Titolo della Tesi - Archivio Aperto di Ateneo
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4. Casi studio Una prima applicazione della valutazione della vulnerabilità sismica dei centri storici a scala urbana descritta nel capitolo 2, è stata fatta per il centro storico di Corinaldo. Questa valutazione era infatti oggetto della Convenzione tra l'Università Politecnica delle Marche e il Comune di Corinaldo per la ricerca scientifica inerente la valutazione e la riduzione del rischio sismico del centro storico dello stesso Comune (Determina del Direttore n.9 del 01.03.2010)140. La maggior parte dei dati utilizzati per questa valutazione erano stati forniti direttamente dall’Amministrazione Comunale (informazioni ottenuto dal personale dell’ufficio tecnico e dalla consultazione del Piano Particolareggiato Esecutivo (PPE) del 1978). Nello studio effettuato in questa tesi è stato deciso di applicare le stesse metodologie ad altri 3 centri storici scelti, in accordo con la Provincia di Ancona, nel territorio provinciale anconetano: Senigallia, Loreto e Camerano. I quattro centri storici scelti, compreso Corinaldo, rappresentano un campione eterogeneo, ad esempio dal punto di vista delle dimensioni, e riassumono le varie tipologie di centri presenti nel territorio analizzato. I dati utilizzati per l’applicazione della metodologia SAVE sono stati desunti principalmente dalla banca dati del Sistema Informativo Territoriale (SIT) della Provincia di Ancona, messa a disposizione dal Dipartimento III – governo del territorio della stessa Provincia. Altri dati sono stati ricavati dall’ISTAT, dai Piani Particolareggiati e dagli uffici tecnici comunali di ogni singolo centro storico e infine da osservazioni e misure dirette in situ. A tal proposito nei riguardi di Corinaldo è stato deciso di svolgere nuovamente la metodologia SAVE aggiornando i dati utilizzati in precedenza (nell’ambito della Convenzione sopra citata), facendo in questo caso riferimento alle stesse fonti utilizzate per Senigallia, Loreto e Camerano. Questa scelta è stata effettuata al fine di poter avere alla fine dei valori confrontabili tra loro. I dati utilizzati invece per l’applicazione della metodologia del progetto SISMA, ovvero per la compilazione della cosiddetta “scheda aggregato”, sono invece stati tratti dai Piani Particolareggiati e dagli uffici tecnici comunali di ogni singolo centro storico e da osservazioni e misure dirette in situ. 140 Documentazione consegnata al Comune di Corinaldo in data 30 novembre 2010 (prot. n.453) con oggetto: Relazione finale; Allegato 1 – Tavola A: Età di costruzione degli edifici: sviluppo storico dell’edificato; Allegato 1 – Tavola B: Vulnerabilità dell’edificato: modalità di aggregazione; Allegato 1 – Tavola C: Elementi spaziali urbani: rapporto medio tra altezza edifici e larghezza stradale. Numero piani; Allegato 1 – Tavola D: Tipologie costruttive degli edifici: orizzontamenti ed elementi di rinforzo; Allegato 1 – Tavola E: Elementi spaziali urbani: dislivelli, barriere e sistema connettivo; Allegato 1 – Tavola F: Sintesi dei risultati della metodologia SAVE; Allegato 2: Scheda Centro Storico; Allegato 3: Schede riassuntive per la normalizzazione della vulnerabilità del centro storico del Corinaldo; Allegato 4: Schede speditive di aggregazione compilate per gli aggregati del centro storico di Corinaldo; Allegato 5: Valutazione della vulnerabilità sismica dell’aggregato. Capitolo 4 | 189 4.1. Il centro storico di Senigallia Senigallia rappresenta un caso emblematico di città antiche di media grandezza dell'Italia centrale che ben si presta a essere oggetto di studio per indagini sul rischio sismico del costruito storico. Le caratteristiche e le problematiche che la rendono "esemplare" anche per altri centri urbani, regionali o nazionali di media grandezza sono: - pericolosità sismica elevata: classificazione sismica, secondo l’OPCM 3274/2003, in zona 2 (medio-alta)141; - risulta uno dei quattro centri marchigiani su cui sono state già svolte indagini di Microzonazione Sismica di dettaglio da parte della Regione Marche; - il centro storico di Senigallia presenta un rilevante sistema di beni culturali (dove, in buona parte, sono allocate funzioni pubbliche o di uso pubblico), sia tutelato che meritevole di tutela, elemento anche questo ricorrente nella realtà marchigiana; - è in corso di redazione un “Piano Particolareggiato” per il centro storico, quale situazione specifica particolarmente favorevole sia per la raccolta dei dati sia per le possibili integrazioni che il Comune volesse eventualmente operare, sulla base degli esiti e delle valutazioni conseguenti alla presente sperimentazione; - necessità di instaurare metodologie tecnicamente valide nelle costruzioni e soprattutto nelle opere di restauro in funzione anti terremoto, stante l'elevata sismicità dei luoghi; - esposizione elevata: città costiera con densità abitativa importante (elevato carico antropico), con la presenza di importanti contenitori storico-artistici (monumenti, chiese, musei, palazzi, ecc;); - vulnerabilità elevata: edifici storici fragili, esposti a interventi spesso invasivi e inopportuni (post-terremoto 1930), diverse tipologie e tecniche costruttive che si sono susseguite a formare diverse stratificazioni e intasamenti che hanno modificato la vulnerabilità del costruito originario; - tendenza al "ritorno residenziale" nel centro storico in situazioni di buon restauro edilizio e di zone dotate di servizi. Nel caso di Senigallia, è parso particolarmente interessante approfondire gli edifici nella zona del centro storico, pesantemente danneggiati dal sisma del 1930 e caratterizzati da numerosi aspetti significativi, nonché complessi, di vulnerabilità intrinseca, rielaborata dalle fasi costruttive e dall’evoluzione del tessuto edilizio. “Ogni singolo edificio presenta caratteri individuali. Ma per specie omogenee, l'organizzazione distributiva e la prassi costruttiva è rimasta la stessa per lunghi periodi storici. La struttura resistente principale è costituita da murature portanti in mattoni laterizi dello spessore variabile fra 45 e 60 cm. Le strutture di fondazione sono realizzate tramite i consueti allargamenti delle sezioni delle murature portanti, a costituire appoggi di una scatola rigida, non sempre appoggiata in modo continuo ed efficace sul terreno sottostante. Le coperture sono realizzate prevalentemente con falde a due e/o quattro acque, di pendenza 30 %, con manto in tegole laterizie generalmente di tipo marsigliese. Le strutture orizzontali sono spesso in cemento.”142 141 142 Allegato 1, OPCM 2374/2003 (http://mi.ingv.it/pcm3274.html, gennaio 2014). Bacci F. (a cura di), Interventi di Restauro Strutturale, p.4. 190 | Capitolo 4 Dal punto di vista strutturale gli edifici risalenti al tessuto medievale sono principalmente aggregati compatti e a corte, in reciproca contiguità strutturale, frutto di addossamenti successivi a partire da un edificio originario oppure frutto di intasamento degli spazi liberi con o senza ammorsamento delle pareti perimetrali. La città murata, configuratasi come tale nel '500 con la Signoria dei Della Rovere e ampliatasi successivamente nel '700, ha le caratteristiche tipiche delle antiche città costiere del medio Adriatico: tessuto compatto, con edifici di tre o quattro piani (a volte anche un piano seminterrato) direttamente prospicienti la strada. In alcuni casi i singoli edifici sono realizzati in continuità l’uno rispetto all’altro a delimitare, con le cortine continue delle facciate, le vie interne del centro storico. Le vie, più strette nella parte cinquecentesca e più ampie in quella settecentesca, formano un reticolo che unisce le piazze e gli edifici monumentali principali in un sistema unitario143. Con le ristrutturazioni post terremoto del 1930, gli interventi hanno omologato (e consolidato) edifici costruiti in epoche diverse. A partire dal 1930, in non pochi lotti catastali, i corpi di fabbrica, parzialmente o totalmente ristrutturati e spesso scapitozzati, furono rinforzati intervenendo anche sulla tipologia determinando fusioni fra le diverse tipologie144. Le principali caratteristiche comuni agli edifici del centro storico di Senigallia (Figura 4.1) sono quindi: - presenza negli isolati di porzioni non coeve, dovute a successive aggregazioni di unità abitative, e conseguenti discontinuità; - discontinuità di materiale tra le varie porzioni; - complessità degli isolati composti da edifici irregolari sia in altezza che in pianta; - tamponamenti, creazione o modifica delle aperture e irregolarità nella loro distribuzione (spesso prossime alle angolate), con conseguente indebolimento della muratura d’ambito; - interventi di consolidamento (ad esempio sostituzioni, iniezioni, iniezioni armate, ristilatura dei giunti, inserimento di cordoli in c.a. di frequente in concomitanza alla sostituzione dei tradizionali orizzontamenti lignei con solai e coperture in laterocemento), spesso invasivi e non omogenei su porzioni degli isolati; - presenza di molti aggregati a corte. Tali aspetti, oltre a costituire elementi intrinseci di propensione al danno sismico e di incremento della vulnerabilità, implicano la necessità di un approfondimento della conoscenza dei fabbricati per un’applicazione critica delle metodologie di analisi della vulnerabilità sismica. Pertanto, i risultati ottenuti da metodi automatici devono essere valutati alla luce delle condizioni di effettiva vulnerabilità dei manufatti e delle loro tipicità. 143 144 Piano Strutturale del verde del Comune di Senigallia, Senigallia, 2007. Norme Tecniche di Attuazione del Piano Particolareggiato del centro storico di Senigallia, 2009. Capitolo 4 | 191 Figura 4.1 – Senigallia. 4.1.1. Sismicità storica Il territorio di Senigallia, secondo i dati forniti dal Dipartimento regionale di Sismologia storica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), è stato storicamente interessato da 58 eventi sismici, di intensità al sito valutata tra il II e il IX grado della scala MCS145 (Mercalli – Cancani – Sieberg). La Tabella 4.1 mostra i terremoti che nell’ultimo millennio hanno interessato il territorio di Senigallia; tali dati sono contenuti all’interno di un database consultabile via web146 (http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11/query_place/, 145 La scala MCS, chiamata più semplicemente Scala Mercalli, è una scala macrosismica introdotta quando non esistevano strumenti di misura, atta a sintetizzare la severità degli effetti di un terremoto zona per zona tramite un valore numerico: l'intensità macrosismica. In sostanza indica l'intensità del sisma in rapporto agli effetti osservabili sui manufatti e sull'ambiente naturale attorno all'epicentro. Di seguito si riporta la classificazione dell’intensità macrosismica MCS: I grado – Impercettibile II grado – Molto leggero III grado – Leggero IV grado – Moderato V grado – Abbastanza forte VI grado – Forte VII grado – Molto forte VIII grado – Rovinoso IX grado – Distruttivo X grado – Completamente distruttivo XI grado – Catastrofico XII grado – Grandemente catastrofico http://www.protezionecivile.gov.it/cms/attach/editor/rischio-sismico/Scala_MCS-1930.pdf, dicembre 2013. 146 Locati M., et al. (a cura di), 2011. DBMI11, la versione 2011 del Database Macrosismico Italiano. Milano, Bologna, http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11, DOI: 10.6092/INGV.IT-DBMI11. 192 | Capitolo 4 novembre 2013). Da questi dati si deduce che pochi tra questi 58 eventi si sono verificati nelle dirette vicinanze di Senigallia, e le zone epicentrali distano molti chilometri dalla zona di cui ci occupiamo in questa sede; alcuni di questi infatti non sono stati addirittura percepiti (precisamente gli eventi verificatisi negli anni 1785, 1898, 1904 e 1993). I terremoti che hanno maggiormente interessato l’area di Senigallia sono tredici (Tabella 4.1 evidenziati in giallo), aventi un’intensità al sito compresa tra il VI e il IX grado MCS, avvenuti negli anni 1303, 1672, 1727, 1741,1781, 1838, 1897, 1924, 1930, 1943, 1972 (Grafico 4.1). In particolare il sisma che ebbe maggiori conseguenze fu quello che si verificò nel 1930, che ebbe un'intensità massima dell'VIII-IX grado MCS. Il terremoto colpì la costa centrosettentrionale delle Marche ed ebbe i suoi massimi effetti a Senigallia 147, dove 318 case crollarono o divennero inabitabili e 2.000 furono gravemente lesionate. Crolli e lesioni gravi furono segnalati a Montemarciano, Mondolfo, San Costanzo, Fano, Ancona. Altre 40 località subirono danni rilevanti. La scossa fu risentita in tutta l'Italia centrosettentrionale, fino in Istria a nord, a Napoli e in Puglia a sud. Per oltre un mese altre decine di scosse più deboli si susseguirono nella zona epicentrale. Nel porto di Ancona fu osservato un maremoto che ruppe gli ormeggi di un piroscafo. Il sisma causò 18 morti (14 a Senigallia e 4 ad Ancona) e molti feriti. La maggior parte della popolazione si salvò grazie a un boato premonitore che si verificò prima della scossa principale, il quale fece fuggire all'aperto gli abitanti. Molte famiglie rimasero senzatetto e alloggiarono in baracche e tende. L'economia della zona, in particolare quella turistica, subì un duro contraccolpo, nonostante gli aiuti da parte del Governo e della Chiesa. Ad Ancona, soprattutto nei popolosi quartieri di Capodimonte e San Lazzaro, e a Senigallia, gli abitanti lasciarono le case danneggiate per trovare alloggio nelle campagne, in accampamenti improvvisati, colonie marine, baracche, tende e vagoni ferroviari. Storia sismica di Senigallia [43.714, 13.223] Numero di Eventi: 58 Effetti I Anno Me Gi Or 8 1303 08 6 1672 04 14 15:45 5 1690 12 23 00:20 5-6 1712 03 28 6 1727 12 14 19:45 7 1741 04 24 09:00 4-5 1743 02 20 16:30 4-5 1747 04 17 5 1751 07 27 01:00 3-4 1767 06 05 01:30 3 1779 11 23 18:30 6 1781 06 03 NF 1785 05 03 02:30 5 1786 12 25 01:00 F 1788 04 18 3 1796 10 22 04:00 147 In occasione del terremoto del: Ax Np Medio Adriatico 4 Riminese 92 Anconetano 17 FRONTONE 3 S.LORENZO IN CAMPO 32 FABRIANESE 145 Basso Ionio 77 NOCERA UMBRA 64 Appennino umbro-marchigiano 68 SPOLETINO 10 Bolognese 14 CAGLIESE 157 Alta valle del Chienti 11 Riminese 91 FANO 2 Emilia orientale 27 Io Mw 8 5.61 ±0.21 5.56 ±0.19 4.93 ±0.34 5.19 ±0.42 6.21 ±0.13 7.13 ±0.19 5.94 ±0.26 6.25 ±0.22 5.44 ±0.60 4.99 ±0.31 6.42 ±0.13 5.14 ±0.34 5.62 ±0.17 4.51 ±0.34 5.61 ±0.36 6-7 7 9 9 9 10 7-8 5 10 7 8 5-6 7 Ceciliani G., Negri P., 1991. Capitolo 4 | 193 6 1838 06 23 PESARO 4 6 4.72 ±0.34 5 1870 02 08 NUMANA 10 7 5.10 ±0.54 5 1875 03 17 23:51 Romagna sud-orientale 144 5.93 ±0.16 4 1887 05 26 JESI 19 5 4.58 ±0.63 7 1897 09 21 ADRIATICO CENT. 44 7 5.46 ±0.27 3 1897 12 18 07:24:20 Appennino umbro-marchigiano 132 7 5.13 ±0.14 2 1898 06 27 23:38 RIETI 186 8 5.49 ±0.12 NF 1898 08 25 VISSO 66 7 5.04 ±0.29 NF 1904 11 17 05:02 Pistoiese 204 7 5.15 ±0.14 F 1911 02 19 07:18 Romagna meridionale 181 7 5.28 ±0.11 5-6 1915 01 13 06:52 Avezzano 1041 11 7.00 ±0.09 5 1916 05 17 12:49:50 Alto Adriatico 132 5.95 ±0.14 2 1917 04 26 09:35:59 Valtiberina 134 9-10 5.89 ±0.11 5 1917 11 05 22:47 NUMANA 26 6 5.07 ±0.25 2 1920 09 07 05:55:40 Garfagnana 756 10 6.48 ±0.09 7-8 1924 01 02 08:55:08 Medio Adriatico 76 7-8 5.36 ±0.16 4-5 1928 05 30 20:01 Adriatico centrale 17 5 4.88 ±0.28 8-9 1930 10 30 07:13:13 SENIGALLIA 263 8 5.81 ±0.09 NF 1933 09 26 03:33:29 Maiella 326 9 5.95 ±0.09 4 1934 11 30 02:58:19 Alto Adriatico 51 5.34 ±0.17 6 1943 07 31 04:37 SENIGALLIA 5 5 4.30 ±0.34 NF 1948 06 13 06:33:31 Valtiberina 142 7 5.05 ±0.14 4 1950 09 05 04:08 GRAN SASSO 386 8 5.68 ±0.07 3 1962 01 23 17:31 Adriatico 49 5 4.52 ±0.25 6 1972 02 04 02:42:19 Medio Adriatico 75 4.86 ±0.29 6 1972 02 04 09:18:30 Medio Adriatico 56 4.58 ±0.29 6 1972 02 05 07:08:12 Medio Adriatico 6 4.47 ±0.29 5 1972 06 14 18:55:46 Medio Adriatico 17 4.62 ±0.47 3-4 1976 05 06 20:00:12 Friuli 770 9-10 6.46 ±0.09 3 1979 09 19 21:35:37 Valnerina 694 8-9 5.86 ±0.09 4 1984 04 29 05:02:60 GUBBIO/VALFABBRICA 709 7 5.65 ±0.09 NF 1984 05 07 17:49:43 Appennino abruzzese 912 8 5.89 ±0.09 NF 1984 05 11 10:41:50 Appennino abruzzese 342 5.50 ±0.09 NF 1986 10 13 05:10:01 Appennino umbro-marchigiano 322 5-6 4.65 ±0.09 NF 1987 07 03 10:21:58 PORTO SAN GIORGIO 359 5.09 ±0.09 3 1993 06 05 19:16:17 GUALDO TADINO 326 6 4.74 ±0.09 5 1997 09 26 00:33:13 Appennino umbro-marchigiano 760 5.70 ±0.09 5-6 1997 09 26 09:40:27 Appennino umbro-marchigiano 869 8-9 6.01 ±0.09 NF 1997 10 03 08:55:22 Appennino umbro-marchigiano 490 5.25 ±0.09 2 1997 10 06 23:24:53 Appennino umbro-marchigiano 437 5.46 ±0.09 4 1997 10 14 15:23:11 Appennino umbro-marchigiano 786 7-8 5.65 ±0.09 3-4 2006 04 10 19:03:36 Maceratese 211 5 4.51 ±0.10 Legenda: I: intensità avvertita al sito in considerazione (MCS); Me: mese; Gi: giorno; Or: ora in GMT; Ax: Area epicentrale in cui sono stati riscontrati gli effetti maggiori del terremoto; Np: n. di punti, n. di osservazioni macrosismiche disponibili per il terremoto; Io: intensità massima (MCS); Mw: magnitudo momento. Tabella 4.1 – Storia sismica di Senigallia (dall’anno 1000 al 2006). 194 | Capitolo 4 Intensità MCS anni Grafico 4.1 – Cronologia e intensità al sito dei terremoti localizzati nel territorio di Senigallia. Come è ben visibile dalla Tabella 4.1, i terremoti che hanno interessato il territorio senigalliese sono descritti in funzione dell’intensità (Is) avvertita in termini di danno (scala Mercalli). In questo modo non si riesce a fare alcuna considerazione sul superamento o meno dell’accelerazione massima attesa ag al suolo in funzione del periodo di ritorno. 4.1.2. Pericolosità sismica di base Il comune di Senigallia (AN) si trova in zona sismica 2 (medio rischio sismico). Ai fini di una precisa definizione dei valori attesi dell’accelerazioni massima al suolo a g il Comune non rientra tra i 10751 nodi del reticolo, con maglia di passo 5,5 km circa, con cui è stato suddiviso il territorio Nazionale. Ciò significa che il periodo di ritorno T R della costruzione in esame non corrisponde a nessuno dei 9 valori di T R considerati nella pericolosità sismica di base. La Circolare n.617/2009 consiglia allora il calcolo dei parametri ag, F0, Tc* come media pesata dei valori assunti dai 4 vertici, con pesi inversamente proporzionali alle distanze di essi dal punto in questione 148. Per facilitare le operazioni di valutazione puntuale della pericolosità sismica si è utilizzato il foglio di calcolo Spettri NTC ver. 1.0.3 fornito dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici 149 (Figura 4.2). L’accelerazione massima attesa al suolo varia al variare del periodo di ritorno T R. Come mostrano la Tabella 4.2 e il Grafico 4.2, i valori di ag determinati che caratterizzano il territorio di Senigallia, aumentano all’aumentare del periodo di ritorno T R. 148 Circolare n.617/2009, Allegato A. Scaricabile on-line all’indirizzo: http://www.cslp.it/cslp/index.php?option=com_docman&task=doc_details&gid=3280&&Itemid=165, dicembre 2013. 149 Capitolo 4 | 195 Figura 4.2 – Localizzazione del Comune di Senigallia all’interno del reticolo di riferimento. Stato Limite Operatività (SLO) Danno (SLD) TR [anni] ag [g] 30 0,047 50 0,061 72 0,076 101 0,093 140 0,108 201 0,128 Salvaguardia della Vita (SLV) 475 0,182 Collasso (SLC) 975 0,237 2475 0,332 Tabella 4.2 – Valori del parametro ag in funzione del periodo di ritorno TR di riferimento, per il territorio di Senigallia. Grafico 4.2 – Valori del parametro ag per periodi di ritorno TR di riferimento, riferiti a Senigallia. 4.1.3. Pericolosità sismica locale L’assetto geologico locale esercita un’importante influenza sulla distribuzione areale del danneggiamento prodotto da un terremoto. I rilievi macrosismici, nei momenti immediatamente successivi a forti eventi sismici (Friuli 1976, Irpinia 1980, Umbria-Marche 196 | Capitolo 4 1997), hanno evidenziato la dipendenza del grado di danno dalle caratteristiche meccaniche dei depositi superficiali e dall’assetto geomorfologico locale. È quindi evidente che nella fase di definizione di politiche di riduzione del rischio sismico le caratteristiche geologiche locali devono essere sempre prese in considerazione. Risultano quindi importanti gli aspetti della Microzonazione Sismica150. Essa rappresenta l’attività svolta ai fini di una più dettagliata suddivisione del territorio in aree in cui i valori di pericolosità sismica rispecchiano più rigorosamente le condizioni locali. L’analisi della risposta di un suolo alle sollecitazioni sismiche (Risposta Sismica Locale), costituisce la parte fondamentale delle attività di Microzonazione Sismica; essa richiede un approccio di tipo multidisciplinare che integri i contributi provenienti dalla Sismologia, dalla Geofisica, dalla Geotecnica e dall’Ingegneria Strutturale. Senigallia è uno dei 18 Comuni marchigiani coinvolti nello studio di Microzonazione Sismica; obiettivo del progetto è quello di costruire un patrimonio di conoscenze geologiche e tecniche indispensabili per la programmazione urbanistica. Gli studi servono, infatti, a individuare le differenti risposte che terreni di diverse tipologie possono dare a seguito di una scossa di terremoto della stessa magnitudo. Al termine degli studi su Senigallia, mirati alla comprensione del meccanismo e degli effetti del terremoto del 1930, ci si è trovati in possesso di una cospicua mole di dati che consente di procedere a una Microzonazione secondo le norme vigenti 151. Le analisi e gli studi riguardanti la pericolosità sismica locale hanno permesso di individuare, in determinate caratteristiche proprie del terreno e del suo assetto morfologico, alcune delle cause che possono variare la pericolosità sismica di base di un territorio e di conseguenza rendere alcune aree più pericolose di altre. Le condizioni del sito di riferimento rigido, infatti, non corrispondono a quelle effettive. È necessario, pertanto, tenere conto delle condizioni stratigrafiche del volume di terreno interessato dall’opera e anche delle condizioni topografiche, poiché entrambi questi fattori concorrono a modificare l’azione sismica in superficie rispetto a quella attesa su un sito rigido con superficie orizzontale. Tali modifiche, in ampiezza, durata e contenuto in frequenza, sono il risultato della risposta sismica locale. I differenti effetti che le condizioni locali di un’area possono provocare sono suddivisi in due categorie principali: 1. effetti di sito o di amplificazione sismica locale: interessano i terreni che presentano un comportamento stabile nei confronti delle sollecitazioni sismiche attese e sono legati alle caratteristiche topografiche e/o litologiche del territorio in grado di generare un’esaltazione locale delle azioni sismiche di base; 2. effetti di instabilità: interessano i terreni che presentano un comportamento instabile nei confronti delle sollecitazioni sismiche attese e possono causare fenomeni di franamento, di liquefazione, di subsidenza, di cedimento assoluto e differenziale. A queste informazioni sono state poi sovrapposte le interferenze con zone suscettibili di dissesto idrogeologico censite dal Piano Stralcio di bacino delle Marche per l’Assetto idrogeologico (PAI, Figura 4.3). Le indagini di Microzonazione Sismica di dettaglio sono state sviluppate al fine di fornire una conoscenza più approfondita sulla sismicità e sul relativo rischio sismico: nel caso del 150 151 Gruppo di lavoro MS, 2008. Mucciarelli M., Tiberi P., Capitolo 8, 2002-2005. Capitolo 4 | 197 centro storico di Senigallia si sono registrati valori differenziati del fattore di amplificazione sismica locale (Fa = 1,2 e 1,5) ma tra loro poco differente (Figura 4.4). Figura 4.3 – Stralcio PAI, Autorità di Bacino Marche. Cerchiato in rosso il centro storico di Senigallia interessato da rischio di esondazione R4. Figura 4.4 – Fattori di amplificazione (Fa). Cerchiati in rosso sono i sondaggi eseguiti all’interno dell’area del centro storico. L’accurata modellazione della sorgente sismica responsabile dell'evento del 1930, nonché lo studio e l'identificazione delle altre sorgenti sismiche presenti nelle vicinanze, suggeriscono che i terremoti in grado di provocare a Senigallia gli scuotimenti del suolo con maggiore intensità sono tutti terremoti in campo vicino e di natura compressiva. 198 | Capitolo 4 Questo porta a preferire come forma spettrale quella definita come Tipo 2 dall'EC-8 (Figura 4.5)152, con una predominanza delle alte frequenze che trova conferma nei dati relativi all'unico terremoto della fascia costiera Marchigiana, ovvero quello di Ancona del 1971. Le forme spettrali suggerite sono riportate in Figura 4.5. Tipo di terreno A B C D E S TB (s) TC (s) TD (s) 1,0 1,35 1,5 1,8 1,6 0,05 0,05 0,10 0,10 0,05 0,25 0,25 0,25 0,30 0,25 1,2 1,2 1,2 1,2 1,2 Figura 4.5 – Forme degli spettri in accelerazione previsti dall'EC-8 per gli eventi del tipo 2 e relativa tabella dei punti di controllo. L'analisi delle registrazioni sismometriche mostra però una notevole differenza nelle amplificazioni registrate in diversi siti, con una variabilità che spazia da spettri piatti, con valori inferiori a 2 (assenza di amplificazione), fino ad amplificazioni pari a un fattore 5 registrate in una limitata banda di frequenza di interesse per l'edificato. Pertanto, sulla base dei risultati delle indagini svolte, si è proceduto a una più accurata delimitazione delle zone, adottando una classificazione che va a vantaggio della sicurezza, ma che, allo stesso tempo, fornisce indicazioni circa possibili risparmi nella progettazione e realizzazione di opere ove l’assetto dell’area lo consenta. Per la delimitazione delle zone si sono considerate la cartografia geologico-tecnica di dettaglio per l’area del centro abitato di Senigallia (Figura 4.6), appositamente prodotta nell’ambito di questo progetto, e le modellazioni mono-dimensionali effettuate a partire dai dati derivanti dalle prove dinamiche di laboratorio e dalle indagini geofisiche in sito. Per quanto concerne la classificazione dei suoli, le NTC 2008 (§ 3.2.2) richiedono la definizione dei valori della velocità equivalente Vs,30 di propagazione delle onde di taglio entro i primi 30 metri di profondità, misurata direttamente o correlata a prove penetrometriche (NSPT). La disponibilità di numerose prove down-hole (Figure 4.7, 4.8) e indagini geofisiche di superficie porterebbe a classificare tutta l'area di Senigallia compresa tra le colline e il mare come appartenente alla categoria C (vedi Tabella 3.2.II, § 1.2.2). 152 UNI EN 1998-1:2005, §3.2.2, prospetto 3.3 e figura 3.3. Capitolo 4 | 199 Figura 4.6 – Interferenza tra sistema centro storico e zonazione geologica in prospettiva sismica. Figura 4.7 – Stratigrafia sondaggio S7 (Piazza la Marmora), Prova down-hole. 200 | Capitolo 4 Figura 4.8 – Immagini dei sondaggi. Sono state, in seguito, distinte le seguenti zone per le quali si ritiene ammissibile una risposta sismica omogenea (Figura 4.9): 1. zona I: area collinare con substrato marnoso in affioramento: in questo caso non si sono osservate amplificazioni e si propone l'inserimento in categoria A. 2. Zona II: zone con depositi sabbiosi e argillosi, con uno o due livelli di ghiaie basali, sovrapposti al substrato delle argille marnose. Presenza di significative frequenze di risonanza misurate sia da terremoti che da rumore e modellazione monodimensionale che riproduce i picchi di amplificazione osservati, grazie a evidenti contrasti di impedenza nei primi 30 m. Le Vs,30 risultano comprese tra i 180 e i 360 m/s. Per tali zone si propone di utilizzare lo spettro definito dall’EC8 considerando un terreno di categoria C (Figura 4.5). 3. Zona III: zone con depositi sabbiosi di paleo-dune costiere e argillosi-torbosi di laguna, con intercalazione di ghiaie, sovrapposti al substrato delle argille marnose. Velocità inferiori ai 180 m/s prima di incontrare ghiaie addensate. Presenza di significative frequenze di risonanza misurate sia da terremoti che da rumore, con elevata amplificazione. Per gli elevati valori di amplificazione osservati e per la bassa velocità nei primi strati si propone di utilizzare lo spettro definito dall’EC8 considerando un terreno di categoria D (Figura 4.5). 4. Aree ricadenti nelle zone II e III, ma per le quali, in assenza di un significativo contrasto di impedenza nei primi 30 m, non si osservano frequenze risonanti, né da terremoti né da rumore. La modellazione monodimensionale suggerisce la possibile presenza di amplificazioni solo se si ipotizza un significativo contrasto di impedenza poco al di sotto della profondità raggiunta dagli attuali sondaggi (30 m). Queste aree vengono distinte nella carta di microzonazione poiché gli spettri proposti potrebbero risultare troppo cautelativi e onerosi se tradotti in termini di costi di intervento sia per strutture esistenti che da progettare. Capitolo 4 | 201 Figura 4.9 – Microzonazione Sismica di Senigallia. 4.1.4. Valutazione a scala urbana (il metodo SAVE) Nei paragrafi che seguono (§ 4.1.4.1-4.1.4.7) si descrive l’applicazione della metodologia SAVE per la valutazione del rischio sismico nei riguardi del centro storico di Senigallia. 4.1.4.1. Caratterizzazione del sistema urbano Le informazioni necessarie al fine della compilazione di tutte le matrici che caratterizzano le sei componenti che contribuiscono alla determinazione del rischio sismico, sono state desunte da varie fonti. Principalmente è stata consultata la banca dati della Provincia (SIT); i dati in essa mancanti sono stati poi ricavati dal piano particolareggiato del centro storico153 (a cura del prof. P. Cervellati) e da osservazioni e misure dirette in situ. La Tabella 4.3 riassume le informazioni che caratterizzano il sistema urbano del centro storico di Senigallia. Indicatore Tipologia insediamento Sviluppo viario Quota min Quota max Quota CS Differenza quote 153 u.m. codice codice m s.l.m. m s.l.m. m s.l.m. m Dato 0 A 3,80 5,90 4,85 2,10 Note Morfologia pianura Sviluppo centrale Fonte: SIT Provincia Fonte: SIT Provincia Consultabile on-line all’indirizzo del Comune di Senigallia: http://www.comune.senigallia.an.it/site/senigallia/live/taxonomy/senigallia/cose_in_comune/edilizia_ e_governo_territorio/pianificazione-urbanistica/piani-pubblici/piano-particolareggiato-centro-storicodi-senigallia.html, dicembre 2013. 202 | Capitolo 4 Superficie perimetrata centro storico ha 43,18 Fonte: SIT Provincia sulla base della perimetrazione indicata nel pp. Cervellati Fonte: SIT Provincia Superficie totale centro abitato ha 1346,89 Rapporto percentuale % 3,21 tra area perimetrata e area del centro abitato Fonte: SIT Provincia n. edifici centro storico n. 734 Fonte: PP Cervellati Altezza media edifici m 12,50 Fonte: SIT Provincia Superficie media edifici mq 215,14 Superficie totale stimata degli edifici mq 157910,40 Fonte: SIT Provincia Volume totale stimato degli edifici mc 1973880 Rapporto mc/mq 4,57 volume totale / area perimetrata Densità edificato del centro storico % 36,57 superficie totale / area perimetrata Abitanti Comune n. 45027 Tabella 4.3 – Sintesi dei dati che caratterizzano ogni sistema urbano del centro storico di Senigallia (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). 