Titolo della Tesi - Archivio Aperto di Ateneo

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4. Casi studio
Una prima applicazione della valutazione della vulnerabilità sismica dei centri storici a
scala urbana descritta nel capitolo 2, è stata fatta per il centro storico di Corinaldo. Questa
valutazione era infatti oggetto della Convenzione tra l'Università Politecnica delle Marche e
il Comune di Corinaldo per la ricerca scientifica inerente la valutazione e la riduzione del
rischio sismico del centro storico dello stesso Comune (Determina del Direttore n.9 del
01.03.2010)140.
La maggior parte dei dati utilizzati per questa valutazione erano stati forniti direttamente
dall’Amministrazione Comunale (informazioni ottenuto dal personale dell’ufficio tecnico e
dalla consultazione del Piano Particolareggiato Esecutivo (PPE) del 1978).
Nello studio effettuato in questa tesi è stato deciso di applicare le stesse metodologie ad
altri 3 centri storici scelti, in accordo con la Provincia di Ancona, nel territorio provinciale
anconetano: Senigallia, Loreto e Camerano.
I quattro centri storici scelti, compreso Corinaldo, rappresentano un campione eterogeneo,
ad esempio dal punto di vista delle dimensioni, e riassumono le varie tipologie di centri
presenti nel territorio analizzato.
I dati utilizzati per l’applicazione della metodologia SAVE sono stati desunti
principalmente dalla banca dati del Sistema Informativo Territoriale (SIT) della Provincia
di Ancona, messa a disposizione dal Dipartimento III – governo del territorio della stessa
Provincia. Altri dati sono stati ricavati dall’ISTAT, dai Piani Particolareggiati e dagli uffici
tecnici comunali di ogni singolo centro storico e infine da osservazioni e misure dirette in
situ.
A tal proposito nei riguardi di Corinaldo è stato deciso di svolgere nuovamente la
metodologia SAVE aggiornando i dati utilizzati in precedenza (nell’ambito della
Convenzione sopra citata), facendo in questo caso riferimento alle stesse fonti utilizzate per
Senigallia, Loreto e Camerano. Questa scelta è stata effettuata al fine di poter avere alla fine
dei valori confrontabili tra loro.
I dati utilizzati invece per l’applicazione della metodologia del progetto SISMA, ovvero per
la compilazione della cosiddetta “scheda aggregato”, sono invece stati tratti dai Piani
Particolareggiati e dagli uffici tecnici comunali di ogni singolo centro storico e da
osservazioni e misure dirette in situ.
140
Documentazione consegnata al Comune di Corinaldo in data 30 novembre 2010 (prot. n.453) con
oggetto: Relazione finale; Allegato 1 – Tavola A: Età di costruzione degli edifici: sviluppo storico
dell’edificato; Allegato 1 – Tavola B: Vulnerabilità dell’edificato: modalità di aggregazione;
Allegato 1 – Tavola C: Elementi spaziali urbani: rapporto medio tra altezza edifici e larghezza
stradale. Numero piani; Allegato 1 – Tavola D: Tipologie costruttive degli edifici: orizzontamenti ed
elementi di rinforzo; Allegato 1 – Tavola E: Elementi spaziali urbani: dislivelli, barriere e sistema
connettivo; Allegato 1 – Tavola F: Sintesi dei risultati della metodologia SAVE; Allegato 2: Scheda
Centro Storico; Allegato 3: Schede riassuntive per la normalizzazione della vulnerabilità del centro
storico del Corinaldo; Allegato 4: Schede speditive di aggregazione compilate per gli aggregati del
centro storico di Corinaldo; Allegato 5: Valutazione della vulnerabilità sismica dell’aggregato.
Capitolo 4 | 189
4.1. Il centro storico di Senigallia
Senigallia rappresenta un caso emblematico di città antiche di media grandezza dell'Italia
centrale che ben si presta a essere oggetto di studio per indagini sul rischio sismico del
costruito storico.
Le caratteristiche e le problematiche che la rendono "esemplare" anche per altri centri
urbani, regionali o nazionali di media grandezza sono:
- pericolosità sismica elevata: classificazione sismica, secondo l’OPCM 3274/2003, in
zona 2 (medio-alta)141;
- risulta uno dei quattro centri marchigiani su cui sono state già svolte indagini di
Microzonazione Sismica di dettaglio da parte della Regione Marche;
- il centro storico di Senigallia presenta un rilevante sistema di beni culturali (dove, in
buona parte, sono allocate funzioni pubbliche o di uso pubblico), sia tutelato che
meritevole di tutela, elemento anche questo ricorrente nella realtà marchigiana;
- è in corso di redazione un “Piano Particolareggiato” per il centro storico, quale
situazione specifica particolarmente favorevole sia per la raccolta dei dati sia per le
possibili integrazioni che il Comune volesse eventualmente operare, sulla base degli
esiti e delle valutazioni conseguenti alla presente sperimentazione;
- necessità di instaurare metodologie tecnicamente valide nelle costruzioni e soprattutto
nelle opere di restauro in funzione anti terremoto, stante l'elevata sismicità dei luoghi;
- esposizione elevata: città costiera con densità abitativa importante (elevato carico
antropico), con la presenza di importanti contenitori storico-artistici (monumenti,
chiese, musei, palazzi, ecc;);
- vulnerabilità elevata: edifici storici fragili, esposti a interventi spesso invasivi e
inopportuni (post-terremoto 1930), diverse tipologie e tecniche costruttive che si sono
susseguite a formare diverse stratificazioni e intasamenti che hanno modificato la
vulnerabilità del costruito originario;
- tendenza al "ritorno residenziale" nel centro storico in situazioni di buon restauro
edilizio e di zone dotate di servizi.
Nel caso di Senigallia, è parso particolarmente interessante approfondire gli edifici nella
zona del centro storico, pesantemente danneggiati dal sisma del 1930 e caratterizzati da
numerosi aspetti significativi, nonché complessi, di vulnerabilità intrinseca, rielaborata
dalle fasi costruttive e dall’evoluzione del tessuto edilizio.
“Ogni singolo edificio presenta caratteri individuali. Ma per specie
omogenee, l'organizzazione distributiva e la prassi costruttiva è rimasta la
stessa per lunghi periodi storici. La struttura resistente principale è costituita
da murature portanti in mattoni laterizi dello spessore variabile fra 45 e 60
cm. Le strutture di fondazione sono realizzate tramite i consueti allargamenti
delle sezioni delle murature portanti, a costituire appoggi di una scatola
rigida, non sempre appoggiata in modo continuo ed efficace sul terreno
sottostante. Le coperture sono realizzate prevalentemente con falde a due e/o
quattro acque, di pendenza 30 %, con manto in tegole laterizie generalmente
di tipo marsigliese. Le strutture orizzontali sono spesso in cemento.”142
141
142
Allegato 1, OPCM 2374/2003 (http://mi.ingv.it/pcm3274.html, gennaio 2014).
Bacci F. (a cura di), Interventi di Restauro Strutturale, p.4.
190 | Capitolo 4
Dal punto di vista strutturale gli edifici risalenti al tessuto medievale sono principalmente
aggregati compatti e a corte, in reciproca contiguità strutturale, frutto di addossamenti
successivi a partire da un edificio originario oppure frutto di intasamento degli spazi liberi
con o senza ammorsamento delle pareti perimetrali.
La città murata, configuratasi come tale nel '500 con la Signoria dei Della Rovere e
ampliatasi successivamente nel '700, ha le caratteristiche tipiche delle antiche città costiere
del medio Adriatico: tessuto compatto, con edifici di tre o quattro piani (a volte anche un
piano seminterrato) direttamente prospicienti la strada. In alcuni casi i singoli edifici sono
realizzati in continuità l’uno rispetto all’altro a delimitare, con le cortine continue delle
facciate, le vie interne del centro storico.
Le vie, più strette nella parte cinquecentesca e più ampie in quella settecentesca, formano
un reticolo che unisce le piazze e gli edifici monumentali principali in un sistema
unitario143.
Con le ristrutturazioni post terremoto del 1930, gli interventi hanno omologato (e
consolidato) edifici costruiti in epoche diverse. A partire dal 1930, in non pochi lotti
catastali, i corpi di fabbrica, parzialmente o totalmente ristrutturati e spesso scapitozzati,
furono rinforzati intervenendo anche sulla tipologia determinando fusioni fra le diverse
tipologie144.
Le principali caratteristiche comuni agli edifici del centro storico di Senigallia (Figura 4.1)
sono quindi:
- presenza negli isolati di porzioni non coeve, dovute a successive aggregazioni di unità
abitative, e conseguenti discontinuità;
- discontinuità di materiale tra le varie porzioni;
- complessità degli isolati composti da edifici irregolari sia in altezza che in pianta;
- tamponamenti, creazione o modifica delle aperture e irregolarità nella loro
distribuzione (spesso prossime alle angolate), con conseguente indebolimento della
muratura d’ambito;
- interventi di consolidamento (ad esempio sostituzioni, iniezioni, iniezioni armate,
ristilatura dei giunti, inserimento di cordoli in c.a. di frequente in concomitanza alla
sostituzione dei tradizionali orizzontamenti lignei con solai e coperture in laterocemento), spesso invasivi e non omogenei su porzioni degli isolati;
- presenza di molti aggregati a corte.
Tali aspetti, oltre a costituire elementi intrinseci di propensione al danno sismico e di
incremento della vulnerabilità, implicano la necessità di un approfondimento della
conoscenza dei fabbricati per un’applicazione critica delle metodologie di analisi della
vulnerabilità sismica. Pertanto, i risultati ottenuti da metodi automatici devono essere
valutati alla luce delle condizioni di effettiva vulnerabilità dei manufatti e delle loro tipicità.
143
144
Piano Strutturale del verde del Comune di Senigallia, Senigallia, 2007.
Norme Tecniche di Attuazione del Piano Particolareggiato del centro storico di Senigallia, 2009.
Capitolo 4 | 191
Figura 4.1 – Senigallia.
4.1.1. Sismicità storica
Il territorio di Senigallia, secondo i dati forniti dal Dipartimento regionale di Sismologia
storica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), è stato storicamente
interessato da 58 eventi sismici, di intensità al sito valutata tra il II e il IX grado della scala
MCS145 (Mercalli – Cancani – Sieberg). La Tabella 4.1 mostra i terremoti che nell’ultimo
millennio hanno interessato il territorio di Senigallia; tali dati sono contenuti all’interno di
un database consultabile via web146 (http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11/query_place/,
145
La scala MCS, chiamata più semplicemente Scala Mercalli, è una scala macrosismica introdotta
quando non esistevano strumenti di misura, atta a sintetizzare la severità degli effetti di un terremoto
zona per zona tramite un valore numerico: l'intensità macrosismica. In sostanza indica l'intensità del
sisma in rapporto agli effetti osservabili sui manufatti e sull'ambiente naturale attorno all'epicentro.
Di seguito si riporta la classificazione dell’intensità macrosismica MCS:
I grado – Impercettibile
II grado – Molto leggero
III grado – Leggero
IV grado – Moderato
V grado – Abbastanza forte
VI grado – Forte
VII grado – Molto forte
VIII grado – Rovinoso
IX grado – Distruttivo
X grado – Completamente distruttivo
XI grado – Catastrofico
XII grado – Grandemente catastrofico
http://www.protezionecivile.gov.it/cms/attach/editor/rischio-sismico/Scala_MCS-1930.pdf, dicembre
2013.
146
Locati M., et al. (a cura di), 2011. DBMI11, la versione 2011 del Database Macrosismico Italiano.
Milano, Bologna, http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11, DOI: 10.6092/INGV.IT-DBMI11.
192 | Capitolo 4
novembre 2013). Da questi dati si deduce che pochi tra questi 58 eventi si sono verificati
nelle dirette vicinanze di Senigallia, e le zone epicentrali distano molti chilometri dalla zona
di cui ci occupiamo in questa sede; alcuni di questi infatti non sono stati addirittura
percepiti (precisamente gli eventi verificatisi negli anni 1785, 1898, 1904 e 1993).
I terremoti che hanno maggiormente interessato l’area di Senigallia sono tredici (Tabella
4.1 evidenziati in giallo), aventi un’intensità al sito compresa tra il VI e il IX grado MCS,
avvenuti negli anni 1303, 1672, 1727, 1741,1781, 1838, 1897, 1924, 1930, 1943, 1972
(Grafico 4.1).
In particolare il sisma che ebbe maggiori conseguenze fu quello che si verificò nel 1930,
che ebbe un'intensità massima dell'VIII-IX grado MCS. Il terremoto colpì la costa
centrosettentrionale delle Marche ed ebbe i suoi massimi effetti a Senigallia 147, dove 318
case crollarono o divennero inabitabili e 2.000 furono gravemente lesionate. Crolli e lesioni
gravi furono segnalati a Montemarciano, Mondolfo, San Costanzo, Fano, Ancona. Altre 40
località subirono danni rilevanti. La scossa fu risentita in tutta l'Italia centrosettentrionale,
fino in Istria a nord, a Napoli e in Puglia a sud. Per oltre un mese altre decine di scosse più
deboli si susseguirono nella zona epicentrale. Nel porto di Ancona fu osservato un
maremoto che ruppe gli ormeggi di un piroscafo. Il sisma causò 18 morti (14 a Senigallia e
4 ad Ancona) e molti feriti. La maggior parte della popolazione si salvò grazie a un boato
premonitore che si verificò prima della scossa principale, il quale fece fuggire all'aperto gli
abitanti. Molte famiglie rimasero senzatetto e alloggiarono in baracche e tende. L'economia
della zona, in particolare quella turistica, subì un duro contraccolpo, nonostante gli aiuti da
parte del Governo e della Chiesa. Ad Ancona, soprattutto nei popolosi quartieri di
Capodimonte e San Lazzaro, e a Senigallia, gli abitanti lasciarono le case danneggiate per
trovare alloggio nelle campagne, in accampamenti improvvisati, colonie marine, baracche,
tende e vagoni ferroviari.
Storia sismica di Senigallia [43.714, 13.223]
Numero di Eventi: 58
Effetti
I
Anno Me Gi Or
8
1303 08
6
1672 04 14 15:45
5
1690 12 23 00:20
5-6
1712 03 28
6
1727 12 14 19:45
7
1741 04 24 09:00
4-5
1743 02 20 16:30
4-5
1747 04 17
5
1751 07 27 01:00
3-4
1767 06 05 01:30
3
1779 11 23 18:30
6
1781 06 03
NF
1785 05 03 02:30
5
1786 12 25 01:00
F
1788 04 18
3
1796 10 22 04:00
147
In occasione del terremoto del:
Ax
Np
Medio Adriatico
4
Riminese
92
Anconetano
17
FRONTONE
3
S.LORENZO IN CAMPO
32
FABRIANESE
145
Basso Ionio
77
NOCERA UMBRA
64
Appennino umbro-marchigiano
68
SPOLETINO
10
Bolognese
14
CAGLIESE
157
Alta valle del Chienti
11
Riminese
91
FANO
2
Emilia orientale
27
Io
Mw
8
5.61 ±0.21
5.56 ±0.19
4.93 ±0.34
5.19 ±0.42
6.21 ±0.13
7.13 ±0.19
5.94 ±0.26
6.25 ±0.22
5.44 ±0.60
4.99 ±0.31
6.42 ±0.13
5.14 ±0.34
5.62 ±0.17
4.51 ±0.34
5.61 ±0.36
6-7
7
9
9
9
10
7-8
5
10
7
8
5-6
7
Ceciliani G., Negri P., 1991.
Capitolo 4 | 193
6
1838 06 23
PESARO
4
6
4.72 ±0.34
5
1870 02 08
NUMANA
10
7
5.10 ±0.54
5
1875 03 17 23:51
Romagna sud-orientale
144
5.93 ±0.16
4
1887 05 26
JESI
19
5
4.58 ±0.63
7
1897 09 21
ADRIATICO CENT.
44
7
5.46 ±0.27
3
1897 12 18 07:24:20
Appennino umbro-marchigiano
132
7
5.13 ±0.14
2
1898 06 27 23:38
RIETI
186
8
5.49 ±0.12
NF
1898 08 25
VISSO
66
7
5.04 ±0.29
NF
1904 11 17 05:02
Pistoiese
204
7
5.15 ±0.14
F
1911 02 19 07:18
Romagna meridionale
181
7
5.28 ±0.11
5-6
1915 01 13 06:52
Avezzano
1041
11
7.00 ±0.09
5
1916 05 17 12:49:50
Alto Adriatico
132
5.95 ±0.14
2
1917 04 26 09:35:59
Valtiberina
134
9-10
5.89 ±0.11
5
1917 11 05 22:47
NUMANA
26
6
5.07 ±0.25
2
1920 09 07 05:55:40
Garfagnana
756
10
6.48 ±0.09
7-8
1924 01 02 08:55:08
Medio Adriatico
76
7-8
5.36 ±0.16
4-5
1928 05 30 20:01
Adriatico centrale
17
5
4.88 ±0.28
8-9
1930 10 30 07:13:13
SENIGALLIA
263
8
5.81 ±0.09
NF
1933 09 26 03:33:29
Maiella
326
9
5.95 ±0.09
4
1934 11 30 02:58:19
Alto Adriatico
51
5.34 ±0.17
6
1943 07 31 04:37
SENIGALLIA
5
5
4.30 ±0.34
NF
1948 06 13 06:33:31
Valtiberina
142
7
5.05 ±0.14
4
1950 09 05 04:08
GRAN SASSO
386
8
5.68 ±0.07
3
1962 01 23 17:31
Adriatico
49
5
4.52 ±0.25
6
1972 02 04 02:42:19
Medio Adriatico
75
4.86 ±0.29
6
1972 02 04 09:18:30
Medio Adriatico
56
4.58 ±0.29
6
1972 02 05 07:08:12
Medio Adriatico
6
4.47 ±0.29
5
1972 06 14 18:55:46
Medio Adriatico
17
4.62 ±0.47
3-4
1976 05 06 20:00:12
Friuli
770
9-10
6.46 ±0.09
3
1979 09 19 21:35:37
Valnerina
694
8-9
5.86 ±0.09
4
1984 04 29 05:02:60
GUBBIO/VALFABBRICA
709
7
5.65 ±0.09
NF
1984 05 07 17:49:43
Appennino abruzzese
912
8
5.89 ±0.09
NF
1984 05 11 10:41:50
Appennino abruzzese
342
5.50 ±0.09
NF
1986 10 13 05:10:01
Appennino umbro-marchigiano
322
5-6
4.65 ±0.09
NF
1987 07 03 10:21:58
PORTO SAN GIORGIO
359
5.09 ±0.09
3
1993 06 05 19:16:17
GUALDO TADINO
326
6
4.74 ±0.09
5
1997 09 26 00:33:13
Appennino umbro-marchigiano
760
5.70 ±0.09
5-6
1997 09 26 09:40:27
Appennino umbro-marchigiano
869
8-9
6.01 ±0.09
NF
1997 10 03 08:55:22
Appennino umbro-marchigiano
490
5.25 ±0.09
2
1997 10 06 23:24:53
Appennino umbro-marchigiano
437
5.46 ±0.09
4
1997 10 14 15:23:11
Appennino umbro-marchigiano
786
7-8
5.65 ±0.09
3-4
2006 04 10 19:03:36
Maceratese
211
5
4.51 ±0.10
Legenda: I: intensità avvertita al sito in considerazione (MCS); Me: mese; Gi: giorno; Or: ora in GMT;
Ax: Area epicentrale in cui sono stati riscontrati gli effetti maggiori del terremoto; Np: n. di punti, n. di
osservazioni macrosismiche disponibili per il terremoto; Io: intensità massima (MCS); Mw: magnitudo
momento.
Tabella 4.1 – Storia sismica di Senigallia (dall’anno 1000 al 2006).
194 | Capitolo 4
Intensità MCS
anni
Grafico 4.1 – Cronologia e intensità al sito dei terremoti localizzati nel territorio di Senigallia.
Come è ben visibile dalla Tabella 4.1, i terremoti che hanno interessato il territorio
senigalliese sono descritti in funzione dell’intensità (Is) avvertita in termini di danno (scala
Mercalli). In questo modo non si riesce a fare alcuna considerazione sul superamento o
meno dell’accelerazione massima attesa ag al suolo in funzione del periodo di ritorno.
4.1.2. Pericolosità sismica di base
Il comune di Senigallia (AN) si trova in zona sismica 2 (medio rischio sismico).
Ai fini di una precisa definizione dei valori attesi dell’accelerazioni massima al suolo a g il
Comune non rientra tra i 10751 nodi del reticolo, con maglia di passo 5,5 km circa, con cui
è stato suddiviso il territorio Nazionale. Ciò significa che il periodo di ritorno T R della
costruzione in esame non corrisponde a nessuno dei 9 valori di T R considerati nella
pericolosità sismica di base. La Circolare n.617/2009 consiglia allora il calcolo dei
parametri ag, F0, Tc* come media pesata dei valori assunti dai 4 vertici, con pesi
inversamente proporzionali alle distanze di essi dal punto in questione 148. Per facilitare le
operazioni di valutazione puntuale della pericolosità sismica si è utilizzato il foglio di
calcolo Spettri NTC ver. 1.0.3 fornito dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici 149
(Figura 4.2).
L’accelerazione massima attesa al suolo varia al variare del periodo di ritorno T R. Come
mostrano la Tabella 4.2 e il Grafico 4.2, i valori di ag determinati che caratterizzano il
territorio di Senigallia, aumentano all’aumentare del periodo di ritorno T R.
148
Circolare n.617/2009, Allegato A.
Scaricabile on-line all’indirizzo:
http://www.cslp.it/cslp/index.php?option=com_docman&task=doc_details&gid=3280&&Itemid=165,
dicembre 2013.
149
Capitolo 4 | 195
Figura 4.2 – Localizzazione del Comune di Senigallia all’interno del reticolo di riferimento.
Stato Limite
Operatività (SLO)
Danno (SLD)
TR [anni]
ag [g]
30
0,047
50
0,061
72
0,076
101
0,093
140
0,108
201
0,128
Salvaguardia della Vita (SLV)
475
0,182
Collasso (SLC)
975
0,237
2475
0,332
Tabella 4.2 – Valori del parametro ag in funzione del periodo di ritorno TR di riferimento, per il
territorio di Senigallia.
Grafico 4.2 – Valori del parametro ag per periodi di ritorno TR di riferimento, riferiti a Senigallia.
4.1.3. Pericolosità sismica locale
L’assetto geologico locale esercita un’importante influenza sulla distribuzione areale del
danneggiamento prodotto da un terremoto. I rilievi macrosismici, nei momenti
immediatamente successivi a forti eventi sismici (Friuli 1976, Irpinia 1980, Umbria-Marche
196 | Capitolo 4
1997), hanno evidenziato la dipendenza del grado di danno dalle caratteristiche meccaniche
dei depositi superficiali e dall’assetto geomorfologico locale. È quindi evidente che nella
fase di definizione di politiche di riduzione del rischio sismico le caratteristiche geologiche
locali devono essere sempre prese in considerazione.
Risultano quindi importanti gli aspetti della Microzonazione Sismica150. Essa rappresenta
l’attività svolta ai fini di una più dettagliata suddivisione del territorio in aree in cui i valori
di pericolosità sismica rispecchiano più rigorosamente le condizioni locali. L’analisi della
risposta di un suolo alle sollecitazioni sismiche (Risposta Sismica Locale), costituisce la
parte fondamentale delle attività di Microzonazione Sismica; essa richiede un approccio di
tipo multidisciplinare che integri i contributi provenienti dalla Sismologia, dalla Geofisica,
dalla Geotecnica e dall’Ingegneria Strutturale.
Senigallia è uno dei 18 Comuni marchigiani coinvolti nello studio di Microzonazione
Sismica; obiettivo del progetto è quello di costruire un patrimonio di conoscenze
geologiche e tecniche indispensabili per la programmazione urbanistica.
Gli studi servono, infatti, a individuare le differenti risposte che terreni di diverse tipologie
possono dare a seguito di una scossa di terremoto della stessa magnitudo.
Al termine degli studi su Senigallia, mirati alla comprensione del meccanismo e degli
effetti del terremoto del 1930, ci si è trovati in possesso di una cospicua mole di dati che
consente di procedere a una Microzonazione secondo le norme vigenti 151.
Le analisi e gli studi riguardanti la pericolosità sismica locale hanno permesso di
individuare, in determinate caratteristiche proprie del terreno e del suo assetto morfologico,
alcune delle cause che possono variare la pericolosità sismica di base di un territorio e di
conseguenza rendere alcune aree più pericolose di altre.
Le condizioni del sito di riferimento rigido, infatti, non corrispondono a quelle effettive. È
necessario, pertanto, tenere conto delle condizioni stratigrafiche del volume di terreno
interessato dall’opera e anche delle condizioni topografiche, poiché entrambi questi fattori
concorrono a modificare l’azione sismica in superficie rispetto a quella attesa su un sito
rigido con superficie orizzontale. Tali modifiche, in ampiezza, durata e contenuto in
frequenza, sono il risultato della risposta sismica locale.
I differenti effetti che le condizioni locali di un’area possono provocare sono suddivisi in
due categorie principali:
1. effetti di sito o di amplificazione sismica locale: interessano i terreni che presentano
un comportamento stabile nei confronti delle sollecitazioni sismiche attese e sono
legati alle caratteristiche topografiche e/o litologiche del territorio in grado di
generare un’esaltazione locale delle azioni sismiche di base;
2. effetti di instabilità: interessano i terreni che presentano un comportamento instabile
nei confronti delle sollecitazioni sismiche attese e possono causare fenomeni di
franamento, di liquefazione, di subsidenza, di cedimento assoluto e differenziale.
A queste informazioni sono state poi sovrapposte le interferenze con zone suscettibili di
dissesto idrogeologico censite dal Piano Stralcio di bacino delle Marche per l’Assetto
idrogeologico (PAI, Figura 4.3).
Le indagini di Microzonazione Sismica di dettaglio sono state sviluppate al fine di fornire
una conoscenza più approfondita sulla sismicità e sul relativo rischio sismico: nel caso del
150
151
Gruppo di lavoro MS, 2008.
Mucciarelli M., Tiberi P., Capitolo 8, 2002-2005.
Capitolo 4 | 197
centro storico di Senigallia si sono registrati valori differenziati del fattore di
amplificazione sismica locale (Fa = 1,2 e 1,5) ma tra loro poco differente (Figura 4.4).
Figura 4.3 – Stralcio PAI, Autorità di Bacino Marche. Cerchiato in rosso il centro storico di
Senigallia interessato da rischio di esondazione R4.
Figura 4.4 – Fattori di amplificazione (Fa). Cerchiati in rosso sono i sondaggi eseguiti all’interno
dell’area del centro storico.
L’accurata modellazione della sorgente sismica responsabile dell'evento del 1930, nonché
lo studio e l'identificazione delle altre sorgenti sismiche presenti nelle vicinanze,
suggeriscono che i terremoti in grado di provocare a Senigallia gli scuotimenti del suolo
con maggiore intensità sono tutti terremoti in campo vicino e di natura compressiva.
198 | Capitolo 4
Questo porta a preferire come forma spettrale quella definita come Tipo 2 dall'EC-8 (Figura
4.5)152, con una predominanza delle alte frequenze che trova conferma nei dati relativi
all'unico terremoto della fascia costiera Marchigiana, ovvero quello di Ancona del 1971. Le
forme spettrali suggerite sono riportate in Figura 4.5.
Tipo di
terreno
A
B
C
D
E
S
TB (s)
TC (s)
TD (s)
1,0
1,35
1,5
1,8
1,6
0,05
0,05
0,10
0,10
0,05
0,25
0,25
0,25
0,30
0,25
1,2
1,2
1,2
1,2
1,2
Figura 4.5 – Forme degli spettri in accelerazione previsti dall'EC-8 per gli eventi del tipo 2 e relativa
tabella dei punti di controllo.
L'analisi delle registrazioni sismometriche mostra però una notevole differenza nelle
amplificazioni registrate in diversi siti, con una variabilità che spazia da spettri piatti, con
valori inferiori a 2 (assenza di amplificazione), fino ad amplificazioni pari a un fattore 5
registrate in una limitata banda di frequenza di interesse per l'edificato.
Pertanto, sulla base dei risultati delle indagini svolte, si è proceduto a una più accurata
delimitazione delle zone, adottando una classificazione che va a vantaggio della sicurezza,
ma che, allo stesso tempo, fornisce indicazioni circa possibili risparmi nella progettazione e
realizzazione di opere ove l’assetto dell’area lo consenta.
Per la delimitazione delle zone si sono considerate la cartografia geologico-tecnica di
dettaglio per l’area del centro abitato di Senigallia (Figura 4.6), appositamente prodotta
nell’ambito di questo progetto, e le modellazioni mono-dimensionali effettuate a partire dai
dati derivanti dalle prove dinamiche di laboratorio e dalle indagini geofisiche in sito.
Per quanto concerne la classificazione dei suoli, le NTC 2008 (§ 3.2.2) richiedono la
definizione dei valori della velocità equivalente Vs,30 di propagazione delle onde di taglio
entro i primi 30 metri di profondità, misurata direttamente o correlata a prove
penetrometriche (NSPT). La disponibilità di numerose prove down-hole (Figure 4.7, 4.8) e
indagini geofisiche di superficie porterebbe a classificare tutta l'area di Senigallia compresa
tra le colline e il mare come appartenente alla categoria C (vedi Tabella 3.2.II, § 1.2.2).
152
UNI EN 1998-1:2005, §3.2.2, prospetto 3.3 e figura 3.3.
Capitolo 4 | 199
Figura 4.6 – Interferenza tra sistema centro storico e zonazione geologica in prospettiva sismica.
Figura 4.7 – Stratigrafia sondaggio S7 (Piazza la Marmora), Prova down-hole.
200 | Capitolo 4
Figura 4.8 – Immagini dei sondaggi.
Sono state, in seguito, distinte le seguenti zone per le quali si ritiene ammissibile una
risposta sismica omogenea (Figura 4.9):
1. zona I: area collinare con substrato marnoso in affioramento: in questo caso non si
sono osservate amplificazioni e si propone l'inserimento in categoria A.
2. Zona II: zone con depositi sabbiosi e argillosi, con uno o due livelli di ghiaie basali,
sovrapposti al substrato delle argille marnose. Presenza di significative frequenze di
risonanza misurate sia da terremoti che da rumore e modellazione monodimensionale
che riproduce i picchi di amplificazione osservati, grazie a evidenti contrasti di
impedenza nei primi 30 m. Le Vs,30 risultano comprese tra i 180 e i 360 m/s. Per tali
zone si propone di utilizzare lo spettro definito dall’EC8 considerando un terreno di
categoria C (Figura 4.5).
3. Zona III: zone con depositi sabbiosi di paleo-dune costiere e argillosi-torbosi di
laguna, con intercalazione di ghiaie, sovrapposti al substrato delle argille marnose.
Velocità inferiori ai 180 m/s prima di incontrare ghiaie addensate. Presenza di
significative frequenze di risonanza misurate sia da terremoti che da rumore, con
elevata amplificazione. Per gli elevati valori di amplificazione osservati e per la bassa
velocità nei primi strati si propone di utilizzare lo spettro definito dall’EC8
considerando un terreno di categoria D (Figura 4.5).
4. Aree ricadenti nelle zone II e III, ma per le quali, in assenza di un significativo
contrasto di impedenza nei primi 30 m, non si osservano frequenze risonanti, né da
terremoti né da rumore. La modellazione monodimensionale suggerisce la possibile
presenza di amplificazioni solo se si ipotizza un significativo contrasto di impedenza
poco al di sotto della profondità raggiunta dagli attuali sondaggi (30 m). Queste aree
vengono distinte nella carta di microzonazione poiché gli spettri proposti potrebbero
risultare troppo cautelativi e onerosi se tradotti in termini di costi di intervento sia per
strutture esistenti che da progettare.
Capitolo 4 | 201
Figura 4.9 – Microzonazione Sismica di Senigallia.
4.1.4. Valutazione a scala urbana (il metodo SAVE)
Nei paragrafi che seguono (§ 4.1.4.1-4.1.4.7) si descrive l’applicazione della metodologia
SAVE per la valutazione del rischio sismico nei riguardi del centro storico di Senigallia.
4.1.4.1. Caratterizzazione del sistema urbano
Le informazioni necessarie al fine della compilazione di tutte le matrici che caratterizzano
le sei componenti che contribuiscono alla determinazione del rischio sismico, sono state
desunte da varie fonti. Principalmente è stata consultata la banca dati della Provincia (SIT);
i dati in essa mancanti sono stati poi ricavati dal piano particolareggiato del centro
storico153 (a cura del prof. P. Cervellati) e da osservazioni e misure dirette in situ.
La Tabella 4.3 riassume le informazioni che caratterizzano il sistema urbano del centro
storico di Senigallia.
Indicatore
Tipologia insediamento
Sviluppo viario
Quota min
Quota max
Quota CS
Differenza quote
153
u.m.
codice
codice
m s.l.m.
m s.l.m.
m s.l.m.
m
Dato
0
A
3,80
5,90
4,85
2,10
Note
Morfologia pianura
Sviluppo centrale
Fonte: SIT Provincia
Fonte: SIT Provincia
Consultabile on-line all’indirizzo del Comune di Senigallia:
http://www.comune.senigallia.an.it/site/senigallia/live/taxonomy/senigallia/cose_in_comune/edilizia_
e_governo_territorio/pianificazione-urbanistica/piani-pubblici/piano-particolareggiato-centro-storicodi-senigallia.html, dicembre 2013.
202 | Capitolo 4
Superficie perimetrata centro storico
ha
43,18
Fonte: SIT Provincia
sulla base della
perimetrazione indicata
nel pp. Cervellati
Fonte: SIT Provincia
Superficie totale centro abitato
ha
1346,89
Rapporto percentuale
%
3,21
tra area perimetrata e area del centro abitato
Fonte: SIT Provincia
n. edifici centro storico
n.
734
Fonte: PP Cervellati
Altezza media edifici
m
12,50
Fonte: SIT Provincia
Superficie media edifici
mq
215,14
Superficie totale stimata degli edifici
mq
157910,40 Fonte: SIT Provincia
Volume totale stimato degli edifici
mc
1973880
Rapporto
mc/mq
4,57
volume totale / area perimetrata
Densità edificato del centro storico
%
36,57
superficie totale / area perimetrata
Abitanti Comune
n.
45027
Tabella 4.3 – Sintesi dei dati che caratterizzano ogni sistema urbano del centro storico di Senigallia
(vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono
indicatori derivanti).
4.1.4.2. Vulnerabilità dell’edificato
Dal punto di vista del patrimonio edilizio, oltre ai beni monumentali, naturalmente oggetto
di tutela, spiccano gli edifici cosiddetti “minori” poco considerati in fase di pianificazione e
salvaguardia, ma molto importanti perché caratterizzanti l’immagine e l’identità del centro
storico.
Lungo le vie del centro è possibile, infatti, ammirare le tipologie edilizie e costruttive che
nel corso dei secoli si sono susseguite come dimore della popolazione di Senigallia. La
tipologia edilizia rappresenta la cultura materiale di una comunità, in quanto manifesta il
suo modo di abitare un determinato luogo; le tipologie edilizie sono state individuate in tutti
i fabbricati e spazi liberi che, nel confronto catastale, hanno mantenuto la stessa area di
sedime o l’identica superficie coperta anche quando il lotto catastale è stato modificato.
Le tipologie rappresentano l'evoluzione urbana e abitativa della città murata di Senigallia
(Figura 4.10).
La Tabella 4.4 rappresenta la matrice con tutti i 18 parametri necessari alla determinazione
dell’indice di vulnerabilità dell’edificato (VED): la normalizzazione effettuata fa riferimento
a quella descritta nel capitolo 2 (§ 2.2.1.1).
Capitolo 4 | 203
Figura 4.10 – Tavola delle tipologie storiche (fonte: Tavola 9A, pp. Cervellati).
CODICE DA SCHEDA
CENTRO STORICO INDICATORI
A2.3 - EMERGENZE
STORICO
ARTISTICHE
Alta
A
1
Vulnerabilità dell'edificato
MATRICE DEI PUNTEGGI
Medio-Alta
Media
Medio-Bassa
B
C
D
0,75
0,50
0,25
NOTE
Fonte:
Dettaglio beni
architettonici
SIT Provincia.
< 0,2
0,25
Fonte:
SIT Provincia.
Strade
principali
H/L =1
Tutte
H/L <1
0,25
Mediocre
> 50 %
Discreto
> 50 %
Buono
≥ 50 %
0
Pietra
squadrata tufo
Prevalenza
laterizio
civile
Infrastrutt. e
servizi
Contenitore di
beni artistici
> 0,8
≥ 0,6
≤ 0,8
≥ 0,4
≤ 0,6
≥ 0,4
≤ 0,2
Tutte
H/L >1
Strade
principali
H/L >1
Tutte
H/L =1
B2.2 - STATO DI
CONSERVAZIONE
Cattivo
Pessimo >40%
Cattivo
Pessimo <40%
B2.3 - MATERIALI
PREVALENTI
Pietra
irregolare
Pietra
squadrata
204 | Capitolo 4
PUNTEGGIO
Senigallia
0,75
religiosa
B1.3 - CONSISTENZA
AREA PERIM. /
CENTRO ABITATO
B2.1 - ELEMENTI
SPAZIALI URBANI
STRADE
PRINCIPALI/STRADE
SEONDARIE
Bassa
E
0
0,25
Fonte:
osservazioni in
situ, cartografia,
prospetti pp.
Cervellati.
Fonte:
osservazioni in
situ .
Fonte:
osservazioni in
situ .
B2.4 - EDIFICI
STRATEGICI E
SPECIALI
Prevalenza
sanitarie
Prevalenza
istruzione
Prevalenza
religiosa
Prevalenza F
(presenza
frequente)
Blocco
regolare/
irregolare
n.piani>2
Prevalenza P
(presenza poco
frequente)
Prevalenza
testata angolo
n.piani>2
Prevalenza
testata angolo
n.piani≤2
Prevalenza E
(presenza
sporadica)
Prevalenza
blocco irreg./
Reg./linea
n.piani≤2
Prevalenza
interno/
arretrato
n.piani > 2
B3.4 - INTERVENTI
Ampliam. e
sopraelevaz
≥20%
Nessun
intervento
>30%
B3.5 UTILIZZAZIONE
Abbandonati
>20%
Non utilizzati
>20%
A3.6A CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI (ETÀ)
Prima del '19
>50%
Tra il '19 e il
'45 > 50%
Prevalenza
copertura
spingente
Prevalenza
copertura con
più falde poco
spingenti
Prevalenza
copertura ad 1
falda poco
spingente
Prevalenza
deformabili e
mal collegati
Prevalenza
deformabili e
ben collegati
Prevalenza
rigidi e mal
collegati
Bucature estese
s>30% su
>30%degli
edifici
Catene
contrafforti
archi di coll.
Tutti A
Bucature estese
s>30% su 2030% degli
edifici
Catene A
contrafforti A
Archi di coll.
F-S
Bucature estese
s>30% su 1020% degli
edifici
bucature estese
s>30% su
<10% degli
edifici
Catene A
contrafforti F-S
Archi di coll.A
Catene P
contrafforti E
Archi di coll. A
Catene P
contraff. P
Archi di
coll.P
0,25
A3.6H CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(REGOLARITÀ)
Né planim né
altimetrica
>50%
Non planim
>50 %
Prevalente solo
planimetrica
>50 %
Prevalente solo
altimetrica >50
%
Tutte le altre
0,25
DENSITÀ DIFICATO
>50%
≥0,4
≤0,5
≥0,3
≤0,4
≥0,2
≤0,3
<0,2
0,5
B2.5 - ELEMENTI
URBANI E BARRIERE
B3.1 - MODALITA' DI
AGGREGAZIONE
B3.3 - POSIZIONE
A3.6C CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(COPERTURA)
A3.6D CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(ORIZZONTAMENTI)
A3.6E CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(BUCATURE)
A3.6F CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(EL.RINFORZO)
INDICATORE DI
VULNERABILITÀ
INDICATORE DI
VULNERABILITÀ
NORMALIZZATO %
CLASSE DI
VULNERABILITÀ
EDIFICATO
Prev. Linea/
doppia linea
n.piani>2
Fonte:
Protezione
Civile.
Fonte:
osservazioni in
situ.
Prevalenza
civile
Tutte le altre
0,25
Prevalenza A
(assenza)
Tutti assenti
0,5
Prevalenza
schiera/
corte n.piani>2
Prev. schiera/
corte
n.piani<2
0,25
Prevalenza
interno/
arretrato
n.piani ≤ 2
Prevalenza
interno
n.piani ≤ 2
0,5
Fonte:
pp. Cervellati
Manutenz.
≥ 30%
Ristrutturaz
>30%
Sostituz in
c.a./
restauro
>30%
0,5
Fonte:
ufficio tecnico,
pratiche edilizie
Parzialmente
utilizzati(meno
di 3
mesi)>30%
Parzialmente
utilizzati(più di
3 mesi)>30%
Utilizzati
>60%
0
Fonte:
ISTAT154
Tra il '45 e il
'71 ≥ 20%
Tra il '72 e
'81 ≥ 20%
1
Fonte:
Mucciarelli e
Tiberi155; Tav
6A, Tavola
netto Storico pp.
Cervellati.
Prevalenza
copertura ad 1
falda non
spingente
Copertura
piana
0,75
Prevalenza
rigidi e ben
collegati
1
0,75
VED
VEDNA
8
Fonte:
prospetti pp.
Cervellati
Fonte:
osservazioni in
situ, immagini
fotografiche.
Fonte:
pp. Cervellati,
osservazioni in
situ, immagini
fotografiche.
Fonte:
SIT Provincia
Vmax di rif.: 18
44,44
B
Alta: 86-100
Media: 71-85
Bassa: 50-70
Tabella 4.4 – Matrice di vulnerabilità dell’edificato del centro storico di Senigallia (vengono
sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori
derivanti o ricavabili dalla tabella di sintesi dei dati caratterizzanti il sistema urbano (Tabella 4.3)).
La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente
vulnerabilità dell’edificato che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 18
154
http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/prTavola.jsp?tav=130&liv=4&ua=042&sep=0&ist=0, dicembre
2013.
155
Mucciarelli M., Tiberi P. (a cura di), 2007, p.233, Fig. 8.5.
Capitolo 4 | 205
considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 18) la classe di rischio massima
(alta), quindi con valore pari a 1.
L’indice normalizzato di vulnerabilità dell’edificato (V ED) per Senigallia è così
determinato:
VED _ Senigallia  8
VED _ max di rif.  18
NA
VED _ Senigallia normalizzato  VED

VED _ Senigallia
VED _ max di rif.

