la scelta del banco da lavoro
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la scelta del banco da lavoro
S CU O L A D E L LEG N O Il banco da lavoro la scelta del banco da lavoro prima parte Non esiste il banco ideale, ma il banco giusto per ogni artigiano pannello o una porta appoggiati su due cavalletti. Se qualcuno chiedesse qual è la prima funzione di un banco (da falegname, ebanista o liutaio che sia), la risposta migliore dovrebbe probabilmente essere quella di tornare utile per tutti gli scopi che il proprio modo di lavorare porta a immaginare. Ma si può esser certi di quali siano quegli scopi? Replicare a questa domanda è più difficile dato che solamente col tempo una persona riesce a definire con certezza il genere di lavori che maggiormente farà, o almeno quelli che non farà. Negli anni si cambiano metodologie e finalità, sia nel caso dell’amatore come probabilmente anche in quello del professionista. I continui sviluppi tecnologici e l’efficacia dei nuovi prodotti portano infatti a un forzoso aggiornamento per motivi di praticità, di natura economica o semplicemente per scelta personale. Le possibili opzioni per equipaggiarsi di un banco possono essere divise in: autocostruzione, acquisto o parziale autocostruzione. autocostruzione Quello che potrebbe essere l’antenato del banco da lavoro di M iscoria N el dipinto antico riportato all’inizio di questo articolo si vede raffigurato quello che dovrebbe essere un falegname mentre sega un pezzo di legno assicurato con una corda a un tronco tagliato. Forse quel modo di lavorare è stato il primo passo verso il concepimento di uno dei più importanti attrezzi da lavoro di un falegname, il banco di lavoro. I banchi offerti oggi in commercio offrono tantissime possibilità e sono in grado di soddisfare ogni tipo di esigenza lavorativa, analizzandoli perciò a fondo nelle differenti tipologie possiamo ricavare delle ottime idee sulle caratteristiche che il nostro futuro banco di lavoro dovrebbe avere. Questo articolo tratterà di veri banchi da cui prendere spunto, banchi in grado di offrire un adeguato sostegno ai lavori più duri del falegname, e non di soluzioni improvvisate come può esserlo un 24 La tradizione vuole che un banco sia sempre auto costruito. I motivi sono più che buoni: sarà un banco cucito a misura, che offrirà le caratteristiche cercate, e dalla sua costruzione s’imparerà molto (il banco in massello richiede una buona progettazione, che deve tener conto dei movimenti del legno, e una buona esecuzione di tutti gli incastri). Rifinire tutta la superficie di lavoro perché sia perfettamente piatta e liscia, fa capire il grado di precisione con cui si dovrebbe sempre lavorare e ripaga lo sforzo con utili lezioni sull’uso delle pialle. La mancanza di esperienza nel sapere esattamente cosa si cerca dal primo banco può essere col- La controplaccatura: quando e perchè L1e caratteristiche comuni e desiderabili che dovrebbero essere presenti in tutti i banchi da lavoro al giorno d’oggi • Solidità data dalla struttura, dal peso e dalla forma • Praticità, per eseguire con comodità il maggior numero di operazioni richieste • Durabilità nel tempo, solitamente associata alla solidità, al tipo di legno scelto per costruirlo, al tipo d’incastri e anche alla qualità della costruzione • Precisione nelle tolleranze di costruzione del banco e della ferramenta • Dotazione di ferramenta robusta per poter resistere ai peggiori maltrattamenti. • Facilità di riparazione in caso di danneggiamento • Design e bellezza, sempre desiderabili, ma non indispensabili. Tutte queste caratteristiche sono difficili da trovare in un prodotto commerciale, ma quando il banco è auto costruito o si acquista da specialisti, questo è lo standard minimo da ricercare. mata reperendo tutte le informazioni necessarie: i tipi di legni più adatti e il perché, quali sono i progetti più funzionali o il miglior modo di incastrare o unire tutti i pezzi e le scelte possibili per la ferramenta. Inoltre è possibile farsi un’idea precisa dei requisiti minimi in Alcuni legni facili da reperire e adatti alla costruzione di un banco da falegname Sono tutti legni molto validi e con buone caratteristiche meccaniche. L’acero e il frassino sono tra i più chiari