in ascolto di padre arsenio - Suore di Maria Consolatrice

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in ascolto di padre arsenio - Suore di Maria Consolatrice
Vita nello Spirito con PADRE ARSENIO
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La fede, esperienza dell’incontro
Patì sotto Ponzio Pilato,
fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi.
Il terzo giorno resuscitò.
MORTE E RESURREZIONE
Mai l’una senza l’altra. Anche in queste riflessioni non vogliamo disgiungere la realtà dell’unico grande mistero per
poter riflettere su di esso nella sua integralità.
Per tanto, in questo Inserto proponiamo le riflessioni teologiche e spirituali sul tema, mentre rimandiamo al prossimo numero gli apporti di padre Arsenio su questi argomenti.
SOTTO PONZIO PILATO 1
In entrambe le formule del Credo, quello Apostolico come
quello Niceno-Costantinopolitano, si fa menzione di Ponzio
Pilato. Non è solo per una conferma della storicità degli eventi; Pilato è un richiamo alla nostra libertà.
Quel minuto in cui Pilato poteva decidere della vita di Cristo
dura eternamente e si perpetua nella vita di ciascuno di noi.
Ogni giorno la voce della coscienza ci colloca davanti alla
scelta di conoscere la verità, di accettarla o di rigettarla.
È in relazione a questa libertà che si decide la nostra salvezza
o la nostra morte spirituale.
1
Cf. A. Schmemann, Credo, Ed. Lipa, Roma 2012, p.82.
I
FU CROCIFISSO
Dio si è incarnato ed è stato condannato, si è fatto uomo ed è
stato ucciso e messo in una tomba.
In questa contrapposizione di amore e odio, di dono e rifiuto
ci si svela l’esperienza cristiana del male. E, allo stesso tempo,
la consapevolezza della vittoria di Cristo sulla morte.
Fino a qualche giorno prima la folla lo osannava…che cosa ha
cambiato l’amore in odio, la devozione in rifiuto?
Cristo è crocifisso perché rivela pubblicamente il male di
cui vivono gli uomini; un male che addirittura si fa passare
per bene, nascondendosi dietro la maschera della falsa bontà,
dell’osservanza farisaica, della felicità promessa. Il male si
alimenta di menzogna, di fraintendimento, di oscurità; portarlo alla luce è ferirlo e sconfiggerlo! Sulla croce il male è smascherato come male, ed è a partire da questo momento che
comincia la distruzione del male stesso e la vittoria sulla morte.
MORÌ E FU SEPOLTO
Cristo vince la morte, ma ciò avviene attraverso la sua sofferenza volontaria.
Tutte le religioni promettono di mettere fine alla sofferenza;
l’uomo la rifiuta certo che non dovrebbe esistere. E di certo
Dio non ha creato l’uomo per la sofferenza, ma per la gioia.
Ogni sofferenza è dunque una vittoria del male e del maligno
nel mondo creato da Dio.
Ma il cristianesimo non promette l’abolizione del male, la
cancellazione della sofferenza. In Cristo ci rivela la trasformazione della sofferenza stessa in vittoria.
Cristo compie questa trasformazione accettando Lui stesso liberamente e volontariamente di soffrire.
Realmente Dio discende. Assume tutti i limiti umani, li fa suoi
nella persona di Cristo, li attraversa completamente, li soffre come uomo. Per amore, volontariamente, Egli prende su
II
di sé tutte le nostre situazioni di morte e di inferno.
Solo Gesù ha saputo veramente cosa significhi la morte, perché Egli ne ha misurato tutto l’abisso. Sulla croce, il Dio fatto
uomo sperimenta la separazione dal Padre, Egli che vive
per il Padre ed è una cosa sola con Lui2. «Il nostro inferno,
quello del dubbio, della disperazione, della rivolta…si frappone per un istante tra il Padre e il Figlio, come se la loro unità
infinita si lacerasse».3
Dio non si impone sul male con il miracolo facile, con
l’autorità divina, come vorrebbe il demonio (vedi tentazioni di
Gesù nel deserto), ma sceglie il silenzio e la croce: «non può
sopprimere d’autorità le tenebre, può crocifiggersi ad esse
per amore, venire nella sua stessa assenza per riempire tutto
con la sua luce» 4. Perché se Dio sopprimesse autoritariamente
il male, annullerebbe anche la nostra libertà: se non esistesse
la possibilità del male, non ci sarebbe neppure l’esercizio della
nostra libertà nello scegliere tra bene e male.
In Gesù Cristo, una volta di più si rivela Dio come amore folle, crocifisso e liberatore.
Con l’obbedienza libera e amorosa al Padre Cristo abbatte il
muro del nostro peccato - la nostra separazione da Dio - ed entrando nell’assenza di Dio, nel nostro inferno, lo frantuma.
Così mentre si riconsegna al Padre, riunisce al tempo stesso
l’uomo a Dio, colmando finalmente l’abisso. L’uomo può così
comprendere quanto sia amato.
Dio dà all’uomo la prova suprema di amore che è soffrire e
morire per chi si ama.
2
Cf Gv 6,57; Gv 10,30
Cf. O. Clément, Anacronache, Jaca Book 1992, p.75.
4
Ivi, p.74
3
III
Contempliamo
Egli dette le sue mani
per essere forate dai chiodi
per rimediare alla mano
che aveva colto il frutto.
Fu colpito sulla guancia
per rimediare alla bocca
che aveva mangiato
nell'Eden.
E mentre il piede di Adamo
era libero
i suoi piedi furono trafitti.
