Il Mago in Gabbia
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Il Mago in Gabbia
De Gurò Il mago in gabbia Social Book Pagina 1 De Gurò Il mago in gabbia De Gurò Il mago in gabbia Estratto dalla raccolta intitolata Genesi Uno Tutti i diritti sono riservati. Pagina 2 De Gurò Il mago in gabbia 12 milioni di anni fa In una valle al confine del mondo, un grande edificio era stato eretto, centomila miglia quadrate. Era il frutto di anni di lavori segreti, in cui migliaia di operai erano stati arruolati, avevano in mente che stavano contribuendo a costruire un'enorme città murata. In verità quel grosso edificio era stato eretto per rinchiuderci migliaia di esseri e migliaia di uomini. Erano in pochi a saperlo. L'edificio aveva diverse ale, adibite a diverse funzioni. Al lato nord vi erano le prigioni, al lato est le infermerie, in cui i pazienti dormivano a terra, al centro vi era un grande piazzale, che era stato ideato come parco, ma finì col diventare una discarica e un luogo di sudiciume. Al lato ovest vi erano le stanze con le librerie e le classi, e per finire a sud vi erano le mense e gli uffici della Direzione. Tanti pali elettrici e avvertimenti circondavano l'edificio, e campi di laser delimitavano il territorio di oltre 20 ettari. Nessuno poteva entrare senza autorizzazione, e così nessuno poteva uscire. Le persone venivano prese da varie città da specialisti che li sceglievano, in base a vari criteri, poi li rinchiudevano in quella città tra mura. Le prigioni erano costruite con tecnologie molto avanzate, i pazienti venivano infilati e contati giornalmente da un computer. Jolie viveva là dentro, e anche l'uomo che l'amava. Erano stati sempre assieme, fuori, nella vita vera. E lo erano anche là dentro. La vita era noiosa e alquanto dura in quel posto. Hons aveva subito varie operazioni da questi Dottori della Mente, in tutti i quattro anni in cui aveva vissuto rinchiuso. Era stato avvicinato con la scusa che doveva guarire la sua strana forma di claustrofobia, anche se lui non si era mai ritenuto malato era stato spinto dall'amata a provare. Ma ben presto si erano accorti che era stato uno sbaglio, e il loro amore venne deriso dalle penose condizioni a cui dovevano fare di fronte tutti i giorni. Lavoravano come schiavi, venivano malnutriti, e non venivano pagati in alcun modo. Erano gentaglia, accozzaglia di corpi costretti alla prostituzione e al sudore. E proprio in quel momento Hons se ne stava nella sua cella vicino a quella della propria amata, a rimuginare Pagina 3 De Gurò Il mago in gabbia sulla propria vita. Era incapace di fare alcunché, e la depressione da qualche tempo stava sostituendo la sua volontà di reagire. Hons era nudo, seduto nella sua gabbia. Guardava l'amata, a cui aveva avuto il coraggio di chiederle di sposarlo. Peccato però che il matrimonio non avvenne mai. Hons si stava chiedendo cosa stessero facendo i suoi genitori. Era stato lì per molti anni, e nessuno era venuto a cercarlo? O forse era la Direzione che riusciva a respingere queste richieste? Chissà forse gli avevano addirittura raccontato che era morto. Jolie lo guardò. Provava un po' di compassione, era diventato così magro il suo caro! Provava il desiderio di stargli vicino, e lui voleva consolarla e provare a ricostruire quell'unione fisica, poiché gli stupri a cui aveva assistito avevano rotto quel senso di pudore. Ma lei era nell'altra gabbia, ed erano divisi da laser blu che non prestavano alcuna intenzione al fatto che si amassero, per farli riunire. All'improvviso da un altoparlante uscì una voce, la solita voce robotica che avvertiva del pranzo, e tutti si dovevano spostare al lato sud per cibarsi. Non vi era mai abbastanza cibo e la qualità era pessima, spesso giravano malattie nel posto. Jolie si avvicinò ai laser, ben sapendo che doveva stare attenta, e chiamò Hons che si era accorto che voleva parlargli. Anche lui si avvicinò. << Come ti senti? Andiamo a mangiare e poi ci rinchiuderanno ancora nel recinto a spostare l'immondizia secondo te?>> Non era un argomento molto romantico, ma ormai andava bene qualsiasi cosa, bastava che ci fosse comunicazione. Hons non rispose poiché non poteva parlare, ma annuì e abbassò la testa. Una delle operazioni che aveva subìto era una vera e propria tortura. E avendo urlato troppo, aveva dato fastidio a una guardia che essendo di alto grado ordinò di renderlo muto. Allora procedettero con acido per distruggergli la gola e le corde vocali, e presto le sue grida si trasformarono in mugoli. Poi gli avevano cucito le labbra in maniera frettolosa con una speciale pinzatrice elettrica, che originariamente era stata ideata per altri scopi. Così divenne muto. Pagina 4 De Gurò Il mago in gabbia << Se non ci fossero questi laser ti bacerei amore.>> furono le ultime frasi prima di inghiottire cibo. Le gabbie furono aperte e tutti uscirono dall'ala Nord, passarono per il campo, sotto stretta sorveglianza, e arrivarono al lato sud. Era una scena particolare vedere centinaia di corpi nudi di donne e uomini camminare nella stessa direzione. Hons era stato nutrito come al solito via endovenosa. Andarono a mangiare e all'incontro pomeridiano con la Sicurezza, nel campo, ricevettero nuove direttive. All'incontro era stato dato l'ordine di cambiare gli orari e così non avevano il tempo nemmeno di guardarsi negli occhi la sera, prima di addormentarsi sul pavimento. Jolie stava diventando sempre più triste, e ricevette un'altra visita da una guardia maniaca, e avvenne un altro stupro. Hons era stato al limite della gabbia, a un millimetro dal laser, piangendo e pregando che la guardia smettesse. Incapace di parlare. Ma lui si divertiva di più. << Un muto che mi supplica!>> diceva ridendo di lui. Quella notte si addormentarono piangendo, vi erano solo i loro singhiozzi e quelli di altre vittime nel silenzio profondo. Nemmeno i robot si muovevano. << Le cose cambieranno Hons. Amore mio.>> disse Jolie all'improvviso, nel bel mezzo della notte. Qualche tempo dopo Hons trovò un libro, lo aveva visto in un recipiente nella discarica e se ne era impossessato. Di solito non era permesso tenere alcun oggetto. Ma nessuno andava a controllare che queste regole venissero rispettate. Il libro era assolutamente innocuo per la sicurezza di quella base segreta. Hons cominciò a leggere il libro anche di notte, sfruttando la fioca luce del laser. Jolie era molto preoccupata poiché temeva che Hons si stava troppo rinchiudendo in sé stesso. Secondo la sua esperienza quello era il livello che succedeva al suicidio. E lì in quell'inferno ve ne erano molti, quasi ogni giorno. In pochi resistevano, e chi ce la faceva guardando gli altri morire spesso veniva ucciso. Come se non bastasse vedere un amico in preda all'angoscia abbandonare la vita di propria spontanea volontà! Pagina 5 De Gurò Il mago in gabbia Hons leggeva senza interruzione, a Jolie sembrava di essere caduta in secondo piano, ed era sicura che le cose sarebbero peggiorate, soprattutto nella loro relazione, da come stavano già degenerando. Sveglia, lavoro, cibo, lavoro, cibo dormire. Poche parole in mezzo e presto Hons divenne insofferente anche agli stupri che alla sua amata subiva. << Cosa c'è muto? Non vedi che sto stuprando la tua donna? Dovresti piangere, o sei per caso diventato cieco?