8
 44,44%
18
A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B).
4.1.4.3. Vulnerabilità dell’assetto urbano
La Tabella 4.5 rappresenta la matrice con gli 8 indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di vulnerabilità dell’assetto urbano (V AU).
CODICE DA SCHEDA
CENTRO STORICO INDICATORI
Alta
A
1
Vulnerabilità dell'assetto urbano
MATRICE DEI PUNTEGGI
Medio-Alta
Media
Medio-Bassa
B
C
D
0,75
0,50
0,25
Bassa
E
0
PUNTEGGIO
Senigallia
NOTE
> 600
Da 451 a 600
Da 301 a 450
Da 151 a 300
Da 0 a 150
0
Fonte:
SIT Provincia
A2.1 - MORFOLOGIA
(TIPO DI
INSEDIAMENTO)
Crinale (cresta)
Contro crinale
- crinale
Controcrinale
(pendio)
Fondovalle pianura
Pianura
0
Fonte:
SIT Provincia
A2.2 - SVILUPPO
VIARIO
D-dedalo
medievale
L-policentrico
Eavvolgimento
B-Lineare
H-parallelo
Centrale
0,25
Fonte: Fonte:
SIT Provincia;
cartografia
A2.1 - QUOTA
> 50 %
≥40%
≤50 %
≥30%
≤40 %
≥20%
≤30 %
< 20 %
0,5
B3.1 AGGREGAZIONE
Da 0,8 a 1
Da 0,6 a 0,8
Da 0,4 a 0,6
Da 0,2 a 0,4
Da 0 a 0,2
0,25
B2.1 - RAPPORTO
ALTEZZA
EDIFICI/SEZIONE
STRADALE
MM
Mm
UM
Um
0,5
5
3
2
1
0
0,75
Turismoturismo
prevalente
Turismo terziario
prevalente
Industria artigianato
Agricoltura artigianato
industria
prevalenti
Agricolturaagricoltura
prevalente
0,75
Fonte:
SIT Provincia
3
Vmax di rif.: 8
DENSITÀ
A1.3 - PONTI
A1.6 CARATTERISTICA
FUNZIONALE
INDICATORE DI
VULNERABILITÀ
INDICATORE DI
VULNERABILITÀ
NORMALIZZATO %
CLASSE DI
VULNERABILITÀ
EDIFICATO
VAU
VAUNA
Fonte:
SIT Provincia
Fonte:
planimetrie
primi piani
edifici.
Fonte:
prospetti pp.
Cervellati;
osservazioni
in situ.
Fonte:
SIT Provincia
37,50
B
Alta: > 80
Media: 51-80
Bassa: 0-50
Tabella 4.5 – Matrice di vulnerabilità dell’assetto urbano del centro storico del centro storico di
Senigallia (vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti
sono indicatori derivanti o ricavabili dalle matrici precedenti (Tabelle 4.3-4.4)).
206 | Capitolo 4
Come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.3) l’indicatore “aggregazione”, che compare
all’interno della matrice per determinare l’indice di vulnerabilità dell’assetto urbano, si
ottiene da una “sottomatrice” (Tabella 4.6) sommando i prodotti tra i vari rapporti
percentuali e i pesi associati alla corrispondente tipologia di aggregazione.
Tipologia di aggregazione
s
sd
l
ld
cc
ca
br
bi
schiera
schiera doppia
linea
linea doppia
corte chiusa
corte aperta
blocco regolare
blocco irregolare
totale
126
32
82
27
258
97
54
58
Rapporto
n. edifici/totale edificato
0,17
0,04
0,11
0,04
0,35
0,13
0,07
0,08
734
1
n. edifici
Peso
0,25
0,50
0,50
0,75
0,25
0,25
0,75
1
Punteggio
Rapporto × Peso
0,04
0,02
0,06
0,03
0,09
0,03
0,06
0,08
0,40
Tabella 4.6 – Matrice di aggregazione per il centro storico di Senigallia.
La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente
vulnerabilità dell’assetto urbano che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 8
considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 8) la classe di rischio massima
(alta), quindi con valore pari a 1.
L’indice normalizzato di vulnerabilità dell’assetto urbano (VAU) per Senigallia è così
determinato:
VAU _ Senigallia  3
VAU _ max di rif.  8
NA
VAU _ Senigallia normalizzato  VAU

VAU _ Senigallia
VAU _ max di rif.

3
 37,50%
8
A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B).
4.1.4.4. Vulnerabilità dei servizi pubblici
La Tabella 4.7 rappresenta la matrice con gli indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di vulnerabilità dei servizi pubblici (V SP).
INDICATORI
VALORE
TOT.SERVIZI SANITÀ COMUNE
15
TOT.SERVIZI SANITÀ CS
4
TOT.SERVIZI PUBBLICI COMUNE
29
NOTE
n. 13 farmacie
n. 2 ospedali Civile e Villa Silvia
n. 4 farmacie
n. 1 polizia stradale
n. 1 caserma carabinieri
n. 1 vv. del fuoco
n.1 biblioteca
n. 1 municipio
n. 1 commissariato
n. 1 caserma di polizia
n. 1 caserma guardia di finanza
n. 4 uffici postali
n. 1 palazzetto comunale
n. 1 fiere e mercati
n. 15 edifici sportivi
Capitolo 4 | 207
TOT.SERVIZI PUBBLICI CS
7
TOT.SCUOLE COMUNE
38
TOT.SCUOLE CS
3
TOT.SERVIZI COMUNE
TOT.SERVIZI CS
SERVIZI “SENSIBILI” CS
TOT.SERVIZI CS / SERVIZI SENSIBILI CS
n. 1 scuola di polizia
n. 1 stazione dei carabinieri
n. 1 municipio
n. 1 palazzetto comunale
n. 1 fiere e mercati
n. 1 caserma guardia di finanza
n. 1 ufficio postale
n. 17 scuole materne
n. 1 asilo nido
n. 7 scuole elementari
n. 5 scuole medie inferiori
n. 8 scuole medie superiori
n. 2 scuole materne
n. 1 scuola media
82
14
13
1,08
5
SERVIZI STANDARD
PESO p DEL CS
Servizi di base atti a garantire la
funzionalità minima di un centro
1. municipio
2. poste
3. scuola elementare
4. scuola media
5. centro sanitario
17,48
VSP
INDICATORE DI VULNERABILITÀ
INDICATORE DI VULNERABILITÀ %
2,98
3,03
VSPNA
B
CLASSE DI VULNERABILITÀ SERVIZI PUBBLICI
Vmax di rif.: 1,2 × 82 = 98,4
Alta: > 70
Media: 41-70
Bassa: 0-40
Tabella 4.7 – Tabella di vulnerabilità dei servizi pubblici del centro storico di Senigallia (vengono
sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori
derivanti).
La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo ricavabile per la
vulnerabilità dei servizi pubblici che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), può essere
assunto pari a 1,2 × a, in cui a è il numero totale dei servizi del Comune maggiore tra tutti i
centri storici appartenenti al campione 156 (che risulta, attualmente, il Comune di Senigallia,
in cui sono presenti 82 servizi). In questo modo si è in grado di massimizzare l’indicatore di
riferimento, tenendo presente però che quello così calcolato non è un valore che può essere
assunto in maniera assoluta come per le 3 componenti precedenti (vedi spiegazione al §
2.2.1.1).
Tenendo in considerazione questa ipotesi, l’indice normalizzato di vulnerabilità dei servizi
pubblici (VSP) per Senigallia può essere così determinato:
VSP _ Senigallia  2,98
VSP _ max di rif.  1,2  82  98,4
VSP _ Senigallianormalizzato  VSPN 
VSP _ Senigallia
VSP _ max di rif.

2,98
 3,03%
98,4
A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B).
156
Al campione di partenza appartengono 33 centri storici dell’Italia meridionale. Questo campione è
stato incrementato con il centro storico di Offida (AP) dalla Regione Marche (SISMA, 2007;
Mazzotti P. (a cura di), 2008, pp. 47-53) e con i quattro centri storici della provincia di Ancona
analizzati in questa tesi di dottorato: Senigallia, Loreto, Corinaldo e Camerano.
208 | Capitolo 4
4.1.4.5. Vulnerabilità delle attività economiche
La Tabella 4.8 rappresenta la matrice con gli indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di vulnerabilità delle attività economiche (VAE).
INDICATORI
VALORE
ABITANTI COMUNE
45027
UTILIZZAZIONE DEL CENTRO STORICO %
77,77
AREA PERIMETRATA CS (HA)
AREA PERIM./AREA TOT.CENTRO ABITATO %
AREA TOTALE STIMATA CENTRO ABITATO (HA)
43,18
3,206
1346,89
UNITÀ LOCALI INDUSTRIA_PESO=1
764
ADDETTI INDUSTRIA
3659
UNITÀ LOCALI COMMERCIO_PESO=0,5
1211
ADDETTI COMMERCIO
2926
UNITÀ LOCALI ALTRI SERVIZI_PESO=0,8
1418
ADDETTI ALTRI SERVIZI
6267
CE COMUNE
2503,9
TOTALE U.L. COMUNE
3393
N.UNITÀ LOCALI INDUSTRIA CS STIMATO_PESO=1
24,49
N.UNITÀ LOCALI COMMERCIO CS STIMATO_PESO=0,5
38,82
N.UNITÀ LOCALI ALTRI SERVIZI CS STIMATO_PESO=0,8
45,46
TOTALE UNITÀ LOCALI CS STIMATO
CE CENTRO STORICO
108,78
80,27
N.UNITÀ LOCALI MEDIO PROVINCIA
135,17
CE PROVINCIA
PESO q
105,27
597,07
INDICATORE DI VULNERABILITÀ ECONOMICA
INDICATORE DI VULNERABILITÀ NORMALIZZATO %
CLASSE DI VULNERABILITÀ ATTIVITÀ ECONOMICHE
NOTE
fonte:
ISTAT 2011157
fonte:
ISTAT 2001158
VAE
0,6137
VAEN
30,17
A
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Ce = ∑ (UL × peso)
Tot.UL = ULIndustria + ULCommercio +
ULAltri servizi
n.unità locali Ind. Comune × (area
perimetrata/area centro abitato)
n.unità locali Commercio. Comune
× (area perimetrata/area centro
abitato)
n.unità locali altri servizi Comune ×
(area perimetrata/area centro
abitato)
Ce = ∑ (UL × peso)
Q = (n.attività comune × Ce
comune) / (n.attività medie
provinicia × Ce provincia)
Ve = Q × ((tot.Ulcs x Ce cs) /
(tot.UL comune × Ce comune))
Ve,max di rif: 2,034
Alta: >20
media: 11-20
Bassa: 0-10
Tabella 4.8 – Tabella di vulnerabilità delle attività economiche del centro storico di Senigallia
(vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono
indicatori derivanti).
Nel caso delle attività economiche, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), non è possibile
determinare un valore massimo assoluto con cui normalizzare l’indicatore derivante dalla
matrice, in quanto tale valore massimo dipende da troppe variabili che costituiscono
ognuna una caratteristica propria sia del centro storico sia della provincia di cui il centro fa
parte.
157
http://demo.istat.it/pop2011/index.html, dicembre 2013.
http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/prTavola.jsp?tav=130&liv=4&ua=042&sep=0&ist=0, dicembre
2013.
158
Capitolo 4 | 209
La normalizzazione in questo specifico caso è quella stabilita dalla metodologia SAVE,
ovvero viene eseguita rapportando l’indice di vulnerabilità derivante dalla matrice del
centro storico analizzato (in questo caso Senigallia) con il valore massimo ottenuto per
questa componente all’interno del campione. L’indice normalizzato di vulnerabilità delle
attività economiche (VAE) per Senigallia è quindi così determinato:
VAE _ Senigallia  0,6137
VAE _ max di rif.  2,034
→ corrispondente al centro storico di Senise
N
VAE _ Senigallianormalizzato  VAE

VAE _ Senigallia
VAE _ max di rif.

0,6137
 30,17%
2,034
A tale valore corrisponde una classe di rischio alta (A).
4.1.4.6. Esposizione
La Tabella 4.9 rappresenta la matrice con i 7 indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di esposizione (E).
CODICE DA SCHEDA
CENTRO STORICO INDICATORI
A1.6 CARATTERISTICA
FUNZIONALE
Alta
A
1
Turistico turistico
prevalente
A1.3 - ACCESSO
VIARIO
Prevalenza
comunali
B3.5 UTILIZZAZIONE
Utilizaz.
>70% > 80 %
edifici
N.ABITANTI IN
RELAZIONE AD
AREA PERIMETRATA
E UTILIZZAZIONE
N.ABITANTI IN
RELAZIONE AD
AREA PERIMETRATA
E UTILIZZAZIONE /
AREA CENTRO
ABITATO
A3.4 - ANDAMENTO
DEMOGRAFICO
A.3.5 - INDICE DA
MATRICE
ESPOSIZIONE
>2400 abitanti
> 20
Esposizione
MATRICE DEI PUNTEGGI
Medio-Alta
Media
Medio-Bassa
B
C
D
0,75
0,50
0,25
Turistico Industriale Agricolo - art.
terziario
artigianale
ind. Prevalente
prevalente
prevalenza
Prevalenza
comunali e
comunali e
provinciali
statali
Utilizzaz.
Utilizzaz.
Utilizzaz.
>70%
>70% Da 40% >70% Da 20%
DA 60 a 80%
a 60% edifici
a 40% edifici
edifici
da 1800 a
2400 abitanti
Da 15 a 20
Crescita
>8
159
da 1200 a
1800 abitanti
Da 10 a 15
da 600 a 1200
abitanti
Da 5 a 10
Crescita zero
Da 6 a 8
Da 4 a 6
Da 2 a 4
Bassa
E
0
Agricolo agricolo
prevalente
PUNTEGGIO
Senigallia
NOTE
0,75
Fonte:
ISTAT
Prevalenza
statali
0,25
Fonte:
SIT Provincia
Utilizzaz.
>70% Da 0 a
20% edifici
1
da 0 a 600
abitanti
0,25
abitanti comune ×
area perim% ×
utilizz.% = 1123
Da 0 a 5
1
abitanti comune ×
area perim% ×
utilizz.% / area
centro abitato ×
100 = 83,35
andamento
decrescente
1
Fonte:
ISTAT 2001 e
2011159
Da 0 a 2
0,5
Fonte:
ISTAT
http://demo.istat.it/pop2011/index.html, dicembre 2013;
http://dawinci.istat.it/MD/dawinciMD.jsp?a1=m0GG0c0I0&a2=mG0Y8048f8&n=1UH90T09OG0&
v=1UH07B07SC40000, dicembre 2013.
210 | Capitolo 4
INDICATORE DI
ESPOSIZIONE
INDICATOREDI
ESPOSZIONE
NORMALIZZATO %
E
4,75
ENA
67,86
CLASSE DI
ESPOSIZIONE
M
Vmax di rif.: 7
Alta: > 70
Media: 41-70
Bassa: 0-40
Tabella 4.9 – Matrice esposizione per il centro storico di Senigallia (vengono sottolineati gli
indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili
da matrici precedenti).
0,5
0,75
1
0
0
0
0
1
0
0
0
1
0
1
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Indice da matrice esposizione
TOTALE
(coefficienti “attivi” × peso)
0,25
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
epoca contemporanea
(XX sec d.C.)
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
epoca moderna
(dal XVI al XIX sec d.C.)
epoca romana
(da metà VIII sec a.C.
al VI sec d.C.)
Pesi Esposizione >
Epoca di fondazione
Sviluppi e trasformazioni
Epoca di massima espansione
Presidio militare
Centro con caratteristiche produttive
Centro con preminenti funzioni religiose
Centro con preminenti funzioni culturali
Porto
Residenza imperiale
Centro termale o di soggiorno
Località interessata da itinerari religiosi
Località interessata da itinerari mercantili
Località interessata da itinerari armentizi
Sede di università principale
Sede di università secondaria
Località interessata da vie di posta principali
Località interessata dal Gran Tour
epoca medievale
(dal VII al XV sec d.C.)
MATRICE ESPOSIZIONE
(informazioni storico-politico-sociali)
epoca preromana
(fino alla metà del
VIII sec a.C.)
Come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.6) l’indicatore “indice da matrice esposizione”, che
compare all’interno della matrice per determinare l’indice di esposizione, si ottiene da una
“sottomatrice” (Tabella 4.10) che utilizza i dati relativi a informazioni storico-politichesociali del centro storico analizzato (in questo caso Senigallia).
Come mostra la Tabella 4.10 il valore 1 “attiva” il peso corrispondente: in questo modo
viene restituito un indice (variabile da 1 a 17) dato dalla somma di tutti i pesi attivati.
0
0,75
1
0,75
0,75
0
0
0,75
0
0
0
0,75
0
0
0
0
0
4,75
Tabella 4.10 – Matrice esposizione per il centro storico di Senigallia.
La normalizzazione di questa componente è stata eseguita rispetto al valore massimo
assoluto della componente esposizione che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a
7 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 7) la classe di rischio
massima (alta), quindi con valore pari a 1.
L’indice normalizzato di esposizione (E) per Senigallia è così determinato:
ESenigallia  4,75
Capitolo 4 | 211
Emax di rif.  7
ESenigallia normalizzato  E NA 
ESenigallia
Emax di rif.

4,75
 67,86%
7
A tale valore corrisponde una classe di rischio media (M).
4.1.4.7. Valore
La Tabella 4.11 rappresenta la matrice con i 6 indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di valore (V).
CODICE DA SCHEDA
CENTRO STORICO INDICATORI
A2.3 - INDICE PER
NUMERO BENI
ARCHITETTONICI
A2.3 - INDICE PER
QUALITÀ E NUMERO
DI BENI
ARCHITETTONICI
A2.4 - TOURING
A2.4 - EMERGENZE
CITATE DAL
TOURING CLUB
ITALIANO
A.3 - INDICE DA
VALORE MATRICE
A3.6 FESTE
Alta
A
1
Valore
MATRICE DEI PUNTEGGI
Medio-Alta
Media
Medio-Bassa
B
C
D
0,75
0,50
0,25
> 32
Da 24 a 32
Da 16 a 24
> 20
Da 15 a 20
Da 10 a 15
Citato con
voce propria
Bassa
E
0
PUNTEGGIO
Senigallia
Da 8 a 16
Da 0 a 8
1
Fonte:
SIT Provincia.
Da 5 a 10
Da 0 a 5
1
Fonte:
SIT Provincia
Non citato
1
Fonte:
www.touringclub.com
Fonte:
www.touringclub.com
Citato
> 16
Da 12 a 16
Da 8 a 16
Da 4 a 8
Da 0 a 4
0
Da 3,2 a 4
Da 2,4 a
3,2
Da 1,6 a
2,4
Da 0,8 a 1,6
Da 0 a 0,8
0,5
Da 6 a 8
INDICATORE DI
VALORE
INDICATOREDI
VALORE
NORMALIZZATO %
CLASSE DI VALORE
Da 6 a 4
Da 2 a 4
1
V
4,5
VNA
75
A
NOTE
1.Summer Jamboree
2.La notte della rotonda
3.Spettacolo
pirotecnico sul mare
4.Fiera di S.Agostino
5.CaterRaduno
6.Festa della musica
7.Pane nostrum
Vmax di rif.: 6
Alta: > 70
Media: 41-70
Bassa: 0-40
Tabella 4.11 – Matrice valore per il centro storico di Senigallia (vengono sottolineati gli indicatori il
cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici
precedenti).
L’indicatore “indice per qualità e numero di beni architettonici” è determinabile, come
spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.7) attraverso una “sottomatrice” nella quali i beni
architettonici vengono divisi in 5 classi differenti a ognuna delle quali è associato un peso
(Tabella 4.12).
212 | Capitolo 4
PESO
×
n. EDIFICI
Religioso
1
16
16
Infrastrutturale
0,75
2
1,5
Civile
0,5
168
84
Difensivo
0,25
4
1
Funerario
0
0
0
Indice per qualità e numero beni architettonici
102,5
Tabella 4.12 – Matrice beni architettonici per il centro storico di Senigallia.
TIPOLOGIA BENE
ARCHITETTONICO
PESO
n. EDIFICI
0,5
0,25
0
0
0
0
0
1
0
0
0
1
0
1
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Indice da matrice esposizione
TOTALE
(coefficienti “attivi” × peso)
0,75
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
epoca contemporanea
(XX sec d.C.)
1
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
epoca moderna
(dal XVI al XIX sec d.C.)
epoca romana
(da metà VIII sec a.C.
al VI sec d.C.)
Pesi Esposizione >
Epoca di fondazione
Sviluppi e trasformazioni
Epoca di massima espansione
Presidio militare
Centro con caratteristiche produttive
Centro con preminenti funzioni religiose
Centro con preminenti funzioni culturali
Porto
Residenza imperiale
Centro termale o di soggiorno
Località interessata da itinerari religiosi
Località interessata da itinerari mercantili
Località interessata da itinerari armentizi
Sede di università principale
Sede di università secondaria
Località interessata da vie di posta principali
Località interessata dal Gran Tour
epoca medievale
(dal VII al XV sec d.C.)
MATRICE ESPOSIZIONE
(informazioni storico-politico-sociali)
epoca preromana
(fino alla metà del
VIII sec a.C.)
L’indicatore “indice da valore matrice”, si ottiene anch’esso da una “sottomatrice” (Tabella
4.13) identica a quella utilizzata per la determinazione di un indicatore della componente
esposizione (Tabella 4.10); l’unica differenza sta nell’inversione dei pesi.
1
0,25
0
0,25
0,25
0
0
0,25
0
0
0
0,25
0
0
0
0
0
2,25
Tabella 4.13 – Matrice valore per il centro storico di Senigallia.
La normalizzazione di questa componente è stata eseguita rispetto al valore massimo
assoluto della componente valore che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 6
considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 6) la classe di rischio massima
(alta), quindi con valore pari a 1.
L’indice normalizzato di valore (V) per Senigallia è così determinato:
VSenigallia  4,50
Vmax di rif.  6
Capitolo 4 | 213
VSenigallianormalizzato  V NA 
VSenigallia
Vmax di rif.