mentre l’olmo e il rovere sono più scuri. Il faggio tenderà a un marrone chiaro. Probabilmente il faggio è il più economico, mentre il rovere sarà il più caro. FAGGIO ACERO ROVERE FRASSINO OLMO n.51 anno 2013 25 S CU O L A D E L LEG N O Te c n n i c h e Differenti altezze dei banchi per differenti misure anatomiche Per pressare correttamente un piano da lavoro ci vogliono tanti morsetti Costruire il banco durante un corso termini di spazio e sui costi, per farli rientrare all’interno del bilancio personale. Grazie a Internet le ricerche sono enormemente facilitate e la quantità d’informazioni a disposizione è enorme. Non solo testi, ma anche disegni 3D e multimedia aiutano a conoscere e a capire perché ci sono tante tipologie di banchi, morse e accessori e come utilizzarli correttamente. Ogni opzione può essere valutata a priori per stabilire se adottarla o meno nel nostro progetto. Passato un certo tempo si arriva a un punto dove tutte le decisioni sono state prese e il banco ha ormai il suo aspetto definitivo, nella nostra mente o ancora meglio sulla carta e si è pronti a iniziarne la costruzione. Le problematiche più comuni dell’autocostruzione: • Spazi di lavoro ristretti. Durante la costruzione, l’esigenza di spazio aumenta dato il numero dei pezzi e i loro continui spostamenti. Il lavoro dovrebbe essere infatti eseguito in un locale chiuso, protetto cioè dalle intemperie. • Mancanza di attrezzi necessari per la costruzione. Non è da sottovalutare quando si lavora su un manufatto di queste dimensioni. Ad esempio occorre sapere che per incollare un piano di lavoro di 2 metri per 80 centimetri, spesso 10 centimetri, sono necessari un certo numero e un certo tipo di morsetti, non solo per accostare tra loro i vari pezzi, ma anche per mantenerli complanari in modo da piallare il meno possibile alla fine dell’incollaggio. • Durata del lavoro. Non è sempre detto che si abbia a disposizione la quantità di tempo necessaria alla costruzione. I fine settimana potrebbero risultare tanti, anche troppi. E’ opportuno pianificare i tempi 26 secondo il luogo dove avviene la realizzazione qualora ci si trovasse nelle condizioni di poter fare rumore solo in alcune fasce orarie della giornata. • Budget, in tanti casi è il fattore più limitante. Se si dispone già del legno necessario correttamente stagionato, il risparmio può essere notevole se si considera che la materia prima incide dal 30% al 80% sul costo finale, secondo il tipo e la qualità della scelta. Se il legno dovesse essere invece acquistato, occorrerà accertarsi che sia bene asciutto (intorno al 12% di contenuto di umidità, meglio se inferiore). Acquisto in commercio Se per vari motivi si sceglie di acquistare il banco, ci vorrà del tempo per valutare tutte le offerte e scegliere quella più aderente alle necessità e al budget prefissato. Per un banco con cui fare lavori seri di falegnameria o ebanisteria occorrerà sborsare quasi certamente oltre i mille Euro, se si vuole entrare in possesso di un oggetto che risponda a quei requisiti. Chi più spende meno spende, o se preferite è sempre meglio piangere una sola volta (all’inizio, per l’ingente spesa) che piangere ogni volta che si vedrà limitato l’uso. Se il budget è ampio si potrà avere il meglio offerto dal mercato, si potranno acquistare più optional e personalizzare a piacimento il banco di lavoro. Altrimenti occorrerà ponderare bene le scelte, e favorire alcune doti quali la robustezza e la massa a discapito, ad esempio, degli accessori. E’ sempre buona regola chiedere anticipatamente delle condizioni del trasporto (che visti dimensioni e peso dell’oggetto possono incidere sensibilmente sul costo), della garanzia e dei tempi di consegna. E forse il miglior modo per costruirsi il primo banco da lavoro. Il vantaggio è che si viene assistiti anche durante la progettazione, una fase fondamentale vista la natura complessa dell’oggetto, determinante per la buona riuscita dell’intera costruzione. I progetti che si vedono nel web sono solitamente validi e sembrano facili da seguire ma al momento di mettersi all’opera il discorso cambia. Avere a propria disposizione una buona guida rende il lavoro più sicuro, evita lo spreco di tempo e risorse e da garanzie sul risultato