4.1.4.2. Vulnerabilità dell’edificato Dal punto di vista del patrimonio edilizio, oltre ai beni monumentali, naturalmente oggetto di tutela, spiccano gli edifici cosiddetti “minori” poco considerati in fase di pianificazione e salvaguardia, ma molto importanti perché caratterizzanti l’immagine e l’identità del centro storico. Lungo le vie del centro è possibile, infatti, ammirare le tipologie edilizie e costruttive che nel corso dei secoli si sono susseguite come dimore della popolazione di Senigallia. La tipologia edilizia rappresenta la cultura materiale di una comunità, in quanto manifesta il suo modo di abitare un determinato luogo; le tipologie edilizie sono state individuate in tutti i fabbricati e spazi liberi che, nel confronto catastale, hanno mantenuto la stessa area di sedime o l’identica superficie coperta anche quando il lotto catastale è stato modificato. Le tipologie rappresentano l'evoluzione urbana e abitativa della città murata di Senigallia (Figura 4.10). La Tabella 4.4 rappresenta la matrice con tutti i 18 parametri necessari alla determinazione dell’indice di vulnerabilità dell’edificato (VED): la normalizzazione effettuata fa riferimento a quella descritta nel capitolo 2 (§ 2.2.1.1). Capitolo 4 | 203 Figura 4.10 – Tavola delle tipologie storiche (fonte: Tavola 9A, pp. Cervellati). CODICE DA SCHEDA CENTRO STORICO INDICATORI A2.3 - EMERGENZE STORICO ARTISTICHE Alta A 1 Vulnerabilità dell'edificato MATRICE DEI PUNTEGGI Medio-Alta Media Medio-Bassa B C D 0,75 0,50 0,25 NOTE Fonte: Dettaglio beni architettonici SIT Provincia. < 0,2 0,25 Fonte: SIT Provincia. Strade principali H/L =1 Tutte H/L <1 0,25 Mediocre > 50 % Discreto > 50 % Buono ≥ 50 % 0 Pietra squadrata tufo Prevalenza laterizio civile Infrastrutt. e servizi Contenitore di beni artistici > 0,8 ≥ 0,6 ≤ 0,8 ≥ 0,4 ≤ 0,6 ≥ 0,4 ≤ 0,2 Tutte H/L >1 Strade principali H/L >1 Tutte H/L =1 B2.2 - STATO DI CONSERVAZIONE Cattivo Pessimo >40% Cattivo Pessimo <40% B2.3 - MATERIALI PREVALENTI Pietra irregolare Pietra squadrata 204 | Capitolo 4 PUNTEGGIO Senigallia 0,75 religiosa B1.3 - CONSISTENZA AREA PERIM. / CENTRO ABITATO B2.1 - ELEMENTI SPAZIALI URBANI STRADE PRINCIPALI/STRADE SEONDARIE Bassa E 0 0,25 Fonte: osservazioni in situ, cartografia, prospetti pp. Cervellati. Fonte: osservazioni in situ . Fonte: osservazioni in situ . B2.4 - EDIFICI STRATEGICI E SPECIALI Prevalenza sanitarie Prevalenza istruzione Prevalenza religiosa Prevalenza F (presenza frequente) Blocco regolare/ irregolare n.piani>2 Prevalenza P (presenza poco frequente) Prevalenza testata angolo n.piani>2 Prevalenza testata angolo n.piani≤2 Prevalenza E (presenza sporadica) Prevalenza blocco irreg./ Reg./linea n.piani≤2 Prevalenza interno/ arretrato n.piani > 2 B3.4 - INTERVENTI Ampliam. e sopraelevaz ≥20% Nessun intervento >30% B3.5 UTILIZZAZIONE Abbandonati >20% Non utilizzati >20% A3.6A CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (ETÀ) Prima del '19 >50% Tra il '19 e il '45 > 50% Prevalenza copertura spingente Prevalenza copertura con più falde poco spingenti Prevalenza copertura ad 1 falda poco spingente Prevalenza deformabili e mal collegati Prevalenza deformabili e ben collegati Prevalenza rigidi e mal collegati Bucature estese s>30% su >30%degli edifici Catene contrafforti archi di coll. Tutti A Bucature estese s>30% su 2030% degli edifici Catene A contrafforti A Archi di coll. F-S Bucature estese s>30% su 1020% degli edifici bucature estese s>30% su <10% degli edifici Catene A contrafforti F-S Archi di coll.A Catene P contrafforti E Archi di coll. A Catene P contraff. P Archi di coll.P 0,25 A3.6H CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (REGOLARITÀ) Né planim né altimetrica >50% Non planim >50 % Prevalente solo planimetrica >50 % Prevalente solo altimetrica >50 % Tutte le altre 0,25 DENSITÀ DIFICATO >50% ≥0,4 ≤0,5 ≥0,3 ≤0,4 ≥0,2 ≤0,3 <0,2 0,5 B2.5 - ELEMENTI URBANI E BARRIERE B3.1 - MODALITA' DI AGGREGAZIONE B3.3 - POSIZIONE A3.6C CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (COPERTURA) A3.6D CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (ORIZZONTAMENTI) A3.6E CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (BUCATURE) A3.6F CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (EL.RINFORZO) INDICATORE DI VULNERABILITÀ INDICATORE DI VULNERABILITÀ NORMALIZZATO % CLASSE DI VULNERABILITÀ EDIFICATO Prev. Linea/ doppia linea n.piani>2 Fonte: Protezione Civile. Fonte: osservazioni in situ. Prevalenza civile Tutte le altre 0,25 Prevalenza A (assenza) Tutti assenti 0,5 Prevalenza schiera/ corte n.piani>2 Prev. schiera/ corte n.piani<2 0,25 Prevalenza interno/ arretrato n.piani ≤ 2 Prevalenza interno n.piani ≤ 2 0,5 Fonte: pp. Cervellati Manutenz. ≥ 30% Ristrutturaz >30% Sostituz in c.a./ restauro >30% 0,5 Fonte: ufficio tecnico, pratiche edilizie Parzialmente utilizzati(meno di 3 mesi)>30% Parzialmente utilizzati(più di 3 mesi)>30% Utilizzati >60% 0 Fonte: ISTAT154 Tra il '45 e il '71 ≥ 20% Tra il '72 e '81 ≥ 20% 1 Fonte: Mucciarelli e Tiberi155; Tav 6A, Tavola netto Storico pp. Cervellati. Prevalenza copertura ad 1 falda non spingente Copertura piana 0,75 Prevalenza rigidi e ben collegati 1 0,75 VED VEDNA 8 Fonte: prospetti pp. Cervellati Fonte: osservazioni in situ, immagini fotografiche. Fonte: pp. Cervellati, osservazioni in situ, immagini fotografiche. Fonte: SIT Provincia Vmax di rif.: 18 44,44 B Alta: 86-100 Media: 71-85 Bassa: 50-70 Tabella 4.4 – Matrice di vulnerabilità dell’edificato del centro storico di Senigallia (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili dalla tabella di sintesi dei dati caratterizzanti il sistema urbano (Tabella 4.3)). La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente vulnerabilità dell’edificato che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 18 154 http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/prTavola.jsp?tav=130&liv=4&ua=042&sep=0&ist=0, dicembre 2013. 155 Mucciarelli M., Tiberi P. (a cura di), 2007, p.233, Fig. 8.5. Capitolo 4 | 205 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 18) la classe di rischio massima (alta), quindi con valore pari a 1. L’indice normalizzato di vulnerabilità dell’edificato (V ED) per Senigallia è così determinato: VED _ Senigallia 8 VED _ max di rif. 18 NA VED _ Senigallia normalizzato VED VED _ Senigallia VED _ max di rif. 8 44,44% 18 A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B). 4.1.4.3. Vulnerabilità dell’assetto urbano La Tabella 4.5 rappresenta la matrice con gli 8 indicatori necessari alla determinazione dell’indice di vulnerabilità dell’assetto urbano (V AU). CODICE DA SCHEDA CENTRO STORICO INDICATORI Alta A 1 Vulnerabilità dell'assetto urbano MATRICE DEI PUNTEGGI Medio-Alta Media Medio-Bassa B C D 0,75 0,50 0,25 Bassa E 0 PUNTEGGIO Senigallia NOTE > 600 Da 451 a 600 Da 301 a 450 Da 151 a 300 Da 0 a 150 0 Fonte: SIT Provincia A2.1 - MORFOLOGIA (TIPO DI INSEDIAMENTO) Crinale (cresta) Contro crinale - crinale Controcrinale (pendio) Fondovalle pianura Pianura 0 Fonte: SIT Provincia A2.2 - SVILUPPO VIARIO D-dedalo medievale L-policentrico Eavvolgimento B-Lineare H-parallelo Centrale 0,25 Fonte: Fonte: SIT Provincia; cartografia A2.1 - QUOTA > 50 % ≥40% ≤50 % ≥30% ≤40 % ≥20% ≤30 % < 20 % 0,5 B3.1 AGGREGAZIONE Da 0,8 a 1 Da 0,6 a 0,8 Da 0,4 a 0,6 Da 0,2 a 0,4 Da 0 a 0,2 0,25 B2.1 - RAPPORTO ALTEZZA EDIFICI/SEZIONE STRADALE MM Mm UM Um 0,5 5 3 2 1 0 0,75 Turismoturismo prevalente Turismo terziario prevalente Industria artigianato Agricoltura artigianato industria prevalenti Agricolturaagricoltura prevalente 0,75 Fonte: SIT Provincia 3 Vmax di rif.: 8 DENSITÀ A1.3 - PONTI A1.6 CARATTERISTICA FUNZIONALE INDICATORE DI VULNERABILITÀ INDICATORE DI VULNERABILITÀ NORMALIZZATO % CLASSE DI VULNERABILITÀ EDIFICATO VAU VAUNA Fonte: SIT Provincia Fonte: planimetrie primi piani edifici. Fonte: prospetti pp. Cervellati; osservazioni in situ. Fonte: SIT Provincia 37,50 B Alta: > 80 Media: 51-80 Bassa: 0-50 Tabella 4.5 – Matrice di vulnerabilità dell’assetto urbano del centro storico del centro storico di Senigallia (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili dalle matrici precedenti (Tabelle 4.3-4.4)). 206 | Capitolo 4 Come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.3) l’indicatore “aggregazione”, che compare all’interno della matrice per determinare l’indice di vulnerabilità dell’assetto urbano, si ottiene da una “sottomatrice” (Tabella 4.6) sommando i prodotti tra i vari rapporti percentuali e i pesi associati alla corrispondente tipologia di aggregazione. Tipologia di aggregazione s sd l ld cc ca br bi schiera schiera doppia linea linea doppia corte chiusa corte aperta blocco regolare blocco irregolare totale 126 32 82 27 258 97 54 58 Rapporto n. edifici/totale edificato 0,17 0,04 0,11 0,04 0,35 0,13 0,07 0,08 734 1 n. edifici Peso 0,25 0,50 0,50 0,75 0,25 0,25 0,75 1 Punteggio Rapporto × Peso 0,04 0,02 0,06 0,03 0,09 0,03 0,06 0,08 0,40 Tabella 4.6 – Matrice di aggregazione per il centro storico di Senigallia. La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente vulnerabilità dell’assetto urbano che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 8 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 8) la classe di rischio massima (alta), quindi con valore pari a 1. L’indice normalizzato di vulnerabilità dell’assetto urbano (VAU) per Senigallia è così determinato: VAU _ Senigallia 3 VAU _ max di rif. 8 NA VAU _ Senigallia normalizzato VAU VAU _ Senigallia VAU _ max di rif. 3 37,50% 8 A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B). 4.1.4.4. Vulnerabilità dei servizi pubblici La Tabella 4.7 rappresenta la matrice con gli indicatori necessari alla determinazione dell’indice di vulnerabilità dei servizi pubblici (V SP). INDICATORI VALORE TOT.SERVIZI SANITÀ COMUNE 15 TOT.SERVIZI SANITÀ CS 4 TOT.SERVIZI PUBBLICI COMUNE 29 NOTE n. 13 farmacie n. 2 ospedali Civile e Villa Silvia n. 4 farmacie n. 1 polizia stradale n. 1 caserma carabinieri n. 1 vv. del fuoco n.1 biblioteca n. 1 municipio n. 1 commissariato n. 1 caserma di polizia n. 1 caserma guardia di finanza n. 4 uffici postali n. 1 palazzetto comunale n. 1 fiere e mercati n. 15 edifici sportivi Capitolo 4 | 207 TOT.SERVIZI PUBBLICI CS 7 TOT.SCUOLE COMUNE 38 TOT.SCUOLE CS 3 TOT.SERVIZI COMUNE TOT.SERVIZI CS SERVIZI “SENSIBILI” CS TOT.SERVIZI CS / SERVIZI SENSIBILI CS n. 1 scuola di polizia n. 1 stazione dei carabinieri n. 1 municipio n. 1 palazzetto comunale n. 1 fiere e mercati n. 1 caserma guardia di finanza n. 1 ufficio postale n. 17 scuole materne n. 1 asilo nido n. 7 scuole elementari n. 5 scuole medie inferiori n. 8 scuole medie superiori n. 2 scuole materne n. 1 scuola media 82 14 13 1,08 5 SERVIZI STANDARD PESO p DEL CS Servizi di base atti a garantire la funzionalità minima di un centro 1. municipio 2. poste 3. scuola elementare 4. scuola media 5. centro sanitario 17,48 VSP INDICATORE DI VULNERABILITÀ INDICATORE DI VULNERABILITÀ % 2,98 3,03 VSPNA B CLASSE DI VULNERABILITÀ SERVIZI PUBBLICI Vmax di rif.: 1,2 × 82 = 98,4 Alta: > 70 Media: 41-70 Bassa: 0-40 Tabella 4.7 – Tabella di vulnerabilità dei servizi pubblici del centro storico di Senigallia (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo ricavabile per la vulnerabilità dei servizi pubblici che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), può essere assunto pari a 1,2 × a, in cui a è il numero totale dei servizi del Comune maggiore tra tutti i centri storici appartenenti al campione 156 (che risulta, attualmente, il Comune di Senigallia, in cui sono presenti 82 servizi). In questo modo si è in grado di massimizzare l’indicatore di riferimento, tenendo presente però che quello così calcolato non è un valore che può essere assunto in maniera assoluta come per le 3 componenti precedenti (vedi spiegazione al § 2.2.1.1). Tenendo in considerazione questa ipotesi, l’indice normalizzato di vulnerabilità dei servizi pubblici (VSP) per Senigallia può essere così determinato: VSP _ Senigallia 2,98 VSP _ max di rif. 1,2 82 98,4 VSP _ Senigallianormalizzato VSPN VSP _ Senigallia VSP _ max di rif. 2,98 3,03% 98,4 A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B). 156 Al campione di partenza appartengono 33 centri storici dell’Italia meridionale. Questo campione è stato incrementato con il centro storico di Offida (AP) dalla Regione Marche (SISMA, 2007; Mazzotti P. (a cura di), 2008, pp. 47-53) e con i quattro centri storici della provincia di Ancona analizzati in questa tesi di dottorato: Senigallia, Loreto, Corinaldo e Camerano. 208 | Capitolo 4 4.1.4.5. Vulnerabilità delle attività economiche La Tabella 4.8 rappresenta la matrice con gli indicatori necessari alla determinazione dell’indice di vulnerabilità delle attività economiche (VAE). INDICATORI VALORE ABITANTI COMUNE 45027 UTILIZZAZIONE DEL CENTRO STORICO % 77,77 AREA PERIMETRATA CS (HA) AREA PERIM./AREA TOT.CENTRO ABITATO % AREA TOTALE STIMATA CENTRO ABITATO (HA) 43,18 3,206 1346,89 UNITÀ LOCALI INDUSTRIA_PESO=1 764 ADDETTI INDUSTRIA 3659 UNITÀ LOCALI COMMERCIO_PESO=0,5 1211 ADDETTI COMMERCIO 2926 UNITÀ LOCALI ALTRI SERVIZI_PESO=0,8 1418 ADDETTI ALTRI SERVIZI 6267 CE COMUNE 2503,9 TOTALE U.L. COMUNE 3393 N.UNITÀ LOCALI INDUSTRIA CS STIMATO_PESO=1 24,49 N.UNITÀ LOCALI COMMERCIO CS STIMATO_PESO=0,5 38,82 N.UNITÀ LOCALI ALTRI SERVIZI CS STIMATO_PESO=0,8 45,46 TOTALE UNITÀ LOCALI CS STIMATO CE CENTRO STORICO 108,78 80,27 N.UNITÀ LOCALI MEDIO PROVINCIA 135,17 CE PROVINCIA PESO q 105,27 597,07 INDICATORE DI VULNERABILITÀ ECONOMICA INDICATORE DI VULNERABILITÀ NORMALIZZATO % CLASSE DI VULNERABILITÀ ATTIVITÀ ECONOMICHE NOTE fonte: ISTAT 2011157 fonte: ISTAT 2001158 VAE 0,6137 VAEN 30,17 A Fonte: Censimento ISTAT 2001 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Ce = ∑ (UL × peso) Tot.UL = ULIndustria + ULCommercio + ULAltri servizi n.unità locali Ind. Comune × (area perimetrata/area centro abitato) n.unità locali Commercio. Comune × (area perimetrata/area centro abitato) n.unità locali altri servizi Comune × (area perimetrata/area centro abitato) Ce = ∑ (UL × peso) Q = (n.attività comune × Ce comune) / (n.attività medie provinicia × Ce provincia) Ve = Q × ((tot.Ulcs x Ce cs) / (tot.UL comune × Ce comune)) Ve,max di rif: 2,034 Alta: >20 media: 11-20 Bassa: 0-10 Tabella 4.8 – Tabella di vulnerabilità delle attività economiche del centro storico di Senigallia (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). Nel caso delle attività economiche, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), non è possibile determinare un valore massimo assoluto con cui normalizzare l’indicatore derivante dalla matrice, in quanto tale valore massimo dipende da troppe variabili che costituiscono ognuna una caratteristica propria sia del centro storico sia della provincia di cui il centro fa parte. 157 http://demo.istat.it/pop2011/index.html, dicembre 2013. http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/prTavola.jsp?tav=130&liv=4&ua=042&sep=0&ist=0, dicembre 2013. 158 Capitolo 4 | 209 La normalizzazione in questo specifico caso è quella stabilita dalla metodologia SAVE, ovvero viene eseguita rapportando l’indice di vulnerabilità derivante dalla matrice del centro storico analizzato (in questo caso Senigallia) con il valore massimo ottenuto per questa componente all’interno del campione. L’indice normalizzato di vulnerabilità delle attività economiche (VAE) per Senigallia è quindi così determinato: VAE _ Senigallia 0,6137 VAE _ max di rif. 2,034 → corrispondente al centro storico di Senise N VAE _ Senigallianormalizzato VAE VAE _ Senigallia VAE _ max di rif. 0,6137 30,17% 2,034 A tale valore corrisponde una classe di rischio alta (A). 4.1.4.6. Esposizione La Tabella 4.9 rappresenta la matrice con i 7 indicatori necessari alla determinazione dell’indice di esposizione (E). CODICE DA SCHEDA CENTRO STORICO INDICATORI A1.6 CARATTERISTICA FUNZIONALE Alta A 1 Turistico turistico prevalente A1.3 - ACCESSO VIARIO Prevalenza comunali B3.5 UTILIZZAZIONE Utilizaz. >70% > 80 % edifici N.ABITANTI IN RELAZIONE AD AREA PERIMETRATA E UTILIZZAZIONE N.ABITANTI IN RELAZIONE AD AREA PERIMETRATA E UTILIZZAZIONE / AREA CENTRO ABITATO A3.4 - ANDAMENTO DEMOGRAFICO A.3.5 - INDICE DA MATRICE ESPOSIZIONE >2400 abitanti > 20 Esposizione MATRICE DEI PUNTEGGI Medio-Alta Media Medio-Bassa B C D 0,75 0,50 0,25 Turistico Industriale Agricolo - art. terziario artigianale ind. Prevalente prevalente prevalenza Prevalenza comunali e comunali e provinciali statali Utilizzaz. Utilizzaz. Utilizzaz. >70% >70% Da 40% >70% Da 20% DA 60 a 80% a 60% edifici a 40% edifici edifici da 1800 a 2400 abitanti Da 15 a 20 Crescita >8 159 da 1200 a 1800 abitanti Da 10 a 15 da 600 a 1200 abitanti Da 5 a 10 Crescita zero Da 6 a 8 Da 4 a 6 Da 2 a 4 Bassa E 0 Agricolo agricolo prevalente PUNTEGGIO Senigallia NOTE 0,75 Fonte: ISTAT Prevalenza statali 0,25 Fonte: SIT Provincia Utilizzaz. >70% Da 0 a 20% edifici 1 da 0 a 600 abitanti 0,25 abitanti comune × area perim% × utilizz.% = 1123 Da 0 a 5 1 abitanti comune × area perim% × utilizz.% / area centro abitato × 100 = 83,35 andamento decrescente 1 Fonte: ISTAT 2001 e 2011159 Da 0 a 2 0,5 Fonte: ISTAT http://demo.istat.it/pop2011/index.html, dicembre 2013; http://dawinci.istat.it/MD/dawinciMD.jsp?a1=m0GG0c0I0&a2=mG0Y8048f8&n=1UH90T09OG0& v=1UH07B07SC40000, dicembre 2013. 210 | Capitolo 4 INDICATORE DI ESPOSIZIONE INDICATOREDI ESPOSZIONE NORMALIZZATO % E 4,75 ENA 67,86 CLASSE DI ESPOSIZIONE M Vmax di rif.: 7 Alta: > 70 Media: 41-70 Bassa: 0-40 Tabella 4.9 – Matrice esposizione per il centro storico di Senigallia (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici precedenti). 0,5 0,75 1 0 0 0 0 1 0 0 0 1 0 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Indice da matrice esposizione TOTALE (coefficienti “attivi” × peso) 0,25 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 epoca contemporanea (XX sec d.C.) 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 epoca moderna (dal XVI al XIX sec d.C.) epoca romana (da metà VIII sec a.C. al VI sec d.C.) Pesi Esposizione > Epoca di fondazione Sviluppi e trasformazioni Epoca di massima espansione Presidio militare Centro con caratteristiche produttive Centro con preminenti funzioni religiose Centro con preminenti funzioni culturali Porto Residenza imperiale Centro termale o di soggiorno Località interessata da itinerari religiosi Località interessata da itinerari mercantili Località interessata da itinerari armentizi Sede di università principale Sede di università secondaria Località interessata da vie di posta principali Località interessata dal Gran Tour epoca medievale (dal VII al XV sec d.C.) MATRICE ESPOSIZIONE (informazioni storico-politico-sociali) epoca preromana (fino alla metà del VIII sec a.C.) Come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.6) l’indicatore “indice da matrice esposizione”, che compare all’interno della matrice per determinare l’indice di esposizione, si ottiene da una “sottomatrice” (Tabella 4.10) che utilizza i dati relativi a informazioni storico-politichesociali del centro storico analizzato (in questo caso Senigallia). Come mostra la Tabella 4.10 il valore 1 “attiva” il peso corrispondente: in questo modo viene restituito un indice (variabile da 1 a 17) dato dalla somma di tutti i pesi attivati. 0 0,75 1 0,75 0,75 0 0 0,75 0 0 0 0,75 0 0 0 0 0 4,75 Tabella 4.10 – Matrice esposizione per il centro storico di Senigallia. La normalizzazione di questa componente è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente esposizione che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 7 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 7) la classe di rischio massima (alta), quindi con valore pari a 1. L’indice normalizzato di esposizione (E) per Senigallia è così determinato: ESenigallia 4,75 Capitolo 4 | 211 Emax di rif. 7 ESenigallia normalizzato E NA ESenigallia Emax di rif. 4,75 67,86% 7 A tale valore corrisponde una classe di rischio media (M). 4.1.4.7. Valore La Tabella 4.11 rappresenta la matrice con i 6 indicatori necessari alla determinazione dell’indice di valore (V). CODICE DA SCHEDA CENTRO STORICO INDICATORI A2.3 - INDICE PER NUMERO BENI ARCHITETTONICI A2.3 - INDICE PER QUALITÀ E NUMERO DI BENI ARCHITETTONICI A2.4 - TOURING A2.4 - EMERGENZE CITATE DAL TOURING CLUB ITALIANO A.3 - INDICE DA VALORE MATRICE A3.6 FESTE Alta A 1 Valore MATRICE DEI PUNTEGGI Medio-Alta Media Medio-Bassa B C D 0,75 0,50 0,25 > 32 Da 24 a 32 Da 16 a 24 > 20 Da 15 a 20 Da 10 a 15 Citato con voce propria Bassa E 0 PUNTEGGIO Senigallia Da 8 a 16 Da 0 a 8 1 Fonte: SIT Provincia. Da 5 a 10 Da 0 a 5 1 Fonte: SIT Provincia Non citato 1 Fonte: www.touringclub.com Fonte: www.touringclub.com Citato > 16 Da 12 a 16 Da 8 a 16 Da 4 a 8 Da 0 a 4 0 Da 3,2 a 4 Da 2,4 a 3,2 Da 1,6 a 2,4 Da 0,8 a 1,6 Da 0 a 0,8 0,5 Da 6 a 8 INDICATORE DI VALORE INDICATOREDI VALORE NORMALIZZATO % CLASSE DI VALORE Da 6 a 4 Da 2 a 4 1 V 4,5 VNA 75 A NOTE 1.Summer Jamboree 2.La notte della rotonda 3.Spettacolo pirotecnico sul mare 4.Fiera di S.Agostino 5.CaterRaduno 6.Festa della musica 7.Pane nostrum Vmax di rif.: 6 Alta: > 70 Media: 41-70 Bassa: 0-40 Tabella 4.11 – Matrice valore per il centro storico di Senigallia (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici precedenti). L’indicatore “indice per qualità e numero di beni architettonici” è determinabile, come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.7) attraverso una “sottomatrice” nella quali i beni architettonici vengono divisi in 5 classi differenti a ognuna delle quali è associato un peso (Tabella 4.12). 212 | Capitolo 4 PESO × n. EDIFICI Religioso 1 16 16 Infrastrutturale 0,75 2 1,5 Civile 0,5 168 84 Difensivo 0,25 4 1 Funerario 0 0 0 Indice per qualità e numero beni architettonici 102,5 Tabella 4.12 – Matrice beni architettonici per il centro storico di Senigallia. TIPOLOGIA BENE ARCHITETTONICO PESO n. EDIFICI 0,5 0,25 0 0 0 0 0 1 0 0 0 1 0 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Indice da matrice esposizione TOTALE (coefficienti “attivi” × peso) 0,75 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 epoca contemporanea (XX sec d.C.) 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 epoca moderna (dal XVI al XIX sec d.C.) epoca romana (da metà VIII sec a.C. al VI sec d.C.) Pesi Esposizione > Epoca di fondazione Sviluppi e trasformazioni Epoca di massima espansione Presidio militare Centro con caratteristiche produttive Centro con preminenti funzioni religiose Centro con preminenti funzioni culturali Porto Residenza imperiale Centro termale o di soggiorno Località interessata da itinerari religiosi Località interessata da itinerari mercantili Località interessata da itinerari armentizi Sede di università principale Sede di università secondaria Località interessata da vie di posta principali Località interessata dal Gran Tour epoca medievale (dal VII al XV sec d.C.) MATRICE ESPOSIZIONE (informazioni storico-politico-sociali) epoca preromana (fino alla metà del VIII sec a.C.) L’indicatore “indice da valore matrice”, si ottiene anch’esso da una “sottomatrice” (Tabella 4.13) identica a quella utilizzata per la determinazione di un indicatore della componente esposizione (Tabella 4.10); l’unica differenza sta nell’inversione dei pesi. 1 0,25 0 0,25 0,25 0 0 0,25 0 0 0 0,25 0 0 0 0 0 2,25 Tabella 4.13 – Matrice valore per il centro storico di Senigallia. La normalizzazione di questa componente è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente valore che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 6 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 6) la classe di rischio massima (alta), quindi con valore pari a 1. L’indice normalizzato di valore (V) per Senigallia è così determinato: VSenigallia 4,50 Vmax di rif. 6 Capitolo 4 | 213 VSenigallianormalizzato V NA VSenigallia Vmax di rif. 4,50 75% 6 A tale valore corrisponde una classe di rischio alta (A). 4.1.4.8. Risultati Le 4 componenti di Vulnerabilità (edificato, assetto urbano, servizi pubblici e attività economiche), la componente Esposizione e la componente Valore, insieme alla componente Pericolosità da cui in questa metodologia si prescinde, contribuiscono al Rischio sismico (§ 2.1.1.8, § 2.2.1.1) con i valori normalizzati ottenuti in conclusione a ogni matrice. L’Indice di Rischio per il centro storico di Senigallia è riportato in Tabella 4.14. Contributo al Rischio Peso Classe Indice normalizzato indice massimo di riferimento Componenti di Rischio Indice Sintesi dei risultati Vulnerabilità dell’edificato 8 18 44,44 B 44,44 Vulnerabilità dell’assetto urbano 3 8 37,50 B 37,50 1 Vulnerabilità dei servizi pubblici 2,98 98,4 3,03 B 3,03 Vulnerabilità delle attività economiche 0,61 2,034 30,17 A 30,17 Esposizione 4,75 7 67,86 M 0,5 33,93 Valore 4,50 6 75,00 A 0,3 22,50 171,58 Indice di rischio R Indice di rischio normalizzato RN (Rmax di rif. = 480) 35,74 % Tabella 4.14 – Tabella di sintesi dei risultati e valutazione del rischio del centro storico di Senigallia. Il Grafico 4.3, mostra una sintesi dei risultati per il centro storico di Senigallia secondo il nuovo criterio di normalizzazione (spiegato al § 2.2.1.1): sono riportati in grigio il valore dell’Indice di Vulnerabilità / Esposizione / Valore, e in una scala di intensità di rosso il range di definizione delle Classi di Vulnerabilità / Esposizione / Valore definite per ogni componente nei paragrafi precedenti (§ 4.1.4.2-4.1.4.7). 214 | Capitolo 4 100% 90% 80% 75% 70% 67,86% 60% 50% 40% 44,44% 37,50% 30,17% 30% 20% 10% Valore classe ALTA Esposizione classe MEDIA V. Att. Economiche classe ALTA V. Assetto urbano classe BASSA V. Edificato classe BASSA V. Servizi pubblici classe BASSA 3,03% 0% Grafico 4.3 – Sintesi dei risultati per il centro storico di Senigallia. 4.1.5. Valutazione a scala aggregato (il progetto SISMA) Nel capitolo 2 (§ 2.1.2) è stata descritta una metodologia per la valutazione a scala aggregato della vulnerabilità del costruito storico. In questo paragrafo si presenta l’analisi di vulnerabilità del centro storico di Senigallia, caratterizzato da aggregati storici in muratura complessi (Figura 4.11) derivanti da successive fasi costruttive e dall’evoluzione del tessuto edilizio. Figura 4.11 – Vista tridimensionale del centro storico di Senigallia. Il perimetro individuato in rosso in Figura 4.11 indica il confine considerato per il progetto di recupero del Piano Particolareggiato del centro storico di Senigallia. Capitolo 4 | 215 Per quanto riguarda l’analisi degli aggregati sono stati esaminati solo quelli all’interno della città “murata” (tralasciando quindi quelli al di là del fiume Misa). L’analisi sintetizza gli studi condotti su 49 aggregati formati da almeno due edifici. Sono stati esclusi dall’analisi: - gli edifici totalmente realizzati in cemento armato; - gli aggregati di cui non risulta possibile reperire le necessarie informazioni; - gli edifici isolati, ossia non in aggregato. Per quanto riguarda l’edilizia specialistica non sono stati presi in considerazione teatri, cinema, musei, fortificazioni e chiese che si trovino in posizione centrale interna all’aggregato. In Figura 4.12 si riporta la numerazione degli aggregati classificati. Figura 4.12 – Individuazione degli aggregati analizzati con la "scheda aggregato". 216 | Capitolo 4 Per ogni aggregato analizzato sono stati inseriti i dati all’interno di un foglio elettronico, utile per eseguire modifiche e trovare istantaneamente i risultati, ma anche per aver un confronto diretto tra i diversi aggregati. Per ognuno dei parametri previsti dalla metodologia (in totale 10), sono qui state fornite alcune convenzioni adottate (la cui applicazione rigorosa è fondamentale per stabilire una gerarchia delle vulnerabilità degli aggregati messi a confronto) necessarie per descrivere gli aspetti tipici che distinguono gli edifici storici di questo centro storico. Inoltre, in alcuni casi, sono state indicate note critiche e interpretazioni per la valutazione di alcuni parametri, aspetti necessari al fine di adeguare la scheda aggregato al caso di studio di Senigallia. Una prima osservazione riguarda la possibilità, piuttosto frequente, che alcune parti dell’immobile oggetto di indagine non siano rilevabili per impossibilità di osservazione diretta. Quindi la necessità di trovare una modalità di attribuzione del parametro che non risulti totalmente inficiata dalla carenza di rilevazione: si è proceduto alle valutazioni basandosi su osservazioni “al contorno”, precisando sempre la natura del dato e segnalando la sua eventuale scarsa attendibilità. Fonti Le fonti consultate per la compilazione della scheda aggregato sono state le seguenti: - foglio catastale n. 9; - piano particolareggiato del centro storico di Senigallia; - PRG on-line160; - pianta dei piani terra degli edifici del centro storico; - regolamento edilizio 2010, Comune di Senigallia; - google earth; - rilievo aerofotogrammetrico CTR; - visita esterna (qualora possibile anche interna) dell’edificio; - raccolta fotografica; - documentazione antica reperita presso l’Archivio Storico e Biblioteca Comunale di Senigallia; - pratiche edilizie depositate nell’archivio dell’ufficio tecnico comunale di Senigallia; - pratiche edilizie consultate on-line161. Parametro 1 – Differenze geometriche del pannello esterno Si riportano di seguito alcune considerazioni: - l’assunzione a priori della soglia del valore del parametro (pari a 0,2, § 2.1.2.1) non permette di effettuare un confronto veritiero tra gli aggregati in quanto essa livella il valore della vulnerabilità, anche quando le differenze di volumi, in eccesso o in difetto, sono notevoli. Per tale motivo si è scelto di non tener conto della soglia convenzionale al fine di rilevare le effettive differenze di vulnerabilità degli aggregati. In questo modo si sovrastima l’indice di vulnerabilità, inversamente proporzionale alla soglia convenzionale massima di 4,6 che risulterebbe infatti sottostimata. 160 161 http://tcmmisa.regione.marche.it/prg_mar2012/Default.aspx, dicembre 2013. http://www.comune.senigallia.an.it:8081/jediliziaconsultazioni/, gennaio 2014. Capitolo 4 | 217 Per quanto riguarda l’individuazione di volumi eccedenti o in difetto, date le difficoltà con cui reperire queste informazioni, in mancanza di progetti o dati certi, per il calcolo delle altezze si è fatto ricorso alla tavola dei prospetti (Figura 4.13) del piano particolareggiato (scala 1:250) e al PRG consultabile del Comune di Senigallia online. In Figura 4.14 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.2, limitatamente al parametro 1. - 15.1 m Figura 4.13 – Stralcio della tavola guida dei prospetti e prospetto in scala 1:250 dell’aggregato n.2 (fonte pp. centro storico). Figura 4.14 – Quantificazione del parametro 1 (aggregato n.2). Parametro 2 – Differenze geometriche in pianta Si riportano di seguito alcune considerazioni: - come per il parametro 1, la soglia entro la quale è compreso il valore di vulnerabilità è stabilita convenzionalmente in funzione della conformazione media degli aggregati per i quali la scheda è stata ideata (§ 2.1.2.2). Anche in tale caso si sceglie di non 218 | Capitolo 4 tener conto della soglia convenzionale al fine di rilevare le effettive differenze di vulnerabilità degli aggregati. Le Figure 4.15 e 4.16 mostrano i volumi ideali e quelli reali degli aggregati analizzati. In Figura 4.17 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.2, limitatamente al parametro 2. Figura 4.15 – Vista tridimensionale dei “volumi ideali” degli aggregati esaminati. Figura 4.16 – Vista tridimensionale dei volumi reali degli aggregati esaminati. Figura 4.17 – Quantificazione del parametro 2 (aggregato n.2). Capitolo 4 | 219 Parametro 3 – Massima differenza tra numero di piani medio e quello delle singole unità strutturali Si riportano di seguito alcune considerazioni: - si evidenzia la necessità di conoscere l’interno degli edifici per poter rilevare correttamente l’eventuale presenza di piani sottotetto o seminterrati e per conoscerne le altezze; - per la difficoltà di reperire materiale esatto circa l’altezza media del piano sottotetto; in diverse situazioni si è operato attraverso il confronto di 2 diversi scenari: un valore deriva dal calcolo del numero dei piani cosi come si può dedurre dalla vista esterna e dai catastini disponibili e un valore si ricava ipotizzando invece la presenza di un piano sottotetto con altezza media > 1,8m (§ 2.1.2.3). Il risultato che si ottiene è che i valori risultanti dalle 2 diverse strade differiscono di poco e quindi per ovviare a questa mancanza di certezza del dato si trascurano i piani sottotetti qualora non ne fosse accertata l’altezza effettiva. È importante agire sull’elaborazione di apposite semplificazioni per l’identificazione della vulnerabilità per raggiungere un livello idoneo e coerente con le esigenze di una valutazione rapida. In Figura 4.18 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.17, limitatamente al parametro 3: si sottolinea la varietà nel numero di piani degli edifici costituenti l’aggregato n.17, tale da renderlo più vulnerabile. Figura 4.18 – Quantificazione del parametro 3 (aggregato n.17). Parametro 4 – Differenza nei materiali e nelle tipologie costruttive Si riportano di seguito alcune considerazioni: - si considera come standard la tipologia storica con pareti in muratura a sacco e impalcati lignei e si conta il numero di edifici che si differenziano da tale situazione tipica; 220 | Capitolo 4 - - - - la valutazione del parametro 4 può risultare difficile in presenza di intonaci e controsoffitti che impediscono il rilievo immediato dei componenti. In tali casi è indispensabile disporre delle pratiche edilizie relative agli eventuali interventi di restauro o ristrutturazione che l’edificio ha subito; se all’interno di un edificio singolo sono presenti differenti tipologie costruttive si considera il sistema resistente principale; come scritto al capitolo 2 (§ 2.1.2.4) il parametro 4 trascura però l’effettiva incidenza sulla stabilità dell’aggregato della vulnerabilità propria di una tipologia costruttiva: in sostanza non viene presa in considerazione la classe di vulnerabilità e la resistenza della singola tipologia costruttiva come invece viene previsto dal sistema EMS-98; la muratura intelaiata viene considerata come una tipologia costruttiva aggiuntiva. Il centro storico di Senigallia è stato oggetto di numerosi interventi di miglioramento sismico utilizzando proprio questa tecnica costruttiva soprattutto dopo l’evento sismico avvenuto nel 1930 (Figura 4.19). Alcune informazioni riguardo alle tipologie costruttive di diversi aggregati sono state raccolte da una schedatura effettuata in passato 162 (Figura 4.20). Figura 4.19 – Esempio muratura intelaiata (aggregato n.17). 