambiavano merci e frutti del proprio lavoro, direttamente, senza un “titolo” terzo (sembra strano, riferirlo oggi, dove c'è sovrabbondanza di titoli e scarsità di mezzi). Era più facile, nelle epoche remote, mettere in relazione il prodotto del proprio lavoro, con il proprio tempo e le risorse impiegate (umane o 27 naturali che fossero). Di poi, il denaro ha sostituito la merce di scambio. Il tempo è diventato, di conseguenza, remunerativo non di prodotto, bensì di denaro. Sembra oramai scontato, ma è stata una vera e propria rivoluzione, anche di pensiero. Dare un valore ai beni, ai servizi e al proprio tempo impiegato. Quanto vale la professione che svolgo? Il tempo che dedico alla mia occupazione? L'oggetto che desidero acquistare? Domande con cui l'uomo contemporaneo è oramai abituato a fare i conti (conteggiare), salvo poi lasciarsi prendere la mano. Viviamo in una civiltà dove i desideri sono stati sostituiti dal consumo compulsivo, autoindotto, di marketing, autoreferenziale. Quindi l'uso del denaro è sempre più slegato dal proprio desiderio: è diventato esso stesso oggetto di consumo. Non è più armonizzato con il tempo e con le risorse, ma le ha abbondantemente superati. E non è una questione, come possiamo dire, solo macroeconomica (siamo oramai tutti abituati a 28 sentir parlare di debito pubblico, senza però nessuna domanda), bensì è microeconomica, ossia abbraccia l'economia di ciascuno. L'essere umano ha il suo limite, ma, in molti casi, l'uso del denaro a debito sembra voler rompere questi argini, per creare individui che presuppongono di superare le proprie umane capacità produttive. Esseri fuori del tempo che li circonda. In questo, il sistema bancario e finanziario, la fa da padrone. Il denaro crea vere e proprie forme di dipendenza dall'oggetto di consumo. Non si pensa quasi mai, ad esempio, che il denaro produce nuovi frutti civili (interessi) per 365 giorni all'anno, mentre l'uomo non può lavorare tutto questo tempo, perché avrà bisogno di riposo, di ferie e di ore di svago settimanali. Il denaro domanda interessi (frutti) anche mentre l'uomo dorme o riposa. Il nostro tempo umano (limitato) non può avere lo stesso passo di quello legato alla produzione degli interessi sugli interessi. E' talmente ovvio, 29 questo, che la natura umana fa fatica a pensarci. Degli individui votati al godimento, non percepiscono più la finalità del proprio lavoro e del proprio desiderio ( funzione paterna, metafora legata al limite). Non è più il lavoro che garantisce un certo status sociale, o un certo grado di benessere, bensì la possibilità di consumare, di mostrarsi, di mettersi in vetrina. L'imperativo circolante, come esprime molto bene Massimo Recalcati, risulta esser “Godi!”, e il godimento senza desiderio non può che essere intimamente e pericolosamente 3 mortifero . 3Vd, Massimo Recalcati, “L'uomo senza inconscio-Figure della nuova clinica psicoanalitica”, Raffaello Cortina Editore -Milano-2010, ove l'autore analizza la questione dell'uomo ipermoderno, così indotto al consumo per il consumo, autoreferenziale, senza desiderio, votato a “un comportamento coattivo che aderisce perfettamente all’imperativo ottuso di godimento che questa realtà impone: il comando ‘Godi!’(su ciò cfr. anche l’altro lacaniano, innominato da Recalcati ma a mio avviso spettralmente presente nel suo discorso: S. Žižek,Il godimento come fattore politico, Milano 2000) innerva sia la condotta mortale dell’anoressico-bulimica, sia la sex addiction del borderline, sia la dipendenza euforica del cocainomane, sia, infine, la 30 Questo avviene, altresì, a livello macroeconomico: la differenza è solo di grandezza. In pochi – ancora oggi – sanno che il debito pubblico è generato dall'usurpazione della sovranità monetaria da parte delle banche centrali. Le banche centrali stampano moneta e la prestano ai governi, i quali la pagano con emissione di titoli di stato: il famigerato debito pubblico di cui tutti parlano, altro non è che obbligazione indotta. C'è, in tutto questo, una forzatura, un voler andare oltre il tempo reale. Il reale è confuso nell'immaginario sociale, senza funzione simbolica, senza la mediazione di una legge. Questo debito pubblico, infatti, risulta essere una vuota formula, una frase detta senza che nessuno – parlo dei nostri organi istituzionali, e qui risiede ciò che può definirsi assenza del termine politico – faccia da strategia furbesca del leader che non incarna più il Padre, nemmeno nella sua caricaturale e paranoica versione totalitaria (Hitler e Stalin), ma rispecchia ormai senza residui la stessa ottusità e inconsistenza psichica dell’elettoreconsumatore”(cit. da http://www.kainos-portale.com/ index.php/recensioni-portale/70-luomo-senza-inconscio ). 31 garante: un nome-del-padre, un legame significante. Per questo, “il parlarne”, può apparire delirante. Per tale ragione, quando hanno proposto il bacchettone Monti4, colui che chiede lacrime e sangue per risanare un debito pubblico – vuoto di significazione – il risultato è stato esattamente l'opposto: ovvero la ribellione (da tanti definita, a mio avviso erroneamente, populismo. Siamo, altresì, nell'era dello strapotere delle sistematizzazioni categoriche5). Con l'aggravante di una richiesta 4 Potremmo fare un discorso a parte sulla figura di leader incarnata da Monti, tentativo goffo di asceta che promette, nel sacrificio presente, ricompense future. La figura di Monti, con la sua entrata in campo, è stata studiata a tavolino per contrapporla al dissoluto e gaudente Berlusconi. Personalmente ritengo che non ci sia differenza tra i due, entrambi rappresentano l'incarnazione di godimenti incentrati sul leader carismatico, uno di tipo ascetico , l'altro di tipo molto terreno, non-mediato, votato al godimento sfrenato. 5 L'accezione di “populismo”, così ostentata da certa televisione e da certa stampa, nonché dai politici, può essere strettamente collegata all'altro termine, così di uso comune, “buonismo”. La questione, a mio avviso, non è nell'essere buoni o cattivi – divisione ancestrale di cui non ce ne possiamo occupare se non in astratti blateramenti (blate-lamenti) – bensì nell'essere, o non essere, nei propri pensieri. Oggi il rischio di queste 32 oscena di sacrifici, da parte di una classe di élite che, invece, vuole continuare a godersela dall'alto dei propri palazzi e dei propri privilegi, senza lavoro e senza desiderio, senza sottomissione alla legge. L'uomo, afferma Freud, ha sempre barattato un po' di felicità, per un po' di sicurezza. Ma a quale sicurezza egli può aspirare da una civiltà che produce debiti, precarietà, malesseri e non risorse, e tutto ciò allo scorrere inesorabile del tempo? Sarebbe preferibile, talvolta, fare un passo indietro, per estremizzazioni nasce proprio da una politica miope che non vede e non ascolta, ed è poco orientata al confronto. Per questo certa parte del popolo è arrabbiata, perché ha perso la propria idea di politica, non si riconosce più in una società che, comunque, avrebbe delle regole fondate nel Diritto statuale. Massimo Recalcati definisce quella attuale, società di tipo orizzontale (vd. La società orizzontale . Lectio Magistralis di Massimo Recalcati, https://www.youtube.com/watch? v=AoRtX8-IGqo ), ove i figli urlano la propria lamentela, la propria rabbia verso un Padre che non s'offre (soffre), perché esso stesso non è più soggetto alla Legge, ma al di sopra di essa, con la presunzione di usarla a immagine e somiglianza dei propri capricci. L'urlo, in tal senso, non può che rimanere inascoltato, nell'aspettativa, sempre inappagata, di un nuovo Padrone, meta a cui tutte le rivoluzioni, inconsciamente, anelano e aspirano. 33 procedere in avanti. Questa nostra, contrariamente, sembra essere una civiltà votata alla coazione a ripetere, se non si vorrà affrontare la questione della moneta/debito/fuori tempo/fuori discorso. Non è che possiamo far finta di niente, perché comunque la questione ci riguarda, dal momento che viviamo in questa civiltà e non in un'altra, in questo tempo e non in altro. 34 1.2: L'invenzione del denaro Mi sono domandato, prima di accingermi ad affrontare la questione de “Il Denaro”, di quanto possa essere sconveniente, o rischioso6, affrontare tale tema, svelando certi enigmi e codici che, ancora oggi, in pochi conoscono. Altri, prima di me, lo hanno fatto e lo stanno facendo. Non sono solo in questo viaggio su un sapere che si vorrebbe tenere nell'oblio. Ritengo che il rischio più grande da affrontare sia legato al parlarne con chi, in realtà, non vorrebbe saperne. Tale incognita, però, non è strutturale solo alla comprensione di come funzioni il nostro sistema monetario, qual'è la sua origine e quali sono le sue degenerazioni, ma è connesso all'umana avversione verso il nuovo, verso ciò che non si conosce e che può 6 Tale rischio fu avvertito dall'industriale Henry Ford, tanto da farlo pronunciare le seguenti parole: "E' un bene che la gente della nazione non capisca il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo conoscesse, credo che ci sarebbe una rivoluzione prima di domani mattina." cfr anche in http://johnnycloaca.blogspot.com/2011/12/la-guerra-allacostituzione-di-ellen.html#ixzz2dY6fq5K2 35 stravolgere convinzioni ( certezze, o presunte tali) su cui si basano esistenze tramandate di generazione in generazione. Non è corretto parlarne o anticipare i tempi verso chi non desidera e non vuole saperne nulla, ma in tal senso, sappiamo che l'essere umano è pienamente attrezzato per mettersi al sicuro, creando delle difese psichiche verso ciò che sente non appartenergli. Dopo attenta riflessione, quindi, non ritengo di fare, dal punto di vista etico, un torto o una forma di costrizione, parlando di questi fatti a chi non vuole saperne, a chi, per scelta o convinzione, desidera mantenere l'idea (o l'ideale) che ha sempre avuto sullo Stato, i governi, la politica, e la questione della titolarità della sovranità e del proprio esercizio. Questo mio scritto vuole essere, per tutti gli altri, un trampolino, una scossa (mai presupposta), uno stimolo di ricerca propria e soggettiva, per saperne di più e arrivare al nucleo della problematica legata al denaro e al suo ab-uso. Il sapere lo si può attribuire o delegare all'altro, solo se la finzione dura per un certo tempo ben delimitato, 36 altrimenti è meglio prendere atto che il nostro desiderio, in quel campo, è quello di non volerne assumere la paternità, di non volerne sapere (tentativo, sempre fallace, di deresponsabilizzazione intorno al proprio saputo7). 7 Il soggetto supposto sapere, scoperto dalla psicoanalisi, è un'emergenza, perlopiù d'amore. Il momento in cui l'allievo, il discepolo, o, in psicoanalisi, l'analizzante, ripone su un altro la propria aspettativa di conoscenza. Il sapere dell'altro è sempre un atto d'amore, un riconoscimento del proprio desiderio. Il primo tradimento che l'essere umano avverte consiste nel prendere coscienza che l'altro ha un sapere limitato (Lacan espresse questo concetto con la scoperta: non esiste l'altro dell'altro). Senza tale tradimento, però, originario (e originale), non vi sarebbe spazio per mettersi in proprio, assumendo la paternità del proprio sapere (o saperci fare), e quindi del limite. Le estreme idealizzazioni del proprio maestro, del proprio analista, del proprio leader, così comuni, si verificano proprio nel campo della negazione, o misconoscimento di tale tradimento originario. Che sia questo il senso di “analisi terminabile e interminabile” posto da Freud? Un po' come l'accanimento terapeutico: attendersi che l'altro sani l'insanabile, che tutto sappia, che dica tutto, finanche l'interdetto. “Je dis toujours la vérité, pas-toute”, esordì, un divertito Lacan, nella rubrica “Télévision” (anno 1973). Non per caso, pronunciò tale frase, proprio in una rubrica televisiva. La televisione, ancor oggi, è considerata 37 Il “denaro”, dal punto di vista economico, è stato inventato per rispondere ad un bisogno che la civiltà sentiva impellente. Non era più possibile, infatti, scambiarsi prodotti, risorse e manufatti tramite il baratto. Il problema concreto era legato alle diversità dei prodotti e delle risorse offerte nel mercato, ed il loro valore, ovvero “il prezzo”. E' scontato, oramai per l'uomo civile, conoscere il costo delle uova, della pasta, di un computer, di un'ora del proprio tempo, e così via. Attribuiamo agli oggetti/servizi un valore di scambio per mezzo di una moneta, accettata – in convenzione – nei diversi esercizi. Il punto su cui vorrei focalizzare la vostra attenzione, e la mia, è sulla questione della convenzione. La moneta è “convenzione”, ma non dobbiamo commettere l'errore di credere che così fosse anche in origine. Io ritengo che la moneta fosse, in depositaria di verità uniche, assolute, inconfutabili. 38 principio, “conversione”. Il valore delle risorse, dei prodotti e dei servizi, furono, di fatti, “convertiti” nel corrispettivo valore in oro. L'oro, sin dall'antichità, è simbolo di ricchezza, per la sua scarsità e la difficoltà estrattiva, per la sua capacità intrinseca di non deteriorarsi nel tempo, per la facile convertibilità, nonché per il fascino che, da sempre, questo ha esercitato nell'uomo e nella donna, risorsa naturale e preziosa, attraverso la quale creare gioielli per adornare il proprio corpo, o monili per rendere preziose le proprie dimore. 39 1.3: Dalla corsa all'Oro8, Alla fuga dal tempo Nel periodo iniziale, quindi, il nuovo modo di operare nei commerci era fortemente legato (di 8 Tale modo di dire risale alla “corsa all'oro o febbre dell'oro” californiana, il quale fu un periodo della storia americana segnata dall'interesse mondiale per l'oro della Sierra Nevada, nella regione centrale della California. Ebbe inizio il 24 gennaio 1848, quando il pioniere svizzero Joan Suter (americanizzato in John Sutter) scoprì un filone del prezioso metallo. Iniziata meno di due anni dopo la proclamazione della Repubblica della California (giugno 1846) e prima che il Messico cedesse formalmente la California agli Stati Uniti (febbraio 1848), la corsa all'oro diede il via ad un flusso migratorio di migliaia di uomini in cerca di fortuna. Ma pochi riuscirono e divennero ricchi. La maggior parte infatti trovava solo l'oro sufficiente al proprio sostentamento quotidiano. Sutter era arrivato in America nel 1834 in cerca di fortuna e si era stabilito sulle rive del fiume Sacramento. Lì ottenne dal governo messicano una concessione per costruire un fortino contro gli statunitensi. Nonostante questo il territorio venne invaso. Sutter stabilì buoni rapporti con i nuovi padroni. Il filone aurifero venne 40 derivazione) al baratto: ossia gli scambi erano attuati tra prodotti, da una parte, e oro, dall'altra. Il metallo prezioso, reperibile in natura, rappresentava quotazione in termini di scambio - valore con merci, prodotti e servizi. Come è facile intuire tale sistema si autoregolava nel limite che era determinato dalla finitezza dell'oro disponibile e dei prodotti reperibili in natura o realizzabili dall'uomo e il suo lavoro. Siamo in una metafora definibile: “a misura d'uomo”. Comincia a farsi strada scoperto mentre si stava lavorando alla costruzione di una fabbrica. Sutter tentò di mantenere segreta la notizia, ma questa si diffuse molto rapidamente e migliaia di cercatori accorsero da tutto il mondo. In questo modo nacquero in California le prime città, con l'apertura di banche, officine, saloon, bordelli. Solo alcuni centri però diventarono insediamenti stabili: molti altri decaddero subito dopo l'esaurimento delle vene aurifere. La corsa all'oro non si limitò alla California, ma contagiò anche il Canada e l'Alaska. Convenzionalmente si pone il termine ultimo della corsa all'oro californiana all'855. (Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/ Corsa_all%27oro_californiana ) 41 l'idea dell'oro, ma come valore intrinseco, oserei dire “reale”. Il concetto di tempo reale, non può essere appiattito, né nella convenzione (simbolica), né in quella creata a somiglianza, (immaginaria). L'occasione fa l'uomo ladro. Non può dirsi, se sia nata prima la colpa o la sua giustificazione: “ o la fede o la ragione”9. L'uso dell'oro per lo scambio fece emergere, in tutta la sua evidenza, il pericolo concreto di rapine e furti, a danno dei commercianti, da parte di predoni, pirati e malfattori di ogni tipo. A qualcuno venne così l'idea di creare dei monti di deposito ove era possibile lasciare il metallo prezioso, in cambio di pezzi di carta numerati e protocollati, pagabili a vista al portatore. In tal modo nacquero le prime 9 Tutto ciò suona come il dilemma che ci divertiva da bambini “è nato prima l'uovo o la gallina?”. Vedete come nel reale, a volerne parlar troppo, si finisce sempre per perdersi in “ciance” in odor di ritornello? Molte filastrocche, mostrano proprio tale senso, così come certi tarli e ronzii, ben espressi nei deliri degli psicotici. 42 banche10. I titoli di scambio, quindi, cominciarono ad essere accettati, come veri e propri metodi di pagamento, tra contraenti diversi. Divennero così popolari e riscossero sempre più credibilità, tanto che in pochi ne 10 Per la questione della creazione dell'attuale sistema monetario e creditizio esistono autori e ricercatori a cui rimandiamo il lettore interessato (in internet si possono reperire una moltitudine di siti specializzati che affrontano la tematica del signoraggio bancario. Tra tutti consigliamo www.studimonetari.org ). Dovendo, nel presente lavoro, dare dei cenni storici, occorre riferire che la nascita dell'attuale sistema bancario è datato intorno al 1800, all'epoca delle repubbliche marinare, in particolare Genova e Venezia. I mercanti del tempo viaggiavano sempre con navi stracolme di merci e prodotti, i quali, a destinazione, venivano scambiate con monete d'oro. Per tale ragioni i viaggi divenivano sempre più pericolosi e le navi facili preda dei pirati, i quali erano interessati ai preziosi carichi che esse trasportavano, soprattutto nella via del ritorno, quando la merce era stata venduta e convertita in monete d'oro. Per ovviare a tale problematica, i genovesi e i veneziani ebbero l'idea di creare, in ogni porto, dei forzieri protetti da guardie armate, ove i mercanti depositavano il loro oro, ricevendo, in cambio, rudimentali titoli. In tal maniera, per i mari, non viaggiava più il metallo prezioso, bensì dei semplici titoli che, man mano, vennero accettati per il pagamento delle transazioni commerciali. 43 reclamavano la loro riconversione in oro, e questi “pezzetti di carta” divennero moneta corrente, facilmente utilizzata e utilizzabile per le transazioni commerciali. Ghiotta fu l'occasione, per gli antenati dei moderni banchieri, di mettere in circolazione più moneta (titoli) del reale valore in oro conservato nei forzieri. Ebbe così inizio il passaggio dalla ricchezza reale a quella virtuale, forzata, indotta da un sistema che stava mettendo le radici (fradice) dell'attuale regime monetario. Dalla conversione, si passò alla convenzione, anticamera dei moderni sistemi di pagamento: assegni, bonifici, carte di credito, moneta elettronica, banconote.11 Il 11 Sulla questione vd. “L'usura nei prestiti di banche e finanziarie”, Giovanni Battista Frescura, Edizioni Mediafactory, Cornedo, Vicenza, Maggio 2013, ove l'autore fa una distinzione tra moneta strutturale o bancaria, la quale “per la sua esistenza, implica l'addebito o l'accredito, in un conto corrente, di un valore monetario, senza alcun trasferimento fisico del bene (denaro) oggetto della scrittura contabile”, e moneta elettronica, dove “la moneta non è più un bene in sé, ma solo uno strumento per effettuare i pagamenti”. 44 cambiamento non fu di poco conto, dal momento che i titoli in circolazione finirono per non essere garantiti realmente nella loro totalità, se non dagli stessi beni, dalle risorse e dal lavoro circolante, ovvero dalle interrelazioni di scambio dei vari soggetti e dallo sfruttamento di uomini/risorse, a vantaggio di poteri sedicenti e autoreferenziali. E' facile intuire come nella possibilità di creare moneta, praticamente dal nulla, in maniera infinita, si ponessero le fondamenta per un nuovo potere nascente, al di sopra della sovranità del tempo e dell'umano limite del lavoro. Personalmente ritengo che la ricchezza sia solo una delle componenti a cui aspira l'essere umano sin dalla notte dei tempi, ma questa sia largamente superata dal culto per il potere, il comando, il prestigio, il desiderio di onnipotenza e di essere al di sopra delle parti12. 12 E' attribuita alla controversa figura del Senatore italiano Giulio Andreotti, la frase “il potere logora chi non ce l'ha”. Con questa espressione, a mio avviso volutamente irritante, si manifesta il godimento di chi si arroga il privilegio di essere 45 1.4: Civiltà o Sistema? L'essere umano è appellato13 e non può prescindere dall'esser parte della comunità in cui nasce. La famiglia, la scuola, la collettività lavorativa, lo Stato, la civiltà. Parlare dell'evento umano, senza contare il legame di al di sopra delle parti. In questo “dire”, di fatti, non si parla ovviamente di uno dei poteri dello Stato – legislativo, esecutivo e giudiziario, la cui legittimazione dovrebbe derivare dalla Costituzioni e quindi dal popolo sovrano – bensì della sua delegittimazione e degenerazione in velleità e godimenti autarchici. Le prepotenze di certe frange della Magistratura si consumano proprio in tale campo, ossia nella delirante credenza del Magistrato di essere la Legge, di incarnarla, e non essere soggetto ad essa, al pari di ogni cittadino appartenente a una determinata comunità civile. 13 L'essere uman-parlante fa un po' fatica a riconoscere tale appello, tale chiamata, soprattutto in un'era, come quella contemporanea – iper-moderna – ove sembra imperare l'ideale, di impronta e derivazione statunitense, dell'uomo fattosi da solo, per proprio conto, senza radici, senza storia, senza eredità simbolica. Il giornalista Montanelli, in una celebre frase, dichiarò: “un paese che ignora il proprio ieri non può avere un domani”. Io direi che, soprattutto, fatica ad essere nell'oggi, proprio perché il presente si costruisce a partire dal proprio essere stato, al riconoscimento, alla rinegoziazione o pacificazione con la propria storia. 46 appartenenza, sarebbe un errore che non ci porterebbe in nessun luogo. Freud stesso, pur così innamorato del singolo e dei propri desideri, ha sempre aperto occhi (e orecchi) all'analisi e interpretazione dei linguaggi comuni, universali, e della storia civile (e incivile) del tempo in cui fu chiamato a vivere14. Stare in comunità implica sempre, per il soggetto, una sorta di sacrificio, di spesa, attendendosi, in cambio di certe rinunce, maggiori sicurezze, approvazione e accettazione sociale. Si gioca, in tale “logica”, la partita tra il principio di piacere e il principio 14 Celebre è lo scritto, “Il disagio della civiltà”, pubblicato da Boringhieri, in Opere di Sigmund Freud, Volume 10 . Precisazione andrebbe fatta per l'errata traduzione del testo e del pensiero di Freud, il quale voleva significare, nel titolo originale – “Das Unbehagen in der Kultur” – il Disagio nella civiltà. Differente appare l'intenzione di Freud da quella dell'interprete nella versione italiana. Potremmo fare un discorso a parte sulla questione della rilettura e reinterpretazione dei testi freudiani dalla lingua originale. Del resto, anche l'interprete, per il sol fatto che parli, a volte è superato dall'opera creativa del proprio inconscio. 47 di realtà, e l'analisi di questa funzione, di questo accomodamento che ciascuno di noi sviluppa, di questa variabile, non può non passare dalla considerazione della civiltà e della contemporaneità nella quale viviamo15. 15Ritengo che per lo psicoanalista, e quindi anche per l'analista sociale e economico, sia bene comunque rimanere fuori dalla politica e dalla religione, non perché sia escluso vivere una propria fede o una propria convinzione politica, ma perché non ce ne possiamo servire, né in un senso, né in un altro. Non si può negare, né misconoscere che, ad esempio, la religione cattolica sia così presente e così diffusa come fenomeno di massa (o di civiltà), ma questo non significa dire come la si pensi, o se o quale fede, credenza, convinzione si abbia. Così per la politica. Gli analisti, e gli psicoanalisti, hanno dei prezzi da pagare. E questo è uno di quelli. Non dirla tutta, sino in fondo. Questo per non cadere in tentazioni educative o di governo, da cui il sapere che cerchiamo non può che essere escluso. Ciò di cui è possibile invece occuparci rientra nel campo delle degenerazioni (e strumentalizzazioni) dei fenomeni politici o religiosi, quando questi sfociano in comportamenti compulsivi, ossessivi e di altro genere, sino alle estreme idealizzazioni dei leaders carismatici, dei profeti o del “segno”. Freud affronta la questione dei compiti impossibili (educare, governare e psicoanalizzare) nel suo scritto "Analisi terminabile e interminabile", contenuto nelle Opere pubblicate da Boringhieri, Volume 11. Questo importante saggio, datato 48 La civiltà ha quindi le sue regole, le quali possono essere di natura morale, comportamentale, normativa, e giuridica. Nessuna comunità umana potrebbe essere pensata senza l'esistenza di tali regole, nonché delle sanzioni previste per la loro violazione. In questo campo, ovviamente, occorre fare una netta distinzione tra ciò che è giuridicamente vietato o penalmente rilevante, secondo dei 1937 e il cui titolo originale è “Die endliche und die unendliche Analyse”, fu pubblicato nella "Internationale Zeitschrift fur Psichoanalyse". Freud ne aveva già svolti di compiti dall'anno 1886, prima di giungere a questo saggio. Questo scritto può inserirsi, a mio avviso, in un punto del percorso analitico di Freud, in cui è rovesciata la posizione analitica, il suo stesso “posto”. Rappresenta una sorta di bilancio senza bilanciamento, ossia, utilizzando un termine mutuato dalla contabilità ordinaria, "senza quadratura dei conti". Per strade diverse – singolarmente diversificate – l'altro analista, l'altro Nome-del-Padre della Psicoanalisi, Jacques Lacan, già 70enne e anch'egli con tanti di quei compiti alle spalle, affronta tale questione nei Seminari del 1969-1970, "Il rovescio della psicoanalisi", e del 1971, "Di un discorso che non sarebbe del sembiante". E' come se, in questi due seminari, Lacan abbia voluto mostrarci l'altra faccia, l'altro lato della medaglia, la messa in gioco della posta, l'osso di un'analisi (e di una vita). 