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IL RASOIO DI OCKHAM Frustra fit per plura quod potest fieri per pauciora Organo ufficiale studentesco del Liceo Levi di Montebelluna 11 Novembre 2005 - Anno IV - Liceo Levi - Montebelluna Anno IV - Numero 27 (2) - 11 Novembre 2005 Editoriale HOLA! Le vacanze purtroppo sono finite, ci siamo lasciati alle spalle ombrelloni, spiagge, montagne, località esotiche… insomma la pacchia totale! È ora di riattivare i neuroni, e impiegarli in qualcosa di utile: dormire, fare festoni, pensare alle vacanze di Natale, aggiornarsi sulle vite dei propri compagni, ecc… Bentornati (e benarrivati per quelli di prima) alla solita avvincente e silenziosa vita da studente! E assieme a voi siamo tornati anche noi! Più forti che mai! La più autorevole “bocca da fuoco” del Triveneto è qui per dare voce alle vostre storie, opinioni, idee, sensazioni, critiche e lodi: infatti tutti voi, studenti, scaldasedie, asini, insegnanti, bidelli, dal primo all’ultimo potete partecipare a questo importante organo studentesco che è il nostro “Rasoio di Ockham”. Potete prendere parte alle riunioni, scrivere articoli, inviarci lettere (una cassetta della posta è presente in ogni sede e viene controllata periodicamente), e-mail all’indirizzo [email protected] anche per controbattere articoli pubblicati, e ancora, proporci idee su come e cosa rinnovare, disegnare, stampare, fascicolare, impaginare; di cose ce ne sono da fare! Cosa credete che siamo i migliori per niente? E proprio per essere più avvicinabili, quest’anno, finalmente, abbiamo una sede vera e propria!! Infatti il nostro preside Pillo ci ha affidato l’ormai ex-aula informatica 2, in sede centrale: noi saremo lì a vostra disposizione ogni giovedì dalle 12.30 alle 13.30. Comunque se avete bisogno di qualche punto di riferimento durante la settimana potete parlare con tutti i componenti della 4^E (Guarda Alta) e con i nostri caporedattori: Gloria Viel per il classico, e per la sede centrale-prefabbricato Simone Orsato, Francesco Groppo, Eleonora Salomon e Sara Giovine. (continua in penultima pagina) Rasoio di Ockham > PRO & CONTRO Opinioni a confronto di Sara Giovine e Federica Fragiacomo 3^A Il velo della discordia Pro? (Sara) Hijab, burka, chador o semplicemente velo islamico: chiamatelo come volete, ciò non toglie che questo piccolo pezzetto di stoffa sia oggetto di aspri dibattiti, generalmente circa il permesso o meno di utilizzarlo in luoghi pubblici, in particolare nelle scuole. Ma, evitando di addentrarci in intricati ragionamenti che potrebbero farci perdere di vista il nocciolo della questione, analizziamo il problema prendendo in considerazione degli episodi significativi. Siamo in Germania: Frau Ludin, dopo aver terminato con successo gli studi ed il servizio preparatorio, si candida per un ruolo di insegnante presso una scuola pubblica, ma la sua domanda viene respinta poiché non intende rinunciare a portare il velo nel corso delle lezioni. Ignorando quanto la ragazza possa aver studiato e ogni successo da lei conseguito durante la carriera scolastica, viene ritenuta non idonea alla professione da lei scelta, solamente per aver espresso il desiderio di voler conservare la sua identità. Turchia: ad una studentessa di religione islamica, iscritta alla Facoltà di Medicina dell’Università di Istanbul, viene interdetto l’accesso ad alcuni esami e lezioni, sempre a causa del suo rifiuto di togliersi il velo. Ancora, a due studentesse dell’Università di Ankara viene impedito di ottenere il rilascio del loro certificato di diploma, in quanto sulla fotografia erano ritratte con il foulard islamico. In Francia, poi, l’utilizzo di quest’ultimo è stato definitivamente vietato dalle autorità nel 2004, per tutelare la “laicité de la République”. Detto ciò, sarebbe quasi inutile aggiungere altro, essendo ormai chiara la mia posizione, ma voglio farvi riflettere sul perché di questa discriminazione, che per “proteggere la libertà di coscienza di coloro che abbiano differenti concezioni religiose”, finisce per diventare una nuova forma di razzismo: paura, pura paura. Della possibile penetrazione di integralismi religiosi nella nostra società e, più di ogni altra cosa, di fenomeni terroristici. Proprio così, perché dall’11 settembre di quattro anni fa abbiamo sistematicamente iniziato a “bollare” come cattivo, diverso, tutto ciò che appartiene alla cultura orientale. E cosa ci può essere di più rappresentativo di questa del velo islamico, ora trasformato nel simbolo politico del fondamentalismo? Molti sostengono che, come dovrebbe essere bandita la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche, così deve essere per il velo. Ma attenzione, la situazione è ben diversa: la presenza del crocifisso nelle scuole, infatti, è, sostanzialmente, un’imposizione dello Stato, che di conseguenza si identifica nella religione cristiana, e questo sarebbe effettivamente contrario alla legge sulla laicità statale; il velo invece è una scelta individuale, che esprime il desiderio di conservare la propria identità, di integrarsi secondo la propria autodeterminazione e, infine, di segnalare una non disponibilità sessuale. Per concludere, vorrei sottolineare che uno stato laico si caratterizza per la sua apertura nei confronti della diversità delle convinzioni religiose; ciò che non può fare è privilegiare o identificarsi con uno specifico orientamento politico, religioso od ideologico, ma non può impedirne il manifestarsi nelle diverse persone. 2 Opinioni a confronto Rasoio di Ockham Il velo della discordia O contro? (Federica) E’ innegabile che la nostra società negli ultimi anni stia diventando sempre più multiculturale, soprattutto a causa dell’immigrazione: culture diverse si trovano a dover convivere all’interno di uno stesso Stato, cercando di mantenere comunque la propria identità. Questo è un processo naturale e sarebbe impensabile per noi tentare di fermarlo, ancorandoci alle nostre abitudini e rifiutando quanto ci appare diverso perché sconosciuto. Ma, allora, come dovremmo comportarci di fronte ai problemi che ci si pongono davanti? Spesso, infatti, non sono problemi che coinvolgono solo aspetti superficiali, ma vanno a toccare aspetti più intimi e personali, poiché legati alla propria identità personale, religiosa o etnica. Una questione che solleva molte discussioni e che occupa spesso le pagine dei giornali è senza dubbio quella del diritto per le donne di fede islamica ad indossare liberamente il velo. L’hijab non è semplicemente un pezzo di stoffa vuoto di significato ma un simbolo della fede e dei valori delle donne che lo indossano, e pertanto vietarne per legge l’uso costituirebbe una lesione dei diritti della persona. Credo tuttavia che nei pubblici uffici, e in particolare a scuola, sarebbe bene non esporre alcun simbolo religioso, che sia un crocifisso o un hijab. Non tanto per imporre le mie idee agli altri e negare loro la libertà di esprimersi e manifestare la propria fede, ma perché in questi tempi di facili estremismi (non solo islamici) si rischia soltanto di acutizzare i conflitti. Purtroppo, infatti, i simboli religiosi finiscono spesso per essere strumentalizzati e diventare simboli di concezioni ideologiche o politiche che vanno al di là del loro reale significato. Guardatevi attorno, non serve leggere un giornale, basta dare un’occhiata ai muri delle città o ai sedili degli autobus pubblici per leggere infamanti scritte contro musulmani, ma non solo. Chi le scrive? Ragazzi, magari non molto più grandi di noi. Certamente è solo una minoranza quella di chi ci crede sul serio, ma se quelle scritte sono ancora al loro posto vuol dire che ci sono anche parecchie altre persone che si adeguano, e magari ripetono quegli slogan senza nemmeno sapere esattamente di che cosa stiano parlando. Alla base di quelle scritte razziste spesso c’è semplicemente l’ignoranza, ignoranza degli usi e costumi di culture distanti dalla nostra, e pertanto percepite come “nemiche”. Il primo passo per l’integrazione e una convivenza pacifica risiede nel conoscere chi ci sta davanti, le sue usanze e la sua storia. Il luogo che per definizione dovrebbe combattere l’ignoranza è la scuola: è qui infatti che le culture diverse dovrebbero essere spiegate, ed è sempre qui che dovrebbe cominciare il lungo lavoro per arrivare a comprenderle, e soprattutto a rispettarle veramente. La scuola pubblica, secondo la legge, è laica, e molti obiettano che proprio per questo motivo deve accogliere al suo interno tutti gli studenti, senza discriminazioni e nel rispetto della loro identità; su ciò non si discute, ma laica vuol dire anche che al suo interno si deve studiare e discutere senza inibizioni o discriminazioni legate alle diverse religioni, che sono estranee all’ambiente scolastico e legate invece ad una dimensione personale. Purtroppo, invece, ora come ora, sono proprio i simboli religiosi, di ogni tipo, a creare le prime discriminazioni fra gli studenti. Pertanto, finché non ci sarà una vera integrazione, la scuola dovrebbe impedire che ciò accada. 3 Rasoio di Ockham Liceo Levi Ci hanno accolti così... Mostra fotografica sull’assalto alle Torri Gemelle Nell’ambito del Progetto – Accoglienza organizzato per le classi prime del Nostro Liceo, abbiamo partecipato ad un’uscita a Padova, dove, oltre alla Cappella degli Scrovegni, abbiamo visto a Palazzo Moroni una mostra fotografica dedicata all’attacco alle Torri Gemelli del 2001. La mattina dell’11 Settembre 2001 l’America è stata colpita dal peggiore attacco terroristico della storia del Paese. Quattro aerei di linea sono stati dirottati dopo il decollo da membri della rete Al-Qaeda e diretti sui bersagli di New York e Washington. Gli attacchi hanno causato 2.800 vittime e centinaia di feriti. La devastazione rimarrà indelebile nell’inconscio collettivo mondiale e continuerà a restare tale nella memoria di tutti per sempre. E’ stato uno shock terribile che oggi ricordiamo con innumerevoli scatti del fotografo Joel Meyerowitz, che sofferma il suo obiettivo sul recupero dei resti e sull’aiuto dei soccorritori ai sopravvissuti delle Twin Towers. Meyerowitz ha sistematicamente documentato il dolore, le difficoltà dei soccorsi, gli sforzi delle demolizioni e degli scavi. Sono le uniche testimonianze fotografiche che esistono grazie a questo grandissimo fotografo che era il solo con accesso illimitato a Ground Zero, dal 13 settembre 2001. Meyerowitz è un fotografo pluri-premiato, i suoi lavori sono presenti in molte prestigiose collezioni pubbliche e private come il Museum of Modern Art di New York, il Whitney Museum of America Art, lo Stedelijk Museum, solo per citarne alcuni. Ha pubblicato 11 libri di fotografie ed un volume sulla storia della fotografia di strada. Ha ricevuto una borsa di studio del Guggenheim e del National Endowment for the Arts e una dal National Endowment for the Humanities. Ha recentemente completato il suo primo film ‘POP’, un documentario stile on the road sul padre vittima dell’Alzheimer. Le sue foto a colori, realizzate con un macchina fotografica di gran formato, presenti in formato di 30 x 40, comunicano l’imponenza della distruzione e della perdita, insieme alla risposta eroica dei sopravvissuti. Il fotografo ha accumulato più di 4000 immagini del Ground Zero, foto che faranno parte di un archivio generale sull’11 settembre e verranno custodite al Museum of the City of New York. La mostra con i 27 scatti più entusiasmanti sta girando il mondo e proprio qualche settimana fa la classe 1^ E del Liceo Scientifico “Primo Levi” è andata a visitarla a Padova. 