>> E Hons si limitava a fare una smorfia e a girarsi di lato, per continuare a leggere. Nel giro di qualche ora Jolie era furiosa, capiva la reazione di Hons ma ne era contrariata. << Cosa ti ho fatto? Perché non mi parli più? Cosa ti è successo? >> Hons piangeva, ma aveva lo sguardo arrabbiato. Ma non aveva le parole per esprimersi quindi la sua emozione era in parte repressa e tendeva ad accentuare la smorfia di rabbia. << Parla! Dimmelo!>> e piangendo si allontanò, si distese e guardando verso l'altro lato si agitò nel suo pianto. Era proprio disperata. Ma Hons era ormai incapace di agire. Si ritirò e continuò a leggere, senza mai staccare gli occhi dalla pagina. Lesse fino a notte fonda, con enorme interesse. Il libro era senza copertina, per cui Jolie non sapeva cosa attirasse tanto la sua attenzione, ma ben presto lo avrebbe scoperto. Era solo una questione di tempo. Una notte successiva delle guardie si erano avvicinate ai loro due cancelli laser, per ispezionare la zona. Capitava spesso che qualcuno in preda alla depressione facesse qualche gesto incauto e si lasciasse tagliare dai laser per suicidio. E sembrava proprio che era accaduto una donna di fronte alla loro cella. Jolie era coinvolta emotivamente per la sua morte. L'aveva frequentata come amica durante molti pasti, e ora saprebbe che ne avrebbe fatto senza. Hans stava leggendo quando si accorse che una guardia lo stava osservando. Le guardie avevano una tuta antiproiettile nera, con fodera, cintura e un proteggi petto metallico. Indossavano uno speciale casco, che Pagina 6 De Gurò Il mago in gabbia sembrava proiettare delle scritte e dei valori ogni volta che guardavano qualcosa. Evidentemente erano computerizzati, e con quelli individuavano i pazienti o per meglio dire gli schiavi. La guardia stava guardando Hons attraverso il suo casco. Era una guardia piuttosto alta, e aveva le spalle larghe. Hons smise immediatamente di leggere e alzò lo sguardo. Si sentiva osservato. << Cosa stai leggendo furfante?>> disse in un'altra lingua. Hons non capiva, ma in ogni caso non poteva rispondere. << Ho chiesto cosa stai leggendo?>> disse ancora, nel linguaggio scorretto. Hons non capiva ma intuì e mostrò che era un libro. La guardia gli fece segno di avvicinarsi. Hons era sospettoso, e si allontanò invece di eseguire l'ordine. La guardia ripeté il gesto ma ancora lui non eseguí quindi l'uomo entrò nella cella, oltrepassando i laser come se fossero semplici luci azzurre. Quella tuta lo proteggeva da qualunque cosa. La guardia gli strappò il libro dalle mani, poi si girò e si accorse che Jolie stava guardando tutta la scena dalla sua cella. << Cosa c'è di tanto interessante puttana?>> Jolie lo avrebbe mandato a quel paese, ma doveva mostrarsi rispettosa, per evitare altre aggressioni. Quindi si allontanò un poco. << Questo è sequestrato schiavo!>> esclamò la guardia con quella voce computerizzata che aveva sempre usato. Hons non rispose, si prese una sberla con il guanto rigido. Quei guanti erano appesantiti appositamente per colpire con più violenza e capacità di danno. Inoltre proteggevano dal laser. Hons si rimise diritto. << Perché non rispondi, merda!>> disse la guardia nervosa. Poi afferrò l'uomo da sotto il mento e notò che era stato cucito. << Ah trattamento per taciturni... Bella operazioncina!>> disse premendo il suo dito lungo le labbra. Era un gesto doloroso per Hons che fece una smorfia. << Vediamo cosa c'è scritto.>> E cominciò a leggere il testo. Dopo qualche secondo si fermò e guardando Hons, con un gesto rapido lanciò il libro contro i laser. Questo divenne subito cenere e fumo, il resto cadde accompagnato da un bagliore azzurrognolo. Pagina 7 De Gurò Il mago in gabbia << Non si legge senza il permesso della Sicurezza.>> disse dirigendosi verso l'uscio. << Segreti dell'universo. Le solite cazzate.>> Hons era muto ma lo avrebbe ucciso a parole. Dagli occhi uscivano lacrime e stava soffocando nel suo magone. Jolie era impietrita dall'altra cella. Guardava Hons cominciare a piangere e singhiozzare, e cercare di asciugarsi con la manica della camicia. Non disse niente ma in quegli attimi la comunicazione funziona senza alcun suono. La guardia era uscita oltrepassando i laser, ma prima di andarsene del tutto si era fermato e si era avvicinato davanti ai laser della cella di Jolie. << Tra poco faremo un'altro giro stronza.>> disse evidentemente compiaciuto. Jolie gli urlò dietro mostrando tutta la sua disapprovazione, ma la guardia era impassibile. Anzi, sollevò il casco e la guardò in viso. Aveva violato le regole, o almeno quello che i carcerati pensavano fossero le regole in quel posto lercio e colmo di depravati. Lei sapeva che non potevano mostrare il loro volto, ma ovviamente non c'era alcun motivo per una regola del genere perché tanto i "pazienti" non avevano alcuna possibilità di rivelare la loro identità a nessuno, tantomeno di andarsene senza prima ricevere un elettroshock. La guardia se ne andò, e dopo qualche attimo Jolie smise di piagnucolare, quindi rimase un profondo silenzio nella zona. Hons era ancora nella stessa posizione in cui stato era dopo la sberla della guardia, e aveva smesso di piangere e singhiozzare. Ora aveva lo sguardo arrabbiato. Jolie voleva dire quanto gli dispiaceva, e pensò che il suo avvilimento era lo stesso che lei stessa provava ogni volta che subiva violenze carnali. Dal corridoio si sentirono gli schiamazzi e le risate di due guardie, che si stavano avvicinando. A quanto pare l'incubo non era ancora finito. E si sentiva chiaramente che quelle guardie erano eccitate! Proprio prima di entrare nella cella di Jolie, abbassarono i caschi per nascondere le loro identità. Si fermarono davanti a lei, e si guardarono. Probabilmente sotto quelle scure visiere si stavano leccando i baffi. Pagina 8 De Gurò Il mago in gabbia Jolie stava indietreggiando, andando a finire nell'angolo al buio della cella. I lucidi caschi che indossavano non avevano un'espressione ovviamente, e questo faceva arrabbiare ancora di più Hons, che sempre dalla stessa posizione stava guardando la scena. << Ti godi lo spettacolo tu, eh?