49 codici che lo Stato si è dato, e ciò che rientra in un comportamento pensato come colposo o errato16. La questione respirata oggi nell'aria, e 16 La distinzione tra Legge morale e Legge giuridica è rilevante. Mentre la prima rientra in norme di comportamento, il più delle volte – per il vero – autodeterminate (o trasfigurate, fatte a propria immagine e somiglianza, o a propria opportunità) – altre volte decadenti nell'arbitrio – la seconda rappresenta il complesso di norme che lo Stato dà per dirigere ed orientare i comportamenti dei cittadini, determinare ciò che è vietato, e stabilire le sanzioni per i trasgressori. Molto spesso le norme morali sono fatte proprie anche dalle norme giuridiche. Pensiamo ad esempio a certe perversioni sessuali, quali la pedofilia o l'esibizionismo, i cui comportamenti hanno valenza e sono sanzionati penalmente. Pensiamo, altresì, al delitto di usura che, oltre a trovare posto nel nostro codice penale all'art. 644, è duramente condannato, quale peccato mortale, nella Bibbia e nelle comunità cattoliche (Luca 6,35 “Mutuum date, nihil inde sperantes – concedete prestiti senza sperare nulla”, contenuto nel discorso delle beatitudine. Cfr. “Il divieto di usura nelle religioni”, in “ L'Usura nei prestiti di banche e finanziarie”, Giovanni Battista Frescura, Edizioni Mediafactory, Cornedo Vicenza, 2013, ove, tra gli altri, è riportato il passo tratto dall'Enciclica “Vix pervenit”, di Benedetto XIV: “Quel genere di peccato che si chiama usura … consiste in questo: 50 sicuramente grazie anche ai moderni sistemi di comunicazione, tra cui internet e i social network (per chi ne fa buon uso, ovvero a soddisfazione), è di una politica che trascende sé stessa, di una civiltà che non è proprio quella vissuta e ognuno esige che del prestito – che per sua propria natura chiede soltanto che sia restituito quanto fu prestato – gli sia reso più di ciò che fu ricevuto; e quindi pretende che, oltre il capitale, gli sia dovuto un certo guadagno, in ragione del prestito stesso. Perciò ogni siffatto guadagno che superi il capitale è illecito ed ha carattere usurario … lungi dall'animo dei Cristiani la convinzione che, con l'usura, o con simili ingiustizie inflitte agli altri possano fiorire lucrosi commerci; invece abbiamo appreso dallo stesso Divino Oracolo che << La Giustizia eleva la gente, il peccato rende miseri i popoli”-- Il testo dell'enciclica è reperibile in www.sanpiox.it; “la principale fonte per la questione dell'usura, in campo cattolico, resta San Tommaso D'Acquino, il quale” – continua Giovanni Battista Frescura nell'opera citata – “nella Summa Teologica, ha ampiamente trattato l'argomento, affermando che l'usura – il prestito ad interesse – è contraria, per definizione, alla carità; il prestito di denaro è un contratto naturalmente gratuito, pertanto il pagamento di qualsiasi interesse lo fa diventare usuraio, un peccato mortale)”. La responsabilità di un determinato fatto previsto come illecito, passa attraverso quattro fasi : Imputazione, Giudizio, Sanzione, risarcimento per la vittima, e “per-dono”. Ritengo che non sia possibile chiedere 51 raccontata dai grandi mezzi di comunicazione di massa. Crisi della politica e della civiltà significa, in realtà, crisi di identità, di valori e presupponenza dilagante dei luoghi comuni e dei saperi tanto sistemici quanto fuorvianti. Una civiltà, la nostra, diretta e sovraordinata a imperativi di natura sistemico-elitario. Chi governa davvero? Chi orienta? Quale è il principio regolatore del nostro ordinamento democratico17? e ottenere il perdono, così come la Grazia, senza ammissione del proprio delitto (o colpa), e il riconoscimento dell'”altro” quale danneggiato. 17Si vedono, ad esempio, errori giudiziari e interpretazioni fallaci di norme di Legge da parte di certi Magistrati che non riesci a spiegarti se non con l'intenzione, da parte di costoro, di sostituirsi al potere legislativo, ovvero di rispondere a potestà sovraordinate a quelle statuali. Girava in un corridoio di un Tribunale – di cui non dirò il luogo e competenza, per lasciarvi il beneficio del dubbio – la voce secondo cui un Magistrato apostrofò un proprio collega – sol perché aveva applicato in maniera corretta una norma di Legge, rinviando a Giudizio dei direttori di banca per usura aggravata – con l'appellativo di “sovversivo”. Evidentemente, secondo questo Magistrato, il collega era stato sovversivo, non sicuramente di fronte alle Istituzioni, ma a una istituzione superiore a cui egli avrebbe dovuto dar conto. Eppure l'art. 101 comma 2, 52 L'impressione che ne rileviamo è che ci siano dei sistemi i quali sono sovraordinati allo stesso concetto di civiltà, e di questi occorra cominciare a parlare, se non vogliamo cadere nella negazione storica18. Lo studio della della Costituzione della Repubblica italiana, statuisce che “I Giudici sono soggetti soltanto alla Legge”. Quest'articolo rappresenta, oserei dire, la castrazione del Magistrato, ovvero il fatto di essere soggetto, come tutti, a norme imperative vigenti nel nostro ordinamento statuale. 18E' talmente evidente questa negazione che economisti, sociologi, studiosi di vario genere e anche psicoanalisti eretti a fama nazionale, stentano a pensarci, o non ne vogliono sapere. E' un campo talmente minato che la ricerca sembra arrestarsi. Il sistema funziona così e chi tenta di svelarlo viene additato come idealista, utopista, “Don Chisciotte” o peggio un sovversivo (vd. Nota 17 supra ). Il sistema non si cambia: questo è, e così si è sempre fatto. L'essere uman-parlante, già sottoposto a bagagli psichici per adeguarsi alla civiltà in cui vive, finisce per dover sopportare un fardello ancor più grande, dovendosi adattare a sistemi di cui, in molti casi, nulla ne sa, e non può riconoscere come appartenenti alla propria cultura. La disaffezione nei confronti della politica è incentrata sul fatto che questa, oramai, non risponde più a degli ideali, condivisi o non condivisi di partito, bensì ad un sistema che la sovrasta, la determina, la prevarica. Nel malessere di molti individui, tale fatto è avvertito come un fardello insopportabile. 53 civiltà, non può prescindere dall'analisi dei sistemi di cui è composta. Sistema politico, finanziario, mediatico, giudiziario, sanitario, scolastico, universitario, massonico, e così via. Siamo così abituati a questi termini, tanto da non farci più caso. Pensiamo alla questione degli ordini professionali, i quali, ancorché legittimi, in certi frangenti trascendono lo scopo per cui dovrebbero essere stati costituiti, sino a contrastare e osteggiare ciò che a loro non appartiene, o appare estraneo, finendo per relegarlo nell'illiceità, nonostante la Legge, a cui essi stessi dovrebbero adeguarsi, non disciplini e quindi lasci libertà di attività economica19. Le pressioni di queste unioni di persone o professionisti sono all'ordine del giorno, tanto da influire, in maniera del tutto immotivata, nelle decisione e negli stessi pensieri dei 19 Troppo spesso si dimentica, con colpa o dolo, la questione del Diritto positivo, ossia che tutto ciò che non è vietato, è permesso (e il soggetto ha facoltà di autorizzarsi per proprio conto). “Ma a noi piace tanto il Padrone”, osservava Jacques Lacan, “e così lo mettiamo anche dove non c’è: delirandolo nella norma giuridica, in attesa della dissoluzione del Diritto”. 54 soggetti appartenenti ad una medesima collettività, facendo passare per verità, ciò che in realtà è solo la loro dottrina. E tutto questo sol perché il fine ultimo è il denaro, il potere autarchico, la sopraffazione e la messa in scacco dell'altro. Non facciamo l'errore di credere che tutto questo avvenga senza un fine ultimo, o per perversione senza oggetto. Ogni forma di perversione o di degenerazione o di dipendenza, non può mai essere senza oggetto di godimento20. 20 Intorno al 1920 Sigmund Freud affronta le tematiche più oscure della sua ricerca psicoanalitica. Dopo la prima guerra mondiale, ove egli aveva veduto come l'uomo possa essere distruttivo per sé stesso e per l'altro, colto, come del resto moltissimi suoi contemporanei, da uno stato depressivo per aver veduto il proprio paese, l'Austria, ridotto in macerie e in miseria, e dopo aver scoperto l'inizio del cancro alla mascella che poi lo portò alla morte, egli scrive i saggi che provocarono forti resistenze, ed ancora oggi vengono trascurati e messi da parte, quasi come tradimenti, da una schiera di psicoanalisti, freudiani e non. In questo periodo l'attenzione di Freud si sposta dalla questione dell'inconscio, del principio di piacere, del principio di realtà, al silenzio oscuro e inquietante della pulsione di morte e di distruzione che sembra spingere l'uomo contro la stessa conservazione della vita. Così nascono saggi colossali, quanto inquietanti e 55 1.5: Batter moneta e debito: forme di totalitarismo oligarchico-finanziario La paura, come l'ignoranza, è un buon sistema per tenere sotto scacco e in una forma di dipendenza i soggetti, e, in tale caso, un'intera collettività. L'invenzione del debito è un ottimo ancora oggi osteggiati, negati e misconosciuti, quali "Un bambino viene picchiato", "Il perturbante", "Al di là del principio di piacere", "Psicologia delle masse e analisi dell'io". "L'Io e l'Es" (Tutti editi da Boringhieri, Opere di Freud). Queste riletture, mi fanno pensare come ancora oggi – nonostante sia davanti agli occhi di tutti che l'uomo non è quell'essere mansueto che si vorrebbe credere, ma il più delle volte spende una grande energia psichica per danneggiare sé stesso e l'altro, per colpirlo con la cattiveria, l'indifferenza, l'ingiustizia, i soprusi e gli abusi, per mortificarlo, umiliarlo, danneggiarlo – questo lato oscuro venga rinnegato, sottaciuto, sconfessato con le più forti resistenze, tra cui il buonismo contemporaneo ne è la più evidente apoteosi. Eppur ancor oggi siamo in guerra, solo che non si fa con le bombe, ma a colpi di atti, decreti ingiuntivi, indifferenze, atti di sciacallaggio e sopraffazione, sentenze ingiuste e inique, diffidenza e calunnia. E ancor oggi, questa pagina di storia, è pienamente censurata. L'uomo, da sempre, stenta a prendere coscienza del male che, troppo spesso, lo anima e del deserto che lo sovrasta. 56 sistema a tale scopo, soprattutto perché agisce sulla paura dell'essere umano per il vuoto, il baratro, e ciò che non conosce. Mi sono sempre meravigliato del perché nessun mezzo di comunicazione di massa, pur sovrabbondando di notizie in cui si parla di questo famigerato “debito pubblico”, non si sia mai fermato a spiegare cosa significhi realmente, e da dove esso derivi. La collettività, la quale – considerando lo Stato come impresaeconomica (accostamento molto pertinente, direi) – ne rappresenta la globalità degli azionisti naturali, avrebbe tutto il Diritto di essere informata sulle poste di bilancio, ovvero costi (spese) e ricavi (benefici), attività (crediti) e passività (debiti). Un'impresa economica con una voragine di debito, al limite (con eufemismo) se non oltre il fallimento, ove si chiede ai propri azionisti(cittadini) di contribuire al risanamento (=utopia) tramite il versamento di imposte (sovvenzioni) sempre più gravose, avrebbe necessità di trasparenza e di spiegazioni sulla crisi (affinché non resti una vuota formula o una sorta di coazione a 57 ripetere), e, soprattutto, necessiterebbe di imputazione/assunzione di responsabilità. Solo dall'inventario è possibile procedere ad ereditare (eredità reale e/o simbolica che sia21). Questo a maggior ragione quando si tratta di ereditare dei debiti, ovvero da un Padre che, a livello reale, non ha saputo o potuto far bene i propri conti. Si avrebbe la presunzione che i figli, contrariamente, ereditassero senza domanda22. Sono solito occuparmi di questioni individuali e soggettive, familiari, imprenditoriali, ovvero 21 Questo lavoro di interpretazione è sempre necessario sia a livello macroeconomico (sociale), sia a livello microeconomico (soggettivo). I Padri hanno delle responsabilità, così come i figli che ereditano: è rilevante (significante) cosa essi sanno (e desiderano) farne, di tale lascito. 22 L'emergente fiorentino Matteo Renzi che, dopo la caduta di Berlusconi Silvio, gran parte della stampa sta presentando come “Homo Novus” (novello Caio Mario), si espone, a mio avviso, a un grande rischio se, da figlio quale è, non partirà dal prezzo di questa eredità – anche di partito – limitandosi a rinnegare il passato, senza addentrarsi nel merito (o demerito). 58 di ciò che possiamo chiamare microeconomie. L'aspetto sociale o macroeconomico è sempre affrontabile con le dovute cautele, dal momento che le generalizzazioni non possono essere mai fatte con troppo successo. In tale caso è evidente che la questione macroeconomica, del debito, sta avendo ripercussioni molto profonde negli individui, nei soggetti e nelle storie di molte famiglie. La questione sta emergendo ora, perché alla fonte, agli ideatori, è sfuggita letteralmente di mano. Eravamo rimasti alla nascita della moneta. Coloro che la scopersero, quindi, compresero, quasi subito. la potenza della loro invenzione. Uno strumento con il quale, aumentandone o diminuendo il flusso, era ed è possibile controllare il mercato, il livello dei prezzi, il valore dei salari, il prodotto interno di una nazione, le forze e le debolezze di un popolo. Sorprende molto che dalla sua scoperta, la quale, come abbiamo detto, data intorno al 1800, la funzione effettiva della moneta sia ignorata dalla massa e resti di esclusivo 59 dominio di pochi. E' il segreto dei segreti, da tenere ben nascosto, come una ricetta esclusiva, dal momento che questo sistema genera enormi guadagni (di fatto senza limiti) nelle mani di un pugno di uomini. La domanda che a questo punto ci viene spontanea è la seguente: dalla sua invenzione, oggi, chi stampa la moneta corrente e chi ne percepisce i frutti? Wikipedia23 definisce il signoraggio come l'insieme dei redditi del governo derivanti dall'emissione di moneta. Non è molto, ma un significato possiamo coglierlo, perlomeno si riconosce che stampare moneta produce – per chi esercita tale funzione – un reddito. Seguendo tale impostazione, quindi, il surplus dei redditi, derivanti allo Stato per l'emissione della moneta, dovrebbe essere ridistribuita alla collettività, ossia al popolo sovrano. La questione è, tuttavia, questa: non è il Governo a stampare la moneta cartacea24, bensì le 23 Vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Signoraggio 24 Di fatto oggi lo Stato lucra solamente sulla creazione di monete metalliche e ne ha il monopolio per quanto riguarda la coniazione (Vedi http://www.signoraggio.com/signoraggio_ 60 Banche Centrali (ossia, nel nostro caso, la Banca Centrale Europea e la Banca d'Italia, entrambe società per azioni private, e non statali25). Le banche centrali europee, quindi, stampano moneta e prestano allo stato, il quale ne paga il valore nominale e i relativi interessi, tramite emissione di Buoni del Tesoro. Le Banche Centrali percepiscono un reddito netto derivante dalla messa in circolazione della dossier_zecca.html ) 25 Gli azionisti della Banca d'Italia sono i seguenti: Gruppo Intesa 27,20%; Gruppo San Paolo 17,23%; Gruppo Capitalia 11,15%; Gruppo Unicredit 10,97%; Assicurazioni Generali 6,33%; Inps 5%; Banca Carige 3,96%; BNL 2,83%; Monte dei Paschi di Siena 2,50%; Gruppo La Fondiaria 2%; Gruppo Premafin 2%; Cassa di Risparmio di Firenze 1,85%; RAS 1,33%; Privati 5,65%. Gli azionisti della Banca Centrale Europea (B.C.E)sono i seguenti: Banca Nazionale del Belgio 2,83%; Banca Nazionale della Danimarca 1,72%; Banca Nazionale della Germania 23,40%; Banca della Grecia 2,16%; Banca della Spagna 8,78%; Banca della Francia 16,52%; Banca Centrale d'Irlanda 1,03%; Banca d'Italia 14,57%; Banca Centrale di Lussemburgo 0,17%; Banca d'Olanda 4,43%; Banca Nazionale d'Austria 2,30%; Banca del Portogallo 2,01%; Banca di Finlandia 1,43%; Banca Centrale di Svezia 2,66%; Banca d'Inghilterra 15,98% (Vedi http://www.disinformazione.it/banchecentrali.htm ) 61 moneta, ottenuto dalla differenza tra il valore nominale, sommato agli interessi, e l'irrisorio costo tipografico26. Tale reddito da signoraggio è spartito tra un manipolo di banchieri privati, i quali detengono le azioni delle Banche centrali27. Con un aggravante: con l'emissione di Buoni del Tesoro, lo Stato indebita la collettività, generando il Debito Pubblico di cui tutti parlano, ma nessuno dice. Le banche centrali pretendono, a fronte dell'emissione di moneta, ulteriori interessi, di fatto impagabili, dal momento che non stampano il denaro necessario per farlo e, quindi, saranno saldati esclusivamente con i beni immobili e le ricchezze del paese. Risorse e ricchezza reale, in cambio di interessi e valori creati dal nulla. Lavoro reale, in cambio di moneta a debito. Lo Stato si indebita continuamente e giornalmente con i banchieri, i quali, è bene ribadirlo, stampano moneta e la prestano a interesse. In molti si chiederanno perché funzioni così e perché nessuno faccia 26 Consulta a tal proposito il seguente http://www.disinformazione.it/intervistasaba.htm . 27 Vedi supra nota 25. 62 link niente. Ritengo questo sia uno dei quei sistemi28 nascosti che governano al di sopra dei governi, non conosciuti dalla collettività, e tenuti celati dalla grande comunicazione di massa, e dai politici, i quali, evidentemente, in questa perversione economica, hanno trovato il loro accomodamento e lauto tornaconto. Un Paese che deve fare i conti con la propria economia reale, avrebbe necessità, invece, di essere ridimensionato a misura d'uomo. Questo però non avviene: ci sono politici e caste che – mentre la maggior parte delle persone soffre – mantengono privilegi, stipendi da nababbi e vantaggi enormi. Il circolo vizioso costruito con il “bluff” del debito pubblico è necessario per mantenere un flusso di moneta irreale e sproporzionato in confronto alle effettive capacità di reddito, di produzione e di consumo dei nostri Paesi. Siamo, contrariamente, in un Paese ove il tempo ha già preso la sua accelerazione infinita, e il lavoro umano non potrà mai essere sufficiente a pagare il capitale, né i relativi interessi, creati 28 Vedi supra Scritto 1.4: Civiltà o Sistema? 63 con questo sistema usorocratico del debito infinito. La menzogna delle menzogne è far credere alle popolazioni che, con lacrime, sangue e sacrifici, il debito pubblico diminuirà. Il debito pubblico, per chi lo vuol sapere, è inestinguibile per definizione, ed ha preso una corsa tanto inarrestabile quanto mortifera. La proposta del reddito di cittadinanza29 è veduta da molti come un modo per percepire un salario senza lavoro, un invito alla pigrizia e al parassitismo. Ai fautori di questa tesi 29 “Il reddito di base o reddito di cittadinanza o reddito di sussistenza o reddito universale è una erogazione monetaria, a intervallo di tempo regolare, distribuita a tutti coloro dotati di cittadinanza e di residenza in grado di consentire una vita minima dignitosa, cumulabile con altri redditi (da lavoro, da impresa, da rendita), indipendentemente dall'attività lavorativa effettuata, dalla nazionalità, dal sesso, dal credo religioso e dalla posizione sociale ed erogato durante tutta la vita del soggetto” (vd Reddito di base in http://it.wikipedia.org/wiki/Reddito_di_cittadinanza ). Nel reddito di cittadinanza che abbiamo in mente, tuttavia, non si tratta di erogare una “prebenda”, ma di ridistribuire la rendita da emissione di moneta, ai reali destinatari e portatori di interessi: i cittadini del Paese Italia. 64 bislacca, occorre rispondere che questa rendita da signoraggio già esiste ed è distribuita nelle mani ingorde di un manipolo (oligarchia) di banchieri (e di politici, loro fidi servitori). Con il reddito di cittadinanza, quindi, altro non si farebbe che restituire la rendita da moneta al vero destinatario di sovranità: il popolo, il cittadino, l'abitante. Se lo Stato ricominciasse a stampare la moneta per proprio conto, cesserebbe di indebitarsi e di pagare (promettere) interessi su un debito infinito e insanabile. La corsa all'economia irreale, fuori tempo, si estende ad altre modalità di emissione di moneta delle banche private. Si tratta dell'erogazione del credito a imprese e famiglie, mediante mutui, finanziamenti, anticipazioni, carte di credito, 30 e altri sistemi di 30 Il termine carta di credito è, a mio avviso, improprio. Queste, infatti, dovrebbero chiamarsi Carte di debito. La strategia di marketing del sistema bancario ha studiato uno strumento per confondere ancora una volta le acque, creando nel consumatore la percezione di avere in mano un credito, mentre, invece, ogni volta che utilizza una di queste carte, si 65 concessione. Nell'immaginario collettivo si pensa che, ancora oggi, le banche facciano opera di raccolta delle risorse (deposito) e di impiego (prestiti). Se il sistema non fosse così degenerato e strategicamente collegato alle induzioni al consumo, all'indebitamento, questo sarebbe una modalità sana attraverso cui raccogliere mezzi e risorse da chi le detiene, e distribuirli a chi non ne ha, ma è in grado di offrire, come contropartita, idee economiche o imprenditoriali. Il sistema bancario, oggi, può di fatto concedere credito all'infinito, anche se, materialmente, non ne possiede le reali risorse (ovvero i corrispondenti depositi31). La questione del prestito “ad infinitum” è strumentale al tentativo di creare un finto benessere, un finto mercato, una pseudoindebita, ovvero promette un pagamento alla propria banca (e, contestualmente, indebita il proprio stato tramite il sistema dell'emissione di moneta elettronica). 31 Oggi 100 euro depositati, permettono alla banca di prestarne 5000 ( senza alcuna copertura. Il prestito, in pratica, è interamente coperto e garantito da beni e risorse del soggetto finanziato). 66 necessità di beni da consumo32. E' scontato che questa situazione abbia ripercussioni gravi per molte famiglie o individui. Rincorrere un debito insanabile (in 32Il bombardamento mediatico – il quale è sempre più rivolto ai bambini e alle popolazioni più giovani – di induzione al godimento consumistico, iperattivo, informatico, istiga a forme di dipendenza dall'oggetto di consumo. E' una vera e propria corsa contro il tempo, ad accaparrarsi l'ultimo ritrovato della moderna tecnica, il quale, non appena posseduto, diviene subito superato, obsoleto. I nuovi telefoni cellulari, ad esempio, sembra che siano proprio programmati per guastarsi dopo un certo numero di anni, di modo che si renda necessaria la loro sostituzione con modelli nuovi e maggiormente avanzati. I continui aggiornamenti che arrivano dalle reti internet, anche all'insaputa dell'utente, servono per riempire le memorie dei “personal computers” in maniera continuativa, tanto da saturarla e rendere necessaria la loro sostituzione con modelli di ultima generazione. L'attuale contemporaneità ha bisogno di consumo indotto, sfrenato, compulsivo, proprio perché la macchina del commercio senza lavoro reale non fermi la sua corsa. Per molti soggetti, sottrarsi a questa rete sistemica è patologicamente impensabile. Lo Stato è tristemente complice di tutto questo. E' complice, come sempre, per la sete di denaro, di potere e di privilegio. Pensiamo al gioco d'azzardo e ai video poker che, nonostante creino dipendenza e portino 67 quanto di natura e origine usuraria), sproporzionato alla capacità di rimborso e di umano lavoro, non può che portare alla rincorsa, contro il tempo, di cambiali e titoli di pagamento. La creatività e il pensiero sano passa, invece, dalla propria misura. La crisi, forse, risiede proprio in questo tentativo dell'uomo, ancora una volta, di superare il proprio limite, di non farci conto, temendo, da una parte, il vortice e la voragine che questo sistema crea e alimenta, e, dall'altra, restandone affascinato, sino al rischio concreto di esserne risucchiato. Non è osceno affermare che la natura umana possa desiderare di godere all'infinito, senza limite, sino alle estreme conseguenze della distruzione o messa in pericolo della propria vita. Il meccanismo si è inceppato perché il lavoro reale ( e i crediti reali esigibili) non riescono più a coprire questa voragine di promesse di pagamento, di debiti e interessi prodotti in alla rovina moltissimi individui e famiglie, lo Stato incentiva, riscuotendone la relativa “gabella”. 68 maniera forzosa e artificiale33. 33 L'esempio che sono solito fare per comprendere questo meccanismo, è quello dell'azienda, la quale, trovandosi in difficoltà, anticipa presso banche diverse le stesse fatture (promessa di pagamento dei propri clienti). In pratica attua una sorta di autofinanziamento. Nel momento in cui il cliente non dovesse pagare, o ritardasse, per tamponare potrà anticipare una nuova fattura o convogliare il pagamento di un altro soggetto presso la banca ove ha anticipato due volte la medesima promessa di pagamento. Tale vortice di pagherò, potrebbe non saltare fuori, sino a quando l'azienda in questione produrrà un fatturato tale da poter coprire, con nuove fatture, quelle scadute. Cosa succede, invece, se il fatturato subisce una flessione rilevante? Probabilmente mancheranno risorse reali per tamponare le promesse di pagamento e rinnovarle, allungando le scadenze e, quindi, le quote che essa non riesce più a coprire con il proprio fatturato (e lavoro reale). Ritengo che in Italia stia avvenendo, a livello macroeconomico, una situazione di questo tipo (il problema, di fatti, è emerso a causa di drastiche riduzioni del PIL, Prodotto Interno Lordo). Le entrate non riescono a coprire nemmeno gli interessi sulle promesse di pagamento scadute del paese Italia. Come si fa a credere alla favola della riduzione del debito pubblico, quando non riusciamo 69 nemmeno a pagare gli interessi da questo generati? Il patto di stabilità, così ostentato e osannato dagli attuali governanti, è in realtà un comando, imposto dalla Comunità Europea agli stati sovrani, di garantire il pareggio di bilancio. Tale patto ha avuto inizio nel 1992 con la sottoscrizione del Trattato di Maastricht, il quale esige, per i paesi aderenti, di mantenere un rapporto deficit/PIL al di sotto del 3% (il deficit pubblico rappresenta la differenza negativa tra i costi sostenuti dall'amministrazione statale – tra cui quelli derivanti dalla cessione della sovranità monetaria alle banche centrali – e le entrate provenienti dalle imposte; il PIL, Prodotto Interno Lordo, rappresenta il valore totale dei beni e servizi finali prodotti nel paese in un anno). Le politiche governative, oggi, non sono più orientate alla sovranità nazionale, allo stato sociale, agli interventi di aiuto verso le persone economicamente svantaggiate, ma prestano esclusivamente la loro attenzione allo spread – pura invenzione finanziaria, trattandosi di un semplice indice che segnala il differenziale di rendimento ( ovvero aria fritta) tra i Bund tedeschi e i nostri Btp decennali – e al raggiungimento del cosiddetto pareggio di bilancio, a qualsiasi costo, ivi incluso il patimento e i fallimenti di moltissime aziende, famiglie e soggetti. 