162 Dolce M., Speranza E., in Mucciarelli M, Tiberi P. (a cura di), 2007, appendice al capitolo 8. Capitolo 4 | 221 Figura 4.20 – Estratto di schedatura di 2 aggregati. In Figura 4.21 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.4, limitatamente al parametro 4: l’aggregato in esame è costituito da edifici aventi murature e tecniche costruttive diverse. La Figura 4.22 mostra invece una mappatura delle diverse tipologie costruttive del centro storico murato di Senigallia. Figura 4.21 – Quantificazione del parametro 4 (aggregato n.4). 222 | Capitolo 4 Figura 4.22 – Mappatura delle diverse tipologie costruttive del centro storico murato di Senigallia. Parametro 5 – Epoca di costruzione o di ultimo intervento Si riportano di seguito alcune considerazioni: - sono stati classificati come “differenti” gli edifici che non hanno subito un intervento recente163, sia esso di manutenzione o di ristrutturazione (§ 2.1.2.5), ammettendo implicitamente che la situazione tipicamente riscontrabile è quella di edifici per lo più restaurati o ristrutturati. Tale tendenza è diretta conseguenza del fatto che il centro storico di Senigallia è capace di offrire un “ritorno residenziale" in situazioni di buon restauro edilizio e di zone dotate di servizi 164; - gli interventi edilizi che si sono attuati per i diversi aggregati sono stati ricavati dalle pratiche edilizie depositate nell’archivio dell’ufficio tecnico comunale di Senigallia e da quelle riportate on-line165; - alcuni interventi sono stati estrapolati dallo “stato di attuazione del piano particolareggiato del centro storico di Senigallia”, aggiornato al 18/04/2012; - l’epoca di costruzione o di ultimo intervento degli edifici è stata valutata confrontando l’attuale planimetria del centro storico con le diverse planimetrie storiche allegate al piano particolareggiato e con le tavole storiche reperite all’interno dell’Archivio Comunale di Senigallia. Si è operato attraverso il confronto tra il catasto pontificio (1818), il catasto di primo impianto (1891-94), la mappa IGM del 1917 e il catasto degli anni ’30 del ‘900. Da tali confronti si è ottenuto il "netto storico" (Figura 4.23), ovvero l’individuazione delle permanenze, di quei lotti catastali rimasti immutati dal 1818 a oggi con 163 In mancanza di specifiche a riguardo, nella presente applicazione al caso di Senigallia per recente si è inteso risalente agli ultimi 10 anni, quindi eseguito circa dopo il 2000. 164 Relazione del piano particolareggiato del centro storico di Senigallia cura di P. Cervellati, scaricabile all’indirizzo: http://www.senigalliapodcast.it/urbanistica/approvazione_centro_storico_cervellati/Approvazione/_01_RELAZIONE.pdf. 165 http://www.comune.senigallia.an.it:8081/jediliziaconsultazioni/. Capitolo 4 | 223 all’interno fabbricati intonsi, storici e come tali tipologizzati, e quelli modificati fra il catasto pontificio e il 1930. Tale verifica ha messo in evidenza la grande ristrutturazione post-terremoto e postbellica: tranne le chiese, la maggioranza dei fabbricati ha subìto un trattamento di demolizione di parti e ricostruzione con strutture in cemento armato, inchiavardamenti ferrei e scapitozzamenti degli ultimi piani. Figura 4.23 – Età di costruzione degli edifici: netto storico dell’edificato (fonte: pp. centro storico). La ricostruzione storica delle fasi di accrescimento di un aggregato è un’operazione complessa non facilmente desumibile in maniera speditiva; per stabilire l’epoca di costruzione di un edificio occorre consultare piante storiche e documenti antichi e rilevare in situ eventuali segni di discontinuità tra edifici appartenenti a periodi distinti (ad esempio murature diverse, dimensioni delle bucature diverse, posizione degli accessi, tecniche costruttive innovative). In Figura 4.24 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.2, limitatamente al parametro 5. 224 | Capitolo 4 Figura 4.24 – Quantificazione del parametro 5 (aggregato n.5). Parametro 6 – Presenza di bucature non allineate o eccessive, orizzontamenti sfalsati Si riportano di seguito alcune considerazioni: - per Senigallia la situazione ideale è quella corrispondente all’allineamento su cui si impostano il maggior numero di edifici, considerando come differenti tutti gli altri (§ 2.1.2.6); In Figura 4.25 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.13, limitatamente al parametro 6. 514c 516 515 513 514 Figura 4.25 – Quantificazione del parametro 6 (aggregato n.13). Parametro 7 – Presenza di edifici a comportamento non scatolare Si riportano di seguito alcune considerazioni: - in caso di impossibilità di verificare gli ammorsamenti a causa della presenza di intonaci l’edificio viene considerato non scatolare. In Figura 4.26 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.5, Capitolo 4 | 225 limitatamente al parametro 7. Figura 4.26 – Quantificazione del parametro 7 (aggregato n.5). Parametro 8 – Forma complessiva dell’aggregato In Figura 4.27 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.2, limitatamente al parametro 8. Figura 4.27 – Quantificazione del parametro 8 (aggregato n.2). Parametro 9 – Stato di conservazione (debito manutentivo) Si riportano di seguito alcune considerazioni: - il criterio standard, applicato a ogni aggregato del centro storico di Senigallia, si basa sulla supposizione che gli edifici siano per lo più ristrutturati e si contano quelli che si differenziano, cioè in situazione di debito manutentivo. In Figura 4.28 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.5, limitatamente al parametro 9. 226 | Capitolo 4 Figura 4.28 – Quantificazione del parametro 9 (aggregato n.5). Parametro 10 – Geomorfologia e sedime dell’aggregato Si riportano di seguito alcune considerazioni: - nel campione analizzato, situato in una zona quasi perfettamente pianeggiante, raramente si riscontra la presenza di fondazioni poste a profondità diverse. In Figura 4.29 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.2, limitatamente al parametro 10. Figura 4.29 – Quantificazione del parametro 10 (aggregato n.2). 4.1.5.1. Criticità emerse La scheda di valutazione speditiva a scala dell’aggregato rappresenta una valida metodologia di valutazione speditiva della vulnerabilità sismica dei centri storici, per i seguenti vantaggi: - si rivolge all’aggregato di edifici come unità minima fondamentale, dentro il quale il singolo edificio non può essere valutato indipendentemente da quelli contigui; - valuta le interazioni tra gli edifici (parametro 4 e parametro 6); - valuta inoltre le vulnerabilità proprie del singolo edificio (parametro 7); Tuttavia nell’applicazione della scheda alla valutazione del centro storico di Senigallia si sono riscontrate alcune criticità: - i parametri 1 e 2 (differenze geometriche) richiedono la misura di volumi, talvolta non visibili dall’esterno perché posti in copertura, e di altezze, misurabili con precisione tramite strumenti di cui il tecnico compilatore può non essere munito; - la volumetria totale dell’aggregato inoltre è un dato difficilmente misurabile in via speditiva, se non si dispongono di misurazioni già eseguite nell’ambito di piani particolareggiati; Capitolo 4 | 227 - - - - il valore convenzionale di vulnerabilità massima pari a 4,6 risulta sottostimato per il basso valore attribuito ai parametri 1 e 2 (differenze geometriche). L’indice di vulnerabilità ne risulta sovrastimato. Tale difetto non inficia comunque lo scopo principale dello studio di stabilire un confronto tra aggregati; la scheda non distingue, con il solo parametro 9 (stato di conservazione, debito manutentivo), l’entità di eventuali quadri fessurativi e la presenza di dissesti pregressi che possono amplificare la vulnerabilità dell’aggregato. il parametro 2, che rileva le irregolarità planimetriche, appare di dubbia efficacia rispetto al parametro 1 atto a rilevare le irregolarità in alzato; infatti, per quanto riguarda le differenze in alzato è facile concludere che la presenza di torri, torrette e altane, incide negativamente sulla vulnerabilità dell'edificio: il rapporto tra il volume che differisce dal volume ideale e il volume totale dell'aggregato ben si presta alla quantificazione dell'incidenza delle irregolarità altimetriche sulla vulnerabilità dell'edificio. Altrettanto non si può dire per le irregolarità planimetriche, in quanto esse non necessariamente incidono negativamente; nessuno dei parametri presenti nella scheda proposta tiene conto della distribuzione delle masse rispetto al baricentro dell’aggregato; ne consegue che i porticati e le corti interne agli aggregati, aspetti caratteristici per il centro storico di Senigallia, vengono impropriamente trascurati. il parametro 4 tiene conto delle differenze costruttive rispetto a una tipologia fissata come standard: nel presente caso, fissando come standard la tipologia della muratura a sacco si finisce per rilevare come differenti gli edifici aventi muratura in laterizio o in travertino, considerando l’importanza della discontinuità, ma trascurando l’effettiva incidenza sulla stabilità dell’aggregato della presenza di una muratura piuttosto scadente. 4.1.5.2. Proposta “miglioramento” scheda A conclusione dell’analisi critica della scheda aggregato, si è cercato di avviare una fase propositiva di ricerca di ulteriori parametri utili a valutare la vulnerabilità sismica degli aggregati, nel rispetto del carattere di speditività che contraddistingue una simile analisi; le integrazioni proposte vanno ad affrontare situazioni specifiche degli aggregati dei centri storici, in questo specifico caso di quelli del centro storico di Senigallia. Queste proposte alternative, quindi, conservano la compatibilità con i precedenti metodi e consentono di utilizzare, nell’ambito di una stessa analisi di vulnerabilità, dati con diverso livello di approfondimento. Lo studio propone l’integrazione della scheda, con 2 parametri aggiuntivi per cogliere meglio l’importanza di alcuni aspetti caratteristici degli aggregati del centro storico di Senigallia, con la debita consapevolezza che, trattandosi comunque di una stima, tale integrazione possa non essere esaustiva e che i risultati potrebbero rimanere inalterati. Il primo parametro aggiuntivo valuta il fattore di “snellezza”, ossia il rapporto dei lati dell’aggregato. Dai risultati messi a confronto con la scheda originale vedremo come questo parametro sia adatto a rappresentare al meglio il comportamento sismico dell’aggregato (Grafico 4.5). 228 | Capitolo 4 Il secondo parametro, invece, riguarda la presenza o meno di corti interne all’aggregato e la loro posizione baricentrica o non baricentrica. Vedremo poi come il peso attribuito a questo parametro influenzi troppo l’indice di vulnerabilità (Grafico 4.6). Parametro aggiuntivo A – Rapporto dimensionale tra i lati dell’aggregato La necessità di introdurre tale parametro deriva da diverse considerazioni: - le modalità di sviluppo del centro storico di Senigallia, organizzato secondo l’impianto ortogonale tipico delle città romane, hanno privilegiato la formazione di diversi aggregati in linea stretti e lunghi; tale modalità di aggregazione determina una maggiore vulnerabilità degli edifici, soprattutto per quelli in posizione estrema (testata); - nei punti di contatto con il terreno di opere con sviluppo longitudinale significativo, il moto sismico può avere caratteristiche differenti, a causa del carattere asincrono del fenomeno di propagazione, delle disomogeneità e discontinuità eventualmente presenti e della diversa risposta locale del terreno166. Di conseguenza ciò che influenza la vulnerabilità di un aggregato, aumentandone il valore, è lo sviluppo dello stesso lungo una direzione prevalente. Nel caso di aggregati rettangolari è significativo il rapporto fra le dimensioni dei lati, ossia in che misura lo sviluppo lungo una direzione prevale rispetto all’altro lato. Al fine di quantificare questo aspetto mediante il parametro aggiuntivo rapporto tra i lati (parametro A) si suggerisce la seguente definizione in linea con le definizioni fornite nei precedenti paragrafi: il parametro valuta in che misura una dimensione prevale sull’altra mediante il rapporto tra differenza di lunghezza tra i due lati dell’aggregato (l-a) e la dimensione del lato maggiore l; a esso viene assegnato un peso pari a 0,4 (Figura 4.30). a a l l-a r l a l Figura 4.30 – Esempio di valutazione del rapporto tra i lato. Nel caso di aggregati di forma non rettangolare, i valori di a e di l vengono riferiti al quadrilatero equivalente che meglio approssima la forma reale dell’aggregato, coerentemente con il criterio fissato per il parametro 2. In Figura 4.31 si riporta lo stralcio della scheda dell’aggregato n.2 relativo al parametro A: Figura 4.31 – Quantificazione del parametro aggiuntivo A (aggregato n.2). 166 NTC 2008, § 3.2.5.1 Capitolo 4 | 229 Parametro aggiuntivo B – Presenza e posizione delle corti interne La presenza delle corti interne agli aggregati caratterizza il centro storico di Senigallia e, in particolare, gli aggregati aventi sviluppo planimetrico consistente. Nell’edilizia minore, oggetto della presente trattazione, le corti sono di modeste dimensioni per un processo di accrescimento che ha portato alla formazione di aggregati compatti nei quali la corte segna una fase del progressivo intasamento (Figura 4.32). Figura 4.32 – Corte interna degli aggregati n.15, n.21 e n.41. Dal punto di vista sismico la corte incide per le seguenti ragioni: - essa è un vuoto da terra a cielo che realizza una mancanza di massa determinante nella formazione di eventuali eccentricità. In particolare, è rilevante la sua posizione rispetto ai volumi pieni, in corrispondenza dei quali si verifica la concentrazione delle masse; - le pareti che racchiudono le corti interne sono pareti portanti, su cui gravano solai e coperture, talvolta spingenti, e quindi possono essere soggette a meccanismi fuori dal piano al pari delle facciate principali; - la corte, all’interno di un aggregato, crea ulteriori punti deboli nella realizzazione della cosiddetta scatola muraria; infatti, gli ammorsamenti tra pareti ortogonali realizzate in fasi successive possono essere talvolta problematici e di dubbia efficacia. Nella definizione del parametro corti interne (parametro B) si cerca di quantificare in che misura la presenza di un vuoto e la sua posizione influenza la vulnerabilità dell’aggregato. Si suggerisce la seguente definizione: il parametro valuta la presenza di corti nell’aggregato; nel conteggio del numero di corti si assegnano i seguenti valori: corte baricentrica: valore = 0,5 corte non baricentrica: valore = 1 assenza di corte: valore = 0,35167 Al parametro viene assegnato un peso pari a 0,4. In Figura 4.33 si riporta lo stralcio della scheda dell’aggregato n.2 relativo al parametro B: 167 L’assegnazione del valore 0,35 alla situazione di “assenza di corti” deriva dall’esigenza di ottenere, al termine della compilazione della scheda, la stessa vulnerabilità ottenuta con la scheda originale: infatti, scopo delle integrazioni è quello di incrementare la vulnerabilità in presenza di contributi non considerati. Ciò è possibile solo effettuando una compensazione del peso (in questo caso 0,4) che va a innalzare la massima vulnerabilità ottenibile sulla base della quale si effettua la normalizzazione dell’indice di Vulnerabilità calcolato. Nel caso, ad esempio, dell’aggregato n.30, non essendoci corti, la vulnerabilità deve essere pari a quella calcolata con la scheda originale a prescindere dal parametro B. 230 | Capitolo 4 Figura 4.33 – Quantificazione del parametro aggiuntivo B (aggregato n.2.). 4.1.5.3. Risultati Come illustrato nel capitolo 2 (§ 2.1.2), la vulnerabilità assoluta dell’n-esimo aggregato VAn è determinata dalla sommatoria delle vulnerabilità parziali vi di ognuno dei 10 parametri pesate secondo i pesi pi a loro associati: 10 VAn vi pi i 1 L’indice di vulnerabilità IVn è dato dal rapporto tra la vulnerabilità assoluta VAn dell’aggregato n-esimo e quella massima VMAX ottenibile dalla scheda. Nel caso specifico di Senigallia VMAX è dato dalla somma dei pesi di tutti i parametri, tenendo presente che per i primi due parametri è stata attribuita una soglia massima di 0,2, così come stabilisce la metodologia considerata: 10 vi pi VAn i 1 IVn VMAX 4,6 L’applicazione di tale metodo per gli aggregati analizzati ha messo in evidenza che l’aggregato “più vulnerabile” è il n.15 con un IVn = 62,6 % (Tabella 4.15). Indice di Vulnerabilità I vn (SCHEDA ORIGINALE) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 33,3 32,6 42,5 54,2 33,0 44,1 53,9 21,7 45,8 37,5 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 57,3 52,3 52,8 61,0 62,6 40,7 43,3 31,1 37,1 38,2 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 55,7 52,4 32,0 29,6 40,2 54,3 34,6 33,0 42,0 33,1 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 48,5 46,4 44,7 38,4 62,3 45,2 27,4 51,9 44,9 50,3 41 42 43 44 45 46 47 48 49 54,4 38,9 40,8 39,1 43,4 25,9 50,8 27,1 51,3 Tabella 4.15 – Valori dell’indice di vulnerabilità IVn valutato con la scheda originaria (n.10 parametri) per il centro storico di Senigallia. Capitolo 4 | 231 La Figura 4.34 mostra la mappa di isovulnerabilità con l’indicazione dell’indice determinato per ogni aggregato con la scheda originale stilata dalla Regione Marche nell’ambito del progetto SISMA (§ 2.1.2). Figura 4.34 – Mappa di isovulnerabilità per il centro storico di Senigallia ottenuta con la scheda originale. Con l’integrazione della scheda con i due parametri aggiuntivi (A e B), il valore della vulnerabilità massima VMAX ottenibile dalla scheda è pari a: 12 Vmax pi 5,4 i 1 Anziché 4,6 come nel caso della scheda originale; per normalizzare la vulnerabilità assoluta VAn dell’aggregato n-esimo, a tale valore vanno infatti aggiunti i pesi relativi ai parametri aggiuntivi A e B (pari entrambi a 0,4). L’Indice di vulnerabilità relativo alla scheda integrata può dunque essere ottenuto con la seguente relazione: 12 vi pi VAn i 1 IVn Vmax 5,4 Con le modifiche apportate alla scheda l’aggregato “più vulnerabile” risulta essere il n.4 con un IVn = 80,1 % (Tabella 4.16). 232 | Capitolo 4 Indice di vulnerabilità I Vn (SCHEDA CON PARAMETRI A-B) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 40,6 41,4 55,7 80,1 33,5 46,9 79,9 25,8 57,8 47,0 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 64,7 54,0 54,5 69,9 78,7 44,1 62,3 33,3 44,8 42,0 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 67,4 60,8 40,9 35,7 50,3 55,4 34,7 35,0 70,7 37,5 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 69,9 48,6 64,7 48,9 62,5 64,1 26,5 49,5 48,6 49,9 41 42 43 44 45 46 47 48 49 51,0 42,3 49,6 37,1 43,4 29,0 51,4 28,3 56,1 Tabella 4.16 – Valori dell’indice di vulnerabilità IVn valutato con la scheda integrata (n.12 parametri) per il centro storico di Senigallia. La Figura 4.35 mostra la mappa di isovulnerabilità con l’indicazione dell’indice determinato per ogni aggregato con la scheda integrata (n.12 parametri). Figura 4.35 – Mappa di isovulnerabilità per il centro storico di Senigallia ottenuta con la scheda integrativa. Il Grafico 4.4 sintetizza il confronto tra i risultati ottenuti nel caso di utilizzo della scheda originale (n.10 parametri) e di quella integrata (n.12 parametri). Capitolo 4 | 233 Grafico 4.4 – Confronto tra l’indice di vulnerabilità IVn ottenuto con la scheda originale (istogramma blu) e con la scheda integrata con entrambi i parametri (istogramma rosso). Considerando le due integrazioni separatamente, quindi integrando la scheda originale prima con il parametro A e poi con il parametro B 168, si possono fare alcune considerazioni. Il parametro aggiunti A (rapporti dimensionali tra i lati dell’aggregato) fornisce degli indici di vulnerabilità non molto diversi da quelli ottenuti con la scheda originale (Grafico 4.5, Tabella 4.17). Grafico 4.5 – Confronto tra l’indice di vulnerabilità IVn ottenuto con la scheda originale (istogramma rosa scuro) e con la scheda integrata con il parametro A (istogramma rosa chiaro). 168 Così facendo l’indice di vulnerabilità IVn viene valutato con 11 parametri e il valore della vulnerabilità assoluta VAn viene normalizzato con un valore di vulnerabilità massima VMAX pari a 5,0 (ovvero 4,6 + 0,4, dove 0,4 è il peso attribuito al parametro aggiuntivo). 234 | Capitolo 4 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 SCHEDA ORIGINALE 33,3 32,6 42,5 54,2 33,0 44,1 53,9 21,7 45,8 37,5 57,3 52,3 52,8 61,0 62,6 40,7 43,3 31,1 37,1 38,2 55,7 52,4 32,0 29,6 40,2 SCHEDA CON (l-a)/l ∆ PARAMETRO A 35,9 0,66 2,60 35,4 0,84 2,80 44,1 0,63 1,60 54,5 0,58 0,30 33,3 0,37 0,30 42,6 0,26 -1,50 54,1 0,56 0,20 23,9 0,49 2,20 46,5 0,54 0,70 34,7 0,02 -2,80 53,9 0,15 -3,40 55,5 0,93 3,20 56,1 0,93 3,30 59,2 0,38 -1,80 61,0 0,42 -1,60 39,6 0,27 -1,10 43,3 0,44 0,00 32,0 0,42 0,90 36,4 0,28 -0,70 37,4 0,28 -0,80 56,8 0,70 1,10 53,6 0,68 1,20 36,2 0,85 4,20 30,6 0,42 1,00 38,3 0,16 -1,90 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 SCHEDA ORIGINALE 54,3 34,6 33,0 42,0 33,1 48,5 46,4 44,7 38,4 62,3 45,2 27,4 51,9 44,9 50,3 54,4 38,9 40,8 39,1 43,4 25,9 50,8 27,1 51,3 SCHEDA CON (l-a)/l ∆ PARAMETRO A 54,9 0,63 0,60 33,5 0,21 -1,10 34,9 0,58 1,90 44,3 0,71 2,30 37,7 0,90 4,60 51,5 0,86 3,00 49,7 0,88 3,30 45,9 0,59 1,20 38,0 0,34 -0,40 59,6 0,28 -2,70 45,2 0,45 0,00 25,8 0,07 -1,60 50,7 0,36 -1,20 44,5 0,41 -0,40 51,1 0,59 0,80 52,3 0,27 -2,10 42,9 0,88 4,00 37,5 0,00 -3,30 36,0 0,01 -3,10 42,9 0,37 -0,50 28,6 0,59 2,70 47,5 0,10 -3,30 27,7 0,36 0,60 52,6 0,68 1,30 Tabella 4.17 – Valori dell’indice di vulnerabilità IVn valutato con la scheda integrata con il parametro A. Il parametro aggiunti B (presenza e posizione della corti interne) in molti degli aggregati analizzati sembra avere un peso troppo rilevante e quindi troppo influente sul valore finale dell’indice di vulnerabilità (Grafico 4.6, Tabella 4.18). Pertanto sembrerebbe necessario studiare una diversa soluzione per tener conto delle corti interne. Grafico 4.6 – Confronto tra l’indice di vulnerabilità IVn ottenuto con la scheda originale (istogramma verde scuro) e con la scheda integrata con il parametro B (istogramma verde chiaro). Capitolo 4 | 235 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 SCHEDA ORIGINALE 33,3 32,6 42,5 54,2 33,0 44,1 53,9 21,7 45,8 37,5 57,3 52,3 52,8 61,0 62,6 40,7 43,3 31,1 37,1 38,2 55,7 52,4 32,0 29,6 40,2 SCHEDA CON corti PARAMETRO B 38,6 1 NB 38,0 1 NB 55,1 2 NB 81,9 4 NB 33,1 0 48,6 1 NB 81,6 4 NB 23,9 1B 58,1 2 NB 50,5 2 NB 68,7 2 NB 50,9 0 51,4 0 72,1 2 NB 81,6 3 NB 45,5 1 NB 63,8 3 NB 32,6 1B 46,1 1B 1 NB 43,1 1 NB 67,2 2 NB 60,2 1B 1NB 37,4 1 NB 35,2 1 NB 53,0 2 NB ∆ 5,3 5,4 12,6 27,7 0,1 4,5 27,7 2,2 12,3 13,0 11,4 -1,4 -1,4 11,1 19,0 4,8 20,5 1,5 9,0 4,9 11,5 7,8 5,4 5,6 12,8 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 SCHEDA ORIGINALE 54,3 34,6 33,0 42,0 33,1 48,5 46,4 44,7 38,4 62,3 45,2 27,4 51,9 44,9 50,3 54,4 38,9 40,8 39,1 43,4 25,9 50,8 27,1 51,3 SCHEDA CON PARAMETRO B 54,9 35,8 33,1 70,6 33,3 68,6 45,5 65,2 51,3 65,3 65,6 28,0 50,6 49,3 49,1 52,9 38,6 53,5 40,0 43,9 26,7 54,7 27,7 55,2 corti ∆ 1B 1B 0 4 NB 0 3 NB 0 3 NB 2 NB 1 NB 3 NB 0 0 1 NB 0 0 0 2 NB 1B 1B 0 1 NB 0 1 NB 0,6 1,2 0,1 28,6 0,2 20,1 -0,9 20,5 12,9 3,0 20,4 0,6 -1,3 4,4 -1,2 -1,5 -0,3 12,7 0,9 0,5 0,8 3,9 0,6 3,9 Tabella 4.18 – Valori dell’indice di vulnerabilità IVn valutato con la scheda integrata con il parametro B. 236 | Capitolo 4 4.2. Il centro storico di Loreto Loreto realizza il tipico caso in cui un santuario genera un centro urbano definendone le caratteristiche e le funzioni. Conseguentemente le vicende di Loreto hanno coinciso nei secoli quasi sempre con quelle del suo santuario (Figura 4.36). Figura 4.36 – Centro storico di Loreto visto dall’alto. 4.2.1. Sismicità storica Il territorio di Loreto, secondo i dati dall’INGV, è stato storicamente interessato da 29 eventi sismici, di intensità al sito valutata tra il II e il IX grado della scala MCS. La Tabella 4.19 mostra i terremoti che nell’ultimo millennio hanno interessato il territorio di Loreto (http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11/query_place/, novembre 2013). Come per Senigallia si deduce che pochi tra questi 29 eventi si sono verificati nelle dirette vicinanze di Loreto, e le zone epicentrali distano molti chilometri dalla zona di cui ci occupiamo in questa sede; alcuni di questi infatti non sono stati addirittura percepiti (precisamente gli eventi verificatisi negli anni 1785, 1904, 1911, 1936, 1948, 2004 e 2005). I terremoti che hanno maggiormente interessato l’area di Loreto sono quattro (Tabella 4.19 evidenziati in giallo), aventi un’intensità al sito compresa tra il VI e il IX grado MCS, avvenuti negli anni 1690, 1870, 1873 e 1930 (Grafico 4.7). Capitolo 4 | 237 Storia sismica di Loreto [43.440, 13.610] Numero di Eventi: 29 Effetti In occasione del terremoto del: I Anno Me Gi Or Ax Np Io Mw 3-4 1672 04 14 15:45 Riminese 92 8 5.61 ±0.21 6 1690 12 23 00:20 Anconetano 17 5.56 ±0.19 NF 1785 05 03 02:30 Alta valle del Chienti 11 7 5.14 ±0.34 6-7 1870 02 08 NUMANA 10 7 5.10 ±0.54 6 1873 03 12 20:04 Marche meridionali 196 8 5.95 ±0.10 NF 1904 11 17 05:02 Pistoiese 204 7 5.15 ±0.14 4 1907 01 23 00:20 Adriatico centrale 93 5.06 ±0.15 NF 1911 02 19 07:18 Romagna meridionale 181 7 5.28 ±0.11 5 1916 05 17 12:49:50 Alto Adriatico 132 5.95 ±0.14 5 1917 11 05 22:47 NUMANA 26 6 5.07 ±0.25 4 1924 01 02 08:55:08 Medio Adriatico 76 7-8 5.36 ±0.16 7 1930 10 30 07:13:13 SENIGALLIA 263 8 5.81 ±0.09 NF 1936 12 09 07:34 CALDAROLA 32 6-7 4.79 ±0.22 NF 1948 06 13 06:33:31 Valtiberina 142 7 5.05 ±0.14 4-5 1950 09 05 04:08 GRAN SASSO 386 8 5.68 ±0.07 4 1979 09 19 21:35:37 Valnerina 694 8-9 5.86 ±0.09 4 1980 11 23 18:34:52 Irpinia-Basilicata 1394 10 6.89 ±0.09 3-4 1984 04 29 05:02:60 GUBBIO/VALFABBRICA 709 7 5.65 ±0.09 2 1986 10 13 05:10:01 Appennino umbro-marchigiano 322 5-6 4.65 ±0.09 5 1997 09 26 00:33:13 Appennino umbro-marchigiano 760 5.70 ±0.09 4-5 1997 09 26 09:40:27 Appennino umbro-marchigiano 869 8-9 6.01 ±0.09 4 1997 10 03 08:55:22 Appennino umbro-marchigiano 490 5.25 ±0.09 4-5 1997 10 06 23:24:53 Appennino umbro-marchigiano 437 5.46 ±0.09 4-5 1997 10 14 15:23:11 Appennino umbro-marchigiano 786 7-8 5.65 ±0.09 5 1998 03 26 16:26:17 Appennino umbro-marchigiano 408 6 5.29 ±0.09 5 1998 04 05 15:52:21 Appennino umbro-marchigiano 395 6 4.81 ±0.09 NF 2004 12 09 02:44:25 Zona Teramo 224 5-6 4.18 ±0.09 NF 2005 04 12 00:31:52 Maceratese 137 4-5 4.16 ±0.14 5 2006 04 10 19:03:36 Maceratese 211 5 4.51 ±0.10 Legenda: I: intensità avvertita al sito in considerazione (MCS); Me: mese; Gi: giorno; Or: ora in GMT; Ax: Area epicentrale in cui sono stati riscontrati gli effetti maggiori del terremoto; Np: n. di punti, n. di osservazioni macrosismiche disponibili per il terremoto; Io: intensità massima (MCS); Mw: magnitudo momento. Tabella 4.19 – Storia sismica di Loreto (dall’anno 1000 al 2006). 238 | Capitolo 4 Intensità MCS anni Grafico 4.7 – Cronologia e intensità al sito dei terremoti localizzati nel territorio di Loreto. 4.2.2. Pericolosità sismica di base Il comune di Loreto (AN) si trova in zona sismica 2 (medio rischio sismico). Ai fini di una precisa definizione dei valori attesi dell’accelerazioni massima al suolo ag il comune non rientra tra i 10751 nodi del reticolo, con maglia di passo 5,5 km circa, con cui è stato suddiviso il territorio Nazionale. Ciò significa che il periodo di ritorno T R della costruzione in esame non corrisponde a nessuno dei 9 valori di TR considerati nella pericolosità sismica di base. La Circolare n.617/2009 consiglia allora il calcolo dei parametri ag, F0, Tc* come media pesata dei valori assunti dai 4 vertici, con pesi inversamente proporzionali alle distanze di essi dal punto in questione169. Come per il comune di Senigallia (§ 4.1.2), la pericolosità sismica è stata valutata puntualmente con il foglio di calcolo fornito dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (Figura 4.37, Tabella 4.20, Grafico 4.8). Figura 4.37 – Localizzazione del Comune di Loreto all’interno del reticolo di riferimento. 169 Circolare n.617/2009, Allegato A. Capitolo 4 | 239 Stato Limite Operatività (SLO) Danno (SLD) TR [anni] ag [g] 30 0,046 50 0,060 72 0,074 101 0,092 140 0,107 201 0,126 Salvaguardia della Vita (SLV) 475 0,181 Collasso (SLC) 975 0,236 2475 0,331 Tabella 4.20 – Valori del parametro ag in funzione del periodo di ritorno TR di riferimento, per il territorio di Loreto. Grafico 4.8 – Valori del parametro ag per periodi di ritorno TR di riferimento, riferiti a Loreto. 4.2.3. Valutazione a scala urbana (il metodo SAVE) Nei paragrafi che seguono (§ 4.2.3.1-4.2.3.7) si descrive l’applicazione della metodologia SAVE per la valutazione del rischio simico nei riguardi del centro storico di Loreto. 4.2.3.1. Caratterizzazione del sistema urbano Le informazioni necessarie al fine della compilazione di tutte le matrici che caratterizzano le sei componenti che contribuiscono alla determinazione del rischio sismico, sono state desunte da varie fonti. Principalmente è stata consultata la banca dati della Provincia (SIT); i dati in essa mancanti sono stati poi ricavati dal piano particolareggiato del centro storico e da osservazioni e misure dirette in situ. La Tabella 4.21 riassume le informazioni che caratterizzano il sistema urbano del centro storico di Loreto. Indicatore Tipologia insediamento Sviluppo viario Quota min Quota max Quota CS Differenza quote 240 | Capitolo 4 u.m. Dato codice 2 codice m s.l.m. m s.l.m. m s.l.m. m B 74,60 161,20 117,90 86,60 Note Morfologia crinale o promontorio Sviluppo lineare Fonte: SIT Provincia Fonte: SIT Provincia Superficie perimetrata centro storico ha 32,12 Fonte: SIT Provincia sulla base della perimetrazione indicata nel pp.170 Fonte: SIT Provincia Superficie totale centro abitato ha 532,45 Rapporto percentuale % 6,03 tra area perimetrata e area del centro abitato Fonte: SIT Provincia n. edifici centro storico n. 477 Rilievo diretto in situ Altezza media edifici m 9,00 Fonte: SIT Provincia Superficie media edifici mq 158,28 Superficie totale stimata degli edifici mq 75499,56 Fonte: SIT Provincia Volume totale stimato degli edifici mc 679496 Rapporto mc/mq 2,12 volume totale / area perimetrata Densità edificato del centro storico % 29,91 superficie totale / area perimetrata Abitanti Comune n. Tabella 4.21 – Sintesi dei dati che caratterizzano ogni sistema urbano del centro storico di Loreto (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). 