4 Liceo Levi Rasoio di Ockham - E’ stata un’esperienza emozionante, piena di contenuti - questa è la risposta che hanno dato i compagni alla domanda: “Com’è stata la gita?” Infatti abbiamo riflettuto sulle tragedie in corso e, al tempo stesso, abbiamo avuto modo di conoscerci, trascorrendo una giornata serena. Una giornata senza dubbio interessante, perché oltre alla mostra fotografica di Joel Meyerowtiz abbiamo visto l’unico monumento, il “Memoria e luce”, dedicato alle vittime della tragedia delle Torri Gemelle. Alla cerimonia inaugurale di questo monumento, tenutasi la domenica precedente il nostro arrivo, anche una delegazione dei vigili del fuoco di New York: - Con le Torri è crollato il nostro senso d’ innocenza. Abbiamo capito che il nostro mondo non sarebbe stato più lo stesso - , ha detto John O’Hattagan, vigile del fuoco del dipartimento di New York, che ha ricordato quei fatti davanti alla grande opera in vetro e acciaio di Daniel Libenskind. L’architetto ha concepito l’opera, utilizzando i due simboli della sfida e della speranza: una trave del World Trade Center, un piccolo frammento delle Twins Tower (che gli Stati Uniti hanno donato alla Regione Veneto), e il libro tenuto in mano dalla Statua della Libertà. L’opera di Libeskind è stata collocata nei giardini delle Porte Contarine, su un lotto di terreno un tempo usato come punto di attracco della navigazione turistica; è come un grande libro aperto, alto 17 metri. Non si tratta di un semplice monumento,ma di un complesso e imponente intervento architettonico che è stato accompagnato a Padova da vari interventi critici, ora favorevoli, ora dubbiosi. Dopo la Mostra abbiamo nutrito il nostro corpo con ricchi panini nei giardini della Cappella degli Scrovegni e………il nostro spirito con un tranquillo giro nella libreria “Feltrinelli”. Tobia Bacchin – Greta Zamperoni 1^ E 5 Rasoio di Ockham Satyricon Satira de I Fratelli Grinch (Morris Faccin 4^A & Mariateresa Ghizzo 4^C) Pillo nel paese delle meraviglie In una giornata di novembre come tutte le altre, Pillo, con la sua fidata bici Graziella arrivò a scuola. Depose la bici nel solito posto, tra il Palazzetto e la scuola. Si sistemò il suo bel maglioncino a righe pensando: “Mi ha fatto proprio un regalo azzeccato l’anno scorso Babbo Natale!” , si diresse verso la scuola e pensò: “Perché non passo per il mio nuovo prefabbricato?”. Non appena entrato, come per magia, la porta si richiuse alle sue spalle e la cosa insolita era che il suo tentativo di riaprirla fallì!! Percorse il corridoio poco attratto dalle altre aule e raggiunse la porta opposta a quella da cui era entrato: chiusa. Non poté però fare a meno di notare che al di là del vetro c’era un bellissimo giardino verde, qualche albero…poi, come Beatrice per Dante, lo vide. Era proprio lì davanti a lui. Si trattava di un magnifico olivo, posto a ricordare Primo Levi. Cercò di aprire la porta, questa volta con maggior forza, ma ogni tentativo risultò, alla fine, inutile. Si soffermò ancora a scrutare quel luogo incantevole con occhi sognanti e, proprio in quel momento, vide passare il CeronBianco di tutta fretta che diceva fra sé e sé: “E’ tardi! Sono in ritardo!”. Pillo lo chiamò ma quella strana creatura si era già volatilizzata. Dunque, ancor più incuriosito, urlò: “Toni, apri la porta! Valentino, se mi apri ti compro una fotocopiatrice nuova!”. Ma, purtroppo, non ebbe risposte. Preso ormai dalla disperazione (doveva andare in quel giardino, doveva andarci!) iniziò a guardarsi attorno. Le porte delle classi erano aperte. Nell’ultima a sinistra notò i residui di una festa di compleanno e pensò: “Non è possibile! Fanno festa, lasciano tutto in disordine e, soprattutto… a me non rimane mai niente da mangiare! Uffa!”. Guardando meglio, invece, poté notare sopra un banco una chiave (probabilmente quella della porta che tanto desiderava aprire), un sacchetto di patatine e una bottiglia di ‘ARANCIATINA CRESCINA’ (così diceva l’etichetta)… Provò subito una certa attrazione per le patatine, prese in mano il sacchetto quasi vuoto e lesse ‘PATATINA BIRICHINA’ poi, in piccolo ‘Controindicazioni: restringe i capi’. “Che strana controindicazione” pensò “Mica le metto in lavatrice al posto del detersivo io le patatine!”. Ne mangiò una. Improvvisamente si rese conto, osservando ciò che lo circondava, che tutto si stava ingrandendo: “Che bello… così posso farci stare tutti i miei cari scolaretti!” pensò, ma poi si rese conto che era lui che stava diventando sempre più piccolo. Piccolo, piccolo come un topolino. “E’ incredibile! ‘restringe i capi’…Ma certo! Io sono il preside della scuola!” pensò (era piuttosto sagace il nostro Pillo!) e continuò: “Devo raggiungere assolutamente la bottiglia di Aranciatina Crescina così potrò crescere e prendere le chiavi!”. Ma…come fare per raggiungere il banco? Pensando e ripensando arrivò alla soluzione. Gonfiò un PILLONCINO e, come se si trattasse di una mongolfiera, raggiunse volando il banco. Non senza difficoltà bevve un po’ di aranciatina e, come previsto, iniziò a crescere e crescere… Ma non si fermava…Diventava sempre più grande tanto che sfondò il soffitto! “NOOOOO!! E adesso?? Dovrò richiamare la provincia e…e poi che gli dico? ‘Ehm scusate ma io, il preside in persona, ho sfondato il prefabbricato, potreste metterne a disposizione un altro?’ No…non va proprio!” E, con questa sentenza nel cuore, si mise a piangere e piangere creando, tra i singhiozzi, un allagamento non indifferente nel prefabbricato. Fra le “acque” notò il sacchetto, piccolo ai suoi occhi, di patatine birichine. Erano la sua unica speranza… continua… 6 Scuola Rasoio di Ockham Addio alla normalità della scuola L’appello?? Che cos’è?? Una domanda semplice a cui molti giovani si troveranno a rispondere nel prossimo periodo. Infatti, al solito rito d’inizio lezione, che da generazioni accompagna tutti gli studenti, è stato preferito un display dal nome altisonante: rilevamento biometrico delle impronte digitali. Dove? I primi a sperimentarlo sono gli allievi di una scuola elementare nel Wiltshire, nell’Inghilterra Meridionale. Il motivo che ha spinto le autorità scolastiche a provare questo sistema è sostanzialmente uno solo: accorciare i tempi di registrazione delle presenze ed aumentare il tempo della lezione. Anziché rispondere con un “presente” accompagnato da una timida alzata di mano, basta semplicemente toccare uno schermo appeso sul muro della classe. I genitori vengono così avvisati dell’assenza del figlio via sms o e-mail in tempo reale. La registrazione viene effettutata due volte al giorno, perciò con questo metodo innovativo è praticamente impossibile marinare una lezione o un’intera giornata, cosa che invece si potrebbe continuare a fare -inutile fingere-se il registro di classe attualmente in uso non venisse sostituito. Tutto ciò viene introdotto solo in via sperimentale, ma se tra i genitori riscuotesse un esito positivo il programma verrebbe poi esteso ad altri novanta allievi tra i 9 e gli 11 anni. Magari in seguito verrà esteso a tutte le scuole della Gran Bretagna… Forse poi sarà l’ora di Roma, e arriverà quindi anche il nostro turno… A dir la verità non manca molto, dato che a Roma ventisei scuole dal primo ottobre hanno già adottato in parte l’esperimento: in realtà non è stato sostituito il registro cartaceo, ma le segreterie delle scuole comunicano via sms l’assenza degli alunni.. Genitori e professori sicuramente appoggiano l’appello “tecnologico”: i genitori possono controllare meglio i propri figli “allergici” alla scuola, i professori hanno più tempo per la lezione. In tutto ciò però non si tiene conto dell’opinione degli studenti: cosa ne pensano? Come la prenderemo noi se un domani anche nel nostro liceo avvenisse una tale rivoluzione??? E soprattutto: è giusto questo cambiamento?! Pensiamo di no, perché se un alunno vuole saltare una lezione correndo il rischio di essere scoperto è libero di farlo purchè si assuma le sue responsabilità. D’altra parte da decenni gli studenti marinano la scuola: crediamo che anche genitori e professori alla nostra età abbiano qualche volta preferito la colazione al bar o un giro in treno al posto di un’interrogazione o una verifica. Con questo non si vuol dire che anche noi mariniamo la scuola, ma semplicemente non riteniamo giusto sostituire l’appello cartaceo. Significherebbe modernizzare la scuola, ma anche essere controllati in tutto e per tutto, ci sentiremmo obbligati ad andare a scuola, cosa che invece deve fare solo chi ne ha voglia. Non tutti però hanno le stesse idee, quindi scriveteci pure la vostra opinione!! Deborah Grando e Francesca Signor 3^E 7 Rasoio di Ockham Scuola e mondo del lavoro Alle fabbriche venete non serviamo noi liceali! Non so se lo sapete, magari se avete sfogliato i giornali ultimamente sì, ma si è discusso molto riguardo a noi liceali nell’ ultimo periodo. Tutto ha avuto origine dopo la pubblicazione dell’ intervista rilasciata al “Corriere del Veneto” da parte di Gaetano Marangoni, vicepresidente di Confindustria Veneto (confederazione degli industriali della nostra regione). L’imprenditore, allarmato dai dati forniti dal ministero dell’Istruzione che segnalavano un nuovo aumento di iscritti al liceo per questo nuovo anno scolastico, prontamente è intervenuto rilasciando la sua dichiarazione: “Troppi liceali in Veneto non ci servono”, “Boom di liceali: l’alt di Confindustria”, e ancora “Alle fabbriche venete non servono”. Sono seguite lettere di replica e controreplica alle sue parole. Un vero e proprio dibattito. Marangoni ci ha accusato di scegliere il liceo solo perché “chic” o di moda, e di “snobbare” le altre scuole tecniche e professionali. Bene, io non penso sia solo una questione di moda o non moda, penso piuttosto che l’aumento delle iscrizioni al liceo sia dato dalla consapevolezza acquisita -dai giovani e dalle famiglie- che solo questo tipo di scuola sia in grado di fornire una buona cultura generale, una mente elastica, e una via di fuga dai contratti a termine, che ci rendono il futuro incerto e pieno di incognite. Un liceo apre molte più porte rispetto ad altre scuole, che magari invece sono indirizzate all’ approfondimento di una sola disciplina. Si parla tanto di fabbriche in Veneto quando ormai si sono tutte trasferite all’estero, dove la manodopera costa molto, ma molto meno. Che cosa possono offrirci queste fabbriche? Quali le sicurezze per il futuro? Dove sono tutti questi posti di lavoro di cui si parla tanto? Di questi stabilimenti è rimasto attivo ben poco, gli uffici per esempio, mentre il “grosso” del lavoro viene svolto in ben altra e lontana sede. Non serve andare tanto distante per trovare realtà di questo genere; basti pensare alla Geox (tra Biadene e Montebelluna) della quale sono funzionanti solo uffici e magazzini, mentre la produzione di scarpe vera e propria avviene in Cina e in Romania. Ma non è un caso isolato, molte fabbriche ormai funzionano così, e per questo motivo infatti nelle statistiche ne figurano molte di più di quante in realtà non siano. Quelle che invece resistono ancora nel suolo regionale sono imprese ferme culturalmente agli anni sessanta, che utilizzano mezzi e strumenti sorpassati, e che faticano non poco a rimanere competitive nell’ambito dell’economia globale. Davanti a quanto appena detto trovo un po’ ridicole le osservazioni dell’industriale Marangoni riguardo la scelta del liceo da parte di noi giovani, scelta a mio parere più che giusta e motivata. Ciò diventa ancora più ridicolo se si pensa che gran parte dei figli degli industriali (e questo è un dato di fatto) hanno scelto e frequentano proprio il liceo. C’è bisogno di gente preparata e specializzata per cambiare le sorti delle nostre imprese che lentamente si stanno declassando e impoverendo. Forse, oltre alla manodopera, queste fabbriche necessitano anche di persone capaci di guidarle verso un ammodernamento e un rinnovamento, di persone cioè capaci di ragionare, e desiderose di sperimentare il nuovo. Menti giovani, capaci sì di usare le braccia, ma anche molto bene la testa. Chi dice che un ex-liceale neo-laureato non possa fare al caso loro? E poi, a prescindere da quale sarà la scelta lavorativa di ciascuno di noi, cosa c’è di più bello del libero pensiero e del saper esprimersi? Molte volte facendo zapping tra i canali televisivi capita di imbattersi nell’intervista di un veneto, o in un veneto che partecipa a un qualche quiz televisivo: ciò che mi rammarica di più è vedere in tali occasioni la poca considerazione che fuori dal Veneto hanno di noi. Ci riconoscono per la gondola, il vino e la polenta, e noi non facciamo niente per difendere le nostre tradizioni, ma le lasciamo deridere e le deridiamo pure noi. Perché non siamo orgogliosi della nostra cultura come lo sono tutte le altre regioni? Sembra quasi che ci siamo rassegnati all’immagine che gli altri ci hanno attribuito. Perché, e mi rivolgo a Marangoni, mortificare così la formazione che offre un liceo? Il suo messaggio sembra più che altro “trascurate la cultura, ci servono più braccia”, un messaggio un po’ triste a mio parere. 