>> disse una guardia. Hons non rispose. Ma con flemma si alzò in piedi, e lanciando un urlo di rabbia si diresse verso i laser cercando di andare incontro alla sua amata. Quello era un gesto impulsivo quanto insensato e Jolie credeva che stesse per suicidarsi anche lui. Urlò a sua volta in risposta del suo urlo di sacrificio. Forse almeno questo gesto avrebbe fermato la violenza carnale che stava incombendo su di lei! Ma chissà veramente cosa avrebbe fermato quelle anime rese oscure dalla depravazione. Hons aveva oltrepassato i laser urlando, e una volta arrivato dall'altra parte si fermò. Si guardò per bene, e scoprì che era arrivato incolume! Il tempo sembrava scorrere più velocemente. Hons riprese a urlare e tirò un destro contro una guardia, colpendo il casco. Esso venne spinto contro l'altro casco, che era a mezzo metro più o meno alla stessa altezza, ed entrambe le guardie ora stavano per cadere. Cercando di tenersi in piedi, e appoggiandosi l'uno all'altro, caddero e si sentì un botto sordo, che erano le loro teste contro il marmo. Erano solo storditi e fecero per rialzarsi immediatamente e iniziare a combattere. Hons fece un giro su sé stesso allineando un calcio, la linea orizzontale era stata calcolata in modo che in mezzo alla traiettoria fossero presenti le due teste lucide nere. Fu un colpo perfetto, ed entrambi sbatterono la testa a terra con un grande fragore. I caschi si frantumarono. Le facce delle guardie sotto la visiera spezzata erano spappolate, e rivoli di sangue sporcavano il pavimento. Hons e Jolie si guardarono. Lei era stupita, lui era in parte sconcertato dalle sue abilità, e in parte furioso, ancora per il torto ricevuto. Ma Hons sapeva che non poteva gioire per il suo gesto eroico, e nemmeno Jolie. A quell'ora stavano di sicuro arrivando altre guardie Pagina 9 De Gurò Il mago in gabbia armate. Le telecamere negli angoli delle stanze avevano sicuramente registrato tutto. I due cominciavano a sentire le altre guardie arrivare, quando Hons per istinto si toccò la bocca. Scoprì che la cucitura si era aperta, e immancabilmente sentì il dolore. Si mise una mano alla bocca, cercando di sentire meno male. Le guardie intanto stavano per arrivare, e Jolie realizzò che erano in trappola. Quante possibilità c'erano che Hons riuscisse ancora a passare incolume dall'altra parte, dopo aver combattuto e sconfitto le nuove guardie? Uno scagnozzo passò i laser e prese per i capelli Hons, che ancora aveva la mano sulla bocca sanguinante. La guardia cominciò a colpirlo con dei pugni, era munito di guanti elettrici, quelli usati per domare una sommossa. Hons cadde per terra quasi incosciente, e la guardia si lanciò sulla donna. In quell'esatto momento Hons si era rialzato e aveva sparato un fascio di luce dagli occhi, che incenerì le spalle allo scagnozzo. Le sue braccia caddero e Hons lo colpí alla bocca dello stomaco con un calcio. Cadde per terra ma il pericolo non era finito perché in quel momento ne erano entrati altri tre. Jolie era tutta schiacciata in un angolo, sperando che i nuovi arrivati non la vedessero. Mentre vedeva Hons combattere come loro, e anche più velocemente, gli passavano davanti le immagini di quello che era successo fino a quel momento. Era passato attraverso i laser senza esser fatto a fettine e fino a quel momento aveva steso tre, quattro, anzi cinque guardie armate di tutto punto. Cadevano come birilli. E Hons aveva un'agilità straordinaria. Non si sarebbe stupita se fosse stato solo un sogno, ma se era così si sarebbe svegliata molto presto. Era appena caduta anche la sesta guardia, e Hons era ora di fronte a lei, e le tendeva la mano. << Sono più forte che mai. Aiutami a sollevarti.>> disse. Jolie si alzò e si asciugò le lacrime, Hons prese la visiera e il casco di una delle guardie cadute, rimontò i pezzi e li indossò, dopodiché sporse la testa fuori dalla gabbia, per guardare se arrivavano altri scagnozzi. Con il casco i laser non gli tagliavano la testa, e Pagina 10 De Gurò Il mago in gabbia guardando notò che non c'era nessuno in arrivo. Ma l'allarme era scattato. Presto avrebbero mandato le macchine. Tornò di nuovo nella gabbia e si chinò, svestì una guardia e si mise i vestiti, adesso aveva le loro sembianze. Passò attraverso i laser, ma prima di andarsene completamente si voltò verso Jolie. << Tornerò a prenderti.>> Lei rimase scioccata, cosa aveva intenzione di fare? << Difenditi con le loro armi.>> disse lui. << Posso vestirmi anche io, e seguirti. Non andare da solo.>> << No. In due siamo più vulnerabili. Qui sei più al sicuro!>> e se ne andò. Le venne l'istinto di seguirlo, ma i laser le sbarravano la strada. Hons correva nel corridoio e si dirigeva alla zona centrale. Aveva la mappa elettronica nella visiera del casco. Corse su per scale, e attraversò lunghi corridoi, passando davanti a centinaia di gabbie, e quando arrivò all'estremità sfondò la porta che gli sbarrava la strada con una granata. Fu sicuramente un'entrata ad effetto, e non aveva usato alcun codice! Poco dopo vi era un'altra porta, ma questa si aprì prima che potesse sfiorarla. Era appena entrato nel salone generale, da cui la direzione controllava le gabbie. Il salone era diviso in sezioni, una per ogni sezione nell'edificio. A ogni postazione c'era un uomo, che controllava la gabbia a cui era assegnato, tramite uno schermo. Hons era entrato urlando, ma nessuno si era voltato. Puntò la sua arma da guardiano contro un uomo. Esso se ne accorse, e si voltò. A questo punto Hons scoprì che quelli non erano uomini ma cyborg. Altamente tecnologici, gambe elastiche e propulsori sotto ai piedi. Magri ma resistenti come la roccia. Un laser non lo avrebbe nemmeno scalfito. Combattere con uno di quelli era una causa persa in partenza. Peggio se erano dieci. Nemmeno la magia lo avrebbe salvato, o quella strana forza interiore che aveva usato per sconfiggere le altre guardie umane. Il robot emise un suono vibrante. Fortunatamente Hons era vestito come un guardiano, quindi lo riconoscevano come un amico. Pagina 11 De Gurò Il mago in gabbia << Hanno invaso la zona 15-A. Servono rinforzi.>> disse Hons con la sua voce metallica. Le guardie robot si sollevarono e si misero in fila calcolando il millimetro. Tutto quello spostamento di sedie e piedi metallici sul suolo creò una gran confusione, ma a quel punto intuì come dovevano funzionare le cose in quel posto. Vi era una postazione vuota, quella della sua stanza, lì mancava la guardia robot. Poteva essere l'unica guardia umana, che lui stesso aveva ucciso assieme alle altre? Sperava fosse così. C'era qualcosa che non faceva senso, ma non aveva tempo per pensare ora. Doveva sbarazzarsi di quell'ammasso di ferraglia. << Recatevi alla zona 15-A e colpite qualunque bersaglio nemico.