70 Scritto 2: L'Usura Aggravata: Errori Diagnostici? di Maurizio Forzoni 71 Contro l’usura. Dai ‘Cantos’ di Ezra Pound, XLV Con usura nessuno ha una arido come carta, solida casa senza segala né farina di di pietra squadrata e liscia grano duro, per istoriarne la facciata, usura appesantisce il con usura tratto, non v'è chiesa con falsa i confini, con usura affreschi di paradiso nessuno trova residenza harpes et luz amena. e l'Annunciazione Si priva lo scalpellino della dell'Angelo pietra, con le aureole sbalzate, il tessitore del telaio con usura CON USURA nessuno vede dei Gonzaga la lana non giunge al eredi e concubine mercato non si dipinge per tenersi e le pecore non rendono arte peggio della peste è l'usura, in casa ma per vendere e spunta vendere l'ago in mano alle fanciulle presto e con profitto, e confonde chi fila. Pietro peccato contro natura, Lombardo il tuo pane sarà staccio non si fe' con usura vieto Duccio non si fe' con usura 72 né Piero della Francesca o apprende l 'arte d'intessere Zuan Bellini oro nell'ordito; né fu "La Calunnia" dipinta l'azzurro s'incancrena con con usura. usura; non si ricama L'Angelico non si fe' con in cremisi, smeraldo non usura, né Ambrogio de trova il suo Memling Praedis, usura soffoca il figlio nel nessuna chiesa di pietra ventre viva firmata : "Adamo me arresta il giovane amante fecit". cede il letto a vecchi Con usura non sorsero decrepiti, Saint Trophine e Saint si frappone tra giovani Hilaire, sposi usura arrugginisce il CONTRO NATURA cesello Ad Eleusi han portato arrugginisce arte ed puttane artigiano carogne crapulano tarla la tela nel telaio, ospiti d'usura. nessuno 73 « "Ecco la fiera con la coda aguzza, che passa i monti e rompe i muri e l'armi! Ecco colei che tutto 'l mondo appuzza!" » (Dante -Inf. XVII 1-3 – Girone degli Usurai) Gerione, illustrazione di Gustave Doré 74 “Quel che si chiama logica o diritto non è mai niente di più che un corpo di regole che furono laboriosamente combinate in un momento della storia debitamente datato e situato da un sigillo d'origine, agorà o foro, chiesa oppure partito. Dunque non spererò niente da queste regole al di fuori della buona fede dell'Altro, e in mancanza d'altro me ne servirò, se così giudico o se mi ci si obbliga, solo per divertire la malafede”. Jacques Lacan 75 2.1: La nozione di Capitale34 in un prestito Ritengo che per l'analisi di qualsiasi questione, occorra partire dal generale, sino a giungere al particolare. Un esame tecnico-scientifico di 34 Si definisce Capitale la somma di denaro messa a frutto. Rimandiamo il lettore allo scritto precedente “Il Dio Denaro”, per l'analisi di quanto poco capitale, effettivo, reale, sia prestato dalle banche, dal momento che, per la sovrabbondante maggioranza, la banca non presta denaro che possiede o che ha precedentemente raccolto, bensì lo crea dal nulla, tramite semplici impulsi elettronici, byte che movimentano appostazioni di bilancio da un terminale all'altro. E' il soggetto che riceve un mutuo che, ad esempio, pagando le rate periodiche (le quali comprendono capitale e interessi), cede moneta, reddito prodotto dal proprio lavoro, o dai propri beni, alla banca che in realtà non ne aveva, ma l'ha creato dal nulla, utilizzando la fitta rete di promesse di pagamento e di corrispondenza tacitamente accettato nel circuito dei sistemi interbancari. Possiamo dire che la banca, pertanto, fa attività di raccolta (o meglio rastrellamento di beni e risorse reali, in cambio del nulla) nel momento in cui i mutuatari-clienti cominciano a pagare le rate di ammortamento e pre-ammortamento e non, come si crede nell'immaginario collettivo, prima della sua accensione e successiva erogazione. Questo fenomeno è chiamato, da taluni, signoraggio secondario o creditizio. 76 questo tipo, non può prescindere dalla riduzione dell'oggetto dell'analisi in termini sempre più piccoli (sottosistemi d'indagine). Ho deciso però in tal caso, dopo riflessione, di fare esattamente l'opposto. Ossia di partire dalle nozioni base, dalle categorie semplici, per poi mettere in mostra il caos nel quale sguazzano i denegatori della matematica finanziaria e della tecnica giudiziaria 35. Il Capitale è il primo oggetto della matematica finanziaria. La nozione di capitale è recepito dal nostro codice civile all'art. 820 comma 3: “Sono frutti civili quelli che si ritraggono dalla cosa come corrispettivo del godimento che altri ne abbia. Tali sono gli interessi dei capitali (...)”. Da tale norma possiamo ricavare tre fatti giuridici: che il capitale è la cosa, l'oggetto di un prestito; che il godimento del capitale da 35Ci sono alcuni Consulenti Tecnici di Ufficio di Tribunali, i quali o ignorano la materia, e allora dovrebbero dichiararsi incompetenti, rifiutando l'incarico, o forse ne sanno troppo, ma fingono di non conoscere, per favorire certi loro amici banchieri o bancari. 77 parte di terzi soggetti, produce frutti civili; che tali frutti sono denominati interessi. La non legittimità di produzione di frutti civili, fuorché dal capitale, è rinforzato, nel nostro ordinamento, dal divieto di anatocismo, ovvero di ricapitalizzazione periodica degli interessi36. Il Capitale, in matematica finanziaria, è indicato convenzionalmente con la lettera C. 36Mi permetto di suggerire, per un approfondimento o per spunti riflessivi, “La questione dell'anatocismo nel prestito usurario”, Scritto 3 del presente lavoro. 78 2.2: La nozione di tasso di interesse in un prestito Il “tasso” rappresenta la percentuale dell'interesse su un prestito, ossia il valore della remunerazione spettante al prestatore. La nozione di interesse è recepito dal nostro codice civile dagli artt. 1282 (Interessi nelle obbligazioni pecuniarie 37), 1284 (Saggio degli interessi 38), 1815 (Interessi39). A tal punto occorre fare una classificazione dei diversi tassi d'interesse: tasso di interesse corrispettivo, tasso di interesse moratorio e 37Art. 1282 comma 1 cc: “I crediti liquidi ed esigibili di somme di danaro producono interessi di pieno diritto, salvo che la legge o il titolo stabiliscano diversamente”. 38Art. 1284 cc. “1. Il saggio degli interessi legali è determinato in misura pari al 2,50% in ragione d'anno. (…) 2. Allo stesso saggio si computano gli interessi convenzionali, se le parti non ne hanno determinato la misura. 3. Gli interessi superiori alla misura legale devono essere determinati per iscritto; altrimenti sono dovuti nella misura legale”. 39Art. 1815 comma 1 cc.:”Salvo diversa volontà delle parti, il mutuatario deve corrispondere gli interessi al mutuante. Per la determinazione degli interessi si si osservano le disposizione dell'art. 1284”. 79 tasso di interesse compensativo. Gli interessi corrispettivi, disciplinati dall'art. 1282 cc., decorrono su tutti i crediti pecuniari liquidi ed esigibili, salvo eccezioni previste dalla Legge 40; gli interessi moratori, previsti e disciplinati dall'art. 1224 cc, hanno funzione di risarcimento verso il creditore per il ritardo nel pagamento da parte del debitore 41; gli interessi compensativi, previsti dall'art. 1499 cc, prescindono dalla mora del debitore, nonché dalla scadenza del debito42. Il Tasso (Saggio) di interesse è indicato, in matematica finanziaria, con la lettera r (o anche i). 40Vd. supra nota 37. 41 Art. 1224 cc. Danni nelle obbligazioni pecuniarie. 1. Nelle obbligazioni che hanno per oggetto una somma di denaro, sono dovuti dal giorno della mora gli interessi legali, anche se non erano dovuti precedentemente e anche se il creditore non prova di aver sofferto alcun danno. Se prima della mora erano dovuti interessi superiori a quella legale, gli interessi moratori sono dovuti nella stessa misura. 42 Art. 1499 cc. Interessi compensativi sul prezzo. 1. Salvo diversa pattuizione, qualora la cosa venduta e consegnata al compratore produca frutti o altri proventi, decorrono gli interessi sul prezzo, anche se questo non è ancora esigibile. 80 2.3: La nozione di tempo in un prestito Il Capitale (C), ad un determinato tasso (r), è produttivo di interesse in un determinato arco temporale (t). La funzione del tempo rappresenta una variabile molto importante, dal momento che, a parità di Capitale e di tasso di interesse, il debitore pagherà interessi maggiori, quanto più tempo impiegherà per la rimessa del debito. La variabile Tempo è indicata, in matematica finanziaria, con la lettera g (o anche t). A questo punto abbiamo conosciuto tutte le variabili mediante cui, con formula finanziaria diretta, è possibile calcolare l'importo degli Interessi (su un prestito) – indicati con la lettera I – quando sono noti gli altri termini dell'equazione: Capitale, giorni, tasso di interesse. La formula dell'interesse semplice è la (1), qui 81 di seguito riportata: CXgXr I= ------------------- (1) 365x10043 Al numeratore della frazione troviamo il prodotto tra Capitale, giorni e tasso, mentre al denominatore, il numero di giorni dell'anno solare, moltiplicati per 10044. La formula (1) è lineare, rispettosa del nostro codice civile, il quale prevede che gli interessi siano calcolati esclusivamente sul Capitale. A parità di Capitale, si potrà incidere (aumentare) la produzione di interessi, agendo sulle altre 43Nell'anno bisestile, al denominatore della formula (1), dovremo inserire 366*100. 44 Al denominatore i giorni vanno moltiplicati per 100, dal momento che al numeratore abbiamo una variabile, il tasso, espresso in termini percentuali, il quale va convertito in numero razionale, per ottenere risultati matematicamente omogenei con le altre due variabili (capitale e giorni). 82 due variabili dell'equazione: il tempo e il tasso (salvo poi accorgersi che, banchieri e bancari, in reciproca connivenza, hanno studiato il sistema perverso di agire e aumentare anche l'incidenza del Capitale, mescolando ad esso, interessi, commissioni, spese e competenze di qualsiasi specie e natura. Hanno progettato, altresì, da novelli fisici, la maniera per dilatare l'asse del tempo, in particolare nei rapporti di conto corrente o nelle anticipazioni, tramite l'utilizzo sconsiderato del cosiddetto gioco delle valute. Con i sistemi sfruttati dall'attuale sistema bancario, al momento dell'accensione di un finanziamento/mutuo o apertura di credito in conto corrente o anticipazione di vario tipo, se è possibile conoscere ( non sempre) il punto di partenza contrattuale, sicuramente non è prevedibile il punto di arrivo45. 45Ritengo che il sistema sia stato studiato e costruito proprio per creare delle variabili arbitrarie, per mezzo delle quali aumentare o diminuire le entrate bancarie in base all'esigenza di fare cassa o ai budget imposti dalle varie direzioni. I direttori di filiale, infatti, percepiscono incentivi monetari allorquando raggiungono determinati obiettivi di fatturato. Questi ultimi, quindi, hanno un lucro proveniente, molto 83 2.4: L'usura: tra norme di Diritto e Civiltà Il prestito usurario è un evento in grado di incidere negativamente nell'economia di un soggetto, di una famiglia, di un'impresa, sino a provocare danni molto gravi, ereditabili, addirittura, di generazione in generazione 46. Abbiamo visto come nella morale, soprattutto spesso, proprio da condizioni e vantaggi usurari. Nel momento in cui, poi, si trovano dinnanzi ai PM o ai Giudici penali, attuano la strategia della non responsabilità diretta, per continuare a farla franca, e ad agire pressoché indisturbati. 46 Quando poi all'usura si aggiunge la malagiustizia e la sordità (dolosa o colposa) di certa parte della Magistratura, i danni, ovviamente, si aggravano. La Giustizia, come afferma Giacomo B. Contri, noto psicoanalista italiano, è fare frutti. Troppo spesso nei processi passa in secondo piano che laddove vi è un reato, c'è una vittima che, proprio a causa di questo, è stato usurpato del Diritto al lavoro, alla propria economia, è gli è stata sottratta la possibilità di fare fruttare il proprio pensiero economico (vd a proposito il seguente interessante video: http://www.youtube.com/watch? v=8gNEPrEzrvI - Think 22 -”La Giustizia è fare frutti” Giacomo B. Contri) 84 quella cristiana e cattolica, è considerato usurario qualsiasi prestito che richieda, oltre la restituzione del capitale, il pagamento di qualsiasi somma di denaro47. Il presupposto di tale norma morale risiede nel fatto che prestare capitali non può essere considerato un lavoro degno di remunerazione, e farsi pagare degli interessi su questi ultimi, equivale a pretendere la corresponsione della differenza di prezzo (tra il dato e il richiesto), tramite moneta che in realtà non esiste in circolazione ( non creata). Gli antichi, la sapevano lunga sulla questione del signoraggio (buone radici, non mentono)48. Nel nostro ordinamento giuridico è stato eseguito un compromesso, permettendo il prestito di capitali, solo a determinate condizioni, non rispettando (o oltre) le quali, si concretizza il delitto di usura49. 47Vd. supra nota 16. 48Di tale questione abbiamo parlato nel mio scritto precedente “il Dio Denaro”. Vd supra Scritto 1. 49Essendo in gioco enormi interessi non solo economici, quanto di potere, possesso, denaro e lucro, le norme morali e di civiltà, le quali consideravano usurario il solo prestito di capitale ad interesse, sono state superate dalla normativa 85 Prima della riforma del 1996 apportata all'art. 644 c.p, è noto che il delitto di usura era subordinato all'accertamento di due requisiti: l'approfittamento dello Stato di bisogno e l'eccessiva onerosità della prestazione (o sproporzione tra il dato e il richiesto). Il criterio dell'individuazione se un comportamento potesse essere ritenuto usurario, risiedeva pienamente nelle mani del Magistrato, il quale, principalmente, era tenuto a valutare se il prestatore di danaro avesse approfittato dello stato di bisogno della vittima. Per cui si richiedeva la prova della piena conoscenza, da parte del mutuante, della situazione di difficoltà economica del soggetto richiedente, nonché quest'ultimo doveva trovarsi in uno stato di bisogno, di necessità e di assillo tale da essere costretto ad accettare le inique condizioni inflittegli dall'usuraio50. L'interesse praticato in un prestito era considerato usurario quando il tasso vigente nel nostro ordinamento giuridico. 50Tale evento è tutt'ora contemplato all'art. 644 c.p, però come circostanza aggravante del delitto commesso. 86 pattuito era eccessivo, sproporzionato rispetto ai tassi correnti o di mercato, e tale valutazione soggettiva era rimessa sempre nelle mani del Giudice51. La Legge 108 del 07/03/1996, ha apportato dei significativi cambiamenti all'art. 644 c.p, e in alcuni passi, potremmo dire, lo ha razionalizzato, contemplando, tra le altre novità, la circostanza aggravante in cui il delitto di usura sia commesso da esercenti attività bancaria e creditizia. La prima novella della Legge 108/96 è costituita dalla determinazione del limite, al di sopra del quale, gli interessi si possano considerare sempre usurari52. L'usurarietà del tasso, quindi, non è più a discrezione del Giudice, bensì è determinato per Legge, ed una 51Cfr Marcello Sinisi-Fulvio Troncone (Magistrati), “La rivalutazione monetaria e calcolo degli interessi”, Manuale Teorico Pratico per operatori giudiziari, Edizioni Giuridiche Simone,-2006, pp 147-160. 52 Vd. art. 1 Legge 108/96: “(...)La legge stabilisce il limite oltre il quale gli interessi sono sempre usurari(...)”. 87 volta superato tale limite, si ha l'integrazione diretta del delitto di usura53. La Legge suindicata recita che debbono essere considerati usurari anche gli interessi, inferiori a 53In molti hanno ritenuto che una volta accertato il superamento del limite imposto per Legge, si concretizzi esclusivamente usura oggettiva, restando escluso il dolo, ossia la consapevolezza di commettere il reato (alcuni proscioglimenti o assoluzioni di imputati per usura aggravata, hanno avuto come motivazione “il fatto non costituisce reato”, ossia l'esclusione della consapevolezza di commetterlo). Ritengo che tale motivazione, addotta da certi Magistrati, abbia molte debolezze, dal momento che in primis l'usura è un reato di pericolo (e, a maggior ragione, una volta accertata, occorrerebbe porre in essere tutte quelle misure per prevenirne la reiterazione o continuazione) e in secundis è un reato a dolo eventuale, in cui l'agente bancario si rappresenta la possibilità che l'evento si verifichi ed è pienamente consapevole di tale rischio. Di poi la Legge non lascia spazio a fallaci interpretazione, dal momento che considera usurari gli interessi superiori al limite imposto per Legge, senza possibilità di fare disquisizioni in merito. Vale ricordare che il brocardo, “in claris non fit interpretatio”, ossia “nelle questioni chiare non si fa luogo a interpretazione”, in uso già nella scuola dei glossatori di Bologna nel XII e XIII secolo, è stato assimilato e fatto proprio dall'art 12 delle disposizioni preliminari al codice civile del 1942 88 tale limite, se il soggetto che li ha pagati o promessi si trova in situazione di difficoltà economica e finanziaria, e se, riguardo alle modalità del fatto o ai tassi medi praticati per operazioni similari, questi risultano comunque sproporzionati rispetto alla prestazione di denaro54. Molti Consulenti in materia ( e non sono esenti da questo vizio gli ausiliari del Magistrato), trascurano completamente questo fatto, espresso in maniera chiara dalla Legge, non ponendo mai a verifica se vi è sproporzione tra il (preleggi):”Nell'applicare la Legge non si può ad essa attribuire altro senso che quello fatto palese del significato proprio delle sue parole secondo la connessione di esse e della intenzione del legislatore”. Il Magistrato è quindi chiamato (appellato nella sua funzione) a interpretare correttamente ciò che si chiama “Mens legis”, e in Leggi così chiare, l'intenzione appare palese dalla semplice lettura della norma imperativa. 54Art. 1 Legge 108/96: “(...) Sono altresì usurari gli interessi, anche se inferiori a tale limite, e gli altri vantaggi o compensi che, avuto riguardo alle concrete modalità del fatto e al tasso medio praticato per operazioni similari, risultano comunque sproporzionati rispetto alla prestazione di denaro o di altra utilità, ovvero all'opera di mediazione, quando chi li ha dati o promessi si trova in condizioni di difficoltà economica o finanziaria. (...)”. 89 dato a prestito e il pagato (o promesso) per interessi e assimilati. I vertici delle banche non possono mai ignorare lo stato di bisogno e difficoltà di un soggetto richiedente, dal momento che i comitati di approvazione o revisione dei fidi consultano periodicamente, sia i bilanci societari55, sia le banche dati delle 55“L'Istruttoria di Fido è costituita dall'insieme di indagini, ricerche, analisi ed elaborazioni finalizzate, per ogni domanda di fido, a valutare la capacità di rimborso dei richiedenti, i rischi connessi all'operazione e la forma di finanziamento più opportuno. In altri termini, i competenti organi della banca devono accertare se, presso i potenziali richiedenti, perlopiù aziende, sussistono quelle condizioni di affidabilità finanziaria (=capacità dell'impresa a rimborsare un prestito entro i termini contrattuali previsti o, comunque, a semplice richiesta della banca), economica (=capacità dell'impresa di produrre risultati economici positivi nello svolgimento delle sue attività caratteristiche) e patrimoniale (=insieme delle garanzie reali o personali che il richiedente è in grado di offrire) stabilite dai parametri di valutazione prescelti dalla banca (...)” - cfr Compendio di Tecnica bancaria – Economia e Gestione delle Imprese bancarie – Antonio Pescaglini – Rino Pescaglini – Edizioni Simone – II Edizione 2006. Gli organi della banca, quindi, hanno tutti gli strumenti per verificare il livello di patrimonializzazione dell'impresa, la capacità di reddito dell'impresa, la capacità di rimborso della stessa e il rischio di insolvenza. Pensiamo a 90 Centrali dei rischi di Banca d'Italia56 e di quelle private (cosiddette CRIF – Centrali Rischi Finanziari57), onde verificare le segnalazioni, a carico del medesimo soggetto, provenienti dagli altri operatori creditizi del Sistema. tutti quei casi in cui le banche concedono mutui per coprire debiti regressi, molte volte addirittura inesistenti, con il solo intento di trasformare le garanzie da fideiussorie a reali (ipotecarie), ad aziende fortemente indebitate col sistema bancario e senza capacità di rimborso delle rate previste. In tali casi è evidente la manovra della banca e lo sfruttamento dello Stato di bisogno, per portare al fallimento l'impresa stessa e depredare i malcapitati garanti di tutti i propri beni personali. 56La Centrale dei rischi, affidata alla Banca d'Italia, opera sin dall'anno 1964. “(...)Essa accentra le segnalazioni effettuate dalle singole banche per indicare l'esposizione creditizia, anche potenziale, in essere verso quei clienti (persone fisiche o giuridiche) il cui affidamento supera determinate soglie quantitative minime. Fornendo agli intermediari l'indebitamento globale dei rispettivi clienti verso il sistema, cd. posizione globale di rischio, essa svolge la funzione di strumento di tutela dei rischi connessi al cumulo degli affidamenti. (…). La finalità delle rilevazioni della Centrale dei rischi, quindi, non è affatto quella di precludere la prassi del cd. pluriaffidamento bensì quella di limitare l'aggravamento del <<rischio di credito>> che promana dal cumulo delle diverse posizioni di fido tramite le quali i clienti 91 Sono ritenute, come abbiamo già accennato, circostanze aggravanti del reato di usura : 1) se il colpevole ha agito nell'esercizio di un'attività professionale, bancaria o di intermediazione potrebbero utilizzare credito in maniera sproporzionata rispetto alla loro effettiva capacità di indebitamento. (...)” – cfr Compendio di Tecnica bancaria – Economia e Gestione delle Imprese bancarie – Antonio Pescaglini – Rino Pescaglini – Edizioni Simone – II Edizione 2006. L'analisi, quindi, delle segnalazioni della Centrali dei Rischi è strumento indispensabile ai titolari di indagini in campo di usura aggravata-bancaria, per comprendere quanto le banche siano a conoscenza dello stato di difficoltà, di sproporzione negli indebitamenti, e di esposizione complessiva verso il circuito bancario. Concedere un finanziamento o un mutuo a chi si è certi non avrà capacità di rimborso, significa approfittare della propria posizione predominante e di contraente forte, imponendo, molto spesso, condizioni e tassi gravosissimi, a cui il cliente non ha facoltà effettiva di sottrarsi, per il timore di perdere tutto (attività e beni personali). E' sorprendente come invece la Magistratura, e i propri ausiliari tecnici, trascurino, nel corso delle indagini, questi elementi essenziali. 57Centrali rischi private a cui le banche aderiscono su base contrattuale. In genere queste Centrali censiscono le segnalazioni al di sotto di certi limiti (75000 euro per rischi diretti o indiretti). 92 finanziaria mobiliare; 2) se il colpevole ha richiesto in garanzia partecipazioni o quote societarie o aziendali o proprietà immobiliari; 3) se il reato è commesso in danno di chi si trova in stato di bisogno; 4) se il reato è commesso in danno di chi svolge attività imprenditoriale, professionale o artigianale; 5) se il reato è commesso da persona sottoposta con provvedimento definitivo alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale durante il periodo previsto di applicazione e fino a tre anni dal momento in cui è cessata l'esecuzione58. Un'altra novità della Legge che stiamo 58Vd art. 644 c.p. Per tali ragioni quando l'usura è perpetrata da personale operante all'interno di una banca, si parla sempre di “usura aggravata”. La circostanza aggravante si misura, altresì, nell'aver commesso il reato a danno di imprenditori, artigiani o esercenti attività professionale, e, come spesso accade, per essersi fatti dare garanzie di tipo immobiliare. Un'indagine corretta in tal campo, non può prescindere dal valutare attentamente le circostanze aggravanti del reato commesso. Molto spesso, invece, i titolari dell'indagine, nonostante gli impulsi delle persone offese, trascurano di considerare tali questioni, preparando il terreno per facili, quanto superficiali, proscioglimenti o assoluzioni. 93 esaminando, cellula per cellula, è aver dato, per la prima volta, un criterio, mutuato dalla matematica finanziaria, in base al quale calcolare il Tasso usurario. Essa stabilisce di fatti (sempre all'art. 1) che “(...)per la determinazione del tasso di interesse usurario si tiene conto delle commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e delle spese, escluse quelle per imposte e tasse, collegate alla erogazione del credito59 (...)”. Nell'eseguire perizie che determinino il costo complessivo, occorrerà determinare, da una parte l'effettivo credito 59E' palese l'intenzione del legislatore di voler limitare e disciplinare il dilagante fenomeno dell'usura perpetrata dagli Istituti di Credito. Mentre l'usuraio comune, lo strozzino, il "cravattaro" non esercente attività creditizia, applica degli interessi unici o un tasso secco, le banche sono solite tenere un Tasso iniziale al di sotto delle soglie usuraie, e poi richiedere compensi, oneri, spese, commissioni, commissioni sul massimo scoperto, e altri accessori, molto elevati, la cui sommatoria, se messa in relaziona all'effettivo credito erogato, restituisce tassi sistematicamente superiori ai limiti imposti per Legge. Le banche, in definitiva, cambiando il nome alle cose e mascherando gli interessi sul credito sotto altra veste, aggirano la Legge, contando sull'impunità, concessa loro troppo spesso, da chi dovrebbe vigilare e sanzionare giuridicamente il loro comportamento. 94 erogato, dall'altra gli interessi, le spese, le commissioni varie pretesi a fronte di tale prestito60. Le banche hanno moltissimi sistemi per mascherare il reale costo del denaro, tanto che, a questo punto della nostra ricerca, conviene esaminare nel dettaglio alcuni parametri e termini utilizzati dal sistema bancario, i quali possono essere ignorati dai non addetti ai lavori61. 60Tale indagine preliminare servirà, altresì, onde verificare l'eventuale sproporzione tra il dato a prestito e il richiesto dalla banca, o dall'intermediario creditizio, per interessi e oneri vari. 61E' molto più facile, per il soggetto inesperto, valutare e analizzare un contratto di uno strozzino cosiddetto “comune”. I rapporti con le banche, oggi, sono invece molto oscuri, e il cliente non riesce a comprendere il costo totale del denaro preso a prestito, se non possiede una formazione specifica in tale campo (e tutto ciò, nonostante gli sforzi del Legislatore per rendere più trasparenti i rapporti. Pensiamo, in tal senso, alla Legge 154/92, sulla Trasparenza bancaria, o la stessa Legge 108/96 antiusura). Mi capita, molto spesso, di vedere spaesate, preoccupate o mortificate le persone a cui consegno le relazioni e i risultati sui tassi effettivi che la banca ha fatto loro pagare. “Come ho fatto a non accorgermene?”, è la domanda più frequente. Li conforto, quando dico che pure io, benché mi fossi occupato di amministrazione di impresa, contabilità ordinaria e analitica per più di dieci anni, non 95 Di seguito alcuni dei termini che chiunque incontra allorquando accende rapporti con soggetti bancari o creditizi: T.A.N (Tasso Annuo Nominale): Il Tasso Annuo Nominale (T.A.N) rappresenta il punto di partenza del Tasso applicato per il conteggio degli interessi. Esso non costituisce mai il Costo complessivo sostenuto dal cliente, bensì il punto di partenza, la base della piramide. T.A.E.G ( Tasso Annuo Effettivo Globale) o I.S.C (Indicatore Sintetico di Costo): Il Tasso Annuo Effettivo Globale (T.A.E.G.), o per i mutui, Indicatore Sintetico di Costo (I.S.C.), è il tasso complessivo di un finanziamento o di un prestito o di un mutuo. Esso comprende tutti i costi collegati all'erogazione del credito, tra cui occorre includere: interessi, oneri vari, spese, commissioni sul massimo scoperto, e altro, conoscessi tali trappole creditizie, perlomeno sino al momento in cui non ho deciso di iniziare il mio percorso formativo in tale materia. 