4.2.3.2. Vulnerabilità dell’edificato La Tabella 4.22 rappresenta la matrice con i 18 parametri necessari alla determinazione dell’indice di vulnerabilità dell’edificato (VED): la normalizzazione effettuata fa riferimento a quella descritta nel capitolo 2 (§ 2.2.1.1). CODICE DA SCHEDA CENTRO STORICO INDICATORI A2.3 - EMERGENZE STORICO ARTISTICHE Alta A 1 Vulnerabilità dell'edificato MATRICE DEI PUNTEGGI Medio-Alta Media Medio-Bassa B C D 0,75 0,50 0,25 PUNTEGGIO Loreto NOTE 0,75 Fonte: Dettaglio beni architettonici SIT Provincia. < 0,2 0 Fonte: SIT provincia Strade principali H/L =1 Tutte H/L <1 0,75 Mediocre > 50 % Discreto > 50 % Buono ≥ 50 % 0,25 Pietra squadrata Pietra squadrata tufo Prevalenza laterizio Prevalenza istruzione Prevalenza religiosa Prevalenza civile religiosa civile Infrastrutt. e servizi Contenitore di beni artistici > 0,8 ≥ 0,6 ≤ 0,8 ≥ 0,4 ≤ 0,6 ≥ 0,4 ≤ 0,2 Tutte H/L >1 Strade principali H/L >1 Tutte H/L =1 B2.2 - STATO DI CONSERVAZIONE Cattivo Pessimo >40% Cattivo Pessimo <40% B2.3 - MATERIALI PREVALENTI Pietra irregolare B2.4 - EDIFICI STRATEGICI E SPECIALI Prevalenza sanitarie B1.3 - CONSISTENZA AREA PERIM. / CENTRO ABITATO B2.1 - ELEMENTI SPAZIALI URBANI STRADE PRINCIPALI/STRADE SEONDARIE Bassa E 0 0,25 Tutte le altre 0,25 Fonte: osservazioni in situ; cartografia; Tav.5 pp. Fonte: osservazioni in situ . Fonte: osservazioni in situ . Fonte: Comune di Loreto 170 http://comune.loreto.an.it/cittadino/index.php?id=25&idass=1093, gennaio 2014, Piano Particolareggiato del centro storico extra moenia (variante con asseverazioni accolte DCC n. 25 del 12-05-05). Capitolo 4 | 241 Prevalenza F (presenza frequente) Blocco regolare/ irregolare n.piani>2 Prevalenza P (presenza poco frequente) Prevalenza testata angolo n.piani>2 Prevalenza testata angolo n.piani≤2 B3.4 - INTERVENTI Ampliam. e sopraelevaz ≥20% Nessun intervento>30 % B3.5 UTILIZZAZIONE Abbandonati >20% Non utilizzati >20% A3.6A CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (ETÀ) Prima del '19 >50% Tra il '19 e il '45 > 50% Prevalenza copertura spingente Prevalenza copertura con più falde poco spingenti Prevalenza copertura ad 1 falda poco spingente Prevalenza deformabili e mal collegati Prevalenza deformabili e ben collegati Prevalenza rigidi e mal collegati Bucature estese s>30% su >30%degli edifici Catene contrafforti archi di coll. Tutti A Bucature estese s>30% su 2030% degli edifici Catene A contrafforti A Archi di coll. F-S Bucature estese s>30% su 1020% degli edifici bucature estese s>30% su <10% degli edifici Catene A contrafforti F-S Archi di coll.A Catene P contrafforti E Archi di coll. A Catene P contraff. P Archi di coll.P 0,25 A3.6H CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (REGOLARITÀ) Né planim né altimetrica >50% Non planim >50 % Prevalente solo planimetrica >50 % Prevalente solo altimetrica >50 % Tutte le altre 0,25 DENSITÀ DIFICATO >50% ≥0,4 ≤0,5 ≥0,3 ≤0,4 ≥0,2 ≤0,3 <0,2 0,25 B2.5 - ELEMENTI URBANI E BARRIERE B3.1 - MODALITA' DI AGGREGAZIONE B3.3 - POSIZIONE A3.6C CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (COPERTURA) A3.6D CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (ORIZZONTAMENTI) A3.6E CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (BUCATURE) A3.6F CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (EL.RINFORZO) INDICATORE DI VULNERABILITÀ INDICATORE DI VULNERABILITÀ NORMALIZZATO % CLASSE DI VULNERABILITÀ EDIFICATO Prev. Linea/ doppia linea n.piani>2 Prevalenza E (presenza sporadica) Prevalenza blocco irreg./ Reg./linea n.piani≤2 Prevalenza interno/ arretrato n.piani > 2 Prevalenza A (assenza) Tutti assenti 1 Fonte: osservazioni in situ. Prevalenza schiera/ corte n.piani>2 Prev. schiera/ corte n.piani<2 0,25 Fonte: osservazioni in situ; Tav.1 pp. Prevalenza interno/ arretrato n.piani ≤ 2 Prevalenza interno n.piani ≤ 2 0,50 Fonte: pp. Manutenz. ≥ 30% Ristrutturaz >30% Sostituz in c.a./ restauro >30% 0 Fonte: pratiche edilizie presso ufficio tecnico comunale Parzialmente utilizzati(meno di 3 mesi)>30% Parzialmente utilizzati(più di 3 mesi)>30% Utilizzati >60% 0 Fonte: ISTAT171 Tra il '45 e il '71 ≥ 20% Tra il '72 e '81 ≥ 20% 1 Prevalenza copertura ad 1 falda non spingente Copertura piana 0,75 Prevalenza rigidi e ben collegati 1 0,50 VED VEDNA 8 Fonte: Tavola consumo suolo SIT Provincia Fonte: Tav. 3 pp.; osservazioni in situ Fonte: Tav. 5 pp. (centro storico murato) Fonte: osservazioni in situ; immagini fotografiche. Fonte: ppe.; osservazioni in situ; immagini fotografiche. Fonte: SIT Provincia Vmax di rif.: 18 44,44 B Alta: 86-100 Media: 71-85 Bassa: 50-70 Tabella 4.22 – Matrice di vulnerabilità dell’edificato del centro storico di Loreto (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili dalla tabella di sintesi dei dati caratterizzanti il sistema urbano (Tabella 4.21)). La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente vulnerabilità dell’edificato che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 18 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 18) la classe di rischio massima (alta), quindi con valore pari a 1. L’indice normalizzato di vulnerabilità dell’edificato (VED) per Loreto è così determinato: 171 http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/prTavola.jsp?tav=130&liv=4&ua=042&sep=0&ist=0, dicembre 2013. 242 | Capitolo 4 VED _ Loreto 8 VED _ max di rif. 18 NA VED _ Loreto normalizzato VED VED _ Loreto VED _ max di rif. 8 44,44% 18 A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B). 4.2.3.3. Vulnerabilità dell’assetto urbano La Tabella 4.23 rappresenta la matrice con gli 8 indicatori necessari alla determinazione dell’indice di vulnerabilità dell’assetto urbano (V AU). CODICE DA SCHEDA CENTRO STORICO INDICATORI Alta A 1 Vulnerabilità dell'assetto urbano MATRICE DEI PUNTEGGI Medio-Alta Media Medio-Bassa B C D 0,75 0,50 0,25 Bassa E 0 PUNTEGGIO Loreto NOTE > 600 Da 451 a 600 Da 301 a 450 Da 151 a 300 Da 0 a 150 0 Fonte: SIT Provincia A2.1 - MORFOLOGIA (TIPO DI INSEDIAMENTO) Crinale (cresta) Contro crinale - crinale Controcrinale (pendio) Fondovalle pianura Pianura 1 Fonte: SIT Provincia A2.2 - SVILUPPO VIARIO D-dedalo medievale L-policentrico Eavvolgimento B-Lineare H-parallelo Centrale 0,50 Fonte: SIT Provincia; cartografia; Tav.5 pp. A2.1 - QUOTA > 50 % ≥40% ≤50 % ≥30% ≤40 % ≥20% ≤30 % < 20 % 0,25 B3.1 AGGREGAZIONE Da 0,8 a 1 Da 0,6 a 0,8 Da 0,4 a 0,6 Da 0,2 a 0,4 Da 0 a 0,2 0,25 B2.1 - RAPPORTO ALTEZZA EDIFICI/SEZIONE STRADALE MM Mm UM Um 0,75 5 3 2 1 0 0 Turismoturismo prevalente Turismo terziario prevalente Industria artigianato Agricoltura artigianato industria prevalenti Agricolturaagricoltura prevalente 0,75 Fonte: ISTAT VAU 3,5 Vmax di rif.: 8 DENSITÀ A1.3 - PONTI A1.6 CARATTERISTICA FUNZIONALE INDICATORE DI VULNERABILITÀ INDICATORE DI VULNERABILITÀ NORMALIZZATO % CLASSE DI VULNERABILITÀ EDIFICATO VAUNA Fonte: SIT Provincia Fonte: osservazioni in situ. Fonte: SIT Provincia 43,75 B Alta: > 80 Media: 51-80 Bassa: 0-50 Tabella 4.23 – Matrice di vulnerabilità dell’assetto urbano del centro storico Loreto (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili dalle matrici precedenti (Tabelle 4.21-4.22)). Come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.3) l’indicatore “aggregazione”, che compare all’interno della matrice per determinare l’indice di vulnerabilità dell’assetto urbano, si ottiene da una “sottomatrice” (Tabella 4.24) sommando i prodotti tra i vari rapporti percentuali e i pesi associati alla corrispondente tipologia di aggregazione. Capitolo 4 | 243 Tipologia di aggregazione s sd l ld cc ca br bi 143 0 101 6 83 100 23 21 Rapporto n. edifici/totale edificato 0,30 0,00 0,21 0,01 0,17 0,21 0,05 0,04 477 1 n. edifici schiera schiera doppia linea linea doppia corte chiusa corte aperta blocco regolare blocco irregolare totale Peso 0,25 0,50 0,50 0,75 0,25 0,25 0,75 1 Punteggio Rapporto × Peso 0,07 0,00 0,11 0,01 0,04 0,05 0,04 0,04 0,37 Tabella 4.24 – Matrice di aggregazione per il centro storico di Loreto. La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente vulnerabilità dell’assetto urbano che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 8 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 8) la classe di rischio massima (alta), quindi con valore pari a 1. L’indice normalizzato di vulnerabilità dell’assetto urbano (V AU) per Loreto è così determinato: VAU _ Loreto 3,5 VAU _ max di rif. 8 NA VAU _ Loreto normalizzato VAU VAU _ Loreto VAU _ max di rif. 3,5 43,75% 8 A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B). 4.2.3.4. Vulnerabilità dei servizi pubblici La Tabella 4.25 rappresenta la matrice con gli indicatori necessari alla determinazione dell’indice di vulnerabilità dei servizi pubblici (VSP). INDICATORI VALORE TOT.SERVIZI SANITÀ COMUNE 5 TOT.SERVIZI SANITÀ CS 1 TOT.SERVIZI PUBBLICI COMUNE 14 TOT.SERVIZI PUBBLICI CS 8 TOT.SCUOLE COMUNE 9 TOT.SCUOLE CS TOT.SERVIZI COMUNE TOT.SERVIZI CS 0 28 9 SERVIZI “SENSIBILI” CS 9 TOT.SERVIZI CS / SERVIZI SENSIBILI CS 1 244 | Capitolo 4 NOTE n. 3 farmacie n. 1 ospedale Santa Lucia n. 1 poliambulatorio n. 1 farmacia n. 3 sedi Municipio n. 1 polizia urbana n. 1 caserma carabinieri n. 1 palasport n. 1 stadio n. 3 uffici postali n. 1 biblioteca comunale n. 2 archivio n. 1 mercato n. 3 sedi Municipio n. 1 polizia urbana n. ufficio postale n. 1 biblioteca comunale n. 2 archivio n. 5 scuole materne / infanzia n. 3 scuole elementari n. 1 scuola media Servizi presenti in edifici in muratura all’interno del centro storico Servizi di base atti a garantire la funzionalità minima di un centro 1. municipio 2. poste 3. scuola elementare 4. scuola media 5. centro sanitario 5 SERVIZI STANDARD PESO p DEL CS 6,6 VSP INDICATORE DI VULNERABILITÀ INDICATORE DI VULNERABILITÀ % VSPNA Vmax di rif.: 1,2 × 82 = 98,4 2,12 2,15 Alta: > 70 Media: 41-70 Bassa: 0-40 B CLASSE DI VULNERABILITÀ SERVIZI PUBBLICI Tabella 4.25 – Tabella di vulnerabilità dei servizi pubblici del centro storico di Loreto (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo ricavabile per la vulnerabilità dei servizi pubblici che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), può essere assunto pari a 1,2 × a, in cui a è il numero totale dei servizi del Comune maggiore tra tutti i centri storici appartenenti al campione (che risulta, attualmente, il Comune di Senigallia (Tabella 4.7, § 4.1.4.4), in cui sono presenti 82 servizi). In questo modo si è in grado di massimizzare l’indicatore di riferimento, tenendo presente però che quello così calcolato non è un valore che può essere assunto in maniera assoluta come per le prime 3 componenti (vedi spiegazione al § 2.2.1.1). Tenendo in considerazione questa ipotesi, l’indice normalizzato di vulnerabilità dei servizi pubblici (VSP) per Loreto può essere così determinato: VSP _ Loreto 2,12 VSP _ max di rif. 1,2 82 98,4 VSP _ Loreto normalizzato VSPN VSP _ Loreto VSP _ max di rif. 2,12 2,15% 98,4 A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B). 4.2.3.5. Vulnerabilità delle attività economiche La Tabella 4.26 rappresenta la matrice con gli indicatori necessari alla determinazione dell’indice di vulnerabilità delle attività economiche (V AE). INDICATORI VALORE ABITANTI COMUNE 12543 UTILIZZAZIONE DEL CENTRO STORICO % 91,93 AREA PERIMETRATA CS (HA) AREA PERIM./AREA TOT.CENTRO ABITATO % AREA TOTALE STIMATA CENTRO ABITATO (HA) 32,12 6,032 532,45 UNITÀ LOCALI INDUSTRIA_PESO=1 ADDETTI INDUSTRIA 99 1222 NOTE fonte: ISTAT 2011172 fonte: ISTAT 2001173 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Fonte: Censimento ISTAT 2001 172 http://demo.istat.it/pop2011/index.html, dicembre 2013. http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/isTavola.jsp?tav=020&liv=4&ua=042&sep=0&ist=0, dicembre 2013. 173 Capitolo 4 | 245 UNITÀ LOCALI COMMERCIO_PESO=0,5 251 ADDETTI COMMERCIO 532 UNITÀ LOCALI ALTRI SERVIZI_PESO=0,8 348 ADDETTI ALTRI SERVIZI 1164 CE COMUNE 502,9 TOTALE U.L. COMUNE 698 N.UNITÀ LOCALI INDUSTRIA CS STIMATO_PESO=1 5,97 N.UNITÀ LOCALI COMMERCIO CS STIMATO_PESO=0,5 15,14 N.UNITÀ LOCALI ALTRI SERVIZI CS STIMATO_PESO=0,8 20,99 TOTALE UNITÀ LOCALI CS STIMATO 42,11 30,34 CE CENTRO STORICO N.UNITÀ LOCALI MEDIO PROVINCIA 135,17 CE PROVINCIA PESO q 105,27 24,67 INDICATORE DI VULNERABILITÀ ECONOMICA INDICATORE DI VULNERABILITÀ NORMALIZZATO % VAE 0,898 VAEN 4,4137 B CLASSE DI VULNERABILITÀ ATTIVITÀ ECONOMICHE Fonte: Censimento ISTAT 2001 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Ce = ∑ (UL × peso) Tot.UL = ULIndustria + ULCommercio + ULAltri servizi n.unità locali Ind. Comune × (area perimetrata/area centro abitato) n.unità locali Commercio. Comune × (area perimetrata/area centro abitato) n.unità locali altri servizi Comune × (area perimetrata/area centro abitato) Ce = ∑ (UL × peso) Q = (n.attività comune × Ce comune) / (n.attività medie provinicia × Ce provincia) Ve = Q × ((tot.Ulcs x Ce cs) / (tot.UL comune × Ce comune)) Ve,max di rif: 2,034 Alta: >20 media: 11-20 Bassa: 0-10 Tabella 4.26 – Tabella di vulnerabilità delle attività economiche per il centro storico di Loreto (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). Nel caso delle attività economiche, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), non è possibile determinare un valore massimo assoluto con cui normalizzare l’indicatore derivante dalla matrice, in quanto tale valore massimo dipende da troppe variabili che costituiscono ognuna una caratteristica propria sia del centro storico sia della provincia di cui il centro fa parte. La normalizzazione in questo specifico caso è quella stabilita dalla metodologia SAVE, ovvero viene eseguita rapportando l’indice di vulnerabilità derivante dalla matrice del centro storico analizzato (in questo caso Loreto) con il valore massimo ottenuto per questa componente all’interno del campione. L’indice normalizzato di vulnerabilità delle attività economiche (VAE) per Loreto è quindi così determinato: VAE _ Loreto 0,0898 VAE _ max di rif. 2,034 → corrispondente al centro storico di Senise N VAE _ Loreto normalizzato VAE VAE _ Loreto VAE _ max di rif. 0,0898 4,4137% 2,034 A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B). 246 | Capitolo 4 4.2.3.6. Esposizione La Tabella 4.27 rappresenta la matrice con i 7 indicatori necessari alla determinazione dell’indice di esposizione (E). CODICE DA SCHEDA CENTRO STORICO INDICATORI A1.6 CARATTERISTICA FUNZIONALE Alta A 1 Turistico turistico prevalente A1.3 - ACCESSO VIARIO Prevalenza comunali B3.5 UTILIZZAZIONE Utilizaz. >70% > 80 % edifici N.ABITANTI IN RELAZIONE AD AREA PERIMETRATA E UTILIZZAZIONE N.ABITANTI IN RELAZIONE AD AREA PERIMETRATA E UTILIZZAZIONE / AREA CENTRO ABITATO A3.4 - ANDAMENTO DEMOGRAFICO A.3.5 - INDICE DA MATRICE ESPOSIZIONE INDICATORE DI ESPOSIZIONE INDICATOREDI ESPOSZIONE NORMALIZZATO % CLASSE DI ESPOSIZIONE Esposizione MATRICE DEI PUNTEGGI Medio-Alta Media Medio-Bassa B C D 0,75 0,50 0,25 Turistico Industriale Agricolo - art. terziario artigianale ind. Prevalente prevalente prevalenza Prevalenza comunali e comunali e provinciali statali Utilizzaz. Utilizzaz. Utilizzaz. >70% >70% Da 40% >70% Da 20% DA 60 a 80% a 60% edifici a 40% edifici edifici PUNTEGGIO Loreto NOTE 0,75 Fonte: ISTAT Prevalenza statali 0,75 Fonte: SIT Provincia Utilizzaz. >70% Da 0 a 20% edifici 1 Bassa E 0 Agricolo agricolo prevalente Fonte: ISTAT >2400 abitanti da 1800 a 2400 abitanti da 1200 a 1800 abitanti da 600 a 1200 abitanti da 0 a 600 abitanti 0,25 abitanti comune × area perim% × utilizz.% = 696 > 20 Da 15 a 20 Da 10 a 15 Da 5 a 10 Da 0 a 5 1 abitanti comune × area perim% × utilizz.% / area centro abitato × 100 = 130,64 andamento decrescente 1 Fonte: ISTAT 2011174 Da 0 a 2 0,50 Crescita >8 Crescita zero Da 6 a 8 Da 4 a 6 Da 2 a 4 E ENA 5,25 Vmax di rif.: 7 75 A Alta: > 70 Media: 41-70 Bassa: 0-40 Tabella 4.27 – Matrice esposizione per il centro storico di Loreto (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici precedenti). Come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.6) l’indicatore “indice da matrice esposizione”, che compare all’interno della matrice per determinare l’indice di esposizione, si ottiene da una “sottomatrice” (Tabella 4.28) che utilizza i dati relativi a informazioni storico-politichesociali del centro storico analizzato (in questo caso Loreto). Come mostra la Tabella 4.28 il valore 1 “attiva” il peso corrispondente: in questo modo viene restituito un indice (variabile da 1 a 17) dato dalla somma di tutti i pesi attivati. 174 http://demo.istat.it/pop2011/index.html, dicembre 2013; http://dawinci.istat.it/MD/dawinciMD.jsp?a1=m0GG0c0I0&a2=mG0Y8048f8&n=1UH90T09OG0& v=1UH07B07SC40000, dicembre 2013. Capitolo 4 | 247 0,5 0,75 1 1 0 0 0 1 0 0 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 Indice da matrice esposizione TOTALE (coefficienti “attivi” × peso) 0,25 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 epoca contemporanea (XX sec d.C.) epoca romana (da metà VIII sec a.C. al VI sec d.C.) 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 epoca moderna (dal XVI al XIX sec d.C.) epoca preromana (fino alla metà del VIII sec a.C.) Pesi Esposizione > Epoca di fondazione Sviluppi e trasformazioni Epoca di massima espansione Presidio militare Centro con caratteristiche produttive Centro con preminenti funzioni religiose Centro con preminenti funzioni culturali Porto Residenza imperiale Centro termale o di soggiorno Località interessata da itinerari religiosi Località interessata da itinerari mercantili Località interessata da itinerari armentizi Sede di università principale Sede di università secondaria Località interessata da vie di posta principali Località interessata dal Gran Tour epoca medievale (dal VII al XV sec d.C.) MATRICE ESPOSIZIONE (informazioni storico-politico-sociali) 0,50 0,75 0,75 0,75 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0,75 4,50 Tabella 4.28 – Matrice esposizione per il centro storico di Loreto. Loreto è stata ed è attualmente una località fortemente interessata da itinerari religiosi per via della presenza della Santa Casa all’interno della Basilica-Santuario; per questo motivo sono presenti due indicatori pari a 1 per la singola voce “località interessata da itinerari religiosi”. In questo caso, trattandosi della matrice Esposizione viene preso in considerazione per il calcolo l’indicatore che corrisponde alla data più vicina nel tempo. La normalizzazione di questa componente è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente esposizione che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 7 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 7) la classe di rischio massima (alta), quindi con valore pari a 1. L’indice normalizzato di esposizione (E) per Loreto è così determinato: ELoreto 5,25 Emax di rif. 7 ELoreto normalizzato E NA ELoreto 5,25 75% Emax di rif. 7 A tale valore corrisponde una classe di rischio alta (A). 248 | Capitolo 4 4.2.3.7. Valore La Tabella 4.29 rappresenta la matrice con i 6 indicatori necessari alla determinazione dell’indice di valore (V). CODICE DA SCHEDA CENTRO STORICO INDICATORI A2.3 - INDICE PER NUMERO BENI ARCHITETTONICI A2.3 - INDICE PER QUALITÀ E NUMERO DI BENI ARCHITETTONICI Alta A 1 Valore MATRICE DEI PUNTEGGI Medio-Alta Media Medio-Bassa B C D 0,75 0,50 0,25 > 32 Da 24 a 32 Da 16 a 24 > 20 Da 15 a 20 Da 10 a 15 Citato con voce propria A2.4 - TOURING A2.4 - EMERGENZE CITATE DAL TOURING CLUB ITALIANO A.3 - INDICE DA VALORE MATRICE A3.6 FESTE Bassa E 0 PUNTEGGIO Loreto Da 8 a 16 Da 0 a 8 1 Fonte: SIT Provincia. Da 5 a 10 Da 0 a 5 1 Fonte: SIT Provincia Non citato 1 Fonte: www.touringclub.com Fonte: www.touringclub.com Citato > 16 Da 12 a 16 Da 8 a 16 Da 4 a 8 Da 0 a 4 0 Da 3,2 a 4 Da 2,4 a 3,2 Da 1,6 a 2,4 Da 0,8 a 1,6 Da 0 a 0,8 0,50 Da 2 a 4 0 Da 6 a 8 Da 6 a 4 INDICATORE DI VALORE INDICATOREDI VALORE NORMALIZZATO % CLASSE DI VALORE V 3,50 VNA 58,33 M NOTE 1. Pellegrinaggio Macerata-Loreto 2. Festa della birra Vmax di rif.: 6 Alta: > 70 Media: 41-70 Bassa: 0-40 Tabella 4.29 – Matrice valore per il centro storico di Loreto (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici precedenti). L’indicatore “indice per qualità e numero di beni architettonici” è determinabile, come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.7) attraverso una “sottomatrice” nella quali i beni architettonici vengono divisi in 5 classi differenti a ognuna delle quali è associato un peso (Tabella 4.30). PESO × n. EDIFICI Religioso 1 10 10 Infrastrutturale 0,75 1 0,75 Civile 0,5 68 34 Difensivo 0,25 9 2,25 Funerario 0 0 0 Indice per qualità e numero beni architettonici 47 Tabella 4.30 – Matrice beni architettonici per il centro storico di Loreto. TIPOLOGIA BENE ARCHITETTONICO PESO n. EDIFICI L’indicatore “indice da valore matrice”, si ottiene anch’esso da una “sottomatrice” (Tabella 4.31) identica a quella utilizzata per la determinazione di un indicatore della componente esposizione (Tabella 4.28); l’unica differenza sta nell’inversione dei pesi. Capitolo 4 | 249 0,5 0,25 0 1 0 0 0 1 0 0 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 Indice da matrice esposizione TOTALE (coefficienti “attivi” × peso) 0,75 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 epoca contemporanea (XX sec d.C.) epoca romana (da metà VIII sec a.C. al VI sec d.C.) 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 epoca moderna (dal XVI al XIX sec d.C.) epoca preromana (fino alla metà del VIII sec a.C.) Pesi Esposizione > Epoca di fondazione Sviluppi e trasformazioni Epoca di massima espansione Presidio militare Centro con caratteristiche produttive Centro con preminenti funzioni religiose Centro con preminenti funzioni culturali Porto Residenza imperiale Centro termale o di soggiorno Località interessata da itinerari religiosi Località interessata da itinerari mercantili Località interessata da itinerari armentizi Sede di università principale Sede di università secondaria Località interessata da vie di posta principali Località interessata dal Gran Tour epoca medievale (dal VII al XV sec d.C.) MATRICE ESPOSIZIONE (informazioni storico-politico-sociali) 0,50 0,25 0,25 0,25 0 0 0 0 0 0 0,50 0 0 0 0 0 0,25 2,00 Tabella 4.31 – Matrice valore per il centro storico di Loreto. La normalizzazione di questa componente è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente valore che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 6 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 6) la classe di rischio massima (alta), quindi con valore pari a 1. L’indice normalizzato di valore (V) per Loreto è così determinato: VLoreto 3,50 Vmax di rif. 6 VLoreto normalizzato V NA VLoreto 3,50 58,33% Vmax di rif. 6 A tale valore corrisponde una classe di rischio media (M). 4.2.3.8. Risultati Le 4 componenti di Vulnerabilità (edificato, assetto urbano, servizi pubblici e attività economiche), la componente Esposizione e la componente Valore, insieme alla componente Pericolosità da cui in questa metodologia si prescinde, contribuiscono al Rischio sismico (§ 2.1.1.8, § 2.2.1.1) con i valori normalizzati ottenuti in conclusione a ogni matrice. L’Indice di Rischio per il centro storico di Loreto è riportato in Tabella 4.32. 250 | Capitolo 4 Contributo al Rischio Peso Classe Indice normalizzato Componenti di Rischio indice massimo di riferimento Indice Sintesi dei risultati Vulnerabilità dell’edificato 8 18 44,44 B 44,44 Vulnerabilità dell’assetto urbano 3,50 8 43,75 B 43,75 1 Vulnerabilità dei servizi pubblici 2,12 98,4 2,15 B 2,15 Vulnerabilità delle attività economiche 0,09 2,034 4,41 B 4,41 Esposizione 5,25 7 75 A 0,5 37,50 Valore 3,50 6 58,33 M 0,3 17,50 149,75 Indice di rischio R Indice di rischio normalizzato RN (Rmax di rif. = 480) 31,20% Tabella 4.32 – Tabella di sintesi dei risultati e valutazione del rischio del centro storico di Loreto. 100% 90% 80% 75% 70% 58,30% 60% 50% 40% 44,44% 43,75% 30% Valore classe MEDIA 4,41% Esposizione classe ALTA 2,15% V. Att. Economiche classe BASSA V. Assetto urbano classe BASSA V. Edificato classe BASSA 0% V. Servizi pubblici classe BASSA 20% 10% Grafico 4.9 – Sintesi dei risultati per il centro storico di Loreto. Il Grafico 4.9, mostra una sintesi dei risultati per il centro storico di Loreto secondo il nuovo criterio di normalizzazione (spiegato al § 2.2.1.1): sono riportati in grigio il valore dell’Indice di Vulnerabilità / Esposizione / Valore, e in una scala di intensità di rosso il range di definizione delle Classi di Vulnerabilità / Esposizione / Valore definite per ogni componente nei paragrafi precedenti (§ 4.1.3.2-4.1.3.7). Capitolo 4 | 251 4.3. Il centro storico di Corinaldo Il centro storico di Corinaldo nasce, nella sua forma di centro murato (castra), a partire dal risveglio economico del XI secolo, con la dissoluzione dei nuclei urbani che erano sorti in epoca romana a fondovalle, lungo le vie di maggior transito. I nuovi insediamenti diffondevano nelle zone strategicamente più difendibili, quindi lungo dorsali o in cima a poggi a seconda della morfologia del luogo. È quindi al periodo medievale (XI-XIV sec) che risale l’originario tessuto urbano della città, con una edificazione che si adatta tipicamente alla natura geografica del sito, disponendosi lungo le isoipse del terreno. In particolare a Corinaldo la forte pendenza del terreno, soprattutto nel versante orientale, offre a quegli isolati che vi si appoggiano la caratteristica di avere fino a due piani seminterrati, per il notevole dislivello fra le strade che corrono ai piedi dei due fronti longitudinali. Il fronte a valle presenta quindi un’altezza “sproporzionata” rispetto alla larghezza della strada (larghezza massima 3m). Dal punto di vista strutturale gli edifici risalenti al tessuto medievale sono principalmente aggregati in linea, in reciproca contiguità strutturale, frutto di addossamenti successivi a partire da un edificio originario oppure frutto di intasamento degli spazi liberi con o senza ammorsamento delle pareti perimetrali. All’interno dell’isolato, ad asse parallelo alla strada, si susseguono così fino a 16 edifici (unità omogenee distinguibili da quelle adiacenti per tipologia costruttiva, differenza di altezza, sfalsamento dei piani, materiali), che quasi sempre coincidono con i mappali catastali. Lo sviluppo planimetrico delle singole unità è in direzione perpendicolare alla facciata, più accentuato negli edifici che nascono plausibilmente per intasamento di vuoti. Tra Quattro e Cinquecento poi la quasi totalità dei centri urbani delle aree medio e altocollinari da un lato provvede al rafforzamento del sistema difensivo trecentesco con incremento di opere bastionate, mura e casseri, e adeguamento delle strutture militari esistenti ai nuovi criteri balistici di difesa; dall’altro opera un ampliamento del circuito murario della città fino a comprendere nuovi quartieri residenziali, sotto la sollecitazione di una spinta demografica generata dalla più serena condizione economica 175. All’edificato medievale rispettoso della natura geografica del sito, si accosta dal 1484-1490 un nuovo quartiere a tracciato più regolare, con sviluppo a pettine su 5 direttrici che si sventagliano a incontrare il nuovo tratto del Corso, di larghezza notevolmente più ampia dei vicoli trecenteschi, innestato su quello antico fino a uscirne sulla Porta Nuova (Figura 4.38). Questo nuovo tessuto urbano è costituito da residenze aggregate a schiera di sviluppo planimetrico più regolare e limitato rispetto al tessuto medievale, di altezza fuori terra maggiore (3 o 4 piani), senza notevoli dislivelli tra i fronti. In questo tessuto storico tradizionale, nel Settecento si inserisce una evoluzione generale del lessico architettonico, con la sostituzione puntuale di singoli elementi in palazzi signorili, il rinnovo decorativo delle facciate, e la trasformazione, entro la maglia viaria esistente, di interi comparti edilizi. Gli edifici, con struttura portante in muratura piena, talvolta a sacco, hanno subìto nel corso dei secoli rimaneggiamenti, consistenti soprattutto in collegamento dei solai lignei alle pareti verticali mediante capichiave, sostituzione dei solai in legno con solai in putrelle e 175 Anselmi S. (a cura di), 1987. 252 | Capitolo 4 tavellonato oppure in latero-cemento (anni ‘70), e impianto di tiranti di contenimento delle facciate, le cui teste sono visibili dall’esterno. Negli ultimi anni non sono mancate apposizioni di cordoli in calcestruzzo armato in copertura, più raramente a cerchiatura dei solai di piano. Ma la tipologia costruttiva più ricorrente è costituita da muratura in laterizi pieni, e solai di piano in struttura lignea e pianellato. L’ammorsamento tra le pareti della scatola muraria risulta di difficile rilievo laddove vi sia perfetta continuità delle pareti di facciata. Figura 4.38 – Catasto gregoriano del Comune di Corinaldo (1816)176. 4.3.1. Sismicità storica Il territorio di Corinaldo, secondo i dati dall’INGV, è stato storicamente interessato da 32 eventi sismici, di intensità al sito valutata tra il II e il IX grado della scala MCS. La Tabella 4.33 mostra i terremoti che nell’ultimo millennio hanno interessato il territorio di Corinaldo (http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11/query_place/, novembre 2013). Come per Senigallia e Loreto si deduce che pochi tra questi 32 eventi si sono verificati nelle dirette vicinanze di Corinaldo, e le zone epicentrali distano molti chilometri dalla zona di cui ci occupiamo in questa sede; alcuni di questi infatti non sono stati addirittura percepiti (precisamente gli eventi verificatisi negli anni 1898, 1907, 1911, 1971, 1986, 1993 e 2006). I terremoti che hanno maggiormente interessato l’area corinaldese sono otto (Tabella 4.33 evidenziati in giallo), aventi un’intensità al sito compresa tra il VI e il IX grado MCS, avvenuti negli anni 1727, 1781, 1897, 1924, 1930, 1972 e 1998 (Grafico 4.10). 176 disponibile on-line all’indirizzo http://www.cflr.beniculturali.it/Gregoriano/s_mappette.php?Provincia=Ancona&Territorio=Corinaldo &Denominazione=Corinaldo&Mappa=32&Descrizione=&Sezione=%20&Soggetto, novembre 2013. Capitolo 4 | 253 Storia sismica di Corinaldo [43,649, 13,048] Numero di Eventi: 32 Effetti In occasione del terremoto del: I Anno Me Gi Or Ax Np Io Mw 6 1727 12 14 19:45 S.LORENZO IN CAMPO 32 7 5.19 ±0.42 5-6 1741 04 24 09:00 FABRIANESE 145 9 6.21 ±0.13 6-7 1781 06 03 CAGLIESE 157 10 6.42 ±0.13 7 1897 09 21 ADRIATICO CENT. 44 7 5.46 ±0.27 3 1897 12 18 07:24:20 Appennino umbro-marchigiano 132 7 5.13 ±0.14 NF 1898 08 25 VISSO 66 7 5.04 ±0.29 NF 1907 01 23 00:20 Adriatico centrale 93 5.06 ±0.15 NF 1911 09 13 22:29 Chianti 115 7 5.19 ±0.14 4-5 1916 08 16 07:06 Alto Adriatico 257 6.14 ±0.14 4 1919 06 29 15:06:12 Mugello 566 10 6.29 ±0.09 2 1922 06 08 07:47 CALDAROLA 52 6 4.89 ±0.19 6 1924 01 02 08:55:08 Medio Adriatico 76 7-8 5.36 ±0.16 6-7 1930 10 30 07:13:13 SENIGALLIA 263 8 5.81 ±0.09 2 1948 06 13 06:33:31 Valtiberina 142 7 5.05 ±0.14 NF 1971 10 04 16:43:33 NORCIA 43 4.99 ±0.16 7 1972 02 04 02:42:19 Medio Adriatico 75 4.86 ±0.29 7 1972 02 04 09:18:30 Medio Adriatico 56 4.58 ±0.29 3-4 1979 09 19 21:35:37 Valnerina 694 8-9 5.86 ±0.09 3-4 1980 11 23 18:34:52 Irpinia-Basilicata 1394 10 6.89 ±0.09 3-4 1984 04 29 05:02:60 GUBBIO/VALFABBRICA 709 7 5.65 ±0.09 3 1984 05 07 17:49:43 Appennino abruzzese 912 8 5.89 ±0.09 2-3 1984 05 11 10:41:50 Appennino abruzzese 342 5.50 ±0.09 NF 1986 10 13 05:10:01 Appennino umbro-marchigiano 322 5-6 4.65 ±0.09 3 1987 07 03 10:21:58 PORTO SAN GIORGIO 359 5.09 ±0.09 NF 1993 06 05 19:16:17 GUALDO TADINO 326 6 4.74 ±0.09 5 1997 09 26 00:33:13 Appennino umbro-marchigiano 760 5.70 ±0.09 5-6 1997 09 26 09:40:27 Appennino umbro-marchigiano 869 8-9 6.01 ±0.09 4-5 1997 10 03 08:55:22 Appennino umbro-marchigiano 490 5.25 ±0.09 4-5 1997 10 06 23:24:53 Appennino umbro-marchigiano 437 5.46 ±0.09 4-5 1997 10 14 15:23:11 Appennino umbro-marchigiano 786 7-8 5.65 ±0.09 6 1998 03 26 16:26:17 Appennino umbro-marchigiano 408 6 5.29 ±0.09 NF 2006 04 10 19:03:36 Maceratese 211 5 4.51 ±0.10 Legenda: I: intensità avvertita al sito in considerazione (MCS); Me: mese; Gi: giorno; Or: ora in GMT; Ax: Area epicentrale in cui sono stati riscontrati gli effetti maggiori del terremoto; Np: n. di punti, n. di osservazioni macrosismiche disponibili per il terremoto; Io: intensità massima (MCS); Mw: magnitudo momento. Tabella 4.33 – Storia sismica di Corinaldo (dall’anno 1000 al 2006). 254 | Capitolo 4 Intensità MCS anni Grafico 4.10 – Cronologia e intensità al sito dei terremoti localizzati nel territorio di Corinaldo. 4.3.2. Pericolosità sismica di base Il Comune di Corinaldo (AN) si trova in zona sismica 2 (medio rischio simico). Ai fini di una precisa definizione dei valori attesi dell’accelerazione massima al suolo ag il Comune di Corinaldo non rientra tra i 10751 nodi del territorio nazionale. Ciò significa che il periodo di ritorno TR degli edifici non corrisponde a nessuno dei 9 valori di TR considerati nella pericolosità sismica di base. La Circolare alle NTC 2008 consiglia allora il calcolo dei parametri ag, Fo, Tc* come media pesata dei valori assunti dai 4 vertici, con pesi inversamente proporzionali alle distanze di essi dal punto in questione. Come per i comuni di Senigallia e Loreto (§ 4.1.2, § 4.2.2), la pericolosità sismica è stata valutata puntualmente con il foglio di calcolo fornito dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (Figura 4.39, Tabella 4.34, Grafico 4.11). Figura 4.39 – Localizzazione del Comune di Corinaldo all’interno del reticolo di riferimento e individuazione della Latitudine e Longitudine. Capitolo 4 | 255 TR [anni] ag [g] 30 0,051 50 0,066 72 0,078 101 0,092 140 0,109 201 0,128 Salvaguardia della Vita (SLV) 475 0,185 Collasso (SLC) 975 0,244 2475 0,345 Tabella 4.34 – Valori del parametro ag per periodi di ritorno TR di riferimento. Stato Limite Operatività (SLO) Danno (SLD) Grafico 4.11 – Valori del parametro ag per periodi di ritorno TR di riferimento. 