>> Le macchine fecero segno che avrebbero eseguito l'ordine, e uscirono rompendo le righe. Hons aspettò di essere solo e andò alla scrivania della guardia che aveva annunciato il pericolo quando lui era nella cella con Jolie. La guardia mancante. Sezione 15. Secondo le telecamere la zona 15-A era deserta, anzi, adesso vi era una donna nel campo visivo, dentro la sua cella. Probabilmente chi dirigeva lo show erano solo una manciata di uomini, che si facevano aiutare da macchine. Faceva senso, poiché reclutare persone che siano disposte a fare mansioni così folli a degli innocenti era alquanto impossibile! Se lui aveva ucciso 7 guardie, e non era arrivato più alcun umano a sopprimere la ribellione, significa che erano rimasti solo i robot, seguendo il suo ragionamento. Ma solo un momento, se la guardia che aveva annunciato l'allarme nella zona 15-B era un cyborg, e non era lì quando era arrivato, dove si trovava in quel momento? Hons guardò le telecamere e con orribile sorpresa si rese conto di aver fatto un grave errore lasciando Jolie sola all'interno della gabbia. Scattò all'uscita e cominciò a percorrere la strada a ritroso. Arrivò nelle vicinanze della sua cella, quella era la stessa strada che percorreva quando vi era il tempo di alimentarsi di cibo. Era molto familiare, ma non l'aveva mai guardata così. Ecco la sezione 13 piu avanti vi era la 14 e poco dopo la 15. Rallentò in vista dei robot che aveva mandato alla sezione 15-A. Pagina 12 De Gurò Il mago in gabbia Guardandosi intorno e consultando la mappa trovò dove svoltare, cambiò quindi strada e corse in direzione della sezione 15-B, facendo il giro. Li vi era la cella laser con Jolie intrappolata. Arrivò sul posto, e sperava che quei venti metri e l'angolo fossero abbastanza per nascondersi dai cyborg che aveva mandato. Davanti alla cella di Jolie trovò il robot che aveva dato l'allarme. Guardava all'interno, e sembrava disorientato. << Errore 6, un altro essere umano è fuggito dalla cella. Identifico.>> Hons si appoggiò al muro, stando in silenzio. Il robot fotografò la placca elettronica attaccata affianco alla cella. << Jolie Sense, 34enne, 45468>> Hons si avvicinava piano piano. Sapeva che se faceva anche solo un rumore il robot si sarebbe accorto. Quelle macchine avevano un udito molto fine. << Rapporto. Tempo 6:4. Sezione 15-B, l'essere umano di sesso femminile deve aver aggredito le guardie all'interno, e indossato una delle tute dei deceduti per passare attraverso i laser. Le tute che mancano sono due. Sono due i corpi spogli qui. Una tuta deve averla presa il primo fuggitivo, anche se lascia perplessa questa teoria, poiché ha mostrato certe abilità con i laser. Questo fa pensare che non ne avesse bisogno.>> Hons si immobilizzò. Il robot si stava quasi per girare dalla sua parte. << Non posso garantire la loro locazione attuale, ma posso dire che contando le guardie umane rimangono solo 2 umani nell'edificio K7, del pianeta Geneda. Esen e Lui. Fate mandare rinforzi dalla base centrale. Rapporto completato.>> Nessuna risposta dall'altra parte. Il robot si guardò intorno e vide tante strisce di carta bruciacchiate a terra, vicino alla cella adiacente. Hons aveva ascoltato tutto quello che aveva detto. Significava che vi erano altri edifici come quello su altri pianeti? Quanti potevano essere. Dieci? Cento? Mille? << Estensione rapporto: Non è stato rintracciato il corpo di Hons Lennard tuttora, ha indossato lui stesso una delle maschere e tuta e...>> smise di parlare. Pagina 13 De Gurò Il mago in gabbia Quanto diavolo erano intelligenti quei pezzi di metallo? Hons li pensava stolti, perlomeno non più intelligenti di un tostapane. Il robot raccolse le strisce. << Come ha fatto a passare i laser e rimanere incolume questo non si sa ancora. Magia. Avete visto le riprese. Ma se ha provato a scappare sicuramente è stato trovato dal Maestro. Penso valga lo stesso anche per la donna. Dobbiamo far istallare più telecamere. Fine del rapporto.>> Hons fece uno scatto. Avrebbe messo in atto il suo piano. Aveva avuto poco tempo per pianificare ma c'erano delle speranze che si sbagliava riguardo la resistenza ai laser di quei pezzi di latta. Il robot si era accorto dell'aggressione ma non era stato abbastanza veloce a scansarla, l'effetto sorpresa giocava a favore di Hons. Il robot colpito venne scaraventato dall'impatto contro i laser. Ci passò attraverso e cadde a terra nella cella, ma si rialzò immediatamente. Lanciò uno sguardo alla propria struttura, poi guardò Hons. Poi dopo qualche secondo esclamò:<< Tu essere umano. Hai attaccato una macchina. Sai cosa significa questo?>> Hons stette in silenzio. << È un grave oltraggio.>> disse avvicinandosi a lui. Hons non riusciva a capire cosa stesse pensando esattamente. Lo aveva scoperto? << Sei fuggito dalla cella e sei corso alla sala degli schermi per distrarci. In modo da poter fuggire.>> Hons era paralizzato. Non solo il robot non si era nemmeno graffiato, ma aveva capito il suo piano. Quante possibilità aveva di vincere contro di lui? Se avessero fatto baccano avrebbero attirato l'attenzione degli altri cyborg, e questo avrebbe significato la fine più certa per lui. Che lui conoscesse la magia o meno. Il robot era a pochi metri e si fermò. Sollevò una mano e la puntò a palmo aperto contro Hons. << è giunto il momento di terminarti umano indegno. Puoi rivelare il tuo volto Hons Lennard.>> Hons abbassò la visiera. << Volevo proprio vedere lo sguardo di paura sul tuo volto prima di raggiungere la stazione e l'altro mondo.>> Pagina 14 De Gurò Il mago in gabbia Il braccio del robot si illuminò e la mano scagliò un raggio di luce. La tuta di Hons si incendiò e qualche secondo dopo il fuoco divampava nel corridoio. << Muori e segui la luce!>> disse il killer. Il fuoco bruciava la sua uniforme, ma Hons non sentiva il calore. In lontananza vedeva avvicinarsi un altro robot, aveva appena svoltato l'angolo della sezione 15-A. << 15-B cosa succede?>> Il robot assassino si voltò al richiamo. Il nuovo arrivato si immobilizzò ed emise un suono di allarme, in questo modo chiamò a sé gli altri cyborg che giacevano a pochi metri. L'aggressore di Hons cercò di spiegare. Ma i cyborg non davano segno di ascoltarlo, piuttosto si misero in linea e proclamarono la loro sentenza. << Rapporto sezione 15-B. Un cyborg sentinella ha dato i numeri e sta aggredendo una guardia. Non sono chiari i suoi intenti, ma chiediamo il permesso di fare fuoco.>> La risposta dall'altra parte fu "permesso accordato". I robot contemporaneamente alzarono il braccio e spararono il solito fascio di luce contro il cyborg, che esplose con un sordo bang. Hons cadde a terra stordito. La lattina era esplosa a soli due metri dalla sua faccia, con un botto assordante! I robot si tuffarono a soccorrere l'uomo, ma Hons per non farsi scoprire fece uno sforzo e si rimise in piedi. Avvolto dalle fiamme non era riconoscibile, e puntualmente ordinò di evacuare la zona. In qualche minuto i cyborg erano tornati ai rispettivi schermi e Hons era riuscito a non farsi scoprire. Le fiamme si stavano per spegnere ora, e l'uomo camminava con la visiera chiusa dentro e fuori dalla cella, pensieroso. Aveva esplorato per bene la cella, e non vi era traccia della sua donna. Era andata proprio come aveva detto il robot. "La donna" aveva preso una delle tute -proprio come lui- ed era fuggita. Non gli restava che consultare la sua mappa e trovare il Maestro. O come lo aveva chiamato lo stupido giocattolo di latta! Pagina 15 De Gurò Il mago in gabbia Seguendo la mappa percorse molti corridoi, vagando per quell'edificio per oltre venti minuti. Passando davanti alle celle le persone imprigionate imploravano di essere liberati. Lui non aveva la minima idea di come fare, ma cercando bene trovò un pannello pieno di pulsanti sensibili al tatto. Li sfiorò uno ad uno e vide le barriere laser svanire, e alcuni prigionieri erano ora liberi. Gli spiegò che avrebbero dovuto aiutarlo. << Andare dal Maestro?