finale. Il costo del corso viene largamente ripagato dai benefici e dagli insegnamenti ricevuti. Avvalendosi dell’esperienza e delle attrezzature di chi svolge il corso, si riesce a portare inoltre a termine il banco in tempi più brevi rispetto all’auto costruzione. Le misure Per stabilire le dimensioni del banco o adattare quelle del progetto di riferimento, sono due le variabili che entrano in gioco. La prima riguarda lo spazio a disposizione nel locale; se questo è limitato su può pensare al posizionamento del banco contro un muro altrimenti si può disporre più centralmente per girargli comodamente intorno. In entrambi i casi andranno considerate le aree di lavoro in funzione dalla quantità e della posizione delle morse con cui il banco deve essere attrezzato. Decise le misure generali del banco in funzione dello spazio che si ha a disposizione, se ne definisce l’altezza in base alle proprie misure anatomiche e al tipo di lavori per cui sarà impiegato. E’ necessario che l’altezza del banco sia quella che fa per noi, che ci permetta cioè di eseguire le operazioni più consuete nel modo più comodo possibile. Piallare, segare, scalpellare e intarsiare non sempre richiedono lo stesso posizionamento in altezza dei pezzi da lavorare. Per piallare, fare forza col peso del corpo aiuta, ma una pialla ben affilata non ha bisogno di tanta pressione, perciò il piano di lavoro potrebbe non essere necessariamente basso. Per segare invece molto dipende dalle dimensioni e dalla forma del pezzo che capita, ma meno si curva la schiena meglio è. Per lavorare con scalpelli, bedani o sgorbie un banco troppo alto (a meno che non si operi su una scultura) non è comodo. Per l’utilizzo di utensili elettrici conviene normalmente una superficie di lavoro più bassa, ma chiaramente dipende dal tipo n.51 anno 2013 27 S CU O L A D E L LEG N O Te c n i c h e In questo caso il banco si trova di fianco alla finestra col vantaggio di una maggiore luce naturale e più spazio libero per il resto del laboratorio. Il rovescio della medaglia sta nel tipo di lavorazioni possibili che è più limitato. Spostando il banco verso il centro del laboratorio si riduce la quantità di luce naturale e lo spazio libero del laboratorio, ma si acquista versatilità potendoci lavorare attorno. La Ferramenta Una buona scelta della ferramenta cambia completamente il modo di lavorare. Per un utilizzo generico, il banco deve essere molto versatile: le morse, i cani e gli accessori devono poter coprire una gran varietà di utilizzi. Morse E una scelta molto personale e difficile, ma almeno l’offerta sul mercato è vasta e copre molto bene le esigenze più comuni. Con il banco contro un muro, la configurazione standard prevede due morse, una frontale e una di coda al banco, sempre che lo spazio a disposizione non detti regole differenti, come per esempio nel caso dell’inserimento lungo una parete già attrezzata con altri mobili. Se il banco è invece disposto in mezzo a una stanza, si potrà optare per l’inserimento di una terza morsa; quella da modellista rappresenta in quel caso l’aggiunta ideale per via delle caratteristiche particolari che la rendono unica e insostituibile in certi lavori. della lavorazione. Va dunque cercato un compromesso, se si scarta l’ipotesi di un banco regolabile in altezza. Esistono comunque diversi metodi empirici per calcolare l’altezza giusta o almeno ottenere un intervallo di riferimento. Quello che raccoglie più consensi stabilisce che il piano di lavoro dovrebbe trovarsi, con il braccio posizionato lungo il corpo, tra il polso e la metà dell’avambraccio. Due posizioni per segare: a sinistra il pezzo è fermato più in basso e la posizione ricurva della schiena non è ideale. A destra, alzando il pezzo, la posizione di lavoro diventa corretta ma il taglio è soggetto a vibrazioni maggiori. Questo banco risulta perciò basso per una persona alta 1,86m, ma potrebbe essere l’ideale per stature inferiori. 