4,50
 75%
6
A tale valore corrisponde una classe di rischio alta (A).
4.1.4.8. Risultati
Le 4 componenti di Vulnerabilità (edificato, assetto urbano, servizi pubblici e attività
economiche), la componente Esposizione e la componente Valore, insieme alla componente
Pericolosità da cui in questa metodologia si prescinde, contribuiscono al Rischio sismico (§
2.1.1.8, § 2.2.1.1) con i valori normalizzati ottenuti in conclusione a ogni matrice. L’Indice
di Rischio per il centro storico di Senigallia è riportato in Tabella 4.14.
Contributo
al Rischio
Peso
Classe
Indice
normalizzato
indice
massimo di
riferimento
Componenti di Rischio
Indice
Sintesi dei risultati
Vulnerabilità dell’edificato
8
18
44,44
B
44,44
Vulnerabilità dell’assetto urbano
3
8
37,50
B
37,50
1
Vulnerabilità dei servizi pubblici
2,98
98,4
3,03
B
3,03
Vulnerabilità delle attività economiche
0,61
2,034
30,17
A
30,17
Esposizione
4,75
7
67,86
M
0,5
33,93
Valore
4,50
6
75,00
A
0,3
22,50
171,58
Indice di rischio R
Indice di rischio normalizzato RN (Rmax di rif. = 480)
35,74 %
Tabella 4.14 – Tabella di sintesi dei risultati e valutazione del rischio del centro storico di Senigallia.
Il Grafico 4.3, mostra una sintesi dei risultati per il centro storico di Senigallia secondo il
nuovo criterio di normalizzazione (spiegato al § 2.2.1.1): sono riportati in grigio il valore
dell’Indice di Vulnerabilità / Esposizione / Valore, e in una scala di intensità di rosso il
range di definizione delle Classi di Vulnerabilità / Esposizione / Valore definite per ogni
componente nei paragrafi precedenti (§ 4.1.4.2-4.1.4.7).
214 | Capitolo 4
100%
90%
80%
75%
70%
67,86%
60%
50%
40%
44,44%
37,50%
30,17%
30%
20%
10%
Valore
classe ALTA
Esposizione
classe MEDIA
V. Att. Economiche
classe ALTA
V. Assetto urbano
classe BASSA
V. Edificato
classe BASSA
V. Servizi pubblici
classe BASSA
3,03%
0%
Grafico 4.3 – Sintesi dei risultati per il centro storico di Senigallia.
4.1.5. Valutazione a scala aggregato (il progetto SISMA)
Nel capitolo 2 (§ 2.1.2) è stata descritta una metodologia per la valutazione a scala
aggregato della vulnerabilità del costruito storico.
In questo paragrafo si presenta l’analisi di vulnerabilità del centro storico di Senigallia,
caratterizzato da aggregati storici in muratura complessi (Figura 4.11) derivanti da
successive fasi costruttive e dall’evoluzione del tessuto edilizio.
Figura 4.11 – Vista tridimensionale del centro storico di Senigallia.
Il perimetro individuato in rosso in Figura 4.11 indica il confine considerato per il progetto
di recupero del Piano Particolareggiato del centro storico di Senigallia.
Capitolo 4 | 215
Per quanto riguarda l’analisi degli aggregati sono stati esaminati solo quelli all’interno della
città “murata” (tralasciando quindi quelli al di là del fiume Misa). L’analisi sintetizza gli
studi condotti su 49 aggregati formati da almeno due edifici. Sono stati esclusi dall’analisi:
- gli edifici totalmente realizzati in cemento armato;
- gli aggregati di cui non risulta possibile reperire le necessarie informazioni;
- gli edifici isolati, ossia non in aggregato.
Per quanto riguarda l’edilizia specialistica non sono stati presi in considerazione teatri,
cinema, musei, fortificazioni e chiese che si trovino in posizione centrale interna
all’aggregato.
In Figura 4.12 si riporta la numerazione degli aggregati classificati.
Figura 4.12 – Individuazione degli aggregati analizzati con la "scheda aggregato".
216 | Capitolo 4
Per ogni aggregato analizzato sono stati inseriti i dati all’interno di un foglio elettronico,
utile per eseguire modifiche e trovare istantaneamente i risultati, ma anche per aver un
confronto diretto tra i diversi aggregati.
Per ognuno dei parametri previsti dalla metodologia (in totale 10), sono qui state fornite
alcune convenzioni adottate (la cui applicazione rigorosa è fondamentale per stabilire una
gerarchia delle vulnerabilità degli aggregati messi a confronto) necessarie per descrivere gli
aspetti tipici che distinguono gli edifici storici di questo centro storico.
Inoltre, in alcuni casi, sono state indicate note critiche e interpretazioni per la valutazione di
alcuni parametri, aspetti necessari al fine di adeguare la scheda aggregato al caso di studio
di Senigallia.
Una prima osservazione riguarda la possibilità, piuttosto frequente, che alcune parti
dell’immobile oggetto di indagine non siano rilevabili per impossibilità di osservazione
diretta. Quindi la necessità di trovare una modalità di attribuzione del parametro che non
risulti totalmente inficiata dalla carenza di rilevazione: si è proceduto alle valutazioni
basandosi su osservazioni “al contorno”, precisando sempre la natura del dato e segnalando
la sua eventuale scarsa attendibilità.
Fonti
Le fonti consultate per la compilazione della scheda aggregato sono state le seguenti:
- foglio catastale n. 9;
- piano particolareggiato del centro storico di Senigallia;
- PRG on-line160;
- pianta dei piani terra degli edifici del centro storico;
- regolamento edilizio 2010, Comune di Senigallia;
- google earth;
- rilievo aerofotogrammetrico CTR;
- visita esterna (qualora possibile anche interna) dell’edificio;
- raccolta fotografica;
- documentazione antica reperita presso l’Archivio Storico e Biblioteca Comunale di
Senigallia;
- pratiche edilizie depositate nell’archivio dell’ufficio tecnico comunale di Senigallia;
- pratiche edilizie consultate on-line161.
Parametro 1 – Differenze geometriche del pannello esterno
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- l’assunzione a priori della soglia del valore del parametro (pari a 0,2, § 2.1.2.1) non
permette di effettuare un confronto veritiero tra gli aggregati in quanto essa livella il
valore della vulnerabilità, anche quando le differenze di volumi, in eccesso o in
difetto, sono notevoli. Per tale motivo si è scelto di non tener conto della soglia
convenzionale al fine di rilevare le effettive differenze di vulnerabilità degli aggregati.
In questo modo si sovrastima l’indice di vulnerabilità, inversamente proporzionale
alla soglia convenzionale massima di 4,6 che risulterebbe infatti sottostimata.
160
161
http://tcmmisa.regione.marche.it/prg_mar2012/Default.aspx, dicembre 2013.
http://www.comune.senigallia.an.it:8081/jediliziaconsultazioni/, gennaio 2014.
Capitolo 4 | 217
Per quanto riguarda l’individuazione di volumi eccedenti o in difetto, date le difficoltà
con cui reperire queste informazioni, in mancanza di progetti o dati certi, per il
calcolo delle altezze si è fatto ricorso alla tavola dei prospetti (Figura 4.13) del piano
particolareggiato (scala 1:250) e al PRG consultabile del Comune di Senigallia online.
In Figura 4.14 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.2,
limitatamente al parametro 1.
-
15.1 m
Figura 4.13 – Stralcio della tavola guida dei prospetti e prospetto in scala 1:250 dell’aggregato n.2
(fonte pp. centro storico).
Figura 4.14 – Quantificazione del parametro 1 (aggregato n.2).
Parametro 2 – Differenze geometriche in pianta
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- come per il parametro 1, la soglia entro la quale è compreso il valore di vulnerabilità è
stabilita convenzionalmente in funzione della conformazione media degli aggregati
per i quali la scheda è stata ideata (§ 2.1.2.2). Anche in tale caso si sceglie di non
218 | Capitolo 4
tener conto della soglia convenzionale al fine di rilevare le effettive differenze di
vulnerabilità degli aggregati. Le Figure 4.15 e 4.16 mostrano i volumi ideali e quelli
reali degli aggregati analizzati.
In Figura 4.17 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.2,
limitatamente al parametro 2.
Figura 4.15 – Vista tridimensionale dei “volumi ideali” degli aggregati esaminati.
Figura 4.16 – Vista tridimensionale dei volumi reali degli aggregati esaminati.
Figura 4.17 – Quantificazione del parametro 2 (aggregato n.2).
Capitolo 4 | 219
Parametro 3 – Massima differenza tra numero di piani medio e quello delle singole
unità strutturali
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- si evidenzia la necessità di conoscere l’interno degli edifici per poter rilevare
correttamente l’eventuale presenza di piani sottotetto o seminterrati e per conoscerne
le altezze;
- per la difficoltà di reperire materiale esatto circa l’altezza media del piano sottotetto;
in diverse situazioni si è operato attraverso il confronto di 2 diversi scenari: un valore
deriva dal calcolo del numero dei piani cosi come si può dedurre dalla vista esterna e
dai catastini disponibili e un valore si ricava ipotizzando invece la presenza di un
piano sottotetto con altezza media > 1,8m (§ 2.1.2.3). Il risultato che si ottiene è che i
valori risultanti dalle 2 diverse strade differiscono di poco e quindi per ovviare a
questa mancanza di certezza del dato si trascurano i piani sottotetti qualora non ne
fosse accertata l’altezza effettiva.
È importante agire sull’elaborazione di apposite semplificazioni per l’identificazione della
vulnerabilità per raggiungere un livello idoneo e coerente con le esigenze di una
valutazione rapida.
In Figura 4.18 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.17,
limitatamente al parametro 3: si sottolinea la varietà nel numero di piani degli edifici
costituenti l’aggregato n.17, tale da renderlo più vulnerabile.
Figura 4.18 – Quantificazione del parametro 3 (aggregato n.17).
Parametro 4 – Differenza nei materiali e nelle tipologie costruttive
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- si considera come standard la tipologia storica con pareti in muratura a sacco e
impalcati lignei e si conta il numero di edifici che si differenziano da tale situazione
tipica;
220 | Capitolo 4
-
-
-
-
la valutazione del parametro 4 può risultare difficile in presenza di intonaci e
controsoffitti che impediscono il rilievo immediato dei componenti. In tali casi è
indispensabile disporre delle pratiche edilizie relative agli eventuali interventi di
restauro o ristrutturazione che l’edificio ha subito;
se all’interno di un edificio singolo sono presenti differenti tipologie costruttive si
considera il sistema resistente principale;
come scritto al capitolo 2 (§ 2.1.2.4) il parametro 4 trascura però l’effettiva incidenza
sulla stabilità dell’aggregato della vulnerabilità propria di una tipologia costruttiva: in
sostanza non viene presa in considerazione la classe di vulnerabilità e la resistenza
della singola tipologia costruttiva come invece viene previsto dal sistema EMS-98;
la muratura intelaiata viene considerata come una tipologia costruttiva aggiuntiva.
Il centro storico di Senigallia è stato oggetto di numerosi interventi di miglioramento
sismico utilizzando proprio questa tecnica costruttiva soprattutto dopo l’evento
sismico avvenuto nel 1930 (Figura 4.19).
Alcune informazioni riguardo alle tipologie costruttive di diversi aggregati sono state
raccolte da una schedatura effettuata in passato 162 (Figura 4.20).
Figura 4.19 – Esempio muratura intelaiata (aggregato n.17).
162
Dolce M., Speranza E., in Mucciarelli M, Tiberi P. (a cura di), 2007, appendice al
capitolo 8.
Capitolo 4 | 221
Figura 4.20 – Estratto di schedatura di 2 aggregati.
In Figura 4.21 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.4,
limitatamente al parametro 4: l’aggregato in esame è costituito da edifici aventi murature e
tecniche costruttive diverse. La Figura 4.22 mostra invece una mappatura delle diverse
tipologie costruttive del centro storico murato di Senigallia.
Figura 4.21 – Quantificazione del parametro 4 (aggregato n.4).
222 | Capitolo 4
Figura 4.22 – Mappatura delle diverse tipologie costruttive del centro storico murato di Senigallia.
Parametro 5 – Epoca di costruzione o di ultimo intervento
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- sono stati classificati come “differenti” gli edifici che non hanno subito un intervento
recente163, sia esso di manutenzione o di ristrutturazione (§ 2.1.2.5), ammettendo
implicitamente che la situazione tipicamente riscontrabile è quella di edifici per lo più
restaurati o ristrutturati. Tale tendenza è diretta conseguenza del fatto che il centro
storico di Senigallia è capace di offrire un “ritorno residenziale" in situazioni di buon
restauro edilizio e di zone dotate di servizi 164;
- gli interventi edilizi che si sono attuati per i diversi aggregati sono stati ricavati dalle
pratiche edilizie depositate nell’archivio dell’ufficio tecnico comunale di Senigallia e
da quelle riportate on-line165;
- alcuni interventi sono stati estrapolati dallo “stato di attuazione del piano
particolareggiato del centro storico di Senigallia”, aggiornato al 18/04/2012;
- l’epoca di costruzione o di ultimo intervento degli edifici è stata valutata
confrontando l’attuale planimetria del centro storico con le diverse planimetrie
storiche allegate al piano particolareggiato e con le tavole storiche reperite all’interno
dell’Archivio Comunale di Senigallia. Si è operato attraverso il confronto tra il catasto
pontificio (1818), il catasto di primo impianto (1891-94), la mappa IGM del 1917 e il
catasto degli anni ’30 del ‘900.
Da tali confronti si è ottenuto il "netto storico" (Figura 4.23), ovvero l’individuazione
delle permanenze, di quei lotti catastali rimasti immutati dal 1818 a oggi con
163
In mancanza di specifiche a riguardo, nella presente applicazione al caso di Senigallia per recente
si è inteso risalente agli ultimi 10 anni, quindi eseguito circa dopo il 2000.
164
Relazione del piano particolareggiato del centro storico di Senigallia cura di P. Cervellati,
scaricabile all’indirizzo: http://www.senigalliapodcast.it/urbanistica/approvazione_centro_storico_cervellati/Approvazione/_01_RELAZIONE.pdf.
165
http://www.comune.senigallia.an.it:8081/jediliziaconsultazioni/.
Capitolo 4 | 223
all’interno fabbricati intonsi, storici e come tali tipologizzati, e quelli modificati fra il
catasto pontificio e il 1930.
Tale verifica ha messo in evidenza la grande ristrutturazione post-terremoto e postbellica: tranne le chiese, la maggioranza dei fabbricati ha subìto un trattamento di
demolizione di parti e ricostruzione con strutture in cemento armato,
inchiavardamenti ferrei e scapitozzamenti degli ultimi piani.
Figura 4.23 – Età di costruzione degli edifici: netto storico dell’edificato (fonte: pp. centro storico).
La ricostruzione storica delle fasi di accrescimento di un aggregato è un’operazione
complessa non facilmente desumibile in maniera speditiva; per stabilire l’epoca di
costruzione di un edificio occorre consultare piante storiche e documenti antichi e rilevare
in situ eventuali segni di discontinuità tra edifici appartenenti a periodi distinti (ad esempio
murature diverse, dimensioni delle bucature diverse, posizione degli accessi, tecniche
costruttive innovative).
In Figura 4.24 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.2,
limitatamente al parametro 5.
224 | Capitolo 4
Figura 4.24 – Quantificazione del parametro 5 (aggregato n.5).
Parametro 6 – Presenza di bucature non allineate o eccessive, orizzontamenti sfalsati
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- per Senigallia la situazione ideale è quella corrispondente all’allineamento su cui si
impostano il maggior numero di edifici, considerando come differenti tutti gli altri (§
2.1.2.6);
In Figura 4.25 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.13,
limitatamente al parametro 6.
514c
516
515
513
514
Figura 4.25 – Quantificazione del parametro 6 (aggregato n.13).
Parametro 7 – Presenza di edifici a comportamento non scatolare
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- in caso di impossibilità di verificare gli ammorsamenti a causa della presenza di
intonaci l’edificio viene considerato non scatolare.
In Figura 4.26 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.5,
Capitolo 4 | 225
limitatamente al parametro 7.
Figura 4.26 – Quantificazione del parametro 7 (aggregato n.5).
Parametro 8 – Forma complessiva dell’aggregato
In Figura 4.27 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.2,
limitatamente al parametro 8.
Figura 4.27 – Quantificazione del parametro 8 (aggregato n.2).
Parametro 9 – Stato di conservazione (debito manutentivo)
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- il criterio standard, applicato a ogni aggregato del centro storico di Senigallia, si basa
sulla supposizione che gli edifici siano per lo più ristrutturati e si contano quelli che si
differenziano, cioè in situazione di debito manutentivo.
In Figura 4.28 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.5,
limitatamente al parametro 9.
226 | Capitolo 4
Figura 4.28 – Quantificazione del parametro 9 (aggregato n.5).
Parametro 10 – Geomorfologia e sedime dell’aggregato
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- nel campione analizzato, situato in una zona quasi perfettamente pianeggiante,
raramente si riscontra la presenza di fondazioni poste a profondità diverse.
In Figura 4.29 si riporta uno stralcio della scheda nei riguardi dell’aggregato n.2,
limitatamente al parametro 10.
Figura 4.29 – Quantificazione del parametro 10 (aggregato n.2).
4.1.5.1. Criticità emerse
La scheda di valutazione speditiva a scala dell’aggregato rappresenta una valida
metodologia di valutazione speditiva della vulnerabilità sismica dei centri storici, per i
seguenti vantaggi:
- si rivolge all’aggregato di edifici come unità minima fondamentale, dentro il quale il
singolo edificio non può essere valutato indipendentemente da quelli contigui;
- valuta le interazioni tra gli edifici (parametro 4 e parametro 6);
- valuta inoltre le vulnerabilità proprie del singolo edificio (parametro 7);
Tuttavia nell’applicazione della scheda alla valutazione del centro storico di Senigallia si
sono riscontrate alcune criticità:
- i parametri 1 e 2 (differenze geometriche) richiedono la misura di volumi, talvolta non
visibili dall’esterno perché posti in copertura, e di altezze, misurabili con precisione
tramite strumenti di cui il tecnico compilatore può non essere munito;
- la volumetria totale dell’aggregato inoltre è un dato difficilmente misurabile in via
speditiva, se non si dispongono di misurazioni già eseguite nell’ambito di piani
particolareggiati;
Capitolo 4 | 227
-
-
-
-
il valore convenzionale di vulnerabilità massima pari a 4,6 risulta sottostimato per il
basso valore attribuito ai parametri 1 e 2 (differenze geometriche). L’indice di
vulnerabilità ne risulta sovrastimato. Tale difetto non inficia comunque lo scopo
principale dello studio di stabilire un confronto tra aggregati;
la scheda non distingue, con il solo parametro 9 (stato di conservazione, debito
manutentivo), l’entità di eventuali quadri fessurativi e la presenza di dissesti pregressi
che possono amplificare la vulnerabilità dell’aggregato.
il parametro 2, che rileva le irregolarità planimetriche, appare di dubbia efficacia
rispetto al parametro 1 atto a rilevare le irregolarità in alzato; infatti, per quanto
riguarda le differenze in alzato è facile concludere che la presenza di torri, torrette e
altane, incide negativamente sulla vulnerabilità dell'edificio: il rapporto tra il volume
che differisce dal volume ideale e il volume totale dell'aggregato ben si presta alla
quantificazione dell'incidenza delle irregolarità altimetriche sulla vulnerabilità
dell'edificio. Altrettanto non si può dire per le irregolarità planimetriche, in quanto
esse non necessariamente incidono negativamente;
nessuno dei parametri presenti nella scheda proposta tiene conto della distribuzione
delle masse rispetto al baricentro dell’aggregato; ne consegue che i porticati e le corti
interne agli aggregati, aspetti caratteristici per il centro storico di Senigallia, vengono
impropriamente trascurati.
il parametro 4 tiene conto delle differenze costruttive rispetto a una tipologia fissata
come standard: nel presente caso, fissando come standard la tipologia della muratura a
sacco si finisce per rilevare come differenti gli edifici aventi muratura in laterizio o in
travertino, considerando l’importanza della discontinuità, ma trascurando l’effettiva
incidenza sulla stabilità dell’aggregato della presenza di una muratura piuttosto
scadente.
4.1.5.2. Proposta “miglioramento” scheda
A conclusione dell’analisi critica della scheda aggregato, si è cercato di avviare una fase
propositiva di ricerca di ulteriori parametri utili a valutare la vulnerabilità sismica degli
aggregati, nel rispetto del carattere di speditività che contraddistingue una simile analisi; le
integrazioni proposte vanno ad affrontare situazioni specifiche degli aggregati dei centri
storici, in questo specifico caso di quelli del centro storico di Senigallia.
Queste proposte alternative, quindi, conservano la compatibilità con i precedenti metodi e
consentono di utilizzare, nell’ambito di una stessa analisi di vulnerabilità, dati con diverso
livello di approfondimento.
Lo studio propone l’integrazione della scheda, con 2 parametri aggiuntivi per cogliere
meglio l’importanza di alcuni aspetti caratteristici degli aggregati del centro storico di
Senigallia, con la debita consapevolezza che, trattandosi comunque di una stima, tale
integrazione possa non essere esaustiva e che i risultati potrebbero rimanere inalterati.
Il primo parametro aggiuntivo valuta il fattore di “snellezza”, ossia il rapporto dei lati
dell’aggregato. Dai risultati messi a confronto con la scheda originale vedremo come questo
parametro sia adatto a rappresentare al meglio il comportamento sismico dell’aggregato
(Grafico 4.5).
228 | Capitolo 4
Il secondo parametro, invece, riguarda la presenza o meno di corti interne all’aggregato e la
loro posizione baricentrica o non baricentrica. Vedremo poi come il peso attribuito a questo
parametro influenzi troppo l’indice di vulnerabilità (Grafico 4.6).
Parametro aggiuntivo A – Rapporto dimensionale tra i lati dell’aggregato
La necessità di introdurre tale parametro deriva da diverse considerazioni:
- le modalità di sviluppo del centro storico di Senigallia, organizzato secondo l’impianto
ortogonale tipico delle città romane, hanno privilegiato la formazione di diversi aggregati in
linea stretti e lunghi; tale modalità di aggregazione determina una maggiore vulnerabilità degli
edifici, soprattutto per quelli in posizione estrema (testata);
- nei punti di contatto con il terreno di opere con sviluppo longitudinale significativo, il moto
sismico può avere caratteristiche differenti, a causa del carattere asincrono del fenomeno di
propagazione, delle disomogeneità e discontinuità eventualmente presenti e della diversa
risposta locale del terreno166.
Di conseguenza ciò che influenza la vulnerabilità di un aggregato, aumentandone il valore, è lo
sviluppo dello stesso lungo una direzione prevalente. Nel caso di aggregati rettangolari è significativo
il rapporto fra le dimensioni dei lati, ossia in che misura lo sviluppo lungo una direzione prevale
rispetto all’altro lato.
Al fine di quantificare questo aspetto mediante il parametro aggiuntivo rapporto tra i lati (parametro
A) si suggerisce la seguente definizione in linea con le definizioni fornite nei precedenti paragrafi: il
parametro valuta in che misura una dimensione prevale sull’altra mediante il rapporto tra differenza di
lunghezza tra i due lati dell’aggregato (l-a) e la dimensione del lato maggiore l; a esso viene
assegnato un peso pari a 0,4 (Figura 4.30).
a
a
l
l-a
r
l  a 
l
Figura 4.30 – Esempio di valutazione del rapporto tra i lato.
Nel caso di aggregati di forma non rettangolare, i valori di a e di l vengono riferiti al quadrilatero
equivalente che meglio approssima la forma reale dell’aggregato, coerentemente con il criterio fissato
per il parametro 2. In Figura 4.31 si riporta lo stralcio della scheda dell’aggregato n.2 relativo al
parametro A:
Figura 4.31 – Quantificazione del parametro aggiuntivo A (aggregato n.2).
166
NTC 2008, § 3.2.5.1
Capitolo 4 | 229
Parametro aggiuntivo B – Presenza e posizione delle corti interne
La presenza delle corti interne agli aggregati caratterizza il centro storico di Senigallia e, in
particolare, gli aggregati aventi sviluppo planimetrico consistente.
Nell’edilizia minore, oggetto della presente trattazione, le corti sono di modeste dimensioni
per un processo di accrescimento che ha portato alla formazione di aggregati compatti nei
quali la corte segna una fase del progressivo intasamento (Figura 4.32).
Figura 4.32 – Corte interna degli aggregati n.15, n.21 e n.41.
Dal punto di vista sismico la corte incide per le seguenti ragioni:
- essa è un vuoto da terra a cielo che realizza una mancanza di massa determinante
nella formazione di eventuali eccentricità. In particolare, è rilevante la sua posizione
rispetto ai volumi pieni, in corrispondenza dei quali si verifica la concentrazione delle
masse;
- le pareti che racchiudono le corti interne sono pareti portanti, su cui gravano solai e
coperture, talvolta spingenti, e quindi possono essere soggette a meccanismi fuori dal
piano al pari delle facciate principali;
- la corte, all’interno di un aggregato, crea ulteriori punti deboli nella realizzazione
della cosiddetta scatola muraria; infatti, gli ammorsamenti tra pareti ortogonali
realizzate in fasi successive possono essere talvolta problematici e di dubbia efficacia.
Nella definizione del parametro corti interne (parametro B) si cerca di quantificare in che
misura la presenza di un vuoto e la sua posizione influenza la vulnerabilità dell’aggregato.
Si suggerisce la seguente definizione: il parametro valuta la presenza di corti
nell’aggregato; nel conteggio del numero di corti si assegnano i seguenti valori:
corte baricentrica: valore = 0,5
corte non baricentrica: valore = 1
assenza di corte: valore = 0,35167
Al parametro viene assegnato un peso pari a 0,4.
In Figura 4.33 si riporta lo stralcio della scheda dell’aggregato n.2 relativo al parametro B:
167
L’assegnazione del valore 0,35 alla situazione di “assenza di corti” deriva dall’esigenza di
ottenere, al termine della compilazione della scheda, la stessa vulnerabilità ottenuta con la scheda
originale: infatti, scopo delle integrazioni è quello di incrementare la vulnerabilità in presenza di
contributi non considerati. Ciò è possibile solo effettuando una compensazione del peso (in questo
caso 0,4) che va a innalzare la massima vulnerabilità ottenibile sulla base della quale si effettua la
normalizzazione dell’indice di Vulnerabilità calcolato. Nel caso, ad esempio, dell’aggregato n.30, non
essendoci corti, la vulnerabilità deve essere pari a quella calcolata con la scheda originale a
prescindere dal parametro B.
230 | Capitolo 4
Figura 4.33 – Quantificazione del parametro aggiuntivo B (aggregato n.2.).
4.1.5.3. Risultati
Come illustrato nel capitolo 2 (§ 2.1.2), la vulnerabilità assoluta dell’n-esimo aggregato VAn
è determinata dalla sommatoria delle vulnerabilità parziali vi di ognuno dei 10 parametri
pesate secondo i pesi pi a loro associati:
10
VAn   vi  pi
i 1
L’indice di vulnerabilità IVn è dato dal rapporto tra la vulnerabilità assoluta VAn
dell’aggregato n-esimo e quella massima VMAX ottenibile dalla scheda. Nel caso specifico di
Senigallia VMAX è dato dalla somma dei pesi di tutti i parametri, tenendo presente che per i
primi due parametri è stata attribuita una soglia massima di 0,2, così come stabilisce la
metodologia considerata:
10
vi  pi

VAn
i 1
IVn 

VMAX
4,6
L’applicazione di tale metodo per gli aggregati analizzati ha messo in evidenza che
l’aggregato “più vulnerabile” è il n.15 con un IVn = 62,6 % (Tabella 4.15).
Indice di Vulnerabilità I vn (SCHEDA ORIGINALE)
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
33,3
32,6
42,5
54,2
33,0
44,1
53,9
21,7
45,8
37,5
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
57,3
52,3
52,8
61,0
62,6
40,7
43,3
31,1
37,1
38,2
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
55,7
52,4
32,0
29,6
40,2
54,3
34,6
33,0
42,0
33,1
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
48,5
46,4
44,7
38,4
62,3
45,2
27,4
51,9
44,9
50,3
41
42
43
44
45
46
47
48
49
54,4
38,9
40,8
39,1
43,4
25,9
50,8
27,1
51,3
Tabella 4.15 – Valori dell’indice di vulnerabilità IVn valutato con la scheda originaria (n.10
parametri) per il centro storico di Senigallia.
Capitolo 4 | 231
La Figura 4.34 mostra la mappa di isovulnerabilità con l’indicazione dell’indice
determinato per ogni aggregato con la scheda originale stilata dalla Regione Marche
nell’ambito del progetto SISMA (§ 2.1.2).
Figura 4.34 – Mappa di isovulnerabilità per il centro storico di Senigallia ottenuta con la scheda
originale.
Con l’integrazione della scheda con i due parametri aggiuntivi (A e B), il valore della
vulnerabilità massima VMAX ottenibile dalla scheda è pari a:
12
Vmax   pi  5,4
i 1
Anziché 4,6 come nel caso della scheda originale; per normalizzare la vulnerabilità assoluta
VAn dell’aggregato n-esimo, a tale valore vanno infatti aggiunti i pesi relativi ai parametri
aggiuntivi A e B (pari entrambi a 0,4). L’Indice di vulnerabilità relativo alla scheda
integrata può dunque essere ottenuto con la seguente relazione:
12
vi  pi
VAn 
i 1
IVn 

Vmax
5,4
Con le modifiche apportate alla scheda l’aggregato “più vulnerabile” risulta essere il n.4
con un IVn = 80,1 % (Tabella 4.16).
232 | Capitolo 4
Indice di vulnerabilità I Vn (SCHEDA CON PARAMETRI A-B)
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
40,6
41,4
55,7
80,1
33,5
46,9
79,9
25,8
57,8
47,0
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
64,7
54,0
54,5
69,9
78,7
44,1
62,3
33,3
44,8
42,0
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
67,4
60,8
40,9
35,7
50,3
55,4
34,7
35,0
70,7
37,5
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
69,9
48,6
64,7
48,9
62,5
64,1
26,5
49,5
48,6
49,9
41
42
43
44
45
46
47
48
49
51,0
42,3
49,6
37,1
43,4
29,0
51,4
28,3
56,1
Tabella 4.16 – Valori dell’indice di vulnerabilità IVn valutato con la scheda integrata (n.12
parametri) per il centro storico di Senigallia.
La Figura 4.35 mostra la mappa di isovulnerabilità con l’indicazione dell’indice
determinato per ogni aggregato con la scheda integrata (n.12 parametri).
Figura 4.35 – Mappa di isovulnerabilità per il centro storico di Senigallia ottenuta con la scheda
integrativa.
Il Grafico 4.4 sintetizza il confronto tra i risultati ottenuti nel caso di utilizzo della scheda
originale (n.10 parametri) e di quella integrata (n.12 parametri).
Capitolo 4 | 233
Grafico 4.4 – Confronto tra l’indice di vulnerabilità IVn ottenuto con la scheda originale (istogramma
blu) e con la scheda integrata con entrambi i parametri (istogramma rosso).
Considerando le due integrazioni separatamente, quindi integrando la scheda originale
prima con il parametro A e poi con il parametro B 168, si possono fare alcune considerazioni.
Il parametro aggiunti A (rapporti dimensionali tra i lati dell’aggregato) fornisce degli indici
di vulnerabilità non molto diversi da quelli ottenuti con la scheda originale (Grafico 4.5,
Tabella 4.17).
Grafico 4.5 – Confronto tra l’indice di vulnerabilità IVn ottenuto con la scheda originale (istogramma
rosa scuro) e con la scheda integrata con il parametro A (istogramma rosa chiaro).
168
Così facendo l’indice di vulnerabilità IVn viene valutato con 11 parametri e il valore della
vulnerabilità assoluta VAn viene normalizzato con un valore di vulnerabilità massima VMAX pari a 5,0
(ovvero 4,6 + 0,4, dove 0,4 è il peso attribuito al parametro aggiuntivo).
234 | Capitolo 4
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20
21
22
23
24
25
SCHEDA
ORIGINALE
33,3
32,6
42,5
54,2
33,0
44,1
53,9
21,7
45,8
37,5
57,3
52,3
52,8
61,0
62,6
40,7
43,3
31,1
37,1
38,2
55,7
52,4
32,0
29,6
40,2
SCHEDA CON
(l-a)/l
∆
PARAMETRO A
35,9
0,66 2,60
35,4
0,84 2,80
44,1
0,63 1,60
54,5
0,58 0,30
33,3
0,37 0,30
42,6
0,26 -1,50
54,1
0,56 0,20
23,9
0,49 2,20
46,5
0,54 0,70
34,7
0,02 -2,80
53,9
0,15 -3,40
55,5
0,93 3,20
56,1
0,93 3,30
59,2
0,38 -1,80
61,0
0,42 -1,60
39,6
0,27 -1,10
43,3
0,44 0,00
32,0
0,42 0,90
36,4
0,28 -0,70
37,4
0,28 -0,80
56,8
0,70 1,10
53,6
0,68 1,20
36,2
0,85 4,20
30,6
0,42 1,00
38,3
0,16 -1,90
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
SCHEDA
ORIGINALE
54,3
34,6
33,0
42,0
33,1
48,5
46,4
44,7
38,4
62,3
45,2
27,4
51,9
44,9
50,3
54,4
38,9
40,8
39,1
43,4
25,9
50,8
27,1
51,3
SCHEDA CON
(l-a)/l
∆
PARAMETRO A
54,9
0,63 0,60
33,5
0,21 -1,10
34,9
0,58 1,90
44,3
0,71 2,30
37,7
0,90 4,60
51,5
0,86 3,00
49,7
0,88 3,30
45,9
0,59 1,20
38,0
0,34 -0,40
59,6
0,28 -2,70
45,2
0,45 0,00
25,8
0,07 -1,60
50,7
0,36 -1,20
44,5
0,41 -0,40
51,1
0,59 0,80
52,3
0,27 -2,10
42,9
0,88 4,00
37,5
0,00 -3,30
36,0
0,01 -3,10
42,9
0,37 -0,50
28,6
0,59 2,70
47,5
0,10 -3,30
27,7
0,36 0,60
52,6
0,68 1,30
Tabella 4.17 – Valori dell’indice di vulnerabilità IVn valutato con la scheda integrata con il
parametro A.
Il parametro aggiunti B (presenza e posizione della corti interne) in molti degli aggregati
analizzati sembra avere un peso troppo rilevante e quindi troppo influente sul valore finale
dell’indice di vulnerabilità (Grafico 4.6, Tabella 4.18). Pertanto sembrerebbe necessario
studiare una diversa soluzione per tener conto delle corti interne.
Grafico 4.6 – Confronto tra l’indice di vulnerabilità IVn ottenuto con la scheda originale (istogramma
verde scuro) e con la scheda integrata con il parametro B (istogramma verde chiaro).
Capitolo 4 | 235
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16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
SCHEDA
ORIGINALE
33,3
32,6
42,5
54,2
33,0
44,1
53,9
21,7
45,8
37,5
57,3
52,3
52,8
61,0
62,6
40,7
43,3
31,1
37,1
38,2
55,7
52,4
32,0
29,6
40,2
SCHEDA CON
corti
PARAMETRO B
38,6
1 NB
38,0
1 NB
55,1
2 NB
81,9
4 NB
33,1
0
48,6
1 NB
81,6
4 NB
23,9
1B
58,1
2 NB
50,5
2 NB
68,7
2 NB
50,9
0
51,4
0
72,1
2 NB
81,6
3 NB
45,5
1 NB
63,8
3 NB
32,6
1B
46,1
1B 1 NB
43,1
1 NB
67,2
2 NB
60,2
1B 1NB
37,4
1 NB
35,2
1 NB
53,0
2 NB
∆
5,3
5,4
12,6
27,7
0,1
4,5
27,7
2,2
12,3
13,0
11,4
-1,4
-1,4
11,1
19,0
4,8
20,5
1,5
9,0
4,9
11,5
7,8
5,4
5,6
12,8
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
SCHEDA
ORIGINALE
54,3
34,6
33,0
42,0
33,1
48,5
46,4
44,7
38,4
62,3
45,2
27,4
51,9
44,9
50,3
54,4
38,9
40,8
39,1
43,4
25,9
50,8
27,1
51,3
SCHEDA CON
PARAMETRO B
54,9
35,8
33,1
70,6
33,3
68,6
45,5
65,2
51,3
65,3
65,6
28,0
50,6
49,3
49,1
52,9
38,6
53,5
40,0
43,9
26,7
54,7
27,7
55,2
corti
∆
1B
1B
0
4 NB
0
3 NB
0
3 NB
2 NB
1 NB
3 NB
0
0
1 NB
0
0
0
2 NB
1B
1B
0
1 NB
0
1 NB
0,6
1,2
0,1
28,6
0,2
20,1
-0,9
20,5
12,9
3,0
20,4
0,6
-1,3
4,4
-1,2
-1,5
-0,3
12,7
0,9
0,5
0,8
3,9
0,6
3,9
Tabella 4.18 – Valori dell’indice di vulnerabilità IVn valutato con la scheda integrata con il
parametro B.
236 | Capitolo 4
4.2. Il centro storico di Loreto
Loreto realizza il tipico caso in cui un santuario genera un centro urbano definendone le
caratteristiche e le funzioni. Conseguentemente le vicende di Loreto hanno coinciso nei
secoli quasi sempre con quelle del suo santuario (Figura 4.36).
Figura 4.36 – Centro storico di Loreto visto dall’alto.
4.2.1. Sismicità storica
Il territorio di Loreto, secondo i dati dall’INGV, è stato storicamente interessato da 29
eventi sismici, di intensità al sito valutata tra il II e il IX grado della scala MCS. La Tabella
4.19 mostra i terremoti che nell’ultimo millennio hanno interessato il territorio di Loreto
(http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11/query_place/, novembre 2013). Come per Senigallia si
deduce che pochi tra questi 29 eventi si sono verificati nelle dirette vicinanze di Loreto, e le
zone epicentrali distano molti chilometri dalla zona di cui ci occupiamo in questa sede;
alcuni di questi infatti non sono stati addirittura percepiti (precisamente gli eventi
verificatisi negli anni 1785, 1904, 1911, 1936, 1948, 2004 e 2005).
I terremoti che hanno maggiormente interessato l’area di Loreto sono quattro (Tabella 4.19
evidenziati in giallo), aventi un’intensità al sito compresa tra il VI e il IX grado MCS,
avvenuti negli anni 1690, 1870, 1873 e 1930 (Grafico 4.7).
Capitolo 4 | 237
Storia sismica di Loreto [43.440, 13.610]
Numero di Eventi: 29
Effetti
In occasione del terremoto del:
I
Anno Me Gi Or
Ax
Np
Io
Mw
3-4
1672 04 14 15:45
Riminese
92
8
5.61 ±0.21
6
1690 12 23 00:20
Anconetano
17
5.56 ±0.19
NF
1785 05 03 02:30
Alta valle del Chienti
11
7
5.14 ±0.34
6-7
1870 02 08
NUMANA
10
7
5.10 ±0.54
6
1873 03 12 20:04
Marche meridionali
196
8
5.95 ±0.10
NF
1904 11 17 05:02
Pistoiese
204
7
5.15 ±0.14
4
1907 01 23 00:20
Adriatico centrale
93
5.06 ±0.15
NF
1911 02 19 07:18
Romagna meridionale
181
7
5.28 ±0.11
5
1916 05 17 12:49:50
Alto Adriatico
132
5.95 ±0.14
5
1917 11 05 22:47
NUMANA
26
6
5.07 ±0.25
4
1924 01 02 08:55:08
Medio Adriatico
76
7-8
5.36 ±0.16
7
1930 10 30 07:13:13
SENIGALLIA
263
8
5.81 ±0.09
NF
1936 12 09 07:34
CALDAROLA
32
6-7
4.79 ±0.22
NF
1948 06 13 06:33:31
Valtiberina
142
7
5.05 ±0.14
4-5
1950 09 05 04:08
GRAN SASSO
386
8
5.68 ±0.07
4
1979 09 19 21:35:37
Valnerina
694
8-9
5.86 ±0.09
4
1980 11 23 18:34:52
Irpinia-Basilicata
1394
10
6.89 ±0.09
3-4
1984 04 29 05:02:60
GUBBIO/VALFABBRICA
709
7
5.65 ±0.09
2
1986 10 13 05:10:01
Appennino umbro-marchigiano
322
5-6
4.65 ±0.09
5
1997 09 26 00:33:13
Appennino umbro-marchigiano
760
5.70 ±0.09
4-5
1997 09 26 09:40:27
Appennino umbro-marchigiano
869
8-9
6.01 ±0.09
4
1997 10 03 08:55:22
Appennino umbro-marchigiano
490
5.25 ±0.09
4-5
1997 10 06 23:24:53
Appennino umbro-marchigiano
437
5.46 ±0.09
4-5
1997 10 14 15:23:11
Appennino umbro-marchigiano
786
7-8
5.65 ±0.09
5
1998 03 26 16:26:17
Appennino umbro-marchigiano
408
6
5.29 ±0.09
5
1998 04 05 15:52:21
Appennino umbro-marchigiano
395
6
4.81 ±0.09
NF
2004 12 09 02:44:25
Zona Teramo
224
5-6
4.18 ±0.09
NF
2005 04 12 00:31:52
Maceratese
137
4-5
4.16 ±0.14
5
2006 04 10 19:03:36
Maceratese
211
5
4.51 ±0.10
Legenda: I: intensità avvertita al sito in considerazione (MCS); Me: mese; Gi: giorno; Or: ora in GMT;
Ax: Area epicentrale in cui sono stati riscontrati gli effetti maggiori del terremoto; Np: n. di punti, n. di
osservazioni macrosismiche disponibili per il terremoto; Io: intensità massima (MCS); Mw: magnitudo
momento.
Tabella 4.19 – Storia sismica di Loreto (dall’anno 1000 al 2006).
238 | Capitolo 4
Intensità MCS
anni
Grafico 4.7 – Cronologia e intensità al sito dei terremoti localizzati nel territorio di Loreto.
4.2.2. Pericolosità sismica di base
Il comune di Loreto (AN) si trova in zona sismica 2 (medio rischio sismico).
Ai fini di una precisa definizione dei valori attesi dell’accelerazioni massima al suolo ag il
comune non rientra tra i 10751 nodi del reticolo, con maglia di passo 5,5 km circa, con cui
è stato suddiviso il territorio Nazionale. Ciò significa che il periodo di ritorno T R della
costruzione in esame non corrisponde a nessuno dei 9 valori di TR considerati nella
pericolosità sismica di base. La Circolare n.617/2009 consiglia allora il calcolo dei
parametri ag, F0, Tc* come media pesata dei valori assunti dai 4 vertici, con pesi
inversamente proporzionali alle distanze di essi dal punto in questione169. Come per il
comune di Senigallia (§ 4.1.2), la pericolosità sismica è stata valutata puntualmente con il
foglio di calcolo fornito dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (Figura 4.37, Tabella
4.20, Grafico 4.8).
Figura 4.37 – Localizzazione del Comune di Loreto all’interno del reticolo di riferimento.
169
Circolare n.617/2009, Allegato A.
Capitolo 4 | 239
Stato Limite
Operatività (SLO)
Danno (SLD)
TR [anni]
ag [g]
30
0,046
50
0,060
72
0,074
101
0,092
140
0,107
201
0,126
Salvaguardia della Vita (SLV)
475
0,181
Collasso (SLC)
975
0,236
2475
0,331
Tabella 4.20 – Valori del parametro ag in funzione del periodo di ritorno TR di riferimento, per il
territorio di Loreto.
Grafico 4.8 – Valori del parametro ag per periodi di ritorno TR di riferimento, riferiti a Loreto.
4.2.3. Valutazione a scala urbana (il metodo SAVE)
Nei paragrafi che seguono (§ 4.2.3.1-4.2.3.7) si descrive l’applicazione della metodologia
SAVE per la valutazione del rischio simico nei riguardi del centro storico di Loreto.
4.2.3.1. Caratterizzazione del sistema urbano
Le informazioni necessarie al fine della compilazione di tutte le matrici che caratterizzano
le sei componenti che contribuiscono alla determinazione del rischio sismico, sono state
desunte da varie fonti. Principalmente è stata consultata la banca dati della Provincia (SIT);
i dati in essa mancanti sono stati poi ricavati dal piano particolareggiato del centro storico e
da osservazioni e misure dirette in situ.
La Tabella 4.21 riassume le informazioni che caratterizzano il sistema urbano del centro
storico di Loreto.
Indicatore
Tipologia insediamento
Sviluppo viario
Quota min
Quota max
Quota CS
Differenza quote
240 | Capitolo 4
u.m.
Dato
codice
2
codice
m s.l.m.
m s.l.m.
m s.l.m.
m
B
74,60
161,20
117,90
86,60
Note
Morfologia crinale o
promontorio
Sviluppo lineare
Fonte: SIT Provincia
Fonte: SIT Provincia
Superficie perimetrata centro storico
ha
32,12
Fonte: SIT Provincia
sulla base della
perimetrazione indicata
nel pp.170
Fonte: SIT Provincia
Superficie totale centro abitato
ha
532,45
Rapporto percentuale
%
6,03
tra area perimetrata e area del centro abitato
Fonte: SIT Provincia
n. edifici centro storico
n.
477
Rilievo diretto in situ
Altezza media edifici
m
9,00
Fonte: SIT Provincia
Superficie media edifici
mq
158,28
Superficie totale stimata degli edifici
mq
75499,56 Fonte: SIT Provincia
Volume totale stimato degli edifici
mc
679496
Rapporto
mc/mq
2,12
volume totale / area perimetrata
Densità edificato del centro storico
%
29,91
superficie totale / area perimetrata
Abitanti Comune
n.
Tabella 4.21 – Sintesi dei dati che caratterizzano ogni sistema urbano del centro storico di Loreto
(vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono
indicatori derivanti).
4.2.3.2. Vulnerabilità dell’edificato
La Tabella 4.22 rappresenta la matrice con i 18 parametri necessari alla determinazione
dell’indice di vulnerabilità dell’edificato (VED): la normalizzazione effettuata fa riferimento
a quella descritta nel capitolo 2 (§ 2.2.1.1).
CODICE DA SCHEDA
CENTRO STORICO INDICATORI
A2.3 - EMERGENZE
STORICO
ARTISTICHE
Alta
A
1
Vulnerabilità dell'edificato
MATRICE DEI PUNTEGGI
Medio-Alta
Media
Medio-Bassa
B
C
D
0,75
0,50
0,25
PUNTEGGIO
Loreto
NOTE
0,75
Fonte:
Dettaglio beni
architettonici
SIT Provincia.
< 0,2
0
Fonte:
SIT provincia
Strade
principali
H/L =1
Tutte
H/L <1
0,75
Mediocre
> 50 %
Discreto
> 50 %
Buono
≥ 50 %
0,25
Pietra
squadrata
Pietra
squadrata tufo
Prevalenza
laterizio
Prevalenza
istruzione
Prevalenza
religiosa
Prevalenza
civile
religiosa
civile
Infrastrutt. e
servizi
Contenitore di
beni artistici
> 0,8
≥ 0,6
≤ 0,8
≥ 0,4
≤ 0,6
≥ 0,4
≤ 0,2
Tutte
H/L >1
Strade
principali
H/L >1
Tutte
H/L =1
B2.2 - STATO DI
CONSERVAZIONE
Cattivo
Pessimo >40%
Cattivo
Pessimo <40%
B2.3 - MATERIALI
PREVALENTI
Pietra
irregolare
B2.4 - EDIFICI
STRATEGICI E
SPECIALI
Prevalenza
sanitarie
B1.3 - CONSISTENZA
AREA PERIM. /
CENTRO ABITATO
B2.1 - ELEMENTI
SPAZIALI URBANI
STRADE
PRINCIPALI/STRADE
SEONDARIE
Bassa
E
0
0,25
Tutte le altre
0,25
Fonte:
osservazioni in
situ; cartografia;
Tav.5 pp.
Fonte:
osservazioni in
situ .
Fonte:
osservazioni in
situ .
Fonte:
Comune di
Loreto
170
http://comune.loreto.an.it/cittadino/index.php?id=25&idass=1093, gennaio 2014, Piano
Particolareggiato del centro storico extra moenia (variante con asseverazioni accolte DCC
n. 25 del 12-05-05).
Capitolo 4 | 241
Prevalenza F
(presenza
frequente)
Blocco
regolare/
irregolare
n.piani>2
Prevalenza P
(presenza poco
frequente)
Prevalenza
testata angolo
n.piani>2
Prevalenza
testata angolo
n.piani≤2
B3.4 - INTERVENTI
Ampliam. e
sopraelevaz
≥20%
Nessun
intervento>30
%
B3.5 UTILIZZAZIONE
Abbandonati
>20%
Non utilizzati
>20%
A3.6A CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI (ETÀ)
Prima del '19
>50%
Tra il '19 e il
'45 > 50%
Prevalenza
copertura
spingente
Prevalenza
copertura con
più falde poco
spingenti
Prevalenza
copertura ad 1
falda poco
spingente
Prevalenza
deformabili e
mal collegati
Prevalenza
deformabili e
ben collegati
Prevalenza
rigidi e mal
collegati
Bucature estese
s>30% su
>30%degli
edifici
Catene
contrafforti
archi di coll.
Tutti A
Bucature estese
s>30% su 2030% degli
edifici
Catene A
contrafforti A
Archi di coll.
F-S
Bucature estese
s>30% su 1020% degli
edifici
bucature estese
s>30% su
<10% degli
edifici
Catene A
contrafforti F-S
Archi di coll.A
Catene P
contrafforti E
Archi di coll. A
Catene P
contraff. P
Archi di
coll.P
0,25
A3.6H CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(REGOLARITÀ)
Né planim né
altimetrica
>50%
Non planim
>50 %
Prevalente solo
planimetrica
>50 %
Prevalente solo
altimetrica
>50 %
Tutte le altre
0,25
DENSITÀ DIFICATO
>50%
≥0,4
≤0,5
≥0,3
≤0,4
≥0,2
≤0,3
<0,2
0,25
B2.5 - ELEMENTI
URBANI E BARRIERE
B3.1 - MODALITA' DI
AGGREGAZIONE
B3.3 - POSIZIONE
A3.6C CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(COPERTURA)
A3.6D CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(ORIZZONTAMENTI)
A3.6E CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(BUCATURE)
A3.6F CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(EL.RINFORZO)
INDICATORE DI
VULNERABILITÀ
INDICATORE DI
VULNERABILITÀ
NORMALIZZATO %
CLASSE DI
VULNERABILITÀ
EDIFICATO
Prev. Linea/
doppia linea
n.piani>2
Prevalenza E
(presenza
sporadica)
Prevalenza
blocco irreg./
Reg./linea
n.piani≤2
Prevalenza
interno/
arretrato
n.piani > 2
Prevalenza A
(assenza)
Tutti assenti
1
Fonte:
osservazioni in
situ.
Prevalenza
schiera/
corte n.piani>2
Prev. schiera/
corte
n.piani<2
0,25
Fonte:
osservazioni in
situ; Tav.1 pp.
Prevalenza
interno/
arretrato
n.piani ≤ 2
Prevalenza
interno
n.piani ≤ 2
0,50
Fonte:
pp.
Manutenz.
≥ 30%
Ristrutturaz
>30%
Sostituz in
c.a./
restauro
>30%
0
Fonte:
pratiche edilizie
presso ufficio
tecnico
comunale
Parzialmente
utilizzati(meno
di 3
mesi)>30%
Parzialmente
utilizzati(più di
3 mesi)>30%
Utilizzati
>60%
0
Fonte:
ISTAT171
Tra il '45 e il
'71 ≥ 20%
Tra il '72 e
'81 ≥ 20%
1
Prevalenza
copertura ad 1
falda non
spingente
Copertura
piana
0,75
Prevalenza
rigidi e ben
collegati
1
0,50
VED
VEDNA
8
Fonte:
Tavola consumo
suolo SIT
Provincia
Fonte:
Tav. 3 pp.;
osservazioni in
situ
Fonte:
Tav. 5 pp.
(centro storico
murato)
Fonte:
osservazioni in
situ; immagini
fotografiche.
Fonte:
ppe.;
osservazioni in
situ; immagini
fotografiche.
Fonte:
SIT Provincia
Vmax di rif.: 18
44,44
B
Alta: 86-100
Media: 71-85
Bassa: 50-70
Tabella 4.22 – Matrice di vulnerabilità dell’edificato del centro storico di Loreto (vengono
sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori
derivanti o ricavabili dalla tabella di sintesi dei dati caratterizzanti il sistema urbano (Tabella 4.21)).
La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente
vulnerabilità dell’edificato che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 18
considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 18) la classe di rischio massima
(alta), quindi con valore pari a 1.
L’indice normalizzato di vulnerabilità dell’edificato (VED) per Loreto è così determinato:
171
http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/prTavola.jsp?tav=130&liv=4&ua=042&sep=0&ist=0, dicembre
2013.
242 | Capitolo 4
VED _ Loreto  8
VED _ max di rif.  18
NA
VED _ Loreto normalizzato  VED