>> disse uno nella folla. << Sei matto?>> disse un altro. << No, se sconfiggiamo il Maestro e liberiamo Jolie saremo così forti che potremmo abbattere le ultime guardie ed andarcene.>> << E tu come fai a saperlo?>> chiese un omuncolo paffuto nel gruppo. << Con questo visore posso usufruire di una mappa per muovermi, su cui sono segnati tutti i corpi caldi nell'intero edificio.>> << È una maschera da guardia. È ovvio che sa come fare, stupido! >> disse un altro uomo alto e barbuto, con l'aria un pò vichinga. << Seguiamolo, lui saprà cosa fare.>> Una bimba si fece spazio e avanzò a spintoni. Arrivava più o meno alle gambe di tutti gli altri come altezza. Si fermò davanti a Hons.<< Cosa hai fatto alla bocca?>> << Lidia, torna indietro.>> disse una donna dallo sguardo terrorizzato. Era spuntata dalla folla stando chinata, e senza incrociare gli occhi con quelli di Hons aveva preso da un braccio la bambina tirandola a sé. Vennero così ingoiati nella folla e Hons li perse di vista. Si sentì congelare, che sguardo aveva quella! Dovevano averla trattata proprio male in quel posto. La bimba non aveva un occhio. Un minuto dopo erano tutti in marcia e alcuni uomini molto curiosi stavano chiedendo a Hons come aveva fatto a liberarsi e a uscire dalla cella. Hons non aveva una spiegazione da dare che fosse logica, quindi con fare misterioso rispose <<"Magia">>. Ma loro non erano contenti. Camminando Hons seguiva la mappa e cercava una strada per raggiungere il Maestro, che non passasse davanti a tutte le celle dell'edificio! Cinquanta uomini credeva fossero abbastanza, non voleva liberarne altri per il momento. Pagina 16 De Gurò Il mago in gabbia Mentre leggeva la mappa e faceva tutti i suoi conteggi pensava a cosa avrebbe dovuto affrontare. Mentre prima si sentiva sicuro di sé ora cominciava a temere il destino a cui stava andando incontro. Chi era il Maestro? Come era fatto? Era armato? Se era armato avrebbe dovuto colpirlo con la magia, perché non aveva armi. Ma non sapeva controllare tanto bene quel fenomeno. Era sicuro che in qualche modo poteva scatenarlo provando emozioni profonde, ma in quel momento non avrebbe lanciato un fulmine con lo sguardo come un Superuomo o un mago descritto nel libro che aveva letto. Quando aveva passato i laser e colpito le guardie aveva la bocca cucita, era facile incanalare la propria rabbia nelle mani e nell'intero corpo ed emanare un'energia immune alla luce concentrata dei laser. O almeno così semplice credeva che fosse. Hons non era un tipo difficile, era un essere libero dentro un corpo da adulto. Quando aveva colpito le altre guardie gli bastava guardare Jolie nell'angolo, a soffrire e piangere per la propria morte, non ancora avvenuta. Quindi doveva trovare qualcosa che lo faceva arrabbiare e sperare che il fenomeno accadesse di nuovo. Uno shock e dell'acredine sarebbero bastati ad accendere la scintilla. Nel visore apparve un corpo caldo, e poi ne apparve un altro. Erano circa al centro di un grosso salone, e lungo i lati vi erano tanti altri puntini rossi, alcuni molto chiari. Erano schiavi morenti. Quel salone doveva trovarsi all'incirca a trenta metri, secondo le misure riportate. Quei due punti rossi accesi erano sicuramente Esen e il Maestro. Ora dovevano solo trovare il modo di irrompere senza farsi uccidere. Sicuramente vi erano delle guardie sintetiche all'interno, altri cyborg non segnalati dalla mappa. O forse no, nulla era certo! Hons doveva studiare per bene la situazione. Arrivò a un grosso portone. Dietro vi doveva essere il salone. Guardandosi intorno vide le due celle che stavano davanti a quella soglia. << Non entrare là dentro.>> disse un uomo scuro dentro la cella sinistra. << Non entrarci per carità di Dio, se non vuoi morire.>> Pagina 17 De Gurò Il mago in gabbia L'uomo si era trascinato fino ai laser, e incapace di sostenersi cadde a terra. << Mi hanno piegato le gambe, torturato e lasciato storpio. Guarda il mio occhio.>> Hons era impressionato. L'uomo aveva pochi capelli ormai bianchi, doveva essere anziano, ma la faccia era stata tanto percossa che le rughe della pelle erano celate alla vista. << Devo entrare. Devo cambiare le cose qui dentro.>> disse Hons cercando di mantenere un atteggiamento determinato. Lo schiavo cercava di supplicarlo con lo sguardo. Hons non cedeva. Era più deciso che mai. I suoi uomini indietro erano invece taciturni. << Allora permetti che ti dia un consiglio. >> Le pene che aveva subito erano tali che non riusciva ad alzarsi. Hons si avvicinò. << Nell'orecchio. Meno persone ascoltano meglio è.>> Lo schiavo gli disse qualcosa in segreto, per qualche istante. Nessuno della folla aveva sentito, ma erano molto i curiosi a sapere. << cosa ha detto?>>, << cosa ha detto?>> chiedevano alcuni. Hons si girò verso gli altri e con sguardo ancora più determinato, quasi severo stavolta, esclamò. << Siete pronti a rivendicare le vostre anime?>> Il vecchio schiavo aggiunse:<<Non avete perso solo la dignità, ma anche qualcos'altro. Mentre viaggiavate liberi come uccelli non vi siete accorti dell'aquila che vi stava per assalire.>> Ovviamente era una metafora, e ognuno di loro lo aveva capito, benché non ne avessero afferrato l'esatto significato. Hons si avvicinò al portone, pronto ad aprirlo a calci. << Vai con Dio. Giovane. E credi in te stesso.>> disse il vecchio. << Non sai cosa ti aspetta quindi sii forte.>> disse a voce più bassa. Hons non lo aveva sentito perché nel frattempo con un urlo ed un calcio aveva aperto il portone. Non era chiuso. Lo stavano aspettando. Era una trappola che si sarebbe dovuto aspettare. Non solo lui aveva un casco con il visore e la mappa. Un fascio di luce bianca gli balenò davanti. Divenne una frusta che si agitava nell'aria, poi una corda di luce, che lo avvolse, e chi Pagina 18 De Gurò Il mago in gabbia impugnava l'arma lo trascinò all'interno di una cupola energetica, al centro del salone. Metà dei "guerrieri era fuggito nei corridoi". Non avrebbero dovuto essere nemmeno reclutati. Codardi. Erano rimasti in dieci, e quattro di questi vennero uccisi dai fucili laser delle guardie perché non si erano mossi abbastanza in fretta. Gli altri sei corsero all'impazzata verso la cupola. Speravano di poter liberare Hons ma rimasero fulminati ai bordi del fascio elettrico. E tutto il suo "esercito" svanì. Caddero i corpi e buonanotte. Hons rimase all'interno della cupola, solo contro un esercito e disarmato. Un uomo con il camice, con un fastidioso flemma si avvicinò al limite della sua trappola. Si tolse gli occhiali anti-raggi ultravioletti e guardò Hons negli occhi. << Eccoti qui ribelle. Ti stavamo aspettando.>> disse mordendosi le labbra. Hons si guardò intorno, non rispose. Era ancora in trappola e come lui lo erano altri centinaia, che avevano sicuramente provato a ribellarsi. Stavano nelle celle al secondo e terzo piano. Da lì sotto poteva vedere tutte le celle poiché vi era un'apertura al centro della struttura e lui stava al centro. << Vedi tutti questi corpi imprigionati?