4.3.3. Pericolosità sismica locale Ai fini della valutazione della pericolosità sismica del centro storico, il valore di accelerazione al suolo attesa ag fornito dalla normativa per le varie categorie topografiche e stratigrafiche non è sufficiente a rilevare l’eventuale presenza di condizioni locali (litostratigrafiche e morfologiche) che possono modificare sensibilmente le caratteristiche del moto sismico atteso. La microzonazione sismica ha lo scopo di riconoscere a una scala sufficientemente grande (scala comunale o sub comunale) tali eventuali condizioni locali, per poter determinare la pericolosità sismica locale, utile strumento di base per la programmazione di riduzione del rischio sismico. Negli ultimi anni campagne di microzonazione sismica sono state condotte sul territorio regionale, interessando i Comuni di Cagli, Offida, Treia, Serra de’ Conti e due importanti aree costiere: il tratto Fano-Senigallia e il tratto Civitanova Marche-Pedaso. Per il centro storico di Corinaldo non esistono attualmente studi di microzonazione sismica. D’altra parte, osservazioni in situ, documenti storici e testimonianze dirette evidenziano la possibilità di fenomeni di instabilità del terreno, soprattutto in corrispondenza dei versanti meridionale e orientale del centro storico, a valle del circuito murario, con effetti all’interno del perimetro dello stesso: quadri fessurativi importanti interessano il Torrione del Calcinarlo e l’edificio posto a ridosso del tratto delle mura del mezzogiorno (Figure 4.40, 4.41). Instabilità recidiva, vista la presenza in archivio di documenti che si riferiscono a 256 | Capitolo 4 crolli dell’edificio coinvolto e del tratto di mura di levante che insiste sullo stesso terreno177. Lo stralcio di Piano di Assetto Idrogeologico 178 (Figura 4.42) descrive tutto il territorio del centro storico come area in frana con rischio R4 (rischio idrogeologico molto elevato) e pericolosità P, a conferma delle osservazioni precedentemente espresse. Tuttavia la mancanza di studi di microzonazione sismica che comprovino le reali condizioni locali di amplificazione pone il limite alla valutazione della pericolosità sismica per la determinazione del rischio sismico. Per questa ragione, nell’auspicio che le campagne di microzonazione sismica interessino presto anche il territorio di Corinaldo, il presente studio si concentrerà, a partire dai successivi capitoli, esclusivamente sulla componente Vulnerabilità a scala urbana, prescindendo da eventuali effetti locali di riduzione o amplificazione del rischio. a b c Figura 4.40 – a) b) Quadro fessurativo del Torrione del Calcinaro; c) problemi di infiltrazione nelle mura meridionali all’innesto tra circuito medievale e ampliamento rinascimentale. 177 Già in epoca fascista la rivista locale Corinaltum, così denunciava: “[…] è indispensabile costruire parallelamente alle mura, per tutto il loro sviluppo, nella parte interna, una rete di fognatura per impedire che le acque, di qualunque provenienza siano, abbiano a penetrare fra le mura ed il terreno, come attualmente avviene in più punti. Lungo le mura di levante, per la lunghezza di una trentina di metri, da fori all’uopo lasciati e da connessure, si nota perennemente l’uscita di acqua”. Inoltre in Mariano F. (a cura di), 1989, p.145, si legge: “nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 1827 si ha il gravissimo crollo di un consistente tratto delle mura del gioco del pallone, che trascinano nella rovina parte della strada ed alcune abitazioni soprastanti”. 178 Tav.A/4 PAI (territorio urbano 1) modificata secondo Delibera di Giunta Provinciale n.436 del 25/7/2006, consultabile on-line all’indirizzo http://www.corinaldo.it/servizi/Menu/dinamica.aspx?idSezione=17227&idArea=17232&idCat=1911 6&ID=19898&TipoElemento=Categoria, gennaio 2014. Capitolo 4 | 257 Figura 4.41 – Stralcio aerofotogrammetrico (scala 1:2000) con individuazione della zona in cui sono stati riscontrati effetti di possibile instabilità del terreno. Evidenziati in rosso i manufatti attualmente dissestati. Figura 4.42 – Stralcio di Tav.A/4, Piano di Assetto Idrogeologico del Comune di Corinaldo, (agosto 2006), scala 1:2000. Corinaldo, come molti altri centri storici marchigiani e italiani in genere, è caratterizzato dalla presenza di numerose cavità sotterranee che si sviluppano nel sottosuolo al di sotto dell’edificato. Queste cavità, che nel caso di Corinaldo erano presumibilmente utilizzate come di deposito di derrate alimentari, possono avere una forma più o meno regolare, possono essere di dimensioni più o meno ampie e possono avere una profondità variabile (Figura 4.43). È anche la presenza di tali strutture ipogee nel sottosuolo che potrebbe 258 | Capitolo 4 contribuire alla caratterizzazione della pericolosità sismica locale del centro storico, ed è per questo che dovrebbero essere tenute in considerazione nello studio della micro zonazioni sismica dello specifico territorio. Piazza il Terreno (stessa quota di Vicolo dei Fontini) 4,23 Quota da Vicolo dei Fontini 1,8 2,73 Ingresso struttura ipogea 1,59 0,15 1° 2° 0,3 3° 4° 5° 3,82 6° 7° 8° 1,22 9° 10° 0,3 0.93 0,58 13° 0,35 12° 1,6 11° M. A2 14° 15° 1° LIVELLO Figura 4.43 – Mappatura delle grotte visitate e rilevate nel centro storico di Corinaldo e sezione di una di esse179. 4.3.4. Valutazione a scala urbana (il metodo SAVE) Nei paragrafi che seguono (§ 4.3.4.1-4.3.4.7) si descrive l’applicazione della metodologia SAVE per la valutazione del rischio sismico nei riguardi del centro storico di Corinaldo. Il centro storico considerato per questa valutazione è stato quello circondato dalle mura di cinta e definito dal piano particolareggiato esecutivo (ppe) del centro storico datato 1978; sono stati quindi esclusi i pochi aggregati extra-moenia. 4.3.4.1. Caratterizzazione del sistema urbano Le informazioni necessarie al fine della compilazione di tutte le matrici che caratterizzano le sei componenti che contribuiscono alla determinazione del rischio sismico, sono state desunte da varie fonti. Principalmente è stata consultata la banca dati della Provincia (SIT); i dati in essa mancanti sono stati poi ricavati dal piano particolareggiato del centro storico e da osservazioni e misure dirette in situ. La Tabella 4.35 riassume le informazioni che caratterizzano il sistema urbano del centro storico di Corinaldo. Indicatore u.m. Dato Tipologia insediamento codice 2 Sviluppo viario codice E Quota min Quota max Quota CS Differenza quote m s.l.m. m s.l.m. m s.l.m. m 170,00 203,00 186,50 33,00 179 Note Morfologia crinale o promontorio Sviluppo ad avvolgimento Fonte: SIT Provincia Fonte: SIT Provincia Lenci et al. (a cura di), 2013. Capitolo 4 | 259 Superficie perimetrata centro storico ha 4,60 Fonte: SIT Provincia sulla base della perimetrazione indicata nel pp. Fonte: SIT Provincia Superficie totale centro abitato ha 168,00 Rapporto percentuale % 2,74 tra area perimetrata e area del centro abitato Fonte: SIT Provincia n. edifici centro storico n. 204 Fonte: Tav. 22 ppe. Altezza media edifici m 10,40 Fonte: SIT Provincia Superficie media edifici mq 118,50 Superficie totale stimata degli edifici mq 24174,00 Fonte: Relazione ppe.. Volume totale stimato degli edifici mc 251409,60 Rapporto mc/mq 5,46 volume totale / area perimetrata Densità edificato del centro storico % 52,52 superficie totale / area perimetrata Abitanti Comune n. 5169 Tabella 4.35 – Sintesi dei dati che caratterizzano ogni sistema urbano del centro storico di Corinaldo (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). 4.3.4.2. Vulnerabilità dell’edificato La Tabella 4.36 rappresenta la matrice con i 18 parametri necessari alla determinazione dell’indice di vulnerabilità dell’edificato (VED): la normalizzazione effettuata fa riferimento a quella descritta nel capitolo 2 (§ 2.2.1.1). CODICE DA SCHEDA CENTRO STORICO INDICATORI A2.3 - EMERGENZE STORICO ARTISTICHE Alta A 1 Vulnerabilità dell'edificato MATRICE DEI PUNTEGGI Medio-Alta Media Medio-Bassa B C D 0,75 0,50 0,25 < 0,2 0 Fonte: SIT Provincia. Strade principali H/L =1 Tutte H/L <1 1 Fonte: osservazioni in situ; cartografia; Tav. ppe. Mediocre > 50 % Discreto > 50 % Buono ≥ 50 % 0,25 Pietra squadrata Pietra squadrata tufo Prevalenza laterizio Prevalenza sanitarie Prevalenza istruzione Prevalenza religiosa Prevalenza civile Tutte le altre 0,25 Prevalenza F (presenza frequente) Blocco regolare/ irregolare n.piani>2 Prevalenza P (presenza poco frequente) Prevalenza E (presenza sporadica) Prevalenza blocco irreg./ Reg./linea n.piani≤2 Prevalenza A (assenza) Tutti assenti 1 Prevalenza schiera/ corte n.piani>2 Prev. schiera/ corte n.piani<2 0,25 Infrastrutt. e servizi Contenitore di beni artistici > 0,8 ≥ 0,6 ≤ 0,8 ≥ 0,4 ≤ 0,6 ≥ 0,4 ≤ 0,2 Tutte H/L >1 Strade principali H/L >1 Tutte H/L =1 B2.2 - STATO DI CONSERVAZIONE Cattivo Pessimo >40% Cattivo Pessimo <40% B2.3 - MATERIALI PREVALENTI Pietra irregolare B2.4 - EDIFICI STRATEGICI E SPECIALI B3.1 - MODALITA' DI AGGREGAZIONE NOTE Fonte: Dettaglio beni architettonici SIT Provincia. civile B2.5 - ELEMENTI URBANI E BARRIERE PUNTEGGIO Corinaldo 0,75 religiosa B1.3 - CONSISTENZA AREA PERIM. / CENTRO ABITATO B2.1 - ELEMENTI SPAZIALI URBANI STRADE PRINCIPALI/STRADE SEONDARIE Bassa E 0 260 | Capitolo 4 Prev. Linea/ doppia linea n.piani>2 0,25 Fonte: osservazioni in situ . Fonte: osservazioni in situ . Fonte: Ufficio tecnico comunale Fonte: osservazioni in situ. Fonte: osservazioni in situ; Tav. ppe. Prevalenza testata angolo n.piani>2 Prevalenza testata angolo n.piani≤2 Prevalenza interno/ arretrato n.piani > 2 Prevalenza interno/ arretrato n.piani ≤ 2 Prevalenza interno n.piani ≤ 2 0,50 Fonte: Tav. ppe. B3.4 - INTERVENTI Ampliam. e sopraelevaz ≥20% Nessun intervento>30 % Manutenz. ≥ 30% Ristrutturaz >30% Sostituz in c.a./ restauro >30% 0,50 Fonte: pratiche edilizie presso ufficio tecnico comunale B3.5 UTILIZZAZIONE Abbandonati >20% Non utilizzati >20% Parzialmente utilizzati(meno di 3 mesi)>30% Parzialmente utilizzati(più di 3 mesi)>30% Utilizzati >60% 0 A3.6A CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (ETÀ) Prima del '19 >50% Tra il '19 e il '45 > 50% Tra il '45 e il '71 ≥ 20% Tra il '72 e '81 ≥ 20% 1 A3.6C CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (COPERTURA) Prevalenza copertura spingente Prevalenza copertura con più falde poco spingenti Prevalenza copertura ad 1 falda poco spingente Prevalenza copertura ad 1 falda non spingente Copertura piana 0,75 A3.6D CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (ORIZZONTAMENTI) Prevalenza deformabili e mal collegati Prevalenza deformabili e ben collegati Prevalenza rigidi e mal collegati Prevalenza rigidi e ben collegati 1 A3.6E CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (BUCATURE) A3.6F CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (EL.RINFORZO) A3.6H CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (REGOLARITÀ) Bucature estese s>30% su >30%degli edifici Catene contrafforti archi di coll. Tutti A Bucature estese s>30% su 2030% degli edifici Catene A contrafforti A Archi di coll. F-S Bucature estese s>30% su 1020% degli edifici bucature estese s>30% su <10% degli edifici Catene A contrafforti F-S Archi di coll.A Catene P contrafforti E Archi di coll. A Catene P contraff. P Archi di coll.P 0,25 Né planim né altimetrica >50% Non planim >50 % Prevalente solo planimetrica >50 % Prevalente solo altimetrica >50 % Tutte le altre 0 DENSITÀ DIFICATO >50% ≥0,4 ≤0,5 ≥0,3 ≤0,4 ≥0,2 ≤0,3 <0,2 1 B3.3 - POSIZIONE INDICATORE DI VULNERABILITÀ INDICATORE DI VULNERABILITÀ NORMALIZZATO % CLASSE DI VULNERABILITÀ EDIFICATO 0,50 VED VED NA 9,25 Fonte: ISTAT180 Fonte: Tavola consumo suolo SIT Provincia Fonte: osservazioni in situ; pratiche edilizie presso ufficio tecnico comunale Fonte: osservazioni in situ; pratiche edilizie presso ufficio tecnico comunale Fonte: Tav. ppe. (centro storico murato) Fonte: osservazioni in situ; immagini fotografiche. Fonte: ppe.; osservazioni in situ. Fonte: SIT Provincia Vmax di rif.: 18 51,39 B Alta: 86-100 Media: 71-85 Bassa: 50-70 Tabella 4.36 – Matrice di vulnerabilità dell’edificato del centro storico di Corinaldo (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili dalla tabella di sintesi dei dati caratterizzanti il sistema urbano (Tabella 4.35)). La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente vulnerabilità dell’edificato che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 18 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 18) la classe di rischio massima (alta), quindi con valore pari a 1. L’indice normalizzato di vulnerabilità dell’edificato (V ED) per Corinaldo è così determinato: VED _ Corinaldo 9,25 180 http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/prTavola.jsp?tav=130&liv=4&ua=042&sep=0&ist=0, dicembre 2013. Capitolo 4 | 261 VED _ max di rif. 18 NA VED _ Corinaldonormalizzato VED VED _ Corinaldo VED _ max di rif. 9,25 51,39% 18 A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B). 4.3.4.3. Vulnerabilità dell’assetto urbano La Tabella 4.37 rappresenta la matrice con gli 8 indicatori necessari alla determinazione dell’indice di vulnerabilità dell’assetto urbano (VAU). CODICE DA SCHEDA CENTRO STORICO INDICATORI Alta A 1 Vulnerabilità dell'assetto urbano MATRICE DEI PUNTEGGI Medio-Alta Media Medio-Bassa B C D 0,75 0,50 0,25 Bassa E 0 PUNTEGGIO Corinaldo NOTE > 600 Da 451 a 600 Da 301 a 450 Da 151 a 300 Da 0 a 150 0,25 Fonte: SIT Provincia A2.1 - MORFOLOGIA (TIPO DI INSEDIAMENTO) Crinale (cresta) Contro crinale - crinale Controcrinale (pendio) Fondovalle pianura Pianura 1 Fonte: SIT Provincia A2.2 - SVILUPPO VIARIO D-dedalo medievale L-policentrico Eavvolgimento B-Lineare H-parallelo Centrale 1 Fonte: SIT Provincia A2.1 - QUOTA DENSITÀ B3.1 AGGREGAZIONE B2.1 - RAPPORTO ALTEZZA EDIFICI/SEZIONE STRADALE > 50 % ≥40% ≤50 % ≥30% ≤40 % ≥20% ≤30 % < 20 % 1 Da 0,8 a 1 Da 0,6 a 0,8 Da 0,4 a 0,6 Da 0,2 a 0,4 Da 0 a 0,2 0,50 MM Mm UM Um 1 5 3 2 1 0 0 Turismoturismo prevalente Turismo terziario prevalente Industria artigianato Agricoltura artigianato industria prevalenti Agricolturaagricoltura prevalente 0,75 Fonte: ISTAT VAU 5,50 Vmax di rif.: 8 VAUNA 68,75 A1.3 - PONTI A1.6 CARATTERISTICA FUNZIONALE INDICATORE DI VULNERABILITÀ INDICATORE DI VULNERABILITÀ NORMALIZZATO % CLASSE DI VULNERABILITÀ EDIFICATO M Fonte: SIT Provincia Fonte: Tav. 18 ppe Fonte: osservazioni in situ; Tav. 22 ppe. Fonte: osservazioni in situ Alta: > 80 Media: 51-80 Bassa: 0-50 Tabella 4.37 – Matrice di vulnerabilità dell’assetto urbano del centro storico di Corinaldo (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili dalle matrici precedenti (Tabelle 4.35-4.36)). Come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.3) l’indicatore “aggregazione”, che compare all’interno della matrice per determinare l’indice di vulnerabilità dell’assetto urbano, si ottiene da una “sottomatrice” (Tabella 4.38) sommando i prodotti tra i vari rapporti percentuali e i pesi associati ala corrispondente tipologia di aggregazione. 262 | Capitolo 4 schiera schiera doppia linea linea doppia corte chiusa corte aperta blocco regolare blocco irregolare 72 5 72 7 16 3 7 17 Rapporto n. edifici/totale edificato 0,36 0,03 0,36 0,04 0,08 0,02 0,04 0,09 Totale181 199 1 Tipologia di aggregazione s sd l ld cc ca br bi n. edifici Peso 0,25 0,50 0,50 0,75 0,25 0,25 0,75 1 Punteggio Rapporto × Peso 0,09 0,01 0,18 0,03 0,02 0,004 0,03 0,09 0,446 Tabella 4.38 – Matrice di aggregazione per il centro storico di Corinaldo. Consultando la Tavola n.18 del ppe, che illustra le tipologie edilizie in esso presenti e le specifiche della fase di intervento riportate nella Relazione Illustrativa del ppe (pp.80-82), è stato possibile desumere che data la forma allungata degli aggregati (definiti “isolati” nella relazione illustrativa del ppe), ne segue che la maggior parte degli edifici sono aggregati a schiera o in linea: tipici del primo sistema di aggregazione sono gli edifici della parte medievale, mentre al secondo schema sono assimilabili gli edifici costruttivi in epoche successive soprattutto nella parte rinascimentale, ma anche con qualche inserimento nella parte medievale. Si è poi riscontrata la presenza di aggragati a corte chiusa (definiti a “corte interna” nella relazione illustrativa del PPE), alcuni di notevole valenza architettonica, altri con semplice funzione di pozzi di luce indispensabili per l’areazione dei locali che su di essi si affacciano (Figura 4.44). La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente vulnerabilità dell’assetto urbano che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 8 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 8) la classe di rischio massima (alta), quindi con valore pari a 1. L’indice normalizzato di vulnerabilità dell’assetto urbano (VAU) per Corinaldo è così determinato: VAU _ Corinaldo 5,50 VAU _ max di rif. 8 NA VAU _ Corinaldonormalizzato VAU VAU _ Corinaldo VAU _ max di rif. 5,50 68,75% 8 A tale valore corrisponde una classe di rischio media (M). 181 Il numero totale degli edifici in aggregato (199) differisce dal numero totale degli edifici (204) per la presenza degli edifici monumentali (3 chiese, palazzo del Municipio, Teatro), che sono stati esclusi dal parametro aggregazione in quanto tipologie edilizie del tutto differenti dagli edifici contigui. Capitolo 4 | 263 Figura 4.44 – Modalità di aggregazione degli aggregati edilizi del centro murato di Corinaldo. 4.3.4.4. Vulnerabilità dei servizi pubblici La Tabella 4.39 rappresenta la matrice con gli indicatori necessari alla determinazione dell’indice di vulnerabilità dei servizi pubblici (V SP). INDICATORI VALORE TOT.SERVIZI SANITÀ COMUNE 4 TOT.SERVIZI SANITÀ CS 1 TOT.SERVIZI PUBBLICI COMUNE 9 TOT.SERVIZI PUBBLICI CS 6 TOT.SCUOLE COMUNE 5 TOT.SCUOLE CS TOT.SERVIZI COMUNE 0 18 264 | Capitolo 4 NOTE n. 2 farmacie n. 1 asur n. 1 studio medico n.1 casa di riposo n. 1 farmacia n. 1 Municipio n. 1 polizia urbana n. 1 ufficio postale n. 1 ufficio informazioni n. 1 biblioteca n. 1 centro accoglienza giovani n. 1 struttura sportiva n. 1 caserma dei carabinieri n.1 autoparco n. 1 Municipio n. 1 polizia urbana n. 1 ufficio postale n. 1 ufficio informazioni n. 1 biblioteca n. 1 centro accoglienza giovani n. 1 asilo nido n. 2 scuole materne n. 1 scuola elementare n. 1 scuola media TOT.SERVIZI CS 7 SERVIZI “SENSIBILI” CS 7 TOT.SERVIZI CS / SERVIZI SENSIBILI CS 1 Servizi presenti in edifici in muratura all’interno del centro storico Servizi di base atti a garantire la funzionalità minima di un centro 1. municipio 2. poste 3. scuola elementare 4. scuola media 5. centro sanitario 5 SERVIZI STANDARD PESO p DEL CS 4,60 VSP INDICATORE DI VULNERABILITÀ INDICATORE DI VULNERABILITÀ % Vmax di rif.: 1,2 × 82 = 98,4 1,79 1,82 VSPNA Alta: > 70 Media: 41-70 Bassa: 0-40 B CLASSE DI VULNERABILITÀ SERVIZI PUBBLICI Tabella 4.39 – Tabella di vulnerabilità dei servizi pubblici del centro storico di Corinaldo (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo ricavabile per la vulnerabilità dei servizi pubblici che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), può essere assunto pari a 1,2 × a, in cui a è il numero totale dei servizi del Comune maggiore tra tutti i centri storici appartenenti al campione (che risulta, attualmente, il Comune di Senigallia (Tabella 4.7, § 4.1.4.4), in cui sono presenti 82 servizi). In questo modo si è in grado di massimizzare l’indicatore di riferimento, tenendo presente però che quello così calcolato non è un valore che può essere assunto in maniera assoluta come per le prime 3 componenti (vedi spiegazione al § 2.2.1.1). Tenendo in considerazione questa ipotesi, l’indice normalizzato di vulnerabilità dei servizi pubblici (VSP) per Corinaldo può essere così determinato: VSP _ Corinaldo 1,79 VSP _ max di rif. 1,2 82 98,4 VSP _ Corinaldonormalizzato VSPN VSP _ Corinaldo VSP _ max di rif. 1,79 1,82% 98,4 A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B). 4.3.4.5. Vulnerabilità delle attività economiche La Tabella 4.40 rappresenta la matrice con gli indicatori necessari alla determinazione dell’indice di vulnerabilità delle attività economiche (VAE). INDICATORI VALORE ABITANTI COMUNE 5169 UTILIZZAZIONE DEL CENTRO STORICO % 92,64 AREA PERIMETRATA CS (HA) AREA PERIM./AREA TOT.CENTRO ABITATO % AREA TOTALE STIMATA CENTRO ABITATO (HA) 4,60 2,74 168,00 NOTE fonte: ISTAT 2011182 fonte: ISTAT 2001183 182 http://demo.istat.it/pop2011/index.html, dicembre 2013. http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/isTavola.jsp?tav=020&liv=4&ua=042&sep=0&ist=0, dicembre 2013. 183 Capitolo 4 | 265 UNITÀ LOCALI INDUSTRIA_PESO=1 65 ADDETTI INDUSTRIA 621 UNITÀ LOCALI COMMERCIO_PESO=0,5 162 ADDETTI COMMERCIO 275 UNITÀ LOCALI ALTRI SERVIZI_PESO=0,8 205 ADDETTI ALTRI SERVIZI 574 CE COMUNE 310 TOTALE U.L. COMUNE 432 N.UNITÀ LOCALI INDUSTRIA CS STIMATO_PESO=1 1,78 N.UNITÀ LOCALI COMMERCIO CS STIMATO_PESO=0,5 4,44 N.UNITÀ LOCALI ALTRI SERVIZI CS STIMATO_PESO=0,8 5,62 TOTALE UNITÀ LOCALI CS STIMATO 11,84 8,49 CE CENTRO STORICO N.UNITÀ LOCALI MEDIO PROVINCIA 135,17 CE PROVINCIA PESO q 105,27 9,41 INDICATORE DI VULNERABILITÀ ECONOMICA INDICATORE DI VULNERABILITÀ NORMALIZZATO % VAE 0,0071 VAEN 0,35 B CLASSE DI VULNERABILITÀ ATTIVITÀ ECONOMICHE Fonte: Censimento ISTAT 2001 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Ce = ∑ (UL × peso) Tot.UL = ULIndustria + ULCommercio + ULAltri servizi n.unità locali Ind. Comune × (area perimetrata/area centro abitato) n.unità locali Commercio. Comune × (area perimetrata/area centro abitato) n.unità locali altri servizi Comune × (area perimetrata/area centro abitato) Ce = ∑ (UL × peso) Q = (n.attività comune × Ce comune) / (n.attività medie provinicia × Ce provincia) Ve = Q × ((tot.Ulcs x Ce cs) / (tot.UL comune × Ce comune)) Ve,max di rif: 2,034 Alta: >20 media: 11-20 Bassa: 0-10 Tabella 4.40 – Tabella di vulnerabilità delle attività economiche per il centro storico di Corinaldo (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). Nel caso delle attività economiche, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), non è possibile determinare un valore massimo assoluto con cui normalizzare l’indicatore derivante dalla matrice, in quanto tale valore massimo dipende da troppe variabili che costituiscono ognuna una caratteristica propria sia del centro storico sia della provincia di cui il centro fa parte. La normalizzazione in questo specifico caso è quella stabilita dalla metodologia SAVE, ovvero viene eseguita rapportando l’indice di vulnerabilità derivante dalla matrice del centro storico analizzato (in questo caso Corinaldo) con il valore massimo ottenuto per questa componente all’interno del campione. L’indice normalizzato di vulnerabilità delle attività economiche (VAE) per Corinaldo è quindi così determinato: VAE _ Corinaldo 0,0071 VAE _ max di rif. 2,034 → corrispondente al centro storico di Senise N VAE _ Corinaldonormalizzato VAE VAE _ Corinaldo VAE _ max di rif. 0,0071 0,35% 2,034 A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B). 266 | Capitolo 4 4.3.4.6. Esposizione La Tabella 4.40 rappresenta la matrice con i 7 indicatori necessari alla determinazione dell’indice di esposizione (E). CODICE DA SCHEDA CENTRO STORICO INDICATORI A1.6 CARATTERISTICA FUNZIONALE Alta A 1 Turistico turistico prevalente A1.3 - ACCESSO VIARIO Prevalenza comunali B3.5 UTILIZZAZIONE Utilizaz. >70% > 80 % edifici N.ABITANTI IN RELAZIONE AD AREA PERIMETRATA E UTILIZZAZIONE N.ABITANTI IN RELAZIONE AD AREA PERIMETRATA E UTILIZZAZIONE / AREA CENTRO ABITATO A3.4 - ANDAMENTO DEMOGRAFICO A.3.5 - INDICE DA MATRICE ESPOSIZIONE INDICATORE DI ESPOSIZIONE INDICATOREDI ESPOSZIONE NORMALIZZATO % CLASSE DI ESPOSIZIONE Esposizione MATRICE DEI PUNTEGGI Medio-Alta Media Medio-Bassa B C D 0,75 0,50 0,25 Turistico Industriale Agricolo - art. terziario artigianale ind. Prevalente prevalente prevalenza Prevalenza comunali e comunali e provinciali statali Utilizzaz. Utilizzaz. Utilizzaz. >70% >70% Da 40% >70% Da 20% DA 60 a 80% a 60% edifici a 40% edifici edifici PUNTEGGIO Corinaldo NOTE 0,75 Fonte: ISTAT Prevalenza statali 0,75 Fonte: SIT Provincia Utilizzaz. >70% Da 0 a 20% edifici 1 Fonte: ISTAT Bassa E 0 Agricolo agricolo prevalente >2400 abitanti da 1800 a 2400 abitanti da 1200 a 1800 abitanti da 600 a 1200 abitanti da 0 a 600 abitanti 0 abitanti comune × area perim% × utilizz.% = 131 > 20 Da 15 a 20 Da 10 a 15 Da 5 a 10 Da 0 a 5 1 abitanti comune × area perim% × utilizz.% / area centro abitato × 100 = 78,09 andamento decrescente 0 Fonte: ISTAT 2011184 Da 0 a 2 0,25 Crescita >8 Crescita zero Da 6 a 8 Da 4 a 6 Da 2 a 4 E 3,75 ENA 53,57 M Vmax di rif.: 7 Alta: > 70 Media: 41-70 Bassa: 0-40 Tabella 4.41 – Matrice esposizione per il centro storico di Corinaldo (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici precedenti). Come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.6) l’indicatore “indice da matrice esposizione”, che compare all’interno della matrice per determinare l’indice di esposizione, si ottiene da una “sottomatrice” (Tabella 4.42) che utilizza i dati relativi a informazioni storico-politichesociali del centro storico analizzato (in questo caso Corinaldo). Come mostra la Tabella 4.42 il valore 1 “attiva” il peso corrispondente: in questo modo viene restituito un indice (variabile da 1 a 17) dato dalla somma di tutti i pesi attivati. 184 http://demo.istat.it/pop2011/index.html, dicembre 2013; http://dawinci.istat.it/MD/dawinciMD.jsp?a1=m0GG0c0I0&a2=mG0Y8048f8&n=1UH90T09OG0& v=1UH07B07SC40000, dicembre 2013. Capitolo 4 | 267 0,5 0,75 1 0 0 0 1 0 0 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Indice da matrice esposizione TOTALE (coefficienti “attivi” × peso) 0,25 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 epoca contemporanea (XX sec d.C.) epoca romana (da metà VIII sec a.C. al VI sec d.C.) 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 epoca moderna (dal XVI al XIX sec d.C.) epoca preromana (fino alla metà del VIII sec a.C.) Pesi Esposizione > Epoca di fondazione Sviluppi e trasformazioni Epoca di massima espansione Presidio militare Centro con caratteristiche produttive Centro con preminenti funzioni religiose Centro con preminenti funzioni culturali Porto Residenza imperiale Centro termale o di soggiorno Località interessata da itinerari religiosi Località interessata da itinerari mercantili Località interessata da itinerari armentizi Sede di università principale Sede di università secondaria Località interessata da vie di posta principali Località interessata dal Gran Tour epoca medievale (dal VII al XV sec d.C.) MATRICE ESPOSIZIONE (informazioni storico-politico-sociali) 0,25 0,50 0,50 0,50 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 2,75 Tabella 4.42 – Matrice esposizione per Corinaldo. Corinaldo è meta di pellegrinaggi dal 1950 per essere paese natale di Santa Maria Goretti (1900-1912), e per custodirne reliquia nel Santuario di Santa Maria Goretti. La normalizzazione di questa componente è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente esposizione che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 7 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 7) la classe di rischio massima (alta), quindi con valore pari a 1. L’indice normalizzato di esposizione (E) per Corinaldo è così determinato: ECorinaldo 3,75 Emax di rif. 7 ECorinaldonormalizzato E NA ECorinaldo 3,75 53,57% Emax di rif. 7 A tale valore corrisponde una classe di rischio media (M). 4.3.4.7. Valore La Tabella 4.43 rappresenta la matrice con i 6 indicatori necessari alla determinazione dell’indice di valore (V). 268 | Capitolo 4 CODICE DA SCHEDA CENTRO STORICO INDICATORI A2.3 - INDICE PER NUMERO BENI ARCHITETTONICI A2.3 - INDICE PER QUALITÀ E NUMERO DI BENI ARCHITETTONICI Alta A 1 Valore MATRICE DEI PUNTEGGI Medio-Alta Media Medio-Bassa B C D 0,75 0,50 0,25 > 32 Da 24 a 32 Da 16 a 24 > 20 Da 15 a 20 Da 10 a 15 Citato con voce propria A2.4 - TOURING A2.4 - EMERGENZE CITATE DAL TOURING CLUB ITALIANO A.3 - INDICE DA VALORE MATRICE A3.6 FESTE Bassa E 0 PUNTEGGIO Corinaldo Da 8 a 16 Da 0 a 8 0,50 Fonte: SIT Provincia. Da 5 a 10 Da 0 a 5 0,25 Fonte: SIT Provincia Non citato 1 Fonte: www.touringclub.com Fonte: www.touringclub.com Citato > 16 Da 12 a 16 Da 8 a 16 Da 4 a 8 Da 0 a 4 0,25 Da 3,2 a 4 Da 2,4 a 3,2 Da 1,6 a 2,4 Da 0,8 a 1,6 Da 0 a 0,8 0,50 Da 2 a 4 0 Da 6 a 8 Da 6 a 4 INDICATORE DI VALORE INDICATOREDI VALORE NORMALIZZATO % CLASSE DI VALORE V 2,50 VNA 41,67 M NOTE 1. Contesa del pozzo della polenta (luglio) 2. Festa delle streghe (ottobre) Vmax di rif.: 6 Alta: > 70 Media: 41-70 Bassa: 0-40 Tabella 4.43 – Matrice valore per il centro storico di Corinaldo (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici precedenti). L’indicatore “indice per qualità e numero di beni architettonici” è determinabile, come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.7) attraverso una “sottomatrice” nella quali i beni architettonici vengono divisi in 5 classi differenti a ognuna delle quali è associato un peso (Tabella 4.44). PESO × n. EDIFICI Religioso 1 4 4 Infrastrutturale 0,75 0 0 Civile 0,5 6 3 Difensivo 0,25 9 2,25 Funerario 0 0 0 Indice per qualità e numero beni architettonici 9,25 Tabella 4.44 – Matrice beni architettonici per il centro storico di Corinaldo. TIPOLOGIA BENE ARCHITETTONICO PESO n. EDIFICI L’indicatore “indice da valore matrice”, si ottiene anch’esso da una “sottomatrice” (Tabella 4.45) identica a quella utilizzata per la determinazione di un indicatore della componente esposizione (Tabella 4.42); l’unica differenza sta nell’inversione dei pesi. Capitolo 4 | 269 0,5 0,25 0 0 0 0 1 0 0 1 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Indice da matrice esposizione TOTALE (coefficienti “attivi” × peso) 0,75 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 epoca contemporanea (XX sec d.C.) epoca romana (da metà VIII sec a.C. al VI sec d.C.) 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 epoca moderna (dal XVI al XIX sec d.C.) epoca preromana (fino alla metà del VIII sec a.C.) Pesi Esposizione > Epoca di fondazione Sviluppi e trasformazioni Epoca di massima espansione Presidio militare Centro con caratteristiche produttive Centro con preminenti funzioni religiose Centro con preminenti funzioni culturali Porto Residenza imperiale Centro termale o di soggiorno Località interessata da itinerari religiosi Località interessata da itinerari mercantili Località interessata da itinerari armentizi Sede di università principale Sede di università secondaria Località interessata da vie di posta principali Località interessata dal Gran Tour epoca medievale (dal VII al XV sec d.C.) MATRICE ESPOSIZIONE (informazioni storico-politico-sociali) 0,75 0,50 0,50 0,50 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 2,25 Tabella 4.45 – Matrice valore per il centro storico di Corinaldo. La normalizzazione di questa componente è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente valore che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 6 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 6) la classe di rischio massima (alta), quindi con valore pari a 1. L’indice normalizzato di valore (V) per Corinaldo è così determinato: VCorinaldo 2,50 Vmax di rif. 6 VCorinaldonormalizzato V NA VCorinaldo 2,50 41,67% Vmax di rif. 6 A tale valore corrisponde una classe di rischio media (M). 4.3.4.8. Risultati Le 4 componenti di Vulnerabilità (edificato, assetto urbano, servizi pubblici e attività economiche), la componente Esposizione e la componente Valore, insieme alla componente Pericolosità da cui in questa metodologia si prescinde, contribuiscono al Rischio sismico (§ 270 | Capitolo 4 2.1.1.8, § 2.2.1.1) con i valori normalizzati ottenuti in conclusione a ogni matrice. L’Indice di Rischio per il centro storico di Corinaldo è riportato in Tabella 4.46. Contributo al Rischio Peso Classe Indice normalizzato Componenti di Rischio indice massimo di riferimento Indice Sintesi dei risultati Vulnerabilità dell’edificato 9,25 18 51,39 B 51,39 Vulnerabilità dell’assetto urbano 5,50 8 68,75 M 68,75 1 Vulnerabilità dei servizi pubblici 1,79 98,40 1,82 B 1,82 Vulnerabilità delle attività economiche 0,0071 2,034 0,35 B 0,35 Esposizione 3,75 7 53,57 M 0,5 26,79 Valore 2,50 6 41,67 M 0,3 12,50 161,59 Indice di rischio R Indice di rischio normalizzato RA (Rmax di rif. = 480) 33,66% Tabella 4.46 – Tabella di sintesi dei risultati e valutazione del rischio del centro storico di Corinaldo. Il Grafico 4.12, mostra una sintesi dei risultati per il centro storico di Corinaldo secondo il nuovo criterio di normalizzazione (spiegato al § 2.2.1.1): sono riportati in grigio il valore dell’Indice di Vulnerabilità / Esposizione / Valore, e in una scala di intensità di rosso il range di definizione delle Classi di Vulnerabilità / Esposizione / Valore definite per ogni componente nei paragrafi precedenti (§ 4.1.4.2-4.1.4.7). 