96 purché collegati all'erogazione del credito. Restano escluse, per legge, solamente imposte e tasse. Giuoco delle Valute: E' noto e notorio che le banche applicano, nei conti correnti di corrispondenza, il cosiddetto giuoco delle valute. L'addebito di tali valute comporta la violazione dell'Art. 1284 Comma III Cod. Civile e Art. 122 T.U.B, in quanto con tale mezzo si viola la prescrizione che il tasso effettivo sia determinato e che gli interessi applicati rientrino nella misura stabilita. Essi, invece, a causa di tali dilatazioni temporali, ne risultano incrementati ed in modo imprevedibile. La stessa BANCA D’ITALIA ha riferito al Tribunale di Roma (v. sentenza 22 giugno 1987, Il Foro It., 1988, 1720) “che le aziende di credito intrattengono tra loro conti di corrispondenza (…) attraverso i quali le partite di credito e debito si considerano immediatamente liquide” per cui “la diversa e più sfavorevole valuta applicata al cliente è 97 fonte (…) di un lucro per la Banca(…)”62. Commissione di Massimo scoperto63: Questa, “nella tecnica bancaria viene definita come il corrispettivo pagato dal cliente per compensare 62Il gioco delle valute, definito anche lucro per valuta, è un ulteriore artificio studiato dalle banche per dilatare l'arco del tempo, in modo da aumentare l'accelerazione di produzione degli interessi. Tale gioco, tra l'altro, rende non determinabile a priori gli effetti che esso produce sul tasso pagato effettivamente dal correntista. 63La Commissione di Massimo scoperto (CMS) – problematica mascherata in maniera spudorata dal sistema bancario e dai propri complici – è senza ombra di dubbio un onere di cui la Legge 108/96 impone di tenere conto per la determinazione del tasso soglia usura. Molti Consulenti Tecnici di ufficio, periti e anche alcuni Magistrati hanno pensato, in maniera arbitraria e maldestra, di non conteggiarla nel momento in cui sono chiamati ad accertare l'usurarietà dei tassi. Questi individui si trincerano dietro al fatto che le Circolari della Banca d'Italia, vd. Ultra Nota 70, chiedevano alle banche di computare la CMS separatamente, nelle rilevazioni dei Tassi Effettivi Globali Medi, ai sensi dell'art. 2 della Legge 108/96. Pensiamo alle Sentenze errate, fallaci, distorsive generate da tale sistema aberrante, e a quante persone non hanno ottenuto i risarcimenti che meritavano e a coloro i quali hanno patito danni a causa della miopia di molti operatori di Giustizia. Nell'anno 2010 la Corte di 98 l’intermediario dell’onere di dover essere sempre in grado di fronteggiare una rapida espansione nell’utilizzo dello scoperto del conto. Tale compensazione –che di norma viene applicato allorché il saldo del cliente Cassazione ha fatto finalmente luce su queste ombre, anche se i protettori di questo sistema non si sono ancora stancati di negare e mistificare la verità giuridica dei fatti (Corte di Cassazione penale, 10 febbraio 2010 (n. 12028) : “il chiaro tenore letterale del comma IV dell'art. 644 c.p. (secondo il quale per la determinazione del tasso di interesse usurarlo si tiene conto delle commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e delle spese, escluse quelle per imposte e tasse, collegate all’erogazione del eredito) impone di considerare rilevanti, ai fini della determinazione della fattispecie di usura, tutti gli oneri che un utente sopporti in connessione con il suo uso del credito. Tra essi rientra indubbiamente la commissione di massimo scoperto, trattandosi di un costo indiscutibilmente collegato all’erogazione del credito, giacché ricorre tutte le volte in cui il cliente utilizza concretamente lo scoperto di conto corrente, e funge da corrispettivo per l'onere, a cui l'intermediario finanziario si sottopone, di procurarsi la necessaria provvista di liquidità e tenerla a disposizione del cliente. Ciò comporta che, nella determinazione del tasso effettivo globale praticato da un intermediario finanziario nei confronti del soggetto fruitore del credito deve tenersi conto anche della commissione di massimo scoperto, ove praticata.”). E ancora: Corte di 99 risulti a debito per oltre un determinato numero di giorni-viene calcolata in misura percentuale sullo scoperto massimo verificatosi nel periodo di riferimento”. Visto che la Commissione di Massimo Scoperto è costantemente calcolata e corrisposta sulle somme utilizzate e non già su quelle messe a disposizione “sembra (…) più corretto ritenere che la commissione (…) sia un Cassazione sentenza 46669 del 19/12/2011 Cassazione penale - Pres. Esposito - Est. Chindemi. : '' Anche la commissione di massimo scoperto deve essere tenuta in considerazione quale fattore potenzialmente produttivo di usura, essendo rilevanti ai fini della determinazione del tasso usurario tutti gli oneri che l'utente sopporta in relazione all'utilizzo del credito e ciò indipendentemente dalle istruzioni o dalle direttive della Banca d'Italia nelle quali si prevede che la commissione di massimo scoperto non debba essere valutata ai fini della determinazione del tasso effettivo globale, traducendosi questa interpretazione in un aggiramento della norma penale che impone alla legge di stabilire il limite oltre il quale gli interessi sono sempre usurari.'' (...) '' Poiché le circolari e le istruzioni della Banca d'Italia non rappresentano una fonte di diritti e di obblighi, sotto il profilo dell'elemento oggettivo, non può essere esclusa la sussistenza del reato di cui all’art. 644 c.p. nell'ipotesi in cui gli istituti bancari si conformino ad una erronea interpretazione contenuta in una circolare della Banca d'Italia.'' 100 accessorio dell’interesse, legato non alla disponibilità (ACCORDATO), ma alla reale utilizzazione. A tal proposito è nota la Sentenza n. 467/2004-Tribunale di Milano: “(…)La CMS, infatti, viene di volta in volta determinata in termini percentuali facendo riferimento alle somme effettivamente utilizzate dal cliente correntista nell'ambito del fido a lui concesso, ovverosia secondo una modalità di determinazione del tutto coincidente con quella propria degli interessi; a ciò si aggiunga come la ratio giustificatrice di tale voce, rappresentata dalla remunerazione della banca per il rischio corso nel momento in cui il cliente correntista si avvale di denaro messogli a disposizione dall'istituto di credito, non è altro che una componente del corrispettivo spettante a colui che presta denaro, corrispettivo costituito dagli interessi sulla somma mutuata; in sostanza la CMS risulta essere nient'altro che un ulteriore tasso di interesse dissimulato da una diversa denominazione, avendo le stesse funzioni e gli stessi caratteri costitutivi. Appare conseguentemente corretto tenere conto della 101 CMS nel momento in cui si deve accertare quale sia stato il tasso di interesse applicato. (…)”. Se per Massimo Scoperto dobbiamo intendere, altresì, il debito massimo che il conto corrente raggiunge anche per un solo giorno, o quello che duri almeno dieci (o altro numero) di giorni, oppure sull’importo complessivo dei prelevamenti, o altro ancora, è cosa che deve essere specificata dalla banca. Sta dunque in questa indefinibilità una prima causa di nullità della commissione sul Massimo Scoperto. Ne discende che l’indicazione sui contratti della mera percentuale di calcolo non è sufficiente a soddisfare il requisito di determinabilità richiesto dall’art. 1346 c.c. Per di più il Tribunale di Milano, nella sentenza del 04 Luglio 2002, rileva che talvolta, nel corso del rapporto di apertura di credito in conto corrente, la Banca sceglie di passare indifferentemente e secondo la propria convenienza da una modalità di calcolo all’altra, senza darne comunicazione al cliente. “Di guisa che il cliente”, continua il Tribunale di Milano nella Sentenza citata, “non è in 102 grado di calcolarla ex ante e neppure di ricostruirla ex post e si trova da essa onerato quale ulteriore voce di addebito che confluisce sul conto e si moltiplica ulteriormente per effetto dell’anatocismo trimestrale”. E conclude:”La nullità, rilevabile di ufficio, di siffatta pretesa obbligatoria appare dunque di chiara evidenza: il supposto rapporto obbligatorio o patto contrattuale deve ritenersi, infatti, nullo per totale mancanza di una causa giustificatrice poiché la remunerazione della utilizzazione della somma messa a disposizione della banca consiste negli interessi corrispettivi” (Cfr. Tribunale di Milano, sentenza 4 Luglio 2002, Banca Borsa, 2003, p. 462). Esaminati tali parametri, occorre analizzare la corretta modalità di calcolo del tasso annuo effettivo globale (costo complessivo del credito), sia dal punto di vista meramente matematico che da quello giuridico (ovvero 103 conforme al dettato della Legge 108/96) 64. Come prima operazione è indispensabile calcolare il capitale effettivo, ovvero l'entità del prestito, epurandolo, ove necessario, da interessi, spese, commissioni e oneri di qualsiasi tipo, nonché dalle scorie provenienti dagli anatocismi e dal giuoco delle valute. L'operazione successiva dovrà essere l'identificazione e calcolo di tutti i costi pagati dalla correntista – escludendo solamente gli importi relativi a imposte e tasse 65 – collegati all'erogazione del credito, e, successivamente, porli in equazione tra loro, di modo da calcolare il Tasso complessivo annuo del finanziamento. La formula da utilizzare, mutuata dalla (1) 66 – 64 La quale, lo ribadiamo, statuisce che“Per la determinazione del tasso di interesse usurario si tiene conto delle commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e delle spese, escluse quelle per imposte e tasse, collegate alla erogazione del credito”. Vd supra Nota 59. 65I quali, nei conti corrente di corrispondenza, si limitano alle imposte di bollo e, nei mutui, all'imposta sostitutiva. 66Vd supra . 104 essendo noti gli interessi pagati, gli oneri, le commissioni sul massimo scoperto, i giorni, il credito erogato, e avendo come incognita il tasso annuo effettivo globale – non può che essere la seguente: (Interessi+Oneri Vari+ Commissione sul Massimo Scoperto) T.A.E.G67=--------------------------------------------------------*3650068 (269) Capitale * giorni 67Il Taeg rappresenta il TASSO ANNUO EFFETTIVO GLOBALE, ovvero il costo complessivo collegato all'erogazione del credito. Tale tasso si ottiene mettendo in relazione tutti gli interessi, le spese, gli oneri, le commissioni sul massimo scoperto – escluso imposte e tasse – collegati all'erogazione del credito e utilizzando la formula finanziaria inversa dell'interesse semplice. In tal senso cfr. Trib. Taranto 28.06.2012 n. 14186; Tribunale di Taranto 25.10.2012 n. 19337, le cui Sentenze hanno chiarito che “la formula scientifica che interpreta il dettato normativo (per il calcolo del tasso effettivo globale) è la formula inversa dell’interesse semplice (…) il tasso applicato dalla banca deve necessariamente essere il risultato in funzione del tempo, di tutto quanto viene corrisposto a fronte di un capitale preso a credito”. 68 36600 per l'anno bisestile. Cfr . Supra. 69 La formula (2) è l'unica coerente in matematica finanziaria, e conforme al dettato Legislativo (Legge 108/96), la quale consente di porre in relazione tutte le spese, gli oneri e gli interessi, a qualsiasi titolo, con l'erogazione del credito. Purtroppo ci sono state (e ci sono ancora) tutta una serie di 105 2.5: L'art. 2 della Legge 108/96 – Le Circolari di Banca d'Italia70 L'art. 2 della Legge in questione, la quale, come oramai sappiamo, ha apportato delle strumentalizzazioni e infrazioni gravi per distorcere la portata effettiva di questa norma e così firmare delle perizie assolutamente fuorvianti, se non false. 70 Le Istruzioni della Banca d’Italia sono destinate unicamente alle Banche e agli Intermediari creditizi, e indicano a detti soggetti economici, le modalità di rilevazione statistica dei tassi medi, la periodicità di segnalazione e i termini di inoltro dei dati rilevati. Queste istruzioni di natura puramente statistica, destinate al sistema creditizio italiano – e non certo ai Giudici e ai Loro Ausiliari – non possono certamente essere utilizzati per determinare le risposte ai quesiti della Magistratura, nell'accertamento del tasso usurario. Vale citare la nota di risposta – riportata in una nota pubblicazione, avente titolo ''Controllo giudiziario delle operazioni di credito'', autore G.Frescura – ove la stessa Banca d'Italia afferma di '' effettuare controlli di tipo statistico con riferimento ai dati che gli intermediari vigilati trasmettono ai sensi delle istruzioni per la rilevazione (...)''' e '' (…) che la competenza a stabilire eventuali violazioni della citata normativa (L.108/96), attraverso il superamento del valore soglia, è riservata all'Autorità Giudiziaria''. Per cui appare davvero un fatto grave e giuridicamente errato l'utilizzo di tale formule da parte di alcuni Consulenti tecnici 106 modifiche sostanziali all'art. 644 c.p, assegnando dei compiti precipui, nella rilevazione trimestrale dei Tassi Effettivi Globali Medi (per categoria omogenea di operazioni71), al Ministero dell'Interno, sentiti la Banca d'Italia e l'Ufficio Italiano Cambi72. di Ufficio di Tribunali, allorquando debbono accertare il superamento delle soglie usurarie e la violazione delle norme antiusura. 71Le principali categorie di operazioni, in cui sono suddivise le segnalazioni trimestrali, sono le seguenti: Aperture di credito in conto corrente; Anticipi, sconti commerciali e altri finanziamenti alle imprese effettuati dalle banche; Factoring; Crediti personali e altri finanziamenti alle famiglie effettuati dalle banche; anticipi, sconti commerciali, crediti personali e altri finanziamenti effettuati dagli intermediari non bancari; Prestito contro cessione del quinto dello stipendio; Leasing; Credito finalizzato all'acquisto rateale e credito revolving; Mutui a tasso fisso; Mutui a tasso variabile. 72 Vd. articolo 2 Legge 108 del 07/03/1996: “1. Il Ministro del tesoro, sentiti la Banca d'Italia e l'Ufficio italiano dei cambi, rileva trimestralmente il tasso effettivo globale medio, comprensivo di commissioni, di remunerazioni a qualsiasi titolo e spese, escluse quelle per imposte e tasse, riferito ad anno, degli interessi praticati dalle banche e dagli intermediari finanziari iscritti negli elenchi tenuti dall'Ufficio italiano dei cambi e dalla Banca d'Italia ai sensi degli articoli 106 e 107 del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, nel corso 107 La prima questione da sottolineare, arguibile dal dettato legislativo, risiede nel fatto che il compito di rilevare i Tassi Effettivi Globali Medi è assegnato al Ministero del tesoro (ovvero a un organo governativo), il quale si fa del trimestre precedente per operazioni della stessa natura. I valori medi derivanti da tale rilevazione, corretti in ragione delle eventuali variazioni del tasso ufficiale di sconto successive al trimestre di riferimento, sono pubblicati senza ritardo nella Gazzetta Ufficiale. 2. La classificazione delle operazioni per categorie omogenee, tenuto conto della natura, dell'oggetto, dell'importo, della durata, dei rischi e delle garanzie è effettuata annualmente con decreto dei Ministro del tesoro, sentiti la Banca d'Italia e l'Ufficio italiano dei cambi e pubblicata senza ritardo nella Gazzetta Ufficiale.3. Le banche e gli intermediari finanziari di cui al comma 1 ed ogni altro ente autorizzato alla erogazione del credito sono tenuti ad affiggere nella rispettiva sede, e in ciascuna delle proprie dipendenze aperte al pubblico, in modo facilmente visibile, apposito avviso contenente la classificazione delle operazioni e la rilevazione dei tassi previsti nei commi 1 e 2. 4. Il limite previsto dal terzo comma dell'articolo 644 del codice penale, oltre il quale gli interessi sono sempre usurari, è stabilito nel tasso medio risultante dall'ultima rilevazione pubblicata nella Gazzetta Ufficiale ai sensi del comma 1 relativamente alla categoria di operazioni in cui il credito è compreso, aumentato della metà”. 108 assistere dalla Banca d'Italia.73 Per adempiere a tale incarico, meramente consultivo, la Banca d'Italia ha emanato, sin dal 1997, sue proprie Istruzioni, attraverso le quali le banche devono eseguire le rilevazioni trimestrali dei Tassi Effettivi globali Medi, praticati alla propria clientela, e suddivisi per categoria omogenea di operazioni. 74 La formula riportata nelle Istruzioni di Bankitalia spa dal 1996, sino all'anno 2009 (capitolo C3. “Metodologie di calcolo del TEG”), era la seguente: INTERESSI X 36500 ONERI X 100 T.E.G=-------------------------------- + --------------------------------- (3) NUMERI DEBITORI ACCORDATO Le incongruenze di tale formula (3) sono evidenti, sia dal punto di vista matematico che 73Vd supra nota 72, art. 2 – Legge 108/96. 74Cfr anche “L'Usura nei prestiti di banche e finanziarie” Giovanni Battista Frescura – Edizioni Mediafactory -Cornedo – Vicenza , pp 575-579 109 da quello giuridico. L'accordato75, costituisce il fido concesso e non può rappresentare l'erogazione del credito, ovvero il prestito, come intende la Legge 108/96. La formula appare incongruente, altresì, se valutiamo le ipotesi in cui i clienti operino senza fido, ossia con accordato = 0. In tale caso, di fatti, la frazione: ONERI X100 -----------------ACCORDATO per accordato = 0, restituisce un'operazione matematicamente IMPOSSIBILE (nessun numero, moltiplicato per 0, rende un valore diverso da 0). L'intera formula (3) diviene, per logica matematica, 75“Per fido o accordato la Banca d'Italia intende “il limite massimo del credito concesso dall'intermediario segnalante al cliente sulla base di una decisione assunta nel rispetto delle procedure interne”. 110 un'operazione IMPOSSIBILE. razionalmente L'altra incongruenza è identificabile nel seguente fatto: mentre la prima parte della formula (3) INTERESSI X 36500 -------------------------------NUMERI DEBITORI restituisce un valore percentuale rapportato ad anno ( fatto rilevabile dall'analisi del numeratore, contenente la moltiplicazione degli interessi pagati x 36500), la seconda parte della (3), ONERI X100 -----------------ACCORDATO rappresenta una percentuale secca, su base 111 trimestrale. Sono sommate, di fatto, grandezze non omogenee. Questo rappresenta ciò che può definirsi, un paradosso matematico. L'altra incongruenza, con quanto disciplinato dalla Legge 108/96, risiede infine nel fatto che la prima parte della formula (3) INTERESSI X 36500 -------------------------------NUMERI DEBITORI contiene, al denominatore, i numeri debitori (bancari), i quali, come è noto e notorio, non rappresentano mai il credito erogato, ossia il prestito nudo e crudo76. Tale formula emanata dalla Banca d'Italia, la quale tra l'altro esclude dalla rilevazione 76I numeri debitori sono ottenuti dal prodotto di C (Capitale) * g(giorni). Ciò che la banca chiama Capitale nei vari conti correnti o anche prestiti, in realtà non lo è mai, perché contiene imputazioni – interessi, spese e quant'altro – che Capitale non sono e non sono mai stati. 112 statistica dei Tassi Effettivi Globali Medi, la Commissione sul massimo scoperto (inserita a parte), è stata utilizzata, in maniera strumentale, da Consulenti Tecnici di Ufficio di vari Tribunali. Questa formula, come abbiamo visto, se ha valenza statistica e di rilevazione ex ante dei Tassi Effettivi Globali Medi, non può essere utilizzata per calcolare, ex post, il Tasso Annuo Effettivo Globale praticato da una banca in un rapporto ben preciso e determinato. Riteniamo che, come adempia la Banca d'Italia ai compiti consultivi assegnati dall'art. 2 della Legge 108/96, non sia questione di cui debbano interessarsi i periti, e nemmeno i Magistrati. La Banca d'Italia, per dare evidentemente dei valori più congruenti con l'andamento dei tassi praticati nel mercato dalle banche e dagli intermediari non bancari, ha pensato, per motivi e criteri propri, di utilizzare la suindicata formula (3)77. 77Se Banca d'Italia avesse scelto una modalità diversa, probabilmente avremmo avuto dei tassi medi – e di conseguenza dei tassi soglia – oggettivamente troppo elevati e non rispondenti all'andamento del mercato. A tal proposito 113 Nelle Istruzioni del 2009, la Banca d'Italia ha parzialmente modificato la sua formula, annualizzando gli oneri. La nuova formula, per effettuare le rilevazioni, è divenuta, quindi, la seguente: INTERESSI X 36500 ONERI ANNUALI *100 T.E.G=------------------------------------+ -------------------------------------- (4 78) NUMERI DEBITORI ACCORDATO La formula (4), come la (3) hanno, entrambe, solo valore statistico e di rilevazione dei Tassi Effettivi globali medi: è sorprendente rilevare come, ancora una volta, alcuni Magistrati e alcuni Consulenti Tecnici di Ufficio, abbiano occorre precisare che la stessa Legge 108/96 ritiene rilevante, ai sensi dell'usura, la valutazione dei Tassi Effettivi Globali medi praticati nel mercato finanziario, onde verificare se , in un rapporto, possa dirsi concretizzata usura soggettiva. La scelta di Banca d'Italia, per tanto, sembrerebbe essere coerente con la risoluzione di tale questione. 78Banca d'Italia ha risolto, perlomeno, il paradosso matematico di cui abbiamo discusso. Le grandezze risultano ora perlomeno omogenee, benché non completamente (vd supra). 114 ricominciato ad utilizzarla, in palese (e reiterata) fallace interpretazione del dettato Legislativo. 115 2.6: Usura aggravata: prescrizione e reiterazione del reato Un'altra rilevante novità in materia di usura, apportata sempre della Legge 108/96, è l'introduzione dell'art. 644ter, il quale statuisce che “la prescrizione del reato di usura decorre dal giorno dell'ultima riscossione sia degli interessi che del capitale”. Il reato di usura non può essere più annoverato, quindi, tra quelli istantanei, ma tra quelli eventualmente 79 permanenti ). Aver introdotto la prescrizione 79Cfr a proposito la nota all'art. 644ter c.p, tratta da “Codice Penale Operativo”-- a cura di L.Ciafardini, G. Iannarone, F. Lignola, V. Martino, N, Russo (Magistrati) – pag. 1386 – Edizioni Giuridiche Simone – ove si evidenzia come la norma miri “ad aumentare l'arco di tempo entro il quale il reato di usura è perseguibile scegliendo, come dies a quo della prescrizione, non la data dell'accordo usurario, bensì quella dell'ultima riscossione della <<rata>> usuraria, tenendo conto che spesso la vittima si determinava alla denuncia solo dopo l'attivazione di procedimenti esecutivi da parte dell'usuraio e, quindi, a volte dopo un notevole lasso di tempo dalla conclusione del patto. Da tale nuova si potrebbe evincere che il Legislatore, sotto il profilo strutturale, ha scelto di inquadrare il delitto di usura non più tra i reati 116 del reato di usura, non solo dalla riscossione ultima degli interessi, ma altresì del capitale, non può che rendere evidente come la reiterazione del delitto o la sua continuazione avvenga tramite ogni atto giuridico o esecutivo volto ad ottenere, per via coatta, ulteriori somme indebite e frutto di reato, di qualsiasi natura o specie80. A nulla vale invocare che, in sede esecutiva, sia richiesto, da parte del presunto creditore81, solo il capitale e non gli istantanei, bensì tra quelli c.d eventualmente permanenti (Padovani). 80In tal senso cfr Suprema Corte di Cassazione, II Sez. Penale, n. 13418 del 06/03/2012, che così decide: “(...) deve ritenersi che si abbia <<riscossione>> ai sensi dell'art. 644ter c.p quante volte la percezione di somme o altra utilità, da parte dell'autore del reato, in dipendenza del rapporto usurario, sia comunque la conseguenza di opportunità volontariamente offertegli dalla vittima, anche quando, in concreto, nel momento finale della realizzazione dell'interesse dell'usuraio, manchi la collaborazione dell'usurato. Tanto avviene quando il credito usurario sia realizzato in tutto o in parte in sede esecutiva mediante strumenti legali assicurati dal debitore (...)”. 81La banca, molto spesso, dopo analisi tecnica, risulta non creditrice, ma addirittura debitrice di ingenti somme. Per cui il Magistrato, prima di procedere ad esecuzione, avrebbe il 117 interessi, dal momento che la stessa Corte di Cassazione, per costante orientamento, ritiene sempre immeritevole di tutela giuridica la pretesa usuraria (riferendosi sia al capitale sia agli interessi). In tal senso, infatti, la Sentenza dovere di verificare che i titoli sulla cui base è portata avanti un'esecuzione immobiliare riguardino un Diritto certo, liquido ed esigibile (art. 474 c.p.c “L'esecuzione forzata non può avere luogo che in virtù di un titolo esecutivo per un diritto certo, liquido ed esigibile”). Un titolo usurario non può essere certamente considerato un titolo valido per procedere a esecuzione forzata, altrimenti il nostro ordinamento giudiziario ne risulterebbe stravolto. (La corte di Cassazione, a proposito della rilevabilità di determinati fatti anche d'ufficio, con la Sentenza del 4 novembre 2004 n. 21095, ha avuto modo di ribadire che il potere conferito al giudice dall’art. 1421 c.c. si giustifica «in ragione della tutela di valori fondamentali dell’ordinamento giuridico» , Cass. 6 agosto 2002n. 11772: «Nella controversia promossa per far valere diritti che presuppongono la validità del contratto o di una clausola di esso, la nullità dell’uno o dell’altra è rilevabile d’ufficio se sono acquisiti al processo elementi idonei a porla in evidenza, in considerazione del potere - dovere del giudice di verificare la sussistenza delle condizioni dell’azione» (conf., tra le moltissime, Cass. 25 ottobre 1996, n. 10530, dd., 19 marzo 1996 n. 2294, 15 febbraio 1996 n. 1157, 7 luglio 1988 n. 4469, 23 aprile 1981 n. 2413) 118 n. 18069 del 15/02/2011 così decide: “(...)secondo un costante orientamento giurisprudenziale di questa Corte, la pretesa usuraria viene considerata sempre penalmente e civilisticamente illecita, sicché anche la minaccia di ottenere il pagamento del prestito facendo ricorso a mezzi astrattamente consentiti dall'ordinamento – come ad esempio l'attivazione di garanzie che l'autore dell'usura si sia fatto rilasciare dalla vittima – integra il delitto di estorsione, in quanto l'usuraio non può ricorrere al giudice per ottenere il soddisfacimento del proprio credito, né può pensare di far valere un diritto tutelabile con un'azione giudiziaria, negatagli in considerazione dell'illiceità della pretesa (Sez. II, 17 giugno 1986, n. 1207, Sarachella; SEZ VI, 16 Ottobre 1995, n. 1626, Pulvirenti; Sez II, 6 Febbraio 2008, n. 1208, Sartor; Sez II, 31 Marzo 2008, n. 16658, Colucci; Sez II, 29 settembre 2009, n. 41481, Pierro). Nel reato di estorsione l'elemento dell'ingiusto profitto viene individuato in qualsiasi vantaggio che l'autore intenda conseguire e che non si 119 ricolleghi ad un diritto, con la conseguenza che può essere perseguito tanto con uno strumento antigiuridico, quanto con uno apparentemente legale, ma avente uno scopo illecito”. Nel caso in cui sia stato rilevato l'usurarietà di un rapporto, divengono illegittime, e rappresentano continuazione e reiterazione dei reati, nonché un aggravamento degli stessi, qualsiasi atto che la banca continui a produrre, ivi incluse le esecuzioni immobiliari e le cause di merito, traducendosi, queste condotte, in atti persecutori, usurari e estorsivi, con l'intento di indebolire ulteriormente e defatigare le vittime, mediante azioni e comportamenti che non rientrano tra quelli previsti dal nostro ordinamento come meritevoli di tutela giuridica. Tale fatto pone in rilievo, altresì, la posizione dell'agente di riscossione del credito usurario, del Giudice delle esecuzioni immobiliari, dei delegati alle vendite, degli aggiudicatari dei beni e di tutti coloro che, a vario titolo, partecipano alla vendita coatta dei beni delle vittime, i quali concorrono nel ( o 120 favoriscono il) reato di usura aggravata82. Nel momento in cui sia stata rilevata l'usurarietà del rapporto, merita precisare che deve scattare, de jure, la sanzione prevista all'art. 1815 II Comma Cod. Civ., ovvero la non debenza di alcun interesse e la restituzione di quelli già corrisposti sine titulo alla banca, assieme al risarcimento dei maggiori danni 83. 