>> chiese allontanandosi a passo lento << sono prigionieri che in qualche modo l'hanno scampata. Ma poi...>> e arrivò a una specie di pannello << ...hanno incontrato me.>> << Cosa vuoi da questa razza? Cosa ti abbiamo fatto?>> chiese riferendosi a quello che gli aveva detto il vecchio. Il tipo rimase sorpreso. << Vedi... Non sono io il problema. Ma è Esen, il mio assistente. È un po' pazzo capisci?>> Hons non rispose. << Non gli piace che la gente abbia libertà di pensiero. Così ha estinto la vostra razza esiliandola in questa fortezza. Voi in pratica non esistete più per le razze che vi adoravano.>> << E per che cosa ci adoravano?>> ruggì Hons. Il tipo indietreggiò e scoppiò a ridere. Pagina 19 De Gurò Il mago in gabbia << Ma cosa sto a raccontarti. Non capiresti perché l'ho fatto.>> << Quindi sei stato tu, e non sei della mia razza allora.>> << Ottima deduzione. Sai non credevo che fossi tanto intelligente. D'altronde come posso crederlo poiché hai provato a ribellarti.>> << Da dove provieni?>> << Un pianetucolo, ai limiti della galassia. Ma che sbadato, come puoi ricordare? Sono passati tanti anni da quando è successa quella catastrofe in cui non c'entravate...>> << Maestro!>> interruppe una figura scendendo da alcuni gradini in fondo alla stanza. << Cosa c'è?>> << Lei sta morendo.>> Si era fermato sul pianerottolo. << No. No no, questo non deve succedere, portala subito qua.>> Hons si stava chiedendo "lei chi?" Sperava non fosse la sua lei. << Sai, lei ha la miglior carne qui dentro e ogni tanto dobbiamo sfogare i nostri istinti, per così dire, maschili.>> finì la frase ridacchiando, questo rendeva ancora più bislacca la sua espressione. Inoltre si stava inquadrando la larga pancia con le mani. << ... È un bene che sia giunta a noi recentemente.>> Hons vide una donna venire trascinata dalle guardie, e quando fu vicina la riconobbe, era Jolie, completamente spoglia e con dei lividi in tutto il corpo. << È semi-svenuta.>> disse Esen << Ma può sentire, credo.>> << Ottimo Esen. Lasciala qui.>> Hons aveva cominciato a piangere, a mordersi le labbra e le mani dal nervosismo. Non era riuscito a salvarla. Anzi. Alcuni prigionieri si stavano avvicinando alle sbarre delle gabbie per guardare cosa succedeva di sotto. Esen nel frattempo si era rifugiato nella stanza al fondo della sala. << Tutti vedranno questa manifestazione in segno del disprezzo che io personalmente provo per la tua razza, e per il gesto oltraggioso che hai compiuto, provando a ribellarti alla mia forza.>> disse inasprito improvvisamente, puntando il dito contro Hons. All'improvviso la cupola energetica emise un rombo e delle onde cominciarono a fluire verso l'interno come un'implosione. Pagina 20 De Gurò Il mago in gabbia << Morirai prima tu oppure lei? O magari morirete assieme e vi raggiungerete all'inferno.>> Due guardie si mossero dai muri e raggiunsero Jolie, la raccolsero da terra, con forza e poche maniere gentili, poi la misero su una piattaforma, tipo un lettino, che nel frattempo altre guardie avevano portato sul posto. La legarono e attivarono un pulsante. Il lettino si sollevò e il corpo della donna finí in posizione verticale. Un caschetto spuntò da dietro il lettino, con un ronzio. E le luci si accesero sulla sua superficie. Erano due fasci di luce violetta che indicavano che lo strumento si stava caricando per funzionare. Nel frattempo Hons aveva subìto una carica elettrica, derivante dalla cupola. E appena il fascio energetico lo aveva colpito nella sua mente si erano accumulate tutte le immagini degli ultimi nauseanti mesi in prigione, cariche delle emozioni represse. Il Maestro era davanti al pannello e schiacciava dei pulsanti, le guardie circondavano lo scenario. Tutte quelle visiere nere erano piuttosto inquietanti. << L'impulso deve essere più intenso e rapido.>> borbottò l'uomo dietro alle tastiere e agli schermi della centralina. Il Maestro doveva essere parecchio pazzo per infliggere questo a tutte quelle creature solo per riscattare l'accaduto di tanto tempo prima. Quello era sicuro. Hons stava perdendo la sua lucidità mentale a causa di quelle cariche elettriche, ma stava progettando la sua fuga ancora. Vi era un emanatore sulla cima della cupola, che fluttuava. Anzi no, quello era un curvatore, ovvero curvava il limite della barriera elettrica con un sistema magnetico e rendeva l'energia elastica e a forma di cerchio. Senza di quello la base della cupola avrebbe emanato solo fasci verticali. Sotto i piedi di Jolie intanto, era spuntata una superficie metallica che si collegava al pavimento. E il caschetto aveva la luce blu, non più violetta, stava a significare che era carico e lei si stava per prendere una bella scossa. Doveva agire alla svelta. Doveva distruggere la base. Pagina 21 De Gurò Il mago in gabbia Un'altra implosione elettrica colpí Hons che cadde in ginocchio, ora aveva l'intera angoscia della sua prigionia nella testa, e stava per urlare. Era sicuro che quelle scosse elettriche lo avrebbero reso pazzo molto presto, e subito dopo sarebbe diventato un vegetale. Il casco che Jolie indossava non era un semplice casco. Era in grado di riempire di scosse un corpo e anche di assorbire, per così dire, l'anima della persona, intrappolandola in un computer. Ci sarebbe stata per molto tempo ed essa avrebbe corso qua e là alla ricerca dell'uscita del labirinto virtuale che era stato appositamente progettato per lei. E tanto per bastare, ogni tanto i computer-trappola venivano spenti, causando all'anima la sensazione di essere caduta in un limbo di non esistenza. Stavano lì dentro per molto tempo e Hons non voleva perdere Jolie in una trappola tanto perfida. Nel frattempo lui aveva subito altre due scosse e si stava arrabbiando, era letteralmente in trappola e non poteva farci nulla! Tutti i presenti lo stavano guardando mentre cadeva nell'incoscienza, e lui si tirava su ogni volta. Non mollava. Il grassone si avvicinò alla cupola, con lo sguardo di un bambino che dava un'occhiata dentro l'acquario, e sottovoce disse: <<lascia perdere, non ce la puoi fare.>> Quelle parole lo stavano per far cedere ma riuscì a spingere via ancora l'incoscienza. << La tua razza è nata schiava, ed ora in poi lo sarà per sempre.