VED _ Loreto
VED _ max di rif.

8
 44,44%
18
A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B).
4.2.3.3. Vulnerabilità dell’assetto urbano
La Tabella 4.23 rappresenta la matrice con gli 8 indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di vulnerabilità dell’assetto urbano (V AU).
CODICE DA SCHEDA
CENTRO STORICO INDICATORI
Alta
A
1
Vulnerabilità dell'assetto urbano
MATRICE DEI PUNTEGGI
Medio-Alta
Media
Medio-Bassa
B
C
D
0,75
0,50
0,25
Bassa
E
0
PUNTEGGIO
Loreto
NOTE
> 600
Da 451 a 600
Da 301 a 450
Da 151 a 300
Da 0 a 150
0
Fonte:
SIT Provincia
A2.1 - MORFOLOGIA
(TIPO DI
INSEDIAMENTO)
Crinale (cresta)
Contro crinale
- crinale
Controcrinale
(pendio)
Fondovalle pianura
Pianura
1
Fonte:
SIT Provincia
A2.2 - SVILUPPO
VIARIO
D-dedalo
medievale
L-policentrico
Eavvolgimento
B-Lineare
H-parallelo
Centrale
0,50
Fonte:
SIT Provincia;
cartografia;
Tav.5 pp.
A2.1 - QUOTA
> 50 %
≥40%
≤50 %
≥30%
≤40 %
≥20%
≤30 %
< 20 %
0,25
B3.1 AGGREGAZIONE
Da 0,8 a 1
Da 0,6 a 0,8
Da 0,4 a 0,6
Da 0,2 a 0,4
Da 0 a 0,2
0,25
B2.1 - RAPPORTO
ALTEZZA
EDIFICI/SEZIONE
STRADALE
MM
Mm
UM
Um
0,75
5
3
2
1
0
0
Turismoturismo
prevalente
Turismo terziario
prevalente
Industria artigianato
Agricoltura artigianato
industria
prevalenti
Agricolturaagricoltura
prevalente
0,75
Fonte:
ISTAT
VAU
3,5
Vmax di rif.: 8
DENSITÀ
A1.3 - PONTI
A1.6 CARATTERISTICA
FUNZIONALE
INDICATORE DI
VULNERABILITÀ
INDICATORE DI
VULNERABILITÀ
NORMALIZZATO %
CLASSE DI
VULNERABILITÀ
EDIFICATO
VAUNA
Fonte:
SIT Provincia
Fonte:
osservazioni
in situ.
Fonte:
SIT Provincia
43,75
B
Alta: > 80
Media: 51-80
Bassa: 0-50
Tabella 4.23 – Matrice di vulnerabilità dell’assetto urbano del centro storico Loreto (vengono
sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori
derivanti o ricavabili dalle matrici precedenti (Tabelle 4.21-4.22)).
Come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.3) l’indicatore “aggregazione”, che compare
all’interno della matrice per determinare l’indice di vulnerabilità dell’assetto urbano, si
ottiene da una “sottomatrice” (Tabella 4.24) sommando i prodotti tra i vari rapporti
percentuali e i pesi associati alla corrispondente tipologia di aggregazione.
Capitolo 4 | 243
Tipologia di aggregazione
s
sd
l
ld
cc
ca
br
bi
143
0
101
6
83
100
23
21
Rapporto
n. edifici/totale edificato
0,30
0,00
0,21
0,01
0,17
0,21
0,05
0,04
477
1
n. edifici
schiera
schiera doppia
linea
linea doppia
corte chiusa
corte aperta
blocco regolare
blocco irregolare
totale
Peso
0,25
0,50
0,50
0,75
0,25
0,25
0,75
1
Punteggio
Rapporto × Peso
0,07
0,00
0,11
0,01
0,04
0,05
0,04
0,04
0,37
Tabella 4.24 – Matrice di aggregazione per il centro storico di Loreto.
La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente
vulnerabilità dell’assetto urbano che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 8
considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 8) la classe di rischio massima
(alta), quindi con valore pari a 1.
L’indice normalizzato di vulnerabilità dell’assetto urbano (V AU) per Loreto è così
determinato:
VAU _ Loreto  3,5
VAU _ max di rif.  8
NA
VAU _ Loreto normalizzato  VAU

VAU _ Loreto
VAU _ max di rif.

3,5
 43,75%
8
A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B).
4.2.3.4. Vulnerabilità dei servizi pubblici
La Tabella 4.25 rappresenta la matrice con gli indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di vulnerabilità dei servizi pubblici (VSP).
INDICATORI
VALORE
TOT.SERVIZI SANITÀ COMUNE
5
TOT.SERVIZI SANITÀ CS
1
TOT.SERVIZI PUBBLICI COMUNE
14
TOT.SERVIZI PUBBLICI CS
8
TOT.SCUOLE COMUNE
9
TOT.SCUOLE CS
TOT.SERVIZI COMUNE
TOT.SERVIZI CS
0
28
9
SERVIZI “SENSIBILI” CS
9
TOT.SERVIZI CS / SERVIZI SENSIBILI CS
1
244 | Capitolo 4
NOTE
n. 3 farmacie
n. 1 ospedale Santa Lucia
n. 1 poliambulatorio
n. 1 farmacia
n. 3 sedi Municipio
n. 1 polizia urbana
n. 1 caserma carabinieri
n. 1 palasport
n. 1 stadio
n. 3 uffici postali
n. 1 biblioteca comunale
n. 2 archivio
n. 1 mercato
n. 3 sedi Municipio
n. 1 polizia urbana
n. ufficio postale
n. 1 biblioteca comunale
n. 2 archivio
n. 5 scuole materne / infanzia
n. 3 scuole elementari
n. 1 scuola media
Servizi presenti in edifici in muratura
all’interno del centro storico
Servizi di base atti a garantire la
funzionalità minima di un centro
1. municipio
2. poste
3. scuola elementare
4. scuola media
5. centro sanitario
5
SERVIZI STANDARD
PESO p DEL CS
6,6
VSP
INDICATORE DI VULNERABILITÀ
INDICATORE DI VULNERABILITÀ %
VSPNA
Vmax di rif.: 1,2 × 82 = 98,4
2,12
2,15
Alta: > 70
Media: 41-70
Bassa: 0-40
B
CLASSE DI VULNERABILITÀ SERVIZI PUBBLICI
Tabella 4.25 – Tabella di vulnerabilità dei servizi pubblici del centro storico di Loreto (vengono
sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori
derivanti).
La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo ricavabile per la
vulnerabilità dei servizi pubblici che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), può essere
assunto pari a 1,2 × a, in cui a è il numero totale dei servizi del Comune maggiore tra tutti i
centri storici appartenenti al campione (che risulta, attualmente, il Comune di Senigallia
(Tabella 4.7, § 4.1.4.4), in cui sono presenti 82 servizi). In questo modo si è in grado di
massimizzare l’indicatore di riferimento, tenendo presente però che quello così calcolato
non è un valore che può essere assunto in maniera assoluta come per le prime 3 componenti
(vedi spiegazione al § 2.2.1.1).
Tenendo in considerazione questa ipotesi, l’indice normalizzato di vulnerabilità dei servizi
pubblici (VSP) per Loreto può essere così determinato:
VSP _ Loreto  2,12
VSP _ max di rif.  1,2  82  98,4
VSP _ Loreto normalizzato  VSPN 
VSP _ Loreto
VSP _ max di rif.

2,12
 2,15%
98,4
A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B).
4.2.3.5. Vulnerabilità delle attività economiche
La Tabella 4.26 rappresenta la matrice con gli indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di vulnerabilità delle attività economiche (V AE).
INDICATORI
VALORE
ABITANTI COMUNE
12543
UTILIZZAZIONE DEL CENTRO STORICO %
91,93
AREA PERIMETRATA CS (HA)
AREA PERIM./AREA TOT.CENTRO ABITATO %
AREA TOTALE STIMATA CENTRO ABITATO (HA)
32,12
6,032
532,45
UNITÀ LOCALI INDUSTRIA_PESO=1
ADDETTI INDUSTRIA
99
1222
NOTE
fonte:
ISTAT 2011172
fonte:
ISTAT 2001173
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
172
http://demo.istat.it/pop2011/index.html, dicembre 2013.
http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/isTavola.jsp?tav=020&liv=4&ua=042&sep=0&ist=0, dicembre
2013.
173
Capitolo 4 | 245
UNITÀ LOCALI COMMERCIO_PESO=0,5
251
ADDETTI COMMERCIO
532
UNITÀ LOCALI ALTRI SERVIZI_PESO=0,8
348
ADDETTI ALTRI SERVIZI
1164
CE COMUNE
502,9
TOTALE U.L. COMUNE
698
N.UNITÀ LOCALI INDUSTRIA CS STIMATO_PESO=1
5,97
N.UNITÀ LOCALI COMMERCIO CS STIMATO_PESO=0,5
15,14
N.UNITÀ LOCALI ALTRI SERVIZI CS STIMATO_PESO=0,8
20,99
TOTALE UNITÀ LOCALI CS STIMATO
42,11
30,34
CE CENTRO STORICO
N.UNITÀ LOCALI MEDIO PROVINCIA
135,17
CE PROVINCIA
PESO q
105,27
24,67
INDICATORE DI VULNERABILITÀ ECONOMICA
INDICATORE DI VULNERABILITÀ NORMALIZZATO %
VAE
0,898
VAEN
4,4137
B
CLASSE DI VULNERABILITÀ ATTIVITÀ ECONOMICHE
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Ce = ∑ (UL × peso)
Tot.UL = ULIndustria + ULCommercio +
ULAltri servizi
n.unità locali Ind. Comune × (area
perimetrata/area centro abitato)
n.unità locali Commercio. Comune
× (area perimetrata/area centro
abitato)
n.unità locali altri servizi Comune ×
(area perimetrata/area centro
abitato)
Ce = ∑ (UL × peso)
Q = (n.attività comune × Ce
comune) / (n.attività medie
provinicia × Ce provincia)
Ve = Q × ((tot.Ulcs x Ce cs) /
(tot.UL comune × Ce comune))
Ve,max di rif: 2,034
Alta: >20
media: 11-20
Bassa: 0-10
Tabella 4.26 – Tabella di vulnerabilità delle attività economiche per il centro storico di Loreto
(vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono
indicatori derivanti).
Nel caso delle attività economiche, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), non è possibile
determinare un valore massimo assoluto con cui normalizzare l’indicatore derivante dalla
matrice, in quanto tale valore massimo dipende da troppe variabili che costituiscono
ognuna una caratteristica propria sia del centro storico sia della provincia di cui il centro fa
parte.
La normalizzazione in questo specifico caso è quella stabilita dalla metodologia SAVE,
ovvero viene eseguita rapportando l’indice di vulnerabilità derivante dalla matrice del
centro storico analizzato (in questo caso Loreto) con il valore massimo ottenuto per questa
componente all’interno del campione. L’indice normalizzato di vulnerabilità delle attività
economiche (VAE) per Loreto è quindi così determinato:
VAE _ Loreto  0,0898
VAE _ max di rif.  2,034
→ corrispondente al centro storico di Senise
N
VAE _ Loreto normalizzato  VAE

VAE _ Loreto
VAE _ max di rif.

0,0898
 4,4137%
2,034
A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B).
246 | Capitolo 4
4.2.3.6. Esposizione
La Tabella 4.27 rappresenta la matrice con i 7 indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di esposizione (E).
CODICE DA SCHEDA
CENTRO STORICO INDICATORI
A1.6 CARATTERISTICA
FUNZIONALE
Alta
A
1
Turistico turistico
prevalente
A1.3 - ACCESSO
VIARIO
Prevalenza
comunali
B3.5 UTILIZZAZIONE
Utilizaz.
>70% > 80 %
edifici
N.ABITANTI IN
RELAZIONE AD
AREA PERIMETRATA
E UTILIZZAZIONE
N.ABITANTI IN
RELAZIONE AD
AREA PERIMETRATA
E UTILIZZAZIONE /
AREA CENTRO
ABITATO
A3.4 - ANDAMENTO
DEMOGRAFICO
A.3.5 - INDICE DA
MATRICE
ESPOSIZIONE
INDICATORE DI
ESPOSIZIONE
INDICATOREDI
ESPOSZIONE
NORMALIZZATO %
CLASSE DI
ESPOSIZIONE
Esposizione
MATRICE DEI PUNTEGGI
Medio-Alta
Media
Medio-Bassa
B
C
D
0,75
0,50
0,25
Turistico Industriale Agricolo - art.
terziario
artigianale
ind. Prevalente
prevalente
prevalenza
Prevalenza
comunali e
comunali e
provinciali
statali
Utilizzaz.
Utilizzaz.
Utilizzaz.
>70%
>70% Da 40% >70% Da 20%
DA 60 a 80%
a 60% edifici
a 40% edifici
edifici
PUNTEGGIO
Loreto
NOTE
0,75
Fonte:
ISTAT
Prevalenza
statali
0,75
Fonte:
SIT Provincia
Utilizzaz.
>70% Da 0 a
20% edifici
1
Bassa
E
0
Agricolo agricolo
prevalente
Fonte:
ISTAT
>2400 abitanti
da 1800 a
2400 abitanti
da 1200 a
1800 abitanti
da 600 a 1200
abitanti
da 0 a 600
abitanti
0,25
abitanti comune ×
area perim% ×
utilizz.% = 696
> 20
Da 15 a 20
Da 10 a 15
Da 5 a 10
Da 0 a 5
1
abitanti comune ×
area perim% ×
utilizz.% / area
centro abitato ×
100 = 130,64
andamento
decrescente
1
Fonte:
ISTAT 2011174
Da 0 a 2
0,50
Crescita
>8
Crescita zero
Da 6 a 8
Da 4 a 6
Da 2 a 4
E
ENA
5,25
Vmax di rif.: 7
75
A
Alta: > 70
Media: 41-70
Bassa: 0-40
Tabella 4.27 – Matrice esposizione per il centro storico di Loreto (vengono sottolineati gli indicatori
il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici
precedenti).
Come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.6) l’indicatore “indice da matrice esposizione”, che
compare all’interno della matrice per determinare l’indice di esposizione, si ottiene da una
“sottomatrice” (Tabella 4.28) che utilizza i dati relativi a informazioni storico-politichesociali del centro storico analizzato (in questo caso Loreto).
Come mostra la Tabella 4.28 il valore 1 “attiva” il peso corrispondente: in questo modo
viene restituito un indice (variabile da 1 a 17) dato dalla somma di tutti i pesi attivati.
174
http://demo.istat.it/pop2011/index.html, dicembre 2013;
http://dawinci.istat.it/MD/dawinciMD.jsp?a1=m0GG0c0I0&a2=mG0Y8048f8&n=1UH90T09OG0&
v=1UH07B07SC40000, dicembre 2013.
Capitolo 4 | 247
0,5
0,75
1
1
0
0
0
1
0
0
1
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
0
Indice da matrice esposizione
TOTALE
(coefficienti “attivi” × peso)
0,25
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
epoca contemporanea
(XX sec d.C.)
epoca romana
(da metà VIII sec a.C.
al VI sec d.C.)
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
epoca moderna
(dal XVI al XIX sec d.C.)
epoca preromana
(fino alla metà del
VIII sec a.C.)
Pesi Esposizione >
Epoca di fondazione
Sviluppi e trasformazioni
Epoca di massima espansione
Presidio militare
Centro con caratteristiche produttive
Centro con preminenti funzioni religiose
Centro con preminenti funzioni culturali
Porto
Residenza imperiale
Centro termale o di soggiorno
Località interessata da itinerari religiosi
Località interessata da itinerari mercantili
Località interessata da itinerari armentizi
Sede di università principale
Sede di università secondaria
Località interessata da vie di posta principali
Località interessata dal Gran Tour
epoca medievale
(dal VII al XV sec d.C.)
MATRICE ESPOSIZIONE
(informazioni storico-politico-sociali)
0,50
0,75
0,75
0,75
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
0
0
0,75
4,50
Tabella 4.28 – Matrice esposizione per il centro storico di Loreto.
Loreto è stata ed è attualmente una località fortemente interessata da itinerari religiosi per
via della presenza della Santa Casa all’interno della Basilica-Santuario; per questo motivo
sono presenti due indicatori pari a 1 per la singola voce “località interessata da itinerari
religiosi”. In questo caso, trattandosi della matrice Esposizione viene preso in
considerazione per il calcolo l’indicatore che corrisponde alla data più vicina nel tempo.
La normalizzazione di questa componente è stata eseguita rispetto al valore massimo
assoluto della componente esposizione che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a
7 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 7) la classe di rischio
massima (alta), quindi con valore pari a 1.
L’indice normalizzato di esposizione (E) per Loreto è così determinato:
ELoreto  5,25
Emax di rif.  7
ELoreto normalizzato  E NA 
ELoreto
5,25

 75%
Emax di rif.
7
A tale valore corrisponde una classe di rischio alta (A).
248 | Capitolo 4
4.2.3.7. Valore
La Tabella 4.29 rappresenta la matrice con i 6 indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di valore (V).
CODICE DA SCHEDA
CENTRO STORICO INDICATORI
A2.3 - INDICE PER
NUMERO BENI
ARCHITETTONICI
A2.3 - INDICE PER
QUALITÀ E NUMERO
DI BENI
ARCHITETTONICI
Alta
A
1
Valore
MATRICE DEI PUNTEGGI
Medio-Alta
Media
Medio-Bassa
B
C
D
0,75
0,50
0,25
> 32
Da 24 a 32
Da 16 a 24
> 20
Da 15 a 20
Da 10 a 15
Citato con
voce propria
A2.4 - TOURING
A2.4 - EMERGENZE
CITATE DAL
TOURING CLUB
ITALIANO
A.3 - INDICE DA
VALORE MATRICE
A3.6 FESTE
Bassa
E
0
PUNTEGGIO
Loreto
Da 8 a 16
Da 0 a 8
1
Fonte:
SIT Provincia.
Da 5 a 10
Da 0 a 5
1
Fonte:
SIT Provincia
Non citato
1
Fonte:
www.touringclub.com
Fonte:
www.touringclub.com
Citato
> 16
Da 12 a 16
Da 8 a 16
Da 4 a 8
Da 0 a 4
0
Da 3,2 a 4
Da 2,4 a
3,2
Da 1,6 a
2,4
Da 0,8 a 1,6
Da 0 a 0,8
0,50
Da 2 a 4
0
Da 6 a 8
Da 6 a 4
INDICATORE DI
VALORE
INDICATOREDI
VALORE
NORMALIZZATO %
CLASSE DI VALORE
V
3,50
VNA
58,33
M
NOTE
1. Pellegrinaggio
Macerata-Loreto
2. Festa della birra
Vmax di rif.: 6
Alta: > 70
Media: 41-70
Bassa: 0-40
Tabella 4.29 – Matrice valore per il centro storico di Loreto (vengono sottolineati gli indicatori il cui
valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici
precedenti).
L’indicatore “indice per qualità e numero di beni architettonici” è determinabile, come
spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.7) attraverso una “sottomatrice” nella quali i beni
architettonici vengono divisi in 5 classi differenti a ognuna delle quali è associato un peso
(Tabella 4.30).
PESO
×
n. EDIFICI
Religioso
1
10
10
Infrastrutturale
0,75
1
0,75
Civile
0,5
68
34
Difensivo
0,25
9
2,25
Funerario
0
0
0
Indice per qualità e numero beni architettonici
47
Tabella 4.30 – Matrice beni architettonici per il centro storico di Loreto.
TIPOLOGIA BENE
ARCHITETTONICO
PESO
n. EDIFICI
L’indicatore “indice da valore matrice”, si ottiene anch’esso da una “sottomatrice” (Tabella
4.31) identica a quella utilizzata per la determinazione di un indicatore della componente
esposizione (Tabella 4.28); l’unica differenza sta nell’inversione dei pesi.
Capitolo 4 | 249
0,5
0,25
0
1
0
0
0
1
0
0
1
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
0
Indice da matrice esposizione
TOTALE
(coefficienti “attivi” × peso)
0,75
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
epoca contemporanea
(XX sec d.C.)
epoca romana
(da metà VIII sec a.C.
al VI sec d.C.)
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
epoca moderna
(dal XVI al XIX sec d.C.)
epoca preromana
(fino alla metà del
VIII sec a.C.)
Pesi Esposizione >
Epoca di fondazione
Sviluppi e trasformazioni
Epoca di massima espansione
Presidio militare
Centro con caratteristiche produttive
Centro con preminenti funzioni religiose
Centro con preminenti funzioni culturali
Porto
Residenza imperiale
Centro termale o di soggiorno
Località interessata da itinerari religiosi
Località interessata da itinerari mercantili
Località interessata da itinerari armentizi
Sede di università principale
Sede di università secondaria
Località interessata da vie di posta principali
Località interessata dal Gran Tour
epoca medievale
(dal VII al XV sec d.C.)
MATRICE ESPOSIZIONE
(informazioni storico-politico-sociali)
0,50
0,25
0,25
0,25
0
0
0
0
0
0
0,50
0
0
0
0
0
0,25
2,00
Tabella 4.31 – Matrice valore per il centro storico di Loreto.
La normalizzazione di questa componente è stata eseguita rispetto al valore massimo
assoluto della componente valore che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 6
considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 6) la classe di rischio massima
(alta), quindi con valore pari a 1.
L’indice normalizzato di valore (V) per Loreto è così determinato:
VLoreto  3,50
Vmax di rif.  6
VLoreto normalizzato  V NA 
VLoreto
3,50