8 ATTENZIONE!!inserire area tematica!! Rasoio di Ockham In un mondo che ti mette sempre alla prova e nel quale le persone di cui ti puoi fidare sono così poche, io sono contenta di poter pensare e decidere con la mia testa ciò che ritengo giusto oppure no, e se questa scuola può aiutarmi a questo proposito, ben venga! Ora io credo che nulla più della filosofia, del greco, del latino e della letteratura siano indispensabili per formare la cultura di base di ognuno di noi perché, benché possano sembrare sorpassate in un mondo come il nostro che va avanti per la sua strada senza voltarsi indietro, sono quelle discipline che più di tutte le altre sono capaci di aprire le nostre menti e di darci una visuale più ampia della vita. Dunque, caro Marangoni, ben vengano i licei come strumento di conoscenza e formazione alla portata di tutti e non solo di una ristretta cerchia di privilegiati, come accadeva invece negli anni passati! Valentina Spada 4^ E Rubrica Libri di Luisa Graziani 4^E È tempo di libri! Salve a tutti gli accaniti lettori di romanzi di vario genere! Sono sicurissima che quest’estate sotto il caldo sole estivo nel vostro giardino, in spiaggia sotto l’ombrellone, in montagna o dovunque siate stati in vacanza, avrete divorato moltissimi libri (come no!). Io vi propongo alcuni dei libri che ho letto, e saremo felicissimi di accogliere e pubblicare le vostre recensioni!!! Potete anche contestare le mie idee se avete letto lo stesso libro e non siete d’accordo con il mio parere! (chiunque oserà fare una cosa del genere sarà decapitato all’istante!…scherzo). Non limitatevi a leggere! Scrivete scrivete!!! # 1 Hot party - Sara Mlynowski - collana Red dress inc Mondadori La particolare avventura di tre studentesse universitarie, completamente diverse fra loro: una fissatissima con la salute e la dieta, una un po’ grassottella e smielata, e per finire una super seduttrice. Così si trovano a condividere un appartamentino micro a Toronto e organizzano delle feste per raccogliere del denaro per ricostruire la cucina distrutta dall’incendio che un po’ tutte hanno provocato. Ognuna poi ha i suoi problemi, le sue manie, il suo modo di essere. Non mancano, insomma, i colpi di scena e le risate. Scritto in modo piacevole, scorrevole e veloce, un libro che consiglio a coloro ai quali piacciono i romanzi romantici ma anche molto comici. # 2 Esercizi di stile - Raymond Queneau - ET Einaudi Un libro particolare, si comincia da qualche frase che racconta di un uomo in un autobus che osserva e descrive un altro uomo che poi reincontra qualche ora dopo. Una frase banale tutto sommato, ma Queneau riesce a trasformarla e a riscriverla mantenendo sempre lo stesso significato, ma scritto utilizzando tutte le figure retoriche, frantumando la sintassi, e toccando vari generi letterari che vanno dal racconto gotico alla lirica giapponese. È curioso, perché fa riflettere sul nostro linguaggio: in quanti modi si può dire una certa cosa? Sicuramente più dei 99 che l’autore ci illustra. È stata una sfida, per il traduttore di questo libro, niente meno che Umberto Eco, portare in italiano tutti i giochi dello scrittore, perché in fondo è questo che fa, trasforma una frase in un gioco. # 3 La giustizia delle spade – M. Zimmer Bradley – Nord E’ una raccolta di racconti fantasy di vari scrittori alle prime armi, selezionati dalla regina di questo genere. Sono molto vari e di tutte le lunghezze. Alcuni di essi sono troppo lunghi e scritti in modo pesante, altri invece fin troppo macabri. Ma i restanti sono molto originali e ricchi di colpi da scena. Però non si può comunque definire una lettura leggera. Consigliato a chi ama il vero fantasy ed è stufo dei soliti romanzi. 9 Rasoio di Ockham Rubriche The teacher-seeker IDENTIKIT COGNOME: Arena NOME: Luisa SOPRANNOME: Luis, Harry.. ETA’: nella fascia degli –anta (ma non specifichiamo, poiché non è educato dire l’età di una donna..) RESIDENZA: “in quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno tra due catene non interrotte di monti..” PROFESSIONE: prof di italiano e latinorum; mancata poliziotta; giallista incallita… ma soprattutto maestra di vita! QUOZIENTE INTELLETTIVO: sicuramente più alto della media, dovuto alla creazione giornaliera di montagne di schede, realizzate per la preparazione dei suoi alunni (che una volta utilizzate serviranno per alimentare il focolare nelle fredde giornate invernali..) SESSO: effe SEGNI PARTICOLARI: ciuffo ribelle (simile alla coda di un maialino); “chioma” alla Michael Jackson (vedi foto); occhiali alla Harry Potter; abbronzatura perenne; dark lady; pantaloni di 2/3 taglie in più… FRASI CELEBRI: bene; benee, benissimooooo..; obbiettivo raggiunto!; eh no eh ragazzi, eh no eh… voi mi fate morire, mo-ri-re!!; io salto.. .in aria; il mio cavallo di battaglia; interpretazione; ci ho messo 8 settimane per prepararvi questo compito… PAGELLA D’OCKHAM SIMPATIA: 7 a modo suo lo è… ORIGINALITA’: 10 ha sempre idee brillanti ed originali… IRASCIBILITA’: lei?!?!?.. ah, ah… SEX APPEAL: non rilasciamo dichiarazioni… COME RICONOSCERLA: dalla sua somiglianza sfacciata con Michael Jackson (come abbiamo già evidenziato) e con Santa Claus... dovuta alla sua mega giacca rossa che indossa in ogni stagione…; dalla sua sfrecciante 500 rossa; dalle sue risatine...; dall’odore di fumo che proviene non solo da lei ma anche dai compiti...; dagli schemini che disegna alla lavagna: chiarificatori e sensati (??). IDENTIKIT COGNOME: Ramazzina NOME: Ermanno SOPRANNOME: Ramaz, Rami, Ermes… ETA’:3.153.600 ore di vita = anni!? (eh,eh) RESIDENZA: il mondo “pascal”… (a noi ancora ignoto!!) PROFESSIONE: matematico nonché fisico… marito e papà e, nel tempo libero, alpino! QUOZIENTE INTELLETTIVO: anche se un po’ confusionario, in realtà è intelligente… SESSO: M (alla-2) SEGNI PARTICOLARI: pollice bianco (forse ignora ancora il tecnologico “cancellino”...); sguardo diretto (?!) e intenso; scrittura indecifrabile; assolutamente anti-bianchetto (vero merlo??); traumatizzato fin dai tempi adolescenziali dalla “regola di Ruffini” (attention!! in ogni suo compito sarà sempre presente…); movimento incontrollato e continuo di falangi e falangette (a mò di tentacoli di polipo). FRASI CELEBRI: ehi gente... occhio gente!; boia….; se eravate furbi…usavate il metodo furbo; bè, era facile questo esercizio... (svolto circa in 1 ora!); poinomio; volevo vedere se vi accorgevate che era sbagliato, l’ho fatto apposta (???); state attenti, perché questo potrà servirvi per la maturità (detto in media ogni 3 parole!); è questo l’inghippo, ma allora questo vuol dire che...; come volevasi dimostrare… Frase celebre mancata: “togo”(vedi foto sopra). 10 Rasoio di Ockham Rubriche PAGELLA D’OCKHAM SIMPATIA: 8+ le sue battute originali allietano la pesantezza delle sue ore… ORIGINALITA’: 10 riesce sempre a trovare un esercizio strambo da inserire nel compito che ovviamente nessuno riesce a fare, anzi, a capire… (vedi:bandiera svedese!) IRASCIBILITA’: 3 alquanto paziente.. SEX APPEAL: 9 sempre impeccabile ed elegante… COME RICONOSCERLO: dalla sua camminata sexy e altalenante e dai rumori che giungono da alcune classi, causati dalla frenesia dei suoi arti, che vanno a scontrarsi con armadi e cestini… Xy=6 2x+y-8=0 mah… allora è: SISTEMA. Web La nuova frontiera della telefonia via web E’ in giro da qualche tempo sul web un programma di telefonia online chiamato Skype disponibile per la maggior parte dei sistemi operativi: Windows, Linux e Mac. Downloadabile gratuitamente dal sito ufficiale www.skype.com vi permette di parlare senza nessun costo da computer a computer. Nato come programma di Istant Messagging (una sorta di chat) molto simile a MSN, si è sviluppato a tal punto da diventare un programma di telefonia: con una funzione del programma chiamata SKYPEOUT è possibile chiamare verso telefono fisso o mobile a tariffe molto vantaggiose: 0.02•/min verso ben 20 diverse nazioni tra cui Italia, USA, Germania……..Vi ricordiamo che su Telecom o altri operatori le tariffe per le chiamate locali variano dai 0.05 ai 0.08•/minuto (quindi più del doppio)…non parliamo di quelle internazionali che costano 12 volte di più ogni minuto!!!!!!!! (circa 0.24•/min). Per esemplificare, qualche conto: con 5• potete parlare 4 ore, con Telecom avreste speso 14•; meglio tralasciare l’eventualità che queste 4 ore le abbiate trascorse chiacchierando con un vostro parente statunitense……..lasciamo a voi le conclusioni…….. Per ricaricare il SKYPEOUT basta utilizzare la carta di credito e funziona come una ricarica per il vostro cellulare. Esiste, ma ancora in versione Beta, il servizio SKYPEIN : vi verrà assegnato un vero e proprio numero di telefono raggiungibile da telefoni fissi e mobili (l’”unica” condizione è che bisogna avere sempre il computer acceso e connesso a internet). SKYPE ha anche un registro per le chiamate perse ed è predisposto (a pagamento) per la segreteria telefonica dove, se non siete collegati, chi vi chiama vi potrà lasciare un messaggio vocale. Ci sono in commercio anche degli appositi telefoni identici, come forma e dimensione, agli attuali cordles, collegabili al PC tramite USB. In questo modo non avrete bisogno di avere le tradizionali cuffiette con microfono. Il programma ha già decine di milioni di utenti provenienti da tutto il mondo. Al momento Ebay sta trattando con Skype per acquistare la società: si parla di milioni di •. Francesco Agnolazza e Vergil 3B 11 Rasoio di Ockham Scuola Un water al Giorgione “Com’è andato il primo giorno di scuola?” Quante volte, nella settimana seguente il fatidico rientro, ci siamo sentiti porre questa altrettanto fatidica domanda da vicini, parenti e conoscenti? E quante volte abbiamo cercato invano qualcosa di davvero interessante con cui rispondere, qualcosa di notevole e curioso che potesse importare anche a chi ormai da tempo è uscito dal mondo scolastico e a cui sembra inutile raccontare lo shock di scoprire che la nostra classe è stata spostata in un’aula diversa, la lotta mattutina combattuta per il possesso dei banchi migliori e tutti gli altri avvenimenti di rito del primo giorno? Allora la nostra invidia deve andare tutta ai circa ottocento studenti del Liceo Giorgione di Castelfranco, che di certo il 12 settembre, data del rientro dopo le vacanze, non hanno faticato a spiazzare i curiosi, dato che hanno avuto la straordinaria occasione di descrivere il tetto della loro scuola simpaticamente sormontato da un… water! E un water di tutto punto, di ceramica bianca, con tanto di silicone alla base per fissarlo saldamente al cornicione (si è riusciti a toglierlo solo alla fine delle lezioni di quel giorno) e tavolozza alzata. Non si sa chi siano stati gli autori del gesto, dal chiaro intento provocatorio, che alle 4,30 del giorno seguente hanno inviato alla stampa un sms anonimo di rivendicazione (tra le varie ipotesi non si scarta quella di ex allievi dell’istituto). 