>> dicendo così fece segno di addio con la mano. Hons si era appoggiato un momento. Aveva chiuso gli occhi, nel tentativo di recuperare le forze, e aveva aperto la mano per alleviare i muscoli tesi. In quella posizione smise di pensare, per scacciare quelle brutte sensazioni. Dopo qualche tempo gli venne in mente una strana sensazione di urgenza. Aveva ancora gli occhi chiusi. Come aveva fatto a non ferirsi con i laser? L'immagine della sua fuga dalla cella gli balenò in mente e lo colpí come una freccia. Di scatto si alzò e si mise in piedi, già in posizione di attacco. Delle guardie si erano messe all'erta ma lui non badò a due insignificanti guardie. Sparò un raggio da un migliaio di volt contro Pagina 22 De Gurò Il mago in gabbia la massa di lardo addormentata sopra il pannello, che esplose come un palloncino schizzando sangue dappertutto. Poi si girò e con la mano spalancata creò una crepa nello spazio ed emise un fascio di luce intenso come un faro, veloce come un fulmine, che colpì tutte le guardie al lato est facendole cadere come birilli. Le altre guardie stettero a guardare, nel dubbio su cosa fare, ma caricarono le loro armi pronti a contrattaccare. Senza far passare troppo tempo Hons saltò e con i palmi paralleli alla base della cupola fece esplodere il meccanismo con un gran botto. Il fascio elettrico si spense e lui era finalmente libero. L'istante dopo emise centinaia di colpi a raffica, con colori diversi, che si scagliarono contro tutti i corpi nemici nei dintorni. Sembravano fuochi di artificio. Dopo qualche secondo Hons era solo, e quasi esausto si guardò nei dintorni. Vi erano cadaveri, centinaia di cadaveri dappertutto. Ma non c'era traccia della sua amata da nessuna parte. Dove l'avevano portata? In fondo alla stanza c'era l'altro pazzo sadico di Esen! Ecco chi! Furente di rabbia si mise a correre in quella direzione ma si accorse che stava volando e sfondando la porta si ritrovò nella sua cabina. Esen stava dormendo, ma si svegliò di soprassalto dallo spavento. Quello che vide fu un uomo volante entrare sfondando la porta, seminudo a causa delle scosse che avevano logorato i suoi indumenti. Pensò che stava sognando quindi riappoggiò la testa. Hons gliela rialzò tirandola per i capelli. Stava sognando ma il dolore era reale. << Brutto stronzo ti conviene dire che fine ha fatto la mia donna.>> Con una smorfia di dolore l'altro fece cenno di aspettare, avrebbe dovuto trovare un modo corretto per rispondergli senza che il mago gli spappolasse il cranio con un gigavolt fotonico. << È... è lì dentro. Proprio lì, dietro di te.>> Hons mollò la sua capigliatura che era diventata permanente, e si precipitò davanti alla stanza-vetro che conteneva il computer. Pagina 23 De Gurò Il mago in gabbia La sua amata era finita in una specie di videogioco, per il resto della sua eternità! Imprecò e si girò per fulminare Esen, ma quello nel frattempo aveva acchiappato la sua pistola laser. Sparò un colpo che Hons schivò con maestria inaudita, ed esso di rigetto mandò una palla nera sonica che gli aprí il petto sventrandolo completamente. Tutte le sue interiora si appiccicarono sul muro dietro di lui e sul tavolo macchiando gli appunti e i pannelli di controllo. Esen era morto tanto velocemente quanto Hons aveva aperto la stanza con una craniata. Il vetro si era spezzato come un cracker. Hons saltò dentro e afferrò la scheda che fuoriusciva dallo slot. Quello era il programma che creava il labirinto. Non sapeva come comportarsi e schiacciò due bottoni a caso, a quel punto uscì un messaggio. << Pezzo di latta dammela indietro! Jolie mi senti? Sono qui!>> Il messaggio diceva "è in corso la soluzione del labirinto-non spegnere". Hons tirò un pugno umano allo schermo, frantumandolo. Dall'altra mano materializzò un missile che andò a frantumarsi trenta metri in lontananza, fuori dalla stanza. Un grande rosso fuoco si alzò dall'esplosione e una sirena cominciò a suonare. Hons si precipitò al letto dove la donna era legata all'attrezzo. Il suo corpo era pieno di sfregi, causati in parte dalle cattive maniere delle guardie, in parte dalle onde elettriche del casco. << Ti tirerò fuori di qui.>> disse prima in modo deciso, poi si chinò e versando lacrime sul corpo si mise a urlare. << riesci a sentirmi?>> Rimase lì per qualche tempo, a guardarla immobile e pensando a cosa avrebbe dovuto fare per impedire tutto quello. Forse non avrebbe dovuto nascere per soffrire così tanto. Probabilmente avrebbe dovuto prendere un corpo su un altro pianeta, e fare una vita normale? Sentiva l'allarme e i passi svelti degli schiavi che scendevano dalle scale di ferro, cercando di scappare il più lontano. E lui era fermò lì, era costretto a lasciar perdere perché se anche avesse staccato il corpo dai cavi avrebbe comunque perso lei e il suo amore. Pagina 24 De Gurò Il mago in gabbia Proprio quando pensava che tutto fosse perso si sentì una mano sulla spalla, si girò di scatto e l'uomo indietreggiò. <<Chi sei?>> << Io mi chiamo Enric, Enric Poyan. Sono un fisico.>> << E cosa vuoi da me?>> << Ho visto cosa hai fatto, e questo... Vedi. Non capita spesso di vedere uomini capaci di spostare montagne, soprattutto in luoghi come questo.>> << E cosa dovrei fare? Ho perso comunque-e si alzò- vedi? Lei non la riavrò mai più.>> << Non tutto è perduto. Io posso recuperarla signore e sinceramente anche con una certa facilità, grazie ai miei studi sui campi elettrici mentali e mente-informatica.>> << Cosa intendi?>> << Guardando la donna e la macchina posso dire che mi servono uno slot memoria per labirinti, proprio quello che ha nella mano, e quattro cavi salva-pensiero.>> << Cosa sono? Dove li trovo?>> << In un'altra stazione come questa. O probabilmente dal produttore. Zenu.>> << Zenu produce questa roba? Io credevo che vendesse elettrodomestici.>> << Tutti lo credono.>> << Portami quattro di quelli, due fascette per le colonne cerebrali e un connettore ottico. E la tua donna tornerà nella sua testa.>> << Volo.>> E a quell'istante si sentì un'esplosione. I due barcollarono, ma riuscirono a stare in piedi dopo la scossa. << Oh diamine siamo morti.>> << Come?>> In lontananza si sentirono delle urla! <<Guardie sintetiche! Guardie sintetiche!>> e altre due esplosioni seguirono. Hons si precipitò alla porta per guardare. I robot che prima lo avevano salvato erano lì e ora non avrebbero avuto pietà. Scese giù dalla cabina comunque. E si allontanò pensando che se lo avessero schivato con qualche colpo avrebbero potuto colpire la cabina e farla Pagina 25 De Gurò Il mago in gabbia esplodere, uccidendo la moglie all'interno. Quindi cercò di allontanarsi da lì. I robot si erano librati in volo e avevano preparato le armi. Erano diciotto robot pieni di energia. Due si sistemarono in aria proprio sopra di lui. Era l'ora del verdetto. Chi se la sarebbe cavata questa volta? Uno dei cyborg era armato di uno speciale dispositivo accecante. I suoi due occhi erano diventati rossi e avevano sparato fuori due luci. Quelle luci colpirono esattamente Hons negli occhi, erano luci molto intense, probabilmente gli avrebbero bruciato la retina. Anche chiudendo gli occhi riusciva a vederle. Mise davanti le mani e solo allora era al riparo dai due raggi. Ma così non poteva vedere. Adesso i robot cominciarono a sparare e la prima cosa che venne in mente ad Hons fu di estendere uno scudo attorno a lui, che lo riparasse. I colpi raggiungevano la sua onda e rimbalzavano indietro. Ma non avrebbe resistito a lungo in quella condizione. Alzò la sua frequenza energetica ed espanse ancora di più l'onda scudo, e a quel punto lui divenne l'epicentro di un'esplosione. Sentì molti rumori ma solo al momento giusto decise di abbassare la guardia. Quando vi era il silenzio. Aprì gli occhi e si guardò intorno. I robot erano caduti e si stavano rialzando. Uno dei