82Vd ultra note 99-100 – Scritto n. 3 – La questione dell'anatocismo nel prestito usurario. Vale citare, all'uopo, l'art. 40 , comma secondo c.p, il quale stabilisce: “non impedire un evento che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”. 83La Legge 108/96 ha apportato novità all'art. 1815 II Comma Cod. Civ, il quale oggi recita: “Se sono convenuti interessi usurari, la clausola è nulla e non sono dovuti interessi”. Prima della Legge 108/96 era stabilito che in caso di usurarietà del rapporto, gli interessi fossero rivalutati al saggio di interesse legale. E' evidente l'intenzione del legislatore di inasprire la sanzione civile nei confronti di chi pratica tassi e condizioni da usura. A tal proposito la Corte di Cassazione ha ribadito come, una volta accertata l'usura oggettiva nei rapporti tra il correntista e la banca, quest'ultima è chiamata, in ogni caso, a risarcire tutti i danni che la parte offesa e il danneggiato hanno subito. (Suprema Corte di Cassazione, Seconda Sez. Penale, Sentenza 46669/2011“(...) (...)Tuttavia, una volta accertata la sussistenza del fatto reato 121 Le novità apportate alla Legge antiusura, tutti i passi avanti fatti dall'attuale legislazione, le denunce penali a carico di funzionari di banca depositate da imprenditori e famiglie, i numerosissimi rinvii a Giudizio per usura sotto il profilo oggettivo da parte degli istituto di credito, trattandosi comunque di illecito avente rilevanza civilistica, non rileva, ai fini risarcitori, che non sia stato accertato il responsabile penale della condotta illecita, in quanto l'azione , risarcitoria civile ben potrà essere espletata nei confronti degli istituti interessati che rispondono, comunque, ex art. 1118 e 1228 c.c., del fatto dei propri dipendenti”(...)E' compito degli organi apicali vigilare e impedire che venga superato il tasso soglia, mentre l'applicazione delle relative condizioni può essere demandata agli organi gestionali, non potendo essere del tutto rigida, essendo connessa all'andamento dei mercati, mentre raramente è personalizzata in relazione alle caratteristiche ed esigenze del singolo cliente (…) (...) In mancanza di specifiche attribuzioni agli organi di vertice delle banche, nessuna delega era necessaria per attribuire alla direzione generale o centrale della stessa la competenza a determinare le condizioni da applicare alla clientela e, quindi, anche i relativi tassi soglia, trattandosi di competenze autonomamente attribuite dallo statuto o da altre norme regolamentari a tali organi sottordinati. (…) Tali norme statutarie, tuttavia, non esonerano, come già evidenziato, i Presidenti delle Banche dal controllo generale relativo alla determinazione del tasso soglia e dalla responsabilità, sia 122 aggravata, i processi in corso, le condanne inflitte alle banche per risarcire i frutti indebiti, non sono riusciti, però, a fare superare i tabù. Vi è tutta una schiera di persone, infatti, le quali continuano a difendere l'“'indifendibile”; a far circolare, nel comune sentire della società, l'ideale (idea) che tutte queste denunce per usura aggravata in quanto bancaria, siano strumentali, ovvero depositate da persone il cui unico intento sarebbe di “prendere tempo”, o peggio non pagare il proprio debito. Se vi è la possibilità che qualcuno usi strumentalmente questo sistema, posso affermare che, nell'esperienza del mio lavoro, la maggioranza incontrata è costituita da soggetti davvero usurati, ridotti in miseria e difficoltà da questo sistema aberrante e protetto da molti ( non penale sia civile connessa al suo superamento, anche se non hanno concretamente partecipato alla determinazione dei tassi d'interesse con riferimento ai singoli clienti (…).Non è scusabile, in linea di principio, da parte di un istituto di credito, l'errore riferibile al calcolo dell'ammontare degli interessi usurari trattandosi di interpretazione che, oltre ad essere nota all'ambiente bancario, non presenta in sé particolari difficoltà.(...)” 123 escluse certe frange dello Stato). L'usura aggravata, in quanto bancaria, per la verità, è un reato in rari casi perseguito e, in genere, le persone sono abbandonate dallo Stato, il quale non concede mai le elargizioni previste per Legge (ossia l'erogazione di somme a ristoro dei danni subiti e gli aiuti previsti dalla normativa antiusura); le parti offese dal reato sono spesso guardate con diffidenza da molti funzionari delle Istituzioni locali, come se fossero dei furbi e non già persone danneggiate; molti Giudici delle esecuzioni immobiliari continuano a permettere la vendita dei beni delle vittime denuncianti, persino quando le aste sono portate avanti senza scrupoli, in maniera subdola e illegale, dalle stesse banche i cui funzionari sono a processo, o rinviati a giudizio per usura aggravata. Quale sarebbe, secondo questi denegatori della realtà giuridica, l'uso strumentale utilizzato dalle vittime di usura aggravata? Quale vantaggio ne ricaverebbero le persone offese, se non estenuanti procedimenti, 124 a volte più dannosi e gravosi dei fatti di usura subiti e denunciati? Il lavoro futuro di tutte le persone di buona volontà sarà quello di parlare del: “perché il tabù dell'usura aggravata in quanto bancaria? Perché la sua negazione coinvolge intere parti della collettività sociale?” Avrà possibilità di essere interpretato il “modo di dire” – non amo i detti, perché li considero assiomi sintomatici e, semmai, me ne servo, per dipanare certe matasse – “i soldi fanno andare l'acqua in salita”? Su tali domande, termina questo mio. Buoni Giudizi. 125 126 “Io non sono indotto. Io non sono mai indotto. Io sono prodotto”84 Jacques Lacan 84Intervento pronunciato da J. Lacan al congresso de l'école Freudienne de Paris tenuto dal 1 al 4 Novembre 1973 alla Grande-Motte, nei pressi di Montpellier, in occasione della presentazione dell'edizione tedesca degli Scritti. Passo tratto da “La Psicoanalisi” -Studi internazionali del campo freudiano – n° 3 – Anno 1988- Casa Editrice Astrolabio. Il punto essenziale, sintetizzato da tale pensiero dello psicoanalista francese Jacques Lacan, risiede nella possibilità, data all'essere parlante, di riconoscere e distinguere ciò che è prodotto del proprio sapere inconscio dalle teorie circolanti che possono indurre il soggetto verso i propri errori di pensiero. Il denaro, quale significante forte di vita e di morte, paradigma di godimento, potere e possesso, da sempre temuto, amato, odiato, a volte adorato (idolatrato), è uno degli strumenti – laddove estremizzato all'ennesima potenza– maggiormente responsabile dell'umana corruzione (e dei solipsismi contemporanei). 127 128 Scritto 3: La questione dell'anatocismo nel prestito usurario di Maurizio Forzoni 129 3.1: Anatocismo: L'anticamera dell'usura La questione dell'anatocismo bancario sembra non avere fine, vuoi per il termine complicato che, nonostante i chiarimenti ed i passi in avanti, non ha ancora trovato pace e giusta collocazione nel nostro ordinamento giudiziario, vuoi perché gli artefici del raggiro (o dell'incompetenza?) sono sempre al lavoro per trovare insostenibili e mistificanti tesi difensive. Anatocismo85 è, in realtà, un termine a noi ignoto, mentre gli antichi greci ne sapevano esattamente il significato, dal momento che esso deriva proprio dalla loro lingua e, in parole povere, significa “usura”. Non ci volle molto, 85Anatocismo, lat. ANATOCISMUS dal greco Anatokismòs è il composto di anà, sopra e Tòkos, prodotto e fig. il provento del denaro prestato, usura, da Tikto genero, procreo, produco. Cosiddetto dai romani giureconsulti il Contratto in cui gli interessi del capitale si aggiungono al capitale stesso , e si esige poi l'interesse sul tutto; è ciò che, in matematica finanziaria, è definito interesse composto. 130 infatti, per i padri della nostra cultura, gli Elleni (Έλληνες) , comprendere che sommare al capitale gli interessi e, su quest'ultimi, calcolarne di nuovi, fosse l'anticamera del prestito usurario. E' talmente evidente questo fatto che non ci si spiega per quale motivo si stenti ancora oggi a non comprenderne la portata e la pericolosità, non dico in ambito civile (ove il fatto ha cominciato a farsi strada), bensì in quello penale, facendo passare un evento di una gravità enorme, come un accessorio casuale, il quale, per taluni, non rientrerebbe nella configurazione dell'illecito sanzionabile penalmente. Nel nostro ordinamento il divieto di anatocismo (ovvero di cumulo tra capitale e interessi) ha trovato spazio nel codice civile sin dal R.D. 16 Marzo 1942 , n. 262 – approvazione del testo del Codice Civile – all' Art. 1283 Anatocismo “In mancanza di usi contrari, gli interessi scaduti possono produrre interessi solo dal giorno della domanda giudiziale o per effetto di convenzione posteriore alla loro scadenza, e 131 sempre che si tratti di interessi dovuti almeno per sei mesi”. Peccato che tale norma sia stata calpestata e disapplicata dal sistema bancario sino a che, nell'anno 1999, il termine è diventato di uso comune, sicuramente anche per merito delle prime Sentenze della Corte di Cassazione, le quali hanno sanzionato tale comportamento incivile e illegale86. 86 Cfr. Cassazione 16 Marzo 1999 n. 2374, 30 Marzo 1999 n. 3096, tutte confermate dalle seguenti sentenze: Cassazione 11 novembre 1999 n. 12507, Cassazione 1 Febbraio 2002 n. 1281, Cassazione 28 Febbraio 2002 n. 4490 Cassazione 21 ottobre 2002 n. 14091, Cassazione 20 Agosto 2003 n. 12222). Tutte queste sentenze evidenziarono il rischio che l'anatocismo, praticato nel corso del tempo, avrebbe comportato il superamento del tasso soglia imposto per Legge. Peccato che una frangia della Magistratura penale di tale rischio non ne vuol ancora sapere, nemmeno con conti alla mano che ne evidenziano i tassi altissimi provocati da questo sistema di calcolo degli interessi in crescita esponenziale. E dire che già dal 1999 la Corte di Cassazione, ope legis, aveva messo in guardia su tali pericoli, anche alla luce della nuova normativa antiusura, la legge 108/96 che ha parzialmente novellato l'art. 644 c.p disciplinante il delitto d'usura. 132 3.2: Il tentativo di condono anatocistico del legislatore L'Italia, lo sappiamo bene, è il Paese dei condoni e delle amnistie. Si condonano le evasioni fiscali, le costruzioni abusive, i reati, le pene e quant'altro. Tanto a pagare sono sempre gli stessi, ovvero i poveracci i quali, dalla mattina alla sera, lavorano per cercare di portare avanti questo paese, mentre una classe di élite delinque alla luce del giorno, certi che il tempo giocherà a loro favore e, fatte le somme, non pagheranno mai per i danni arrecati al prossimo e alla collettività. Questa è l'Italia, e se lo scandalo è dire apertamente queste verità, allora io sono ben lieto, qui ed ora, di dare scandalo. Poteva allora mancare un tentativo di condono sulla questione dell'anatocismo? Invece di indignarsi per aver permesso alle banche di stracciare una norma imperativa del nostro codice civile (l'art. 1283), provvedendo a 133 produrre, come conseguenza diretta, un provvedimento che tutelasse tutte quelle imprese e famiglie depredate del proprio denaro (e dei propri beni) a causa di tale pratica illegale, evitando così le centinaia di cause in corso – le quali hanno costi enormi sia per i privati che per la collettività – il legislatore ben pensò di tentare, contrariamente ad ogni logica, la legittimazione dell'anatocismo. In verità fu un atto di legislazione emanato dal Governo del tempo 87 (e si, perché tra tutti i problemi dell'Italia, al Governo premeva – udite udite – l'anatocismo bancario). Per cui, in tutta fretta, fu emanato il Decreto Legislativo 04 agosto 1999, n. 342, art. 25 che così, nella versione originaria, recitava: “(...)Decorrenza delle valute e modalità di 87Il governo di cui si tratta fu quello D'Alema che emanò, in tutta fretta – e probabilmente sotto la spinta di lobbies bancarie e poteri forti, le quali temevano l'aumento dei contenziosi e le richieste di restituzione degli indebiti incamerati da anni dalle banche a danno di malcapitati correntisti e imprese – il Decreto Legislativo 04 Agosto 1999, n. 342, art. 25, definito giustamente da molti “salva banche”. 134 calcolo degli interessi. 2. Dopo il comma uno dell'art. 120 T.U è aggiunto il seguente: 2 il C.I.C.R stabilisce modalità e criteri per la produzione di interessi sugli interessi maturati nelle operazioni poste in essere nell'esercizio dell'attività bancaria, prevedendo in ogni caso che nelle operazioni in conto corrente sia assicurata nei confronti della clientela la stessa periodicità nel conteggio degli interessi sia debitori che creditori. 3. Le clausole relative alla produzione di interessi sugli interessi maturati, contenute nei contratti stipulati anteriormente alla data di entrata in vigore della delibera di cui al comma due, sono valide ed efficaci sino a tale data e, dopo di essa, debbono essere adeguate al disposto della menzionata delibera, che stabilirà altresì le modalità e i tempi dell'adeguamento. In difetto di adeguamento, le clausole divengono inefficaci e l'inefficacia può essere fatta valere solo dal cliente”. Fu chiaro, da subito, il goffo tentativo, da parte del Legislatore, di sanare, attraverso tale 135 Decreto Legislativo, l'illiceità dell'anatocismo. La stessa Corte Costituzionale, con la Sentenza n. 425 del 09 Ottobre 2000, dichiarò incostituzionale l'art. 25 comma III, ovvero la parte relativa alla retroattività del decreto, lasciando un po' nel vuoto e senza parole il resto di questa legge spauracchio ( e infatti, da allora molti passerotti si son fatti spaventare)88. La questione, però, non ha trovato soluzioni e il Decreto Legislativo , oggi recepito dal Testo Unico Bancario, è censurabile su più fronti. L'art. 1283 c.c che vieta, infatti, l'anatocismo, è ancora in essere, e nessuna fonte gerarchicamente superiore lo ha abrogato o modificato. Qualunque sia il criterio o la modalità scelta dal CICR (Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio 89) 88Tale norma salva banche è stata inserita nel D.Lg 1-9-1993, n. 385 (T.U delle Leggi in materia bancaria e creditizia), all'art. 120 Comma 2, escludendo l'art. 25 Comma 3 dichiarato incostituzionale dalla Consulta. 89Il Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio rientra nelle autorità creditizie ed ha l'alta vigilanza in materia 136 per il calcolo degli interessi sugli interessi, quindi, questo suo provvedimento amministrativo non può essere contrario ad una norma imperativa, la quale, come sappiamo, vieta l'anatocismo tout court (sia per gli di credito e di tutela del risparmio. Esso delibera nelle materie attribuite alla sua competenza (per la disciplina relativa al CICR si rimanda alla lettura del Decreto Legislativo n. 385/93, Titolo 1, Autorità Creditizie, art.2). La difformità di un atto amministrativo rispetto a norme espresse dall'ordinamento giuridico, come sappiamo, determina l'illegittimità dell'atto. A tal proposito urge porsi la domanda se un provvedimento emanato dal CICR, in ottemperanza a quanto previsto dall'art. 120 Comma 2 T.U.B, abbia facoltà di derogare a una norma imperativa, quale l'art. 1283 c.c che vieta l'anatocismo a prescindere dalla periodicità delle capitalizzazioni. Tale dubbio interpretativo appare altresì evidente dal fatto che tale articolo, ancora pienamente in vigore nel nostro ordinamento, non autorizza nessuno, nemmeno il Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio, ad emettere provvedimenti che provochino comportamenti (anche se riconosciuti negoziali) contrari alla norma imperativa in esso contenuta (art. 1418 c.c.: “Il contratto è nullo quando è contrario a norme imperative, salvo che la legge disponga diversamente”). Una norma può essere abrogata solo da una fonte legittimata. Nell'ordinamento italiano, la norma fondamentale in tema di abrogazione è posta dall'art. 15 delle disposizioni sulla legge in generale. 137 interessi attivi che per quelli passivi, salva solo la domanda giudiziale). Un contratto è nullo, benché firmato e stipulato tra le parti, se è contrario a norme imperative (art. 1418 cc.) e, dal momento che il comportamento risulta Tale norma regola il fenomeno della successione delle leggi nel tempo, prevedendo che la nuova legge abroghi quella previgente qualora: 1) vi sia un'espressa previsione in tal senso da parte del legislatore (abrogazione espressa) 2) vi sia incompatibilità tra le nuove norme e quelle precedenti (abrogazione tacita) 3) la nuova legge disciplini l'intera materia prima regolata dalla legge previgente (abrogazione implicita). In tal caso il legislatore, forse per quel residuo di vergogna (coperto dal mantenimento di una certa ambigua distanza) che comporta fare selvaggiamente gli interessi delle élites a scapito delle famiglie, delle imprese e dei lavoratori (tradendo i propri ideali, non dimentichiamoci che questo decreto fu firmato da un uomo di sinistra), non ha prodotto una nuova legge che potesse ritenersi abrogante di quella precedente o della norma contenuta nell'art. 1283 cc (il quale è tuttora in vigore nel testo originario), bensì, da novello Pilato, ha dato facoltà ad un organo Interministeriale di stabilire i criteri per la produzione degli interessi sugli interessi. Il problema sorgente è che tale Organo Interministeriale, non avrebbe dovuto (e potuto) emettere un provvedimento contrario ad una norma imperativa vigente nel nostro ordinamento. 138 illecito, in un periodo storico in cui la questione dell'anatocismo è nota e notoria, continuare a far stipulare tali contratti a danno del contraente debole potrebbe essere ritenuto un comportamento in frode alla Legge (art. 1344 cc.), con l'aggravante della continuazione e reiterazione. Sin ora abbiamo messo in rilievo la questione meramente formale della nullità della clausola anatocistica, sia e nonostante il Decreto Legislativo 04 agosto 1999, n. 342. L'anatocismo è tutt'ora vietato dall'art. 1283 cc. sia ante che post il 30/06/2000, sia degli interessi attivi che di quelli passivi. Non possiamo trascurare, però, l'aspetto sostanziale della questione. I conti corrente in cui si applicano gli anatocismi trimestrali degli interessi, sono quelli così detti di corrispondenza, e principalmente riguardano le aperture di credito in conto corrente. Essi non rappresentano, quindi, conti di deposito dove i tassi attivi applicati ai correntisti possono essere relativamente più alti (sia chiaro che, 139 nella migliore dell'ipotesi, i tassi non superano comunque mai il 3-3,5% annuo). Nelle aperture di credito in conto corrente i tassi attivi, mediamente, oggi si attestano allo 0,125% annuo, contro tassi passivi che possono andare dal 9,91% all'11,08% annuo, e così via. Appare evidente la forbice che vi è tra l'applicazione dei tassi attivi, a favore del correntista, e quelli passivi, a favore della banca (occorre sottolineare che, in tali rapporti, il correntista è sempre a debito, per cui molto raramente gli saranno liquidati interessi attivi). Applicando quindi la formula secca dell'interesse composto (anatocistico, ossia T.A.E.= (1+TAN/N)n-1), un tasso annuo effettivo attivo dello 0,125%, anche se ricapitalizzato trimestralmente, resterà invariato, ovvero non subirà nessun incremento. Un tasso passivo del 9,91%, per effetto della ricapitalizzazione trimestrale degli interessi, subirà, contrariamente al tasso attivo, un sostanziale incremento, divenendo realmente un Tasso Annuo Effettivo 140 equivalente al 10,28% 90. Per tale ragione l'unica a beneficiare della ricapitalizzazione degli interessi è la banca91. Va precisato come, in realtà, tale esempio sia meramente scolastico, dal momento che non tiene conto dei giorni effettivi (limitandosi a dividere 90 Cfr, in tal senso, Tribunale di Grosseto, Sentenza Proc. N. 1435 del 03/07/2006, la quale così decide: “(…)A potenziare il convincimento sulla necessità della identica modalità di calcolo imposta dalla richiamata normativa, sta la sua funzione, anche sostanziale, di protezione del contraente più debole, della tutela specifica del consumatore, della garanzia della trasparenza bancaria, relativamente a prassi negoziali diffuse, come quella di capitalizzazione trimestrale degli interessi dovuti alle banche, risolventesi in una non più tollerabile sperequazione di trattamento imposta dal contraente forte in danno della controparte più debole. Ed allora, poiché le soluzioni che si danno non possono essere – per così dire – secundum eventum obligationis, non può essere consentito un criterio di calcolo elastico che si accresce in proporzione geometrica, quando si tratta di calcolare la capitalizzazione trimestrale a favore della banca, ed invece si ritrae – fino ad annullarsi – quando si deve quantificare l'anatocismo in favore del cliente.(…)(…)Oltre alla specifica inosservanza della normativa introdotta dalla delibera, detta clausola è comunque da considerare nulla in quanto stipulata in violazione dell'art. 1283, cod.civ., perché basata su un uso negoziale imposto dal contraente più forte, anziché su un uso normativo, mancando di quest'ultimo il necessario requisito soggettivo, consistente nella consapevolezza di prestare osservanza, operando in un certo modo, ad una norma giuridica, per la convinzione che il comportamento tenuto è giuridicamente obbligatorio, in quanto conforme ad una norma che 141 l'anno in 4 parti), così come non computa le effettive ricapitalizzazione degli interessi addebitati al correntista, ivi inclusi le commissioni sul massimo scoperto. Per la questione dell'accrescimento esponenziale, un tasso passivo nominalmente stabilito del 9,91% già esiste o che si reputa debba fare parte dell'ordinamento giuridico ("opinio juris ac necessitatis") (cfr., amplius, Cass. Sez. Un. 21095 del 2004). (…)(…)Per le predette ragioni, la richiesta di ingiunzione non può essere accolta. Infatti, premesso che sussiste certamente il potere del giudice di dichiarare d'ufficio la nullità della clausola che prevede l'anatocismo in violazione delle norme di legge e che tale nullità può essere rilevata in qualsiasi stato e grado del giudizio (cfr. Cass. Sez. Un. 21095 del 2004), risulta accertata per i motivi sopra esposti – la nullità della clausola in discussione, dovendosi escludere perciò il diritto della banca di richiede gli interessi anatocistici. (...)” 91Tale metodo di calcolo, affrontato nel presente scritto, è anche conosciuto come il “Miracolo del rendimento composto”. Albert Einstein, il quale non era l'ultimo arrivato, lo definì “una delle più grandi scoperte dell'umanità”. (Non si può sottacere che non sempre le scoperte umane abbiano avuto fini salvifici, propositi sani e indirizzati al mantenimento, alla salvaguardia e conservazione della propria specie. Non si comprenderebbero, secondo tale logica, infatti, scoperte come l'utilizzazione di elementi chimici attraverso i quali costruire la bomba atomica, una della più temute armi di distruzione di massa. Ci è voluto Sigmund Freud e la psicoanalisi per farci intraprendere il 142 annuo, tenendo conto di tutte le variabili (tempo effettivo di utilizzo <<definibile come lucro per valuta o gioco delle valute>>, misura degli interessi, della commissione di massimo scoperto e delle altre spese), subirà viaggio nella parte oscura dell'umanità, superando la teoria dell'uomo come essere mansueto e in ricerca esclusiva della propria felicità, mettendo in luce quanto esso, invece, possa impiegare molte delle proprie risorse psichiche – condotte a materia o azione – per elaborare strategie di distruzione per sé stesso e per gli altri) . In ambito finanziario, il sistema di cui discorriamo, denominato “value investing”, è fondato sul reinvestimento del capitale nel medio-lungo periodo. Nella capitalizzazione composta, come abbiamo detto, gli interessi si sommano al capitale generandone di nuovi. Un tasso del 12% annuo richiesto ad un correntista, farà si che il capitale che la banca ha prestato raddoppi in 6 anni. Non si tratta di un trucco, bensì questo è dovuto a regole di matematica finanziaria conosciute molto bene nell'ambiente bancario. Da tale aspetto è intuitivo rilevare il fatto empirico che le aziende, quando entrano dentro a tale meccanismo del prestito usurario, possono avere un ciclo di vita molto limitato, il quale si aggira mediamente intorno ai dieci anni, ossia il tempo necessario affinché la banca abbia più che raddoppiato – per effetto delle capitalizzazioni periodiche, non solo degli interessi passivi, ma, altresì, delle commissioni sul massimo scoperto e delle altre spese richieste ai correntisti – il capitale concesso a prestito. 