12 Certo è che hanno dovuto faticare parecchio. Un water ha un peso non indifferente, ed è stato trasportato a mano su per tutta la scala antincendio, quindi sulla palestra e da lì è stato calato sul retro del tetto dell’edificio principale, infine è stato spostato sopra l’ingresso, ad otto metri d’altezza circa, in modo che fosse ben visibile per chiunque fosse entrato. Per completare l’opera sono stati chiusi tutti i cancelli d’entrata con lucchetti e catene nuove di zecca, com’era già successo anche gli anni scorsi. Il fatto ha suscitato l’ilarità di tutti, insegnanti e studenti, e naturalmente tutti conoscono i motivi per cui è stato compiuto: la scuola ha diverse carenze funzionali, prima tra tutte la mancanza di aule, a cui si cerca di sopperire tramite l’uso di container (suona famigliare…). Lo stesso preside dell’istituto, Franco Rebellato, sembra comprendere l’azione dei ‘protestanti’, a giudicare da ciò che ha detto al Gazzettino: “Evidentemente, dal punto di vista logistico questa scuola è un ‘cesso’ (cito testualmente), e questa è una ricerca d’aiuto, anche se pericolosa, per chiedere un maggiore impegno da parte delle istituzioni e la soluzione dei nostri problemi”. Chissà che cosa avrà risposto, lui, a chi gli ha chiesto del primo giorno di scuola… Greta Mazzochel 2^B classico Attualità Rasoio di Ockham Sì alle adozioni da parte delle coppie omosessuali? Recentemente in ambito politico si sta valutando la possibilità di rendere legali le coppie di fatto, che siano esse eterosessuali od omosessuali. Ciò che permetterebbe queste unioni di fatto sarebbe dal punto di vista legale il cosiddetto “pacs”, ossia il patto civile di solidarietà. Esso, in linea generale, permetterebbe alle coppie di fatto di godere degli stessi diritti in materia di alloggi, pensioni, ecc., delle coppie sposate. Vi sarebbe pertanto l’introduzione di norme fiscali per consentire la denuncia dei redditi in comune, sconti sulla tassa di successione e altre facilitazioni varie. Il Pacs regolerebbe anche la fine del rapporto, esso infatti non corrisponderebbe ad un matrimonio vero e proprio; verrebbe stipulato in comune accordo davanti ad un tribunale come un normale contratto economico, e quando si avesse l’intenzione di farlo cessare basterebbe ripresentarsi in tribunale chiedendone l’annullamento. Con il Pacs quindi si renderebbero possibili anche le unioni tra persone dello stesso sesso che godrebbero come già detto in precedenza degli stessi diritti delle coppie regolarmente sposate. Ma uno dei diritti che maggiormente reclamano le coppie gay è il diritto all’adozione, la possibilità cioè di adottare uno o più figli e di allevarli in “famiglia”. Ma chi ci garantisce che i figli, adottati ed allevati da una famiglia abnorme come quella formata da due genitori omosessuali, crescano normalmente senza complessi psicologici legati al fatto di avere la mancanza materiale di un genitore di sesso differente dall’altro? A me sembra che con questo metodo non si tenga minimamente conto dei diritti del bambino, che invece ha il diritto di essere cresciuto da un padre e da una madre, in una condizione familiare stabile sia dal punto di vista economico che da quello relazionale e morale. Condizioni quest’ultime che difficilmente verrebbero rispettate in una famiglia con genitori omosessuali. Con questo, sia ben chiaro, non intendo dire che sono contrario alla legalizzazione delle unioni di fatto di coppie omosessuali, ma contrario a concedere loro il diritto di adottare bambini. Purtroppo, se si indaga a livello internazionale, ci si accorge di come siano numerosi i casi, all’interno degli altri Stati Europei, in cui è consentita l’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso; è il caso della Danimarca che è stato il primo Paese a riconoscere le unioni omosessuali dal punto di vista legale nel 1989, ma questo è anche il caso della Svezia, dell’Olanda, della Germania, del Belgio e non ultimo della Spagna. Dato l’adeguamento al resto d’Europa che l’Italia sta affrontando in questi ultimi anni un po’ in tutti i settori, è auspicabile che ben presto anche il nostro Paese intraprenda la strada che porta alla concessione alle coppie omosessuali del diritto di potersi sposare, eliminando così qualsiasi forma di discriminazione nei loro confronti, ma forse sul tema del diritto all’adozione bisognerebbe andarci con i piedi di piombo…un diritto può essere concesso a delle persone, chiunque esse siano, a patto che non comporti una lesione dei diritti altrui, soprattutto se i diritti in questione sono quelli fondamentali del bambino. Riccardo Zambon IV^Atec Siccome la riproposizione dei Pacs, a cui fa riferimento l’articolo, è dovuta ad una dichiarazione di Romano Prodi del 12 settembre che ha suscitato tante polemiche, per dovere di cronaca riportiamo la precisazione dell’esponente politico pubblicata sul settimanale Famiglia Cristiana del 25 settembre. Scrive dunque Prodi: “Non ho mai sostenuto l’opportunità e la possibilità di matrimoni tra persone dello stesso sesso, né è mia intenzione proporre provvedimenti che mettano minimamente in discussione la famiglia”. A proposito delle unioni omosessuali, Prodi continua: “ […] In tempi non sospetti ho pubblicamente dichiarato che ero contrario al loro riconoscimento nella forma del matrimonio e dell’unione coniugale. […] Questo non significa che anche nei casi di unioni tra persone dello stesso sesso non vi siano ingiustizie da sanare, affinché si abbia un completo rispetto delle scelte individuali che non possono essere socialmente discriminate” [S.M.] 13 Rasoio di Ockham Curiosità X i curiosi del liceo di Aronne Colbalchini 4^E q PERCHE’ I FILM EROTICI SONO DETTI A LUCI ROSSE? L’ origine del termine risale all’ inizio del ventesimo secolo e sembra derivare dall’ uso che i ferrovieri facevano delle lanterne di segnaletica in dotazione sul treno. Si pensa infatti che alcuni di loro portassero con sé la lanterna rossa dopo aver finito il turno di lavoro e una volta davanti alla casa della prostituta fossero soliti lasciarla sull’ uscio, probabilmente per segnalare ad eventuali altri clienti che la donna era impegnata. q CHI INVENTO’ IL PRIMO VIDEOGIOCO? Nel 1958 l’ americano Willy Higinbotham ideò una sorta di tennis elettronico: si chiamava Tennis for two, si basava su un oscilloscopio e la pallina (un punto luminoso) poteva essere manovrata tramite un preistorico joystick. Solo nel 1961 nasce Space War, guerra fra due astronavi che può essere considerata il primo vero videogioco della storia. q 4 Kg DI COCAINA NEL PO… Gli studiosi, basandosi sul fatto che nelle urine restano tracce delle droghe consumate, con l’ analisi delle acque di scarico e di fiume possono costruire una mappa degli stupefacenti assunti dalla popolazione. Il primo dato? Fantast…Sconcertante! Il Po porta con sé ogni giorno l’ equivalente di 4 kg di cocaina. q PERCHE’ SI DICE CHE IL 17 PORTI SFIGA? Per coloro che sono superstiziosi il 17 è un numero che porta sfiga. Secondo alcuni, questa credenza ha origini molto antiche: nella Bibbia il diluvio universale, iniziò proprio il 17° giorno del secondo mese e terminò il 17 del settimo mese. Per altri invece, la superstizione è riconducibile al modo di scrivere questo numero con le cifre romane: XVII. Anagrammandolo diventa VIXI, ovvero sono vissuto, quindi morto. q LA STRETTA DI MANO…COME NASCE QUESTO GESTO? Anticamente questo gesto veniva fatto per indicare che le mani che andavano a congiungersi erano disarmate e quindi simbolo di un’ unione pacifica, incapace di portare scontri e rivalità. In seguito il significato si estese, fino a diventare un generico segno di pace e il gesto più comune per salutarsi. COSA SONO GLI ALCOLPOP? Gli alcolpop o ready to drink sono le nuove bevande a base di frutta e alcol che, secondo gli esperti, rischiano di fare da ponte fra uso e abuso di questa sostanza. Infatti gli zuccheri in esse contenuti, attenuando la percezione dell’ alcol, inducono a un maggior consumo. Ecco una tabella per chi volesse saperne di più: READY TO DRINK CONTENUTO ALCOL BACARDI BREEZER Rum, leggermente frizzante aromatizzato con vari tipi di frutta 5,4° CAMPARI MIXX Campari mescolato con succo di pompelmo o arancia, lime, pesca 6,5° HAVANA LOCO Limone o frutti esotici miscelati con rum Avana Club 5° MIXTERE Vodka o rum aromatizzati al limone 5,6° SMIRNOFF ICE La bevanda più conosciuta al gusto di vodka e limone 5° VODKA MUDSHAKE Vodka e latte in diversi mix al caffè, cioccolato, vaniglia, caramello 5° VK VODKA A base di vodka e frutta, a scelta fra dieci gusti diversi 4° SAUZA DIABLO Tequila e simil-margarita al sapore di limone 5° q 14 Cultura e attualità Rasoio di Ockham Il razzismo: ideologia insensata Razzismo: teoria che esalta le qualità superiori di una razza umana e afferma la necessità di conservarla pura da ogni mescolanza con altre razze, respingendo queste o tenendole in uno stato d’inferiorità. Benché i pregiudizi e le idee razziali siano stati una costante della storia umana fin dalle origini (già i primitivi invasori dell’India, ad esempio, designarono se stessi Arya [“Signori”], uomini superiori per eccellenza, in contrapposizione ai popoli loro sottomessi, giustificando così con una pretesa superiorità etnica il loro predominio politico-militare), il razzismo come teoria organica e come movimento organizzato è un fenomeno recente, e affonda le sue radici nel nascente nazionalismo europeo della seconda metà del XIX sec. Ci sono stati tantissimi altri casi di razzismo nella storia, ma questo fenomeno è “esploso” durante il periodo nazista e fascista a metà del XX sec., durante il quale le razze ritenute inferiori vennero sterminate nella “soluzione finale” ideata dai nazisti. Dopo il processo di Norimberga questo fenomeno non fece più di tanto scalpore in Europa (mentre continuava con risvolti drammatici nel resto del mondo) fino ai giorni nostri, quando nel 2001 gli attacchi terroristici su New York da parte dei terroristi islamici lo risvegliarono dal suo sonno. Il razzismo verso i Medio-orientali è aumentato dopo gli attentati di Madrid, nel marzo 2004, e le violenze razziali hanno conseguito un incremento del 600% dopo gli attacchi alla metropolitana del 7 luglio a Londra. Le violenze razzistiche di questo tipo comprendono insulti, provocazioni, pestaggi e diffidenza. Scotland Yard rivela che nelle tre settimane seguenti agli attentati di Londra ci sono stati 269 incidenti minori, di cui 68 solo nei tre giorni seguenti all’attentato, contro i 40 dello scorso anno nello stesso periodo. A Liverpool è stato ucciso un diciottenne aggredito e pestato a sangue da un gruppo di bianchi, a colpi di mazza da baseball!!! Numerosi sono stati anche gli attacchi vandalici contro le moschee. Il numero di assalti denunciati dalla polizia del West Yorkshire, una regione ad alto tasso di immigrazione che comprende Leeds, la città natale di tre degli attentatori del 7 luglio, è salito da 195 a 366, mentre quello del West Midlands, di cui Birmingham è capoluogo, è