diciotto era precipitato troppo vicino alla cabina, doveva stare più attento. Una cosa interessante che notò era che tutte le pareti sembravano essersi curvate con l'attrito causato dall'esplosione. Uno dei robot era già pronto all'attacco e subito dopo iniziarono a sparare anche gli altri con pallottole da 20 millimetri a velocità ultrasonica. In quel momento tutto era silenzioso, si sentivano solo i sibili delle pallottole. Una lo colpí in pieno e lo oltrepassò, i cyborg cessarono il fuoco l'istante successivo. Hons perse qualche attimo a cingersi la ferita, ma subito cercò vendetta. Si rialzò. Estese le braccia e aprì la bocca. Pagina 26 De Gurò Il mago in gabbia I robot intanto stavano a guardare. Probabilmente aspettavano che il bersaglio cadesse morto. Erano fin troppo imprudenti. Una lingua di fuoco uscì dalle labbra di Hons. Si estese sulla faccia fino alla fronte e facendo un giro attorno al collo arrivò alle spalle infiammandogli i capelli e gli indumenti. Qualche attimo dopo era coperto di fiamme. E con un urlo da mille decibel creò un'onda di fuoco di cinque metri che investì tutti i robot presenti. Essi rimasero impassibili fino a un momento prima di venire investiti. Erano in stand by poiché chi li guidava era rimasto morto all'interno della cabina, e loro avevano eseguito l'ultimo ordine, ovvero colpire chiunque minacciasse la fortezza! Ora non si sarebbero più mossi. Fortuna per Hons che era stato colpito ma non era morto. Aveva capito che non avrebbero battuto ciglio, poteva prendere un cacciavite e smontarli pezzo per pezzo e non avrebbero detto "ah". Si avvicinò a uno di loro, arrivò naso a naso, e gli tirò un cazzotto sulla faccia. Il robot cadde nei detriti e non si rialzò più. All'improvviso una sirena strillò, questa era una sirena diversa da quelle usuali, Hons intuì che correva un altro pericolo. Chi lavorava lì dentro, e che ora era all'altro mondo, aveva organizzato abbastanza bene il sistema di difesa della fortezza. Hons corse verso la cabina dove vi era il corpo di Jolie e l'uomo che pretendeva di salvarla. << Devi fare in fretta, uscire di qui e prendere quello che ti ho chiesto. In ogni momento quell'anima dispersa potrebbe arrendersi e perire.>> Si stava chiedendo come poteva perire un'anima, ma era lui l'esperto. << Finché questa rotella sullo schermo gira significa che lei è cosciente, o più meno. Ma potrebbe sprofondare in apatia e spegnersi.>> Affianco alla rotella vi era anche la frequenza elettrica della sua Jolie, era circa 2,4 K per secondo. Probabilmente a zero sarebbe stata la sua fine. Le sirene smisero di strillare. Hons baciò la fronte della sua amata e si congedò. Pagina 27 De Gurò Il mago in gabbia << Che Dio sia con te. >> Disse Enric Poyan prima che Hons uscisse dalla porta. All'esterno vi era un gran trambusto. E Hons vide la parete Nord dell'edificio trasformarsi in un grosso robot. Era alto almeno sei metri. Vi furono cigolii per parecchi secondi e il robot ebbe la forma di un viso, spuntarono quattro braccia e due gambe possenti. Avrebbero sostenuto quel peso anche se ci fosse stato un terremoto. Il robot emise un ruggito feroce. Dietro di esso ora vi era un'altra parete, quella originale appartenente all'edificio. Esen e il Maestro avevano progettato le difese della fortezza con parecchia intelligenza. Il robot sarà stato pesante venti tonnellate. E chissà di che armi era dotato. Serviva ad evitare la fuga a chiunque era riuscito a giungere fino a lì. L'ultimo rimedio di Esen e il Maestro. Hons fece qualche altro passo e arrivò esattamente di fronte al suo avversario. Stavano distanti cinque metri l'uno dall'altro. Con un calcio il robot avrebbe potuto farlo secco, o se dalle sue braccia avesse sparato uno di quei missili di cui ne erano visibili le estremità, probabilmente sarebbe esplosa l'intera ala dell'edificio in cui si trovavano. Un mago di fronte a un colosso. All'improvviso i muri che erano circondati di vetro si frantumarono, i frammenti di vetro cominciarono a staccarsi dalle superfici e a fluttuare a mezz'aria. In qualche istante tutti i frammenti di vetro che saranno stati miliardi, si trovavano attorno nella stanza sparsi un po' ovunque. Un lampo di luce apparì e illuminò ogni frammento cristallino di questi vetri creando bagliori colorati. Il lampo di luce si scagliò contro l'enorme colosso, al centro del suo cuore, e seguì un boato fragoroso. L'istante successivo il colosso indietreggiò e i suoi pezzi si smontarono, dipinti di un rosso di metallo fuso. Le parti del robot caddero con assordanti rumori e il cuore della macchina esplose. Il mago era di fronte al robot, a vederlo cadere. Nella stanza e nell'edificio vi erano ancora le eco dell'esplosione e del tuono. Pagina 28 De Gurò Il mago in gabbia Il colosso cadde facendo tremare la terra e non si rialzò più. Hons rimase immobile a guardare il suo nemico. Poi scagliò alti lampi verso il soffitto e lasciò precipitare il soffitto sopra la sua testa. Le pietre e gli ammassi metallici dei sistemi di sicurezza cambiarono rotta e vennero scagliati lontano. Hons stava ancora a guardare il suo nemico, spento. Poi schizzò in volo. Uscì dal soffitto, e si diresse verso la volta celeste. Il suo scopo era salvare la sua donna, che era debole, quasi come ogni umano. Sorvolò le grosse mura che delimitavano la fortezza. Erano spesse parecchi metri e le guardie al confine non avrebbero lasciato entrare e uscire nessuno. Dopo aver salvato la sua amata avrebbe dovuto fare qualcosa per salvare anche gli altri. Ma ci ripensò e prima di andare a cercare gli strumenti che gli aveva chiesto Enric, si fermò davanti la cinta. Se Enric avesse dovuto fuggire per qualsiasi motivo sarebbe stato buono avere una via di uscita. Voltò le spalle al muro, dalla sabbia del deserto generò copie di sé stesso e le lasciò a vegliare sulla fortezza. Presto avrebbero dovuto combattere e uomini di sabbia e ghiaia sono più resistenti di guardie armate. Dal vento e dal cielo il suono variò e divenne un sibilo. Un raggio di energia colpí il muro e si espanse, facendo cadere i mattoni e le sbarre metalliche, il muro venne spinto tanto forte che precipitò sollevando un grande polverone. In mezzo a tutta quella confusione si sentirono le grida delle guardie che si erano accorti della stranezza, ed erano pronti a reagire. I corpi di sabbia si buttarono nella mischia e spensero ogni forma di vita. Intanto il mago era schizzato ancora via. In direzione delle stelle. Pagina 29 De Gurò Il mago in gabbia Note sull'autore L’autore De Gurò è appassionato di scrittura, disegno, musica e fotografia. Nasce nel 1993 e all’età di undici anni comincia a scrivere storie per ragazzi. Ora ha ventidue anni e continua a scrivere. Sin da giovane pubblica racconti per vari editori, tra cui Quando la luna piena e Un tesoro in giardino, ottenendo buoni riscontri. Il nome d’arte De Gurò è uno pseudonimo derivante dalle iniziali del suo nome. Pagina Facebook: De Gurò Book News E-Mail di contatto: [email protected] Sito Internet: deguro.net Pagina 30