 58,33%
Vmax di rif.
6
A tale valore corrisponde una classe di rischio media (M).
4.2.3.8. Risultati
Le 4 componenti di Vulnerabilità (edificato, assetto urbano, servizi pubblici e attività
economiche), la componente Esposizione e la componente Valore, insieme alla componente
Pericolosità da cui in questa metodologia si prescinde, contribuiscono al Rischio sismico (§
2.1.1.8, § 2.2.1.1) con i valori normalizzati ottenuti in conclusione a ogni matrice. L’Indice
di Rischio per il centro storico di Loreto è riportato in Tabella 4.32.
250 | Capitolo 4
Contributo
al Rischio
Peso
Classe
Indice
normalizzato
Componenti di Rischio
indice
massimo di
riferimento
Indice
Sintesi dei risultati
Vulnerabilità dell’edificato
8
18
44,44
B
44,44
Vulnerabilità dell’assetto urbano
3,50
8
43,75
B
43,75
1
Vulnerabilità dei servizi pubblici
2,12
98,4
2,15
B
2,15
Vulnerabilità delle attività economiche
0,09
2,034
4,41
B
4,41
Esposizione
5,25
7
75
A
0,5
37,50
Valore
3,50
6
58,33
M
0,3
17,50
149,75
Indice di rischio R
Indice di rischio normalizzato RN (Rmax di rif. = 480)
31,20%
Tabella 4.32 – Tabella di sintesi dei risultati e valutazione del rischio del centro storico di Loreto.
100%
90%
80%
75%
70%
58,30%
60%
50%
40%
44,44%
43,75%
30%
Valore
classe MEDIA
4,41%
Esposizione
classe ALTA
2,15%
V. Att. Economiche
classe BASSA
V. Assetto urbano
classe BASSA
V. Edificato
classe BASSA
0%
V. Servizi pubblici
classe BASSA
20%
10%
Grafico 4.9 – Sintesi dei risultati per il centro storico di Loreto.
Il Grafico 4.9, mostra una sintesi dei risultati per il centro storico di Loreto secondo il
nuovo criterio di normalizzazione (spiegato al § 2.2.1.1): sono riportati in grigio il valore
dell’Indice di Vulnerabilità / Esposizione / Valore, e in una scala di intensità di rosso il
range di definizione delle Classi di Vulnerabilità / Esposizione / Valore definite per ogni
componente nei paragrafi precedenti (§ 4.1.3.2-4.1.3.7).
Capitolo 4 | 251
4.3. Il centro storico di Corinaldo
Il centro storico di Corinaldo nasce, nella sua forma di centro murato (castra), a partire dal
risveglio economico del XI secolo, con la dissoluzione dei nuclei urbani che erano sorti in
epoca romana a fondovalle, lungo le vie di maggior transito. I nuovi insediamenti
diffondevano nelle zone strategicamente più difendibili, quindi lungo dorsali o in cima a
poggi a seconda della morfologia del luogo. È quindi al periodo medievale (XI-XIV sec)
che risale l’originario tessuto urbano della città, con una edificazione che si adatta
tipicamente alla natura geografica del sito, disponendosi lungo le isoipse del terreno.
In particolare a Corinaldo la forte pendenza del terreno, soprattutto nel versante orientale,
offre a quegli isolati che vi si appoggiano la caratteristica di avere fino a due piani
seminterrati, per il notevole dislivello fra le strade che corrono ai piedi dei due fronti
longitudinali. Il fronte a valle presenta quindi un’altezza “sproporzionata” rispetto alla
larghezza della strada (larghezza massima 3m).
Dal punto di vista strutturale gli edifici risalenti al tessuto medievale sono principalmente
aggregati in linea, in reciproca contiguità strutturale, frutto di addossamenti successivi a
partire da un edificio originario oppure frutto di intasamento degli spazi liberi con o senza
ammorsamento delle pareti perimetrali.
All’interno dell’isolato, ad asse parallelo alla strada, si susseguono così fino a 16 edifici
(unità omogenee distinguibili da quelle adiacenti per tipologia costruttiva, differenza di
altezza, sfalsamento dei piani, materiali), che quasi sempre coincidono con i mappali
catastali. Lo sviluppo planimetrico delle singole unità è in direzione perpendicolare alla
facciata, più accentuato negli edifici che nascono plausibilmente per intasamento di vuoti.
Tra Quattro e Cinquecento poi la quasi totalità dei centri urbani delle aree medio e altocollinari da un lato provvede al rafforzamento del sistema difensivo trecentesco con
incremento di opere bastionate, mura e casseri, e adeguamento delle strutture militari
esistenti ai nuovi criteri balistici di difesa; dall’altro opera un ampliamento del circuito
murario della città fino a comprendere nuovi quartieri residenziali, sotto la sollecitazione di
una spinta demografica generata dalla più serena condizione economica 175.
All’edificato medievale rispettoso della natura geografica del sito, si accosta dal 1484-1490
un nuovo quartiere a tracciato più regolare, con sviluppo a pettine su 5 direttrici che si
sventagliano a incontrare il nuovo tratto del Corso, di larghezza notevolmente più ampia dei
vicoli trecenteschi, innestato su quello antico fino a uscirne sulla Porta Nuova (Figura
4.38).
Questo nuovo tessuto urbano è costituito da residenze aggregate a schiera di sviluppo
planimetrico più regolare e limitato rispetto al tessuto medievale, di altezza fuori terra
maggiore (3 o 4 piani), senza notevoli dislivelli tra i fronti.
In questo tessuto storico tradizionale, nel Settecento si inserisce una evoluzione generale
del lessico architettonico, con la sostituzione puntuale di singoli elementi in palazzi
signorili, il rinnovo decorativo delle facciate, e la trasformazione, entro la maglia viaria
esistente, di interi comparti edilizi.
Gli edifici, con struttura portante in muratura piena, talvolta a sacco, hanno subìto nel corso
dei secoli rimaneggiamenti, consistenti soprattutto in collegamento dei solai lignei alle
pareti verticali mediante capichiave, sostituzione dei solai in legno con solai in putrelle e
175
Anselmi S. (a cura di), 1987.
252 | Capitolo 4
tavellonato oppure in latero-cemento (anni ‘70), e impianto di tiranti di contenimento delle
facciate, le cui teste sono visibili dall’esterno. Negli ultimi anni non sono mancate
apposizioni di cordoli in calcestruzzo armato in copertura, più raramente a cerchiatura dei
solai di piano. Ma la tipologia costruttiva più ricorrente è costituita da muratura in laterizi
pieni, e solai di piano in struttura lignea e pianellato. L’ammorsamento tra le pareti della
scatola muraria risulta di difficile rilievo laddove vi sia perfetta continuità delle pareti di
facciata.
Figura 4.38 – Catasto gregoriano del Comune di Corinaldo (1816)176.
4.3.1. Sismicità storica
Il territorio di Corinaldo, secondo i dati dall’INGV, è stato storicamente interessato da 32
eventi sismici, di intensità al sito valutata tra il II e il IX grado della scala MCS. La Tabella
4.33 mostra i terremoti che nell’ultimo millennio hanno interessato il territorio di Corinaldo
(http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11/query_place/, novembre 2013). Come per Senigallia e
Loreto si deduce che pochi tra questi 32 eventi si sono verificati nelle dirette vicinanze di
Corinaldo, e le zone epicentrali distano molti chilometri dalla zona di cui ci occupiamo in
questa sede; alcuni di questi infatti non sono stati addirittura percepiti (precisamente gli
eventi verificatisi negli anni 1898, 1907, 1911, 1971, 1986, 1993 e 2006).
I terremoti che hanno maggiormente interessato l’area corinaldese sono otto (Tabella 4.33
evidenziati in giallo), aventi un’intensità al sito compresa tra il VI e il IX grado MCS,
avvenuti negli anni 1727, 1781, 1897, 1924, 1930, 1972 e 1998 (Grafico 4.10).
176
disponibile on-line all’indirizzo
http://www.cflr.beniculturali.it/Gregoriano/s_mappette.php?Provincia=Ancona&Territorio=Corinaldo
&Denominazione=Corinaldo&Mappa=32&Descrizione=&Sezione=%20&Soggetto, novembre 2013.
Capitolo 4 | 253
Storia sismica di Corinaldo [43,649, 13,048]
Numero di Eventi: 32
Effetti
In occasione del terremoto del:
I
Anno Me Gi Or
Ax
Np
Io
Mw
6
1727 12 14 19:45
S.LORENZO IN CAMPO
32
7
5.19 ±0.42
5-6
1741 04 24 09:00
FABRIANESE
145
9
6.21 ±0.13
6-7
1781 06 03
CAGLIESE
157
10
6.42 ±0.13
7
1897 09 21
ADRIATICO CENT.
44
7
5.46 ±0.27
3
1897 12 18 07:24:20
Appennino umbro-marchigiano
132
7
5.13 ±0.14
NF
1898 08 25
VISSO
66
7
5.04 ±0.29
NF
1907 01 23 00:20
Adriatico centrale
93
5.06 ±0.15
NF
1911 09 13 22:29
Chianti
115
7
5.19 ±0.14
4-5
1916 08 16 07:06
Alto Adriatico
257
6.14 ±0.14
4
1919 06 29 15:06:12
Mugello
566
10
6.29 ±0.09
2
1922 06 08 07:47
CALDAROLA
52
6
4.89 ±0.19
6
1924 01 02 08:55:08
Medio Adriatico
76
7-8
5.36 ±0.16
6-7
1930 10 30 07:13:13
SENIGALLIA
263
8
5.81 ±0.09
2
1948 06 13 06:33:31
Valtiberina
142
7
5.05 ±0.14
NF
1971 10 04 16:43:33
NORCIA
43
4.99 ±0.16
7
1972 02 04 02:42:19
Medio Adriatico
75
4.86 ±0.29
7
1972 02 04 09:18:30
Medio Adriatico
56
4.58 ±0.29
3-4
1979 09 19 21:35:37
Valnerina
694
8-9
5.86 ±0.09
3-4
1980 11 23 18:34:52
Irpinia-Basilicata
1394
10
6.89 ±0.09
3-4
1984 04 29 05:02:60
GUBBIO/VALFABBRICA
709
7
5.65 ±0.09
3
1984 05 07 17:49:43
Appennino abruzzese
912
8
5.89 ±0.09
2-3
1984 05 11 10:41:50
Appennino abruzzese
342
5.50 ±0.09
NF
1986 10 13 05:10:01
Appennino umbro-marchigiano
322
5-6
4.65 ±0.09
3
1987 07 03 10:21:58
PORTO SAN GIORGIO
359
5.09 ±0.09
NF
1993 06 05 19:16:17
GUALDO TADINO
326
6
4.74 ±0.09
5
1997 09 26 00:33:13
Appennino umbro-marchigiano
760
5.70 ±0.09
5-6
1997 09 26 09:40:27
Appennino umbro-marchigiano
869
8-9
6.01 ±0.09
4-5
1997 10 03 08:55:22
Appennino umbro-marchigiano
490
5.25 ±0.09
4-5
1997 10 06 23:24:53
Appennino umbro-marchigiano
437
5.46 ±0.09
4-5
1997 10 14 15:23:11
Appennino umbro-marchigiano
786
7-8
5.65 ±0.09
6
1998 03 26 16:26:17
Appennino umbro-marchigiano
408
6
5.29 ±0.09
NF
2006 04 10 19:03:36
Maceratese
211
5
4.51 ±0.10
Legenda: I: intensità avvertita al sito in considerazione (MCS); Me: mese; Gi: giorno; Or: ora in GMT;
Ax: Area epicentrale in cui sono stati riscontrati gli effetti maggiori del terremoto; Np: n. di punti, n. di
osservazioni macrosismiche disponibili per il terremoto; Io: intensità massima (MCS); Mw: magnitudo
momento.
Tabella 4.33 – Storia sismica di Corinaldo (dall’anno 1000 al 2006).
254 | Capitolo 4
Intensità MCS
anni
Grafico 4.10 – Cronologia e intensità al sito dei terremoti localizzati nel territorio di Corinaldo.
4.3.2. Pericolosità sismica di base
Il Comune di Corinaldo (AN) si trova in zona sismica 2 (medio rischio simico). Ai fini di
una precisa definizione dei valori attesi dell’accelerazione massima al suolo ag il Comune
di Corinaldo non rientra tra i 10751 nodi del territorio nazionale. Ciò significa che il
periodo di ritorno TR degli edifici non corrisponde a nessuno dei 9 valori di TR considerati
nella pericolosità sismica di base. La Circolare alle NTC 2008 consiglia allora il calcolo dei
parametri ag, Fo, Tc* come media pesata dei valori assunti dai 4 vertici, con pesi
inversamente proporzionali alle distanze di essi dal punto in questione. Come per i comuni
di Senigallia e Loreto (§ 4.1.2, § 4.2.2), la pericolosità sismica è stata valutata puntualmente
con il foglio di calcolo fornito dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (Figura 4.39,
Tabella 4.34, Grafico 4.11).
Figura 4.39 – Localizzazione del Comune di Corinaldo all’interno del reticolo di riferimento e
individuazione della Latitudine e Longitudine.
Capitolo 4 | 255
TR [anni]
ag [g]
30
0,051
50
0,066
72
0,078
101
0,092
140
0,109
201
0,128
Salvaguardia della Vita (SLV)
475
0,185
Collasso (SLC)
975
0,244
2475
0,345
Tabella 4.34 – Valori del parametro ag per periodi di ritorno TR di riferimento.
Stato Limite
Operatività (SLO)
Danno (SLD)
Grafico 4.11 – Valori del parametro ag per periodi di ritorno TR di riferimento.
4.3.3. Pericolosità sismica locale
Ai fini della valutazione della pericolosità sismica del centro storico, il valore di
accelerazione al suolo attesa ag fornito dalla normativa per le varie categorie topografiche e
stratigrafiche non è sufficiente a rilevare l’eventuale presenza di condizioni locali
(litostratigrafiche e morfologiche) che possono modificare sensibilmente le caratteristiche
del moto sismico atteso. La microzonazione sismica ha lo scopo di riconoscere a una scala
sufficientemente grande (scala comunale o sub comunale) tali eventuali condizioni locali,
per poter determinare la pericolosità sismica locale, utile strumento di base per la
programmazione di riduzione del rischio sismico.
Negli ultimi anni campagne di microzonazione sismica sono state condotte sul territorio
regionale, interessando i Comuni di Cagli, Offida, Treia, Serra de’ Conti e due importanti
aree costiere: il tratto Fano-Senigallia e il tratto Civitanova Marche-Pedaso.
Per il centro storico di Corinaldo non esistono attualmente studi di microzonazione sismica.
D’altra parte, osservazioni in situ, documenti storici e testimonianze dirette evidenziano la
possibilità di fenomeni di instabilità del terreno, soprattutto in corrispondenza dei versanti
meridionale e orientale del centro storico, a valle del circuito murario, con effetti all’interno
del perimetro dello stesso: quadri fessurativi importanti interessano il Torrione del
Calcinarlo e l’edificio posto a ridosso del tratto delle mura del mezzogiorno (Figure 4.40,
4.41). Instabilità recidiva, vista la presenza in archivio di documenti che si riferiscono a
256 | Capitolo 4
crolli dell’edificio coinvolto e del tratto di mura di levante che insiste sullo stesso
terreno177.
Lo stralcio di Piano di Assetto Idrogeologico 178 (Figura 4.42) descrive tutto il territorio del
centro storico come area in frana con rischio R4 (rischio idrogeologico molto elevato) e
pericolosità P, a conferma delle osservazioni precedentemente espresse.
Tuttavia la mancanza di studi di microzonazione sismica che comprovino le reali
condizioni locali di amplificazione pone il limite alla valutazione della pericolosità sismica
per la determinazione del rischio sismico.
Per questa ragione, nell’auspicio che le campagne di microzonazione sismica interessino
presto anche il territorio di Corinaldo, il presente studio si concentrerà, a partire dai
successivi capitoli, esclusivamente sulla componente Vulnerabilità a scala urbana,
prescindendo da eventuali effetti locali di riduzione o amplificazione del rischio.
a
b
c
Figura 4.40 – a) b) Quadro fessurativo del Torrione del Calcinaro; c) problemi di infiltrazione nelle
mura meridionali all’innesto tra circuito medievale e ampliamento rinascimentale.
177
Già in epoca fascista la rivista locale Corinaltum, così denunciava:
“[…] è indispensabile costruire parallelamente alle mura, per tutto il loro sviluppo,
nella parte interna, una rete di fognatura per impedire che le acque, di qualunque
provenienza siano, abbiano a penetrare fra le mura ed il terreno, come attualmente
avviene in più punti. Lungo le mura di levante, per la lunghezza di una trentina di
metri, da fori all’uopo lasciati e da connessure, si nota perennemente l’uscita di
acqua”.
Inoltre in Mariano F. (a cura di), 1989, p.145, si legge:
“nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 1827 si ha il gravissimo crollo di un consistente
tratto delle mura del gioco del pallone, che trascinano nella rovina parte della strada
ed alcune abitazioni soprastanti”.
178
Tav.A/4 PAI (territorio urbano 1) modificata secondo Delibera di Giunta Provinciale n.436 del
25/7/2006, consultabile on-line all’indirizzo
http://www.corinaldo.it/servizi/Menu/dinamica.aspx?idSezione=17227&idArea=17232&idCat=1911
6&ID=19898&TipoElemento=Categoria, gennaio 2014.
Capitolo 4 | 257
Figura 4.41 – Stralcio aerofotogrammetrico (scala 1:2000) con individuazione della zona in cui sono
stati riscontrati effetti di possibile instabilità del terreno. Evidenziati in rosso i manufatti attualmente
dissestati.
Figura 4.42 – Stralcio di Tav.A/4, Piano di Assetto Idrogeologico del Comune di Corinaldo, (agosto
2006), scala 1:2000.
Corinaldo, come molti altri centri storici marchigiani e italiani in genere, è caratterizzato
dalla presenza di numerose cavità sotterranee che si sviluppano nel sottosuolo al di sotto
dell’edificato. Queste cavità, che nel caso di Corinaldo erano presumibilmente utilizzate
come di deposito di derrate alimentari, possono avere una forma più o meno regolare,
possono essere di dimensioni più o meno ampie e possono avere una profondità variabile
(Figura 4.43). È anche la presenza di tali strutture ipogee nel sottosuolo che potrebbe
258 | Capitolo 4
contribuire alla caratterizzazione della pericolosità sismica locale del centro storico, ed è
per questo che dovrebbero essere tenute in considerazione nello studio della micro
zonazioni sismica dello specifico territorio.
Piazza il Terreno (stessa quota di Vicolo dei Fontini)
4,23
Quota da
Vicolo dei
Fontini
1,8
2,73
Ingresso
struttura
ipogea
1,59
0,15
1°
2°
0,3
3°
4°
5°
3,82
6°
7°
8°
1,22
9°
10°
0,3
0.93
0,58
13°
0,35
12°
1,6
11°
M. A2
14°
15°
1° LIVELLO
Figura 4.43 – Mappatura delle grotte visitate e rilevate nel centro storico di Corinaldo e sezione di
una di esse179.
4.3.4. Valutazione a scala urbana (il metodo SAVE)
Nei paragrafi che seguono (§ 4.3.4.1-4.3.4.7) si descrive l’applicazione della metodologia
SAVE per la valutazione del rischio sismico nei riguardi del centro storico di Corinaldo.
Il centro storico considerato per questa valutazione è stato quello circondato dalle mura di
cinta e definito dal piano particolareggiato esecutivo (ppe) del centro storico datato 1978;
sono stati quindi esclusi i pochi aggregati extra-moenia.
4.3.4.1. Caratterizzazione del sistema urbano
Le informazioni necessarie al fine della compilazione di tutte le matrici che caratterizzano
le sei componenti che contribuiscono alla determinazione del rischio sismico, sono state
desunte da varie fonti. Principalmente è stata consultata la banca dati della Provincia (SIT);
i dati in essa mancanti sono stati poi ricavati dal piano particolareggiato del centro storico e
da osservazioni e misure dirette in situ.
La Tabella 4.35 riassume le informazioni che caratterizzano il sistema urbano del centro
storico di Corinaldo.
Indicatore
u.m.
Dato
Tipologia insediamento
codice
2
Sviluppo viario
codice
E
Quota min
Quota max
Quota CS
Differenza quote
m s.l.m.
m s.l.m.
m s.l.m.
m
170,00
203,00
186,50
33,00
179
Note
Morfologia crinale o
promontorio
Sviluppo ad
avvolgimento
Fonte: SIT Provincia
Fonte: SIT Provincia
Lenci et al. (a cura di), 2013.
Capitolo 4 | 259
Superficie perimetrata centro storico
ha
4,60
Fonte: SIT Provincia
sulla base della
perimetrazione indicata
nel pp.
Fonte: SIT Provincia
Superficie totale centro abitato
ha
168,00
Rapporto percentuale
%
2,74
tra area perimetrata e area del centro abitato
Fonte: SIT Provincia
n. edifici centro storico
n.
204
Fonte: Tav. 22 ppe.
Altezza media edifici
m
10,40
Fonte: SIT Provincia
Superficie media edifici
mq
118,50
Superficie totale stimata degli edifici
mq
24174,00 Fonte: Relazione ppe..
Volume totale stimato degli edifici
mc
251409,60
Rapporto
mc/mq
5,46
volume totale / area perimetrata
Densità edificato del centro storico
%
52,52
superficie totale / area perimetrata
Abitanti Comune
n.
5169
Tabella 4.35 – Sintesi dei dati che caratterizzano ogni sistema urbano del centro storico di Corinaldo
(vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono
indicatori derivanti).
4.3.4.2. Vulnerabilità dell’edificato
La Tabella 4.36 rappresenta la matrice con i 18 parametri necessari alla determinazione
dell’indice di vulnerabilità dell’edificato (VED): la normalizzazione effettuata fa
riferimento a quella descritta nel capitolo 2 (§ 2.2.1.1).
CODICE DA SCHEDA
CENTRO STORICO INDICATORI
A2.3 - EMERGENZE
STORICO
ARTISTICHE
Alta
A
1
Vulnerabilità dell'edificato
MATRICE DEI PUNTEGGI
Medio-Alta
Media
Medio-Bassa
B
C
D
0,75
0,50
0,25
< 0,2
0
Fonte:
SIT Provincia.
Strade
principali
H/L =1
Tutte
H/L <1
1
Fonte:
osservazioni in
situ; cartografia;
Tav. ppe.
Mediocre
> 50 %
Discreto
> 50 %
Buono
≥ 50 %
0,25
Pietra
squadrata
Pietra
squadrata tufo
Prevalenza
laterizio
Prevalenza
sanitarie
Prevalenza
istruzione
Prevalenza
religiosa
Prevalenza
civile
Tutte le altre
0,25
Prevalenza F
(presenza
frequente)
Blocco
regolare/
irregolare
n.piani>2
Prevalenza P
(presenza poco
frequente)
Prevalenza E
(presenza
sporadica)
Prevalenza
blocco irreg./
Reg./linea
n.piani≤2
Prevalenza A
(assenza)
Tutti assenti
1
Prevalenza
schiera/
corte n.piani>2
Prev. schiera/
corte
n.piani<2
0,25
Infrastrutt. e
servizi
Contenitore di
beni artistici
> 0,8
≥ 0,6
≤ 0,8
≥ 0,4
≤ 0,6
≥ 0,4
≤ 0,2
Tutte
H/L >1
Strade
principali
H/L >1
Tutte
H/L =1
B2.2 - STATO DI
CONSERVAZIONE
Cattivo
Pessimo >40%
Cattivo
Pessimo <40%
B2.3 - MATERIALI
PREVALENTI
Pietra
irregolare
B2.4 - EDIFICI
STRATEGICI E
SPECIALI
B3.1 - MODALITA' DI
AGGREGAZIONE
NOTE
Fonte:
Dettaglio beni
architettonici
SIT Provincia.
civile
B2.5 - ELEMENTI
URBANI E BARRIERE
PUNTEGGIO
Corinaldo
0,75
religiosa
B1.3 - CONSISTENZA
AREA PERIM. /
CENTRO ABITATO
B2.1 - ELEMENTI
SPAZIALI URBANI
STRADE
PRINCIPALI/STRADE
SEONDARIE
Bassa
E
0
260 | Capitolo 4
Prev. Linea/
doppia linea
n.piani>2
0,25
Fonte:
osservazioni in
situ .
Fonte:
osservazioni in
situ .
Fonte:
Ufficio tecnico
comunale
Fonte:
osservazioni in
situ.
Fonte:
osservazioni in
situ; Tav. ppe.
Prevalenza
testata angolo
n.piani>2
Prevalenza
testata angolo
n.piani≤2
Prevalenza
interno/
arretrato
n.piani > 2
Prevalenza
interno/
arretrato
n.piani ≤ 2
Prevalenza
interno
n.piani ≤ 2
0,50
Fonte:
Tav. ppe.
B3.4 - INTERVENTI
Ampliam. e
sopraelevaz
≥20%
Nessun
intervento>30
%
Manutenz.
≥ 30%
Ristrutturaz
>30%
Sostituz in
c.a./
restauro
>30%
0,50
Fonte:
pratiche edilizie
presso ufficio
tecnico
comunale
B3.5 UTILIZZAZIONE
Abbandonati
>20%
Non utilizzati
>20%
Parzialmente
utilizzati(meno
di 3
mesi)>30%
Parzialmente
utilizzati(più di
3 mesi)>30%
Utilizzati
>60%
0
A3.6A CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI (ETÀ)
Prima del '19
>50%
Tra il '19 e il
'45 > 50%
Tra il '45 e il
'71 ≥ 20%
Tra il '72 e
'81 ≥ 20%
1
A3.6C CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(COPERTURA)
Prevalenza
copertura
spingente
Prevalenza
copertura con
più falde poco
spingenti
Prevalenza
copertura ad 1
falda poco
spingente
Prevalenza
copertura ad 1
falda non
spingente
Copertura
piana
0,75
A3.6D CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(ORIZZONTAMENTI)
Prevalenza
deformabili e
mal collegati
Prevalenza
deformabili e
ben collegati
Prevalenza
rigidi e mal
collegati
Prevalenza
rigidi e ben
collegati
1
A3.6E CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(BUCATURE)
A3.6F CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(EL.RINFORZO)
A3.6H CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(REGOLARITÀ)
Bucature estese
s>30% su
>30%degli
edifici
Catene
contrafforti
archi di coll.
Tutti A
Bucature estese
s>30% su 2030% degli
edifici
Catene A
contrafforti A
Archi di coll.
F-S
Bucature estese
s>30% su 1020% degli
edifici
bucature estese
s>30% su
<10% degli
edifici
Catene A
contrafforti F-S
Archi di coll.A
Catene P
contrafforti E
Archi di coll. A
Catene P
contraff. P
Archi di
coll.P
0,25
Né planim né
altimetrica
>50%
Non planim
>50 %
Prevalente solo
planimetrica
>50 %
Prevalente solo
altimetrica
>50 %
Tutte le altre
0
DENSITÀ DIFICATO
>50%
≥0,4
≤0,5
≥0,3
≤0,4
≥0,2
≤0,3
<0,2
1
B3.3 - POSIZIONE
INDICATORE DI
VULNERABILITÀ
INDICATORE DI
VULNERABILITÀ
NORMALIZZATO %
CLASSE DI
VULNERABILITÀ
EDIFICATO
0,50
VED
VED
NA
9,25
Fonte:
ISTAT180
Fonte:
Tavola consumo
suolo SIT
Provincia
Fonte:
osservazioni in
situ; pratiche
edilizie presso
ufficio tecnico
comunale
Fonte:
osservazioni in
situ; pratiche
edilizie presso
ufficio tecnico
comunale
Fonte:
Tav. ppe.
(centro storico
murato)
Fonte:
osservazioni in
situ; immagini
fotografiche.
Fonte:
ppe.;
osservazioni in
situ.
Fonte:
SIT Provincia
Vmax di rif.: 18
51,39
B
Alta: 86-100
Media: 71-85
Bassa: 50-70
Tabella 4.36 – Matrice di vulnerabilità dell’edificato del centro storico di Corinaldo (vengono
sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori
derivanti o ricavabili dalla tabella di sintesi dei dati caratterizzanti il sistema urbano (Tabella 4.35)).
La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente
vulnerabilità dell’edificato che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 18
considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 18) la classe di rischio massima
(alta), quindi con valore pari a 1.
L’indice normalizzato di vulnerabilità dell’edificato (V ED) per Corinaldo è così
determinato:
VED _ Corinaldo  9,25
180
http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/prTavola.jsp?tav=130&liv=4&ua=042&sep=0&ist=0, dicembre
2013.
Capitolo 4 | 261
VED _ max di rif.  18
NA
VED _ Corinaldonormalizzato  VED

VED _ Corinaldo
VED _ max di rif.

9,25
 51,39%
18
A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B).
4.3.4.3. Vulnerabilità dell’assetto urbano
La Tabella 4.37 rappresenta la matrice con gli 8 indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di vulnerabilità dell’assetto urbano (VAU).
CODICE DA SCHEDA
CENTRO STORICO INDICATORI
Alta
A
1
Vulnerabilità dell'assetto urbano
MATRICE DEI PUNTEGGI
Medio-Alta
Media
Medio-Bassa
B
C
D
0,75
0,50
0,25
Bassa
E
0
PUNTEGGIO
Corinaldo
NOTE
> 600
Da 451 a 600
Da 301 a 450
Da 151 a 300
Da 0 a 150
0,25
Fonte:
SIT Provincia
A2.1 - MORFOLOGIA
(TIPO DI
INSEDIAMENTO)
Crinale (cresta)
Contro crinale
- crinale
Controcrinale
(pendio)
Fondovalle pianura
Pianura
1
Fonte:
SIT Provincia
A2.2 - SVILUPPO
VIARIO
D-dedalo
medievale
L-policentrico
Eavvolgimento
B-Lineare
H-parallelo
Centrale
1
Fonte:
SIT Provincia
A2.1 - QUOTA
DENSITÀ
B3.1 AGGREGAZIONE
B2.1 - RAPPORTO
ALTEZZA
EDIFICI/SEZIONE
STRADALE
> 50 %
≥40%
≤50 %
≥30%
≤40 %
≥20%
≤30 %
< 20 %
1
Da 0,8 a 1
Da 0,6 a 0,8
Da 0,4 a 0,6
Da 0,2 a 0,4
Da 0 a 0,2
0,50
MM
Mm
UM
Um
1
5
3
2
1
0
0
Turismoturismo
prevalente
Turismo terziario
prevalente
Industria artigianato
Agricoltura artigianato
industria
prevalenti
Agricolturaagricoltura
prevalente
0,75
Fonte:
ISTAT
VAU
5,50
Vmax di rif.: 8
VAUNA
68,75
A1.3 - PONTI
A1.6 CARATTERISTICA
FUNZIONALE
INDICATORE DI
VULNERABILITÀ
INDICATORE DI
VULNERABILITÀ
NORMALIZZATO %
CLASSE DI
VULNERABILITÀ
EDIFICATO
M
Fonte:
SIT Provincia
Fonte:
Tav. 18 ppe
Fonte:
osservazioni
in situ; Tav.
22 ppe.
Fonte:
osservazioni
in situ
Alta: > 80
Media: 51-80
Bassa: 0-50
Tabella 4.37 – Matrice di vulnerabilità dell’assetto urbano del centro storico di Corinaldo (vengono
sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori
derivanti o ricavabili dalle matrici precedenti (Tabelle 4.35-4.36)).
Come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.3) l’indicatore “aggregazione”, che compare
all’interno della matrice per determinare l’indice di vulnerabilità dell’assetto urbano, si
ottiene da una “sottomatrice” (Tabella 4.38) sommando i prodotti tra i vari rapporti
percentuali e i pesi associati ala corrispondente tipologia di aggregazione.
262 | Capitolo 4
schiera
schiera doppia
linea
linea doppia
corte chiusa
corte aperta
blocco regolare
blocco irregolare
72
5
72
7
16
3
7
17
Rapporto
n. edifici/totale edificato
0,36
0,03
0,36
0,04
0,08
0,02
0,04
0,09
Totale181
199
1
Tipologia di aggregazione
s
sd
l
ld
cc
ca
br
bi
n. edifici
Peso
0,25
0,50
0,50
0,75
0,25
0,25
0,75
1
Punteggio
Rapporto × Peso
0,09
0,01
0,18
0,03
0,02
0,004
0,03
0,09
0,446
Tabella 4.38 – Matrice di aggregazione per il centro storico di Corinaldo.
Consultando la Tavola n.18 del ppe, che illustra le tipologie edilizie in esso presenti e le
specifiche della fase di intervento riportate nella Relazione Illustrativa del ppe (pp.80-82), è
stato possibile desumere che data la forma allungata degli aggregati (definiti “isolati” nella
relazione illustrativa del ppe), ne segue che la maggior parte degli edifici sono aggregati a
schiera o in linea: tipici del primo sistema di aggregazione sono gli edifici della parte
medievale, mentre al secondo schema sono assimilabili gli edifici costruttivi in epoche
successive soprattutto nella parte rinascimentale, ma anche con qualche inserimento nella
parte medievale. Si è poi riscontrata la presenza di aggragati a corte chiusa (definiti a “corte
interna” nella relazione illustrativa del PPE), alcuni di notevole valenza architettonica, altri
con semplice funzione di pozzi di luce indispensabili per l’areazione dei locali che su di
essi si affacciano (Figura 4.44).
La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente
vulnerabilità dell’assetto urbano che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 8
considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 8) la classe di rischio massima
(alta), quindi con valore pari a 1.
L’indice normalizzato di vulnerabilità dell’assetto urbano (VAU) per Corinaldo è così
determinato:
VAU _ Corinaldo  5,50
VAU _ max di rif.  8
NA
VAU _ Corinaldonormalizzato  VAU

VAU _ Corinaldo
VAU _ max di rif.

5,50
 68,75%
8
A tale valore corrisponde una classe di rischio media (M).
181
Il numero totale degli edifici in aggregato (199) differisce dal numero totale degli edifici (204) per
la presenza degli edifici monumentali (3 chiese, palazzo del Municipio, Teatro), che sono stati esclusi
dal parametro aggregazione in quanto tipologie edilizie del tutto differenti dagli edifici contigui.
Capitolo 4 | 263
Figura 4.44 – Modalità di aggregazione degli aggregati edilizi del centro murato di Corinaldo.
4.3.4.4. Vulnerabilità dei servizi pubblici
La Tabella 4.39 rappresenta la matrice con gli indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di vulnerabilità dei servizi pubblici (V SP).
INDICATORI
VALORE
TOT.SERVIZI SANITÀ COMUNE
4
TOT.SERVIZI SANITÀ CS
1
TOT.SERVIZI PUBBLICI COMUNE
9
TOT.SERVIZI PUBBLICI CS
6
TOT.SCUOLE COMUNE
5
TOT.SCUOLE CS
TOT.SERVIZI COMUNE
0
18
264 | Capitolo 4
NOTE
n. 2 farmacie
n. 1 asur
n. 1 studio medico
n.1 casa di riposo
n. 1 farmacia
n. 1 Municipio
n. 1 polizia urbana
n. 1 ufficio postale
n. 1 ufficio informazioni
n. 1 biblioteca
n. 1 centro accoglienza giovani
n. 1 struttura sportiva
n. 1 caserma dei carabinieri
n.1 autoparco
n. 1 Municipio
n. 1 polizia urbana
n. 1 ufficio postale
n. 1 ufficio informazioni
n. 1 biblioteca
n. 1 centro accoglienza giovani
n. 1 asilo nido
n. 2 scuole materne
n. 1 scuola elementare
n. 1 scuola media
TOT.SERVIZI CS
7
SERVIZI “SENSIBILI” CS
7
TOT.SERVIZI CS / SERVIZI SENSIBILI CS
1
Servizi presenti in edifici in muratura
all’interno del centro storico
Servizi di base atti a garantire la
funzionalità minima di un centro
1. municipio
2. poste
3. scuola elementare
4. scuola media
5. centro sanitario
5
SERVIZI STANDARD
PESO p DEL CS
4,60
VSP
INDICATORE DI VULNERABILITÀ
INDICATORE DI VULNERABILITÀ %
Vmax di rif.: 1,2 × 82 = 98,4
1,79
1,82
VSPNA
Alta: > 70
Media: 41-70
Bassa: 0-40
B
CLASSE DI VULNERABILITÀ SERVIZI PUBBLICI
Tabella 4.39 – Tabella di vulnerabilità dei servizi pubblici del centro storico di Corinaldo (vengono
sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori
derivanti).
La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo ricavabile per la
vulnerabilità dei servizi pubblici che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), può essere
assunto pari a 1,2 × a, in cui a è il numero totale dei servizi del Comune maggiore tra tutti i
centri storici appartenenti al campione (che risulta, attualmente, il Comune di Senigallia
(Tabella 4.7, § 4.1.4.4), in cui sono presenti 82 servizi). In questo modo si è in grado di
massimizzare l’indicatore di riferimento, tenendo presente però che quello così calcolato
non è un valore che può essere assunto in maniera assoluta come per le prime 3 componenti
(vedi spiegazione al § 2.2.1.1).
Tenendo in considerazione questa ipotesi, l’indice normalizzato di vulnerabilità dei servizi
pubblici (VSP) per Corinaldo può essere così determinato:
VSP _ Corinaldo  1,79
VSP _ max di rif.  1,2  82  98,4
VSP _ Corinaldonormalizzato  VSPN 
VSP _ Corinaldo
VSP _ max di rif.

1,79
 1,82%
98,4
A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B).
4.3.4.5. Vulnerabilità delle attività economiche
La Tabella 4.40 rappresenta la matrice con gli indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di vulnerabilità delle attività economiche (VAE).
INDICATORI
VALORE
ABITANTI COMUNE
5169
UTILIZZAZIONE DEL CENTRO STORICO %
92,64
AREA PERIMETRATA CS (HA)
AREA PERIM./AREA TOT.CENTRO ABITATO %
AREA TOTALE STIMATA CENTRO ABITATO (HA)
4,60
2,74
168,00
NOTE
fonte:
ISTAT 2011182
fonte:
ISTAT 2001183
182
http://demo.istat.it/pop2011/index.html, dicembre 2013.
http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/isTavola.jsp?tav=020&liv=4&ua=042&sep=0&ist=0, dicembre
2013.
183
Capitolo 4 | 265
UNITÀ LOCALI INDUSTRIA_PESO=1
65
ADDETTI INDUSTRIA
621
UNITÀ LOCALI COMMERCIO_PESO=0,5
162
ADDETTI COMMERCIO
275
UNITÀ LOCALI ALTRI SERVIZI_PESO=0,8
205
ADDETTI ALTRI SERVIZI
574
CE COMUNE
310
TOTALE U.L. COMUNE
432
N.UNITÀ LOCALI INDUSTRIA CS STIMATO_PESO=1
1,78
N.UNITÀ LOCALI COMMERCIO CS STIMATO_PESO=0,5
4,44
N.UNITÀ LOCALI ALTRI SERVIZI CS STIMATO_PESO=0,8
5,62
TOTALE UNITÀ LOCALI CS STIMATO
11,84
8,49
CE CENTRO STORICO
N.UNITÀ LOCALI MEDIO PROVINCIA
135,17
CE PROVINCIA
PESO q
105,27
9,41
INDICATORE DI VULNERABILITÀ ECONOMICA
INDICATORE DI VULNERABILITÀ NORMALIZZATO %
VAE
0,0071
VAEN
0,35
B
CLASSE DI VULNERABILITÀ ATTIVITÀ ECONOMICHE
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Ce = ∑ (UL × peso)
Tot.UL = ULIndustria + ULCommercio +
ULAltri servizi
n.unità locali Ind. Comune × (area
perimetrata/area centro abitato)
n.unità locali Commercio. Comune
× (area perimetrata/area centro
abitato)
n.unità locali altri servizi Comune ×
(area perimetrata/area centro
abitato)
Ce = ∑ (UL × peso)
Q = (n.attività comune × Ce
comune) / (n.attività medie
provinicia × Ce provincia)
Ve = Q × ((tot.Ulcs x Ce cs) /
(tot.UL comune × Ce comune))
Ve,max di rif: 2,034
Alta: >20
media: 11-20
Bassa: 0-10
Tabella 4.40 – Tabella di vulnerabilità delle attività economiche per il centro storico di Corinaldo
(vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono
indicatori derivanti).
Nel caso delle attività economiche, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), non è possibile
determinare un valore massimo assoluto con cui normalizzare l’indicatore derivante dalla
matrice, in quanto tale valore massimo dipende da troppe variabili che costituiscono
ognuna una caratteristica propria sia del centro storico sia della provincia di cui il centro fa
parte.
La normalizzazione in questo specifico caso è quella stabilita dalla metodologia SAVE,
ovvero viene eseguita rapportando l’indice di vulnerabilità derivante dalla matrice del
centro storico analizzato (in questo caso Corinaldo) con il valore massimo ottenuto per
questa componente all’interno del campione. L’indice normalizzato di vulnerabilità delle
attività economiche (VAE) per Corinaldo è quindi così determinato:
VAE _ Corinaldo  0,0071
VAE _ max di rif.  2,034 → corrispondente al centro storico di Senise
N
VAE _ Corinaldonormalizzato  VAE

VAE _ Corinaldo
VAE _ max di rif.

0,0071
 0,35%
2,034
A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B).
266 | Capitolo 4
4.3.4.6. Esposizione
La Tabella 4.40 rappresenta la matrice con i 7 indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di esposizione (E).
CODICE DA SCHEDA
CENTRO STORICO INDICATORI
A1.6 CARATTERISTICA
FUNZIONALE
Alta
A
1
Turistico turistico
prevalente
A1.3 - ACCESSO
VIARIO
Prevalenza
comunali
B3.5 UTILIZZAZIONE
Utilizaz.
>70% > 80 %
edifici
N.ABITANTI IN
RELAZIONE AD
AREA PERIMETRATA
E UTILIZZAZIONE
N.ABITANTI IN
RELAZIONE AD
AREA PERIMETRATA
E UTILIZZAZIONE /
AREA CENTRO
ABITATO
A3.4 - ANDAMENTO
DEMOGRAFICO
A.3.5 - INDICE DA
MATRICE
ESPOSIZIONE
INDICATORE DI
ESPOSIZIONE
INDICATOREDI
ESPOSZIONE
NORMALIZZATO %
CLASSE DI
ESPOSIZIONE
Esposizione
MATRICE DEI PUNTEGGI
Medio-Alta
Media
Medio-Bassa
B
C
D
0,75
0,50
0,25
Turistico Industriale Agricolo - art.
terziario
artigianale
ind. Prevalente
prevalente
prevalenza
Prevalenza
comunali e
comunali e
provinciali
statali
Utilizzaz.
Utilizzaz.
Utilizzaz.
>70%
>70% Da 40% >70% Da 20%
DA 60 a 80%
a 60% edifici
a 40% edifici
edifici
PUNTEGGIO
Corinaldo
NOTE
0,75
Fonte:
ISTAT
Prevalenza
statali
0,75
Fonte:
SIT Provincia
Utilizzaz.
>70% Da 0 a
20% edifici
1
Fonte:
ISTAT
Bassa
E
0
Agricolo agricolo
prevalente
>2400 abitanti
da 1800 a
2400 abitanti
da 1200 a
1800 abitanti
da 600 a 1200
abitanti
da 0 a 600
abitanti
0
abitanti comune ×
area perim% ×
utilizz.% = 131
> 20
Da 15 a 20
Da 10 a 15
Da 5 a 10
Da 0 a 5
1
abitanti comune ×
area perim% ×
utilizz.% / area
centro abitato ×
100 = 78,09
andamento
decrescente
0
Fonte:
ISTAT 2011184
Da 0 a 2
0,25
Crescita
>8
Crescita zero
Da 6 a 8
Da 4 a 6
Da 2 a 4
E
3,75
ENA
53,57
M
Vmax di rif.: 7
Alta: > 70
Media: 41-70
Bassa: 0-40
Tabella 4.41 – Matrice esposizione per il centro storico di Corinaldo (vengono sottolineati gli
indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili
da matrici precedenti).
Come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.6) l’indicatore “indice da matrice esposizione”, che
compare all’interno della matrice per determinare l’indice di esposizione, si ottiene da una
“sottomatrice” (Tabella 4.42) che utilizza i dati relativi a informazioni storico-politichesociali del centro storico analizzato (in questo caso Corinaldo).
Come mostra la Tabella 4.42 il valore 1 “attiva” il peso corrispondente: in questo modo
viene restituito un indice (variabile da 1 a 17) dato dalla somma di tutti i pesi attivati.
184
http://demo.istat.it/pop2011/index.html, dicembre 2013;
http://dawinci.istat.it/MD/dawinciMD.jsp?a1=m0GG0c0I0&a2=mG0Y8048f8&n=1UH90T09OG0&
v=1UH07B07SC40000, dicembre 2013.
Capitolo 4 | 267
0,5
0,75
1
0
0
0
1
0
0
1
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Indice da matrice esposizione
TOTALE
(coefficienti “attivi” × peso)
0,25
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
epoca contemporanea
(XX sec d.C.)
epoca romana
(da metà VIII sec a.C.
al VI sec d.C.)
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
epoca moderna
(dal XVI al XIX sec d.C.)
epoca preromana
(fino alla metà del
VIII sec a.C.)
Pesi Esposizione >
Epoca di fondazione
Sviluppi e trasformazioni
Epoca di massima espansione
Presidio militare
Centro con caratteristiche produttive
Centro con preminenti funzioni religiose
Centro con preminenti funzioni culturali
Porto
Residenza imperiale
Centro termale o di soggiorno
Località interessata da itinerari religiosi
Località interessata da itinerari mercantili
Località interessata da itinerari armentizi
Sede di università principale
Sede di università secondaria
Località interessata da vie di posta principali
Località interessata dal Gran Tour
epoca medievale
(dal VII al XV sec d.C.)
MATRICE ESPOSIZIONE
(informazioni storico-politico-sociali)
0,25
0,50
0,50
0,50
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
0
0
0
2,75
Tabella 4.42 – Matrice esposizione per Corinaldo.
Corinaldo è meta di pellegrinaggi dal 1950 per essere paese natale di Santa Maria Goretti
(1900-1912), e per custodirne reliquia nel Santuario di Santa Maria Goretti.
La normalizzazione di questa componente è stata eseguita rispetto al valore massimo
assoluto della componente esposizione che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a
7 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 7) la classe di rischio
massima (alta), quindi con valore pari a 1.
L’indice normalizzato di esposizione (E) per Corinaldo è così determinato:
ECorinaldo  3,75
Emax di rif.  7
ECorinaldonormalizzato  E NA 
ECorinaldo 3,75