100% 90% 80% 68,75% 70% 60% 50% 53,57% 51,39% 41,67% 40% 30% 20% Valore classe MEDIA 0,35% Esposizione classe MEDIA V. Assetto urbano classe MEDIA V. Edificato classe BASSA V. Servizi pubblici classe BASSA 1,82% 0% V. Att. Economiche classe BASSA 10% Grafico 4.12 – Sintesi dei risultati per il centro storico di Corinaldo. Capitolo 4 | 271 4.3.5. Valutazione a scala aggregato (il progetto SISMA) Come per Senigallia, anche per Corinaldo è stata valutata la vulnerabilità del centro storico a scala degli aggregati edilizi, seguendo quanto spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.2). Nella metodologia è stato considerato il centro storico murato; all’interno di esso l’individuazione degli aggregati è stata compiuta seguendo i contenuti del Piano Particolareggiato Esecutivo (ppe) in vigore dal 1978, relativo all’intero centro storico e messo a disposizione dall’Amministrazione Comunale. La numerazione degli aggregati stabilita dal ppe (Tavola n.4) è stata conservata: i numeri d’ordine sono compresi tra 1 e 37. Il numero totale degli isolati aumenta per la presenza di alcuni isolati ulteriormente suddivisi al loro interno 185, come i seguenti: - n.13: distinto in 13a, 13b e 13c in quanto si può affermare che l’isolato è nato dalla fusione di due isolati - n.14: distinto in 14a e 14b, anche in questo caso per la fusione di due isolati; - n.21: distinto in 21a, 21b, 21c costituite da elementi con caratteristiche omogenee. Inoltre il 21a rappresenta la tipologia edilizia a blocco, diversamente dalle restanti parti organizzate in linea. - n.28: suddiviso in 28a (sede del Palazzo Municipale, che non risulta oggetto della valutazione di vulnerabilità come specificato in seguito), 28b e 28c. - n.29: distinto in 29a, 29b, 29c, parti con caratteristiche diverse e tipologie edilizie diverse (il 29b è un aggregato organizzato a corte, gli altri in linea). - n.26, 27, 32, 33, 35: aggregati distinti in ulteriori parti fisicamente separate perché interposte a spazi aperti di pertinenza. Il centro storico si compone di un totale di 59 aggregati (Figura 4.45), alcuni dei quali sono tuttavia esclusi dalla valutazione in quanto rappresentanti l’edilizia specialistica, quali: - n.1a, 1b (Teatro ed abitazione contigua); - n.2a, 2b (Ex convento delle monache benedettine ed annessa Chiesa dell’Addolorata); - n.5 (ex chiesa di S.Pietro), che rappresenta un’anomalia nell’edilizia di base: attualmente adibito ad abitazione privata, esso nasce come chiesa, di cui conserva il campanile. Il volume eccedente (calcolato nel parametro 1) è quindi distribuito in altezza, si erge al di sopra degli altri edifici, ed insiste sulla strada sottostante. La Scheda dell’aggregato, con il solo parametro 1 (differenze geometriche del pannello esterno)non riesce a rilevare il notevole grado di vulnerabilità della tipologia edilizia, che nonostante l’utilizzo privato che se ne è fatto, può essere a ragione annoverato in edilizia specialistica; - n.16 (Chiesa del suffragio ed abitazioni contigue); - n.19 (Ex convento degli agostiniani ed annessa chiesa di S. Maria Goretti); - n.28a (Palazzo del municipio). L’edilizia specialistica è, infatti, oggetto di metodologie specifiche, e non si adatta alla presente metodologia, pensata e realizzata per il tessuto edilizio di base. Inoltre è stato escluso dalla valutazione l’aggregato n.37: edificio isolato di edilizia privata, esso è soprannominato “Villa Misurina” e sorge a ridosso delle mura di mezzogiorno, nei 185 Suddivisione sempre presente nel ppe del centro storico di Corinaldo (1978), Relazione illustrativa della fase di intervento e illustrata dalla Tavola n. 4. 272 | Capitolo 4 pressi dell’innesto tra la cinta muraria trecentesca e quella di ampliamento rinascimentale. Tale edificio presenta uno stato avanzato di dissesto, denunciato da un quadro fessurativo importante, probabile effetto dell’instabilità delle mura in quel tratto di centro storico. Ciò conferisce all’edificio un alto grado di vulnerabilità, che la metodologia di valutazione con scheda dell’aggregato non rileverebbe. Trattandosi, infatti, di un edificio isolato, planimetricamente regolare, senza disomogeneità strutturali o materiche, la scheda restituirebbe un valore molto basso di vulnerabilità, non considerando affatto il livello di dissesto presentato. Si ritiene quindi di escluderlo dalla valutazione presente auspicando specifici approfondimenti. Infine la valutazione non ha coinvolto tutto l’impianto storico di fortificazione (mura, porte, torrioni, guardiole). In epoche di espansione demografica sono sorte al di sopra delle Porte edifici adibiti ad abitazione privata. È il caso degli aggregati 1c (soprastante la Porta Nuova) e 32b (sopra la Porta di San Giovanni). Esse risentono della particolare interazione con le mura (come il caso dell’aggregato 37, “Villa Misurina”), quindi si ritiene che non si adattino alla valutazione con Scheda dell’aggregato. 2a 5 2b 24 32c 25 16 15 1b 17 22 8 1a 32a 23 11 4 14b 7 3 14a 29c 21c 31 30 9 10 13a 29b 20 12 21a 6 13b 33a 13c 21b 0 10 20 30 40 50 m 37 29a 19 18 N 33 33b 28b 34 28a Edilizia specialistica non apparteneti al tessuto edilizio storico di base (edifici di culto, teatro, ecc.), ai quali non si è applicata la metodologia. 35b 28c 27a1 27b 27a2 35a 26b 6 numerazione aggregati (da PPE 1978) 26c 26d 26a 26 36 Figura 4.45 – Numerazione degli aggregati del centro storico murato. Fonti Le fonti consultate per la compilazione della scheda aggregato sono state le seguenti: - foglio catastale n.21 scala 1:1000 (area del centro storico di Corinaldo); - rilievo aerofotogrammetrico scala 1:2000; Capitolo 4 | 273 - piano particolareggiato esecutivo (ppe) del 1978186: relazione e tavole allegate scala 1:500; visita esterna dell’edificio; osservazioni e rilievi in situ; documentazione fotografica; pratiche edilizie depositate all’Ufficio Tecnico comunale nel periodo 1990-2009. Parametro 1 – Differenze geometriche del pannello esterno Si riportano di seguito alcune considerazioni: - nel centro storico di Corinaldo notevoli eccedenze di volume si sono riscontrate per gli aggregati n.21b, 14a, 26a (Figura 4.44): essi presentano notevoli disomogeneità volumetriche (rapporto pari fino a 0,8), fattori di vulnerabilità sismica da non sottovalutare. Si è voluto allora modificare il calcolo della scheda considerando per tutti gli aggregati il valore effettivo, e non la soglia di 0,2, in modo da non perdere valutazioni importanti ai fini del confronto tra aggregati dello stesso centro storico e in vista dell’individuazione di eventuali criticità su cui poter; - la valutazione dei volumi eccedenti o in difetto è stata difficoltosa per la mancata disponibilità di elaborati grafici con indicazione dei prospetti degli edifici. Laddove non è stato possibile visionare elaborati di dettaglio la valutazione di questo parametro è stata corretta con un incremento del 20%, per tener conto in sicurezza del grado di incertezza nella determinazione dei volumi. Parametro 2 – Differenze geometriche in pianta Si riportano di seguito alcune considerazioni: - anche per questo secondo parametro si è deciso di considerare il valore effettivo, e non la soglia di 0,2 e in mancanza di informazioni sufficienti il valore risultante è stato incrementato del 20%, anche qui per tener conto in sicurezza del grado di incertezza nella determinazione dei volumi. Parametro 3 – Massima differenza tra il numero di piano medio e quello delle singole unità strutturali Per questo parametro valgono le stesse considerazioni fatte per Senigallia (§ 4.1.5). Parametro 4 – Differenze nei materiali e nelle tipologie costruttive Si riportano di seguito alcune considerazioni: - si considera come standard la tipologia storica in muratura e impalcati in legno; - anche in questo caso si sottolinea l’indiscussa importanza, per la valutazione del parametro, della conoscenza approfondita degli edifici. Parametro 5 – Epoca di costruzione o di ultimo intervento Si riportano di seguito alcune considerazioni: 186 Il ppe del centro storico di Corinaldo è in vigore dal 1978. I dati riferiti all’edificato possono considerarsi, eccetto che in qualche caso rilevato in situ, attualmente validi, in quanto interventi successivi alla data di redazione del piano non hanno alterato in maniera significativa volumetrie, superfici, coperture. Tali dati e l’avvento di modificazioni vanno comunque verificate direttamente dal compilatore della scheda. 274 | Capitolo 4 - l’epoca di costruzione degli edifici è stata valutata confrontando l’attuale planimetria del centro storico con il catasto gregoriano (1816) e con le tavole allegate al ppe vigente dal 1978. per le tipologie di interventi si fa riferimento a quelle definite nell’art.3 del DPR 380/2001. Parametro 6 – Presenza di bucature non allineate o eccessive, orizzontamenti sfalsati Si riportano di seguito alcune considerazioni: - per Corinaldo la situazione ideale è quella corrispondente all’allineamento su cui si impostano il maggior numero di edifici appartenenti all’aggregato, considerando differenti tutti gli altri (§ 2.1.2.6). Parametro 7 – Presenza di edifici a comportamento non scatolare Si riportano di seguito alcune considerazioni: - in caso di impossibilità di verificare gli ammorsamenti a causa della presenza di intonaci, o in mancanza di informazioni necessarie, l’edificio è stato considerato non scatolare. Parametro 8 – Forma complessiva dell’aggregato Per questo parametro valgono le considerazioni descritte al capitolo 2 (§ 2.2.2.8). Parametro 9 – Stato di conservazione (debito manutentivo) Si riportano di seguito alcune considerazioni: - questo parametro è stato valutato con la sola vista esterna delle facciate degli edifici appartenenti agli aggregati analizzati. Parametro 10 – Geomorfologia e sedime dell’aggregato Si riportano di seguito alcune considerazioni: - nei centri storici di crinale, come lo è Corinaldo, gli aggregati si adattano alla morfologia del terreno ed è frequente la condizione di dislivello nel sedime dell’aggregato. 4.3.5.1. Criticità emerse Nell’applicazione della scheda alla valutazione del centro storico di Corinaldo sono state riscontrate alcune criticità: - i parametri 1 e 2 (differenze geometriche) richiedono la misura di volumi, talvolta non visibili dall’esterno perché posti in copertura, e di altezze, misurabili con precisione tramite strumenti di cui il tecnico compilatore può non essere munito; - la volumetria totale dell’aggregato inoltre è un dato difficilmente misurabile in via speditiva, se non si dispongono di misurazioni già eseguite nell’ambito di piani particolareggiati; - il valore convenzionale di vulnerabilità massima pari a 4,6 risulta sottostimato per il basso valore attribuito ai parametri 1 e 2 (differenze geometriche). L’indice di vulnerabilità ne risulta sovrastimato. Tale difetto non inficia comunque lo scopo principale dello studio di stabilire un confronto tra aggregati; - la scheda non distingue, con il solo parametro debito manutentivo, l’entità di eventuali quadri fessurativi e la presenza di dissesti pregressi che possono amplificare Capitolo 4 | 275 la vulnerabilità dell’aggregato. 4.3.5.2. Proposta “miglioramento” scheda Alla luce delle criticità emerse nell’utilizzo della metodologia e delle specificità del centro storico di Corinaldo si propone la modifica dei parametri 9 e 10, con la debita consapevolezza che esse non siano esaustive e che i risultati potrebbero rimanere inalterati, trattandosi comunque di una stima. Modifica al parametro 9 – Stato di conservazione (debito manutentivo) Si propone per il parametro 9, che nella scheda originale tiene conto dello stato di conservazione degli edifici, una classificazione degli edifici che valuti il quadro fessurativo, dovuto a dissesti pregressi, e la mancanza di manutenzione, secondo diversi livelli di partecipazione dell’edificio alla vulnerabilità dell’aggregato. A scopo esemplificativo, si elencano alcuni aspetti che possono essere visibili dall’esterno, nel rispetto del carattere di speditività della scheda. Classi tipologiche del degrado (si elencano alcuni esempi): - degrado di elementi litici o laterizi; - perdita di legante tra i giunti (per sfarinamento della malta); - manto di copertura/sistemi di smaltimento (gronde e pluviali) con perdite; - presenza permanente di umidità; - fenomeni di efflorescenza sulla superficie dei laterizi; - presenza di vegetazione radicata nella muratura. Classi tipologiche dei danni pregressi (si elencano alcuni esempi): - lesioni da precedente evento sismico (lesioni di taglio); - fenomeni di schiacciamento della muratura; - danni causati da cedimenti fondali; - meccanismi globali o parziali di rotazione fuori dal piano; - dissesti di copertura; - lesioni per fenomeni di instabilità. La vulnerabilità per danno pregresso viene a sua volta stimata dipendentemente dall’entità del quadro fessurativo, in termini di millimetri di spessore della lesione. Si stabilisce la seguente classificazione: - spessore della lesione ≤ 5 mm → danno medio; - spessore della lesione > 5mm → danno grave. Il contributo del parametro alla vulnerabilità è stimato, come per gli altri parametri, in termini di “numero di edifici vulnerabili sul numero totale degli edifici dell’aggregato”: si ritiene necessario allora effettuare una differenziazione nella partecipazione dell’edificio alla vulnerabilità dell’aggregato, a seconda del livello di debito manutentivo che esso presenta. Si propone la seguente espressione del parametro: n.edifici i dove αi è il coefficiente di partecipazione di ogni edificio alla vulnerabilità per stato di conservazione così convenzionalmente determinato: - se l’edificio presenta un quadro di danno medio → peso α = 0,5 - se l’edificio presenta un quadro di danno grave → peso α = 1 276 | Capitolo 4 se l’edificio soffre di degrado per mancata manutenzione su tutta l’estensione della struttura → peso α = 0,8 - se l’edificio soffre di degrado per mancata manutenzione su zone limitate della sua estensione → peso α = 0,6 - se l’edificio presenta più manifestazioni di danno → peso α = 1 (es. degrado della malta + quadro fessurativo di media entità) Prendendo come esempio l’aggregato n.4 (Figura 4., aggregato composto dagli edifici n. 48, 49 e 50), unico aggregato in cui la valutazione dell’indice di vulnerabilità viene effettuato anche con la scheda in cui sono state apportate le modifiche appena illustrate, si ottiene: - l’edificio n.48 con fenomeno diffuso di degrado della malta e lesioni di taglio (di probabile origine sismica) di media entità → α48 = 1 - l’edificio n.49 presenta un buono stato di conservazione, non denunciando alcun fenomeno di danno → α49 = 0 - l’edificio n.50 presenta inefficienza diffusa dell’intonaco e degrado di malta → α50 = 0,8 In Tabella 4.48 si riporta il calcolo, eseguito soltanto per l’aggregato n.4: - 9 STATO DI CONSERVAZIONE (DEBITO MANUTENTIVO) n. edifici differenti 1,8 = (1+ 0,8) n. edifici totali 3 n. diff. / n. totali 0,6 PESO TOTALE PESATO 0,60 0,36 Tabella 4.47 – Quantificazione del parametro 9 modificato. Modifica al parametro 10 – Geomorfologia e sedime dell’aggregato – presenza di strutture ipogee Il parametro, che nella scheda originale tiene conto delle differenze di quota in fondazione tra le unità strutturali, viene integrato con la valutazione della possibile interazione di strutture ipogee: esse, se presenti, possono rappresentare una potenziale fonte di instabilità del terreno in caso di evento sismico. Il dato assume importanza nei centri storici quali quello di Corinaldo, nel cui sottosuolo sono presenti grotte pertinenti gli edifici (privati, pubblici o di culto) con presumibile originaria funzione di luoghi di conservazione di cibi. Nel caso specifico di Corinaldo, inoltre, la condizione di presenza di piano seminterrato è una condizione poco discriminante, in quanto riscontrata in quasi tutti gli edifici. Essa inoltre da un lato garantisce un maggior affondamento delle pareti di fondazione nel terreno, dall’altro limita il numero di piani liberi, rappresentando in qualche caso un fattore migliorativo della risposta dell’edificio all’azione sismica. Più significativo potrebbe essere porre la presenza di strutture ipogee come parametro di vulnerabilità in sostituzione alla presenza di piani interrati o seminterrati. Si propone la seguente attribuzione di pesi: - in presenza di strutture ipogee e di giacitura non orizzontale → contributo = 1 - in presenza di sole strutture ipogee o sola giacitura orizzontale → contributo = 0,8 Il peso attribuito al parametro rimane invariato e pari a 0,4: minore di altri parametri, tiene conto della mancanza di informazioni relative a fattori non visibili dall’esterno e non ancora censiti completamente sul centro storico. Nel caso dell’aggregato n.4 si ottiene (Tabella 4.48): Capitolo 4 | 277 10 Geomorfologia e sedime dell’aggregato – strutture ipogee Presenza di strutture ipogee x Giacitura non orizzontale x 1 PESO TOTALE PESATO 0,40 0,40 Tabella 4.48 – Quantificazione del parametro 10 modificato. 4.3.5.3. Risultati L’indice di vulnerabilità IVn è dato dal rapporto tra la vulnerabilità assoluta VAn dell’aggregato n-esimo e quella massima VMAX ottenibile dalla scheda Nel caso specifico di Corinaldo VMAX è dato dalla somma dei pesi di tutti i parametri, tenendo presente che per i primi due parametri è stata attribuita una soglia massima di 0,2, così come stabilisce la metodologia considerata: 10 vi pi VAn i 1 IVn VMAX 4,6 L’applicazione di tale metodo per gli aggregati analizzati ha messo in evidenza che l’aggregato “più vulnerabile” è il n.21b con un IVn = 76,2 % (Tabella 4.49), complesso edilizio che soffre di una conformazione plano-altimetrica fortemente irregolare, con disomogeneità geometriche e tipologiche tra edifici, aggravate da un mediocre stato di conservazione. Indice di Vulnerabilità IVn (SCHEDA ORIGINALE) 3 4 6 7 8 9 10 11 12 13a 34,9 45,3 51,4 35,4 39,1 35,3 37,3 38,4 32,5 35,6 13b 13c 14a 14b 15 17 18 20 21a 21b 33 39,1 46,3 45,5 24,9 48,8 26,4 53,2 35,0 76,2 21c 22 23 24 25 26 26a 26b 26c 26d 33,4 38,0 42,4 16,5 31,1 52,2 56,4 27,9 34,2 21,7 27a1 27a2 27b 28b 28c 29a 29b 29c 30 31 39,1 24,1 36,6 41,7 36,6 44,3 43,5 42,4 8,7 41,7 32a 32c 33 33a 33b 34 35a 35b 36 37 35,2 30,4 17,4 23,7 48,1 57,4 47,8 44,1 61,7 13,4 Tabella 4.49 – Valori dell’indice di vulnerabilità IVn valutato con la scheda originaria (n.10 parametri) per il centro storico di Corinaldo. La Figura 4.46 mostra la mappa di isovulnerabilità con l’indicazione dell’indice determinato per ogni aggregato con la scheda originale stilata dalla Regione Marche nell’ambito del progetto SISMA (§ 2.1.2). 278 | Capitolo 4 2a 5 2b 24 32c 25 16 15 1b 1a 17 32a 22 8 23 11 4 14b 7 3 14a 29c 21c 31 30 9 10 N 0 10 20 30 40 13a 29b 50 m 20 12 21a 6 13b 33a 13c Valore di VULNERABILITA' 21b 10-20% 19 18 20-30% 37 30-40% 33 33b 28b 40-50% 34 28a non apparteneti al tessuto edilizio storico di base (edifici di culto, teatro, ecc.), ai quali non si è applicata la metodologia. 60-70% 35b 28c Edilizia specialistica 50-60% 70-80% 29a 27a1 27b 27a2 35a 26b 6 numerazione aggregati (da PPE 1978) 26c 26d 26a 26 36 Figura 4.46 – Mappa di isovulnerabilità per il centro storico di Corinaldo ottenuta con la scheda originale. La valutazione della vulnerabilità a scala aggregato con la scheda modificata (nei parametri 9 e 10) è stata effettuata solo nei riguardi dell’aggregato n.4. Nella Tabella 4.50 si riporta il confronto tra i risultati ottenuti tra la scheda originale e quella modificata. Aggregato n.4 IVn (SCHEDA ORIGINALE) 45,3 IVn (SCHEDA MODIFICATA) 44,47 Tabella 4.50 – Confronto tra i risultati ottenuti per l’aggregato n.4. 4.4. Il centro storico di Camerano Camerano è uno dei 49 comuni della Provincia di Ancona, nella Regione Marche, e si estende per 19,81 Km2. Geograficamente è situato nella fascia collinare dell’immediato entroterra alle falde del monte Conero187. Questa striscia di terra è caratterizzata dalla presenza di numerose alture dalla forma curiosa: appaiono infatti con fianchi naturalmente inclinati, per poi presentare alla sommità un ampio gradino che immette su un riparo ellittico, assumendo una forma di tronco di cono ottenuto spianando artificialmente il culmine della collina stessa; “Questi tronchi di cono, eretti su di un ripiano allargantesi da un lato, segnano un profilo che sembra accennare a vaste terrazze o a tumuli giganteschi cui sia stata tagliata la cima […]. E di tanto si allontanano dalle caratteristiche forme del nostro Appennino da non poter esimersi dal 187 Camerano, insieme ad altri 28 Comuni della Provincia, è classificato dall’ISTAT come zona altimetrica 4, ossia collina litoranea. Capitolo 4 | 279 sospettare che vi sia intervenuta l’azione dell’uomo” 188. 189 Queste alture vengono chiamate “gradine” (Figura 4.47), dall’etimo slavo grad ovvero “luogo fortificato”. Proprio su una di esse è arroccato il centro storico di Camerano, in un punto che lambisce i confini del Parco Naturale del Conero, dove la presenza di tali gradine è alta. Figura 4.47 – Disegno dello studio sulle gradine190. Camerano si presenta inserito nello schema viario dell’età romana. Poco si conosce dell’evoluzione dell’insediamento nell’Alto Medioevo, tuttavia è da ritenersi esistente già nel X secolo il cosiddetto “castello” di Camerano, il quale non deve intendersi come presidio di carattere feudale (residenza o luogo di vigilanza di un signore locale) ma piuttosto: “Consisteva in quel grupo di Case, che sorgono sulla cresta di quel gran Sasso muscoso, ed escavato, che tuttora guasi promontorio sporge a Greco, e ritiene il nome di Sassone. Consisteva in altri simili fabbricati a destra, ed a sinistra. Aveva nel mezzo il publico palazzo, una piazza, e nel mezzo della piazza una cisterna. Fuori a Ponente aveva un Convento di Monache, ad Ostro era fronteggiato, dal cosi detto Torrone ed a Scilocco avea la Chiesa Parrocchiale”191. Il primo disegno urbano di Camerano prevedeva quindi un raggruppamento di case schierate concentricamente a mo’ di mura castellane, con lo scopo di abbracciare uno spazio urbano pubblico, accessibile unicamente da pochi punti controllati. Non esiste traccia, perciò, di antiche mura castellane, in quanto la vera e propria funzione difensiva era 188 Bevilacqua G., 1874, p.52. Recanatini, Le grotte del Conero, p.52. 190 Bevilacqua G., 1874. 191 Scarafoni G, 1983, p.51. 189 280 | Capitolo 4 svolta dallo stesso affioramento roccioso, noto appunto come Sassone, in cima al quale il “castello” fu edificato192. La prima espansione urbana di Camerano “fuori le mura” fu pressoché contemporanea alla costruzione della chiesa parrocchiale di S. Pietro. Furono proprio le abitazioni del cosiddetto Borgo (il raggruppamento di case comprese fra l’attuale via Maratti e la strada comunale delle mura) ad accrescere il perimetro del paese; lo fecero, evidentemente, con una modalità simile alle abitazioni del castello: configurandosi come una schiera protettiva a “U”, partendo dalla chiesa di S. Pietro, al di sopra di una scarpata che, come il Sassone per il castello, ne proteggeva l’edificato. Lo stesso monastero di monache di S. Maria e S. Agata costruito fuori dal castello, probabilmente fondato dai monaci di S. Maria di Portonovo, dette il via a un’altra espansione urbana lungo quella che, attualmente, corrisponde alla via San Francesco. Il nome dell’attuale via è dovuto proprio all’edificazione, in luogo del monastero di monache, della chiesa di San Francesco e del contiguo convento nel 1215193. Si tenga presente che anche la fascia di terreno a cavallo della via Iacomini doveva essere in gran parte costruita, tanto da formare un vero e proprio borgo di casette molto misere in legno e paglia o in mattoni crudi; risale infatti alla fine del XII secolo un’irruzione dei soldati fanesi durante la quale tale borgo fu completamente distrutto, tanto che da allora quella contrada prese il nome di Guasto 194. Fino all’età comunale il centro della vita cameranense fu senz’altro la piazza di Sant’Apollinare, al centro del vecchio castello; era effettivamente al centro del paese e vi si affacciavano l’antica casa della comunità di Camerano, la chiesa di Sant’Apollinare 195 e vi era collocata la cisterna di raccolta dell’acqua piovana. La nuova chiesa parrocchiale di S. Pietro, però, rappresentò un nuovo caposaldo della vita collettiva, il cui interesse crebbe ulteriormente con la costruzione in adiacenza dell’ospedale dei pellegrini nel 1567196. Sempre risalente alla fine del Cinquecento è l’ultimazione del Santuario della Santa Casa di Loreto, a cui Camerano (e quindi Ancona) è collegato tramite la via Lauretana che si allaccia alla già esistente Camerano-Numana. È evidente, quindi, come quel segmento della deviazione della via Flaminia, che nel tratto urbanizzato di Camerano si identifica con le vie Garibaldi e Maratti, si affermò come l’elemento che servì da supporto alle future espansioni del paese. A conferma di ciò, si noti come nel 1676197 fu ruotato l’asse principale della chiesa di S. Pietro, a causa della costruzione dell’attuale navata principale perpendicolarmente alla preesistente (formando quindi una croce greca) e spostando di fatto la facciata principale della chiesa dalla piazzetta del Borgo su via Maratti. Il perimetro urbano ipotizzabile nel ‘700 vedeva in effetti l’affermarsi dell’asse suddetto come propulsore delle successive espansioni urbane. Queste erano costituite dal complesso 192 Ibid., p.84. Donzelli, Memorie storiche del Comune di Camerano, p.102. 194 Scarafoni, Istoria patria Camerano, p.70. 195 Della chiesa non vi è traccia; si ritiene fosse stata eretta nel sito dell’attuale mercato “delle erbe”. 196 Scarafoni, Istoria patria Camerano, p.66. 197 Ibid., p.63. 193 Capitolo 4 | 281 dei Marchesi Serafini198 (ora proprietà Mancinforte Serafini) e le altre costruzioni che andavano ad abbracciare la nuova piazza. Si ha notizia di due porte (gli accessi principali al paese) proprio alle estremità di questo asse: l’una verso Loreto a Est, presumibilmente tra la chiesa di S. Pietro e l’attuale palazzo Corraducci, l’altra verso Ancona a Ovest, in corrispondenza della confluenza delle vie Garibaldi e Iacomini (si noti l’edificio a L che accenna la chiusura di piazza Roma). Dai documenti catastali (Figura 4.48) del primo ‘800 risulta che la sede dell’edificio comunale si trovava in via Maratti, mentre i negozi erano tutti distribuiti nell’attuale piazza Roma. Si può osservare allora che il centro di interesse del paese, il nodo della vita pubblica e dei servizi si era localizzato in un continuum definito dalla Flaminia nel tratto limitato dalle due porte del paese. Figura 4.48 – Stralcio del Catasto Gregoriano (1815). Nella seconda metà dell’Ottocento l’abitato trovò la propria naturale espansione lungo la via Garibaldi con una lottizzazione della contrada Piana. Alla graduale demolizione degli edifici della parte più antica di Camerano (il castello) e quindi al diradamento edilizio, fece pertanto riscontro l’estensione del paese lungo la via Flaminia (Garibaldi). È soltanto nel periodo fascista che comincerà l’edificazione lungo il pendio che scende al di sotto di via Garibaldi (verranno costruite delle abitazioni popolari) e che fino a oggi ha costituito la fascia di espansione urbana di Camerano. Il boom edilizio vero e proprio si ebbe intorno al 1940 in seguito all’incremento demografico e allo sviluppo industriale 199; fattori, entrambi, che determinarono l’estensione dell’area urbana lungo via Loretana e nella zona di S. Giovanni. La Figura 4.49 mostra la trasformazione urbana di Camerano. 198 Che il complesso dei Marchesi Serafini fosse già esistente nella seconda metà del ‘700 sembra confermato dalla data 1753 dell’edificio detto “La Cappuccina” e del cortile del palazzo risalente al ‘600. 199 Natalucci M. (a cura di), 1983, p.149. 282 | Capitolo 4 Figura 4.49 – Tavola allegata alla Relazione illustrativa del Piano Particolareggiato per il centro storico (1974) in cui si evidenziano le varie tappe storiche della trasformazione urbana di Camerano. 4.4.1. Sismicità storica Il territorio di Camerano, secondo i dati dall’INGV, è stato storicamente interessato da 24 eventi sismici, di intensità al sito valutata tra il II e il IX grado della scala MCS. La Tabella 4.51 mostra i terremoti che nell’ultimo millennio hanno interessato l’area di Camerano (http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11/query_place/, novembre 2013). Come per Senigallia, Loreto e Corinaldo si deduce che pochi tra questi 24 eventi si sono verificati nelle dirette vicinanze di Camerano, e le zone epicentrali distano molti chilometri dalla zona di cui ci occupiamo in questa sede; alcuni di questi infatti non sono stati addirittura percepiti (precisamente gli eventi verificatisi negli anni 1897, 1898, 1948, 1962, 1986 e 2005). I terremoti che hanno maggiormente interessato l’area cameranense sono cinque (Tabella 4.51 evidenziati in giallo), aventi un’intensità al sito compresa tra il VI e il IX grado MCS, avvenuti negli anni 1741, 1917, 1930 e 1972 (Grafico 4.13). Il terremoto del 1972 che ha colpito la città di Ancona in particolare è stato l’evento che ha causato i danni maggiori nella storia sismica recente di Camerano: su 750 edifici del comune, 35 (4,7%) furono giudicati inabitabili e ben 150 (20%) lesionati; tutti gli edifici erano di vecchia costruzione200. Storia sismica di Camerano [43.530, 13.551] Numero di Eventi: 24 Effetti In occasione del terremoto del: I Anno Me Gi Or Ax Np 7 1741 04 24 09:00 FABRIANESE 145 5 1897 09 21 ADRIATICO CENT. 44 NF 1897 12 18 07:24:20 Appennino umbro-marchigiano 132 NF 1898 08 25 VISSO 66 6 1917 11 05 22:47 NUMANA 26 200 Io 9 7 7 7 6 Mw 6.21 ±0.13 5.46 ±0.27 5.13 ±0.14 5.04 ±0.29 5.07 ±0.25 http://storing.ingv.it/cfti4med/, agosto 2012. Capitolo 4 | 283 7 1930 10 30 07:13:13 SENIGALLIA 263 8 5.81 ±0.09 NF 1948 06 13 06:33:31 Valtiberina 142 7 5.05 ±0.14 5 1950 09 05 04:08 GRAN SASSO 386 8 5.68 ±0.07 NF 1962 01 23 17:31 Adriatico 49 5 4.52 ±0.25 7 1972 02 04 02:42:19 Medio Adriatico 75 4.86 ±0.29 7 1972 02 04 09:18:30 Medio Adriatico 56 4.58 ±0.29 5 1979 09 19 21:35:37 Valnerina 694 8-9 5.86 ±0.09 4 1980 11 23 18:34:52 Irpinia-Basilicata 1394 10 6.89 ±0.09 3-4 1984 04 29 05:02:60 GUBBIO/VALFABBRICA 709 7 5.65 ±0.09 NF 1986 10 13 05:10:01 Appennino umbro-marchigiano 322 5-6 4.65 ±0.09 5 1987 07 03 10:21:58 PORTO SAN GIORGIO 359 5.09 ±0.09 5 1997 09 26 00:33:13 Appennino umbro-marchigiano 760 5.70 ±0.09 5 1997 09 26 09:40:27 Appennino umbro-marchigiano 869 8-9 6.01 ±0.09 4-5 1997 10 03 08:55:22 Appennino umbro-marchigiano 490 5.25 ±0.09 4-5 1997 10 06 23:24:53 Appennino umbro-marchigiano 437 5.46 ±0.09 4-5 1997 10 14 15:23:11 Appennino umbro-marchigiano 786 7-8 5.65 ±0.09 5 1998 04 05 15:52:21 Appennino umbro-marchigiano 395 6 4.81 ±0.09 NF 2005 04 12 00:31:52 Maceratese 137 4-5 4.16 ±0.14 3-4 2006 04 10 19:03:36 Maceratese 211 5 4.51 ±0.10 Legenda: I: intensità avvertita al sito in considerazione (MCS); Me: mese; Gi: giorno; Or: ora in GMT; Ax: Area epicentrale in cui sono stati riscontrati gli effetti maggiori del terremoto; Np: n. di punti, n. di osservazioni macrosismiche disponibili per il terremoto; Io: intensità massima (MCS); Mw: magnitudo momento. Intensità MCS Tabella 4.51 – Storia sismica di Camerano (dall’anno 1000 al 2006). anni Grafico 4.13 – Cronologia e intensità al sito dei terremoti localizzati nel territorio di Camerano. 