143 innalzamenti rilevanti (tra l'altro non prevedibili ex ante, bensì misurabili ex post, ovvero quando il fatto è stato già consumato) 92. La pari periodicità di capitalizzazione tra gli interessi attivi e quelli passivi, ammesso e non concesso che possa sanare l'illiceità dell'anatocismo bancario vietato ex art. 1283 c.c post 30/06/2000 dal punto di vista civilistico, risulta essere rispettato solo sulla carta, mentre nella sostanza questo non avviene. Cosa dire poi dei conti corrente salvo buon fine, degli anticipi su fattura, dei mutui, dei contratti di prestito d'uso in oro, ove, anche sulla carta, non sono previsti interessi attivi per i correntisti o mutuatari93? Può dirsi esclusa, in 92Per la questione del tempo produttore di interessi mi sia concesso di rimandare il lettore alla lettura dello scritto – contenuto nel presente saggio – “Il Dio Denaro”. 93Nei conti corrente principali, definibili come apercredito, confluiscono in genere tutta una serie di competenze provenienti da tali conti accessori. Se il conto principale si trova a debito è evidente che queste competenze si mischiano ai capitali divenendo anch'essi produttori di nuovi frutti (anatocistici). I Consulenti tecnici di ufficio non tengono mai conto, ad esempio, degli interessi relativi al prestito d'uso in oro (in genere denominati “competenze estero”) le quali, 144 tali casi e senza ulteriori approfondimenti, l'applicabilità ( o la discussione intorno) del (al) tentativo di sanatoria dell'anatocismo, da parte del Governo italiano, a danno dei contraenti deboli e a favore dei poteri bancari forti, con l'entrata in vigore del famigerato Decreto Legislativo 04 agosto 1999 n. 342. provenendo da capitali molto alti, allorquando sono catapultati in conto correnti con delle utilizzazioni più basse del valore monetario dell'oro consegnato in prestito, sono molto incisivi e producono rilevanti accrescimenti del tasso richiesto al correntista. Tale fatto aumenterà, quindi, il tasso realmente praticato nel conto corrente (di cui occorrerà tenere conto ai sensi della normativa antiusura) e, non solo: gli effetti delle ricapitalizzazione di tali oneri sul prestito in oro dovranno essere computati per conoscere il reale tasso praticato nelle singole operazioni inerenti all'uso del metallo prezioso. Dal momento che, inoltre, il pagamento di tali interessi sul prestito d'uso in oro avviene nei conti corrente principali, in caso di clausola nulla ai sensi dell'art. 1815 II Comma Cod. Civ ( la quale prevede la non debènza di interessi), laddove fossero stati richiesti tassi usurari, anch'essi dovranno essere ripetuti (ossia restituiti) ai sensi dell'art. 2033 cc (indebito oggettivo). 145 3.3: L'anatocismo ha valenza penale, allorquando concorre al superamento del tasso soglia usura Qualsiasi persona che operi nel sistema bancario in ruoli dirigenziali, conosce bene come si costituisce la rendita di un capitale94 (benché quando certi direttori sono imputati in processi per usura aggravata, magicamente, giocano la parte degli stupidi, ovvero che non sapevano cosa stessero facendo, o che si trovavano in quel posto di alta dirigenza, per non si sa bene grazia di chi). La costituzione di un capitale è la base della matematica finanziaria. Credo che sia proprio il primo capitolo, quello che, anche chi non ha voglia di studiare, riesce a leggere. Ed è sorprendente come nessuno se ne ricordi, nessuno ne sappia niente, compreso molti Consulenti Tecnici di Ufficio dei vari Tribunali civili e penali italiani. Chi opera nella gestione del credito non può 94Ivi nota 104. 146 non sapere che la rendita di un capitale sarà diversa a seconda che il regime di capitalizzazione degli interessi sia semplice (senza anatocismo), ovvero composto (anatocistico), e che, nel regime di capitalizzazione composto, vi sono ulteriori differenze tra capitalizzazione mensile, bimestrale, trimestrale, semestrale, annuale. Chiamando con dei simboli la rendita relativa ai vari regimi di capitalizzazione, ReRCM (Rendita Regime di capitalizzazione composta mensile), ReRCB(Rendita Regime di capitalizzazione composta bimestrale), ReRCT (Rendita Regime di capitalizzazione composta trimestrale), ReRCS(Rendita Regime di capitalizzazione composta semestrale), ReRCA (Rendita Regime di capitalizzazione composta annuale), ReRCSe (Rendita Regime di capitalizzazione semplice=NESSUNA CAPITALIZZAZIONE), potremmo dire che la rendita di un capitale deriverà dalla frequenza con cui gli interessi ricapitalizzati finiranno per riprodurre sé stessi, tanto che , in sequenza, siano rispettate le seguenti diseguaglianze: 147 ReRCM > ReRCB > ReRCT > ReRCS > ReRCA> ReRCSe. E' evidente che quanto maggiore sarà la frequenza periodica di ricapitalizzazione degli interessi, tanto maggiore sarà la rendita di un capitale. Ciò che per la banca è una rendita, per il correntista è, senza ombra di dubbio, un costo. Orbene, perché di tale costo non se ne dovrebbe tenere conto in ambito penale, quando la Legge 108/96 (nuova normativa antiusura), novellante l'art. 644 c.p., statuisce che “per la determinazione del tasso di interesse usurario si tiene conto delle commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e delle spese, escluse quelle per imposte e tasse, collegate all'erogazione del credito”95? Non computare tale costo, per di più 95A tal proposito si è pronunciato l' Ill.mo Giudice per le Udienze Preliminari del Tribunale di Arezzo, Dott. Andrea Claudiani, nella sentenza n. 667/11del 25/11/2011, di cui riportiamo le testuali parole: “(...)la stima dei tassi determinata dal c.t è addirittura notevolmente inferiore al dato reale, poiché in essa, erroneamente, non si tiene conto 148 di natura occulta, nel calcolo del Tasso Annuo Effettivo globale, escludendolo a proprio piacere, può ulteriormente rappresentare ciò che la Corte di Cassazione Penale ha dichiarato essere un aggiramento della norma penale (Corte di Cassazione, II Sez. Penale, n. 46669 del 19/12/2011)96. Per tale ragione, lecito o non lecito dal punto di vista civile si voglia considerare l'anatocismo post 30/06/2000, di tale costo occulto occorrerà sempre tenere conto in sede penale, allorquando si svolgono perizie per la determinazione del tasso annuo effettivo globale praticato in un determinato rapporto di conto corrente. Risulterà essere altresì un aggravante allorché, in rapporti di lunga durata – ossia quando la questione dell'anatocismo è stata messa a tacere dalla Sentenza Tombale della Corte di Cassazione a dell'illegittimità dell'anatocismo.(..)”. Per tali ragioni un tasso benché usurario, sarà più basso di quello realmente praticato alla correntista, ove il Consulente Tecnico non abbia tenuto conto dei costi occulti derivanti dall'onerosissimo calcolo anatocistico. 96Ibidem. 149 Sezione Unite, la n. 21095 del 04/11/2004 – in assenza di capitale prestato da lunghi periodi97, la banca avrà preteso interessi usurari e continuerà a pretenderli, altresì per via coatta, mediante esecuzioni immobiliari viziate e illegittime ab origine.98 In tal caso l'usura 97 La Cassazione Civ., Sez. I, 1/10/07, n. 10692 ha avuto modo di affermare: “Una volta esclusa la validità della clausola sulla cui base sono stati calcolati gli interessi, soltanto la produzione degli estratti a partire dall'apertura del conto corrente consente, attraverso una integrale ricostruzione del dare e dell'avere con l'applicazione del tasso legale, di determinare il credito della banca, sempre che la stessa non risulti addirittura debitrice, una volta depurato il conto dalla capitalizzazione degli interessi non dovuti. Allo stesso risultato, evidentemente, non si può pervenire con la prova del saldo, comprensivo di capitali ed interessi, al momento della chiusura del conto. Infatti, tale saldo non solo non consente di conoscere quali addebiti, nell'ultimo periodo di contabilizzazione, siano dovuti ad operazioni passive per il cliente e quali alla capitalizzazione degli interessi, ma a sua volta discende da una base di computo che è il risultato di precedenti capitalizzazioni degli interessi’’. 98A tal proposito appare utile citare le parole dell'Ill.mo Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Arezzo, Dott. Giampiero Borraccia, contenute in un ordinanza di riapertura delle indagini preliminari, datata 28/02/2011, 150 praticata dall'Istituto bancario non sarà esclusivamente collegata al superamento del tasso soglia, bensì consisterà nell' evidente sproporzione tra il dato ( o il non dato, in caso di capitale a credito del correntista) e il preteso in termini di interessi, commissioni sul massimo scoperto e quant'altro. L'art.644 c.p punisce, altresì, come sappiamo, la sproporzione e i vantaggi di natura usuraria. Senza contare che il reato di usura non è più di emessa a seguito di opposizione, delle parti offese, alla richiesta di archiviazione avanzata dal Pubblico Ministero: “(..) per quanto riguarda la clausola anatocistica non appare condivisibile la prospettazione del Pubblico Ministero circa la sua incidenza nella valutazione dell'elemento soggettivo del reato di usura perché , proprio in virtù del fatto che tale clausola fosse ritenuta lecita prima che la Cassazione civile del 2004 ne affermasse la nullità, la sua applicazione nei contratti bancari andava ad incidere necessariamente sugli oneri accessori e quindi sul tasso globale, circostanza di cui era pertanto consapevole chi ha determinato il tasso. In definitiva, al fine della valutazione del superamento o meno del tasso soglia, occorre tenere conto unitariamente del tasso applicato comprensivo di tutti gli oneri, ivi inclusi la commissione di massimo scoperto e gli interessi anatocistici (...)”. 151 tipo istantaneo, ossia concretizzatosi nel momento della pattuizione usuraria, bensì è un reato a consumazione prolungata, nella quale la dazione della somma usuraria può avvenire anche in tempi successivi, ivi inclusa la procedura esecutiva99. Senza dilungarsi in tale 99 “Il reato di usura si configura come reato a schema duplice, e quindi, si perfeziona o con la sola accettazione della promessa degli interessi o degli altri vantaggi usurari, non seguita dalla effettiva dazione degli stessi, ovvero, quando questa segua, con l’integrale adempimento dell’obbligazione usuraria. Esso è costituito da due fattispecie destinate strutturalmente l'una ad assorbire l'altra con l'esecuzione della pattuizione usuraria, aventi in comune l'induzione del soggetto passivo alla pattuizione di interessi od altri vantaggi usurari in corrispettivo di una prestazione di denaro o di altra cosa mobile, delle quali l'una è caratterizzata dal conseguimento del profitto illecito e l'altra dalla sola accettazione del sinallagma ad esso preordinato. Di conseguenza, quando tra le stesse persone le dazioni di denaro successive alla scadenza delle precedenti non costituiscono l’esecuzione della iniziale promessa, ma del rinnovo del patto usurario con la rifissazione del capitale in diverso importo e dei conseguenti interessi, trattandosi della conclusione di patti successivi, anche se occasionalmente promananti dalla scadenza dei precedenti, si è in presenza di un reato continuato di usura”. (Cit. tratta da www.altalex.com . Cfr. Cass. Penale, Sez. II, Sentenza 08/09/2011 n. 33331 e in 152 scritto – ove stiamo affrontando la questione dell'anatocismo nel delitto di usura aggravata – intorno alla problematica della riscossione del credito usurario, del favoreggiamento o concorso in usura dell'agente addetto alla riscossione coatta 100 è sufficiente ivi citare senso conforme Cass. Civ., sentenza 19.08.2010, n. 32362; Cass. Civ., sentenza 02.07.2010, n. 33871, Cass. Civ., sentenza 27.04.1998, n. 1601 e Cass. Civ., sentenza 18.02.1988, n. 5633). In merito cfr. anche Cassazione penale, sez. I, 22 ottobre 1998, n.11055, la quale aveva detto che: “In tema di usura , qualora alla promessa segua – mediante la rateizzazione degli interessi convenuti – la dazione effettiva di essi, questo non costituisce un “post factum” penalmente non punibile, ma fa parte a pieno titolo del fatto lesivo penalmente rilevante e segna, mediante la concreta e reiterata esecuzione dell'originaria pattuizione usuraria, il momento consumativo “sostanziale” del reato, realizzandosi, così una situazione non necessariamente assimilabile alla categoria del reato eventualmente permanente, ma configurabile sotto il duplice e alternativo schema della fattispecie tipica del reato, che pure mantiene intatta la sua struttura unitaria ed istantanea, ovvero con riferimento alla struttura dei delitti a condotta frazionata o a consumazione prolungata”. 100 Cfr. Cassazione Penale, Sez. II, Sentenza 13 ottobre 2005, n. 41045, in base alla quale, poiché, a seguito delle modifiche introdotte dalla l. 7 marzo 1996 n. 108, si deve 153 l'art. 644Ter c.p, il quale aumenta l'arco di tempo per la decorrenza della prescrizione del reato di usura all'ultima riscossione sia del capitale che degli interessi (ossia della rata usuraria). Questo significa che il “tempus ritenere che il reato di usura sia annoverabile tra i delitti a "condotta frazionata" o a "consumazione prolungata", concorre nel reato previsto dall'art. 644 c.p. solo colui il quale, ricevuto l'incarico di recuperare il credito usurario, sia riuscito a ottenerne il pagamento; negli altri casi, l'incaricato risponde del reato di favoreggiamento personale o, nell'ipotesi di violenza o minaccia nei confronti del debitore, di estorsione, posto che il momento consumativo del reato di usura rimane quello originario della pattuizione. Rilevato che, quindi, l'usura è un delitto a consumazione prolungata o a condotta frazionata, colui il quale riceve l'incarico di recuperare il credito usurario e riesce ad ottenerne il pagamento concorre nell'illecito "de quo", in quanto con la sua azione volontaria fornisce un contributo causale alla verificazione dell'elemento oggettivo del reato. Ben diversa è invece la situazione nel caso in cui il soggetto non riesca ad ottenere il pagamento del credito usurario. In tal caso il momento consumativo del reato di usura resta quello originario della pattuizione, anteriore alla data dell'incarico: ne consegue che a tale delitto non può concorrere il "mero esattore" scelto in epoca successiva. Né può parlarsi di tentata usura da parte dell'"esattore", considerata la natura unitaria del reato di cui all'art. 644 c.p. 154 commissi delicti” non è rilevabile esclusivamente nel momento in cui il tasso soglia usura risulta superato, bensì in momenti successivi, sino a che, perlomeno, è in essere e non ancora riscossa l'ultima rata di natura usuraria101. 101 Cfr, a tal proposito, il commento all'art. 644 ter c.p., in “Il codice penale operativo” annotato con dottrina e giurisprudenza, a cura dei Magistrati L. Ciafardini, G. Iannarone, F.Lignola, V. Martino, N. Russo, secondo cui : “(..)La norma mira ad aumentare l'arco di tempo entro il quale il reato di usura è perseguibile scegliendo, come dies a quo della prescrizione, non la data dell'accordo usuraio, bensì quella dell'ultima riscossione della <<rata>> usuraria, tenendo conto che spesso la vittima si determinava alla denuncia solo dopo l'attivazione di procedimenti esecutivi da parte dell'usuraio e, quindi, a volte dopo un notevole lasso di tempo dalla conclusione del patto. Da tale nuova disciplina si potrebbe evincere che il Legislatore, sotto il profilo strutturale, ha scelto di inquadrare il delitto di usura non più tra i reati istantanei, bensì tra quelli c.d eventualmente permanenti -Padovani”. 155 3.4: Tasso Annuo Effettivo globale nei conti corrente: tutto si fa, o si dice, fuorché legge-re la legge I Magistrati più attenti, oggi, quando si apprestano a richiedere una perizia penale che accerti il tasso realmente applicato al correntista, con l'intento di determinarne l'eventuale usurarietà, richiedono al proprio ausiliario di eseguire perlomeno due conteggi: il primo con il mantenimento della clausola anatocistica, il secondo con la sua esclusione. Se tali ipotesi appaiono sempre indispensabili, a maggior ragione lo sono quando si tratta di rapporti di lunga durata, ove, anche dal punto di vista civilistico, è oramai più che sentenziata l'illegittimità della clausola anatocistica. In un rapporto nato prima dell'anno 2000, o addirittura negli anni '90, ove è pacifica e consolidata la giurisprudenza che sanziona l'anatocismo e le clausole dei tassi uso su piazza, nonché l'illegittimità della commissione sul massimo scoperto e le altre spese richieste e 156 non concordate, l'ipotesi con l'esclusione della clausola anatocistica risulta essere quella più rispondente alla realtà dei tassi effettivamente praticati alla correntista. Tale presupposto mira, infatti, a determinare con assoluta precisione, esclusivamente le somme in linea capitale, dividendo e conteggiando a parte gli interessi, le commissioni sul massimo scoperto e le spese. In rapporti di lunga durata e dove l'onerosità degli interessi è stata molto importante, risulta quasi sempre che da un certo periodo in poi il correntista sia addirittura a credito di un capitale, e quindi, da quel momento, nessun interesse la banca avrebbe dovuto richiedere, anzi, ne avrebbe dovuto corrispondere di attivi. L'indagine può essere importante per verificare lo stato di sproporzione tra il capitale effettivamente prestato dalla banca e gli interessi, commissioni e spese richieste. I tassi così calcolati rappresentano il grado di sproporzione esistente tra il " prestato" e " il richiesto". E' oramai chiaro che, alla luce della normativa antiusura, i capitali ricalcolati e debitamente epurati, 157 debbano essere messi in relazione con gli interessi, le commissioni sul massimo scoperto e le spese. Tale metodo restituirà il costo complessivo del prestito. Non starò in questo scritto a dilungarmi intorno alla obbligatorietà di includere la commissione sul massimo scoperto (e le altre spese) nel calcolo del tasso usurario, e della illegittimità delle Circolari di Banca d'Italia s.p.a, perché se qualcuno ancora continuava ad indurre nell'altro la mania del dubbio in tempi remoti (le patologie sono sempre presenti nella nostra civiltà), dopo le recenti sentenze della Corte di Cassazione, anche i più stoici denegatori della realtà, dovrebbero essersi messi l'anima in pace 102 102 Cfr, in tal senso, Cass. Penale sez. II del 19/12/2011 n. 46669, la quale ha affermato il principio secondo cui le circolari e le istruzioni della Banca d’Italia non rappresentano una fonte di diritti e obblighi ‘’ ... traducendosi in un aggiramento della norma penale che impone alla legge di stabilire il limite oltre al quale gli interessi sono sempre usurari.’’; Cassazione Penale, sez. II, sentenza n. 12.028 del 10 febbraio 2010, ove ha precisato che la pregressa sentenza 158 Per rispondere, invece, alla seconda ipotesi (quella relativa al mantenimento della clausola anatocistica), i consulenti tecnici di ufficio in genere mettono in relazione gli interessi, le spese, le commissioni sul massimo scoperto n° 8551/2009 , della stessa II sez. penale (non pubblicata) aveva preso “in considerazione il problema della pretesa violazione dell’art. 644, IV° comma c .p. insito nel metodo di calcolo utilizzato per la rilevazione del tasso effettivo globale,..., senza ulteriormente indagare sulla conformità dell’esito della procedura amministrativa, cosi ritualmente espletata, alle disposizioni di cui al IV° comma dell’articolo 644 c.p. con riferimento agli elementi di cui obbligatoriamente si deve tenere conto per la determinazione del tasso usurario”. Proseguendo la Suprema Corte ha infatti enunciato che “il chiaro tenore letterale del comma IV dell'art. 644 c.p. (secondo il quale per la determinazione del tasso di interesse usurarlo si tiene conto delle commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e delle spese, escluse quelle per imposte e tasse, collegate all’erogazione del credito) impone di considerare rilevanti, ai fini della determinazione della fattispecie di usura, tutti gli oneri che un utente sopporti in connessione con il suo uso del credito. Tra essi rientra indubbiamente la commissione di massimo scoperto, trattandosi di un costo indiscutibilmente collegato all’erogazione del credito, giacché ricorre tutte le volte in cui il cliente utilizza concretamente lo scoperto di conto corrente, e funge da corrispettivo per l'onere, a cui l'intermediario 159 con i numeri debitori indicati dalla banca negli estratti conto. Quando il tasso soglia usura risulta essere superato in tale ipotesi, sicuramente può dirsi concretizzato “usura oggettiva”. I numeri bancari, infatti, non rappresentano mai l'erogazione del credito, ma questi sono inquinati anche da interessi, spese, commissioni, valute e quant'altro. Per ottenere un tasso veritiero occorrerebbe, quindi, procedere all'epurazione dei numeri debitori da ciò che capitale non è e non è mai stato. Per tali ragioni, e per logica matematica, nel momento in cui risulta superato il tasso soglia usura, in tale ipotesi valutata dagli ausiliari del Magistrato, siamo certi che, se si fosse proceduto a mettere in relazione gli interessi, le spese e le commissioni con l'effettivo credito, procedendo quindi alla suindicata epurazione dei numeri bancari, i tassi rilevati sarebbero finanziario si sottopone, di procurarsi la necessaria provvista di liquidità e tenerla a disposizione del cliente. Ciò comporta che,nella determinazione del tasso effettivo globale praticato da un intermediario finanziario nei confronti del soggetto fruitore del credito deve tenersi conto anche della commissione di massimo scoperto, ove praticata.” 160 risultati addirittura più elevati. I consulenti tecnici di ufficio, in tale seconda ipotesi, fanno un'ulteriore importante omissione. Sebbene volessero decidere (ripeto non si sa bene per quale ragione o logica tecnico-giuridica) di lasciare invariati i numeri debitori così come indicati nell'estratto conto dalla banca, essi dovrebbero tenere conto, perlomeno, dell'incidenza degli effetti delle ricapitalizzazione degli interessi passivi, sul tasso calcolato con tale sistema. Non può sottacersi che, infatti, un tasso calcolato con tale metodo, benché possa già risultare usuraio, sarebbe più elevato se si tenesse conto delle incidenze, rapportate ad anno, delle capitalizzazioni trimestrali degli interessi passivi e delle commissioni sul massimo scoperto. Un tasso del 30% annuo rilevato dal CTU con il metodo appena indicato, sarà percepito più elevato a seconda che la banca abbia ricapitalizzato gli interessi e le commissioni di massimo scoperto ogni trimestre, oppure no. Per la banca tutto questo è 161 percepito come una rendita sul capitale prestato e davvero non riusciamo a comprendere, per quale ragione, i consulenti tecnici di ufficio non vogliano (o non sappiano?) tenerne conto. Conviene non obliare che la banca ha scelto la modalità di ricalcolo anatocistico solo per un motivo: aumentare la propria rendita, e in maniera esponenziale. Di tale costo occulto pagato dal correntista (=rendita per la banca), ai sensi della normativa antiusura, non è lecito non tenerne conto. L'art. 644 Comma IV c.p statuisce che “per la determinazione del tasso di interesse usurario si tiene conto delle commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e delle spese, escluse quelle per imposte e tasse, collegate all'erogazione del credito”. Tale articolo, appare chiarissimo e non dovrebbe dare adito a nessun tipo di fallace interpretazione. Da quando mi occupo di difesa del consumatore, non ho visto un articolo mal interpretato, strumentalizzato, storpiato come il presente. E' con un certo imbarazzo che, ancora oggi, sono qui a parlarne. Il punto è che c'è 162 stata una negazione evidente di tale norma, da parte di tutta una frangia di Consulenti, di Magistrati e di Pubblici Ministeri, nell'applicarne correttamente il dettato. A tale norma, eppure, non è possibile dare un senso diverso da quello rilevabile dalle parole e dalla loro connessione. Non dimentichiamoci che negare un fatto è il presupposto di forme di dipendenza. Chi continua a farlo, a mio avviso, smaschera apertamente il proprio stato di assoluta dipendenza dal sistema bancario. Chi si occupa a vario titolo di matematica finanziaria, infatti, non può non aver chiaro che il costo complessivo di un prestito può solo ottenersi mettendo in relazione ogni spesa, interesse, commissione richiesta, con il credito “nudo e crudo”. In giro, quindi, o ci sono tanti incompetenti che si son messi a fare perizie senza cognizione di causa, oppure c'è e c'è stata una classe di persone le quali hanno operato affinché le banche continuassero a praticare tassi da usura, ricevendo – in cambio del loro silenzio – favori, regalini e prebende. Avevo 163 anticipato che, nei presenti scritti, sarei potuto apparire scandaloso (o, se preferite, irriverente). Per quanto mi riguarda, non ho mai creduto troppo alle riverenze. 164 3.5: Tasso annuo effettivo globale nei contratti di mutuo con piano di ammortamento alla francese Gli espedienti, mediante i quali, la banca traveste da capitale gli interessi, in tali tipi di contratto, sono davvero svariati, tanto da poter dire che esiste solo l'imbarazzo della scelta. Nell'esecuzione di un contratto di mutuo la banca, generalmente, pur essendo prassi vietata dalla Legge, ricapitalizza periodicamente gli interessi di mora, quelli contenuti nella rata in caso di insoluto e quelli relativi agli interessi convenzionali, laddove la rata è addebitata in conti corrente che risultano essere a debito. Di tali costi occorrerà sempre tenere conto, se vogliamo calcolare il Tasso Annuo effettivo globale (che nei mutui si chiama I.S.C, Indicatore Sintetico di Costo) pagato realmente dalla mutuataria. Ancora in troppo pochi si sono accorti (o fanno finta) che, però, nei contratti di mutuo ad 165 ammortamento, cosiddetto alla francese, esiste un sistema di ricapitalizzazione degli interessi all'interno della stessa rata. Si comprende che, infatti, il piano di ammortamento alla Francese prevede la capitalizzazione periodica degli interessi passivi, proprio dalla formula per il calcolo della Rata Costante, la quale risulta essere composta da un'equazione esponenziale, tipica appunto del regime di capitalizzazione composto. Infatti: R= A [ i[(1+i)N]/[(1+i)N-1].[(1+i)1/k-1]/i (1)103 103 La formula (1), utilizzata in matematica finanziaria per il calcolo della rata costante nel mutuo definito alla francese, è mutuata dal regime di capitalizzazione composto (anatocistico), secondo cui M= C(1+i)n (2) , formula esponenziale e non lineare. La formula dell'interesse semplice è, contrariamente alla (2), M=C(1+ni) (3). Dal momento che la formula (1), utilizzata per il calcolo della rata costante nel mutuo definito alla francese è esponenziale come la formula (2) utilizzata in regime di capitalizzazione composta (ovvero anatocistico), e non come la formula (3) utilizzata in regime di capitalizzazione semplice (ovvero senza anatocismo), per 166 Dove R, rappresenta la Rata Costante, A il Capitale erogato, i il tasso d’interesse applicato, N sono i periodi e K la frazione periodica. Come si vede i valori espressi risultano essere tutti esponenziali, quindi anatocistici. La questione si complica, allorquando, dalla rata costante pagata, incluso gli eventuali interessi di mora e le altre spese, occorra risalire all'Indicatore Sintetico di Costo (I.S.C), rappresentante il costo effettivo pagato dalla parte mutuataria. Dopo anni di analisi e di ricerca in tale campo, il sottoscritto ritiene che non possa essere calcolato il Tasso Annuo effettivo Globale, incidente anche in ogni singola rata, a prescindere dallo scopo principe di un mutuo: ovvero la costituzione di una rendita, dalla metodo logico-deduttivo non può che derivare che la formula (1) produce capitalizzazione periodica degli interessi passivi (dal momento che il capitale non è imputato linearmente, bensì con curva a crescita esponenziale). Questo è un assioma matematico incontrovertibile e non ignorabile da chi si dichiari esperto in tale materia. 