 53,57%
Emax di rif.
7
A tale valore corrisponde una classe di rischio media (M).
4.3.4.7. Valore
La Tabella 4.43 rappresenta la matrice con i 6 indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di valore (V).
268 | Capitolo 4
CODICE DA SCHEDA
CENTRO STORICO INDICATORI
A2.3 - INDICE PER
NUMERO BENI
ARCHITETTONICI
A2.3 - INDICE PER
QUALITÀ E NUMERO
DI BENI
ARCHITETTONICI
Alta
A
1
Valore
MATRICE DEI PUNTEGGI
Medio-Alta
Media
Medio-Bassa
B
C
D
0,75
0,50
0,25
> 32
Da 24 a 32
Da 16 a 24
> 20
Da 15 a 20
Da 10 a 15
Citato con
voce propria
A2.4 - TOURING
A2.4 - EMERGENZE
CITATE DAL
TOURING CLUB
ITALIANO
A.3 - INDICE DA
VALORE MATRICE
A3.6 FESTE
Bassa
E
0
PUNTEGGIO
Corinaldo
Da 8 a 16
Da 0 a 8
0,50
Fonte:
SIT Provincia.
Da 5 a 10
Da 0 a 5
0,25
Fonte:
SIT Provincia
Non citato
1
Fonte:
www.touringclub.com
Fonte:
www.touringclub.com
Citato
> 16
Da 12 a 16
Da 8 a 16
Da 4 a 8
Da 0 a 4
0,25
Da 3,2 a 4
Da 2,4 a
3,2
Da 1,6 a
2,4
Da 0,8 a 1,6
Da 0 a 0,8
0,50
Da 2 a 4
0
Da 6 a 8
Da 6 a 4
INDICATORE DI
VALORE
INDICATOREDI
VALORE
NORMALIZZATO %
CLASSE DI VALORE
V
2,50
VNA
41,67
M
NOTE
1. Contesa del pozzo
della polenta (luglio)
2. Festa delle streghe
(ottobre)
Vmax di rif.: 6
Alta: > 70
Media: 41-70
Bassa: 0-40
Tabella 4.43 – Matrice valore per il centro storico di Corinaldo (vengono sottolineati gli indicatori il
cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici
precedenti).
L’indicatore “indice per qualità e numero di beni architettonici” è determinabile, come
spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.7) attraverso una “sottomatrice” nella quali i beni
architettonici vengono divisi in 5 classi differenti a ognuna delle quali è associato un peso
(Tabella 4.44).
PESO
×
n. EDIFICI
Religioso
1
4
4
Infrastrutturale
0,75
0
0
Civile
0,5
6
3
Difensivo
0,25
9
2,25
Funerario
0
0
0
Indice per qualità e numero beni architettonici
9,25
Tabella 4.44 – Matrice beni architettonici per il centro storico di Corinaldo.
TIPOLOGIA BENE
ARCHITETTONICO
PESO
n. EDIFICI
L’indicatore “indice da valore matrice”, si ottiene anch’esso da una “sottomatrice” (Tabella
4.45) identica a quella utilizzata per la determinazione di un indicatore della componente
esposizione (Tabella 4.42); l’unica differenza sta nell’inversione dei pesi.
Capitolo 4 | 269
0,5
0,25
0
0
0
0
1
0
0
1
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Indice da matrice esposizione
TOTALE
(coefficienti “attivi” × peso)
0,75
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
epoca contemporanea
(XX sec d.C.)
epoca romana
(da metà VIII sec a.C.
al VI sec d.C.)
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
epoca moderna
(dal XVI al XIX sec d.C.)
epoca preromana
(fino alla metà del
VIII sec a.C.)
Pesi Esposizione >
Epoca di fondazione
Sviluppi e trasformazioni
Epoca di massima espansione
Presidio militare
Centro con caratteristiche produttive
Centro con preminenti funzioni religiose
Centro con preminenti funzioni culturali
Porto
Residenza imperiale
Centro termale o di soggiorno
Località interessata da itinerari religiosi
Località interessata da itinerari mercantili
Località interessata da itinerari armentizi
Sede di università principale
Sede di università secondaria
Località interessata da vie di posta principali
Località interessata dal Gran Tour
epoca medievale
(dal VII al XV sec d.C.)
MATRICE ESPOSIZIONE
(informazioni storico-politico-sociali)
0,75
0,50
0,50
0,50
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
2,25
Tabella 4.45 – Matrice valore per il centro storico di Corinaldo.
La normalizzazione di questa componente è stata eseguita rispetto al valore massimo
assoluto della componente valore che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 6
considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 6) la classe di rischio massima
(alta), quindi con valore pari a 1.
L’indice normalizzato di valore (V) per Corinaldo è così determinato:
VCorinaldo  2,50
Vmax di rif.  6
VCorinaldonormalizzato  V NA 
VCorinaldo 2,50

 41,67%
Vmax di rif.
6
A tale valore corrisponde una classe di rischio media (M).
4.3.4.8. Risultati
Le 4 componenti di Vulnerabilità (edificato, assetto urbano, servizi pubblici e attività
economiche), la componente Esposizione e la componente Valore, insieme alla componente
Pericolosità da cui in questa metodologia si prescinde, contribuiscono al Rischio sismico (§
270 | Capitolo 4
2.1.1.8, § 2.2.1.1) con i valori normalizzati ottenuti in conclusione a ogni matrice. L’Indice
di Rischio per il centro storico di Corinaldo è riportato in Tabella 4.46.
Contributo
al Rischio
Peso
Classe
Indice
normalizzato
Componenti di Rischio
indice
massimo di
riferimento
Indice
Sintesi dei risultati
Vulnerabilità dell’edificato
9,25
18
51,39
B
51,39
Vulnerabilità dell’assetto urbano
5,50
8
68,75
M
68,75
1
Vulnerabilità dei servizi pubblici
1,79
98,40
1,82
B
1,82
Vulnerabilità delle attività economiche
0,0071 2,034
0,35
B
0,35
Esposizione
3,75
7
53,57
M
0,5
26,79
Valore
2,50
6
41,67
M
0,3
12,50
161,59
Indice di rischio R
Indice di rischio normalizzato RA (Rmax di rif. = 480)
33,66%
Tabella 4.46 – Tabella di sintesi dei risultati e valutazione del rischio del centro storico di Corinaldo.
Il Grafico 4.12, mostra una sintesi dei risultati per il centro storico di Corinaldo secondo il
nuovo criterio di normalizzazione (spiegato al § 2.2.1.1): sono riportati in grigio il valore
dell’Indice di Vulnerabilità / Esposizione / Valore, e in una scala di intensità di rosso il
range di definizione delle Classi di Vulnerabilità / Esposizione / Valore definite per ogni
componente nei paragrafi precedenti (§ 4.1.4.2-4.1.4.7).
100%
90%
80%
68,75%
70%
60%
50%
53,57%
51,39%
41,67%
40%
30%
20%
Valore
classe MEDIA
0,35%
Esposizione
classe MEDIA
V. Assetto urbano
classe MEDIA
V. Edificato
classe BASSA
V. Servizi pubblici
classe BASSA
1,82%
0%
V. Att. Economiche
classe BASSA
10%
Grafico 4.12 – Sintesi dei risultati per il centro storico di Corinaldo.
Capitolo 4 | 271
4.3.5. Valutazione a scala aggregato (il progetto SISMA)
Come per Senigallia, anche per Corinaldo è stata valutata la vulnerabilità del centro storico
a scala degli aggregati edilizi, seguendo quanto spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.2).
Nella metodologia è stato considerato il centro storico murato; all’interno di esso
l’individuazione degli aggregati è stata compiuta seguendo i contenuti del Piano
Particolareggiato Esecutivo (ppe) in vigore dal 1978, relativo all’intero centro storico e
messo a disposizione dall’Amministrazione Comunale.
La numerazione degli aggregati stabilita dal ppe (Tavola n.4) è stata conservata: i numeri
d’ordine sono compresi tra 1 e 37. Il numero totale degli isolati aumenta per la presenza di
alcuni isolati ulteriormente suddivisi al loro interno 185, come i seguenti:
- n.13: distinto in 13a, 13b e 13c in quanto si può affermare che l’isolato è nato dalla
fusione di due isolati
- n.14: distinto in 14a e 14b, anche in questo caso per la fusione di due isolati;
- n.21: distinto in 21a, 21b, 21c costituite da elementi con caratteristiche omogenee.
Inoltre il 21a rappresenta la tipologia edilizia a blocco, diversamente dalle restanti
parti organizzate in linea.
- n.28: suddiviso in 28a (sede del Palazzo Municipale, che non risulta oggetto della
valutazione di vulnerabilità come specificato in seguito), 28b e 28c.
- n.29: distinto in 29a, 29b, 29c, parti con caratteristiche diverse e tipologie edilizie
diverse (il 29b è un aggregato organizzato a corte, gli altri in linea).
- n.26, 27, 32, 33, 35: aggregati distinti in ulteriori parti fisicamente separate perché
interposte a spazi aperti di pertinenza.
Il centro storico si compone di un totale di 59 aggregati (Figura 4.45), alcuni dei quali sono
tuttavia esclusi dalla valutazione in quanto rappresentanti l’edilizia specialistica, quali:
- n.1a, 1b (Teatro ed abitazione contigua);
- n.2a, 2b (Ex convento delle monache benedettine ed annessa Chiesa
dell’Addolorata);
- n.5 (ex chiesa di S.Pietro), che rappresenta un’anomalia nell’edilizia di base:
attualmente adibito ad abitazione privata, esso nasce come chiesa, di cui conserva
il campanile. Il volume eccedente (calcolato nel parametro 1) è quindi distribuito
in altezza, si erge al di sopra degli altri edifici, ed insiste sulla strada sottostante.
La Scheda dell’aggregato, con il solo parametro 1 (differenze geometriche del
pannello esterno)non riesce a rilevare il notevole grado di vulnerabilità della
tipologia edilizia, che nonostante l’utilizzo privato che se ne è fatto, può essere a
ragione annoverato in edilizia specialistica;
- n.16 (Chiesa del suffragio ed abitazioni contigue);
- n.19 (Ex convento degli agostiniani ed annessa chiesa di S. Maria Goretti);
- n.28a (Palazzo del municipio).
L’edilizia specialistica è, infatti, oggetto di metodologie specifiche, e non si adatta alla
presente metodologia, pensata e realizzata per il tessuto edilizio di base.
Inoltre è stato escluso dalla valutazione l’aggregato n.37: edificio isolato di edilizia privata,
esso è soprannominato “Villa Misurina” e sorge a ridosso delle mura di mezzogiorno, nei
185
Suddivisione sempre presente nel ppe del centro storico di Corinaldo (1978), Relazione illustrativa
della fase di intervento e illustrata dalla Tavola n. 4.
272 | Capitolo 4
pressi dell’innesto tra la cinta muraria trecentesca e quella di ampliamento rinascimentale.
Tale edificio presenta uno stato avanzato di dissesto, denunciato da un quadro fessurativo
importante, probabile effetto dell’instabilità delle mura in quel tratto di centro storico. Ciò
conferisce all’edificio un alto grado di vulnerabilità, che la metodologia di valutazione con
scheda dell’aggregato non rileverebbe. Trattandosi, infatti, di un edificio isolato,
planimetricamente regolare, senza disomogeneità strutturali o materiche, la scheda
restituirebbe un valore molto basso di vulnerabilità, non considerando affatto il livello di
dissesto presentato. Si ritiene quindi di escluderlo dalla valutazione presente auspicando
specifici approfondimenti.
Infine la valutazione non ha coinvolto tutto l’impianto storico di fortificazione (mura, porte,
torrioni, guardiole). In epoche di espansione demografica sono sorte al di sopra delle Porte
edifici adibiti ad abitazione privata. È il caso degli aggregati 1c (soprastante la Porta
Nuova) e 32b (sopra la Porta di San Giovanni). Esse risentono della particolare interazione
con le mura (come il caso dell’aggregato 37, “Villa Misurina”), quindi si ritiene che non si
adattino alla valutazione con Scheda dell’aggregato.
2a
5
2b
24
32c
25
16
15
1b
17
22
8
1a
32a
23
11
4
14b
7
3
14a
29c
21c
31
30
9
10
13a
29b
20
12
21a
6
13b
33a
13c
21b
0
10
20
30
40
50 m
37
29a
19
18
N
33
33b
28b
34
28a
Edilizia specialistica
non apparteneti al tessuto edilizio storico di base (edifici di
culto, teatro, ecc.), ai quali non si è applicata la metodologia.
35b
28c
27a1
27b
27a2
35a
26b
6
numerazione aggregati (da PPE 1978)
26c
26d
26a
26
36
Figura 4.45 – Numerazione degli aggregati del centro storico murato.
Fonti
Le fonti consultate per la compilazione della scheda aggregato sono state le seguenti:
- foglio catastale n.21 scala 1:1000 (area del centro storico di Corinaldo);
- rilievo aerofotogrammetrico scala 1:2000;
Capitolo 4 | 273
-
piano particolareggiato esecutivo (ppe) del 1978186: relazione e tavole allegate scala
1:500;
visita esterna dell’edificio;
osservazioni e rilievi in situ;
documentazione fotografica;
pratiche edilizie depositate all’Ufficio Tecnico comunale nel periodo 1990-2009.
Parametro 1 – Differenze geometriche del pannello esterno
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- nel centro storico di Corinaldo notevoli eccedenze di volume si sono riscontrate per
gli aggregati n.21b, 14a, 26a (Figura 4.44): essi presentano notevoli disomogeneità
volumetriche (rapporto pari fino a 0,8), fattori di vulnerabilità sismica da non
sottovalutare. Si è voluto allora modificare il calcolo della scheda considerando per
tutti gli aggregati il valore effettivo, e non la soglia di 0,2, in modo da non perdere
valutazioni importanti ai fini del confronto tra aggregati dello stesso centro storico e
in vista dell’individuazione di eventuali criticità su cui poter;
- la valutazione dei volumi eccedenti o in difetto è stata difficoltosa per la mancata
disponibilità di elaborati grafici con indicazione dei prospetti degli edifici. Laddove
non è stato possibile visionare elaborati di dettaglio la valutazione di questo
parametro è stata corretta con un incremento del 20%, per tener conto in sicurezza del
grado di incertezza nella determinazione dei volumi.
Parametro 2 – Differenze geometriche in pianta
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- anche per questo secondo parametro si è deciso di considerare il valore effettivo, e
non la soglia di 0,2 e in mancanza di informazioni sufficienti il valore risultante è
stato incrementato del 20%, anche qui per tener conto in sicurezza del grado di
incertezza nella determinazione dei volumi.
Parametro 3 – Massima differenza tra il numero di piano medio e quello delle singole
unità strutturali
Per questo parametro valgono le stesse considerazioni fatte per Senigallia (§ 4.1.5).
Parametro 4 – Differenze nei materiali e nelle tipologie costruttive
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- si considera come standard la tipologia storica in muratura e impalcati in legno;
- anche in questo caso si sottolinea l’indiscussa importanza, per la valutazione del
parametro, della conoscenza approfondita degli edifici.
Parametro 5 – Epoca di costruzione o di ultimo intervento
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
186
Il ppe del centro storico di Corinaldo è in vigore dal 1978. I dati riferiti all’edificato possono
considerarsi, eccetto che in qualche caso rilevato in situ, attualmente validi, in quanto interventi
successivi alla data di redazione del piano non hanno alterato in maniera significativa volumetrie,
superfici, coperture. Tali dati e l’avvento di modificazioni vanno comunque verificate direttamente
dal compilatore della scheda.
274 | Capitolo 4
-
l’epoca di costruzione degli edifici è stata valutata confrontando l’attuale planimetria
del centro storico con il catasto gregoriano (1816) e con le tavole allegate al ppe
vigente dal 1978.
per le tipologie di interventi si fa riferimento a quelle definite nell’art.3 del DPR
380/2001.
Parametro 6 – Presenza di bucature non allineate o eccessive, orizzontamenti sfalsati
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- per Corinaldo la situazione ideale è quella corrispondente all’allineamento su cui si
impostano il maggior numero di edifici appartenenti all’aggregato, considerando
differenti tutti gli altri (§ 2.1.2.6).
Parametro 7 – Presenza di edifici a comportamento non scatolare
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- in caso di impossibilità di verificare gli ammorsamenti a causa della presenza di
intonaci, o in mancanza di informazioni necessarie, l’edificio è stato considerato non
scatolare.
Parametro 8 – Forma complessiva dell’aggregato
Per questo parametro valgono le considerazioni descritte al capitolo 2 (§ 2.2.2.8).
Parametro 9 – Stato di conservazione (debito manutentivo)
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- questo parametro è stato valutato con la sola vista esterna delle facciate degli edifici
appartenenti agli aggregati analizzati.
Parametro 10 – Geomorfologia e sedime dell’aggregato
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- nei centri storici di crinale, come lo è Corinaldo, gli aggregati si adattano alla
morfologia del terreno ed è frequente la condizione di dislivello nel sedime
dell’aggregato.
4.3.5.1. Criticità emerse
Nell’applicazione della scheda alla valutazione del centro storico di Corinaldo sono state
riscontrate alcune criticità:
- i parametri 1 e 2 (differenze geometriche) richiedono la misura di volumi, talvolta non
visibili dall’esterno perché posti in copertura, e di altezze, misurabili con precisione
tramite strumenti di cui il tecnico compilatore può non essere munito;
- la volumetria totale dell’aggregato inoltre è un dato difficilmente misurabile in via
speditiva, se non si dispongono di misurazioni già eseguite nell’ambito di piani
particolareggiati;
- il valore convenzionale di vulnerabilità massima pari a 4,6 risulta sottostimato per il
basso valore attribuito ai parametri 1 e 2 (differenze geometriche). L’indice di
vulnerabilità ne risulta sovrastimato. Tale difetto non inficia comunque lo scopo
principale dello studio di stabilire un confronto tra aggregati;
- la scheda non distingue, con il solo parametro debito manutentivo, l’entità di
eventuali quadri fessurativi e la presenza di dissesti pregressi che possono amplificare
Capitolo 4 | 275
la vulnerabilità dell’aggregato.
4.3.5.2. Proposta “miglioramento” scheda
Alla luce delle criticità emerse nell’utilizzo della metodologia e delle specificità del centro
storico di Corinaldo si propone la modifica dei parametri 9 e 10, con la debita
consapevolezza che esse non siano esaustive e che i risultati potrebbero rimanere inalterati,
trattandosi comunque di una stima.
Modifica al parametro 9 – Stato di conservazione (debito manutentivo)
Si propone per il parametro 9, che nella scheda originale tiene conto dello stato di
conservazione degli edifici, una classificazione degli edifici che valuti il quadro fessurativo,
dovuto a dissesti pregressi, e la mancanza di manutenzione, secondo diversi livelli di
partecipazione dell’edificio alla vulnerabilità dell’aggregato.
A scopo esemplificativo, si elencano alcuni aspetti che possono essere visibili dall’esterno,
nel rispetto del carattere di speditività della scheda.
Classi tipologiche del degrado (si elencano alcuni esempi):
- degrado di elementi litici o laterizi;
- perdita di legante tra i giunti (per sfarinamento della malta);
- manto di copertura/sistemi di smaltimento (gronde e pluviali) con perdite;
- presenza permanente di umidità;
- fenomeni di efflorescenza sulla superficie dei laterizi;
- presenza di vegetazione radicata nella muratura.
Classi tipologiche dei danni pregressi (si elencano alcuni esempi):
- lesioni da precedente evento sismico (lesioni di taglio);
- fenomeni di schiacciamento della muratura;
- danni causati da cedimenti fondali;
- meccanismi globali o parziali di rotazione fuori dal piano;
- dissesti di copertura;
- lesioni per fenomeni di instabilità.
La vulnerabilità per danno pregresso viene a sua volta stimata dipendentemente dall’entità
del quadro fessurativo, in termini di millimetri di spessore della lesione.
Si stabilisce la seguente classificazione:
- spessore della lesione ≤ 5 mm → danno medio;
- spessore della lesione > 5mm → danno grave.
Il contributo del parametro alla vulnerabilità è stimato, come per gli altri parametri, in
termini di “numero di edifici vulnerabili sul numero totale degli edifici dell’aggregato”: si
ritiene necessario allora effettuare una differenziazione nella partecipazione dell’edificio
alla vulnerabilità dell’aggregato, a seconda del livello di debito manutentivo che esso
presenta. Si propone la seguente espressione del parametro:
n.edifici   i
dove αi è il coefficiente di partecipazione di ogni edificio alla vulnerabilità per stato di
conservazione così convenzionalmente determinato:
- se l’edificio presenta un quadro di danno medio → peso α = 0,5
- se l’edificio presenta un quadro di danno grave → peso α = 1
276 | Capitolo 4
se l’edificio soffre di degrado per mancata manutenzione su tutta l’estensione della
struttura → peso α = 0,8
- se l’edificio soffre di degrado per mancata manutenzione su zone limitate della sua
estensione → peso α = 0,6
- se l’edificio presenta più manifestazioni di danno → peso α = 1
(es. degrado della malta + quadro fessurativo di media entità)
Prendendo come esempio l’aggregato n.4 (Figura 4., aggregato composto dagli edifici n.
48, 49 e 50), unico aggregato in cui la valutazione dell’indice di vulnerabilità viene
effettuato anche con la scheda in cui sono state apportate le modifiche appena illustrate, si
ottiene:
- l’edificio n.48 con fenomeno diffuso di degrado della malta e lesioni di taglio (di
probabile origine sismica) di media entità → α48 = 1
- l’edificio n.49 presenta un buono stato di conservazione, non denunciando alcun
fenomeno di danno → α49 = 0
- l’edificio n.50 presenta inefficienza diffusa dell’intonaco e degrado di malta →
α50 = 0,8
In Tabella 4.48 si riporta il calcolo, eseguito soltanto per l’aggregato n.4:
-
9
STATO DI CONSERVAZIONE (DEBITO MANUTENTIVO)
n. edifici differenti
1,8
= (1+ 0,8)
n. edifici totali
3
n. diff. / n. totali
0,6
PESO
TOTALE PESATO
0,60
0,36
Tabella 4.47 – Quantificazione del parametro 9 modificato.
Modifica al parametro 10 – Geomorfologia e sedime dell’aggregato – presenza di
strutture ipogee
Il parametro, che nella scheda originale tiene conto delle differenze di quota in fondazione
tra le unità strutturali, viene integrato con la valutazione della possibile interazione di
strutture ipogee: esse, se presenti, possono rappresentare una potenziale fonte di instabilità
del terreno in caso di evento sismico.
Il dato assume importanza nei centri storici quali quello di Corinaldo, nel cui sottosuolo
sono presenti grotte pertinenti gli edifici (privati, pubblici o di culto) con presumibile
originaria funzione di luoghi di conservazione di cibi.
Nel caso specifico di Corinaldo, inoltre, la condizione di presenza di piano seminterrato è
una condizione poco discriminante, in quanto riscontrata in quasi tutti gli edifici. Essa
inoltre da un lato garantisce un maggior affondamento delle pareti di fondazione nel
terreno, dall’altro limita il numero di piani liberi, rappresentando in qualche caso un fattore
migliorativo della risposta dell’edificio all’azione sismica.
Più significativo potrebbe essere porre la presenza di strutture ipogee come parametro di
vulnerabilità in sostituzione alla presenza di piani interrati o seminterrati. Si propone la
seguente attribuzione di pesi:
- in presenza di strutture ipogee e di giacitura non orizzontale → contributo = 1
- in presenza di sole strutture ipogee o sola giacitura orizzontale → contributo = 0,8
Il peso attribuito al parametro rimane invariato e pari a 0,4: minore di altri parametri, tiene
conto della mancanza di informazioni relative a fattori non visibili dall’esterno e non ancora
censiti completamente sul centro storico.
Nel caso dell’aggregato n.4 si ottiene (Tabella 4.48):
Capitolo 4 | 277
10
Geomorfologia e sedime dell’aggregato – strutture ipogee
Presenza di strutture ipogee
x
Giacitura non orizzontale
x
1
PESO
TOTALE PESATO
0,40
0,40
Tabella 4.48 – Quantificazione del parametro 10 modificato.
4.3.5.3. Risultati
L’indice di vulnerabilità IVn è dato dal rapporto tra la vulnerabilità assoluta VAn
dell’aggregato n-esimo e quella massima VMAX ottenibile dalla scheda Nel caso specifico di
Corinaldo VMAX è dato dalla somma dei pesi di tutti i parametri, tenendo presente che per i
primi due parametri è stata attribuita una soglia massima di 0,2, così come stabilisce la
metodologia considerata:
10
vi  pi