4.4.2. Pericolosità sismica di base Il comune di Camerano (AN) si trova in zona sismica 2 (medio rischio sismico). Ai fini di una precisa definizione dei valori attesi dell’accelerazioni massima al suolo a g il comune non rientra tra i 10751 nodi del reticolo, con maglia di passo 5,5 km circa, con cui è stato suddiviso il territorio Nazionale. Ciò significa che il periodo di ritorno T R della costruzione in esame non corrisponde a nessuno dei 9 valori di T R considerati nella pericolosità sismica di base. La Circolare n.617/2009 consiglia allora il calcolo dei parametri a g, F0, Tc* come media pesata dei valori assunti dai 4 vertici, con pesi inversamente proporzionali alle 284 | Capitolo 4 distanze di essi dal punto in questione 201. Come per il comune di Senigallia (§ 4.1.2), la pericolosità sismica è stata valutata puntualmente con il foglio di calcolo fornito dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (Figura 4.50, Tabella 4.52, Grafico 4.14). Figura 4.50 – Localizzazione del Comune di Camerano all’interno del reticolo di riferimento. Stato Limite Operatività (SLO) Danno (SLD) TR [anni] ag [g] 30 0,045 50 0,059 72 0,073 101 0,090 140 0,105 201 0,125 Salvaguardia della Vita (SLV) 475 0,179 Collasso (SLC) 975 0,234 2475 0,328 Tabella 4.52 – Valori del parametro ag in funzione del periodo di ritorno TR di riferimento, per il territorio di Camerano. Grafico 4.14 – Valori del parametro ag per periodi di ritorno TR di riferimento, riferiti a Camerano. 201 Circolare n.617/2009, Allegato A. Capitolo 4 | 285 4.4.3. Pericolosità sismica locale Anche il centro storico di Camerano, così come quello di Corinaldo è caratterizzato dalla presenza di numerose cavità sotterranee che si sviluppano nel sottosuolo al di sotto dell’edificato. Viste le ampie dimensioni di queste cavità, la presenza di simboli religiosi e la particolare conformazione delle sale sotterranee, si può supporre che la loro funzione era principalmente quella di luoghi di culto (Figura 4.51). Come specificato per Corinaldo, anche in questo caso la presenza di strutture ipogee nel sottosuolo potrebbe contribuire alla caratterizzazione della pericolosità sismica locale di un luogo. Figura 4.51 – Sezione di alcune grotte nel sottosuolo del centro storico di Camerano202. 4.4.4. Valutazione a scala urbana (il metodo SAVE) Nei paragrafi che seguono (§ 4.4.4.1-4.4.4.7) si descrive l’applicazione della metodologia SAVE per la valutazione del rischio sismico nei riguardi del centro storico di Camerano. 4.4.4.1. Caratterizzazione del sistema urbano Le informazioni necessarie al fine della compilazione di tutte le matrici che caratterizzano le sei componenti che contribuiscono alla determinazione del rischio sismico, sono state desunte da varie fonti. Principalmente è stata consultata la banca dati della Provincia (SIT); i dati in essa mancanti sono stati poi ricavati dal piano particolareggiato del centro storico e da osservazioni e misure dirette in situ. L’area del centro storico di Camerano è stata desunta dalla perimetrazione stabilita dal piano particolareggiato. La Tabella 4.53 riassume le informazioni che caratterizzano il sistema urbano del centro storico di Camerano. Indicatore Tipologia insediamento Sviluppo viario Quota min Quota max Quota CS Differenza quote 202 http://www.grottedicamerano.it/, gennaio 2014. 286 | Capitolo 4 u.m. codice codice m s.l.m. m s.l.m. m s.l.m. m Dato 2 H 202 233 218 31 Note Morfologia crinale Sviluppo parallelo Fonte: SIT Provincia Fonte: SIT Provincia Superficie perimetrata centro storico ha 5,98 Superficie totale centro abitato Rapporto percentuale tra area perimetrata e area del centro abitato ha 142,27 % 4,20 n. edifici centro storico n. 206 Fonte: SIT Provincia sulla base della perimetrazione indicata nel pp. Fonte: SIT Provincia Fonte: Tav. 8 pp.; immagini fotografiche; catasto Fonte: Fonte: SIT Provincia Fonte: planimetria cs Fonte: Tav. 11 pp.; Altezza media edifici m 9,00 Superficie media edifici mq 98,00 Superficie totale stimata degli edifici mq 22721 Volume totale stimato degli edifici mc 203899 Rapporto mc/mq 3,40 volume totale / area perimetrata Densità edificato del centro storico % 38 superficie totale / area perimetrata Abitanti Comune n. 7268 Tabella 4.53 – Sintesi dei dati che caratterizzano ogni sistema urbano del centro storico di Camerano (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). 4.4.4.2. Vulnerabilità dell’edificato La Tabella 4.54 rappresenta la matrice con tutti i 18 parametri necessari alla determinazione dell’indice di vulnerabilità dell’edificato (VED): la normalizzazione effettuata fa riferimento a quella descritta nel capitolo 2 (§ 2.2.1.1). CODICE DA SCHEDA CENTRO STORICO INDICATORI A2.3 - EMERGENZE STORICO ARTISTICHE Alta A 1 Vulnerabilità dell'edificato MATRICE DEI PUNTEGGI Medio-Alta Media Medio-Bassa B C D 0,75 0,50 0,25 NOTE Fonte: Dettaglio beni architettonici SIT Provincia. < 0,2 0 Fonte: SIT Provincia. Strade principali H/L =1 Tutte H/L <1 0,25 Mediocre > 50 % Discreto > 50 % Buono ≥ 50 % 0 Pietra squadrata Pietra squadrata tufo Prevalenza laterizio Prevalenza sanitarie Prevalenza istruzione Prevalenza religiosa Prevalenza civile Tutte le altre 0,25 Prevalenza F (presenza frequente) Prevalenza P (presenza poco frequente) Prevalenza E (presenza sporadica) Prevalenza A (assenza) Tutti assenti 1 civile Infrastrutt. e servizi Contenitore di beni artistici > 0,8 ≥ 0,6 ≤ 0,8 ≥ 0,4 ≤ 0,6 ≥ 0,4 ≤ 0,2 Tutte H/L >1 Strade principali H/L >1 Tutte H/L =1 B2.2 - STATO DI CONSERVAZIONE Cattivo Pessimo >40% Cattivo Pessimo <40% B2.3 - MATERIALI PREVALENTI Pietra irregolare B2.4 - EDIFICI STRATEGICI E SPECIALI B2.5 - ELEMENTI URBANI E BARRIERE PUNTEGGIO Camerano 0,75 religiosa B1.3 - CONSISTENZA AREA PERIM. / CENTRO ABITATO B2.1 - ELEMENTI SPAZIALI URBANI STRADE PRINCIPALI/STRADE SEONDARIE Bassa E 0 0,50 Fonte: osservazioni in situ; planimetria cs Fonte: osservazioni in situ; SIT Provincia. Fonte: osservazioni in situ; Tav. 7b pp. Fonte: Tav. 9, sito web Comune. Fonte: osservazioni in situ. Capitolo 4 | 287 Blocco regolare/ irregolare n.piani>2 Prev. Linea/ doppia linea n.piani>2 Prevalenza testata angolo n.piani>2 Prevalenza testata angolo n.piani≤2 B3.4 - INTERVENTI Ampliam. e sopraelevaz ≥20% Nessun intervento>30 % B3.5 UTILIZZAZIONE Abbandonati >20% Non utilizzati >20% A3.6A CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (ETÀ) Prima del '19 >50% Tra il '19 e il '45 > 50% A3.6C CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (COPERTURA) Prevalenza copertura spingente Prevalenza copertura con più falde poco spingenti Prevalenza copertura ad 1 falda poco spingente B3.1 - MODALITA' DI AGGREGAZIONE B3.3 - POSIZIONE Prevalenza blocco irreg./ Reg./linea n.piani≤2 Prevalenza interno/ arretrato n.piani > 2 Prevalenza schiera/ corte n.piani>2 Prev. schiera/ corte n.piani<2 0,25 Fonte: Tav. pp. Prevalenza interno/ arretrato n.piani ≤ 2 Prevalenza interno n.piani ≤ 2 0,50 Fonte: planimetria cs Manutenz. ≥ 30% Ristrutturaz >30% Sostituz in c.a./ restauro >30% 1 Fonte: Tav. 7b; osservazioni in situ; immagini fotografiche Parzialmente utilizzati(meno di 3 mesi)>30% Parzialmente utilizzati(più di 3 mesi)>30% Utilizzati >60% 0 Fonte: ISTAT203 Tra il '45 e il '71 ≥ 20% Tra il '72 e '81 ≥ 20% 1 Prevalenza copertura ad 1 falda non spingente Copertura piana 1 Prevalenza rigidi e ben collegati 1 A3.6D CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (ORIZZONTAMENTI) A3.6E CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (BUCATURE) A3.6F CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (EL.RINFORZO) A3.6H CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI (REGOLARITÀ) Prevalenza deformabili e mal collegati Prevalenza deformabili e ben collegati Prevalenza rigidi e mal collegati Bucature estese s>30% su >30%degli edifici Catene contrafforti archi di coll. Tutti A Bucature estese s>30% su 2030% degli edifici Catene A contrafforti A Archi di coll. F-S Bucature estese s>30% su 1020% degli edifici bucature estese s>30% su <10% degli edifici Catene A contrafforti F-S Archi di coll.A Catene P contrafforti E Archi di coll. A Catene P contraff. P Archi di coll.P 0 Né planim né altimetrica >50% Non planim >50 % Prevalente solo planimetrica >50 % Prevalente solo altimetrica >50 % Tutte le altre 0,25 DENSITÀ DIFICATO >50% ≥0,4 ≤0,5 ≥0,3 ≤0,4 ≥0,2 ≤0,3 <0,2 0,50 INDICATORE DI VULNERABILITÀ INDICATORE DI VULNERABILITÀ NORMALIZZATO % CLASSE DI VULNERABILITÀ EDIFICATO 0,50 VED 8,75 VEDNA 48,61 B Fonte: Tavola consumo suolo SIT Provincia Fonte: Tav. 7b; osservazioni in situ; immagini fotografiche Fonte: Tav. 7b; osservazioni in situ. Fonte: immagini fotografiche Fonte: osservazioni in situ; immagini fotografiche. Fonte: planimetria cs; osservazioni in situ. Fonte: SIT Provincia Vmax di rif.: 18 Alta: 86-100 Media: 71-85 Bassa: 50-70 Tabella 4.54 – Matrice di vulnerabilità dell’edificato del centro storico di Camerano (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili dalla tabella di sintesi dei dati caratterizzanti il sistema urbano (Tabella 4.53)). La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente vulnerabilità dell’edificato che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 18 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 18) la classe di rischio massima (alta), quindi con valore pari a 1. 203 http://www3.istat.it/dati/catalogo/20071018_11/fp-ancona.pdf, dicembre 2013. L’unico dato disponibile per Camerano è quello riguardante la percentuale di abitazioni occupate dell’intero Comune, pari al 95%; si ritiene comunque che anche per il centro storico la percentuale di utilizzazione superi ampiamente il 60%, quota prevista per l’attribuzione della classe più bassa di vulnerabilità. 288 | Capitolo 4 L’indice normalizzato di vulnerabilità dell’edificato (V ED) per Camerano è così determinato: VED _ Camerano 8,75 VED _ max di rif. 18 NA VED _ Cameranonormalizzato VED VED _ Camerano VED _ max di rif. 8,75 48,61% 18 A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B). 4.4.4.3. Vulnerabilità dell’assetto urbano La Tabella 4.55 rappresenta la matrice con gli 8 indicatori necessari alla determinazione dell’indice di vulnerabilità dell’assetto urbano (V AU). CODICE DA SCHEDA CENTRO STORICO INDICATORI Alta A 1 Vulnerabilità dell'assetto urbano MATRICE DEI PUNTEGGI Medio-Alta Media Medio-Bassa B C D 0,75 0,50 0,25 Bassa E 0 PUNTEGGIO Camerano NOTE > 600 Da 451 a 600 Da 301 a 450 Da 151 a 300 Da 0 a 150 0,25 Fonte: SIT Provincia A2.1 - MORFOLOGIA (TIPO DI INSEDIAMENTO) Crinale (cresta) Contro crinale - crinale Controcrinale (pendio) Fondovalle pianura Pianura 1 Fonte: SIT Provincia A2.2 - SVILUPPO VIARIO D-dedalo medievale L-policentrico Eavvolgimento B-Lineare H-parallelo Centrale 0,50 Fonte: SIT Provincia A2.1 - QUOTA > 50 % ≥40% ≤50 % ≥30% ≤40 % ≥20% ≤30 % < 20 % 0,50 B3.1 AGGREGAZIONE Da 0,8 a 1 Da 0,6 a 0,8 Da 0,4 a 0,6 Da 0,2 a 0,4 Da 0 a 0,2 0,25 B2.1 - RAPPORTO ALTEZZA EDIFICI/SEZIONE STRADALE MM Mm UM Um 0,50 5 3 2 1 0 0 Turismoturismo prevalente Turismo terziario prevalente Industria artigianato Agricoltura artigianato industria prevalenti Agricolturaagricoltura prevalente 0,75 Fonte: ISTAT VAU 3,75 Vmax di rif.: 8 VAUNA 46,88 DENSITÀ A1.3 - PONTI A1.6 CARATTERISTICA FUNZIONALE INDICATORE DI VULNERABILITÀ INDICATORE DI VULNERABILITÀ NORMALIZZATO % CLASSE DI VULNERABILITÀ EDIFICATO B Fonte: SIT Provincia Fonte: immagini fotografiche; planimetria cs fornita dall’ufficio Ediliza, Tav. 8 pp. Fonte: osservazioni in situ; planimetria cs Fonte: osservazioni in situ Alta: > 80 Media: 51-80 Bassa: 0-50 Tabella 4.55 – Matrice di vulnerabilità dell’assetto urbano del centro storico di Camerano (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili dalle matrici precedenti (Tabelle 4.53-4.54)). Come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.3) l’indicatore “aggregazione”, che compare Capitolo 4 | 289 all’interno della matrice per determinare l’indice di vulnerabilità dell’assetto urbano, si ottiene da una “sottomatrice” (Tabella 4.56) sommando i prodotti tra i vari rapporti percentuali e i pesi associati ala corrispondente tipologia di aggregazione. schiera schiera doppia linea linea doppia corte chiusa corte aperta blocco regolare blocco irregolare 65 10 40 10 4 39 5 6 Rapporto n. edifici/totale edificato 0,36 0,06 0,22 0,06 0,02 0,22 0,03 0,03 Totale204 179 1 Tipologia di aggregazione s sd l ld cc ca br bi n. edifici Punteggio Rapporto × Peso 0,09 0,03 0,11 0,04 0 0,06 0,02 0,03 Peso 0,25 0,50 0,50 0,75 0,25 0,25 0,75 1 0,39 Tabella 4.56 – Matrice di aggregazione per il centro storico di Camerano. Nella matrice si evidenzia la bassa percentuale di edifici aggregati in “blocco” e in “linea doppia”, che sono le tipologie con i pesi di vulnerabilità più alti, mentre, al contrario, la prevalenza di edifici a “schiera” e a “corte” abbassano l’indice, portando l’indicatore in classe di vulnerabilità madia. La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente vulnerabilità dell’assetto urbano che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 8 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 8) la classe di rischio massima (alta), quindi con valore pari a 1. L’indice normalizzato di vulnerabilità dell’assetto urbano (V AU) per Camerano è così determinato: VAU _ Camerano 3,75 VAU _ max di rif. 8 NA VAU _ Cameranonormalizzato VAU VAU _ Camerano VAU _ max di rif. 3,75 46,88% 8 A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B). 4.4.4.4. Vulnerabilità dei servizi pubblici La Tabella 4.57 rappresenta la matrice con gli indicatori necessari alla determinazione dell’indice di vulnerabilità dei servizi pubblici (V SP). INDICATORI VALORE TOT.SERVIZI SANITÀ COMUNE 13 TOT.SERVIZI SANITÀ CS 4 204 NOTE n. 1 farmacia n. 1 parafarmacia n. 9 ambulatorio n. 1 casa di riposo n. 1 asur n. 1 farmacia n. 3 ambulatorio Nella matrice vengono conteggiati tutti gli edifici in aggregato dell’edilizia corrente (vengono esclusi gli edifici isolati, quelli con struttura intelaiata in c.a., quelli specialistici come le chiese), suddivisi per tipologia edilizia. 290 | Capitolo 4 TOT.SERVIZI PUBBLICI COMUNE 9 TOT.SERVIZI PUBBLICI CS 6 TOT.SCUOLE COMUNE 6 TOT.SCUOLE CS TOT.SERVIZI COMUNE TOT.SERVIZI CS 0 28 10 SERVIZI “SENSIBILI” CS 9 TOT.SERVIZI CS / SERVIZI SENSIBILI CS n. 1 ufficio postale n. 1 comando dei carabinieri n. 1 stazione di polizia locale n. 1 biblioteca comunale n. 1 mercato coperto n. 1 centro informazioni accoglienza turistica n. 1 municipio n. 2 parrocchia n. 1 stazione di polizia locale n. 1 biblioteca comunale n. 1 mercato coperto n. 1 centro informazioni accoglienza turistica n. 1 municipio n. 1 parrocchia n. 4 scuola materna n. 1 scuola primaria n. 1 scuola secondaria di 1°grado Servizi presenti in edifici in muratura all’interno del centro storico 1,11 5 SERVIZI STANDARD PESO p DEL CS Servizi di base atti a garantire la funzionalità minima di un centro 1. municipio 2. poste 3. scuola elementare 4. scuola media 5. centro sanitario 6,71 VSP INDICATORE DI VULNERABILITÀ INDICATORE DI VULNERABILITÀ % 2,40 2,44 VSPNA B CLASSE DI VULNERABILITÀ SERVIZI PUBBLICI Vmax di rif.: 1,2 × 82 = 98,4 Alta: > 70 Media: 41-70 Bassa: 0-40 Tabella 4.57 – Tabella di vulnerabilità dei servizi pubblici del centro storico di Camerano (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo ricavabile per la vulnerabilità dei servizi pubblici che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), può essere assunto pari a 1,2 × a, in cui a è il numero totale dei servizi del Comune maggiore tra tutti i centri storici appartenenti al campione (che risulta, attualmente, il Comune di Senigallia (Tabella 4.7, § 4.1.4.4), in cui sono presenti 82 servizi). In questo modo si è in grado di massimizzare l’indicatore di riferimento, tenendo presente però che quello così calcolato non è un valore che può essere assunto in maniera assoluta come per le prime 3 componenti (vedi spiegazione al § 2.2.1.1). Tenendo in considerazione questa ipotesi, l’indice normalizzato di vulnerabilità dei servizi pubblici (VSP) per Camerano può essere così determinato: VSP _ Camerano 2,40 VSP _ max di rif. 1,2 82 98,4 VSP _ Cameranonormalizzato VSPN VSP _ Camerano VSP _ max di rif. 2,40 2,44% 98,4 A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B). Capitolo 4 | 291 4.4.4.5. Vulnerabilità delle attività economiche La Tabella 4.58 rappresenta la matrice con gli indicatori necessari alla determinazione dell’indice di vulnerabilità delle attività economiche (VAE). INDICATORI VALORE ABITANTI COMUNE 7268 UTILIZZAZIONE DEL CENTRO STORICO % 95,39 AREA PERIMETRATA CS (HA) AREA PERIM./AREA TOT.CENTRO ABITATO % AREA TOTALE STIMATA CENTRO ABITATO (HA) 5,98 4,20 142,27 UNITÀ LOCALI INDUSTRIA_PESO=1 177 ADDETTI INDUSTRIA 2271 UNITÀ LOCALI COMMERCIO_PESO=0,5 185 ADDETTI COMMERCIO 755 UNITÀ LOCALI ALTRI SERVIZI_PESO=0,8 111 ADDETTI ALTRI SERVIZI 459 CE COMUNE 358,3 TOTALE U.L. COMUNE 459 N.UNITÀ LOCALI INDUSTRIA CS STIMATO_PESO=1 7,43 N.UNITÀ LOCALI COMMERCIO CS STIMATO_PESO=0,5 7,77 N.UNITÀ LOCALI ALTRI SERVIZI CS STIMATO_PESO=0,8 4,66 TOTALE UNITÀ LOCALI CS STIMATO 19,87 15,05 CE CENTRO STORICO N.UNITÀ LOCALI MEDIO PROVINCIA 135,17 CE PROVINCIA PESO q 105,67 11,91 INDICATORE DI VULNERABILITÀ ECONOMICA INDICATORE DI VULNERABILITÀ NORMALIZZATO % CLASSE DI VULNERABILITÀ ATTIVITÀ ECONOMICHE VAE 0,021 VAEN 1,03 B NOTE fonte: ISTAT 2011205 fonte: ISTAT 2001206 Fonte: Censimento ISTAT 2001207 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Fonte: Censimento ISTAT 2001 Ce = ∑ (UL × peso) Tot.UL = ULIndustria + ULCommercio + ULAltri servizi n.unità locali Ind. Comune × (area perimetrata/area centro abitato) n.unità locali Commercio. Comune × (area perimetrata/area centro abitato) n.unità locali altri servizi Comune × (area perimetrata/area centro abitato) Ce = ∑ (UL × peso) Q = (n.attività comune × Ce comune) / (n.attività medie provinicia × Ce provincia) Ve = Q × ((tot.Ulcs x Ce cs) / (tot.UL comune × Ce comune)) Ve,max di rif: 2,034 Alta: >20 media: 11-20 Bassa: 0-10 Tabella 4.58 – Tabella di vulnerabilità delle attività economiche per il centro storico di Camerano (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti). Nel caso delle attività economiche, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), non è possibile determinare un valore massimo assoluto con cui normalizzare l’indicatore derivante dalla matrice, in quanto tale valore massimo dipende da troppe variabili che costituiscono 205 http://demo.istat.it/pop2011/index.html, dicembre 2013. http://www3.istat.it/dati/catalogo/20071018_11/fp-ancona.pdf, gennaio 2014, p.89. 207 http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/isTavola.jsp?tav=020&liv=4&ua=042&sep=0&ist=0, gennaio 2014. 206 292 | Capitolo 4 ognuna una caratteristica propria sia del centro storico sia della provincia di cui il centro fa parte. La normalizzazione in questo specifico caso è quella stabilita dalla metodologia SAVE, ovvero viene eseguita rapportando l’indice di vulnerabilità derivante dalla matrice del centro storico analizzato (in questo caso Camerano) con il valore massimo ottenuto per questa componente all’interno del campione. L’indice normalizzato di vulnerabilità delle attività economiche (VAE) per Camerano è quindi così determinato: VAE _ Camerano 0,021 VAE _ max di rif. 2,034 → corrispondente al centro storico di Senise N VAE _ Cameranonormalizzato VAE VAE _ Camerano VAE _ max di rif. 0,021 1,03% 2,034 A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B). 4.4.4.6. Esposizione La Tabella 4.59 rappresenta la matrice con i 7 indicatori necessari alla determinazione dell’indice di esposizione (E). CODICE DA SCHEDA CENTRO STORICO INDICATORI A1.6 CARATTERISTICA FUNZIONALE Alta A 1 Turistico turistico prevalente A1.3 - ACCESSO VIARIO Prevalenza comunali B3.5 UTILIZZAZIONE Utilizaz. >70% > 80 % edifici N.ABITANTI IN RELAZIONE AD AREA PERIMETRATA E UTILIZZAZIONE N.ABITANTI IN RELAZIONE AD AREA PERIMETRATA E UTILIZZAZIONE / AREA CENTRO ABITATO A3.4 - ANDAMENTO DEMOGRAFICO A.3.5 - INDICE DA MATRICE ESPOSIZIONE Esposizione MATRICE DEI PUNTEGGI Medio-Alta Media Medio-Bassa B C D 0,75 0,50 0,25 Turistico Industriale Agricolo - art. terziario artigianale ind. Prevalente prevalente prevalenza Prevalenza comunali e comunali e provinciali statali Utilizzaz. Utilizzaz. Utilizzaz. >70% >70% Da 40% >70% Da 20% DA 60 a 80% a 60% edifici a 40% edifici edifici PUNTEGGIO Camerano NOTE 0,75 Fonte: ISTAT Prevalenza statali 0,75 Fonte: SIT Provincia Utilizzaz. >70% Da 0 a 20% edifici 1 Fonte: ISTAT 2001208 (2449 abitazioni di cui 2336 occupate) 0 abitanti comune × area perim% × utilizz.% = 291 Bassa E 0 Agricolo agricolo prevalente >2400 abitanti da 1800 a 2400 abitanti da 1200 a 1800 abitanti da 600 a 1200 abitanti da 0 a 600 abitanti > 20 Da 15 a 20 Da 10 a 15 Da 5 a 10 Da 0 a 5 0 abitanti comune × area perim% × utilizz.% / area centro abitato × 100 = 2,05 andamento decrescente 1 Fonte: ISTAT 2001 e 2011209 Da 0 a 2 0 Crescita >8 Crescita zero Da 6 a 8 Da 4 a 6 Da 2 a 4 208 http://www3.istat.it/dati/catalogo/20071018_11/fp-ancona.pdf, gennaio 2014, p.89. http://demo.istat.it/pop2011/index.html, gennaio 2014; http://dawinci.istat.it/MD/dawinciMD.jsp?a1=m0GG0c0I0&a2=mG0Y8048f8&n=1UH90T09OG0& v=1UH07B07SC40000, gennaio 2014. 209 Capitolo 4 | 293 INDICATORE DI ESPOSIZIONE INDICATOREDI ESPOSZIONE NORMALIZZATO % E ENA CLASSE DI ESPOSIZIONE 3,50 Vmax di rif.: 7 50 M Alta: > 70 Media: 41-70 Bassa: 0-40 Tabella 4.59 – Matrice esposizione per il centro storico di Camerano (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici precedenti). epoca romana (da metà VIII sec a.C. al VI sec d.C.) epoca medievale (dal VII al XV sec d.C.) epoca moderna (dal XVI al XIX sec d.C.) epoca contemporanea (XX sec d.C.) Pesi Esposizione > Epoca di fondazione Sviluppi e trasformazioni Epoca di massima espansione Presidio militare Centro con caratteristiche produttive Centro con preminenti funzioni religiose Centro con preminenti funzioni culturali Porto Residenza imperiale Centro termale o di soggiorno Località interessata da itinerari religiosi Località interessata da itinerari mercantili 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0,25 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0,5 1 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0,75 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 294 | Capitolo 4 TOTALE (coefficienti “attivi” × peso) MATRICE ESPOSIZIONE (informazioni storico-politico-sociali) epoca preromana (fino alla metà del VIII sec a.C.) Come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.6) l’indicatore “indice da matrice esposizione”, che compare all’interno della matrice per determinare l’indice di esposizione, si ottiene da una “sottomatrice” (Tabella 4.60) che utilizza i dati relativi a informazioni storico-politichesociali del centro storico analizzato (in questo caso Camerano). Come mostra la Tabella 4.60 il valore 1 “attiva” il peso corrispondente: in questo modo viene restituito un indice (variabile da 1 a 17) dato dalla somma di tutti i pesi attivati. Per Camerano gli unici parametri “attivi” sono quelli inerenti la datazione delle tappe di evoluzione urbanistica, così esplicitati: - Epoca di fondazione: l’esistenza del primo nucleo abitativo, il “castello” (o Castelvecchio) risale al X secolo (si ritiene irrilevante la fondazione dell’antecedente villaggio piceno poiché non ha costituito il nodo della futura espansione urbana); - Sviluppi e trasformazioni: le prime espansioni del nucleo originario avvennero già nel basso medioevo, con la formazione del cosiddetto “borgo” e dell’edificato lungo la via Iacomini; - Epoca di massima espansione: la grande espansione urbanistica del centro avvenne nell’800, quando venne ampliato il perimetro settecentesco verso le contrade del “Guasto” prima e della “Piana” poi, arrivando a coprire all’inizio ‘900 (il riferimento è il Catasto del 1902) gran parte del suolo occupato attualmente dagli edifici, all’interno dell’area perimetrata. 0,50 0,50 0,75 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Località interessata da itinerari armentizi Sede di università principale Sede di università secondaria Località interessata da vie di posta principali Località interessata dal Gran Tour 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Indice da matrice esposizione 0 0 0 0 0 1,75 Tabella 4.60 – Matrice esposizione per Camerano. La normalizzazione di questa componente è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente esposizione che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 7 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 7) la classe di rischio massima (alta), quindi con valore pari a 1. L’indice normalizzato di esposizione (E) per Camerano è così determinato: ECamerano 3,50 Emax di rif. 7 ECamerano normalizzato E NA ECamerano 3,50 50% Emax di rif. 7 A tale valore corrisponde una classe di rischio media (M). 4.4.4.7. Valore La Tabella 4.61 rappresenta la matrice con i 6 indicatori necessari alla determinazione dell’indice di valore (V). CODICE DA SCHEDA CENTRO STORICO INDICATORI A2.3 - INDICE PER NUMERO BENI ARCHITETTONICI A2.3 - INDICE PER QUALITÀ E NUMERO DI BENI ARCHITETTONICI A2.4 - TOURING A2.4 - EMERGENZE CITATE DAL TOURING CLUB ITALIANO A.3 - INDICE DA VALORE MATRICE A3.6 FESTE INDICATORE DI VALORE INDICATOREDI VALORE NORMALIZZATO % CLASSE DI VALORE Alta A 1 Valore MATRICE DEI PUNTEGGI Medio-Alta Media Medio-Bassa B C D 0,75 0,50 0,25 > 32 Da 24 a 32 Da 16 a 24 > 20 Da 15 a 20 Da 10 a 15 Citato con voce propria Bassa E 0 PUNTEGGIO Corinaldo Da 8 a 16 Da 0 a 8 0,75 Fonte: SIT Provincia. Da 5 a 10 Da 0 a 5 0,75 Fonte: SIT Provincia. Non citato 1 Fonte: www.touringclub.com Fonte: www.touringclub.com Citato > 16 Da 12 a 16 Da 8 a 16 Da 4 a 8 Da 0 a 4 0 Da 3,2 a 4 Da 2,4 a 3,2 Da 1,6 a 2,4 Da 0,8 a 1,6 Da 0 a 0,8 0,25 Da 2 a 4 0 Da 6 a 8 Da 6 a 4 V 2,75 VNA 45,83 M NOTE 1. Festa del Rosso Conero (a settembre dal 1995) Vmax di rif.: 6 Alta: > 70 Media: 41-70 Bassa: 0-40 Tabella 4.61 – Matrice valore per il centro storico di Camerano (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici precedenti). Capitolo 4 | 295 L’indicatore “indice per qualità e numero di beni architettonici” è determinabile, come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.7) attraverso una “sottomatrice” nella quali i beni architettonici vengono divisi in 5 classi differenti a ognuna delle quali è associato un peso (Tabella 4.62). PESO × n. EDIFICI Religioso 1 4 4 Infrastrutturale 0,75 0 0 Civile 0,5 22 11 Difensivo 0,25 0 0 Funerario 0 0 0 Indice per qualità e numero beni architettonici 15 Tabella 4.62 – Matrice beni architettonici per il centro storico di Camerano. TIPOLOGIA BENE ARCHITETTONICO PESO n. EDIFICI 0,5 0,25 0 1 0 0 1 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 Indice da matrice esposizione TOTALE (coefficienti “attivi” × peso) 0,75 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 epoca contemporanea (XX sec d.C.) 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 epoca moderna (dal XVI al XIX sec d.C.) epoca romana (da metà VIII sec a.C. al VI sec d.C.) Pesi Esposizione > Epoca di fondazione Sviluppi e trasformazioni Epoca di massima espansione Presidio militare Centro con caratteristiche produttive Centro con preminenti funzioni religiose Centro con preminenti funzioni culturali Porto Residenza imperiale Centro termale o di soggiorno Località interessata da itinerari religiosi Località interessata da itinerari mercantili Località interessata da itinerari armentizi Sede di università principale Sede di università secondaria Località interessata da vie di posta principali Località interessata dal Gran Tour epoca medievale (dal VII al XV sec d.C.) MATRICE ESPOSIZIONE (informazioni storico-politico-sociali) epoca preromana (fino alla metà del VIII sec a.C.) L’indicatore “indice da valore matrice”, si ottiene anch’esso da una “sottomatrice” (Tabella 4.63) identica a quella utilizzata per la determinazione di un indicatore della componente esposizione (Tabella 4.60); l’unica differenza sta nell’inversione dei pesi. 0,50 0,50 0,25 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1,25 Tabella 4.63 – Matrice valore per il centro storico di Camerano. La normalizzazione di questa componente è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente valore che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 6 296 | Capitolo 4 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 6) la classe di rischio massima (alta), quindi con valore pari a 1. L’indice normalizzato di valore (V) per Camerano è così determinato: VCamerano 2,75 Vmax di rif. 6 VCamerano normalizzato V NA VCamerano 2,75 45,83% Vmax di rif. 6 A tale valore corrisponde una classe di rischio media (M). 4.4.4.8. Risultati Le 4 componenti di Vulnerabilità (edificato, assetto urbano, servizi pubblici e attività economiche), la componente Esposizione e la componente Valore, insieme alla componente Pericolosità da cui in questa metodologia si prescinde, contribuiscono al Rischio sismico (§ 2.1.1.8, § 2.2.1.1) con i valori normalizzati ottenuti in conclusione a ogni matrice. L’Indice di Rischio per il centro storico di Camerano è riportato in Tabella 4.64. Contributo al Rischio Peso Classe Indice normalizzato indice massimo di riferimento Componenti di Rischio Indice Sintesi dei risultati Vulnerabilità dell’edificato 8,75 18 48,61 B 48,61 Vulnerabilità dell’assetto urbano 3,75 8 46,88 B 46,88 1 Vulnerabilità dei servizi pubblici 2,40 98,40 2,44 B 2,44 Vulnerabilità delle attività economiche 0,021 2,034 1,03 B 1,03 Esposizione 3,50 7 50 M 0,5 25 Valore 2,75 6 45,83 M 0,3 13,75 137,70 Indice di rischio R Indice di rischio normalizzato RA (Rmax di rif. = 480) 28,69% Tabella 4.64 – Tabella di sintesi dei risultati e valutazione del rischio del centro storico di Camerano. Capitolo 4 | 297 100% 90% 80% 70% 60% 50% 48,61% 50% 46,88% 45,83% 40% 30% Valore classe MEDIA 1,03% Esposizione classe MEDIA 2,44% classe BASSA V. Assetto urbano classe BASSA V. Edificato classe BASSA 0% V. Servizi pubblici classe BASSA 20% 10% Grafico 4.15 – Sintesi dei risultati per il centro storico di Camerano. Il Grafico 4.15, mostra una sintesi dei risultati per il centro storico di Camerano secondo il nuovo criterio di normalizzazione (spiegato al § 2.2.1.1): sono riportati in grigio il valore dell’Indice di Vulnerabilità / Esposizione / Valore, e in una scala di intensità di rosso il range di definizione delle Classi di Vulnerabilità / Esposizione / Valore definite per ogni componente nei paragrafi precedenti (§ 4.4.4.2-4.4.4.7). 4.4.5. Valutazione a scala aggregato (il progetto SISMA) Come per per i precedenti centri storici analizzati, anche per Camerano è stata valutata la vulnerabilità del centro storico a scala degli aggregati edilizi, seguendo quanto spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.2). All’interno del centro storico sono stati individuati 21 aggregati edilizi, in qui interagiscono 178 unità strutturali (Figura 4.52). 