167 parte della banca, e l'ammortamento del capitale e degli interessi (spese e costi), dalla parte della mutuataria(ovvero chi ha contratto il mutuo). Calcolare, infatti, l'ISC, in una singola rata, mettendo in relazione spese, interessi e commissioni con il capitale residuo, non darà mai ragione dell'effettivo costo, se non si tiene conto dell'effettiva rendita della banca, ivi inclusa la relativa attualizzazione delle somme dal tempo 0 al tempo t finale. Ciò che andrà calcolato ad ogni scadenza di rata, quindi, sarà il cosiddetto Tasso Interno di Rendimento (T.I.R). Dal momento che le parole hanno un senso, questo si chiama Tasso interno di Rendimento proprio perché è intrinseco alla rata, ovvero il suo calcolo effettivo non è di immediata evidenza, ma occorrerà procedere all'epurazione dei capitali indicati dalla banca, pro rata, dalle scorie provenienti dagli interessi ricapitalizzati e occultati. 168 Nel caso in cui il mutuo sia a tasso variabile, se desideriamo conoscere l' Indicatore Sintetico di Costo gravante in una singola rata, occorrerà ricostruire una rendita per il periodo mancante al tempo t finale, considerando, però, come tempo di partenza quello relativo alla medesima rata che stiamo analizzando. Questo perché, in un contratto di mutuo, nessuna rata può essere considerata come un fatto isolato, ma è necessariamente collegata e analizzabile, solo se si tiene conto del piano di ammortamento (rigenerato volta per volta), nonché dell'intero (interno) percorso inerente all'esecuzione del contratto (ossia il tasso va sempre ri-attualizzato). Un esempio può apportare un po' di chiarimento a quanto abbiamo appena esposto. Ammettiamo di dover costruire un piano di ammortamento di un finanziamento (o mutuo) relativo ad un importo erogato di Euro 30.000,00, con un tasso iniziale equivalente al 9,95% annuo, da restituirsi in 6 anni, mediante 169 il pagamento (o la promessa) di 72 rate mensili. Applicando la formula dell'interesse composto, R= A [ i[(1+i)N]/[(1+i)N-1].[(1+i)1/k-1]/i, la rata costante mensile, risulta essere di Euro 548,59. Applicando la formula dell'interesse semplice, ovvero R= A/[1/(1+i]+1/(1+2i)+...+(1/ni)], la rata costante risulta essere di Euro 533,13. La rata in capitalizzazione semplice risulta, quindi, più bassa di quella costruita in regime di capitalizzazione composto. La loro differenza, moltiplicato per il numero di rate, consente di quantizzare gli interessi anatocistici di piano. Procedendo al calcolo del Tasso Interno di Rendimento per la banca (T.I.R), il quale rappresenta il Costo effettivo per la mutuataria (ossia per chi contrae il mutuo o il finanziamento), mettendo in relazione la rata di euro 548,59 (quella effettivamente pagata o richiesta) con il capitale effettivo, ossia epurato dagli effetti delle capitalizzazioni periodiche, secondo l'equazione dell'interesse semplice 170 K=m ∑ K=l Ak ---------------------- = (1+itK) k’=m’ A’k’ ∑ ----------------------K’=l (1+itk’) otteniamo un tasso annuo effettivo globale equivalente al 12,77% (più alto, quindi, del tasso del 9,95%, sulla cui base credevamo fossero calcolati gli interessi da corrispondere alla banca)104. 104 Cfr. a tal proposito, Sentenza n. 119/12 del 3 Maggio 2012, Tribunale di Larino, Sez. distaccata di Termoli, Ill.mo Giudice Dott.ssa Barbara Previati, la quale rileva come“(...) il più diffuso tra i piani di ammortamento per i mutui è quello detto “alla francese”, cioè a rata costante. Il rimborso del capitale avviene infatti tramite rate di pari importo per tutta la durata dell'ammortamento e il tasso di interesse può essere sia fisso che variabile. Nell'ammortamento alla francese ad essere uguale non è la quota capitale, ma la rata: così facendo si ottiene un valore “attuale” della somma concessa. Anche in questo caso, col passare del tempo la parte di interessi decresce, mentre sale quella dovuta a titolo di capitale. Inoltre, la previsione, come nel caso di specie, della rivalutazione del capitale, può determinare un ulteriore e progressivo aumento del capitale residuo da restituire, con conseguente applicazione di tassi di interesse non corrispondenti affatto a quelli preliminarmente pattuiti nel contratto di mutuo. Venendo al caso in esame, aderendo ai principi già espressi nella condivisibile sentenza di merito n. 113 del 29 ottobre 2008 del Tribunale di Bari, sezione 171 Tale calcolo potrà essere più preciso, tenendo conto anche dei giorni effettivi alla scadenza di ciascuno rata, purché si prenda in esame e il tempo iniziale (t=0) e il tempo finale (il quale può coincidere o con la conclusione del contratto o con il momento di risoluzione per decadenza del beneficio del termine). Non tenendo conto del regime in cui è costituita la rendita del capitale erogato (o capitale residuo pro-rata), è impossibile dare un risultato che rispecchi l'effettivo lucro per la banca, e, dall'altro lato, l'effettivo costo per il cliente105. distaccata di Rutignano, il CTU ha potuto riscontrare che, mentre nella parte letterale del contratto si stabiliva un tasso rispettoso della normativa civilistica della maturazione dei frutti civili (tasso fisso semestrale al 5%), nel piano di ammortamento veniva di fatto previsto e applicato il c.d. “ammortamento alla francese”, “ossia un metodo che comporta la restituzione degli interessi con una proporzione più elevata in quanto contiene una formula di matematica attuariale, giusta la quale l'interesse applicato è quello composto e già non quello semplice (previsto dal nostro codice civile all'art.821 comma 3”. (..)” 105Cfr. Sentenza citata supra:”(...)il tasso nominale di interesse pattuito letteralmente nel contratto di mutuo non si può assolutamente maggiorare nel piano di ammortamento, né si può mascherare tale artificioso incremento nel piano di 172 Tali sono gli scenari ove la ricerca della verità occorra continui a muoversi: con buona volontà. La volontà è sempre un atto. Non esistono buone e cattive volontà. Esistono solo non ammortamento, poiché il calcolo dell'interesse nel piano di ammortamento deve essere trasparente ed eseguito secondo regole matematiche dell'interesse semplice. (…). I contratti di mutuo per cui è causa sono mutui con rimborso frazionato, in cui alla banca, durante il rapporto, si restituisce ratealmente il capitale originariamente prestato, prima della scadenza finale del mutuo stesso. (…) La rata del mutuo con rimborso frazionato si è calcolata, però, nel caso in esame, con la formula del c.d interesse composto, non prevista nella parte letterale del medesimo contratto, che comporta la crescita progressiva del costo, comprendendo di fatto degli interessi anatocistici. (...)”. Sentenze del genere io le definisco “illuminate e illuminanti”, perché centrano e chiariscono questioni ove il tabù e la susseguente censura ha posto forti ostacoli allo svelamento. Occorre stare molto attenti che, dopo sentenze del genere, i protettori del sistema bancario si mettano nuovamente al lavoro per rigettare ombre e discredito – tramite provvedimenti mistificatori richiesti al Governo di turno – laddove è stato fatto un po' di luce. Storia insegna che tali fautori dell'anti-legalità, come accade per gli stolti, non si riposano mai. Morire di vergogna, del resto, è un effetto che raramente si realizza. 173 volontà, oppure volontà indotte (da un sistema, ad esempio), oppure volontà prodotte. Su queste ultime, da sempre, ripongo il mio interesse (laddove si lasciano cogliere). Tempus fugit. Il Tempo fugge. Ma in una rendita di un capitale si può decidere di farlo fuggire alla bisogna, sin anche all'infinito. 174 “La Giustizia è come il Sole. Una società che ne è priva vive nell’ombra. Facciamo entrare il sole della Giustizia nel cuore degli uomini” (D. Ikeda) 175 176 IL PESO DELLE PAROLE Le parole hanno un peso. Difatti, non mi ha mai convinto il detto “son solo parole”. L'essere umano è fatto, potremmo dire, di parole. Dal momento della propria nascita e anche prima. Già di lui o di lei si parlava. Se non fosse altro per dare un nome. Le parole impastano l'essere e lo sospendono, nella vita. Non ci si fa più caso, perché sembra di padroneggiarle. Ma è il saputo che ritorna. Le parole possono essere vive e vivificanti. 177 Morte e mortificanti. Gioiose o tristi, depresse o deprimenti. Ci si può giocare. Molto comuni sono i giochi di parola. Le parole ingannano, fregano, bluffano, sfuggono, si lasciano desiderare. Le parole sospendono, smascherano, svelano o nascondono. Le parole lasciano, soprattutto, il segno. Segno che è nel corpo. 178 Proprio ora, prima di scrivere le mie, ne ho pensate, di parole. E mi sovvengono certe che udì da bambino, passi da mio nonno a mia nonna. Hanno avuto il loro peso, allora come adesso. Se non fossimo fatti di parole, saremmo fatti di niente. O fatti di sola immagine: ferma come l'acqua di uno specchio. 179 Michelangelo Merisi detto Il Caravaggio:Narciso (1594-1596). Roma, Galleria nazionale d'arte antica. 180 Scritto 4: La psicoanalisi: dal divano all'Aula di Tribunale. Psico- appropriazioni indebite di Maurizio Forzoni 181 Ancora sulla questione laica della psicoanalisi. Non avrei scritto nuovamente di siffatto falso problema, se il titolo di un articolo di un quotidiano non avesse solleticato la mia curiosità profana. Il titolo recitava più o meno così: “Falsa psicoanalista condannata”. Questa psicoanalista, laureata in pedagogia, continuando nella lettura dell'articolo, avrebbe commesso il reato di abusivo esercizio dell'attività di psicologo e non avrebbe avuto nessuna autorizzazione a far sdraiare “pazienti” sul lettino. Non possiamo prescindere dal considerare che il giornalista, forse con un lapsus di scrittura, ha detto “lettino”, quando, trattandosi di psicoanalisi, avrebbe dovuto dire divano. Dal suo punto di vista, come avviene sempre attraverso i lapsus, l'ha detta però giusta, dal momento che intendeva proprio lettino, ossia quello utilizzato dal medico per far sdraiare i propri pazienti, intervenendo per rilevare, attraverso indagine clinica, la presenza o meno di patologie organiche. Resta il fatto che, da Freud in poi, nello studio di ogni 182 psicoanalista abbiamo il divano, e non è una questione, questa – come tutte le questue – priva di senso. Il giornalista, a modo suo, si è fatto portavoce dell'orientamento fallace dei giudizi attuali in tale materia, ovvero l'assimilazione della psicoanalisi a scienza medica, la quale utilizzerebbe gli stessi metodi conoscitivi, composti da tecniche e procedure ben determinate e omologate in categorie ( e poi ricette), preesistenti, pre-scritte, da prendersi quali modelli di ricerca , d'indagine ( e poi di cura). Lo scopo della medicina è sintetizzabile nel ripristinare lo stato di salute del paziente anteriore a quello di malattia o sofferenza fisica. Nel campo medico, tale ambito d'intervento, può essere comprensibile, anche se, nel contemporaneo, esso ha superato gli argini delle proprie sfere di competenza, tanto da essere un discorso sempre più arso da effetti angoscianti, ancor più delle patologie che esso è chiamato a curare. Troppo sovente si oblia che la domanda di cura, nel corpo, è pur sempre domanda soggettiva e il desiderio risulta essere sempre implicato, compreso 183 quello, a volte, di non guarire affatto. Allo stesso modo non dovrebbero stupire, o sconvolgere più di tanto, le notizie di guarigioni improvvise che la scienza medica non era stata in grado di prevedere, oltre il ragionevole dubbio. Se sconvolgono è sol perché non si tiene conto – a volte con spirito da censore – del desiderio che mosse le acque. Perché parlare di una Legge, detta appunto Ossicini, quando è palese che si presta attenzione, in realtà, a una non-Legge, dal momento che è mancante la fattispecie giuridica su cui legiferare? Non sto qui ad elencare tutte le obiezioni sollevate da questo paradosso, dal momento che il lettore potrà trovare, per proprio conto, il materiale che desidera. Nella legge suddetta, come possiamo verificare, si presuppone la disciplina delle psicoterapie, o meglio, di quelle esercitate da medici e psicologi. E' indubbio tale aspetto, se vogliamo conferir ad essa il senso dalle parole testuali del dettato legislativo. Non possiamo conferir altro senso se non quello manifesto 184 dall'intenzione del Legislatore. E' sufficiente, per tale ragione, e ognuno può farlo, leggere la Legge 56/89 (la cosiddetta legge Ossicini) per interpretare, senza possibilità di equivoci o lacune, il fatto che essa disciplina l'attività delle psicoterapie condotte da medici e psicologi. Non sarebbe più da perdere tempo su tale questione se, di recente, alcuni Giudici, forse fuorviati da pareri e costituzioni di parte civile di alcuni ordini professionali, non avessero ritenuto di definire ciò che la Legge non ha fatto: ovvero presupporre di circoscrivere il campo d'intervento delle psicoterapie, riducendo la psicoanalisi ad una applicazione delle stesse (psicoanalisi=metodo di cura). Non possiamo trattare tale evento che come una vera e propria resistenza, la quale rischia di avere ripercussioni sociali molto significative, con la velata intenzionalità di sconfessare l'intera opera freudiana. Non è possibile, invece, prescindere dal lavoro freudiano e dalle sue preziose indicazioni, come, del resto, non può essere prerogativa di alcuno sconfessare che 185 egli sia il Padre della Psicoanalisi. Non possiamo, infine, non dare parola a questi tentativi di appropriazione monopolistica (e indebita) della scoperta freudiana, altrimenti saremmo corresponsabili di tali censure in atto. Fornire una definizione della psicoanalisi è, a mio avviso, un atto dell'impossibile (come del resto dovrebbe essere per le psicoterapie e/o per ogni relazione di aiuto). E' talmente impossibile che trattare l'argomento in tal senso procura un evidente stato d'imbarazzo. Iscrizione ad un Albo? Formazione istituzionalizzata? Formazione standard, numero di anni determinati a priori? In psicoanalisi, per chi l'abbia in pratica – requisito indispensabile per poterne davvero parlare – non è possibile esprimersi in termini di tempo, di scadenza o percorsi precostituiti. Questo sembrerebbe essere, però, improponibile in un'epoca scientista come quella contemporanea, ove tutto dovrebbe essere organizzato, determinato, etichettato, persino saputo. L'analisi personale è indicata da 186 Freud come requisito indispensabile per divenire, a propria volta, un analista. Chi può dire, però, con assoluta certezza o con un iscrizione in qualche annuario (lo si chiami pure Albo) se un'analisi personale, seppur condotta a termine, produrrà o meno un analista? Chi può essere autorizzato a darne la riuscita, se non il soggetto medesimo che parla nella e della propria esperienza analitica? E' questione etica, autorizzarsi (o meno) psicoanalista. E chi può dire che l'autorizzarsi non sia fondato proprio in quel meno (-) di cui l'uno prende al fine atto? Nessun Albo potrà mai garantire il comportamento di un professionista, figuriamoci per uno psicoanalista che appartiene a una professione impossibile, a tal punto che non lo è – e non potrà mai diventarlo – nel senso ortodosso del termine. L'analista non può che non porsi nella funzione di colui che non ha, ovvero nel discorso dell'altro. Mi torna alla mente un episodio con una giovane isterica, molto simpatica e propositiva – come spesso lo sono i soggetti isterici quando li si ascolta davvero – 187 allorquando, entrando in un argomento particolare, ebbi l'errata idea di invitarla a leggere un articolo di Freud. Lo presi nello scaffale, e cominciai a leggerle alcune righe, sino a quando non fui invitato, giustamente, a non andare avanti. Questo episodio, successo un po' di tempo fa, è rimasto presente in me, come un insegnamento prezioso. Quale funzione potrebbe avere quello scritto per quel soggetto che abbiamo dinnanzi e, per di più, in quel preciso momento? Assolutamente nessuna. Mettiamola così: la si accetti oppure no è una delle castrazioni dell'analista il non poter dare tempo, né durata, né limiti alla propria formazione, perché essa si fonda proprio in quell'atto (di formazione) che proviene dall'altro che parla. Oggi la psicoanalisi è messa nel banco degli imputati, da un'Istanza che dovrebbe limitare, determinare e circoscrivere il suo campo e la sua funzione. Non possiamo non percepire una sorta di godimento del Padrone, interessato ad imporre la propria voce altisonante e 188 autoritaria. Non dovrebbe che esistere una e una sola forma d'intervento, quello psicoterapeutico, fondato non sull'essereparlante, bensì sull'autorevolezza psicoscientifica, capeggiata da certi ordini che non mascherano il loro giubilo per l'ambiguità (e disinformazione) creata. E' palese che tali atti non sono volti a definire la psicoanalisi, o a condannare coloro che molti ordini considerano dei “selvaggi”, bensì a cancellare la psicoanalisi tra le scelte possibili, negando al soggetto la facoltà di saper decidere a chi affidare la cura della propria parola, dei propri pensieri intimi e dei propri sogni. L'etica di un professionista non dipende dall'iscrizione (o meno) ad un Albo. Se uno è un farabutto, lo è seppur iscritto come psicoterapeuta all'Albo degli psicologi o dei medici e odontoiatri. Anzi!!! Se ha un para-fulmini è probabile che possa comportarsi meglio da farabutto, contando magari sullo scudo degli Ordini e sull'opinione pubblica orientata, in svariati casi, nel considerare in maniera benevola solo chi appartiene a categorie ritenute, 189 insindacabilmente, rispettabili. Si proietta, sull'appartenenza ad un certo ordine, il Giudizio che siamo sempre chiamati a porre sulla bontà e onestà del professionista a cui ci rivolgiamo. Si finisce per trascendere, in tal modo, la questione della relazione – buona, cattiva, proficua, ecc. – instaurata con l'altro. Si ritiene che l'Ordine professionale nasca e viva non solo per rappresentare gli interessi dei loro iscritti, bensì per tutelare i Diritti di coloro che usufruiscono delle varie opere professionali. Non arriviamo a dire che questo sia sempre vero o sempre falso, ma è bene porre l'accento sul fatto che, troppo spesso, questi ordini diventano delle vere corporazioni, pronte a proteggere i propri iscritti dagli attacchi del cliente insoddisfatto o da colui che ritiene di aver subito un qualche abuso (o, come nella fattispecie, di cui si discorre nel presente, a proteggere gli iscritti da coloro che sono considerati una minaccia esterna nei riguardi di una professione che si ritiene esclusiva o, addirittura, esaustiva). 190 Oggi non ci troviamo più nei tempi di Freud, ove fu sufficiente un suo scritto per impedire l'emanazione di una Legge che avrebbe tentato di regolamentare la psicoanalisi (v. “Il problema dell'analisi condotta da non medici” - Sigmund Freud – Opere – Vol. 10 – Boringhieri – Torino). Il nostro contemporaneo è invaso letteralmente da molteplici orientamenti in campo psi- e in ambito di relazioni di aiuto, a tal punto che, se non si presta attenzione, tutto questo rischia di diventare consumismo puro, perfettamente al passo coi tempi. Per tale ragione deve essere presente, in certi ordini, una sorta di paura nel perdere quello che sarebbe ritenuta una fetta di mercato importante, da spartirsi esclusivamente tra gli appartenenti ad essi. Tutto ciò che non rientrerebbe nelle gerarchie verticali dell'ordine (superiore?), deve essere rigettato come non buono, biasimabile, censurabile, condannabile. Questo sta avvenendo anche tra associazioni di difesa dei consumatori. Vi è la tendenza di alcune di esse nel ritenersi superiori, uniche referenti, vanteria pura, depositarie del discorso 191 autentico. Queste associazioni – con metodo simile a quello appena esposto – tendono ad affermare loro stesse attraverso un'attività denigratoria delle altre, insegnando ai propri adepti a fare altrettanto, creando diffidenza nell'altro in quanto sconosciuto. Tale oggettificazione di massa è evento che desta una comprensibile preoccupazione. Nelle sentenze di condanna per esercizio abusivo dell'attività di psicoterapeuta, emesse a carico di alcuni psicoanalisti, non solo non si entra nel merito della questione (quale psicoanalisi?), ma nemmeno leggiamo quali fossero i metodi adottati o quali siano state le lamentele dei cosiddetti “pazienti” che abbiano condotto verso i (pre)giudizi in questione. Allo stesso modo non è stato espresso di quale fattispecie giuridica si tratti, dal momento che non è dato sapere cosa possa intendersi per metodo psicoanalitico. La stessa legge Ossicini, come detto, non solo non dice cosa è psicoterapia, ma non nomina affatto la psicoanalisi. Se è difficile dare, infatti, una definizione unica alle psicoterapie, orientandosi nel panorama 192 vastissimo in cui esse operano, a maggior ragione questo è impossibile per la psicoanalisi, ove il territorio è davvero altro. Gli orientamenti psicoanalitici, per di più, sono molteplici, così come le scuole di appartenenza. Chi si assume, allora, la responsabilità di questa rivendicazione unitaria? Chi si può ergere a Giudice di queste diversità? Chi può essere autorizzato a legiferare intorno all'essere umano nelle scelte più intime? Chi può garantire la riuscita della formazione umana, quella che riguarda il proprio essere-soggetto (e non oggetto) della psicoanalisi? La scienza medica? La scienza psicologica? Chi può essere giudice dell'autorizzarsi ad essere psicoanalista? L'unico che può riconoscere all'analista il suo posto è, semmai, proprio l'analizzante (ossia colui che chiede e porta avanti la propria analisi). Oppure dobbiamo ritenere che – sulla base di questi fallaci orientamenti giurisprudenziali – il soggetto sia incapace d'intendere e di volere ciò che lo riguarda intimamente, senza facoltà di giudizio, di scelta, negandosi la possibilità di verificare, 193 autonomamente, se il proprio interlocutore sia (oppure no) un poco di buono? Io conosco soggetti che per tutta la vita hanno assunto psicofarmaci, somministrati in maniera sconsiderata da medici psichiatri iscritti all'Albo, riportando, nel tempo, danni molto seri ( e so che oggi tali farmaci vengono somministrati anche ai bambini, con tutte le conseguenze cliniche e sintomatiche del caso, per non parlare degli evidenti e devastanti effetti collaterali). Conosco altre persone che si sono ribellate a questa prassi e hanno scelto la via del sintomo come appello all'altro. Altri ancora che hanno utilizzato lo psicofarmaco come tampone momentaneo a stati di sofferenza acuta. Altri ancora che hanno trovato soddisfacente una relazione spirituale intensa, o l'appartenere a gruppi di mutuo-aiuto. E' possibile inserire le svariate scelte di un individuo in una categoria scritta , ben definita, mortificante? Dovrei continuare? Non credo, dal momento che, così procedendo, come avviene per tutti i discorsi in generale protratti oltre tempo, finirei per cadere nel ridicolo. 194 Chi altro può sapere ciò che il soggetto desidera, al di fuori del soggetto stesso che parla attraverso il proprio sintomo, i propri inciampi, le proprie balbuzie, i propri sogni? Penso che il discorso dello psicoanalista sia davvero avvertito come minaccia, in quest'era contemporanea, se si scomoda Giudici – con tutto quello che hanno da fare per fermare i farabutti che circolano nel nostro Paese – nel pronunciarsi intorno a ciò che è dell'impronunciabile. Da una parte si vuol tappar la bocca al soggetto e al suo atto psichico, e, dall'altra, in un eccesso di godimento, si vorrebbe che questa fosse la regola universale, valida per – e accettata da – tutti. Non ci siamo. Ma non ci siamo davvero. La psicoanalisi non è l'unico caso legato alle professioni libere, ovvero non soggette a regolamentazione. Ne esistono moltissime che, però, vengono sottaciute, quasi che non dovessero avere la stessa natura e dignità giuridica di quelle regolamentate, per le quali lo Stato richiede una particolare abilitazione. Si 195 presume che il nostro Stato sia di tipo liberale (c'è chi di questo slogan ne ha fatto la propria bandiera, per poi palesare che era solo uno spauracchio), quando, in pratica, notiamo che è difficile da accettare come vigente ciò che non è regolamentato, ossia normalizzato. L'umano, si sa, nonostante le ribellioni o le rivoluzioni, è continuamente tentato dalla ricerca di un Padrone, di un Leader carismatico, di un profeta, di un “sapientone”. Il lettore potrà leggere, in merito alle professioni regolamentate e non, il documento prodotto, nell'anno 2003, dal Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro, intitolato: “Disegno di Legge sulle professioni non regolamentate”. All'art. 1, esso recita: “L’esercizio delle attività professionali è libero salvi i casi in cui la legge richieda, anche per lo svolgimento di singole attività, l’iscrizione in appositi albi o elenchi ai sensi dell’art. 2229 cc.”, mentre all'Art. 2 : “Le associazioni costituite dagli esercenti attività professionali non rientranti nella previsione di cui all’art. 2229 cc., se in possesso dei requisiti e nel 196 rispetto delle condizioni di cui al successivo art. 5 possono essere riconosciute”, e ancora all'art. 3: “Le associazioni riconosciute ai sensi del precedente art. 2, sono di natura privata, su base volontaria e possono rilasciare periodicamente agli iscritti, previe le necessarie verifiche, un attestato in ordine al possesso di requisiti professionali, all’aggiornamento professionale e al rispetto di regole di correttezza nello svolgimento dell’attività professionale. In ogni caso l’attestato non è requisito necessario per l’esercizio dell’attività professionale”. Ecco un esempio di ciò che non si dice. In tale disegno di Legge non c'è nessuna velleità normativa, dal momento che alle Associazioni professionali, a cui è riconosciuta la natura privata, è lasciata libera facoltà di rilasciare periodicamente attestati in ordine al possesso dei requisiti professionali, mentre, l'attestato medesimo, non è requisito necessario per l'esercizio dell'attività ad esso inerente. In nessun stato democratico, infatti, sarebbe pensabile regolamentare ogni materia, ogni attività intellettuale e professionale. 