passato da 225 a 328. Insulti, violenze e vandalismi ai danni di chi sembra musulmano sono diventati una triste realtà un po’ dovunque in Gran Bretagna. Inoltre le statistiche rivelano che un individuo su sei tra quelli che hanno subito abusi non è musulmano, ma solo di sembianze asiatiche. Anche in Italia sono aumentati i fenomeni di razzismo. Infatti, mentre fino a poco tempo fa di questi fatti non si sentiva parlare molto, nell’ultimo periodo ne sono già avvenuti molti, come ad esempio a Biella dove tre ragazzini hanno aggredito una tredicenne italo – marocchina, incidendole una svastica sul braccio, provocandole qundi una giustificabile agitazione. Un altro fatto è accaduto nella provincia di Cuneo, dove una madre ha ritirato il figlio dalla seconda elementare a causa del numero degli extracomunitari presenti in quella classe: 8 su 17, affermando però di non farlo per ragioni razziali. Noi pensiamo che il razzismo sia una cosa ingiusta, perché non ha senso che gli uomini vengano classificati secondo il colore della pelle, e che ci siano uomini più importanti, e uomini che vivono in condizioni estreme perché non sono reputati degni di vivere. Secondo noi, ogni uomo ha pari diritti rispetto a ogni altro uomo e quindi non bisogna pensare agli extracomunitari solo come a dei delinquenti, degli stupratori, degli assassini o dei ladri, ma come a persone uguali a noi, e a volte anche migliori di noi. Perciò non andate in giro pensando di essere superiori agli altri perché avete la pelle bianca, perché già questo vi rende inferiori! Have you understood the trick!?! (ghètu capìo el truco?) Roberto Baggio, Alberto Berdusco, Matteo Favero 2^G 15 Rasoio di Ockham Il Racconto Cari lettori, e soprattutto care lettrici, del giornalino, sono lieta di presentarvi questa novità: un RACCONTO a puntate. Qui di seguito troverete il primo episodio. Se vi piacerà non dovrete far altro che aspettare i prossimi numeri del giornalino ……… per sapere come va a finire. Buona lettura!!!!!!! Era un fresco pomeriggio d’estate, apparentemente uno come tutti gli altri. Aurora però era in ferventi preparativi. Quella serata sarebbe stata speciale, unica e indimenticabile per lei. Era infatti giunto il giorno del matrimonio di sua sorella Giada. Aurora attendeva questo giorno da molto tempo e, aiutata dalle sue migliori amiche, aveva preparato tutto nei minimi dettagli: il vestito, le scarpe, i gioielli, il trucco e l’acconciatura. Tutto doveva essere perfetto. Quella che si avvicinava era infatti l’ultima sera che avrebbe trascorso con sua sorella. Giada dopo la cerimonia e la cena sarebbe partita per una crociera che l’avrebbe condotta, insieme al futuro marito, nella nuova casa a Casablanca, dove aveva trovato il lavoro che da sempre desiderava presso l’ambasciata italiana. Attorno alle sedici Aurora cominciò a prepararsi. Si fece la doccia. Controllò che il vestito fosse perfetto, cominciò a truccarsi e a pettinarsi. Verso le diciassette e trenta scese le scale, rischiando anche di inciampare a causa dei tacchi, e salì in macchina. Insieme alla sua famiglia : papà, nonno e nonna (la mamma infatti come da tradizione stava curando la preparazione della sposa) si diresse verso Trieste dove avrebbero avuto luogo la cerimonia e il banchetto. Per tutto il tragitto non fece altro che pensare, già nostalgicamente, alla sorella ma qualche volta non potè fare a meno di interrogarsi sulla lista degli invitati. Chi ci sarebbe stato? Sapeva che erano stati invitati solo i parenti e gli amici più intimi ma il battito accelerato del suo cuore sembrava preannunciarle una grandissima sorpresa. Tuttavia accantonò energicamente anche se a malincuore questa sensazione così strana e nuova. Quella sera doveva dedicare tutte le sue energie e le sue attenzioni alla sorella. La macchina si fermò e Aurora, guardando fuori del finestrino, vide solo la strada polverosa e sterrata che avevano appena percorso, un muretto di mattoni abbastanza fatiscente e un cancello arrugginito che cigolò sonoramente quando suo padre scese dalla macchia e lo aprì. Se il matrimonio si celebrava in un luogo simile Aurora aveva decisamente esagerato con la sua eleganza. Ma ormai era tardi per tornare indietro e le guance di Aurora si colorarono di rosso. Fortunatamente la cipria copriva discretamente quell’imbarazzo. Poco dopo la macchina ripartì e, tra miriadi di buche, cominciò lentamente a risalire il sentiero che portava verso una casa che, colorata dai pallidi raggi del sole che si avviava al tramonto, non aveva nulla di invitante. Quando la macchina si fermò definitivamente sotto un imponente ciliegio Aurora scese. Rivolse un altro sguardo alla casa, che avvicinandosi era diventata una discreta villetta viste la sue dimensioni, e si accorse che non era poi così male anche se non si respirava affatto l’atmosfera tipica di un matrimonio. Quella casa era articolata in tre piani e un seminterrato; una scala biancastra conduceva all’interno mentre sei coppie di finestre incorniciate di stucchi bianchi si aprivano regolarmente su ogni piano. Tutti tacevano. E molto probabilmente ciascuno dentro di sé stava pensando e/o sperando di aver sbagliato indirizzo quando …… improvvisamente ……il portone in cima alla scalinata si aprì. L’aria attorno a loro fu inondata di luce, colori e profumi, si sentivano delle voci e in lontananza anche della musica. Subito dopo si affacciò la madre di Aurora esclamando: “Benarrivati!!!!!! Siete in perfetto orario!!!!! Su entrate, la sposa vi aspetta!!!!!”. A quella vista Aurora si rassicurò. Anche sua madre infatti era elegantissima. Quel vestito di seta ocra le stava divinamente. Lungo, morbido e splendente. Attillato fino ai fianchi scendeva poi in una gonna lunghissima. I riflessi dorati creavano sul vestito mille fantasie diverse ogni qual volta si muoveva. Aurora salì le scale quasi di corsa, tanta era la voglia che aveva di abbracciare sua sorella. Si tuffò nell’atmosfera festosa che regnava in quella stanza. Chiuse gli occhi e respirò profondamente cercando di scacciare le ultime velature porpora dal suo volto. Quando riaprì gli occhi per guardarsi un po’ attorno il sorriso era riapparso, illuminandole il viso. Anche gli invitati, che a gruppetti occupavano quella stanza, erano molto eleganti: tutte le donne erano in lungo mente tra gli uomini si alternavano cravatte e farfallini.........to be continued...... Dreaming Gean 4°F 16 Mondo giovani Rasoio di Ockham Violenza sugli indifesi La forma di violenza sui bambini più conosciuta, discussa e universalmente condannata è la PEDOFILIA. Le radici della pedofilia sono da ricercarsi nell’infanzia: questo può sembrare un paradosso, ma è proprio così. Infatti la maggior parte di coloro che compiono abuso su bambini, da piccoli hanno subito le stesse violenze. I mass-media tendono a mettere maggiormente in luce gli abusi compiuti da persone esterne alla famiglia (come allenatori, insegnanti oppure sconosciuti), ma in realtà il maggior numero di questi, quasi il 90%, avviene tra le mura di casa, dove il bambino dovrebbe sentirsi protetto e sicuro, da parte di genitori o membri della famiglia allargata. Questo fatto porta di conseguenza a chiedersi se esista una causa genetica che possa “giustificare” la pedofilia. Studi compiuti sulle scimmie hanno dimostrato che non esistono geni che possano trasmettere questa violenza, e ciò significa che l’aver avuto dei genitori abusanti non vuol dire essere come loro, bensì che questo “desiderio di potenza” si apprende. Ma allora, dal momento che molti pedofili sono stati a loro volta vittime e in tutta probabilità sono diventati quello che sono a causa del trauma subito…sono sempre da condannare? Forse rispondere a questa domanda esula dal mio compito, ma vorrei comunque provarci. Molti si giustificano dicendo di essere malati; questo è vero: la pedofilia è un crimine ma allo stesso tempo è anche una malattia sociale. Non per questo il pedofilo deve rimanere impunito. Se ciò accadesse, se i violentatori di bambini non fossero puniti, non si arriverebbe mai a porre fine a questo circolo vizioso di abusati che poi diventano abusatori, perciò il pedofilo deve essere messo nelle condizioni di non nuocere più a nessuno. In seguito ci si potrà concentrare sul tentativo di fargli superare i traumi subiti, magari con una terapia psicanalitica. E poi perché, se riconoscono di essere malati, non si fanno curare spontaneamente? Non tutti quelli che compiono violenze su bambini sono però dei pedofili. Nel gruppo vanno infatti inseriti anche gli autori di abuso sessuale e i turisti sessuali. I primi due (pedofili e abusatori) sono soggetti tra loro simili: persone chiuse che non riescono a relazionarsi, dalla sessualità disturbata, con fantasie perverse e problemi psicologici. Cercano nella violenza gratificazione, cura e, strano ma vero, protezione. Differiscono nel fatto che il pedofilo ha fantasie ricorrenti che implicano bambini, mentre l’abusatore ha una vita sessuale normale e, nel contempo, le fantasie suddette. Il turista sessuale ha invece un profilo completamente diverso: uomo dei paesi ricchi, spesso benestante, che si reca in paesi sottosviluppati dove è diffusa la baby-prostituzione, con lo scopo, a differenza del pedofilo, di trovare soddisfazione e senso di potenza. Al di là di questi dati e profili, l’attenzione andrebbe però concentrata sui bambini. Questa è infatti, come è già stato detto, un’esperienza che segna profondamente l’esistenza di chi ne è vittima, poiché tutto ciò accade in quegli anni in cui tutte le esperienze si fissano nella memoria indelebilmente, condizionando il futuro affettivo e sessuale della persona. Si può solo lontanamente immaginare quanto tutto ciò possa essere devastante per un’intera vita appena iniziata, e le conseguenze non sono ancora del tutto conosciute. Per concludere volevo far notare che l’ abuso sessuale non è l’unica forma di violenza che può segnare la vita di un bambino. L’atto di abusare si ha infatti anche nell’abuso fisico e psicologico; nel trascurare o “ipercurare” il bambino; nel non capirlo; e, fattori esterni alla famiglia, nelle minacce di gruppi criminali a fini di estorsione, o di sette. Chiara Baccin 2F 17 Ipse dixit Rasoio di Ockham HIT PARADE di… Ipse dixit! frasi ‘famose’, strafalcioni, frizzi, lazzi e calembours dei prof Concorso a premi Le migliori ipse dixit della… storia del Rasoio Nell’attesa che arrivino ipse dixit fresche, votiamo le migliori frasi ‘famose’ pronunciate dai prof nella lunga storia del Rasoio. Eccovene una carrellata. Continueremo anche nei prossimi numeri. Sta a voi indicare le migliori, votando. Le vincenti saranno confezionate in pacco-dono al prof che se l’è fatte… scappare! • Merleide (a. s. 2003-2004, Rasoio n.1, 11.11.2003, p.4) 1. E finalmente le desiderate lezioni di ed. fisica (e grandi lezioni di vita…) di Mr Merlo: “Al dì de uncò catè sempre tut pront… Se gavè sé, a mama a riva suìto là col biberon… Se gavè sòno, suìto pronta col cussin… Se gavè spissa, a riva suìto coa gratariòea..” 2. Proposta indecente: Merlo: “Chi xéo stà a cior el baeon?” Studente: “Io!” Merlo: “Se te va anca a cior ’e merde de can par tera, cussita te me fa un piasser…” • Pillole di saggezza (a. s. 2003-2004, Rasoio n.2, 20.12.2003, p.4) 3. Nuovi metodi di valutazione by CFB (Chiara Fonte Basso): “è disastrosamente logico questo compito!” 