28 essere installata anche come morsa di coda (c’è anche chi la monta come morsa di gamba) ed essere completa di ganasce di ferro o fornita del solo meccanismo, per cui in quel caso occorre dotarla almeno di una ganascia di legno, di spessore adeguato, da avvitare alla piastra di fissaggio. Quella a sgancio rapido è una morsa molto pratica perché consente il riposizionamento veloce della ganascia mobile; a seconda dei modelli si può arrivare a capacità di oltre 35cm e lunghezze delle ganasce superiori ai 45cm. E’ un tipo di morsa in grado di stringere saldamente pezzi di grandi dimensioni (anche attraverso le predisposizioni per i cani da fissare sulla ganascia mobile) purché si eviti di usarla solamente da un lato per non mandare sotto sforzo la meccanica. In quel caso occorre ripristinare il parallelismo tra le ganasce inserendo uno spessore equivalente sul lato opposto. Quando manca il meccanismo di sgancio rapido, anche se il lavoro di apertura e chiusura non è tanto veloce, la morsa mantiene le caratteristiche appena elencate ed è più economica. Morsa a sgancio rapido. Quando si stringe un pezzo in prossimità di un’estremità, bisogna inserire uno spessore equivalente in quella opposta per fare in modo che la ganascia chiuda parallelamente Le morse vanno scelte e combinate tra loro in funzione delle caratteristiche che offrono e del tipo di lavorazioni che si faranno. Possono essere complete, limitate al meccanismo o alla sola vite di acciaio o di legno (le morse con le viti di legno sono valide quanto le altre). Tutte possono essere montate anche per l’utilizzo da parte dei mancini. Classificazione e caratteristiche delle morse: Morsa frontale, con o senza sgancio rapido: Per morsa frontale s’intende quel tipo di morse la cui ganascia mobile si sposta lungo l’asse minore del banco. Il tipo più comune ha una meccanica formata da una vite e due aste passanti attraverso entrambe le ganasce. Può Morsa frontale di tipo scandinavo Da posizionarsi in un angolo del piano, questa morsa ha un profilo fisso a forma a L. La meccanica, di metallo o di legno, si limita alla vite e alla piastra di fissaggio per la ganascia mobile. Questa lavora in opposizione alla fiancata lunga del banco e consente il comodo fissaggio in verticale dei pezzi. n.51 anno 2013 29 S CU O L A D E L LEG N O Te c n i c h e Morsa di coda a vagone: In questo tipo di morsa, la vite s’inserisce nel piano per consentire fissaggi superficiali attraverso il cane mobile. Rispetto alla morsa a vagone permette l’applicazione di forze verticali al pezzo fissato, vista l’opposizione del piano, senza che si causino danni alla vite o al meccanismo, ma è limitata nei fissaggi in verticale. Semplice morsa per il montaggio frontale o laterale, completa di ganasce in ferro e cane centrale Morsa di tipo scandinava Morsa di coda a carrello: è forse la morsa più comune e la più adoperata nei banchi in posizione laterale. La ganascia mobile si muove in direzione della lunghezza del banco. Ne esistono di diversi tipi, anche a sgancio rapido, complete di ganascia di legno o limitate al solo meccanismo. Quelle di vecchio stampo hanno la vite di legno e prevedono una ganascia mobile a forma di L per lavorare su due fronti. Pur essendo soggette a fendersi lungo l’angolo interno, qualcuno le ritiene ancora molto utili, ma al giorno d’oggi le morse di coda hanno in gran parte perso quella forma caratteristica. La ganascia mobile reca le forature per i cani, che lavorano in opposizione a quelli posti nel piano di lavoro del banco. Queste morse consentono di fissare un pezzo in verticale con grande facilità poiché la vite non è d’intralcio, allo stesso modo delle morse frontali di tipo scandinavo. Non bisogna sforzarle verso il basso perché sono studiate per premere assialmente e non per sopportare uno sforzo ortogonale. Morsa di coda a doppia vite: La presenza della doppia vite consente la realizzazione di una ganascia mobile della stessa larghezza del banco. Se le viti sono indipendenti, è possibile, entro certi limiti, fermare pezzi rastremati. Quando le due viti sono invece accoppiate con una catena la ganascia mobile si chiuderà parallelamente al fianco corto del banco. In questo tipo di morsa è conveniente sistemare le viti in prossimità delle estremità della ganascia, per due motivi: si evita di danneggiare la meccanica, nel caso si stringa il pezzo da un solo lato, e si ottiene un’area di serraggio priva di impedimenti, per poter infilare in verticale pezzi di una certa dimensione. Morsa da gamba: In questo tipo di morsa le ganasce