298 | Capitolo 4 Figura 4.52 – Individuazione degli aggregati edilizi all’interno della perimetrazione del centro storico di Camerano. Come è possibile vedere (Figura 4.52), non tutto l’edificato è stato considerato nella schedatura. Sono stati esclusi infatti dallo studio: - gli edifici costituiti da una unità strutturale isolata: nonostante la definizione di “aggregato” riportata precedentemente (§ 2.1.2) contempli l’esistenza di aggregati composti da un solo edificio, considerare questa tipologia è incoerente con l’adozione di questa metodologia di valutazione della vulnerabilità, in quanto basata principalmente sulla rilevazione di differenze tra le varie unità strutturali costituenti l’aggregato; - gli edifici con struttura intelaiata: non facendo parte del costruito storico, questi edifici (se inseriti in un aggregato) sono il risultato di una ricostruzione totale di un precedente edificio demolito piuttosto che di una nuova costruzione, perciò l’interazione strutturale con le unità a loro adiacenti è limitata (se non del tutto assente in presenza di giunti sismici efficaci); questo comporta che l’eventuale presenza di questa tipologia internamente a un isolato urbano venga a generare 2 aggregati distinti che reagiscono in modo indipendente alle sollecitazioni dinamiche; si riporta in Figura 4.53 l’esempio dell’edificio identificato dalla particella catastale n.475 (la cui porzione 475.2 è un’unità strutturale con telaio in c.a.), che isola l’edificio di particella n.150 dal resto dell’aggregato n.9, nonostante faccia parte dello stesso isolato urbano; Capitolo 4 | 299 Figura 4.53 – Esempio di disaccoppiamento di due aggregati appartenenti al medesimo isolato urbano a causa della presenza di un edificio con struttura intelaiata in c.a. - - gli edifici appartenenti a tipologia specialistica: chiese, teatri, municipio e altri complessi monumentali, nonostante appartengano al tessuto edilizio storico, devono essere esclusi dalla valutazione di vulnerabilità degli aggregati in quanto la loro particolare volumetria (fatta di navate, platee e aule imponenti) e i loro sistemi costruttivi non permettono una idonea comparazione con le unità strutturali appartenenti all’edilizia corrente; in secondo luogo, tenendo presente lo scopo di questa metodologia (la valutazione di una gerarchia di vulnerabilità del costruito storico, nell’ottica di una pianificazione urbanistica di recupero), è chiaro che questo tipo di edifici sono oggetto di una programmazione di recupero indipendente dal resto dell’edilizia ordinaria; gli edifici di cui non si dispone delle necessarie informazioni: alcuni parametri della scheda necessitano di informazioni difficilmente ottenibili in modo speditivo, ad esempio tramite sopralluoghi esterni agli edifici, perciò nell’ambito di questo studio è stata fatta un’approfondita ricerca delle pratiche edilizie relative agli edifici del centro storico (i documenti tecnici conservati nell’archivio comunale hanno una datazione che parte dall’anno 1952). Nonostante ciò, per alcuni edifici non sono stati trovati documenti utili in archivio e gli aggregati connessi a tali edifici sono stati esclusi dalla valutazione di vulnerabilità. Parametro 1 – Differenze geometriche del pannello esterno Si riportano di seguito alcune considerazioni: - Il centro storico di Camerano presenta diversi aggregati le cui unità sono allineate in serie lungo una direttrice e in alcuni casi si sviluppano per molte decine di metri (significativo da questo punto di vista l’aggregato n.10, Figura 4.52). Questa particolarità porta gli aggregati a estendersi lungo dei pendii, con la conseguenza di avere una linea di campagna inclinata: le unità strutturali, quindi, oltre ad assumere quote differenziali in copertura, posseggono anche quote del piano di campagna diverse (come diverse sono spesso anche le quote di fondazione, aspetto che verrà però trattato nel parametro 10 della scheda). - Per la scelta del volume idealmente regolare si è scelto di modellare le varie unità strutturali come dei prismi verticali la cui altezza è misurata dalla quota di attacco a 300 | Capitolo 4 terra della facciata più alta alla quota della linea di gronda 210; allo stesso modo anche il volume ideale è costruito come un prisma verticale caratterizzato da 2 quote così calcolate211: i. si effettuano le medie aritmetiche delle quote di attacco a terra e di gronda delle unità strutturali componenti l’aggregato; ii. si imposta come quota di base del volume ideale quella più vicina alla media tra quelle delle unità strutturali; iii. allo stesso modo, si imposta come quota di sommità del volume ideale quella più vicina alla media tra quelle delle unità strutturali. In Figura 4.54 è illustrato, come esempio, il modello dell’aggregato n.14 con raffigurati i volumi differenziali delle unità strutturali rispetto alle quote di riferimento del volume ideale: i solidi rossi rappresentano i volumi esistenti in eccesso, mentre i volumi mancanti sono schematizzati in wireframe; le retinature bianche corrispondono alle quote di base e di sommità del volume ideale. In Figura 4.55 si riporta lo stralcio della scheda dell’aggregato n.14 relativo al parametro 1: Figura 4.54 – Modello costruito per la valutazione del parametro 1 (aggregato n.14). 210 Si è deciso di scegliere la linea di gronda minore tra quelle appartenenti alle coperture delle unità strutturali; qualora, però, una unità presenti linee di gronda che differiscono in quota per più di 1,80m (ad esempio in presenza di altane o sopraelevazioni parziali), allora, per la valutazione di questo parametro, quella unità viene suddivisa in due o più sub-unità strutturali. 211 La componente planimetrica del volume ideale viene descritta nel parametro 2. Capitolo 4 | 301 Figura 4.55 – Quantificazione del parametro 1 (aggregato n.14). Legenda: U.S. unità strutturale; A superficie (ID del volume “ideale”); HMAX altezza; QGR quota di gronda (DIFF differenziale, RIF di riferimento del volume “ideale”); QPC quota del piano campagna (DIFF differenziale, RIF di riferimento del volume “ideale”); VDIFF volume totale in eccesso e in difetto; V volume del modello dell’U.S. (ID del volume “ideale”). Parametro 2 – Differenze geometriche in pianta Si riportano di seguito alcune considerazioni: - l'aggregato n.6 presenta una superfetazione "tagliata" dal perimetro della pianta (Figura 4.56) in rispetto della convenzione 1 (“pianta circoscritta” descritta al capitolo 2, § 2.1.2.2); - nell'aggregato n.14 tutta la corte aperta è compresa nel perimetro della pianta ideale nel rispetto della convessità prescritta dalla convenzione 2 (“pianta convessa” descritta al capitolo 2, § 2.1.2.2); superfetazione e corte (retinate in bianco in Figura 4.56) andranno a formare il volume in eccesso o mancante preso in considerazione per la valutazione della vulnerabilità del parametro; - non sempre è stato facile rispettare contemporaneamente tutte le convenzioni (§ 2.1.2.2), anzi, è sembrato più corretto ignorarne a volte qualcuna con l’obiettivo di evitare episodi di sovrastima o di sottostima della vulnerabilità. Un esempio è la pianta ideale dell’aggregato n.15 (Figura 4.57): in questo caso il rispetto della convenzione di convessità avrebbe sovrastimato la vulnerabilità a causa dell’estesa piazza che l’aggregato racchiude; il volume differenziale che si sarebbe venuto a considerare, infatti, avrebbe fatto salire eccessivamente il valore del parametro. Si è optato nel considerare l’aggregato come sviluppato in modo lineare lungo una direttrice a “C” piuttosto che come un aggregato a corte; questo si è tradotto nel delineare la pianta ideale come mostrato in Figura 4.57. In Figura 4.58 si riporta lo stralcio della scheda dell’aggregato n.14 relativo al parametro 2: 302 | Capitolo 4 Figura 4.56 – Individuazione della pianta (poligono bianco) del volume ideale (aggregati n.6 e n.14). Figura 4.57 – Individuazione della pianta (poligono bianco) del volume ideale (aggregato n.15). Figura 4.58 – Quantificazione del parametro 2 (aggregato n.14). Parametro 3 – Massima differenza tra il numero di piano medio e quello delle singole unità strutturali Si riportano di seguito alcune considerazioni: - il confronto degli aggregati n.17 e n.18 (Figura 4.59) mette in luce la significatività e soprattutto l’indipendenza del parametro 3 in confronto alla valutazione delle cubature eccedenti in alzato messa in atto dal parametro 1: infatti, gli aggregati raffigurati sono caratterizzati da un valore di vulnerabilità similare del parametro 1 (0,263 per l’aggregato n.17; 0,297 per l’aggregato n.18) ma sensibilmente differente del parametro 3 (0,15 per l’aggregato n.17; 0 per l’aggregato n.18); addirittura si osserva una vulnerabilità legata alle eccedenze volumetriche maggiore laddove è minore quella relativa alla massima differenza del numero di piani dalla media. Capitolo 4 | 303 Figura 4.59 – Modelli degli aggregati n.17 e n.18 con illustrate in rosso le eccedenze volumetriche rispetto al volume "ideale" e con indicati il numero di piani delle unità strutturali. Parametro 4 – Differenze nei materiali e nelle tipologie costruttive Si riportano di seguito alcune considerazioni: - la mappatura delle tipologie costruttive degli edifici del centro storico di Camerano ha richiesto l’analisi di pratiche edilizie in archivio per completare le informazioni ottenute dai sopralluoghi e dai documenti del piano particolareggiato del centro storico. In taluni casi si sono riscontrate tipologie costruttive diverse tra gli orizzontamenti appartenenti alla stessa unità strutturale e dovuti a ristrutturazioni parziali degli edifici. Per la valutazione di questo parametro si è ritenuto opportuno associare a queste unità la tipologia costruttiva che comportava una vulnerabilità maggiore; - si è scelto di adottare come tipologia di riferimento quella prevalente nel centro storico, ossia la muratura portante in conci squadrati di pietra arenaria con orizzontamenti a impalcati lignei212; Parametro 5 – Epoca di costruzione o di ultimo intervento Si riportano di seguito alcune considerazioni: - per le tipologie di interventi si fa riferimento a quelle definite nell’art.3 del DPR 380/2001; - è stata condotta una ricerca d’archivio per visionare quante più possibili pratiche inerenti gli interventi edilizi portati a termine nel centro storico. In Figura 4.60 si localizzano gli edifici associati a pratiche edilizie visionate, le quali sono state suddivise in fasce temporali (antecedenti al 1974, comprese tra il 1954 e il 1990, successive al 1990); 212 Non è stata presa in considerazione come “differenza tipologica” l’eventuale listatura con ricorsi di mattoni dei paramenti in pietra arenaria squadrata; questo principalmente a causa della difficoltà nell’individuazione della muratura listata in luogo della muratura con soli conci in pietra, dovuta alla diffusa presenza di intonaci che occultano la vista. La maggior parte delle classificazioni come “pietra arenaria” infatti è stata consentita dallo studio delle “schede d’indagine diretta” preliminari alla stesura del Piano Particolareggiato per il centro storico del 1974, in cui però non si fa distinzione tra muratura semplice o listata, benché quest’ultima sia stata comunque osservata in diversi edifici. 304 | Capitolo 4 - - il limite temporale preso come convenzione è l’anno 1974: anno di adozione del Piano Particolareggiato per il centro storico 213. Uno strumento urbanistico attuativo di questo genere, infatti, è garante di una oculata attenzione alle problematiche di recupero del centro, sia in termini meramente architettonico-funzionali che di difesa dal problema sisma: dalle norme tecniche attuative originali del piano emerge, ad esempio, la grossa limitazione data alle sopraelevazioni degli edifici (destinata in pratica solo al conseguimento dell’abitabilità dei vani) e la prescrizione di demolizione per una gran parte delle superfetazioni presenti nel perimetro del centro storico; si è ritenuto quindi ragionevole suddividere gli interventi edilizi antecedenti al 1974 da quelli assoggettati alle prescrizioni del PPCS successivamente a questa data. . Figura 4.60 – Localizzazione delle pratiche edilizie visionate relative agli edifici all’interno del centro storico di Camerano. Parametro 6 – Presenza di bucature non allineate o eccessive, orizzontamenti sfalsati Per questo parametro valgono le considerazioni descritte al capitolo 2 (§ 2.2.2.8). Parametro 7 – Presenza di edifici a comportamento non scatolare Si riportano di seguito alcune considerazioni: - si è scelto di associare a un edificio “scatolare” la presenza di sistemi di rinforzo quali catene e cordoli, più facilmente rilevabili, e stabilire convenzionalmente che la 213 Nonché anno dell’entrata in vigore della legge n.64/1974: corpus normativo su cui è basata l’attuale legislazione antisismica. Capitolo 4 | 305 mancata presenza (o la mancata rilevazione per scarsità di informazioni) di entrambi questi elementi sia sinonimo di comportamento non scatolare. Parametro 8 – Forma complessiva dell’aggregato Si riportano di seguito alcune considerazioni: - si approssima il perimetro dell’aggregato con il poligono di base del volume “ideale” costruito per la valutazione dei parametri 1 e 2 della metodologia; a tale perimetro si congiungono sporgenze o rientranze proprie della pianta reale, solo se queste raggiungono una dimensione pari almeno al 25% di quella dell’aggregato nella direzione del loro lato più lungo; - si identificano 2 assi ortogonali per la verifica di simmetria, in accordo con le direzioni principali di sviluppo dell’aggregato (dimensione maggiore e minore); qualora la sagoma del poligono scelto si discosti molto dalla forma quadrangolare, la scelta degli assi di simmetria si sceglie in accordo con le direzioni delle sporgenze o rientranze considerate; - si rileva una simmetria doppia nell’aggregato se non sono state considerate sporgenze o rientranze e se i lati opposti del perimetro, rispetto ciascun asse di verifica, non differiscono in lunghezza per più del 25% della misura maggiore; - si rileva una simmetria semplice nell’aggregato se è presente almeno una sporgenza o rientranza relativa ad una direzione ma nessuna in quella ortogonale o se i lati opposti del perimetro, rispetto ad un asse di verifica differiscono in lunghezza per più del 25% della misura maggiore; - si rileva una asimmetria nell’aggregato se è presente almeno una sporgenza o rientranza in entrambe le direzioni o se i lati opposti del perimetro, rispetto ciascun asse di verifica, differiscono in lunghezza per più del 25% della misura maggiore. Figura 4.61 – Costruzione del perimetro planimetrico dell'aggregato n.1 per la verifica di simmetria (destra) a partire dalla pianta del volume "ideale"(sinistra). In Figura 4.61 sono messe a confronto 2 piante dell’aggregato n.1 preso come esempio. A sinistra è riportato (quadrilatero bianco) il poligono della pianta di base del volume “ideale” relativo alla valutazione dei parametri 1 e 2; a destra (sempre con poligono bianco) viene individuato il perimetro per la verifica di simmetria dell’aggregato: nel caso (a) sia la sporgenza che la rientranza hanno una lunghezza minore del 25% della dimensione di tutto l’aggregato (approssimato con la pianta “ideale”) lungo la medesima direzione; nei casi (b) 306 | Capitolo 4 e (c) le rientranze superano la soglia del 25% e per questo vengono considerate per la verifica di simmetria planimetrica. La scelta degli assi di riferimento è derivata dall’individuazione dell’asse principale di sviluppo dell’aggregato (asse lungo) e dall’asse ad esso ortogonale (asse corto). Entrambe le rientranze considerate nel perimetro di verifica si sviluppano lungo lo stesso asse (quello corto) perciò si identifica una asimmetria rispetto l’asse lungo dell’aggregato (le stesse rientranze sono infatti irrilevanti nella direzione ortogonale); inoltre i lati corti del perimetro (agli estremi dell’asse lungo) hanno una dimensione paragonabile e non causano asimmetria rispetto l’asse corto secondo le convenzioni adottate: l’aggregato n.1 presenta perciò una simmetria planimetrica semplice. Parametro 9 – Stato di conservazione (debito manutentivo) Si riportano di seguito alcune considerazioni: - nell’applicazione al caso di Camerano ci si è appoggiati perciò ad uno studio portato avanti dalla Regione Marche circa la lettura del debito manutentivo del patrimonio architettonico in ottica di vulnerabilità sismica 214. Nello studio citato si è cercato di sistematizzare sia le attività di lettura e analisi delle forme di degrado sia quelle relative alla valutazione dello stato di alterazione come perdita di efficienza strutturale in relazione al debito manutentivo215. Per il rilevamento e la valutazione delle forme di degrado il manufatto viene considerato come insieme di tre sistemi (sistema resistente delle murature, sistema copertura/solai, sistema di raccolta acque meteoriche) ciascuno dei quali suddiviso nei vari elementi componenti 216. Sono stati, quindi, messi a punto degli indicatori di registrazione dei fenomeni di degrado: il livello di intensità lesiva (suddiviso in iniziale, intermedio ed evoluto) e l’estensione dell’azione aggressiva (puntuale, diffusa, generalizzata), nonché l’eventuale localizzazione in zone sensibili dove il degrado potrebbe rappresentare un moltiplicatore della vulnerabilità217. Livello ed estensione vanno a comporre la “matrice di attribuzione” del valore di perdita potenziale di efficienza strutturale (Pp), per ciascun fenomeno considerato. Tale perdita di potenziale è distinta in 4 valori218: 1. Pp1: prima manifestazione del fenomeno di degrado, ininfluente sulla resistenza strutturale; 2. Pp2: degradazione con scarsa influenza sulla resistenza strutturale; 3. Pp3: degradazione con moderata influenza sulla resistenza strutturale; 4. Pp4: degradazione con elevata influenza sulla resistenza strutturale. In Figura 4.62 si riporta l’esempio della “matrice di attribuzione” della perdita potenziale di efficienza strutturale prevista per il fenomeno dell’erosione dei giunti di malta (relativo al sistema resistente delle murature). 214 Marino F., Moretti A., 2007, p.43. Ibid. 216 Ibid. 217 Ibid, p.47. 218 Ibid, p.48. 215 Capitolo 4 | 307 Figura 4.62 – "Matrici di attribuzione" della perdita potenziale di efficienza strutturale relative al fenomeno dell’erosione dei giunti di malta delle murature: a sinistra la matrice relativa a una parte generica del sistema, a destra quella relativa a una “zona critica” del sistema 219. Questo studio ha permesso di stabilire delle convenzioni circa l’associazione della condizione di “cattiva” conservazione alle unità strutturali per il calcolo del parametro: - si è stabilito che una unità strutturale è da considerare in “cattivo” stato di conservazione qualora manifesti almeno un fenomeno di degrado classificato con Pp2 o peggiore, viene considerata in “buono” stato altrimenti; - sono stati considerati solo i fenomeni di degrado relativi al sistema resistente delle murature, in quanto il sistema copertura/solai e il sistema di raccolta delle acque meteoriche sono di difficile accesso o di difficile rilevazione. Si prenda ad esempio l’unità strutturale 103 dell’aggregato n.6: essa presenta un debito manutentivo diffuso conseguente allo stato di abbandono in cui versa l’edificio. Per i criteri seguiti però si identifica soprattutto un’erosione dei giunti di malta a uno stato intermedio al di sotto del davanzale di una finestra al piano terra (Figura 4.63): è quindi un degrado puntuale localizzato però in una zona critica del sistema murario. Si è assegnato quindi (secondo la matrice riportata in precedenza in Figura 4.62) un valore Pp2 al degrado rilevato, il quale consente di classificare l’unità in “cattivo” stato di conservazione secondo la convenzione adottata. 219 Immagine tratta da Marino F., Moretti A., 2007, p.68. 308 | Capitolo 4 Figura 4.63 – Fenomeno di degrado relativo all'unità strutturale 103 dell'aggregato n.6 (erosione dei giunti di malta puntuale allo stato intermedio). Parametro 10 – Geomorfologia e sedime dell’aggregato Per questo parametro valgono le considerazioni descritte al capitolo 2 (§ 2.2.2.8). 4.4.5.1. Risultati L’indice di vulnerabilità IVn è dato dal rapporto tra la vulnerabilità assoluta VAn dell’aggregato n-esimo e quella massima VMAX ottenibile dalla scheda Nel caso specifico di Corinaldo VMAX è dato dalla somma dei pesi di tutti i parametri. Nella sperimentazione sugli aggregati di Offida, così come per Senigallia (§ 4.1.5.2) e Corinaldo (§ 4.3.5.2), la vulnerabilità massima VMAX era pari a 4,6. Per Camerano invece tale valore è stato innalzato a 5,2. Ciò è dovuto essenzialmente alla modifica delle soglie massime di vulnerabilità che convenzionalmente erano state apposte ai primi 2 parametri della scheda utilizzata per la sperimentazione. Per quanto riguarda il parametro 1 la soglia massima causerebbe una sottostima della vulnerabilità di gran parte degli aggregati (che in alcuni casi oltrepassano ampiamente la soglia di 0,2); perciò è stato adottato come valore massimo del parametro il v1 più alto tra i 21 calcolati (pari a 0,51). Lo stesso vale per il parametro 2 per il quale è stato adottato come valore massimo il v2 più alto tra i 21 calcolati (pari a 0,49). Tenendo presenti le “correzioni” fatte per i primi due parametri l’indice di vulnerabilità dell’aggregato è così determinata: 10 IVn VAn VMAX v p i 1 i i 5,2 In Tabella 4.65 vengono riportati i risultati ottenuti per i 21 aggregati schedati: sono elencate le vi di ciascuno dei 10 parametri e infine i valori finali di VAn e IVn. Capitolo 4 | 309 Tabella 4.65 – Risultati dell'applicazione della “scheda aggregato” ai 21 aggregati del centro storico di Camerano; in grassetto gli aggregati che risultano avere la vulnerabilità maggiore. Gli aggregati del centro storico di Camerano presentano una vulnerabilità (in termini di indice IV) che va da un minimo del 29% per l’aggregato n.8, a un massimo del 67% per l’aggregato n.3. Il range di 38 punti percentuali su cui sono distribuiti gli aggregati dimostra la valenza della metodologia nel cogliere le differenze in termini di vulnerabilità. Si possono ulteriormente suddividere gli aggregati per classi di vulnerabilità, ai fini di una mappatura dell’indice IV. Si definiscono perciò 5 classi corrispondenti ad altrettanti intervalli dell’indice di vulnerabilità220: - Alta: IV ≥ 60% - Medio-alta: 50% ≤ IV ≤ 59% - Media: 40% ≤ IV ≤ 49% - Medio-bassa: 30% ≤ IV ≤ 39% - Bassa: IV < 30% La classificazione aiuta a vedere come sono distribuiti gli aggregati all’interno del range di vulnerabilità rilevato (Grafico 4.16): si nota una distribuzione compresa tra le classi Media e Medio-alta. 220 La scelta delle classi è meramente convenzionale e tarata con i valori ottenuti per gli aggregati di Camerano; tale suddivisione può non cogliere le reali differenze di vulnerabilità in altri campioni studiati. 310 | Capitolo 4 Rappresentando infine l’indice di vulnerabilità su di una mappa del centro storico è inoltre possibile apprezzare la distribuzione spaziale della vulnerabilità degli aggregati (Figura 4.64). Grafico 4.16 – Distribuzione degli aggregati tra le classi di vulnerabilità. Figura 4.64 – Mappa di isovulnerabilità del centro storico di Camerano. Capitolo 4 | 311 L’aggregato con la vulnerabilità maggiore è il n.3, costituito da 3 unità strutturali: l’alto indice è dovuto principalmente alle differenze nei materiali e nelle tipologie costruttive riscontrate (murature in pietra e in mattoni), all’assenza di interventi di miglioramento negli ultimi 60 anni, il che influenza anche lo stato di conservazione in cui versa, e allo sfalsamento totale dei solai rilevato. Degli altri 2 aggregati in fascia di vulnerabilità Alta, il n.10 spicca per il più alto tasso di differenze tipologiche (materiali e costruttive) del campione e un alto rapporto di volumetria differenziale in elevazione (causata da un consistente sviluppo lineare dell’aggregato in pendenza); il n.16 è caratterizzato dal più alto rapporto di volumetria differenziale planimetrica, causato da uno sviluppo a “T” dell’aggregato (la forma attuale è il risultato di demolizioni di unità non più esistenti che prima costituivano un blocco regolare). Analizzando i risultati ottenuti guardando ai singoli parametri piuttosto che ai singoli aggregati, emerge una certa variabilità nel contributo che ciascun aggregato apporta alla formazione della gerarchia di vulnerabilità. Il parametro 3 risulta poco incisivo: i 2 aggregati (n.10 e n.15) che presentano la v3 maggiore (0,5) mostrano una grande variabilità nel numero dei piani delle proprie unità strutturali, ma raggiungono solo la metà della vulnerabilità massima prevista dal parametro; ben 15 aggregati su 21 inoltre presentano una v3 pari a 0 nonostante non mostrino una condizione”ideale” in termini di vulnerabilità sismica, ma soprattutto vengono equiparati a fronte di differenze evidenti221. Una diversa taratura dell’indice eviterebbe di sottostimare la vulnerabilità di taluni aggregati e di cogliere differenze reali, in particolar modo tra unità strutturali contigue. Il parametro 9 è altresì poco incisivo; in questo caso però i bassi valori riscontrati (ben 13 aggregati presentano una v9 pari a 0) derivano da un effettivo stato di buona conservazione. Infine, l’indice v10 del parametro 10 risulta massimo per 19 aggregati su 21, a causa della morfologia stessa del centro e dello sviluppo in pendenza della quasi totalità degli aggregati; per questi motivi nell’ottica di cogliere differenze relative fra gli aggregati tale parametro è poco utile. 221 Ad esempio sia l’aggregato n.1 che il n.7 possiedono una v3 pari a 0; ciononostante mentre nel primo aggregato tutte le unità strutturali si elevano per 2 piani fuori terra, nel secondo coesistono (addirittura contigue) una unità da 3 piani e una da 1,5 piani. 312 | Capitolo 4 4.5. Considerazioni finali 53 41 40 37 37 36 36 35 35 35 34 34 34 34 33 33 32 33 31 31 31 30 30 30 29 29 29 29 29 29 28 28 28 28 27 27 26 21 Classe Bassa (n.componenti di rischio) 252,61 198,39 191,47 178,69 178,00 174,24 171,57 169,23 167,03 166,12 163,38 162,21 162,00 161,60 158,94 157,05 154,60 157,92 149,75 147,86 146,81 145,69 145,44 145,03 141,21 141,11 140,58 139,85 139,30 137,71 135,75 133,86 133,62 132,89 130,77 129,53 122,58 102,61 Centro storico Classe Media (n.componenti di rischio) Rischio sismico Rischio sismico normalizzato (esclusa (Rmax di pericolosità) riferimento = 480) Classe Alta (n.componenti di rischio) Dai dati appena ottenuti è possibile in conclusione ottenere una graduatoria di Rischio del campione di 34 centri storici, con l’aggiunta dei quattro centri analizzati nella provincia di Ancona: Senigallia, Loreto, Corinaldo e Camerano (in rosso in Tabella 4.66, Grafico 4.17). Senise Monte Sant'Angelo Francavilla in Sinni Viaggianello San Severino Lucano Noepli Senigallia San Giorgio Lucano San Marco in Lamis Castelsaraceno Offida Episcopia Castelli Corinaldo Farindola Teana Chiaromonte Ovindoli Loreto Rotonda Castelvecchio Subequo Castelluccio Inferiore Castelluccio Superiore Cagnano Varano San Costantino Albanese San Giovanni Rotondo Bisegna Calvera San Paolo Albanese Camerano Terranova del Pollino Fontecchio Valsinni Cersosimo Aielli Tione degli Abruzzi San Nicandro Garganico Lesina 1 1 1 0 0 0 2 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 2 2 2 3 3 2 1 3 2 2 3 1 1 3 2 1 2 2 1 2 2 0 1 2 2 3 1 2 1 2 1 0 0 1 2 0 0 1 3 3 3 3 3 4 3 3 3 4 3 5 5 3 4 5 4 4 4 4 4 6 5 4 4 3 5 4 5 4 5 6 6 5 4 6 6 5 Tabella 4.66 – Valori dell’Indice di Rischio (indipendenti dalla pericolosità), posti in ordine decrescente, ottenuti con il nuovo criterio di normalizzazione. Capitolo 4 | 313 Grafico 4.17 – Grafico riassuntivo dell’Indice di Rischio ottenuto con il nuovo criterio di normalizzazione. 4.6. Bibliografia [1] Anselmi S., (a cura di), La provincia di Ancona. Storia di un territorio, Bari, Editori Laterza, 1987. [2] Bevilacqua G., Della ricerca di stazioni umane preistoriche nel suolo anconitano ed in particolare nelle Gradine di Poggio, Massignano, Montesicuro, Tip. Del Commercio, Ancona, 1874, citato in Recanatini A., Le grotte del Conero, Camerano, 1990. [3] Ceciliani G., Negri P., Il terremoto del 1930. Immagini e testimonianze, Senigallia, 1991. [4] Donzelli N., Memorie storiche del Comune di Camerano, in Toccaceli F. (a cura di), Camerano nei secoli, Tipografia “Dorica” P. Rabini, Camerano, 1983. [5] Gruppo di lavoro MS, Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica (Parti I e II), Conferenza delle Regioni e delle Provincie autonome-Dipartimento della Protezione Civile, Roma, 3 vol e DVD, 2008. [6] Lenci S., Quagliarini E., Vallucci S. (a cura di), Corinaldo sotterranea. Gli ipogei della città murata e la loro influenza sulla vulnerabilità del costruito storico, Aracne editrice, Roma, 2013. [7] Mariano F. (a cura di), La Fortificazione di Corinaldo, Atti del Convegno su Francesco di Giorgio nel 550° anniversario della nascita, Corinaldo 2/3 settembre 1989, ed. QuattroVenti, Urbino, 1991. [8] Marino F., Moretti A., La conservazione del patrimonio architettonico. Buone pratiche per l’analisi di vulnerabilità sismica e del debito manutentivo, Regione Marche (P.F. “Beni culturali e programmi di recupero”), Ancona, 2007. [9] Mazzotti P. (a cura di), Prevenzione del rischio sismico nei centri storici marchigiani: il caso di Offida (AP), Camerano, 2008. [10] Mucciarelli M., Tiberi P., (a cura di), Scenari di pericolosità sismica della fascia 314 | Capitolo 4 costiera marchigiana: la micro zonazione sismica di Senigallia, Regione Marche – INGV, Tecnoprint, Ancona, 2007. [11] Mucciarelli M., Tiberi P., Studio delle sorgenti sismogenetihce lungo la fascia costiera marchigiana, Regione Marche – INGV, 2002-2005. [12] Natalucci M. (a cura di), Camerano, in Toccaceli F. (a cura di), Camerano nei secoli, Tipografia “Dorica” P. Rabini, Camerano, 1983. [13] Recanatini A., Le grotte del Conero, Camerano, 1990. [14] Scarafoni G., Historia patria Camerano, in Toccaceli F. (a cura di), Camerano nei secoli, Tipografia “Dorica” P. Rabini, Camerano, 1983. [15] SISMA, System Integrated for Security Management Activities in cultural heritage, community initiative INTERREG III B (2000-2006) CADSES 3B035, Ed Petruzzi, Perugia, 2007. [16] Società amici di Corinaldo (a cura di), Corinaltum, pubblicazione periodica. Normative di riferimento [1] OPCM 3274/2003, Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica, G.U. 8.05.2003, n.105, Roma, 2003. [2] D.M. 14.01.2008, Nuove norme tecniche per le costruzioni, G.U. 4.02.2008, n.29, Ministero delle Infrastrutture, dell’Interno e Dipartimento Protezione Civile, Roma, 2008. [3] Circolare 2.02.2009, n.617, Istruzioni per l’applicazione delle “Norme Tecniche per le Costruzioni” di cui al D.M. 14 gennaio 2008, Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, Roma, 2009. [4] UNI EN 1998-1:2005, Eurocodice 8, Progettazione delle strutture per la resistenza sismica. Parte 1: Regole generali, azioni sismiche e regole per gli edifici, versione italiana del gennaio 2007. [5] DPR 6.06.2001 n.380, Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, G.U. 20.10.2001, n.245. [6] Legge n.64 del 2.02.1974, Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche, G.U. 21.03.1974, n.76. Sitografia [1] http://mi.ingv.it/pcm3274.html, gennaio 2014. [2] http://www.protezionecivile.gov.it/cms/attach/editor/rischio-sismico/Scala_MCS1930.pdf, dicembre 2013. [3] Locati M., et al. (a cura di), 2011. DBMI11, la versione 2011 del Database Macrosismico Italiano. Milano, Bologna, http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11, DOI: 10.6092/INGV.IT-DBMI11. [4] http://www.cslp.it/cslp/index.php?option=com_docman&task=doc_details&gid=3280 &&Itemid=165, dicembre 2013. [5] http://www.comune.senigallia.an.it/site/senigallia/live/taxonomy/senigallia/cose_in_co mune/edilizia_e_governo_territorio/pianificazione-urbanistica/piani-pubblici/pianoparticolareggiato-centro-storico-di-senigallia.html, dicembre 2013. [6] http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/prTavola.jsp?tav=130&liv=4&ua=042&sep=0&ist= Capitolo 4 | 315 0, dicembre 2013. [7] http://demo.istat.it/pop2011/index.html, dicembre 2013. [8] http://dawinci.istat.it/MD/dawinciMD.jsp?a1=m0GG0c0I0&a2=mG0Y8048f8&n=1U H90T09OG0&v=1UH07B07SC40000, dicembre 2013. [9] www.touringclub.com, dicembre 2013. [10] http://tcmmisa.regione.marche.it/prg_mar2012/Default.aspx, dicembre 2013. [11] http://www.comune.senigallia.an.it:8081/jediliziaconsultazioni/, gennaio 2014. [12] http://www.senigalliapodcast.it/urbanistica/approvazione_centro_storico_cervellati/Approvazione/_01_REL AZIONE.pdf, gennaio 2013. [13] http://comune.loreto.an.it/cittadino/index.php?id=25&idass=1093, gennaio 2014. [14] http://www.cflr.beniculturali.it/Gregoriano/s_mappette.php?Provincia=Ancona&Territ orio=Corinaldo&Denominazione=Corinaldo&Mappa=32&Descrizione=&Sezione=% 20&Soggetto, novembre 2013. [15] http://www.corinaldo.it/servizi/Menu/dinamica.aspx?idSezione=17227&idArea=1723 2&idCat=19116&ID=19898&TipoElemento=Categoria, gennaio 2014. [16] Catalogo dei forti terremoti, dal 461 a.c. al 1997, http://storing.ingv.it/cfti4med/, agosto 2012. [17] http://www.grottedicamerano.it/, gennaio 2014. [18] http://www3.istat.it/dati/catalogo/20071018_11/fp-ancona.pdf, dicembre 2013. [19] http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/isTavola.jsp?tav=020&liv=4&ua=042&sep=0&ist= 0, gennaio 2014. Altre fonti [1] Comune di Camerano, Piano Particolareggiato del centro storico, 1974. [2] Comune di Corinaldo, Tavole e Relazioni illustrative del Piano Particolareggiato Esecutivo, 1978. [3] Comune di Senigallia, Bacci F. (a cura di), Interventi di Restauro Strutturale. [4] Comune di Senigallia, Piano Strutturale del verde del Comune di Senigallia, Senigallia, 2007. [5] Comune di Senigallia, Norme Tecniche di Attuazione del Piano Particolareggiato del centro storico di Senigallia (approvazione con delibera C.C n.89 del 14-15-21-27-28 ottobre e 4 novembre 2009). [6] Documentazione consegnata al Comune di Corinaldo in data 30 novembre 2010 (prot. n.453) a seguito della Convenzione tra l'Università Politecnica delle Marche e il Comune di Corinaldo per la ricerca scientifica inerente la valutazione e la riduzione del rischio sismico del centro storico dello stesso Comune (Determina del Direttore n.9 del 01.03.2010). 316 | Capitolo 4