4. Interrogazione di biologia… l’interrogata ha una maglia alquanto corta e scollata… la classe lo fa notare al prof. Morellato che commenta: “Eh, se tira giù ha un problema su… se tira su ha un problema giù… si può dire che ha una deficienza nel vestire…” 5. L’esasperazione della Deutsch-Lehrerin: “Se sento entrare caos faccio compito!” “Potete far caos?!” (Quaggiotto Nadia) 6. Lezioni di vita vissuta: “Ho avuto due cose nella vita: 1) una grande memoria; 2) sinceramente non ricordo…” (Andolfato) • Poletteide (a. s. 2003-2004, Rasoio n.4, 22.05.2004, p.4) 7. Poletti: «Eh, se non è bue, è vacca…» 8. Lezione di fisica, il professor Poletti cerca di spiegare agli alunni che non si possono sommare unità di misura diverse: «Ma dai!, non si possono mica somàre carri armati e provoloni!» (pronunciato con il tipico accento) 9. In laboratorio di fisica il prof. Poletti avverte gli alunni: «State attenti, chi ha i capelli lunghi è meglio che se li leghi. Guardate cos’è successo a me con la fiamma Bunsen». 18 Mondo Giovani Rasoio di Ockham LA DEPRESSIONE E LE SUE CONSEGUENZE Secondo le più moderne ricerche e previsioni, il XXI secolo sarà caratterizzato da un elevato aumento della depressione, in particolare tra ragazzi dai 10 ai 25 anni. La depressione è uno stato psicologico caratterizzato da ansia, sfiducia in se stessi e paura del futuro, nonché da chiusura in se stessi e isolamento dagli altri. Spesso questa “malattia” viene nascosta perché il rivelarla agli altri nella maggior parte dei casi crea imbarazzo e vergogna. In passato era stata spesso liquidata con diagnosi di “esaurimento nervoso” e considerata una patologia minore; tuttavia in seguito si è rivelata talmente devastante da indurre persone al suicidio o a forme di anoressia o bulimia. Sui giovani gli effetti sono disastrosi: i loro progetti di vita s’infrangono e le loro speranze si dileguano. Molti sono i fattori, spesso concomitanti che portano i giovani a cadere nel baratro della depressione: situazioni familiari ansiogene, uso di sostanze stupefacenti, problemi legati a rapporti interpersonali e spesso sensazione di inadeguatezza all’interno della società; il risultato spesso è il ricorso a diete drastiche, per perseguire certi modelli di bellezza imposti dai media, o, viceversa, ad un’assunzione eccessiva di cibo. Usando il termine dieta, si rischia di banalizzare o minimizzare il concetto; infatti le ragazze intraprendono delle vere e proprie lotte con il cibo. La paura diventa il motore della difesa. Il terrore di queste ragazze è quello di non essere all’altezza della società, di non rientrare neanche lontanamente negli stereotipi che prendono a modello un corpo perfetto in tutti i suoi elementi. Ma l’estetica non si riduce solo alla valorizzazione del sedere imprigionato in crudeli jeans (tralasciamo i predicozzi sull’essere e sulla superficialità dell’apparire, a questo ci pensano già abbondantemente mamma e papà), perché, è vero, il corpo è delimitato da curve ma anche un 90-60-90 può apparire volgare se non unito a sensualità, eleganza e semplicità. Pensiamo che la maggior parte degli adolescenti, se non tutti, sia insoddisfatto del proprio corpo. Certamente il problema riguarda soprattutto le ragazze; ma allora, cosa possiamo fare per piacere a quel tipo così carino seduto nell’ultimo posto in corriera? Rifiutiamo ogni forma di cibo, contiamo le calorie di ogni boccone e puntualmente, dopo ogni pasto,ci chiudiamo in bagno con un dito in bocca? La risposta è: “Solo un dito”? L’accendiamo? Se avete risposto così, sappiate che non siete le uniche. Ma è davvero così importante basare tutto ciò che si ha sul proprio fisico? Eppure, nonostante la continua informazione, migliaia di ragazze continuano ad essere ossessionate dal loro aspetto fisico in una forma eccessiva, che il più delle volte le porta a nascondere questa loro smania. Così l’anoressia non solo è una malattia, ma ha come conseguenza anche un distacco dal mondo sociale (famiglia, amici, conoscenti) in quanto la sua esistenza deve essere nascosta agli altri per evitare critiche e pettegolezzi. Tuttavia quanto già citato non rappresenta la sola conseguenza della depressione; altra patologia infatti non meno grave è costituita dalla bulimia. Questa consiste da parte del malato in grandi abbuffate, seguite poi da comportamenti compensatori. Come l’anoressia, anche questa malattia viene solitamente tenuta il più possibile nascosta alle persone che ci circondano. Così vengono ingerite in segreto grandi quantità di cibi ipercalorici che si tenta poi di smaltire attraverso il classico “dito in bocca” o con altri metodi comunque non simpatici. Importante è anche il fatto che spesso la piena consapevolezza di queste patologie porta ad un ulteriore aggravamento della depressione del soggetto. Tuttavia i tipi di depressione sono molteplici e, soprattutto alla nostra età, essa si presenta in forma leggera e spesso sporadica, anche se non è mai da sottovalutare. Infatti secondo il Ministero della Sanità, in Italia 450.000 persone (il 90% di sesso femminile!) sono interessate da anoressia e bulimia. Sharon Cattapan e Claudia De Matteis 5^B ginnasio 19 Rasoio di Ockham Arte e cultura Graffittari: artisti o vandali? Per alcuni sono maestri di una nuova forma di espressione artistica, per altri semplicemente vandali da assicurare alla giustizia. Eppure nessuna metropoli del pianeta può dirsi inviolata dalle performances dei graffittari, che deturpano le bellezze e abbelliscono le turpitudini dei centri urbani con una irresistibile esplosione di fantasia. Non furono naturalmente i punk, i vandali, gli artisti da strada della East Coast american, della Subway di New York o delle rovine di Philadelphia a inventare il graffito. Ogni enciclopedia economica ci ricorderà che graffiare le pareti di una grotta con qualche esile silhouette di cavallo, imbrattare i muri di Pompei con parolacce, scolpire le direzioni per raggiungere il bordello più vicino, anticipano di qualche anno gli affreschi di Daze, di Reas, di Shepard Fairey, di Banksy o di Mike De Feo il “fioraio”, che copriva le piaghe di New York dipingendo ovunque e soltanto fiori dove non sarebbero mai potuti sbocciare. Nessuna metropoli è rimasta inviolata. Nessuna cultura o presunta “identità” nazionale o politica ha resistito alla pandemia della bomboletta impugnata, nella enorme maggioranza dei casi, da teenager, al 99,1% maschi. Dopo New York e Philadelphia, caddero Toronto e Montreal e Vancouver. In Canada mirarono a quei convogli ferroviari, soprattutto merci, che attraversavano lenti e infiniti l’immensità continentale dal Pacifico all’Atlantico, facendo per divertimento quello che i migranti della Grande Depressione anni ’30 facevano per necessità, quando scrivevano a gesso sui vagoni messaggi e saluti ad altri migranti, come lettere in bottiglia. Dal Nord America all’Europa, furono le due Germanie, i teenager dell’ovest annientati dal benessere, o quelli dell’est appiattiti dalla stoltificazione del regime, a raccogliere la bombola. Gli affreschi sui due lati del Muro di Berlino, perduto nel 1989, erano arrivati a tali forme di espressione politica che Honecker arrivò a vietare la vendita di vernici spray. Neppure il Giappone del confucianesimo, della società piramidale e tribale, dei coretti operai “cresci azienda cresci” potè resistere. Tokyo, Osaka, Nagoya, sposarono la turgida, implicitamente oscena grafica dei grandi caratteri carnosi e tridimensionali americana con l’immediatezza espressiva dei manga. In Italia, in Spagna, in Francia, poi, nella Russia del dopo Socialismo Reale, in Bulgaria, in Africa, in Argentina, in Brasile, ovunque le mani delle ombre graffiano le città con la propria firma, con la sigla del proprio “crew”, del proprio gruppo, o banda, di street artists, in una pandemia che i vecchi, gli ex graffittari passati al mondo dell’editoria, della grafica, della pubblicità, della moda, o semplicemente risucchiati dall’anonimato della vita disapprovano. Soprattutto da quando Internet, illustrando a tutti nel mondo, tende ad omogeneizzare gli stili e rendere riproducibili opere di arte povera che sembravano, per loro natura, irriproducibili. Nessuna formula riesce a spiegare il formidabile talento artistico e creativo che molti graffiti raggiungono, sfiorando i livelli da murales di Siquieros e l’ironia linguistica (ricordare sempre che loro si fanno chiamare “writers”, scrittori, e non “painters”, pittori) di gente come Pisa 73, il tedesco che lavora con gli stencil, i cartoni ritagliati, e ha coperto la Germania di graziose bambine che mostrano il sedere a chi guarda, e di un Gorge Bush con tre dita alzate, due in segno di vittoria e la terza in un segno meno gentile… Pochissime, forse soltanto a Londra, sono ancora le autorità che tentano di reprimere e di punire atti che restano, dietro tutta la loro espressività, tecnicamente vandalismo. Il paradosso, e il rischio, di questa forma di espressione popolare, è proprio che la accettazione – o la rassegnazione – tolgano quel gusto dell’atto criminoso, ma non violento, che motiva tanti di loro. Che anche questo grido di libertà e di originalità individuale, nella società di noi cloni consumisti, si esaurisca perché assorbito nel “mainstream”, nel grande fiume del commercio che tutti assorbe e omogeneizza. 20 Rasoio di Ockham Arte e cultura Graffittari... Forse non resterà molto neppure delle fatiche mini michelangiolesche, a volte di notti e giorni interi, di coloro che dipingono vagoni destinati tutti alla rottamazione e muri destinati alle ruspe, e nell’effimero di queste Sistine di strada anche gli autori apprezzano l’autoironia. «Il mio lavoro scomparirà con me» diceva Banksy, nickname di uno dei “caposcuola” inglesi «ma a me basta sapere che un giorno qualcuno ha guardato una carrozza del metrò passare e ha visto quello che ho fatto, anche senza conoscermi. Io sono esistito per un attimo». Poi tutto transitorio e dimenticabile, come un sms, come la televisione. Da buttare. Come quei graffiti coi quali adulti responsabili e per bene imbrattarono il mondo, per invitarci a «Vincere! E Vinceremo!» O con appelli alla «Gloria per il nostro Grande Timoniere». Vandali per vandali, allora meglio un sincero vaffanculo a grasse lettere in 3D su un vagone della subway in corsa, che uno «Juden Raus» o un «Morte agli immigrati». Simone Orsato 5^ Atec 21 La posta di Chicca Rasoio di Ockham La posta di Chicca! di Enrica Innocente Ciao a tutti! Sono una ragazza di V^A e quest’anno ci sarò anch’io ad occuparmi dei vostri problemi di cuore (parallelamente alla Posta del cuore tradizionale di Giulia e Chiara), e non solo… il mio sogno è quello di poter diventare una psicologa in futuro e di riuscire ad aiutare la gente a risolvere i problemi. Ops! Forse la mia presentazione è un po’ troppo seriosa… Dovete sapere che già mi cimento spesso in questa attività con alcune mie compagne, in particolare una (non faccio nomi, la diretta interessata capirà...!!!), della quale subisco ogni giorno paranoie di qualsiasi genere e sono costretta a trascorrere le ore scolastiche a scrivere bigliettini per aiutarla a trovare una soluzione ai suoi problemi…! Raramente però mi ascolta, così il giorno dopo ricomincia la solita storia! La mia idea non è soltanto quella di riproporre la Posta del cuore, ma anche di ampliare la rubrica a problemi più generali… Quindi potrete scrivermi se avete qualcuno per la testa e volete dichiararvi, se non sapete come fare a conquistarlo/a e avete bisogno di un consiglio, se siete stati/e lasciati/e e vi sentite terribilmente tristi e soli/e…ma anche se avete litigato con qualcuno a casa o con un compagno o una compagna, se avete bisogno di qualche scusa per aggirare genitori e amici, se siete stanchi/e di studiare e presi/e dalla disperazione pensate di aver scelto la scuola meno adatta a voi…insomma scrivetemi tutto quello che vi passa per la testa e io cercherò di rispondervi come meglio