VAn
i 1
IVn 

VMAX
4,6
L’applicazione di tale metodo per gli aggregati analizzati ha messo in evidenza che
l’aggregato “più vulnerabile” è il n.21b con un IVn = 76,2 % (Tabella 4.49), complesso
edilizio che soffre di una conformazione plano-altimetrica fortemente irregolare, con
disomogeneità geometriche e tipologiche tra edifici, aggravate da un mediocre stato di
conservazione.
Indice di Vulnerabilità IVn (SCHEDA ORIGINALE)
3
4
6
7
8
9
10
11
12
13a
34,9
45,3
51,4
35,4
39,1
35,3
37,3
38,4
32,5
35,6
13b
13c
14a
14b
15
17
18
20
21a
21b
33
39,1
46,3
45,5
24,9
48,8
26,4
53,2
35,0
76,2
21c
22
23
24
25
26
26a
26b
26c
26d
33,4
38,0
42,4
16,5
31,1
52,2
56,4
27,9
34,2
21,7
27a1
27a2
27b
28b
28c
29a
29b
29c
30
31
39,1
24,1
36,6
41,7
36,6
44,3
43,5
42,4
8,7
41,7
32a
32c
33
33a
33b
34
35a
35b
36
37
35,2
30,4
17,4
23,7
48,1
57,4
47,8
44,1
61,7
13,4
Tabella 4.49 – Valori dell’indice di vulnerabilità IVn valutato con la scheda originaria (n.10
parametri) per il centro storico di Corinaldo.
La Figura 4.46 mostra la mappa di isovulnerabilità con l’indicazione dell’indice
determinato per ogni aggregato con la scheda originale stilata dalla Regione Marche
nell’ambito del progetto SISMA (§ 2.1.2).
278 | Capitolo 4
2a
5
2b
24
32c
25
16
15
1b
1a
17
32a
22
8
23
11
4
14b
7
3
14a
29c
21c
31
30
9
10
N
0
10
20
30
40
13a
29b
50 m
20
12
21a
6
13b
33a
13c
Valore di VULNERABILITA'
21b
10-20%
19
18
20-30%
37
30-40%
33
33b
28b
40-50%
34
28a
non apparteneti al tessuto edilizio storico di base (edifici di
culto, teatro, ecc.), ai quali non si è applicata la metodologia.
60-70%
35b
28c
Edilizia specialistica
50-60%
70-80%
29a
27a1
27b
27a2
35a
26b
6
numerazione aggregati (da PPE 1978)
26c
26d
26a
26
36
Figura 4.46 – Mappa di isovulnerabilità per il centro storico di Corinaldo ottenuta con la scheda
originale.
La valutazione della vulnerabilità a scala aggregato con la scheda modificata (nei parametri
9 e 10) è stata effettuata solo nei riguardi dell’aggregato n.4. Nella Tabella 4.50 si riporta il
confronto tra i risultati ottenuti tra la scheda originale e quella modificata.
Aggregato n.4
IVn (SCHEDA ORIGINALE)
45,3
IVn (SCHEDA MODIFICATA)
44,47
Tabella 4.50 – Confronto tra i risultati ottenuti per l’aggregato n.4.
4.4. Il centro storico di Camerano
Camerano è uno dei 49 comuni della Provincia di Ancona, nella Regione Marche, e si
estende per 19,81 Km2. Geograficamente è situato nella fascia collinare dell’immediato
entroterra alle falde del monte Conero187. Questa striscia di terra è caratterizzata dalla
presenza di numerose alture dalla forma curiosa: appaiono infatti con fianchi naturalmente
inclinati, per poi presentare alla sommità un ampio gradino che immette su un riparo
ellittico, assumendo una forma di tronco di cono ottenuto spianando artificialmente il
culmine della collina stessa;
“Questi tronchi di cono, eretti su di un ripiano allargantesi da un lato,
segnano un profilo che sembra accennare a vaste terrazze o a tumuli
giganteschi cui sia stata tagliata la cima […]. E di tanto si allontanano dalle
caratteristiche forme del nostro Appennino da non poter esimersi dal
187
Camerano, insieme ad altri 28 Comuni della Provincia, è classificato dall’ISTAT come zona
altimetrica 4, ossia collina litoranea.
Capitolo 4 | 279
sospettare che vi sia intervenuta l’azione dell’uomo” 188.
189
Queste alture vengono chiamate “gradine”
(Figura 4.47), dall’etimo slavo grad ovvero
“luogo fortificato”. Proprio su una di esse è arroccato il centro storico di Camerano, in un
punto che lambisce i confini del Parco Naturale del Conero, dove la presenza di tali gradine
è alta.
Figura 4.47 – Disegno dello studio sulle gradine190.
Camerano si presenta inserito nello schema viario dell’età romana. Poco si conosce
dell’evoluzione dell’insediamento nell’Alto Medioevo, tuttavia è da ritenersi esistente già
nel X secolo il cosiddetto “castello” di Camerano, il quale non deve intendersi come
presidio di carattere feudale (residenza o luogo di vigilanza di un signore locale) ma
piuttosto:
“Consisteva in quel grupo di Case, che sorgono sulla cresta di quel gran
Sasso muscoso, ed escavato, che tuttora guasi promontorio sporge a Greco, e
ritiene il nome di Sassone. Consisteva in altri simili fabbricati a destra, ed a
sinistra. Aveva nel mezzo il publico palazzo, una piazza, e nel mezzo della
piazza una cisterna. Fuori a Ponente aveva un Convento di Monache, ad
Ostro era fronteggiato, dal cosi detto Torrone ed a Scilocco avea la Chiesa
Parrocchiale”191.
Il primo disegno urbano di Camerano prevedeva quindi un raggruppamento di case
schierate concentricamente a mo’ di mura castellane, con lo scopo di abbracciare uno
spazio urbano pubblico, accessibile unicamente da pochi punti controllati. Non esiste
traccia, perciò, di antiche mura castellane, in quanto la vera e propria funzione difensiva era
188
Bevilacqua G., 1874, p.52.
Recanatini, Le grotte del Conero, p.52.
190
Bevilacqua G., 1874.
191
Scarafoni G, 1983, p.51.
189
280 | Capitolo 4
svolta dallo stesso affioramento roccioso, noto appunto come Sassone, in cima al quale il
“castello” fu edificato192.
La prima espansione urbana di Camerano “fuori le mura” fu pressoché contemporanea alla
costruzione della chiesa parrocchiale di S. Pietro. Furono proprio le abitazioni del
cosiddetto Borgo (il raggruppamento di case comprese fra l’attuale via Maratti e la strada
comunale delle mura) ad accrescere il perimetro del paese; lo fecero, evidentemente, con
una modalità simile alle abitazioni del castello: configurandosi come una schiera protettiva
a “U”, partendo dalla chiesa di S. Pietro, al di sopra di una scarpata che, come il Sassone
per il castello, ne proteggeva l’edificato.
Lo stesso monastero di monache di S. Maria e S. Agata costruito fuori dal castello,
probabilmente fondato dai monaci di S. Maria di Portonovo, dette il via a un’altra
espansione urbana lungo quella che, attualmente, corrisponde alla via San Francesco. Il
nome dell’attuale via è dovuto proprio all’edificazione, in luogo del monastero di monache,
della chiesa di San Francesco e del contiguo convento nel 1215193.
Si tenga presente che anche la fascia di terreno a cavallo della via Iacomini doveva essere
in gran parte costruita, tanto da formare un vero e proprio borgo di casette molto misere in
legno e paglia o in mattoni crudi; risale infatti alla fine del XII secolo un’irruzione dei
soldati fanesi durante la quale tale borgo fu completamente distrutto, tanto che da allora
quella contrada prese il nome di Guasto 194.
Fino all’età comunale il centro della vita cameranense fu senz’altro la piazza di
Sant’Apollinare, al centro del vecchio castello; era effettivamente al centro del paese e vi si
affacciavano l’antica casa della comunità di Camerano, la chiesa di Sant’Apollinare 195 e vi
era collocata la cisterna di raccolta dell’acqua piovana.
La nuova chiesa parrocchiale di S. Pietro, però, rappresentò un nuovo caposaldo della vita
collettiva, il cui interesse crebbe ulteriormente con la costruzione in adiacenza
dell’ospedale dei pellegrini nel 1567196. Sempre risalente alla fine del Cinquecento è
l’ultimazione del Santuario della Santa Casa di Loreto, a cui Camerano (e quindi Ancona) è
collegato tramite la via Lauretana che si allaccia alla già esistente Camerano-Numana. È
evidente, quindi, come quel segmento della deviazione della via Flaminia, che nel tratto
urbanizzato di Camerano si identifica con le vie Garibaldi e Maratti, si affermò come
l’elemento che servì da supporto alle future espansioni del paese. A conferma di ciò, si noti
come nel 1676197 fu ruotato l’asse principale della chiesa di S. Pietro, a causa della
costruzione dell’attuale navata principale perpendicolarmente alla preesistente (formando
quindi una croce greca) e spostando di fatto la facciata principale della chiesa dalla
piazzetta del Borgo su via Maratti.
Il perimetro urbano ipotizzabile nel ‘700 vedeva in effetti l’affermarsi dell’asse suddetto
come propulsore delle successive espansioni urbane. Queste erano costituite dal complesso
192
Ibid., p.84.
Donzelli, Memorie storiche del Comune di Camerano, p.102.
194
Scarafoni, Istoria patria Camerano, p.70.
195
Della chiesa non vi è traccia; si ritiene fosse stata eretta nel sito dell’attuale mercato “delle erbe”.
196
Scarafoni, Istoria patria Camerano, p.66.
197
Ibid., p.63.
193
Capitolo 4 | 281
dei Marchesi Serafini198 (ora proprietà Mancinforte Serafini) e le altre costruzioni che
andavano ad abbracciare la nuova piazza. Si ha notizia di due porte (gli accessi principali al
paese) proprio alle estremità di questo asse: l’una verso Loreto a Est, presumibilmente tra la
chiesa di S. Pietro e l’attuale palazzo Corraducci, l’altra verso Ancona a Ovest, in
corrispondenza della confluenza delle vie Garibaldi e Iacomini (si noti l’edificio a L che
accenna la chiusura di piazza Roma).
Dai documenti catastali (Figura 4.48) del primo ‘800 risulta che la sede dell’edificio
comunale si trovava in via Maratti, mentre i negozi erano tutti distribuiti nell’attuale piazza
Roma. Si può osservare allora che il centro di interesse del paese, il nodo della vita
pubblica e dei servizi si era localizzato in un continuum definito dalla Flaminia nel tratto
limitato dalle due porte del paese.
Figura 4.48 – Stralcio del Catasto Gregoriano (1815).
Nella seconda metà dell’Ottocento l’abitato trovò la propria naturale espansione lungo la
via Garibaldi con una lottizzazione della contrada Piana. Alla graduale demolizione degli
edifici della parte più antica di Camerano (il castello) e quindi al diradamento edilizio, fece
pertanto riscontro l’estensione del paese lungo la via Flaminia (Garibaldi).
È soltanto nel periodo fascista che comincerà l’edificazione lungo il pendio che scende al di
sotto di via Garibaldi (verranno costruite delle abitazioni popolari) e che fino a oggi ha
costituito la fascia di espansione urbana di Camerano. Il boom edilizio vero e proprio si
ebbe intorno al 1940 in seguito all’incremento demografico e allo sviluppo industriale 199;
fattori, entrambi, che determinarono l’estensione dell’area urbana lungo via Loretana e
nella zona di S. Giovanni. La Figura 4.49 mostra la trasformazione urbana di Camerano.
198
Che il complesso dei Marchesi Serafini fosse già esistente nella seconda metà del ‘700 sembra
confermato dalla data 1753 dell’edificio detto “La Cappuccina” e del cortile del palazzo risalente al
‘600.
199
Natalucci M. (a cura di), 1983, p.149.
282 | Capitolo 4
Figura 4.49 – Tavola allegata alla Relazione illustrativa del Piano Particolareggiato per il centro
storico (1974) in cui si evidenziano le varie tappe storiche della trasformazione urbana di Camerano.
4.4.1. Sismicità storica
Il territorio di Camerano, secondo i dati dall’INGV, è stato storicamente interessato da 24
eventi sismici, di intensità al sito valutata tra il II e il IX grado della scala MCS. La Tabella
4.51 mostra i terremoti che nell’ultimo millennio hanno interessato l’area di Camerano
(http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11/query_place/, novembre 2013). Come per Senigallia,
Loreto e Corinaldo si deduce che pochi tra questi 24 eventi si sono verificati nelle dirette
vicinanze di Camerano, e le zone epicentrali distano molti chilometri dalla zona di cui ci
occupiamo in questa sede; alcuni di questi infatti non sono stati addirittura percepiti
(precisamente gli eventi verificatisi negli anni 1897, 1898, 1948, 1962, 1986 e 2005).
I terremoti che hanno maggiormente interessato l’area cameranense sono cinque (Tabella
4.51 evidenziati in giallo), aventi un’intensità al sito compresa tra il VI e il IX grado MCS,
avvenuti negli anni 1741, 1917, 1930 e 1972 (Grafico 4.13).
Il terremoto del 1972 che ha colpito la città di Ancona in particolare è stato l’evento che ha
causato i danni maggiori nella storia sismica recente di Camerano: su 750 edifici del
comune, 35 (4,7%) furono giudicati inabitabili e ben 150 (20%) lesionati; tutti gli edifici
erano di vecchia costruzione200.
Storia sismica di Camerano [43.530, 13.551]
Numero di Eventi: 24
Effetti
In occasione del terremoto del:
I
Anno Me Gi Or
Ax
Np
7
1741 04 24 09:00
FABRIANESE
145
5
1897 09 21
ADRIATICO CENT.
44
NF
1897 12 18 07:24:20
Appennino umbro-marchigiano
132
NF
1898 08 25
VISSO
66
6
1917 11 05 22:47
NUMANA
26
200
Io
9
7
7
7
6
Mw
6.21 ±0.13
5.46 ±0.27
5.13 ±0.14
5.04 ±0.29
5.07 ±0.25
http://storing.ingv.it/cfti4med/, agosto 2012.
Capitolo 4 | 283
7
1930 10 30 07:13:13
SENIGALLIA
263
8
5.81 ±0.09
NF
1948 06 13 06:33:31
Valtiberina
142
7
5.05 ±0.14
5
1950 09 05 04:08
GRAN SASSO
386
8
5.68 ±0.07
NF
1962 01 23 17:31
Adriatico
49
5
4.52 ±0.25
7
1972 02 04 02:42:19
Medio Adriatico
75
4.86 ±0.29
7
1972 02 04 09:18:30
Medio Adriatico
56
4.58 ±0.29
5
1979 09 19 21:35:37
Valnerina
694
8-9
5.86 ±0.09
4
1980 11 23 18:34:52
Irpinia-Basilicata
1394
10
6.89 ±0.09
3-4
1984 04 29 05:02:60
GUBBIO/VALFABBRICA
709
7
5.65 ±0.09
NF
1986 10 13 05:10:01
Appennino umbro-marchigiano
322
5-6
4.65 ±0.09
5
1987 07 03 10:21:58
PORTO SAN GIORGIO
359
5.09 ±0.09
5
1997 09 26 00:33:13
Appennino umbro-marchigiano
760
5.70 ±0.09
5
1997 09 26 09:40:27
Appennino umbro-marchigiano
869
8-9
6.01 ±0.09
4-5
1997 10 03 08:55:22
Appennino umbro-marchigiano
490
5.25 ±0.09
4-5
1997 10 06 23:24:53
Appennino umbro-marchigiano
437
5.46 ±0.09
4-5
1997 10 14 15:23:11
Appennino umbro-marchigiano
786
7-8
5.65 ±0.09
5
1998 04 05 15:52:21
Appennino umbro-marchigiano
395
6
4.81 ±0.09
NF
2005 04 12 00:31:52
Maceratese
137
4-5
4.16 ±0.14
3-4
2006 04 10 19:03:36
Maceratese
211
5
4.51 ±0.10
Legenda: I: intensità avvertita al sito in considerazione (MCS); Me: mese; Gi: giorno; Or: ora in GMT;
Ax: Area epicentrale in cui sono stati riscontrati gli effetti maggiori del terremoto; Np: n. di punti, n. di
osservazioni macrosismiche disponibili per il terremoto; Io: intensità massima (MCS); Mw: magnitudo
momento.
Intensità MCS
Tabella 4.51 – Storia sismica di Camerano (dall’anno 1000 al 2006).
anni
Grafico 4.13 – Cronologia e intensità al sito dei terremoti localizzati nel territorio di Camerano.
4.4.2. Pericolosità sismica di base
Il comune di Camerano (AN) si trova in zona sismica 2 (medio rischio sismico). Ai fini di
una precisa definizione dei valori attesi dell’accelerazioni massima al suolo a g il comune
non rientra tra i 10751 nodi del reticolo, con maglia di passo 5,5 km circa, con cui è stato
suddiviso il territorio Nazionale. Ciò significa che il periodo di ritorno T R della costruzione
in esame non corrisponde a nessuno dei 9 valori di T R considerati nella pericolosità sismica
di base. La Circolare n.617/2009 consiglia allora il calcolo dei parametri a g, F0, Tc* come
media pesata dei valori assunti dai 4 vertici, con pesi inversamente proporzionali alle
284 | Capitolo 4
distanze di essi dal punto in questione 201. Come per il comune di Senigallia (§ 4.1.2), la
pericolosità sismica è stata valutata puntualmente con il foglio di calcolo fornito dal
Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (Figura 4.50, Tabella 4.52, Grafico 4.14).
Figura 4.50 – Localizzazione del Comune di Camerano all’interno del reticolo di riferimento.
Stato Limite
Operatività (SLO)
Danno (SLD)
TR [anni]
ag [g]
30
0,045
50
0,059
72
0,073
101
0,090
140
0,105
201
0,125
Salvaguardia della Vita (SLV)
475
0,179
Collasso (SLC)
975
0,234
2475
0,328
Tabella 4.52 – Valori del parametro ag in funzione del periodo di ritorno TR di riferimento, per il
territorio di Camerano.
Grafico 4.14 – Valori del parametro ag per periodi di ritorno TR di riferimento, riferiti a Camerano.
201
Circolare n.617/2009, Allegato A.
Capitolo 4 | 285
4.4.3. Pericolosità sismica locale
Anche il centro storico di Camerano, così come quello di Corinaldo è caratterizzato dalla
presenza di numerose cavità sotterranee che si sviluppano nel sottosuolo al di sotto
dell’edificato. Viste le ampie dimensioni di queste cavità, la presenza di simboli religiosi e
la particolare conformazione delle sale sotterranee, si può supporre che la loro funzione era
principalmente quella di luoghi di culto (Figura 4.51). Come specificato per Corinaldo,
anche in questo caso la presenza di strutture ipogee nel sottosuolo potrebbe contribuire alla
caratterizzazione della pericolosità sismica locale di un luogo.
Figura 4.51 – Sezione di alcune grotte nel sottosuolo del centro storico di Camerano202.
4.4.4. Valutazione a scala urbana (il metodo SAVE)
Nei paragrafi che seguono (§ 4.4.4.1-4.4.4.7) si descrive l’applicazione della metodologia
SAVE per la valutazione del rischio sismico nei riguardi del centro storico di Camerano.
4.4.4.1. Caratterizzazione del sistema urbano
Le informazioni necessarie al fine della compilazione di tutte le matrici che caratterizzano
le sei componenti che contribuiscono alla determinazione del rischio sismico, sono state
desunte da varie fonti. Principalmente è stata consultata la banca dati della Provincia (SIT);
i dati in essa mancanti sono stati poi ricavati dal piano particolareggiato del centro storico e
da osservazioni e misure dirette in situ. L’area del centro storico di Camerano è stata
desunta dalla perimetrazione stabilita dal piano particolareggiato.
La Tabella 4.53 riassume le informazioni che caratterizzano il sistema urbano del centro
storico di Camerano.
Indicatore
Tipologia insediamento
Sviluppo viario
Quota min
Quota max
Quota CS
Differenza quote
202
http://www.grottedicamerano.it/, gennaio 2014.
286 | Capitolo 4
u.m.
codice
codice
m s.l.m.
m s.l.m.
m s.l.m.
m
Dato
2
H
202
233
218
31
Note
Morfologia crinale
Sviluppo parallelo
Fonte: SIT Provincia
Fonte: SIT Provincia
Superficie perimetrata centro storico
ha
5,98
Superficie totale centro abitato
Rapporto percentuale
tra area perimetrata e area del centro abitato
ha
142,27
%
4,20
n. edifici centro storico
n.
206
Fonte: SIT Provincia
sulla base della
perimetrazione indicata
nel pp.
Fonte: SIT Provincia
Fonte: Tav. 8 pp.;
immagini fotografiche;
catasto
Fonte:
Fonte: SIT Provincia
Fonte: planimetria cs
Fonte: Tav. 11 pp.;
Altezza media edifici
m
9,00
Superficie media edifici
mq
98,00
Superficie totale stimata degli edifici
mq
22721
Volume totale stimato degli edifici
mc
203899
Rapporto
mc/mq
3,40
volume totale / area perimetrata
Densità edificato del centro storico
%
38
superficie totale / area perimetrata
Abitanti Comune
n.
7268
Tabella 4.53 – Sintesi dei dati che caratterizzano ogni sistema urbano del centro storico di Camerano
(vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono
indicatori derivanti).
4.4.4.2. Vulnerabilità dell’edificato
La Tabella 4.54 rappresenta la matrice con tutti i 18 parametri necessari alla determinazione
dell’indice di vulnerabilità dell’edificato (VED): la normalizzazione effettuata fa riferimento
a quella descritta nel capitolo 2 (§ 2.2.1.1).
CODICE DA SCHEDA
CENTRO STORICO INDICATORI
A2.3 - EMERGENZE
STORICO
ARTISTICHE
Alta
A
1
Vulnerabilità dell'edificato
MATRICE DEI PUNTEGGI
Medio-Alta
Media
Medio-Bassa
B
C
D
0,75
0,50
0,25
NOTE
Fonte:
Dettaglio beni
architettonici
SIT Provincia.
< 0,2
0
Fonte:
SIT Provincia.
Strade
principali
H/L =1
Tutte
H/L <1
0,25
Mediocre
> 50 %
Discreto
> 50 %
Buono
≥ 50 %
0
Pietra
squadrata
Pietra
squadrata tufo
Prevalenza
laterizio
Prevalenza
sanitarie
Prevalenza
istruzione
Prevalenza
religiosa
Prevalenza
civile
Tutte le altre
0,25
Prevalenza F
(presenza
frequente)
Prevalenza P
(presenza poco
frequente)
Prevalenza E
(presenza
sporadica)
Prevalenza A
(assenza)
Tutti assenti
1
civile
Infrastrutt. e
servizi
Contenitore di
beni artistici
> 0,8
≥ 0,6
≤ 0,8
≥ 0,4
≤ 0,6
≥ 0,4
≤ 0,2
Tutte
H/L >1
Strade
principali
H/L >1
Tutte
H/L =1
B2.2 - STATO DI
CONSERVAZIONE
Cattivo
Pessimo >40%
Cattivo
Pessimo <40%
B2.3 - MATERIALI
PREVALENTI
Pietra
irregolare
B2.4 - EDIFICI
STRATEGICI E
SPECIALI
B2.5 - ELEMENTI
URBANI E BARRIERE
PUNTEGGIO
Camerano
0,75
religiosa
B1.3 - CONSISTENZA
AREA PERIM. /
CENTRO ABITATO
B2.1 - ELEMENTI
SPAZIALI URBANI
STRADE
PRINCIPALI/STRADE
SEONDARIE
Bassa
E
0
0,50
Fonte:
osservazioni in
situ; planimetria
cs
Fonte:
osservazioni in
situ; SIT
Provincia.
Fonte:
osservazioni in
situ; Tav. 7b pp.
Fonte:
Tav. 9, sito web
Comune.
Fonte:
osservazioni in
situ.
Capitolo 4 | 287
Blocco
regolare/
irregolare
n.piani>2
Prev. Linea/
doppia linea
n.piani>2
Prevalenza
testata angolo
n.piani>2
Prevalenza
testata angolo
n.piani≤2
B3.4 - INTERVENTI
Ampliam. e
sopraelevaz
≥20%
Nessun
intervento>30
%
B3.5 UTILIZZAZIONE
Abbandonati
>20%
Non utilizzati
>20%
A3.6A CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI (ETÀ)
Prima del '19
>50%
Tra il '19 e il
'45 > 50%
A3.6C CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(COPERTURA)
Prevalenza
copertura
spingente
Prevalenza
copertura con
più falde poco
spingenti
Prevalenza
copertura ad 1
falda poco
spingente
B3.1 - MODALITA' DI
AGGREGAZIONE
B3.3 - POSIZIONE
Prevalenza
blocco irreg./
Reg./linea
n.piani≤2
Prevalenza
interno/
arretrato
n.piani > 2
Prevalenza
schiera/
corte n.piani>2
Prev. schiera/
corte
n.piani<2
0,25
Fonte:
Tav. pp.
Prevalenza
interno/
arretrato
n.piani ≤ 2
Prevalenza
interno
n.piani ≤ 2
0,50
Fonte:
planimetria cs
Manutenz.
≥ 30%
Ristrutturaz
>30%
Sostituz in
c.a./
restauro
>30%
1
Fonte:
Tav. 7b;
osservazioni in
situ; immagini
fotografiche
Parzialmente
utilizzati(meno
di 3
mesi)>30%
Parzialmente
utilizzati(più di
3 mesi)>30%
Utilizzati
>60%
0
Fonte:
ISTAT203
Tra il '45 e il
'71 ≥ 20%
Tra il '72 e
'81 ≥ 20%
1
Prevalenza
copertura ad 1
falda non
spingente
Copertura
piana
1
Prevalenza
rigidi e ben
collegati
1
A3.6D CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(ORIZZONTAMENTI)
A3.6E CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(BUCATURE)
A3.6F CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(EL.RINFORZO)
A3.6H CARATTERISTICHE
DEGLI EDIFICI
(REGOLARITÀ)
Prevalenza
deformabili e
mal collegati
Prevalenza
deformabili e
ben collegati
Prevalenza
rigidi e mal
collegati
Bucature estese
s>30% su
>30%degli
edifici
Catene
contrafforti
archi di coll.
Tutti A
Bucature estese
s>30% su 2030% degli
edifici
Catene A
contrafforti A
Archi di coll.
F-S
Bucature estese
s>30% su 1020% degli
edifici
bucature estese
s>30% su
<10% degli
edifici
Catene A
contrafforti F-S
Archi di coll.A
Catene P
contrafforti E
Archi di coll. A
Catene P
contraff. P
Archi di
coll.P
0
Né planim né
altimetrica
>50%
Non planim
>50 %
Prevalente solo
planimetrica
>50 %
Prevalente solo
altimetrica
>50 %
Tutte le altre
0,25
DENSITÀ DIFICATO
>50%
≥0,4
≤0,5
≥0,3
≤0,4
≥0,2
≤0,3
<0,2
0,50
INDICATORE DI
VULNERABILITÀ
INDICATORE DI
VULNERABILITÀ
NORMALIZZATO %
CLASSE DI
VULNERABILITÀ
EDIFICATO
0,50
VED
8,75
VEDNA
48,61
B
Fonte:
Tavola consumo
suolo SIT
Provincia
Fonte:
Tav. 7b;
osservazioni in
situ; immagini
fotografiche
Fonte:
Tav. 7b;
osservazioni in
situ.
Fonte:
immagini
fotografiche
Fonte:
osservazioni in
situ; immagini
fotografiche.
Fonte:
planimetria cs;
osservazioni in
situ.
Fonte:
SIT Provincia
Vmax di rif.: 18
Alta: 86-100
Media: 71-85
Bassa: 50-70
Tabella 4.54 – Matrice di vulnerabilità dell’edificato del centro storico di Camerano (vengono
sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori
derivanti o ricavabili dalla tabella di sintesi dei dati caratterizzanti il sistema urbano (Tabella 4.53)).
La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente
vulnerabilità dell’edificato che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 18
considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 18) la classe di rischio massima
(alta), quindi con valore pari a 1.
203
http://www3.istat.it/dati/catalogo/20071018_11/fp-ancona.pdf, dicembre 2013. L’unico dato
disponibile per Camerano è quello riguardante la percentuale di abitazioni occupate dell’intero
Comune, pari al 95%; si ritiene comunque che anche per il centro storico la percentuale di
utilizzazione superi ampiamente il 60%, quota prevista per l’attribuzione della classe più bassa di
vulnerabilità.
288 | Capitolo 4
L’indice normalizzato di vulnerabilità dell’edificato (V ED) per Camerano è così
determinato:
VED _ Camerano  8,75
VED _ max di rif.  18
NA
VED _ Cameranonormalizzato  VED

VED _ Camerano
VED _ max di rif.

8,75
 48,61%
18
A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B).
4.4.4.3. Vulnerabilità dell’assetto urbano
La Tabella 4.55 rappresenta la matrice con gli 8 indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di vulnerabilità dell’assetto urbano (V AU).
CODICE DA SCHEDA
CENTRO STORICO INDICATORI
Alta
A
1
Vulnerabilità dell'assetto urbano
MATRICE DEI PUNTEGGI
Medio-Alta
Media
Medio-Bassa
B
C
D
0,75
0,50
0,25
Bassa
E
0
PUNTEGGIO
Camerano
NOTE
> 600
Da 451 a 600
Da 301 a 450
Da 151 a 300
Da 0 a 150
0,25
Fonte:
SIT Provincia
A2.1 - MORFOLOGIA
(TIPO DI
INSEDIAMENTO)
Crinale (cresta)
Contro crinale
- crinale
Controcrinale
(pendio)
Fondovalle pianura
Pianura
1
Fonte:
SIT Provincia
A2.2 - SVILUPPO
VIARIO
D-dedalo
medievale
L-policentrico
Eavvolgimento
B-Lineare
H-parallelo
Centrale
0,50
Fonte:
SIT Provincia
A2.1 - QUOTA
> 50 %
≥40%
≤50 %
≥30%
≤40 %
≥20%
≤30 %
< 20 %
0,50
B3.1 AGGREGAZIONE
Da 0,8 a 1
Da 0,6 a 0,8
Da 0,4 a 0,6
Da 0,2 a 0,4
Da 0 a 0,2
0,25
B2.1 - RAPPORTO
ALTEZZA
EDIFICI/SEZIONE
STRADALE
MM
Mm
UM
Um
0,50
5
3
2
1
0
0
Turismoturismo
prevalente
Turismo terziario
prevalente
Industria artigianato
Agricoltura artigianato
industria
prevalenti
Agricolturaagricoltura
prevalente
0,75
Fonte:
ISTAT
VAU
3,75
Vmax di rif.: 8
VAUNA
46,88
DENSITÀ
A1.3 - PONTI
A1.6 CARATTERISTICA
FUNZIONALE
INDICATORE DI
VULNERABILITÀ
INDICATORE DI
VULNERABILITÀ
NORMALIZZATO %
CLASSE DI
VULNERABILITÀ
EDIFICATO
B
Fonte:
SIT Provincia
Fonte:
immagini
fotografiche;
planimetria cs
fornita
dall’ufficio
Ediliza, Tav. 8
pp.
Fonte:
osservazioni
in situ;
planimetria cs
Fonte:
osservazioni
in situ
Alta: > 80
Media: 51-80
Bassa: 0-50
Tabella 4.55 – Matrice di vulnerabilità dell’assetto urbano del centro storico di Camerano (vengono
sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori
derivanti o ricavabili dalle matrici precedenti (Tabelle 4.53-4.54)).
Come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.3) l’indicatore “aggregazione”, che compare
Capitolo 4 | 289
all’interno della matrice per determinare l’indice di vulnerabilità dell’assetto urbano, si
ottiene da una “sottomatrice” (Tabella 4.56) sommando i prodotti tra i vari rapporti
percentuali e i pesi associati ala corrispondente tipologia di aggregazione.
schiera
schiera doppia
linea
linea doppia
corte chiusa
corte aperta
blocco regolare
blocco irregolare
65
10
40
10
4
39
5
6
Rapporto
n. edifici/totale edificato
0,36
0,06
0,22
0,06
0,02
0,22
0,03
0,03
Totale204
179
1
Tipologia di aggregazione
s
sd
l
ld
cc
ca
br
bi
n. edifici
Punteggio
Rapporto × Peso
0,09
0,03
0,11
0,04
0
0,06
0,02
0,03
Peso
0,25
0,50
0,50
0,75
0,25
0,25
0,75
1
0,39
Tabella 4.56 – Matrice di aggregazione per il centro storico di Camerano.
Nella matrice si evidenzia la bassa percentuale di edifici aggregati in “blocco” e in “linea
doppia”, che sono le tipologie con i pesi di vulnerabilità più alti, mentre, al contrario, la
prevalenza di edifici a “schiera” e a “corte” abbassano l’indice, portando l’indicatore in
classe di vulnerabilità madia.
La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo assoluto della componente
vulnerabilità dell’assetto urbano che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 8
considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 8) la classe di rischio massima
(alta), quindi con valore pari a 1.
L’indice normalizzato di vulnerabilità dell’assetto urbano (V AU) per Camerano è così
determinato:
VAU _ Camerano  3,75
VAU _ max di rif.  8
NA
VAU _ Cameranonormalizzato  VAU

VAU _ Camerano
VAU _ max di rif.

3,75
 46,88%
8
A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B).
4.4.4.4. Vulnerabilità dei servizi pubblici
La Tabella 4.57 rappresenta la matrice con gli indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di vulnerabilità dei servizi pubblici (V SP).
INDICATORI
VALORE
TOT.SERVIZI SANITÀ COMUNE
13
TOT.SERVIZI SANITÀ CS
4
204
NOTE
n. 1 farmacia
n. 1 parafarmacia
n. 9 ambulatorio
n. 1 casa di riposo
n. 1 asur
n. 1 farmacia
n. 3 ambulatorio
Nella matrice vengono conteggiati tutti gli edifici in aggregato dell’edilizia corrente (vengono
esclusi gli edifici isolati, quelli con struttura intelaiata in c.a., quelli specialistici come le chiese),
suddivisi per tipologia edilizia.
290 | Capitolo 4
TOT.SERVIZI PUBBLICI COMUNE
9
TOT.SERVIZI PUBBLICI CS
6
TOT.SCUOLE COMUNE
6
TOT.SCUOLE CS
TOT.SERVIZI COMUNE
TOT.SERVIZI CS
0
28
10
SERVIZI “SENSIBILI” CS
9
TOT.SERVIZI CS / SERVIZI SENSIBILI CS
n. 1 ufficio postale
n. 1 comando dei carabinieri
n. 1 stazione di polizia locale
n. 1 biblioteca comunale
n. 1 mercato coperto
n. 1 centro informazioni accoglienza
turistica
n. 1 municipio
n. 2 parrocchia
n. 1 stazione di polizia locale
n. 1 biblioteca comunale
n. 1 mercato coperto
n. 1 centro informazioni accoglienza
turistica
n. 1 municipio
n. 1 parrocchia
n. 4 scuola materna
n. 1 scuola primaria
n. 1 scuola secondaria di 1°grado
Servizi presenti in edifici in muratura
all’interno del centro storico
1,11
5
SERVIZI STANDARD
PESO p DEL CS
Servizi di base atti a garantire la
funzionalità minima di un centro
1. municipio
2. poste
3. scuola elementare
4. scuola media
5. centro sanitario
6,71
VSP
INDICATORE DI VULNERABILITÀ
INDICATORE DI VULNERABILITÀ %
2,40
2,44
VSPNA
B
CLASSE DI VULNERABILITÀ SERVIZI PUBBLICI
Vmax di rif.: 1,2 × 82 = 98,4
Alta: > 70
Media: 41-70
Bassa: 0-40
Tabella 4.57 – Tabella di vulnerabilità dei servizi pubblici del centro storico di Camerano (vengono
sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori
derivanti).
La normalizzazione è stata eseguita rispetto al valore massimo ricavabile per la
vulnerabilità dei servizi pubblici che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), può essere
assunto pari a 1,2 × a, in cui a è il numero totale dei servizi del Comune maggiore tra tutti i
centri storici appartenenti al campione (che risulta, attualmente, il Comune di Senigallia
(Tabella 4.7, § 4.1.4.4), in cui sono presenti 82 servizi). In questo modo si è in grado di
massimizzare l’indicatore di riferimento, tenendo presente però che quello così calcolato
non è un valore che può essere assunto in maniera assoluta come per le prime 3 componenti
(vedi spiegazione al § 2.2.1.1).
Tenendo in considerazione questa ipotesi, l’indice normalizzato di vulnerabilità dei servizi
pubblici (VSP) per Camerano può essere così determinato:
VSP _ Camerano  2,40
VSP _ max di rif.  1,2  82  98,4
VSP _ Cameranonormalizzato  VSPN 
VSP _ Camerano
VSP _ max di rif.

2,40
 2,44%
98,4
A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B).
Capitolo 4 | 291
4.4.4.5. Vulnerabilità delle attività economiche
La Tabella 4.58 rappresenta la matrice con gli indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di vulnerabilità delle attività economiche (VAE).
INDICATORI
VALORE
ABITANTI COMUNE
7268
UTILIZZAZIONE DEL CENTRO STORICO %
95,39
AREA PERIMETRATA CS (HA)
AREA PERIM./AREA TOT.CENTRO ABITATO %
AREA TOTALE STIMATA CENTRO ABITATO (HA)
5,98
4,20
142,27
UNITÀ LOCALI INDUSTRIA_PESO=1
177
ADDETTI INDUSTRIA
2271
UNITÀ LOCALI COMMERCIO_PESO=0,5
185
ADDETTI COMMERCIO
755
UNITÀ LOCALI ALTRI SERVIZI_PESO=0,8
111
ADDETTI ALTRI SERVIZI
459
CE COMUNE
358,3
TOTALE U.L. COMUNE
459
N.UNITÀ LOCALI INDUSTRIA CS STIMATO_PESO=1
7,43
N.UNITÀ LOCALI COMMERCIO CS STIMATO_PESO=0,5
7,77
N.UNITÀ LOCALI ALTRI SERVIZI CS STIMATO_PESO=0,8
4,66
TOTALE UNITÀ LOCALI CS STIMATO
19,87
15,05
CE CENTRO STORICO
N.UNITÀ LOCALI MEDIO PROVINCIA
135,17
CE PROVINCIA
PESO q
105,67
11,91
INDICATORE DI VULNERABILITÀ ECONOMICA
INDICATORE DI VULNERABILITÀ NORMALIZZATO %
CLASSE DI VULNERABILITÀ ATTIVITÀ ECONOMICHE
VAE
0,021
VAEN
1,03
B
NOTE
fonte:
ISTAT 2011205
fonte:
ISTAT 2001206
Fonte:
Censimento ISTAT 2001207
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Fonte:
Censimento ISTAT 2001
Ce = ∑ (UL × peso)
Tot.UL = ULIndustria + ULCommercio +
ULAltri servizi
n.unità locali Ind. Comune × (area
perimetrata/area centro abitato)
n.unità locali Commercio. Comune
× (area perimetrata/area centro
abitato)
n.unità locali altri servizi Comune ×
(area perimetrata/area centro
abitato)
Ce = ∑ (UL × peso)
Q = (n.attività comune × Ce
comune) / (n.attività medie
provinicia × Ce provincia)
Ve = Q × ((tot.Ulcs x Ce cs) /
(tot.UL comune × Ce comune))
Ve,max di rif: 2,034
Alta: >20
media: 11-20
Bassa: 0-10
Tabella 4.58 – Tabella di vulnerabilità delle attività economiche per il centro storico di Camerano
(vengono sottolineati gli indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono
indicatori derivanti).
Nel caso delle attività economiche, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), non è possibile
determinare un valore massimo assoluto con cui normalizzare l’indicatore derivante dalla
matrice, in quanto tale valore massimo dipende da troppe variabili che costituiscono
205
http://demo.istat.it/pop2011/index.html, dicembre 2013.
http://www3.istat.it/dati/catalogo/20071018_11/fp-ancona.pdf, gennaio 2014, p.89.
207
http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/isTavola.jsp?tav=020&liv=4&ua=042&sep=0&ist=0, gennaio
2014.
206
292 | Capitolo 4
ognuna una caratteristica propria sia del centro storico sia della provincia di cui il centro fa
parte.
La normalizzazione in questo specifico caso è quella stabilita dalla metodologia SAVE,
ovvero viene eseguita rapportando l’indice di vulnerabilità derivante dalla matrice del
centro storico analizzato (in questo caso Camerano) con il valore massimo ottenuto per
questa componente all’interno del campione. L’indice normalizzato di vulnerabilità delle
attività economiche (VAE) per Camerano è quindi così determinato:
VAE _ Camerano  0,021
VAE _ max di rif.  2,034 → corrispondente al centro storico di Senise
N
VAE _ Cameranonormalizzato  VAE

VAE _ Camerano
VAE _ max di rif.

0,021
 1,03%
2,034
A tale valore corrisponde una classe di rischio bassa (B).
4.4.4.6. Esposizione
La Tabella 4.59 rappresenta la matrice con i 7 indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di esposizione (E).
CODICE DA SCHEDA
CENTRO STORICO INDICATORI
A1.6 CARATTERISTICA
FUNZIONALE
Alta
A
1
Turistico turistico
prevalente
A1.3 - ACCESSO
VIARIO
Prevalenza
comunali
B3.5 UTILIZZAZIONE
Utilizaz.
>70% > 80 %
edifici
N.ABITANTI IN
RELAZIONE AD
AREA PERIMETRATA
E UTILIZZAZIONE
N.ABITANTI IN
RELAZIONE AD
AREA PERIMETRATA
E UTILIZZAZIONE /
AREA CENTRO
ABITATO
A3.4 - ANDAMENTO
DEMOGRAFICO
A.3.5 - INDICE DA
MATRICE
ESPOSIZIONE
Esposizione
MATRICE DEI PUNTEGGI
Medio-Alta
Media
Medio-Bassa
B
C
D
0,75
0,50
0,25
Turistico Industriale Agricolo - art.
terziario
artigianale
ind. Prevalente
prevalente
prevalenza
Prevalenza
comunali e
comunali e
provinciali
statali
Utilizzaz.
Utilizzaz.
Utilizzaz.
>70%
>70% Da 40% >70% Da 20%
DA 60 a 80%
a 60% edifici
a 40% edifici
edifici
PUNTEGGIO
Camerano
NOTE
0,75
Fonte:
ISTAT
Prevalenza
statali
0,75
Fonte:
SIT Provincia
Utilizzaz.
>70% Da 0 a
20% edifici
1
Fonte:
ISTAT 2001208
(2449 abitazioni di
cui 2336 occupate)
0
abitanti comune ×
area perim% ×
utilizz.% = 291
Bassa
E
0
Agricolo agricolo
prevalente
>2400 abitanti
da 1800 a
2400 abitanti
da 1200 a
1800 abitanti
da 600 a 1200
abitanti
da 0 a 600
abitanti
> 20
Da 15 a 20
Da 10 a 15
Da 5 a 10
Da 0 a 5
0
abitanti comune ×
area perim% ×
utilizz.% / area
centro abitato ×
100 = 2,05
andamento
decrescente
1
Fonte:
ISTAT 2001 e
2011209
Da 0 a 2
0
Crescita
>8
Crescita zero
Da 6 a 8
Da 4 a 6
Da 2 a 4
208
http://www3.istat.it/dati/catalogo/20071018_11/fp-ancona.pdf, gennaio 2014, p.89.
http://demo.istat.it/pop2011/index.html, gennaio 2014;
http://dawinci.istat.it/MD/dawinciMD.jsp?a1=m0GG0c0I0&a2=mG0Y8048f8&n=1UH90T09OG0&
v=1UH07B07SC40000, gennaio 2014.
209
Capitolo 4 | 293
INDICATORE DI
ESPOSIZIONE
INDICATOREDI
ESPOSZIONE
NORMALIZZATO %
E
ENA
CLASSE DI
ESPOSIZIONE
3,50
Vmax di rif.: 7
50
M
Alta: > 70
Media: 41-70
Bassa: 0-40
Tabella 4.59 – Matrice esposizione per il centro storico di Camerano (vengono sottolineati gli
indicatori il cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili
da matrici precedenti).
epoca romana
(da metà VIII sec a.C.
al VI sec d.C.)
epoca medievale
(dal VII al XV sec d.C.)
epoca moderna
(dal XVI al XIX sec d.C.)
epoca contemporanea
(XX sec d.C.)
Pesi Esposizione >
Epoca di fondazione
Sviluppi e trasformazioni
Epoca di massima espansione
Presidio militare
Centro con caratteristiche produttive
Centro con preminenti funzioni religiose
Centro con preminenti funzioni culturali
Porto
Residenza imperiale
Centro termale o di soggiorno
Località interessata da itinerari religiosi
Località interessata da itinerari mercantili
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0,25
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0,5
1
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0,75
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
294 | Capitolo 4
TOTALE
(coefficienti “attivi” × peso)
MATRICE ESPOSIZIONE
(informazioni storico-politico-sociali)
epoca preromana
(fino alla metà del
VIII sec a.C.)
Come spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.6) l’indicatore “indice da matrice esposizione”, che
compare all’interno della matrice per determinare l’indice di esposizione, si ottiene da una
“sottomatrice” (Tabella 4.60) che utilizza i dati relativi a informazioni storico-politichesociali del centro storico analizzato (in questo caso Camerano).
Come mostra la Tabella 4.60 il valore 1 “attiva” il peso corrispondente: in questo modo
viene restituito un indice (variabile da 1 a 17) dato dalla somma di tutti i pesi attivati. Per
Camerano gli unici parametri “attivi” sono quelli inerenti la datazione delle tappe di
evoluzione urbanistica, così esplicitati:
- Epoca di fondazione: l’esistenza del primo nucleo abitativo, il “castello” (o
Castelvecchio) risale al X secolo (si ritiene irrilevante la fondazione dell’antecedente
villaggio piceno poiché non ha costituito il nodo della futura espansione urbana);
- Sviluppi e trasformazioni: le prime espansioni del nucleo originario avvennero già nel
basso medioevo, con la formazione del cosiddetto “borgo” e dell’edificato lungo la
via Iacomini;
- Epoca di massima espansione: la grande espansione urbanistica del centro avvenne
nell’800, quando venne ampliato il perimetro settecentesco verso le contrade del
“Guasto” prima e della “Piana” poi, arrivando a coprire all’inizio ‘900 (il riferimento
è il Catasto del 1902) gran parte del suolo occupato attualmente dagli edifici,
all’interno dell’area perimetrata.
0,50
0,50
0,75
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Località interessata da itinerari armentizi
Sede di università principale
Sede di università secondaria
Località interessata da vie di posta principali
Località interessata dal Gran Tour
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Indice da matrice esposizione
0
0
0
0
0
1,75
Tabella 4.60 – Matrice esposizione per Camerano.
La normalizzazione di questa componente è stata eseguita rispetto al valore massimo
assoluto della componente esposizione che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a
7 considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 7) la classe di rischio
massima (alta), quindi con valore pari a 1.
L’indice normalizzato di esposizione (E) per Camerano è così determinato:
ECamerano  3,50
Emax di rif.  7
ECamerano normalizzato  E NA 
ECamerano 3,50

 50%
Emax di rif.
7
A tale valore corrisponde una classe di rischio media (M).
4.4.4.7. Valore
La Tabella 4.61 rappresenta la matrice con i 6 indicatori necessari alla determinazione
dell’indice di valore (V).
CODICE DA SCHEDA
CENTRO STORICO INDICATORI
A2.3 - INDICE PER
NUMERO BENI
ARCHITETTONICI
A2.3 - INDICE PER
QUALITÀ E NUMERO
DI BENI
ARCHITETTONICI
A2.4 - TOURING
A2.4 - EMERGENZE
CITATE DAL
TOURING CLUB
ITALIANO
A.3 - INDICE DA
VALORE MATRICE
A3.6 FESTE
INDICATORE DI
VALORE
INDICATOREDI
VALORE
NORMALIZZATO %
CLASSE DI VALORE
Alta
A
1
Valore
MATRICE DEI PUNTEGGI
Medio-Alta
Media
Medio-Bassa
B
C
D
0,75
0,50
0,25
> 32
Da 24 a 32
Da 16 a 24
> 20
Da 15 a 20
Da 10 a 15
Citato con
voce propria
Bassa
E
0
PUNTEGGIO
Corinaldo
Da 8 a 16
Da 0 a 8
0,75
Fonte:
SIT Provincia.
Da 5 a 10
Da 0 a 5
0,75
Fonte:
SIT Provincia.
Non citato
1
Fonte:
www.touringclub.com
Fonte:
www.touringclub.com
Citato
> 16
Da 12 a 16
Da 8 a 16
Da 4 a 8
Da 0 a 4
0
Da 3,2 a 4
Da 2,4 a
3,2
Da 1,6 a
2,4
Da 0,8 a 1,6
Da 0 a 0,8
0,25
Da 2 a 4
0
Da 6 a 8
Da 6 a 4
V
2,75
VNA
45,83
M
NOTE
1. Festa del Rosso
Conero (a settembre dal
1995)
Vmax di rif.: 6
Alta: > 70
Media: 41-70
Bassa: 0-40
Tabella 4.61 – Matrice valore per il centro storico di Camerano (vengono sottolineati gli indicatori il
cui valore è un dato indipendente, mentre i restanti sono indicatori derivanti o ricavabili da matrici
precedenti).
Capitolo 4 | 295
L’indicatore “indice per qualità e numero di beni architettonici” è determinabile, come
spiegato nel capitolo 2 (§ 2.1.1.7) attraverso una “sottomatrice” nella quali i beni
architettonici vengono divisi in 5 classi differenti a ognuna delle quali è associato un peso
(Tabella 4.62).
PESO
×
n. EDIFICI
Religioso
1
4
4
Infrastrutturale
0,75
0
0
Civile
0,5
22
11
Difensivo
0,25
0
0
Funerario
0
0
0
Indice per qualità e numero beni architettonici
15
Tabella 4.62 – Matrice beni architettonici per il centro storico di Camerano.
TIPOLOGIA BENE
ARCHITETTONICO
PESO
n. EDIFICI
0,5
0,25
0
1
0
0
1
0
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
Indice da matrice esposizione
TOTALE
(coefficienti “attivi” × peso)
0,75
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
epoca contemporanea
(XX sec d.C.)
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
epoca moderna
(dal XVI al XIX sec d.C.)
epoca romana
(da metà VIII sec a.C.
al VI sec d.C.)
Pesi Esposizione >
Epoca di fondazione
Sviluppi e trasformazioni
Epoca di massima espansione
Presidio militare
Centro con caratteristiche produttive
Centro con preminenti funzioni religiose
Centro con preminenti funzioni culturali
Porto
Residenza imperiale
Centro termale o di soggiorno
Località interessata da itinerari religiosi
Località interessata da itinerari mercantili
Località interessata da itinerari armentizi
Sede di università principale
Sede di università secondaria
Località interessata da vie di posta principali
Località interessata dal Gran Tour
epoca medievale
(dal VII al XV sec d.C.)
MATRICE ESPOSIZIONE
(informazioni storico-politico-sociali)
epoca preromana
(fino alla metà del
VIII sec a.C.)
L’indicatore “indice da valore matrice”, si ottiene anch’esso da una “sottomatrice” (Tabella
4.63) identica a quella utilizzata per la determinazione di un indicatore della componente
esposizione (Tabella 4.60); l’unica differenza sta nell’inversione dei pesi.
0,50
0,50
0,25
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1,25
Tabella 4.63 – Matrice valore per il centro storico di Camerano.
La normalizzazione di questa componente è stata eseguita rispetto al valore massimo
assoluto della componente valore che, come spiegato al capitolo 2 (§ 2.2.1.1), è pari a 6
296 | Capitolo 4
considerando per tutti i fattori che la compongono (in totale 6) la classe di rischio massima
(alta), quindi con valore pari a 1.
L’indice normalizzato di valore (V) per Camerano è così determinato:
VCamerano  2,75
Vmax di rif.  6
VCamerano normalizzato  V NA 
VCamerano 2,75