sono sempre in legno, ma i meccanismi possono essere in legno o in metallo. Hanno il vantaggio di poter fermare bene pezzi alti o larghi. Esistono in diverse tipologie ma le più comuni sono a doppio scorrimento (vite in alto e guida inferiore) e a vite singola con bracci snodati tipo martinetto (che uniscono le ganasce e le mantengono parallele). Bisogna fare attenzione alla costruzione della ganascia mobile, perché se non sufficientemente spessa e troppo larga potrebbe fendersi sulla lunghezza quando viene sottoposta a sforzi laterali. Quando la morsa ha una posizione movibile lungo il banco e può essere rimossa da esso quando non in uso, viene anche chiamata Quinta gamba. E’ quasi una copia della morsa da gamba ma s’inserisce tra le traverse del banco e scorre su due guide posizionate sopra e sotto le traverse stesse, allo stesso modo dell’accessorio che viene spesso usato in questa configurazione, chiamato servo muto. Questo fa da supporto all’altra estremità dei pezzi di grandi dimensioni che è possibile assicurare al banco con questo tipo di morse. Morsa da modellista: patentata nel 1891 da Joseph F. Emmert è forse la morsa più versatile che esiste. Nella versione che prevede il montaggio filo piano, è fornita di una coppia di ganasce orientabile verticalmente tra 0 e 90° e ruotabile attorno all’asse di serraggio; i due movimenti sono indipendenti l’uno dall’altro. Nel lato inferiore due piccole ganasce servono per chiudere pezzi altrettanto piccoli o da intagliare (in quel caso la morsa si utilizza ruotando di 180° la coppia di ganasce). Viene fornita di serie con quattro cani (due per Morsa a doppia vite senza catena e morsa di tipo a vagone La morsa di coda a carrello 30 Una morsa di coda di vecchia foggia e una meccanica di tipo nuovo per lo stesso uso. Una morsa di coda di vecchia foggia e una meccanica di tipo nuovo per lo stesso uso. n.51 anno 2013 31 S CU O L A D E L LEG N O ganascia) per fermare un pezzo lungo il piano del banco. Come se non bastasse, le ganasce possono essere anche angolate tra loro per fermare pezzi rastremati. Questa morsa deve essere fissata su una struttura molto robusta che sappia incassare bene le forze che, data la peculiarità della meccanica, possono essere applicate con direzioni diverse sul pezzo in lavorazione. Le forze si scaricano comunque tutte sul perno che lega le ganasce al resto della meccanica e che rappresenta l’unico anello debole del sistema, visto che ripararlo o sostituirlo è complicato. L’indubbia qualità costruttiva degli esemplari originali, oggi non più in produzione, non si ritrova nelle repliche commerciali perlopiù di fattura asiatica che sono disponibili in commercio attualmente. Se si vuole entrare in possesso di un vecchio esemplare in buono stato, occorre girare in lungo e in largo le aste online e prepararsi a un investimento cospicuo. Chi è abituato a usare questa morsa non può farne più a meno. Una versione particolare della morsa da modellista prevede invece il montaggio in appoggio al piano di lavoro; ha un meccanismo più semplice e delle dimensioni più contenute che la rendono utile nei lavori più leggeri. Per tutte le morse bisogna tenere a mente che: • Le ganasce di legno devono avere uno spessore sufficiente e se necessario essere protette con un materiale più morbido come il cuoio per non danneggiare i pezzi e serrarli al meglio senza applicare pressioni esagerate • E’ meglio preferire meccaniche pesanti anche se più ingombranti. • Devono essere semplici da montare e affidabili. • Non devono essere usate in modo sbagliato, ad esempio per fermare un pezzo solamente con un lato, senza il ripristinare il parallelismo sul lato opposto. Non bisogna battere sulla morsa di coda perché alla lunga la vite e il meccanismo si rovinano. • La leva di chiusura può essere un semplice bastone o un più raffinato volantino, l’importante è che interferisca il meno possibile con la zona di lavoro. Nella prossima uscita tratteremo degli altri accessori e del modo di rifinire e proteggere il banco, portando ad esempio delle realizzazioni che possano indirizzare nella costruzione di questo indispensabile strumento di lavoro. Uno degli utilizzi della morsa da modellista 32 Morsa da modellista per il montaggio sul piano