potrò! Ovviamente potete recapitare le vostre problematiche lettere nella cassetta postale del giornalino (che si trova nell’atrio) o, se siete particolarmente pigri, potete scrivermi all’indirizzo di posta elettronica [email protected] . Spero di trovare qualcuno di altamente complessato come le mie compagne per poter sfruttare al massimo le mie straordinarie doti di psicologa…!!!! (grazie Kya…tu sai perché!) Perciò SCRIVETE, SCRIVETE, SCRIVETE! Mi raccomando…aspetto un sacco di lettere! Smack a tutti…bye! 22 Posta del cuore Rasoio di Ockham POSTA DEL CUORE di Giulia Favaro e Chiara Casteller Ciao a tutti! Siamo sempre noi (ancora ‘na volta mi & ti!), sopravvissute ad una divertente domenica trevigiana... di quelle “potenti”... passate all’insegna della cosiddetta distruzione (ehm, non sappiamo se è il caso di alludere all’avvenimento, ci limitiamo a salutare i nostri fidi compagni di avventure..). Stiamo ultimando la ricostruzione del nostro “ego scolastico” per la grande riapertura del giornalino e, nel nostro caso, della Posta del cuore(accanto alla Posta di Chicca -benvenuta!). Vorremmo dare il benvenuto ai nuovi arrivati, in particolare dalla 1^A alla 1^H, senza dimenticare gli amici del classico e del tecnologico, ricordando che la nostra rubrica è aperta a tutti!! Potrete rivolgervi a noi (...anzi dovete!) se siete dei timidoni e non riuscite dichiarare il vostro amore a qualche ragazza-o, così anche se volete fare uno scherzo a qualche amico...o anche solo per dire la vostra su qualsiasi argomento preferibilmente inerente gli ambiti sessuale e sentimentale. Per recapitare la posta nell’atrio della sede centrale, nella sede staccata di Guarda Alta e al classico troverete le apposite cassette che potete facilmente rintracciare grazie al loro colore sgargiante! Vi raccomandiamo: non fatevi problemi o scrupoli di alcun tipo: tutto quello che scriverete sarà esattamente riportato parola per parola senza alcuna censura, e ovviamente per dichiarazioni varie a vostra richiesta sarà tenuto l’anonimato. Bene, ci sembra di aver detto tutto... e allora noiiii.... ci congediamo... (a chi scrive verranno recapitati numerosi premi... “dalla rossa e dalla bionda” -saluti al prof. Boerio..). Ciao a tutti!! Tormento d’amore Ti odio e ti amo. -Come è possibile?- forse ti chiedi. Non lo so. Ma sento che accade, e mi tormento. Catullo 23 Rasoio di Ockham Costume A.A.A. maschi cercasi! Che il mondo contemporaneo sia un po’ bizzarro, questo lo si sapeva già. Che tra guerre, attentati ed economie in crisi, qualcuno potesse dar di matto anche. Ma un simile disastro sociale, questo no, nessuno avrebbe potuto prevederlo. Così mentre l’intero genere maschile, in preda alla confusione cosmica più totale, cerca di sopravvivere alla bell’e meglio cercando appiglio nella playstation, nelle creme antirughe o anticellulite, e (in qualche rarissimo caso) nella politica, il gentil sesso assiste impotente, e si adegua. Ecco spiegato il motivo di comportamenti o atteggiamenti alquanto discutibili e concordemente agghiaccianti, tra le donne d’oggi, anche se la mia stessa appartenenza al genere femminile m’impedisce di proseguire per questa strada, con la speranza però che qualche uomo, un giorno –dopo il risveglio dal sonnellino letargico- si decida finalmente a scrivere su di noi. Ovviamente è inimmaginabile pensare di poter fare di tutta l’erba un fascio, ma ecco cosa va per la maggiore: un esempio è Talia, spigliata e estroversa diciassettenne che descrive in questa intervista il suo fidanzato. - Cosa ti ha colpito di lui, la prima volta che l’hai visto? - In generale il suo modo di porsi, la sua sicurezza e simpatia (tattica di conquista largamente sfruttata dai “boys”) - Qual è stato il primo tuo pensiero quando vi siete conosciuti? - Bellissima quella sua maglietta rosa… quasi quasi me la compro anche io… - Chi è stato fra voi due il primo a proporsi all’altro? - Lui, sicuramente…ma solo dopo un’accurata ponderazione sulle sue possibilità. - In che modo si è dichiarato? - È stato molto romantico: una sera, mentre ammiravamo il tramonto, stringendomi le mani, guardandomi dolcemente negli occhi…peccato quello sia stato l’unico gesto carino che abbia fatto finora… - Ha usato i congiuntivi nel modo corretto? - Mmh…glieli sto ancora insegnando… - Hai notato un cambiamento da quando l’hai conosciuto ad oggi? - In quasi cinque mesi di rapporto, naturalmente, qualche minuzia è cambiata, ma è naturale… non credo che qualcosa rimanga statico eternamente: ad esempio nei primi tempi ero sommersa dai suoi messaggi e dalle sue chiamate, mentre ora è molto uno “squillo” al giorno; in fondo – come dice lui – l’uso eccessivo del cellulare espone a pericolose radiazioni nocive per la salute. Quando mi fa dei complimenti li accompagna immancabilmente a una lista di difetti lunga almeno il doppio di quella dei pregi, oppure mentre stiamo parlando, a volte, sembra sfuggirgli qualche particolare- come il contenuto del discorso- e immancabilmente ogni volta che non riesce a sostenere le sue idee in una discussione, le abbandona, dandomi ragione per partito preso. A volte, ancora, dato il grande stress scolastico, preferisce risparmiare il suo acume e ragionare col mutuo cervello collettivo degli amici – ma a chi non capita al giorno d’oggi! – Una tra le cose più divertenti è però stare ad ascoltare le sue mirabolanti imprese, che puntualmente non manca mai di rammentarmi, ogni giorno lievitate in maniera esponenziale…Infine secondo le sue idee, il partner di una ragazza bella deve essere anch’esso bello per forza, così è davvero esilarante vedere in che modo riesce a contorcersi e a rendersi ridicolo pur di riuscire a ammirare il suo fondoschiena in ogni superficie riflettente… - Credi che saprebbe riconoscersi nel ritratto che hai appena fatto di lui in questa intervista? - Non credo…anzi, assolutamente no… - Lo ritieni una mosca bianca? - Ho visto di molto peggio… da questo punto di vista posso ritenermi fortunata… - Un’ultima cosa…una sua mania senza la quale non saprebbe vivere… - La ceretta alle sopracciglia Grazie per l’intervista, hai reso molto bene l’idea… Gloria & Talia 24 Costume Rasoio di Ockham Il linguaggio del corpo Tutto quello che avreste sempre dovuto sapere Bell’amico, il corpo umano. Conosce ogni nostro pensiero, ogni nostra emozione, ci fidiamo di lui, ma di certo non sa mantenere un segreto. Avreste mai immaginato che quasi i due terzi di ciò che diciamo non viene pronunciato, ma mostrato? Perciò, ecco alcune cose da sapere: quel che diciamo senza accorgercene, quel che gli altri ci comunicano in silenzio. La menzogna Controllate innanzi tutto gli occhi, poiché distogliere lo sguardo, o sfregarsi le palpebre, possono essere un tentativo di non vedere la persona cui si sta mentendo, soprattutto per quanto riguarda gli uomini. Potrà anche accadere che la persona interrogata si tocchi il naso, come a controllare che non sia improvvisamente cresciuto. In realtà, questo gesto istintivo, chiamato “effetto Pinocchio”, è dovuto ad un reale stimolo fisico: quando si pronuncia il falso intenzionalmente, aumenta la pressione sanguigna e vi è un maggiore afflusso di sangue al naso, che stimola le numerosissime terminazioni nervose qui presenti. Le mani, poi, possono rivelare molto. Chi porta le mani al collo, scosta il colletto, si copre la bocca, ha paura di essere smascherato o, inconsciamente, vorrebbe bloccare ciò che di falso sta pronunciando. Ma non affannatevi a ricercare indizi di falsità nelle espressioni facciali degli uomini, poiché ne usano meno delle donne, e questo accade da sempre, per la volontà di difendersi da attacchi e sembrare sicuri di sé, nascondendo i veri sentimenti. Il corteggiamento Svelare una menzogna può essere interessante, ma che dire del corteggiamento? Di certo è bene conoscere qualsiasi indicazione che possa aiutare a comprendere quest’arte misteriosa ed elegante. Grande attenzione, anche in questo caso, allo sguardo: guardare negli occhi per un periodo prolungato, specialmente al primo incontro, indica curiosità ed attenzione. Se invece lo sguardo si rivolge altrove segnala che si è distratti da un ricordo, un suono, un sentimento, ed in quest’ultimo caso si tende ad abbassare gli occhi. Gesti di seduzione tipicamente femminili sono il piegare la testa di lato, per suscitare l’istinto maschile di protezione, il mostrare il polso, zona molto sensibile e delicata del corpo, l’accarezzarsi i capelli, il far oscillare la scarpa sulla punta del piede, o il farlo entrare e uscire dalla scarpa stessa, simbolicamente un gesto fallico. Inoltre, come le nostre madri controllano che il nostro abbigliamento sia in ordine, così lo stesso aspetto dell’istinto materno porta ogni donna a sistemare il bavero della giacca, a raddrizzare la cravatta, ed in genere ad aggiustare ogni imperfezione dei vestiti dell’uomo da cui è attratta. Per quanto riguarda l’uomo, invece, può mostrare interesse appoggiando una caviglia sul ginocchio dell’altra gamba, o infilando i pollici nei passanti della cintura o in tasca. Vi sono poi segnali comuni a entrambi i sessi: il più ovvio è controllare il proprio aspetto -sistemando abito, pettinatura, trucco, raddrizzando il portamento-, ma anche parlare lentamente ed in tono pacato -la voce è tra le prime cose a subire un’alterazione in caso di interesse-, sorridere ed annuire ripetutamente durante la conversazione, giocherellare con un piccolo oggetto, far scivolare un dito sul bordo di un bicchiere o di una tazza. Se invece le braccia sono incrociate sul petto, si tiene in mano un bicchiere tra due interlocutori, il piede si muove nervosamente, le dita toccano il naso o la nuca, il corpo sta esprimendo un suo rifiuto. In ogni caso, interpretare il corpo umano non è semplice… ma se ognuno di noi potesse cominciare a comprenderlo meglio, ciò rappresenterebbe di certo un grande vantaggio per tutti. Letizia Gardin - I B liceo classico 25 Rasoio di Ockham Musica Processo a Vasco Rossi Ed eccoci qua, tre mesi dopo, a parlare ancora di musica... Anzi, dopo aver “brillantemente” superato la prova editoriale dello scorso anno (il target erano 5 lettori ma per nostra fortuna ce n’è stato qualcuno di più), abbiamo finalmente deciso di osare. E di attaccare uno dei mostri sacri della canzone italiana. Se vi diciamo che il suo pubblico lo definisce vero, libero, fragile, romantico, anticonformista, ribelle, diretto, a chi pensate ci stiamo riferendo? Sì, proprio a Lui. Al signor Vasco Rossi. Non per alimentare una polemica barbara (anche se è proprio questo lo scopo) ma per dar voce a chi, come noi, non ce la fa più a sopportare l’idolatria che scorre intorno ad un personaggio quantomeno “ambiguo” della musica di casa nostra. Mah, perché non partire con la nostra requisitoria dalle stesse virtù che gli vengono attribuite? Punto numero uno: vero. Come può essere “vero” qualunque cantante che inizia la propria carriera come “rocker duro e trasgressivo” e, man mano che il successo avanza e la posta commerciale in gioco non è più bassa come agli esordi, comincia a “fare” (comporre, creare o cantare sono parole che esprimerebbero un concetto troppo elevato) canzoni quali “Buoni o Cattivi”: riffone esuberante, due parole grammaticalmente scorrette (licenza poetica..?) messe in croce, un video in cui mostra tutta la sua immagine volutamente trasandata e fintamente trasgressiva ed il gioco è fatto! Milioni di copie vendute per l’album “rock” più insulso e povero di idee degli ultimi anni. Sulla dubbia autenticità della sua immagine quindi pensiamo non ci siano dubbi... E cosa dire poi sul suo “provocatorio” anticonformismo (detto da uno che