197 L'accettazione di tale atto giuridico, però, non è così scontato e troppo spesso, cade nell'oblio, sopraffatto dal bisogno di controllo e perfezionismo/professionismo a cui l'essere umano sembrerebbe aspirare. Tale fatto è alimentato anche da certa pressione mediatica e da barriere costruite attraverso luoghi comuni, duri a perdere il loro potere fascinatore. E' interessante notare come, in un altro documento del CNEL, intitolato “Rapporto di monitoraggio sulle Professioni non regolamentate” e datato Aprile 2005, la psicoanalisi non è indicata né nelle professioni regolamentate, né in quelle non regolamentate. Nelle professioni regolamentate, infatti, troviamo elencate le seguenti: “agenti di cambio, agronomi e forestali, agrotecnici, architetti, assistenti sociali, attuari, avvocati, biologi, chimici, consulenti del lavoro, dottori commercialisti, farmacisti, geologi, geometri, giornalisti, infermieri professionali, ingegneri, medici chirurghi, odontoiatri, notai, ostetriche, periti agrari, periti industriali, psicologi, tecnici di radiologia medica, spedizionieri doganali, 198 veterinari”. Alcune di queste professioni, come ad esempio quella del Dottore commercialista, pur essendo regolamentata non è, tra l'altro, una professione esclusiva (per tali questioni si consiglia la lettura del parere Pro-Veritate del Prof. Francesco Galgano, indicato in bibliografia). Le professioni non regolamentate, nettamente superiori a quelle regolamentate, in base al censimento del CNEL, risultano essere le seguenti: “Categoria Arti, scienze e tecniche: geofisici, bibliotecari, progettisti architettura d'interni, amministratori condominiali, animatori, restauratori/conservatori beni architettonici, statistici, visuristi, gemmologi, urbanisti, royal chartered surveyors, esperti in radioprotezione, biotecnologi, geografi; Categoria Comunicazione d'impresa: operatori della pubblicità, esperti relazioni pubbliche, pubblicitari professionisti, interpreti ed operatori di sordomuti, fotografi professionisti; Categoria Medicina non convenzionale: musico-terapeuti, insegnanti metodo feldenkrais, naturoigienisti iridologi heilpraktiker, naturopati, esperti energie 199 olistiche, operatori shiatsu, tecniche energetiche corporee, esperti yoga, pranoterapeuti, esperti cenacolo iso-iontismo, floriterapeuti, erboristi, analisti della relazione corporea, chinesiologi, esperti riflessologia del piede, bioterapeuti, esperti medicine integrate; Categoria Servizi all'impresa: economisti ambientali d'impresa, igienisti industriali, professionisti della conoscenza, consulenti fiscali, revisori dei conti, rappresentanti di commercio, manager del marketing, addetti alla sicurezza, certificatori del personale, giuristi d'impresa, traduttori e interpreti, periti liquidatori, esperti informatica, consulenti tributari, esperti infortunistica stradale, consulenti direzione e organizzazione, consulenti di investimento, esperti recupero crediti, operatori finanziari, internal auditors, art directors, consulenti tecnici, professionisti web master, professionisti del coaching, esperti del temporary management, esperti in ingegneria; categoria sanitario: fisioterapisti, oftalmologi, podologi, pedagogisti, psicomotricisti, masso fisioterapisti, 200 optometristi, esperti in tecnica ortopedica; Cura psichica: esperti di counselling, psicofilosofi, mediatori sistemici, consulenti familiari e coniugali, esperti reiki, programmatori neurolinguistici; Altro: sociologi, grafologi, naturalisti, educatori cinofili, enologi enotecnici, astrologi, esperti di aerobica e fitness, mediatori familiari, esperti fare e sapere, consigliere di parità”. Ho desiderato inserire l'elenco completo delle professioni non regolamentate (libere), per dimostrare che esse sono nettamente superiori a quelle regolamentate. Eppure , ancora oggi, risultano essere, di frequente, dimenticate o sottaciute. La psicoanalisi, in quest'analisi, non è contemplata né tra le professioni regolamentate, né tra quelle non regolamentate, nonostante che, tra queste ultime, un'intera categoria sia riservata alla “cura psichica”. Questo ci porta verso alcune importanti riflessioni. 201 1) Le consuetudini su cui lo studio del CNEL è basato, dimostrano che è assegnata un'intera categoria alla cura psichica, la quale contiene professioni non regolamentate, ove operano professionisti non iscritti ad Albi, ma che si occupano di questo campo “psi- “, ritenuto, da alcuni fautori del monopolismo psichico, di esclusiva competenza di soggetti per i quali è prevista un iscrizione ad un preciso Albo a seguito di esame e/o determinato percorso formativo; 2) La psicoanalisi non ha trovato posto né tra le professioni regolamentate, né tra le professioni libere, fatto che, implicitamente, conferma che essa rientri tra quelle impossibili come, da sempre, ci è stato indicato da Freud e sostenuto da chi ne ha accettato l'eredità simbolica; 3) Ampio spazio è dedicato, nel lavoro del CNEL, alle categorie della “medicina alternativa” e del “sanitario”, segno che nemmeno la Medicina è considerata professione esclusiva, dal momento che sono 202 vigenti professioni ad essa alternative, le quali, operando da anni, per consuetudine consolidata, al pari di quelle indicate nella cura psichica, costituiscono norma giuridica vigente e, per tale ragione, non possono ritenersi in conflitto con l'ordinamento statuale. Auspichiamo che le ultime sentenze che hanno condannato alcuni psicoanalisti, non iscritti ad alcun Albo, per esercizio abusivo della professione di psicologo-psicoterapeuta siano ribaltate da nuove Sentenze, tenendo conto che la Psicoanalisi non è iscrivibile né nelle professioni regolamentate (protette), né in quelle non regolamentate (libere), perché per sua costituzione autonoma non può appartenere a nessuna delle due. Riteniamo che il comportamento di ciascun psicoanalista non possa essere valutato da codici deontologici, bensì dal proprio essere etico, il cui unico giudizio può essere espresso da due soggetti che occupano uno, il posto dell'analista, l'altro, il posto dell'analizzante, in quella relazione transferale che diviene motore e linfa di un 203 dire che possa ritenersi analitico. Auspichiamo che, infine, i fautori della regolamentazione della psicoanalisi o del monopolismo psichico, decidano di affrontare ( e di risolvere, se è del loro desiderio) le proprie resistenze all'atto analitico o, altrimenti, si occupino d'altro. 204 Scritto 5: I compiti impossibili “Sent-ieri e Pens-ieri: però oggi tocca a me.106” di Maurizio Forzoni 106 Scritto della conversazione, a mia cura, tenuta durante la Serata del 16/03/2011 ore 21:00- Al Seminario di psicoanalisi- Presso il Laboratorio di Formazione e Lettura Psicoanalitica di Torino 205 Introduzione: Riflettevo sulle offerte di Claudia Rapetti della serata precedente, nella sua rubrica “Tutte Storie”. Lo facevo mentre contemplavo le foto di quel paesaggio straordinario che apre lo sguardo al mare. Pensavo, altresì, a quello spazio d'incontro, senza forzature, ciascuno quando può e ogni volta che ne ha voglia. L'uomo e la natura che riescono a convivere, aggiustandosi, senza però aggressioni. Nelle città, forse, nonostante il caos, nei meandri delle architetture, vi è ancora spazio per un qualche rapporto, una convivenza che non sia connivenza, semmai complicità. Pensavo, di poi, riallacciandomi alla Rubrica di Giancarlo Gramaglia, al cogitabondo Freud a Venezia, alle sue perplessità, alle sue torsioni, alla sua ricerca, forse alla sua pausa di riflessione, a quelle lettere scritte all'amico Fliess. Pensavo ai suoi pensieri che abbiamo la fortuna e l'occasione ancor oggi di leggere. E' un materiale prezioso, perché rappresenta un 206 nuovo invito a non fermarsi all'apparenza, bensì ad andare oltre il detto, a cogliere, da ciò che sfugge, il senso dell' esistenza. Pensavo non alla clinica, bensì allo star bene oppure male, questione di come il soggetto si sente con gli altri. Star bene, star male, accettare o abbandonare la situazione, sfuggire: tutte queste architetture interiori che, come diceva Salvatore Caldarola, possono divenire dei muri, delle barriere, degli scogli, allontanando il soggetto da ciò che, di semplice, lo costruisce, sintetizzabile nelle frasi: “ho piacere”, “ho dispiacere”, “gradisco”, “non gradisco”. E così via. Punti esse-nziali, direi. Pensavo agli incontri, agli abbandoni, ai nonincontri, agli scontri, nodi ove le matasse si dipanano, si aprono e si intrecciano: sentieri e pensieri, ai quali conviene conferir senso, a parole. Una qualche spiegazione, gliela dovremo, prima o poi. 207 Pensieri e sentieri, il cammino analitico comincia così. Per ciascuno. Ci sentiamo, con piacere, Mercoledì prossimo al Seminario del Laboratorio di Formazione e Lettura Psicoanalitica. Per continuare assieme. Sentieri e pensieri. Si. Oggi tocca a me. Ma non da solo: bensì con chi gradirà (o potrà) esserci. Arezzo, 10/03/2011 Maurizio Forzoni 208 << Era dunque un sogno: “pensai fosse quello di un ‘porco’ : non escludo che esso fosse associato con l’augurio che tu mi formulasti due anni fa, ovvero che anch’io potessi trovare al Lido di Venezia un cranio di pecora che mi illuminasse, come accadde a Goethe.”>> Lettera di Freud a Fliess nel 1897 209 Bene!!! Vi ringrazio, innanzitutto, dell'invito. Lo accetto sempre di buon grado, dal momento che è un richiamo a parlare di certe questioni. Ciascuna volta, gradisco partire da titoli che poi abbozzo, oppure rettifico. Nel momento in cui, però, comincio a scriverci intorno, mi rendo conto che non seguo mai una linea ben definita, ma lascio spazio all'inaspettato: a un commento che mi è rimasto in mente, a un pensiero, a un'idea, a un appiglio buttato là, il quale, però, acquista o può acquistare il suo senso. Il senso è proprio quello lì, nel momento in cui viene in mente, per poi cambiare o mutare o rilanciare. Il desiderio non si lascia imbrigliare: il problema, troppo spesso, è farlo emergere, riconoscere, e, poi, sostenere. L'accostamento “sentieri e pensieri”, mi piace molto. C'è qualcosa nel titolo che – come tutti i titoli – sfugge e domanda. Perché pensi ieri e senti ieri, però oggi tocca a me? Viene alla mente la questione della ribellione che, quando si verifica, è la sua fortuna. E' un passaggio. Se riesco a dire: “oggi tocca a me”, significa aver 210 fatto un passo avanti, è il passaggio simbolico del testimone, il quale implica sempre il riconoscimento del ruolo attivo nel sentiero seguito; non è frutto del destino, o della mala o buona sorte, della cabala, degli oroscopi, o delle casualità. La vita come sentiero, è una metafora che gradisco. Pensatori come Freud e Lacan ci hanno indicato un cammino, nei loro scritti, proprio in veste di sentiero, ove si arriva sempre a qualcosa di inaspettato (ed è proprio quello che sfugge, ai più, a destare il nostro interesse). Certe volte i loro processi sembrano contraddittori, ma lo sembrano solo, allorquando, non si considera il fatto che stavano procedendo verso dei sentieri in continuo divenire. Leggendo Freud e Lacan, sappiamo tutti quanto la loro testimonianza, il loro lavoro è tutt'altro che concluso. Non danno mai un segnale in tal senso. Pensiamo ad esempio alla seconda topica di Freud, nell'anno 1923, quella della 211 pubblicazione dell'Io, l'Es e il Super Io e che ha determinato, non un punto di arrivo, ma una scoperta consegnata nelle mani di coloro, compreso noi, che gli sono succeduti. Pensiamo a quanto Lacan ha rilanciato e risposto a questa seconda topica nel 1953 con il suo testo inaugurale “Funzione e Campo della parola e del linguaggio”. A quanto Lacan abbia rivestito i suoi scritti della storia della sua psicanalisi, del suo vissuto, del suo sentiero, del suo divano. L'iniziale preminenza dell'immaginario, per poi passare al simbolico e per poi giungere alla preminenza del reale. Non vi sembra la storia di un'analisi, come la vivono tutti coloro che la frequentano? I registri si alternano, si imbattono, si incrociano. I pensieri circolano. E' la storia di ciascuno. Ciò che sovente è temuto è il fatto che il sentiero non sia scritto, determinato, bensì da compilare. Per non correre rischi siamo stati abituati (tentati)– come spesso abbiamo parlato anche qui – a forgiare, dirigere, canalizzare, 212 indirizzare, indottrinare, educare, governare. Certa scolastica, certa pedagogia, qua è davvero un pessimo esempio. Ogni soggetto ha una grande possibilità: quella di ritrovare il proprio patrimonio, quello perduto o confuso con ciò che può definirsi: smarrirsi nel comune dire e sentire. Ritrovare, al di là delle aspettative e delle aspirazioni imposte o le credenze, ciò che rappresenta il proprio investimento, la propria meta pulsionale. Freud ce lo dice chiaro e tondo, semmai tentassimo di sfuggire. La resistenza è sempre dietro all'angolo . Occorre saperla riconoscere. E' un lavoro. Ogni sentiero lo si vorrebbe, come dire, predestinato, già inscritto, a nostra immagine e somiglianza. Ma non è così, e questo genera, nell'umano, sofferenza ed errori grossolani, il più delle volte dettati proprio dai tentativi di controllo narcisistico. Regole, rituali, credenze, presupponenza, aleggiano nelle famiglie107. 107 Ieri sera pensavo alla questione dell'(a)famiglia, a tutta la 213 Francoise Dolto quando parlava di bambini, e lo ha fatto per tutta la sua vita, diceva che i genitori dovrebbero pensare ai propri figli, come se fossero degli ospiti. Ossia con riguardo, senza stravolgere, con intrusioni, la presupponenza che vi ruota intorno. Simulacri eretti intorno alle figure di Padre e di Madre. “Son tutte belle le Mamme del mondo”, recitava una nota canzone. Niente di vero, se preso in assoluto (come tutti gli assoluti, del resto). Non tutte le mamme del mondo sono belle. Ci sono Madri che non fanno affatto il bene dei figli, e non parlo dei casi di cronaca. Per quelli ci pensano i telegiornali. Ritengo che le Madri migliori siano quelle che sanno farsi da parte, lasciare spazio ai figli e, soprattutto, quelle che sanno essere donne, riconoscendo il posto dell'altro. Sono davvero eccezionali, queste ultime, perché limitate nel loro godimento di "Madre". Avete mai pensato al perché, le streghe delle fiabe, siano sempre le Matrigne? Certe censure sono dure da affrontare, e parlarne non è facile, se non interviene la supplenza della metafora. Appunto di metafora: trattiamone. I Padri migliori, son quelli che sanno farsi metafora, supplenza, sostegno al desiderio del figlio. Ma quanti sanno ancora essere all'altezza di questo compito? E i figli? Sono pronti ad ereditare, nonché accettare il costo di questo lavoro, a qualsiasi età? Il problema è posto, con tutta evidenza, in quest'epoca 214 vita che già essi sono. Persone autonome e non tabulae rasae su cui iscrivere altrui caratteristiche e, ahi noi, le problematiche non risolte e incompiute degli adulti. L'incontro con un figlio è un vero e proprio appuntamento. Con un ospite, con un soggetto che ha già il suo proprio pensiero e, a modo suo, lo manifesta. Per i Diritti delle Infanzia, esordì Freud, deve essere il medico ad alzare la voce. E' davvero opportuna tale irriverenza. Troppi sentieri e troppi pensieri si perdono o rimangono lì, ancorati alle false credenze, supposizioni o idee inculcate. Sono svariati, come sappiamo, i luoghi di incontro, i sentieri ove ritrovare i propri pensieri. Gli “atelier” svolgono, a mio avviso, questa funzione, così come il Centro della Norma Soggettiva, come qualsiasi sportello il quale si ponga nella posizione di vero ascolto. I sentieri in circolazione possono essere vari. L'importante è essere alternativi a tutto ciò che dell'insazietà. 215 c'è in giro, a questa saturazione di risposte certe o di guru o di consiglieri delegati e deleganti. La psicoanalisi può funzionare, allorquando, sa farsi ancora metafora, comunque denominata, l'importante è che sia in grado di lasciar spazio al soggetto, affinché trovi o ritrovi i propri sentieri e i propri pensieri, in qualunque luogo. Può essere imbrigliato tutto questo? Sarà mai possibile arrestare la facoltà di un soggetto di decidere dove, quando e a chi affidare il proprio dire, la propria sofferenza, le proprie idee? Non possiamo ignorare, di certo, i tentativi moderni e del passato per imprigionare e non riconoscere questa possibilità di scelta. Prendiamone atto (come invita Freud): siamo nel campo della resistenza. Mi fermerei su questo punto. Vi ringrazio e ora ascolterò i vostri sentieri e i vostri pensieri. 216 Scritto 6: FINESTRE SO(C)CHIUSE20/07/2010 di Maurizio Forzoni 217 Questo pomeriggio, presso il mio studio, ho incontrato una mia cara amica psicologa. Dopo avere sbrigato le questioni che ci riguardavano, abbiamo cominciato, come del resto di consuetudine in ogni nostro ritrovo, a scambiarci idee e pensieri. Gli incontri, in fondo, nascono sempre a questo modo. Dopo i primi scambi, la nostra attenzione è stata focalizzata sulle tante comunicazioni che periodicamente inviamo, sulle iniziative, sulle varie questioni affrontate e sulla tematica finanziaria, per la quale stiamo dedicando continui studi, ricerca e lavoro. Raggiungendo gli ambiti finanziari del nostro interloquire di questo pomeriggio, ho domandato una riflessione sui compiti . Le ho detto che spesso m'interrogo sul valore etico dell'attività che svolgiamo e su quanto sia difficile attraversare i meandri dell'indicibile, dell'intoccabile, del censurato e del censurabile. “Là c'è di che scottarsi”. Mi ha detto che anche lei legge con attenzione i miei post e gli articoli 218 e, in alcuni momenti, ha riflettuto sul sentimento d'irrealtà che certe notizie le provocano. Mi ha riferito che, in taluni casi, le è venuto da smarrirsi: “Ma allora è proprio così? Così funzionano le cose?” Mi ha confessato che, certe notizie, le sono sembrate , talvolta, troppo pesanti: meglio chiudere quella finestrella e non pensarci più. La debbo ringraziare. La metafora è molto importante ed ha generato queste mie ulteriori riflessioni. Chissà come si è sentita, quando le ho detto che tali questioni generano molti disorientamenti. Le resistenze sono indispensabili per procedere nei propri passi, ovunque essi portino. La finestra chiusa fa pensare ad un processo di rimozione. In fondo, nulla se ne vuol sapere 108. 108 Dacché scrissi quest'articolo, ritengo che le cose siano ancora peggiorate. La paura è aumentata, e oggi le persone sono disposte, ancora meno, a vedere ove risiede la problematica della crisi, inclusa la loro. Molti sono in attesa di un nuovo leader carismatico, di un salvatore della patria. Sta emergendo, oggi e a nuovo furor di popolo, l'Homo 219 E' un passaggio importante. Difendere l'indifendibile potrebbe essere una resistenza di tipo nevrotico. Non possiamo obliare che, sino a tempi relativamente recenti, le banche rivestivano, nell'immaginario collettivo, una sorta di Altro Assoluto: un'istituzione, un ente, una garanzia, un Grande Fratello, una presunta malleveria di benessere e certezze per l'uomo contemporaneo. Eh già, lo sappiamo, l'uomo ha bisogno, da sempre, dell'idea di qualche forma assolutistica che lo metta al riparo dalle turbolenze del quotidiano vivere, con tutte le sue incertezze e vicissitudini. Lasciare questo ideale, quindi, può rappresentare una forma di resistenza. E' un tabù. Il castello, temendone la caduta, lo si tenta di restaurare, d'ingigantire, di ri-saldare nelle proprie fondamenta, seppur di argilla. Circola paura del pensiero, dell'alternativa e della non-omologazione sistemica. Novus Matteo Renzi. 220 L'oscenità è proprio mostrare l'evidente. Può esser questo il comune senso d'irrealtà nello svelare prassi e strutture diffuse, accettate dai sistemi, ma contrarie al senso comune di civiltà e di legalità? La “lesa maestà”, nei confronti di organismi auto poietici, è, evidentemente, considerato ancora un reato, nell' ordinamento sistemicoelitario. Le velleità di assoluto sono, da sempre, un baluardo a cui l'essere umano sembra ancorarsi. Mentre il tempo passa, e nella speranza del “domani”, si sperdono i discorsi dell'”oggi”. Finestre so(c)chiuse. In quelle fessure, però, c'è ancora spazio. E questo fa sempre la differenza: la nostra fortuna. 221 Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno li a guardare. Albert Einstein “Odio gli indifferenti. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti." (A. Gramsci, 11 febbraio 1917) "La lotta alla mafia dev'essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità." (Paolo Borsellino) 222 Spunti bibliografici: Sigmund Freud, Charcot 1893 in Opere ,Volume II, Boringhieri – Torino; Sigmund Freud, Psicoanalisi “selvaggia”1910, Volume VI, Boringhieri – Torino; in Opere, Sigmund Freud, Totem e Tabù, 1912-1913, in Opere, Volume VII, Boringhieri – Torino; Sigmund Freud, Considerazioni attuali sulla guerra e la morte, 1915-1917, in Opere, Volume VIII, Boringhieri-Torino; Sigmund Freud, Un bambino viene picchiato, 1919, in Opere, Volume IX, Boringhieri-Torino; Sigmund Freud, Al di là del principio di piacere, 1920, in Opere, Volume IX, Boringhieri-Torino; Sigmund Freud, Psicologia delle masse e analisi dell'io, 1921, in Opere, Volume IX, Boringhieri-Torino; Sigmund Freud, L’Io e l’Es, in Opere, vol. IX, Torino, Boringhieri-Torino; Sigmund Freud, La negazione, 1925, in Opere, Volume X, Boringhieri-Torino; Sigmund Freud, Il problema dell'analisi condotta medici, in Opere – Vol. X – Boringhieri – Torino; da non Sigmund Freud, Il disagio della civiltà, 1930, in Opere, Volume X, Boringhieri-Torino; 223 Sigmund Freud, Perché la guerra, 1933, in Opere, Volume XI, Boringhieri-Torino; Jacques Lacan, Il seminario VII, L’etica della psicoanalisi, Torino, Einaudi, 1994; Jacques Lacan, Il rovescio della psicoanalisi, Il seminario Libro XVII, Torino, Einaudi, 2001; Jacques Lacan, Di un discorso che non sarebbe del sembiante, Il seminario Libro XVIII, Einaudi, Torino, 2010; Jacques Lacan, Télévision, Le Champ Freudien; La psicoanalisi è il laico – Giancarlo Gramaglia e Franco Quesito – http://www.psicoanalisitorino.net/lapsicoanalisieillaico.htm; La psychanalyse n’est réductible ni à la neurobiologie, ni à la medicine, ni à la pédagogie, ni à la psychologie, ni à la sociologie”(J. Lacan, 1953); La psicoanalisi laica/Die Frage der Laienanalyse – http://www.sottolamoleassociazionedipsicoanalisi.it /laienanalyse.htm ; DIBATTITI I FREUDIANI, RIUNITI A MILANO, RILANCIANO IL METODO " LAICO " – Psicoanalisi? 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Appello per impedire che per il Diritto tale sentenza aberrante non costituisca, nel silenzio e nell'indifferenza, un precedente – di Moreno Manghi – http://www.lacanconfreud.it/aiuti/dossier1/mm_sentenza.pdf Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro – Pronunce 33 – Disegno di Legge sulle Professioni non regolamentate – Assemblea 15 Gennaio 2003; 225 Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro – Documenti 51 – Rapporto di monitoraggio sulle professioni non regolamentate – Roma, Aprile 2005; Antonio Pescaglini-Rino Pescaglini, Compendio di Tecnica Bancaria, Economie e gestione delle imprese bancarie, Edizioni Simone, Gruppo editoriale Esselibri; Marcello Sinisi-Fulvio Troncone (Magistrati), La Rivalutazione monetaria e calcolo degli interessi, Manuale teorico-pratico per operatori giudiziari, Edizione Giuridiche Simone, 2007; Giovanni Battista Frescura, L'Usura nei prestiti di banche e finanziarie, Edizioni Mediafactory, Cornedo, Vicenza, 2013; Marco della Luna, Cimiteuro, Uscirne e risorgere. 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Masala-Marco Micocci, Manuale di matematica finanziaria. Metodi e strumenti quantitativi per il risk management, Carocci Editore; In copertina: Jean Arp, Dada, 1920 227 228 Indice Generale Premessa Pg. 5 Prologo – Indebitarsi: concedere credito: Il nuovo sintomo dell'era contemporanea?. Pg. 13 Scritto 1 – Il Dio Denaro Pg. 22 1-1 – Introduzione a un dire che rompe il ghiaccio. Pg. 24 1-2 – L'invenzione del denaro Pg. 35 1-3 – Dalla corsa all'Oro, alla fuga dal tempo Pg. 40 1-4 – Civiltà o Sistema? Pg. 46 1-5 – Batter moneta e debito: forme di totalitarismo oligarchico finanziario Pg. 56 Scritto 2 – 229 L'Usura aggravata: Errori diagnostici? 2-1 – La nozione di capitale in un prestito Pg. 71 Pg. 76 2-2 – La nozione di tasso di interesse in un prestito Pg. 79 2-3 – La nozione di tempo in un prestito Pg. 81 2-4 – L'Usura: tra norme di Diritto e Civiltà Pg. 84 2-5 – L'art. 2 della Legge 108/96 – Le Circolari della Banca d'Italia Pg. 106 2-6 – Usura aggravata: prescrizione e reiterazione del reato Pg. 116 Scritto 3 – La questione dell'anatocismo nel prestito usurario. 3-1 – Anatocismo: L'anticamera dell'Usura 3-2 – Il tentativo di condono anatocistico del legislatore 3-3 – L'anatocismo ha valenza penale, allorquando concorre al superamento del Tasso Soglia Usura 230 Pg. 129 Pg. 130 Pg. 133 Pg. 146 3-4 – Tasso Annuo Effettivo nei conti corrente: tutto si fa, o si dice, fuorché leggere la Legge Pg. 156 3-5 – Tasso Annuo Effettivo Globale nei contratti di mutuo con piano di ammortamento alla francese Pg. 165 IL PESO DELLE PAROLE Pg. 177 Scritto 4 – La Psicoanalisi: Dal Divano all'aula di Tribunale. Psico-appropriazioni indebite Pg. 181 Scritto 5 – I compiti impossibili “Sent-ieri e Pens-ieri”: Però oggi tocca a me Pg. 205 – Introduzione Pg. 206 – Era dunque un sogno Pg. 209 Scritto 6 – Finestre Soc(c)hiuse Pg. 217 – Spunti Bibliografici Pg. 223 231 “Ritengo che il soggetto, il singolo, l'individuo, oggi abbia necessità di riappacificarsi con le Istituzioni, sempre però che queste siano capaci di imparare ad essere all'altezza del compito, e, soprattutto, i propri organi sappiano sottomettersi a delle regole e riconoscano i propri limiti nell'attuale Costituzione o Legislazione”. “Siamo nell'era in cui il Capitalismo finanziario e speculativo ha surclassato il Capitalismo imprenditoriale. Le lotte di classe sostenute ancora da certa politica (e organismi sindacali), risultano essere non solo anacronistiche, ma per di più spauracchi volti a non far cogliere la sostanza della questione, ossia lo scontro intestino che si sta verificando tra coloro che detengono il potere (e il controllo) della moneta, e coloro che, invece, ne devono subire le conseguenze e i capricci. ”. “Il sistema bancario e finanziario, e i loro adepti, hanno studiato e trovato modalità per accelerare la produzione di interessi, giocando sul tempo, e sulle voci di costo, creando delle vere e proprie trappole creditizie, e delle nuove forme di usura, sempre più raffinate”. “Qualcosa non ha funzionato e non sta funzionando, e forse è il momento di imputare le responsabilità a chi ce le ha, di entrare in certe questioni che riguardano la politica e l'economia di coloro che, ancora oggi, desiderano fondare la propria esistenza sul lavoro e non sulla speculazione finanziaria, sul parassitismo, sugli atti di sciacallaggio, sull'usura, sulle ingiustizie.” 232 “Grazie a chi oggi c'è stato” Maurizio Forzoni 233