matu 2004 - Lycée cantonal

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matu 2004 - Lycée cantonal
Lycée Cantonal
de Porrentruy
Examens de maturité 2005
Classes 307-308
ITALIEN : OPTION SPECIFIQUE
Matériel autorisé : aucun
Traduzione
Temps à disposition : 2 heures
(1/3 del voto finale)
Je m'aperçois à nouveau, à mon âge, après quarante-cinq ans d'enseignement, qu'il y a
dans l'enseignement aussi, une partie -parfois- de sadisme, de domination. Le mot anglais
est très beau, il vient du latin praepotens : essayer d'imposer sa connaissance.
La culture est une chose très élitaire, et Goethe dit : "La vérité appartient à très peu." En
réalité, sur cette planète, quatre-vingt dix-neuf pour cent des êtres humains préfèrent (et
c'est leur plein droit) la télévision la plus idiote, les jeux, le Tour de France, le football à
Eschyle et à Platon 1. (...) L'animal humain est très paresseux, probablement très primitif
dans ses goûts, alors que la culture est exigeante, elle est cruelle par le travail qu'elle
demande.
Apprendre une langue, apprendre à résoudre une fonction elliptique ce n'est pas drôle du
tout. La plupart des gens disent : "Mais, pourquoi ? Qu'est-ce que ça m'apporte ?" (...)
Quand j'étais à Berlin-Est, avant 1989, il y avait cinq théâtres classiques et vingt concerts
chaque soir. Maintenant, c'est Jackie Collins, la cassette porno, le théâtre le plus banal et la
dernière comédie musicale américaine. Le mot fast food est partout. C'est là que ça 2 devient
vraiment difficile et politique. De quel droit peut-on essayer de contraindre un être
humain à choisir un niveau plus élevé dans ses joies et dans ses goûts ? Moi je crois qu'être
professeur, c'est 3 s'arroger 4 ce droit, c'est dire : "Je vais te faire aimer un beau texte, une
belle musique, les hautes mathématiques, l'Histoire, la philosophie." Mais attention,
l'éthique de cet espoir est très ambiguë.
D'après George Steiner
Barbarie de l'ignorance,1998
1
Eschilo e Platone
2
traduire par "la chose"
3
4
traduire par "ça signifie"
arrogarsi
L'auditorium di un ITC
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Perry si lava troppo, secondo me. Se ne sta ore a leccarsi metodicamente il pelo.
Mi sembra un gatto.
Forse è un cane che crede di essere un gatto.
Gli racconto una storia, così la smette di lavarsi e si distrae un po'.
Un giorno mi trovai a fare una conferenza sulla lettura in un grande ITC, ovvero
Istituto tecnico commerciale, della cintura torinese. Mi piazzarono davanti,
nell'auditorium della scuola, circa trecento ragazzi scalpitanti, rapati, nerboruti,
tatuati, inanellati... Mi facevano, non lo nego, un po' paura. Non sapevo bene
cosa fare. Non so mai bene cosa fare in queste situazioni, quando mi chiedono di
fare "lo scrittore che va a parlare nelle scuole".
Cominciai a parlare delle letture che avevo fatto alla loro età. Parlai di Tolstoj,
Gide, Sartre, Ungaretti. Siccome mi sembravano totalmente altrove, pensai di
parlare di un libro che sicuramente avevano letto; non glielo nominai, e
semplicemente cominciai la storia che quel libro raccontava, dando per scontato
che la riconoscessero. Raccontai : vi ricordate di quel ragazzino che poveretto
doveva mangiar lumache ? Vi ricordate che una sera a cena, di fronte alla
famiglia allibita, disse che lui le lumache non le avrebbe mangiate proprio per
niente ?
A questo punto successe una cosa incredibile : quei trecento ragazzi non avevano
affatto l'aria d'aver riconosciuto la storia, anzi, sembravano proprio non averne
mai sentito parlare, però divennero subito, appena io iniziai a raccontare,
straordinariamente attenti. Si creò un silenzio perfetto, ricco di attenzione e
interesse quasi commossi : la storia piaceva.
Allora continuai a raccontarla, ma senza più dire : vi ricordate ? Raccontavo e
basta, andavo avanti, parlavo di quando Cosimo salì per la prima volta
sull'albero con il tricorno calcato sulla fronte, di quando era appeso alla magnolia
e vide la piccola Viola che andava in altalena, di quando incontrò Gian dei
Brughi e scoprì che quel terribile brigante amava più di tutto leggere, di quando
apparve, alla fine, la mongolfiera...
Quando ebbi finito mi chiesero per favore di dire che libro era mai quello. Dissi :
il barone rampante, di Italo Calvino. Vidi che se lo appuntavano su fogli e
quaderni.
Capii che l'avrebbero letto e ne fui, insieme, felice e disperata.
(...)
Li guardavo uscire dall'auditorium, così grossi, rapati, nerboruti, inanellati... e
non mi facevano più paura : mi facevano pena. Era colpa nostra : noi insegnanti
ci eravamo permessi di privarli di una cosa come Italo Calvino. Li avevamo
privati della letteratura.
(...)
Non è Calvino di per sé, né il suo barone rampante. Non è mai una cosa sola,
specifica, un libro piuttosto che un altro. E' la letteratura, non importa in quale
forma e in quale opera la incontri. Ma ti cambia la vita, se la incontri.
Ebbene, quei ragazzi non l'avevano incontrata.
Come avevamo potuto far loro questo ?
Paola Mastrocola,
La scuola raccontata al mio cane
Ugo Guanda Editore, 2004
Vocabolario :
r. 7
r. 8
r. 14
scalpitanti : scatenati e indisciplinati
nerboruti : muscolosi
dando per scontato : non dubitando
Commento al testo
(2/3 del voto finale)
Lunghezza complessiva del commento : al minimo 40 righe.
1.
felice e disperata (r. 33) : attraverso l'apparente antinomia di questi due aggettivi,
descrivi lo stato d'animo della narratrice.
2.
[la letteratura] ti cambia la vita, se la incontri (r. 40) : interpreta queste parole,
fornendo qualche esempio.
3.
Trova i denominatori comuni tra le idee di G. Steiner (contenute nella
traduzione) e quelle di P. Mastrocola sul ruolo del professore nel mondo di oggi.
4.
Riferendoti allo scrittore francese da te scelto e studiato per l'esame di maturità,
traccia un bilancio della tua esperienza di lettore.
N. B. Nella valutazione si terrà conto
- dell'uso di parole proprie (le citazioni devono essere indicate tra virgolette)
- della correttezza e della complessità della lingua
- della coerenza del contenuto