si è girato tutti i Festivalbar e Sanremo in lungo e in largo), e sul suo essere Il Ribelle per antonomasia (come spiegare quindi l’assecondare da parte della sua musica qualsiasi fluttuazione del mercato discografico?). Sembra che venga idolatrato dai suoi fans solo perché, dopo una vita “condotta all’insegna degli eccessi”, sta ancora su un palco a “cantare”, in una prospettiva in cui i suoi presunti meriti artistici passano rapidamente in secondo piano. E’ poi quasi ridicolo soffermarsi sull’ “incondizionata libertà” di uno schiavo della propria immagine da rockstar maledetta, impossibilitato ad ammettere di comporre musica POP per il più ampio pubblico possibile. Le sue canzoni possono essere definite romantiche? Sì, se per romantico si intende un prodotto intriso di quel sentimentalismo scontato e superficiale che le accompagna, composte da uno che ne ha passate di cotte e di crude. E non importa che poi ai concerti faccia orgogliosamente il segno della f… ogni due minuti; questo non fa che accreditare la sua immagine di trasgressivo e non intacca minimamente quella di (finto) romantico. Chiaro il concetto? Vi si sono aperti improvvisamente gli occhi? Se è così tanto meglio, ma per gli scettici deve ancora arrivare la parte migliore... Allora, di solito un concerto di Vasco è un evento... Pullman pieni di fans urlanti che partono da tutta Italia per andarlo a VEDERE in capo al mondo. Perché, ti dicono, un concerto di Vasco bisogna viverlo, non ascoltarlo. Ed è proprio questo il punto: se quello che dovrebbe cantare e per questo sta sopra il palco non canta, anzi volontariamente porge il più spesso possibile l’ideale testimone (il microfono) a quelli che dovrebbero ascoltare e vivere il momento ed invece urlano a squarciagola tanto da coprire le sue scarse performances, questo evento si può definire un concerto? Il popolo del Blasco lo definisce “liberare le emozioni con la sua musica e la sua voce”. Ma la realtà è ben diversa. I suoi concerti sono semplicemente i concerti del pubblico: il pubblico canta, il pubblico esplode, il pubblico attende un uomo che farà semplicemente in modo che loro spendano i soldi per vedere loro stessi. Non importa che l’artista non (si) emozioni, che ormai sia imbolsito e senza voce, ogni suo concerto diventa un evento in cui ogni “appassionato di musica” deve divertirsi e chinarsi di fronte al rocker italiano per eccellenza, e guai alle voci fuori dal coro. Scommettiamo poi che se solo un decimo dei suoi supporters conoscesse almeno il nome dei suoi (loro sì) superbi strumentisti sarebbe già un miracolo. 26 Musica e Cinema Rasoio di Ockham E che dire poi della mera attualità, con il Nostro che rifiuta cortesemente l’invito del buon Bob Geldof a partecipare all’ormai storico Live8, un’ottima occasione per portare, con i suoi milioni di sfegatati sostenitori, un po’ di benefica pecunia sull’evento di Roma, che è sembrato (anche all’opinione internazionale) molto sotto al livello delle altre 7 locations, sia come qualità che come pubblico? No, Lui preferisce il suo concerto ad Ancona, idolatrato dai suoi fans, dai quali avrebbe ricavato un po’ di soldini che si sarebbe gelosamente tenuto, sbandierando poi sulle pagine di XL (in modo alquanto vergognoso, ci pare, ma ognuno può avere la propria opinione) che si può fare solidarietà in tanti altri modi. Per esempio? Ce ne dia una prova, Dottor Rossi. Ah, sì, quasi dimenticavamo quella pagliacciata della sua laurea ad honorem (che avrà fatto rivoltare nella tomba De Andrè e Rino Gaetano, al quale il nostro si è talmente “ispirato” agli esordi della sua carriera fino a sfiorare il plagio..)... Motivo: “sa comunicare con i giovani, pur nella trasgressività dei temi trattati”. Anche Berlusconi parla ai giovani e spesso incoraggia il riso con le sue battute, ma vorremmo dire che prima di conferire anche a lui una laurea sarebbe meglio aspettare le elezioni del prossimo maggio. Martino Facchin e Claudio Codemo (5^B); Ruggero Bonaventura (4^E) Rubriche Cinema LA FABBRI CA D I CI OCCO LAT O (2005) di Tim Burton con Johnny Depp FABBRICA DI CIOCCO OCCOLAT LATO Ecco una nuova meraviglia, prodotta dalla riuscitissima coppia Burton-Depp, che è ufficialmente sbarcata nei cinema di tutta Europa venerdì 23 settembre ’05. E’ quasi impossibile non notare quel tocco fantasioso e quasi pazzesco del regista, il tutto ornato dall’inconfondibile stile di Johnny (e qui il popolo femminile non potrebbe aggiungere altro!!). La storia parla di un bambino molto povero, Charlie, il cui unico sogno è di visitare la gigantesca fabbrica di cioccolato dell’eccentrico, nonché misterioso, Willy Wonka. Quest’ultimo, un giorno, decise, visto che alcuni dei suoi operai rubavano le ricette delle sue invenzioni di cioccolato, di chiudere la fabbrica ai lavoratori, per sempre. Ma poi Wonka, deciso a trovare un erede per la propria impresa, diede la possibilità a 5 bambini di visitare la sua fabbrica. Così collocò dei “Golden Ticket” in cinque tavolette di cioccolato Wonka che furono spedite casualmente, in giro per il mondo; i fortunati che avessero trovato i biglietti avrebbero avuto la possibilità di visitare la fabbrica, ma uno solo avrebbe avuto il super premio. Chissà che Charlie non sia tra quei cinque… Consigliamo a tutti di andare a vederlo con il/la fidanzato/a, gli amici, la famiglia, i nonni e pure con chi vi sta antipatico..É difficile fare una critica giusta di fronte alla semplice e innocente fantasia di un regista, rimasto un po’ Peter Pan. L’unica nota negativa è la grafica, eccessivamente computerizzata, che fa sembrare gli attori delle bambole di cera (anche Johnny è talmente pallido da sembrare vittima di una sbronza!!) Matteo Bressan, Alan Boso e Martina Basei 3^E; Pasquale Morrone 4^E 27 Rasoio di Ockham Giochi GIOCHI di Valeria Menegon e Luisa Graziani 4^E Eccoci qui anche quest’anno con i nostri giochi e come l’anno scorso vi invitiamo a provare a risolverli e ad inviarci le soluzioni... i premi aspettano solo voi! Buon divertimento! 1- Trova le parole delle definizioni all’interno del quadro e con le lettere rimaste (da riordinare!) troverai il titolo di un film horror… D R A H C E F L O N T A N O U G N A O T N M N O A S I T A C A R R O A C O L I T E N A L T A R I A 1- 365 giorni; 2- Si dice: “Portare una donna all’…”; 3- L’atmosfera; 4- Secondo alcune teorie sull’origine del cosmo è lo stato di disordine della materia; 5- In cielo c’è grande e piccolo; 6- Infiammazione del colon; 7- Regalare qualcosa a qualcuno; 8- Disseta i viandanti; 9- Non vicino; 10- Animaletto viscido e strisciante; 11- La sede dell’olfatto; 12- Può essere anche botanico; - Sciogli lingua: SE SEI SEGHE SEGANO SEI CIPRESSI SESSANTASEI SEGHE SEGANO SESSANTASEI CIPRESSI. - Sciogli lingua: FRA LE VERDI FRASCHE AL FRESCO FISCHIA FRANCESCO. - Sciogli lingua: “ TI CHE TE TACA I TACHI TACAME I TACHI A MI!” “ MI CHE TE TACHE I TACHI A TI? TACATE TI I TO TACHI!” 2- Scrivi il numero 26 con lo stesso numero (7) di stuzzichini con cui è composto questo 13. - Sciogli lingua: PORTA APERTA PER CHI PORTA CHI NON PORTA PARTA PUR. QUANDO PORTI NON IMPORTA L’IMPORTANTE E’ DI PORTAR! 28 Rasoio di Ockham Giochi e Editoriale Per risolvere questo gioco bisogna prima leggere il giornalino, solo dopo potrete provare; quindi se non l’avete già fatto buona lettura, mentre se avete già buttato l’occhio sugli articoli buon lavoro! 8 1 9 10 11 2 3 12 4 5 13 6 7 ORIZZONTALE 1- La città americana distrutta dall’uragano; 2- Lo sono i videogiochi; 3- Coppie di fatto; 4- L’Italia è a ... dopo l’America; 5- I cellulari sono diventati come Bond; 6- Sono come neonati; 7- Lo è del lago; VERTICALE 8- Tra un po’ verrà sostituito dagli sms; 9- Artisti o vandali; 10- Verranno mandati ai genitori; 11- Non andare a scuola; 12- La ragazza che è stata più guardata in tv a miss Italia; 13- Lo sono i ragazzi; Editoriale… (continua dalla prima pagina) Oltre a questo volevamo ricordarvi un’importante novità (dell’anno scorso a dir la verità, ma che quest’anno si è rafforzata): il sito internet! Se entrate in quello della scuola troverete una sezione aggiornatissima riservata a noi, con molti inediti come la nostra storia ( è da 4 anni che andiamo avanti per la bellezza di 26 numeri … ormai siamo un’autorità); questo sito, curato dal punto di vista tecnico dai proff. Morellato e Basurto (Grazie!), ci è valso il premio come miglior giornalino multimediale della Provincia! Tranquilli, non ci adageremo sugli allori! Prova ne è questo numero straboccante di argomenti importanti come la polemica sui PACS, sul velo a scuola, sull’utilità del Liceo (sì, perché per qualcuno noi non siamo utili alla società…), ma impreziosito anche dalla nostra immancabile satira, che vi aspetta con nuove storie e qualche esuberante e atteso ritorno! Per concludere vogliamo ringraziare tutti coloro che hanno collaborato e collaborano alla realizzazione del giornalino! Ci trovate tutti in ultima pagina (speriamo di non aver dimenticato nessuno). Buona lettura! Andrea Tranquillin e Laura Biasi 29 Rasoio di Ockham E per finire... La redazione del Rasoio di Ockham • Direttore Andrea Tranquillin 4E • Vicedirettore Laura Biasi 4E • Condirettore (responsabile sez. classico) Gloria Viel 2Acl • Caporedattore centrale Eleonora Salomon 3Btec • Caporedattori Valentina Spada 4E, Simone Orsato 5Atec, Francesco Groppo 4D, Sara Giovine 3A • Caporedattori e Redattori per ogni Area da 1 a 6: Area 1 Giulia Zatta 4E, Valeria Menegon 4E, Tobia Bacchin 1E, Greta Zamperoni 1E Area 2 Francesca Merlo 4E, Deborah Grando 3E, Francesca Signor 3E, Greta Mazzochel 2Bcl Area 3 Federica Lucati 4E, Roberto Baggio 2G, Alberto Berdusco 2G, Matteo Favero 2G, Area 4 Eleonora Busana 4E, Riccardo Zambon 4Atec, Luisa Graziani 4E, Nicolò Basso 3E, Martino Spadetto 3E Area 5 Valentina Spada 4E, Letizia Gardin 1Bcl, Chiara Baccin 2F, Claudia De Matteis 5Bginn, Sharon Cattapan 5B ginn, Valentina Tormena 5B ginn, Alessia Pizzolato 3E Area 6 Margherita Sartori 4E Responsabili Rubriche Opinione: Valentina Spada 4E, Francesco Bortignon 5B, Sara Giovine 3A, Federica Fragiacomo 3A Musica: Laura Biasi 4E, Gloria Panciera 4E, Ruggero Bonaventura 4E, Martino Facchin 5B, Claudio Codemo 5B Libri: Sara Giovine 3A, Luisa Graziani 4E Letteratura: Annachiara Piazza 4F Spettacolo/cinema: Pasquale Morrone 4E, Alan Boso 3E, Matteo Bressan 3E, Martina Basei 3E Sport: Chiara Carmen Celia 4E, Matteo Olivieri 4E, Antonio Fent 4E Web: Francesco Agnolazza 3B, Vergil 3B The teacher-seeker: l’Innominato Curiosità: Aronne Colbalchini 4E Cuore: Chiara Casteller 4E, Giulia Favaro 4E, Enrica Innocente 5A Satira: Morris Faccin 4A, Mariateresa Ghizzo 4C Posta: Chiara Casteller 4E, Giulia Favaro 4E Recensione giochi/program. per pc: Leonardo Frassetto 5Atec Giochi: Valeria Menegon 4E, Luisa Graziani 4E, Deborah Michielin 3E Grafici: Matteo Olivieri 4E, Claudio Cervi 3E, Simone Orsato 5A tec, Eleonora Salomon 3Btec, Serena Gomiero 3C, Francesca Tonellato 3C Responsabili settore tecnico: Giulio Padoin 4E, Francesco Nubiè 4Btec, Alberto Garbujo 4E, Claudia Tartini 4E, Federica Lucati 4E, Stefano Visentini 4E Responsabili settore archivio: Antonio Fent 4E, Fabio Michielin 4E, Alessandro Zambon 3E Sommario 1 Editoriale * 2-3 Velo della discordia * 4-5 Accoglienza * 6 Pillo * 7 Appello elettronico * 8 Liceali * 9 Libri * 10 Teacher-seeker * 11 Web * 12 Giorgione * 13 Pacs * 14 Curiosità * 15 Razzismo * 16 Racconto * 17 Violenza sugli indifesi * 18 Ipse dixit * 19 Depressione * 20-21 Graffittari * 22 Posta di Chicca * 23 Posta del cuore * 24 Maschio cercasi * 25 Linguaggio del corpo * 26 Vasco Rossi * 27 Cinema * 28 Giochi * 29 Editoriale * 30 Redazione 30