 45,83%
Vmax di rif.
6
A tale valore corrisponde una classe di rischio media (M).
4.4.4.8. Risultati
Le 4 componenti di Vulnerabilità (edificato, assetto urbano, servizi pubblici e attività
economiche), la componente Esposizione e la componente Valore, insieme alla componente
Pericolosità da cui in questa metodologia si prescinde, contribuiscono al Rischio sismico (§
2.1.1.8, § 2.2.1.1) con i valori normalizzati ottenuti in conclusione a ogni matrice. L’Indice
di Rischio per il centro storico di Camerano è riportato in Tabella 4.64.
Contributo
al Rischio
Peso
Classe
Indice
normalizzato
indice
massimo di
riferimento
Componenti di Rischio
Indice
Sintesi dei risultati
Vulnerabilità dell’edificato
8,75
18
48,61
B
48,61
Vulnerabilità dell’assetto urbano
3,75
8
46,88
B
46,88
1
Vulnerabilità dei servizi pubblici
2,40
98,40
2,44
B
2,44
Vulnerabilità delle attività economiche
0,021
2,034
1,03
B
1,03
Esposizione
3,50
7
50
M
0,5
25
Valore
2,75
6
45,83
M
0,3
13,75
137,70
Indice di rischio R
Indice di rischio normalizzato RA (Rmax di rif. = 480)
28,69%
Tabella 4.64 – Tabella di sintesi dei risultati e valutazione del rischio del centro storico di Camerano.
Capitolo 4 | 297
100%
90%
80%
70%
60%
50%
48,61%
50%
46,88%
45,83%
40%
30%
Valore
classe MEDIA
1,03%
Esposizione
classe MEDIA
2,44%
classe BASSA
V. Assetto urbano
classe BASSA
V. Edificato
classe BASSA
0%
V. Servizi pubblici
classe BASSA
20%
10%
Grafico 4.15 – Sintesi dei risultati per il centro storico di Camerano.
Il Grafico 4.15, mostra una sintesi dei risultati per il centro storico di Camerano secondo il
nuovo criterio di normalizzazione (spiegato al § 2.2.1.1): sono riportati in grigio il valore
dell’Indice di Vulnerabilità / Esposizione / Valore, e in una scala di intensità di rosso il
range di definizione delle Classi di Vulnerabilità / Esposizione / Valore definite per ogni
componente nei paragrafi precedenti (§ 4.4.4.2-4.4.4.7).
4.4.5. Valutazione a scala aggregato (il progetto SISMA)
Come per per i precedenti centri storici analizzati, anche per Camerano è stata valutata la
vulnerabilità del centro storico a scala degli aggregati edilizi, seguendo quanto spiegato nel
capitolo 2 (§ 2.1.2).
All’interno del centro storico sono stati individuati 21 aggregati edilizi, in qui interagiscono
178 unità strutturali (Figura 4.52).
298 | Capitolo 4
Figura 4.52 – Individuazione degli aggregati edilizi all’interno della perimetrazione del centro
storico di Camerano.
Come è possibile vedere (Figura 4.52), non tutto l’edificato è stato considerato nella
schedatura. Sono stati esclusi infatti dallo studio:
- gli edifici costituiti da una unità strutturale isolata: nonostante la definizione di
“aggregato” riportata precedentemente (§ 2.1.2) contempli l’esistenza di aggregati
composti da un solo edificio, considerare questa tipologia è incoerente con l’adozione
di questa metodologia di valutazione della vulnerabilità, in quanto basata
principalmente sulla rilevazione di differenze tra le varie unità strutturali costituenti
l’aggregato;
- gli edifici con struttura intelaiata: non facendo parte del costruito storico, questi
edifici (se inseriti in un aggregato) sono il risultato di una ricostruzione totale di un
precedente edificio demolito piuttosto che di una nuova costruzione, perciò
l’interazione strutturale con le unità a loro adiacenti è limitata (se non del tutto assente
in presenza di giunti sismici efficaci); questo comporta che l’eventuale presenza di
questa tipologia internamente a un isolato urbano venga a generare 2 aggregati distinti
che reagiscono in modo indipendente alle sollecitazioni dinamiche; si riporta in
Figura 4.53 l’esempio dell’edificio identificato dalla particella catastale n.475 (la cui
porzione 475.2 è un’unità strutturale con telaio in c.a.), che isola l’edificio di
particella n.150 dal resto dell’aggregato n.9, nonostante faccia parte dello stesso
isolato urbano;
Capitolo 4 | 299
Figura 4.53 – Esempio di disaccoppiamento di due aggregati appartenenti al medesimo isolato
urbano a causa della presenza di un edificio con struttura intelaiata in c.a.
-
-
gli edifici appartenenti a tipologia specialistica: chiese, teatri, municipio e altri
complessi monumentali, nonostante appartengano al tessuto edilizio storico, devono
essere esclusi dalla valutazione di vulnerabilità degli aggregati in quanto la loro
particolare volumetria (fatta di navate, platee e aule imponenti) e i loro sistemi
costruttivi non permettono una idonea comparazione con le unità strutturali
appartenenti all’edilizia corrente; in secondo luogo, tenendo presente lo scopo di
questa metodologia (la valutazione di una gerarchia di vulnerabilità del costruito
storico, nell’ottica di una pianificazione urbanistica di recupero), è chiaro che questo
tipo di edifici sono oggetto di una programmazione di recupero indipendente dal resto
dell’edilizia ordinaria;
gli edifici di cui non si dispone delle necessarie informazioni: alcuni parametri della
scheda necessitano di informazioni difficilmente ottenibili in modo speditivo, ad
esempio tramite sopralluoghi esterni agli edifici, perciò nell’ambito di questo studio è
stata fatta un’approfondita ricerca delle pratiche edilizie relative agli edifici del centro
storico (i documenti tecnici conservati nell’archivio comunale hanno una datazione
che parte dall’anno 1952). Nonostante ciò, per alcuni edifici non sono stati trovati
documenti utili in archivio e gli aggregati connessi a tali edifici sono stati esclusi dalla
valutazione di vulnerabilità.
Parametro 1 – Differenze geometriche del pannello esterno
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- Il centro storico di Camerano presenta diversi aggregati le cui unità sono allineate in
serie lungo una direttrice e in alcuni casi si sviluppano per molte decine di metri
(significativo da questo punto di vista l’aggregato n.10, Figura 4.52). Questa
particolarità porta gli aggregati a estendersi lungo dei pendii, con la conseguenza di
avere una linea di campagna inclinata: le unità strutturali, quindi, oltre ad assumere
quote differenziali in copertura, posseggono anche quote del piano di campagna
diverse (come diverse sono spesso anche le quote di fondazione, aspetto che verrà
però trattato nel parametro 10 della scheda).
- Per la scelta del volume idealmente regolare si è scelto di modellare le varie unità
strutturali come dei prismi verticali la cui altezza è misurata dalla quota di attacco a
300 | Capitolo 4
terra della facciata più alta alla quota della linea di gronda 210; allo stesso modo anche
il volume ideale è costruito come un prisma verticale caratterizzato da 2 quote così
calcolate211:
i. si effettuano le medie aritmetiche delle quote di attacco a terra e di gronda delle
unità strutturali componenti l’aggregato;
ii. si imposta come quota di base del volume ideale quella più vicina alla media tra
quelle delle unità strutturali;
iii. allo stesso modo, si imposta come quota di sommità del volume ideale quella più
vicina alla media tra quelle delle unità strutturali.
In Figura 4.54 è illustrato, come esempio, il modello dell’aggregato n.14 con raffigurati i
volumi differenziali delle unità strutturali rispetto alle quote di riferimento del volume
ideale: i solidi rossi rappresentano i volumi esistenti in eccesso, mentre i volumi mancanti
sono schematizzati in wireframe; le retinature bianche corrispondono alle quote di base e di
sommità del volume ideale.
In Figura 4.55 si riporta lo stralcio della scheda dell’aggregato n.14 relativo al parametro 1:
Figura 4.54 – Modello costruito per la valutazione del parametro 1 (aggregato n.14).
210
Si è deciso di scegliere la linea di gronda minore tra quelle appartenenti alle coperture delle unità
strutturali; qualora, però, una unità presenti linee di gronda che differiscono in quota per più di 1,80m
(ad esempio in presenza di altane o sopraelevazioni parziali), allora, per la valutazione di questo
parametro, quella unità viene suddivisa in due o più sub-unità strutturali.
211
La componente planimetrica del volume ideale viene descritta nel parametro 2.
Capitolo 4 | 301
Figura 4.55 – Quantificazione del parametro 1 (aggregato n.14). Legenda: U.S. unità strutturale; A
superficie (ID del volume “ideale”); HMAX altezza; QGR quota di gronda (DIFF differenziale, RIF di
riferimento del volume “ideale”); QPC quota del piano campagna (DIFF differenziale, RIF di
riferimento del volume “ideale”); VDIFF volume totale in eccesso e in difetto; V volume del modello
dell’U.S. (ID del volume “ideale”).
Parametro 2 – Differenze geometriche in pianta
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- l'aggregato n.6 presenta una superfetazione "tagliata" dal perimetro della pianta
(Figura 4.56) in rispetto della convenzione 1 (“pianta circoscritta” descritta al capitolo
2, § 2.1.2.2);
- nell'aggregato n.14 tutta la corte aperta è compresa nel perimetro della pianta ideale
nel rispetto della convessità prescritta dalla convenzione 2 (“pianta convessa”
descritta al capitolo 2, § 2.1.2.2); superfetazione e corte (retinate in bianco in Figura
4.56) andranno a formare il volume in eccesso o mancante preso in considerazione
per la valutazione della vulnerabilità del parametro;
- non sempre è stato facile rispettare contemporaneamente tutte le convenzioni (§
2.1.2.2), anzi, è sembrato più corretto ignorarne a volte qualcuna con l’obiettivo di
evitare episodi di sovrastima o di sottostima della vulnerabilità. Un esempio è la
pianta ideale dell’aggregato n.15 (Figura 4.57): in questo caso il rispetto della
convenzione di convessità avrebbe sovrastimato la vulnerabilità a causa dell’estesa
piazza che l’aggregato racchiude; il volume differenziale che si sarebbe venuto a
considerare, infatti, avrebbe fatto salire eccessivamente il valore del parametro. Si è
optato nel considerare l’aggregato come sviluppato in modo lineare lungo una
direttrice a “C” piuttosto che come un aggregato a corte; questo si è tradotto nel
delineare la pianta ideale come mostrato in Figura 4.57.
In Figura 4.58 si riporta lo stralcio della scheda dell’aggregato n.14 relativo al parametro 2:
302 | Capitolo 4
Figura 4.56 – Individuazione della pianta (poligono bianco) del volume ideale (aggregati n.6 e n.14).
Figura 4.57 – Individuazione della pianta (poligono bianco) del volume ideale (aggregato n.15).
Figura 4.58 – Quantificazione del parametro 2 (aggregato n.14).
Parametro 3 – Massima differenza tra il numero di piano medio e quello delle singole
unità strutturali
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- il confronto degli aggregati n.17 e n.18 (Figura 4.59) mette in luce la significatività e
soprattutto l’indipendenza del parametro 3 in confronto alla valutazione delle
cubature eccedenti in alzato messa in atto dal parametro 1: infatti, gli aggregati
raffigurati sono caratterizzati da un valore di vulnerabilità similare del parametro 1
(0,263 per l’aggregato n.17; 0,297 per l’aggregato n.18) ma sensibilmente differente
del parametro 3 (0,15 per l’aggregato n.17; 0 per l’aggregato n.18); addirittura si
osserva una vulnerabilità legata alle eccedenze volumetriche maggiore laddove è
minore quella relativa alla massima differenza del numero di piani dalla media.
Capitolo 4 | 303
Figura 4.59 – Modelli degli aggregati n.17 e n.18 con illustrate in rosso le eccedenze volumetriche
rispetto al volume "ideale" e con indicati il numero di piani delle unità strutturali.
Parametro 4 – Differenze nei materiali e nelle tipologie costruttive
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- la mappatura delle tipologie costruttive degli edifici del centro storico di Camerano ha
richiesto l’analisi di pratiche edilizie in archivio per completare le informazioni
ottenute dai sopralluoghi e dai documenti del piano particolareggiato del centro
storico. In taluni casi si sono riscontrate tipologie costruttive diverse tra gli
orizzontamenti appartenenti alla stessa unità strutturale e dovuti a ristrutturazioni
parziali degli edifici. Per la valutazione di questo parametro si è ritenuto opportuno
associare a queste unità la tipologia costruttiva che comportava una vulnerabilità
maggiore;
- si è scelto di adottare come tipologia di riferimento quella prevalente nel centro
storico, ossia la muratura portante in conci squadrati di pietra arenaria con
orizzontamenti a impalcati lignei212;
Parametro 5 – Epoca di costruzione o di ultimo intervento
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- per le tipologie di interventi si fa riferimento a quelle definite nell’art.3 del DPR
380/2001;
- è stata condotta una ricerca d’archivio per visionare quante più possibili pratiche
inerenti gli interventi edilizi portati a termine nel centro storico. In Figura 4.60 si
localizzano gli edifici associati a pratiche edilizie visionate, le quali sono state
suddivise in fasce temporali (antecedenti al 1974, comprese tra il 1954 e il 1990,
successive al 1990);
212
Non è stata presa in considerazione come “differenza tipologica” l’eventuale listatura con ricorsi di
mattoni dei paramenti in pietra arenaria squadrata; questo principalmente a causa della difficoltà
nell’individuazione della muratura listata in luogo della muratura con soli conci in pietra, dovuta alla
diffusa presenza di intonaci che occultano la vista. La maggior parte delle classificazioni come “pietra
arenaria” infatti è stata consentita dallo studio delle “schede d’indagine diretta” preliminari alla
stesura del Piano Particolareggiato per il centro storico del 1974, in cui però non si fa distinzione tra
muratura semplice o listata, benché quest’ultima sia stata comunque osservata in diversi edifici.
304 | Capitolo 4
-
-
il limite temporale preso come convenzione è l’anno 1974: anno di adozione del
Piano Particolareggiato per il centro storico 213. Uno strumento urbanistico attuativo di
questo genere, infatti, è garante di una oculata attenzione alle problematiche di
recupero del centro, sia in termini meramente architettonico-funzionali che di difesa
dal problema sisma: dalle norme tecniche attuative originali del piano emerge, ad
esempio, la grossa limitazione data alle sopraelevazioni degli edifici (destinata in
pratica solo al conseguimento dell’abitabilità dei vani) e la prescrizione di
demolizione per una gran parte delle superfetazioni presenti nel perimetro del centro
storico;
si è ritenuto quindi ragionevole suddividere gli interventi edilizi antecedenti al 1974
da quelli assoggettati alle prescrizioni del PPCS successivamente a questa data.
.
Figura 4.60 – Localizzazione delle pratiche edilizie visionate relative agli edifici all’interno del
centro storico di Camerano.
Parametro 6 – Presenza di bucature non allineate o eccessive, orizzontamenti sfalsati
Per questo parametro valgono le considerazioni descritte al capitolo 2 (§ 2.2.2.8).
Parametro 7 – Presenza di edifici a comportamento non scatolare
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- si è scelto di associare a un edificio “scatolare” la presenza di sistemi di rinforzo quali
catene e cordoli, più facilmente rilevabili, e stabilire convenzionalmente che la
213
Nonché anno dell’entrata in vigore della legge n.64/1974: corpus normativo su cui è basata
l’attuale legislazione antisismica.
Capitolo 4 | 305
mancata presenza (o la mancata rilevazione per scarsità di informazioni) di entrambi
questi elementi sia sinonimo di comportamento non scatolare.
Parametro 8 – Forma complessiva dell’aggregato
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- si approssima il perimetro dell’aggregato con il poligono di base del volume “ideale”
costruito per la valutazione dei parametri 1 e 2 della metodologia; a tale perimetro si
congiungono sporgenze o rientranze proprie della pianta reale, solo se queste
raggiungono una dimensione pari almeno al 25% di quella dell’aggregato nella
direzione del loro lato più lungo;
- si identificano 2 assi ortogonali per la verifica di simmetria, in accordo con le
direzioni principali di sviluppo dell’aggregato (dimensione maggiore e minore);
qualora la sagoma del poligono scelto si discosti molto dalla forma quadrangolare, la
scelta degli assi di simmetria si sceglie in accordo con le direzioni delle sporgenze o
rientranze considerate;
- si rileva una simmetria doppia nell’aggregato se non sono state considerate sporgenze
o rientranze e se i lati opposti del perimetro, rispetto ciascun asse di verifica, non
differiscono in lunghezza per più del 25% della misura maggiore;
- si rileva una simmetria semplice nell’aggregato se è presente almeno una sporgenza o
rientranza relativa ad una direzione ma nessuna in quella ortogonale o se i lati opposti
del perimetro, rispetto ad un asse di verifica differiscono in lunghezza per più del 25%
della misura maggiore;
- si rileva una asimmetria nell’aggregato se è presente almeno una sporgenza o
rientranza in entrambe le direzioni o se i lati opposti del perimetro, rispetto ciascun
asse di verifica, differiscono in lunghezza per più del 25% della misura maggiore.
Figura 4.61 – Costruzione del perimetro planimetrico dell'aggregato n.1 per la verifica di simmetria
(destra) a partire dalla pianta del volume "ideale"(sinistra).
In Figura 4.61 sono messe a confronto 2 piante dell’aggregato n.1 preso come esempio. A
sinistra è riportato (quadrilatero bianco) il poligono della pianta di base del volume “ideale”
relativo alla valutazione dei parametri 1 e 2; a destra (sempre con poligono bianco) viene
individuato il perimetro per la verifica di simmetria dell’aggregato: nel caso (a) sia la
sporgenza che la rientranza hanno una lunghezza minore del 25% della dimensione di tutto
l’aggregato (approssimato con la pianta “ideale”) lungo la medesima direzione; nei casi (b)
306 | Capitolo 4
e (c) le rientranze superano la soglia del 25% e per questo vengono considerate per la
verifica di simmetria planimetrica. La scelta degli assi di riferimento è derivata
dall’individuazione dell’asse principale di sviluppo dell’aggregato (asse lungo) e dall’asse
ad esso ortogonale (asse corto). Entrambe le rientranze considerate nel perimetro di verifica
si sviluppano lungo lo stesso asse (quello corto) perciò si identifica una asimmetria rispetto
l’asse lungo dell’aggregato (le stesse rientranze sono infatti irrilevanti nella direzione
ortogonale); inoltre i lati corti del perimetro (agli estremi dell’asse lungo) hanno una
dimensione paragonabile e non causano asimmetria rispetto l’asse corto secondo le
convenzioni adottate: l’aggregato n.1 presenta perciò una simmetria planimetrica semplice.
Parametro 9 – Stato di conservazione (debito manutentivo)
Si riportano di seguito alcune considerazioni:
- nell’applicazione al caso di Camerano ci si è appoggiati perciò ad uno studio portato
avanti dalla Regione Marche circa la lettura del debito manutentivo del patrimonio
architettonico in ottica di vulnerabilità sismica 214.
Nello studio citato si è cercato di sistematizzare sia le attività di lettura e analisi delle forme
di degrado sia quelle relative alla valutazione dello stato di alterazione come perdita di
efficienza strutturale in relazione al debito manutentivo215. Per il rilevamento e la
valutazione delle forme di degrado il manufatto viene considerato come insieme di tre
sistemi (sistema resistente delle murature, sistema copertura/solai, sistema di raccolta acque
meteoriche) ciascuno dei quali suddiviso nei vari elementi componenti 216.
Sono stati, quindi, messi a punto degli indicatori di registrazione dei fenomeni di degrado:
il livello di intensità lesiva (suddiviso in iniziale, intermedio ed evoluto) e l’estensione
dell’azione aggressiva (puntuale, diffusa, generalizzata), nonché l’eventuale localizzazione
in zone sensibili dove il degrado potrebbe rappresentare un moltiplicatore della
vulnerabilità217.
Livello ed estensione vanno a comporre la “matrice di attribuzione” del valore di perdita
potenziale di efficienza strutturale (Pp), per ciascun fenomeno considerato. Tale perdita di
potenziale è distinta in 4 valori218:
1. Pp1: prima manifestazione del fenomeno di degrado, ininfluente sulla resistenza
strutturale;
2. Pp2: degradazione con scarsa influenza sulla resistenza strutturale;
3. Pp3: degradazione con moderata influenza sulla resistenza strutturale;
4. Pp4: degradazione con elevata influenza sulla resistenza strutturale.
In Figura 4.62 si riporta l’esempio della “matrice di attribuzione” della perdita potenziale di
efficienza strutturale prevista per il fenomeno dell’erosione dei giunti di malta (relativo al
sistema resistente delle murature).
214
Marino F., Moretti A., 2007, p.43.
Ibid.
216
Ibid.
217
Ibid, p.47.
218
Ibid, p.48.
215
Capitolo 4 | 307
Figura 4.62 – "Matrici di attribuzione" della perdita potenziale di efficienza strutturale relative al
fenomeno dell’erosione dei giunti di malta delle murature: a sinistra la matrice relativa a una parte
generica del sistema, a destra quella relativa a una “zona critica” del sistema 219.
Questo studio ha permesso di stabilire delle convenzioni circa l’associazione della
condizione di “cattiva” conservazione alle unità strutturali per il calcolo del parametro:
- si è stabilito che una unità strutturale è da considerare in “cattivo” stato di
conservazione qualora manifesti almeno un fenomeno di degrado classificato con Pp2
o peggiore, viene considerata in “buono” stato altrimenti;
- sono stati considerati solo i fenomeni di degrado relativi al sistema resistente delle
murature, in quanto il sistema copertura/solai e il sistema di raccolta delle acque
meteoriche sono di difficile accesso o di difficile rilevazione.
Si prenda ad esempio l’unità strutturale 103 dell’aggregato n.6: essa presenta un debito
manutentivo diffuso conseguente allo stato di abbandono in cui versa l’edificio. Per i criteri
seguiti però si identifica soprattutto un’erosione dei giunti di malta a uno stato intermedio al
di sotto del davanzale di una finestra al piano terra (Figura 4.63): è quindi un degrado
puntuale localizzato però in una zona critica del sistema murario. Si è assegnato quindi
(secondo la matrice riportata in precedenza in Figura 4.62) un valore Pp2 al degrado
rilevato, il quale consente di classificare l’unità in “cattivo” stato di conservazione secondo
la convenzione adottata.
219
Immagine tratta da Marino F., Moretti A., 2007, p.68.
308 | Capitolo 4
Figura 4.63 – Fenomeno di degrado relativo all'unità strutturale 103 dell'aggregato n.6 (erosione dei
giunti di malta puntuale allo stato intermedio).
Parametro 10 – Geomorfologia e sedime dell’aggregato
Per questo parametro valgono le considerazioni descritte al capitolo 2 (§ 2.2.2.8).
4.4.5.1. Risultati
L’indice di vulnerabilità IVn è dato dal rapporto tra la vulnerabilità assoluta VAn
dell’aggregato n-esimo e quella massima VMAX ottenibile dalla scheda Nel caso specifico di
Corinaldo VMAX è dato dalla somma dei pesi di tutti i parametri.
Nella sperimentazione sugli aggregati di Offida, così come per Senigallia (§ 4.1.5.2) e
Corinaldo (§ 4.3.5.2), la vulnerabilità massima VMAX era pari a 4,6. Per Camerano invece
tale valore è stato innalzato a 5,2. Ciò è dovuto essenzialmente alla modifica delle soglie
massime di vulnerabilità che convenzionalmente erano state apposte ai primi 2 parametri
della scheda utilizzata per la sperimentazione. Per quanto riguarda il parametro 1 la soglia
massima causerebbe una sottostima della vulnerabilità di gran parte degli aggregati (che in
alcuni casi oltrepassano ampiamente la soglia di 0,2); perciò è stato adottato come valore
massimo del parametro il v1 più alto tra i 21 calcolati (pari a 0,51). Lo stesso vale per il
parametro 2 per il quale è stato adottato come valore massimo il v2 più alto tra i 21 calcolati
(pari a 0,49).
Tenendo presenti le “correzioni” fatte per i primi due parametri l’indice di vulnerabilità
dell’aggregato è così determinata:
10
IVn 
VAn

VMAX
v  p
i 1
i
i
5,2
In Tabella 4.65 vengono riportati i risultati ottenuti per i 21 aggregati schedati: sono
elencate le vi di ciascuno dei 10 parametri e infine i valori finali di VAn e IVn.
Capitolo 4 | 309
Tabella 4.65 – Risultati dell'applicazione della “scheda aggregato” ai 21 aggregati del centro
storico di Camerano; in grassetto gli aggregati che risultano avere la vulnerabilità maggiore.
Gli aggregati del centro storico di Camerano presentano una vulnerabilità (in termini di
indice IV) che va da un minimo del 29% per l’aggregato n.8, a un massimo del 67% per
l’aggregato n.3. Il range di 38 punti percentuali su cui sono distribuiti gli aggregati dimostra
la valenza della metodologia nel cogliere le differenze in termini di vulnerabilità.
Si possono ulteriormente suddividere gli aggregati per classi di vulnerabilità, ai fini di una
mappatura dell’indice IV. Si definiscono perciò 5 classi corrispondenti ad altrettanti
intervalli dell’indice di vulnerabilità220:
- Alta: IV ≥ 60%
- Medio-alta: 50% ≤ IV ≤ 59%
- Media: 40% ≤ IV ≤ 49%
- Medio-bassa: 30% ≤ IV ≤ 39%
- Bassa: IV < 30%
La classificazione aiuta a vedere come sono distribuiti gli aggregati all’interno del range di
vulnerabilità rilevato (Grafico 4.16): si nota una distribuzione compresa tra le classi Media
e Medio-alta.
220
La scelta delle classi è meramente convenzionale e tarata con i valori ottenuti per gli aggregati di
Camerano; tale suddivisione può non cogliere le reali differenze di vulnerabilità in altri campioni
studiati.
310 | Capitolo 4
Rappresentando infine l’indice di vulnerabilità su di una mappa del centro storico è inoltre
possibile apprezzare la distribuzione spaziale della vulnerabilità degli aggregati (Figura
4.64).
Grafico 4.16 – Distribuzione degli aggregati tra le classi di vulnerabilità.
Figura 4.64 – Mappa di isovulnerabilità del centro storico di Camerano.
Capitolo 4 | 311
L’aggregato con la vulnerabilità maggiore è il n.3, costituito da 3 unità strutturali: l’alto
indice è dovuto principalmente alle differenze nei materiali e nelle tipologie costruttive
riscontrate (murature in pietra e in mattoni), all’assenza di interventi di miglioramento negli
ultimi 60 anni, il che influenza anche lo stato di conservazione in cui versa, e allo
sfalsamento totale dei solai rilevato.
Degli altri 2 aggregati in fascia di vulnerabilità Alta, il n.10 spicca per il più alto tasso di
differenze tipologiche (materiali e costruttive) del campione e un alto rapporto di
volumetria differenziale in elevazione (causata da un consistente sviluppo lineare
dell’aggregato in pendenza); il n.16 è caratterizzato dal più alto rapporto di volumetria
differenziale planimetrica, causato da uno sviluppo a “T” dell’aggregato (la forma attuale è
il risultato di demolizioni di unità non più esistenti che prima costituivano un blocco
regolare).
Analizzando i risultati ottenuti guardando ai singoli parametri piuttosto che ai singoli
aggregati, emerge una certa variabilità nel contributo che ciascun aggregato apporta alla
formazione della gerarchia di vulnerabilità.
Il parametro 3 risulta poco incisivo: i 2 aggregati (n.10 e n.15) che presentano la v3
maggiore (0,5) mostrano una grande variabilità nel numero dei piani delle proprie unità
strutturali, ma raggiungono solo la metà della vulnerabilità massima prevista dal parametro;
ben 15 aggregati su 21 inoltre presentano una v3 pari a 0 nonostante non mostrino una
condizione”ideale” in termini di vulnerabilità sismica, ma soprattutto vengono equiparati a
fronte di differenze evidenti221. Una diversa taratura dell’indice eviterebbe di sottostimare la
vulnerabilità di taluni aggregati e di cogliere differenze reali, in particolar modo tra unità
strutturali contigue.
Il parametro 9 è altresì poco incisivo; in questo caso però i bassi valori riscontrati (ben 13
aggregati presentano una v9 pari a 0) derivano da un effettivo stato di buona conservazione.
Infine, l’indice v10 del parametro 10 risulta massimo per 19 aggregati su 21, a causa della
morfologia stessa del centro e dello sviluppo in pendenza della quasi totalità degli
aggregati; per questi motivi nell’ottica di cogliere differenze relative fra gli aggregati tale
parametro è poco utile.
221
Ad esempio sia l’aggregato n.1 che il n.7 possiedono una v3 pari a 0; ciononostante mentre nel
primo aggregato tutte le unità strutturali si elevano per 2 piani fuori terra, nel secondo coesistono
(addirittura contigue) una unità da 3 piani e una da 1,5 piani.
312 | Capitolo 4
4.5. Considerazioni finali
53
41
40
37
37
36
36
35
35
35
34
34
34
34
33
33
32
33
31
31
31
30
30
30
29
29
29
29
29
29
28
28
28
28
27
27
26
21
Classe Bassa
(n.componenti
di rischio)
252,61
198,39
191,47
178,69
178,00
174,24
171,57
169,23
167,03
166,12
163,38
162,21
162,00
161,60
158,94
157,05
154,60
157,92
149,75
147,86
146,81
145,69
145,44
145,03
141,21
141,11
140,58
139,85
139,30
137,71
135,75
133,86
133,62
132,89
130,77
129,53
122,58
102,61
Centro storico
Classe Media
(n.componenti
di rischio)
Rischio sismico Rischio sismico
normalizzato
(esclusa
(Rmax di
pericolosità)
riferimento = 480)
Classe Alta
(n.componenti
di rischio)
Dai dati appena ottenuti è possibile in conclusione ottenere una graduatoria di Rischio del
campione di 34 centri storici, con l’aggiunta dei quattro centri analizzati nella provincia di
Ancona: Senigallia, Loreto, Corinaldo e Camerano (in rosso in Tabella 4.66, Grafico 4.17).
Senise
Monte Sant'Angelo
Francavilla in Sinni
Viaggianello
San Severino Lucano
Noepli
Senigallia
San Giorgio Lucano
San Marco in Lamis
Castelsaraceno
Offida
Episcopia
Castelli
Corinaldo
Farindola
Teana
Chiaromonte
Ovindoli
Loreto
Rotonda
Castelvecchio Subequo
Castelluccio Inferiore
Castelluccio Superiore
Cagnano Varano
San Costantino Albanese
San Giovanni Rotondo
Bisegna
Calvera
San Paolo Albanese
Camerano
Terranova del Pollino
Fontecchio
Valsinni
Cersosimo
Aielli
Tione degli Abruzzi
San Nicandro Garganico
Lesina
1
1
1
0
0
0
2
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
1
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
0
2
2
2
3
3
2
1
3
2
2
3
1
1
3
2
1
2
2
1
2
2
0
1
2
2
3
1
2
1
2
1
0
0
1
2
0
0
1
3
3
3
3
3
4
3
3
3
4
3
5
5
3
4
5
4
4
4
4
4
6
5
4
4
3
5
4
5
4
5
6
6
5
4
6
6
5
Tabella 4.66 – Valori dell’Indice di Rischio (indipendenti dalla pericolosità), posti in ordine
decrescente, ottenuti con il nuovo criterio di normalizzazione.
Capitolo 4 | 313
Grafico 4.17 – Grafico riassuntivo dell’Indice di Rischio ottenuto con il nuovo criterio di
normalizzazione.
4.6. Bibliografia
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editrice, Roma, 2013.
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314 | Capitolo 4
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[11] Mucciarelli M., Tiberi P., Studio delle sorgenti sismogenetihce lungo la fascia costiera
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Perugia, 2007.
[16] Società amici di Corinaldo (a cura di), Corinaltum, pubblicazione periodica.
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[1] OPCM 3274/2003, Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione
sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona
sismica, G.U. 8.05.2003, n.105, Roma, 2003.
[2] D.M. 14.01.2008, Nuove norme tecniche per le costruzioni, G.U. 4.02.2008, n.29,
Ministero delle Infrastrutture, dell’Interno e Dipartimento Protezione Civile, Roma,
2008.
[3] Circolare 2.02.2009, n.617, Istruzioni per l’applicazione delle “Norme Tecniche per le
Costruzioni” di cui al D.M. 14 gennaio 2008, Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici,
Roma, 2009.
[4] UNI EN 1998-1:2005, Eurocodice 8, Progettazione delle strutture per la resistenza
sismica. Parte 1: Regole generali, azioni sismiche e regole per gli edifici, versione
italiana del gennaio 2007.
[5] DPR 6.06.2001 n.380, Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in
materia edilizia, G.U. 20.10.2001, n.245.
[6] Legge n.64 del 2.02.1974, Provvedimenti per le costruzioni con particolari
prescrizioni per le zone sismiche, G.U. 21.03.1974, n.76.
Sitografia
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[2] http://www.protezionecivile.gov.it/cms/attach/editor/rischio-sismico/Scala_MCS1930.pdf, dicembre 2013.
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Macrosismico Italiano. Milano, Bologna, http://emidius.mi.ingv.it/DBMI11, DOI:
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[4] http://www.cslp.it/cslp/index.php?option=com_docman&task=doc_details&gid=3280
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[5] http://www.comune.senigallia.an.it/site/senigallia/live/taxonomy/senigallia/cose_in_co
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Capitolo 4 | 315
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[7] http://demo.istat.it/pop2011/index.html, dicembre 2013.
[8] http://dawinci.istat.it/MD/dawinciMD.jsp?a1=m0GG0c0I0&a2=mG0Y8048f8&n=1U
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[9] www.touringclub.com, dicembre 2013.
[10] http://tcmmisa.regione.marche.it/prg_mar2012/Default.aspx, dicembre 2013.
[11] http://www.comune.senigallia.an.it:8081/jediliziaconsultazioni/, gennaio 2014.
[12] http://www.senigalliapodcast.it/urbanistica/approvazione_centro_storico_cervellati/Approvazione/_01_REL
AZIONE.pdf, gennaio 2013.
[13] http://comune.loreto.an.it/cittadino/index.php?id=25&idass=1093, gennaio 2014.
[14] http://www.cflr.beniculturali.it/Gregoriano/s_mappette.php?Provincia=Ancona&Territ
orio=Corinaldo&Denominazione=Corinaldo&Mappa=32&Descrizione=&Sezione=%
20&Soggetto, novembre 2013.
[15] http://www.corinaldo.it/servizi/Menu/dinamica.aspx?idSezione=17227&idArea=1723
2&idCat=19116&ID=19898&TipoElemento=Categoria, gennaio 2014.
[16] Catalogo dei forti terremoti, dal 461 a.c. al 1997, http://storing.ingv.it/cfti4med/,
agosto 2012.
[17] http://www.grottedicamerano.it/, gennaio 2014.
[18] http://www3.istat.it/dati/catalogo/20071018_11/fp-ancona.pdf, dicembre 2013.
[19] http://dawinci.istat.it/daWinci/jsp/isTavola.jsp?tav=020&liv=4&ua=042&sep=0&ist=
0, gennaio 2014.
Altre fonti
[1] Comune di Camerano, Piano Particolareggiato del centro storico, 1974.
[2] Comune di Corinaldo, Tavole e Relazioni illustrative del Piano Particolareggiato
Esecutivo, 1978.
[3] Comune di Senigallia, Bacci F. (a cura di), Interventi di Restauro Strutturale.
[4] Comune di Senigallia, Piano Strutturale del verde del Comune di Senigallia,
Senigallia, 2007.
[5] Comune di Senigallia, Norme Tecniche di Attuazione del Piano Particolareggiato del
centro storico di Senigallia (approvazione con delibera C.C n.89 del 14-15-21-27-28
ottobre e 4 novembre 2009).
[6] Documentazione consegnata al Comune di Corinaldo in data 30 novembre 2010 (prot.
n.453) a seguito della Convenzione tra l'Università Politecnica delle Marche e il
Comune di Corinaldo per la ricerca scientifica inerente la valutazione e la riduzione
del rischio sismico del centro storico dello stesso Comune (Determina del Direttore n.9
del 01.03.2010).
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