…Fu spogliato perché noi
possiamo essere rivestiti
Egli prese per sé
un corpo che fu ferito,
così che con l'apertura
del suo fianco
Egli poté riaprire a noi
la strada al paradiso.5
5
Cf S. Efrem, Inni di Nisibi, 36 e Inno sulla Natività n.8
IV
Cristo
ha
dunque assunto, sofferto e vinto
la morte nella sua stessa
persona.
L’ha accettata come suo
destino personale e l’ha
rivestita di
amore, perciò di vita; di fede, e perciò di vita; di speranza,
e perciò di vita. Ha reso questa accettazione la forza capace
di ridurre a niente il potere distruttore della sofferenza. «La
morte, il morire aspettano tutti noi. Ma, confessando il Credo,
la Chiesa afferma che nella morte noi incontriamo Cristo, e
che Egli ha trasformato la nostra morte in un incontro con
Lui sulla soglia della resurrezione».6
DISCESE AGLI INFERI
Nel Sabato Santo, il Signore scende negli Inferi per incontrarvi ogni uomo, con il suo dolore e il suo peccato.
L’amore per la sua creatura spinge il Creatore non solo a farsi
uomo, scendendo dal cielo sulla terra, ma anche inseguire
l’uomo fin nel cuore del suo male, al cuore dell’inferno:
«Come un cercatore di perle ti sei immerso negli inferi per
cercare la tua immagine inghiottita dalla morte; come un povero e un miserabile sei sceso e hai sondato l’abisso dei morti; e la tua misericordia è stata ricompensata, perché hai visto
Adamo e l’hai ricondotto all’ovile» (Preghiera di Efrem)
6
A. Schmemann, op. cit. , p.96.
V
E ancora s. Efrem: «Il
Pastore di tutto è disceso a cercare Adamo, la pecora che si
era perduta; sulle sue
spalle l'ha portata, alzandola..». (Inni della
Resurrezione 1, 2)
Un’altra immagine che
i Padri hanno usato è
quella di Gesù che
scende agli inferi come un amo che si lascia inghiottire dal
pesce portando così la
morte dentro il “pesce” stesso. L’esca è
l’umanità di Cristo che
si lascia “divorare”
sulla croce, ma nasconde in sé l’amo della divinità che metterà a morte la morte.
«Al fine di operare la salvezza per mezzo della debolezza della carne, la natura divina è scesa nella morte, non per essere
trattenuta dalla morte ma per aprire le porte a quelli che,
grazie a Lui, sarebbero risorti».7
RESUSCITÒ 8
Così canta un’antica omelia siriaca: «Qualcosa di inatteso è
accaduto…. Ha rallegrato coloro che giacevano negli inferi;
ha illuminato coloro che abitavano sulla terra; ha fatto gioire
coloro che abitavano nei cieli».
7
8
Rufino di Aquileia, Spiegazione del Credo, 14-15
Cf O. Clément, Morte e resurrezione in Il mistero pasquale , Ed. Lipa.
VI
La Resurrezione è l’apparire del Vero Sole del mattino come
irresistibile invasione della Luce che mette in fuga ogni tenebra, anche dal più piccolo anfratto dell’esistenza umana.
«Ora tutto è ricolmo di Luce, il cielo, la terra e le regioni sotterranee». Dio è tutto in tutti.
Così la pasqua è il passaggio dalla morte alla vita; dalla corruzione all’incorruttibilità come esistenza nello Spirito: si passa
dal non-essere all’essere. dall’inferno al cielo, dalla morte della corruzione all’immortalità. E questo passaggio si fa in Cristo.
Solo così la vita e la luce ci vengono anche dalla morte e da
tutte le situazioni di sofferenza della nostra esistenza: se noi le
“configuriamo” nella fede alla Croce di Cristo.
VIVERE DA RISORTI
In Cristo, Dio riconquista e raggiunge l’uomo nell’amore, ma
solo l’adesione libera dell’uomo stesso può farlo “tornare” al
suo Creatore e Signore.
«Se la Passione è l’evidenza della storia, la Resurrezione è
il segreto della fede»9. Cristo muore sulla croce sotto gli occhi di tutti, ma non scende dalla croce sotto gli occhi di tutti: il
Risorto infatti si fa riconoscere solo dagli amici.
Occorre quindi amare, essere liberi, avere il cuore ardente per
riconoscerlo. Solo se il cuore si apre a lui, il Crocifisso si rivela come il Risorto e ci fa entrare nel mondo trasfigurato dove
l’occhio del cuore scopre la verità degli esseri e delle cose.
Se l’uomo resta chiuso nell’ al di qua, costruendo un muro
che gli impedisce di accedere allo Spirito, non potrà mai cogliere il significato profondo della sofferenza, della morte,
della croce. Si condanna all’incapacità della Pasqua, all’amore
“pagano”.
9
O. Clément, La libertà di Dio, Rimini 1983.
VII
Dicono i Padri che il nostro peggior peccato è essere insensibili alla resurrezione (cf Isacco il Siro).
«I cristiani che non vivono la Risurrezione non sono dei risorti! Hanno perduto lo Spirito del Vangelo. Hanno fatto della
Chiesa una macchina, della teologia una pseudoscienza, del
cristianesimo una vaga morale. Ritroviamo, riviviamo la teologia rovente di san Paolo: “Così come il Cristo è risorto dai
morti, così noi, i battezzati, dobbiamo condurre la vita nuova”
(Rm 6,4). Se coloro che credono nel Risorto portano in sé questa potenza di vita, allora si potranno trovare soluzioni ai problemi che angosciano gli uomini… Si tratta anzitutto di formare l’uomo interiore, di renderlo capace di un’adorazione
creatrice. Cristo è dappertutto».10
10
Cf Atenagora in Dialoghi con Olivier Clément, Morcelliana, Brescia
1995, 151.
VIII