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Società Italiana di Chirurgia Colo-Rettale
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PRURITUS ANI
A cura della Dott.ssa Micaela Serbelloni ([email protected])
INTRODUZIONE
Il prurito anale è uno dei problemi più controversi in ambito proctologico e molte domande sono
ancora senza risposta: si tratta di una malattia o di un sintomo? Perché gli uomini sono più
interessati delle donne? Qual è la relazione con la depressione e i disturbi psicologici?
Il prurito anale, definito come un’ intensa sensazione di pizzicore che interessa la cute perianale,
è una condizione comune con un’incidenza del 5% nella popolazione e un rapporto
uomini:donne di 4:1.
La cute perianale è vulnerabile verso numerose noxae cause patogene e i pazienti, affetti da
prurito anale, favoriscono il permanere del sintomo grattandosi. Il continuo grattamento porta, da
un lato, ad un fugace temporaneo beneficio, ma dall’altro determina la formazione di
escoriazioni cutanee che possono essere sede di sovrainfezione. Si crea così un circolo vizioso
che diventa difficile da interrompere e che può determinare un peggioramento della qualità della
vita.
EZIOLOGIA
Il prurito anale ha sovente una eziologia benigna, ma nella stragrande maggioranza dei casi la
causa resta sconosciuta e pertanto si parla di prurito anale IDIOPATICO.
Sono state segnalate oltre un centinaio di cause di prurito anale, la maggior parte delle quali
hanno una origine anorettale: emorroidi, ragadi, incontinenza fecale e cancro anale.
Le patologie dermatologiche che colpiscono la cute perianale, non sono di solito confinate solo a
questa regione, ma le lesioni sono tipiche di altre sedi del corpo.
Anche alcuni alimenti sono stati identificati come una delle cause di prurito anale idiopatico:
caffè, alcolici, latticini, arachidi, spezie, agrumi, uva, pomodori e cioccolato.
Diversi studi hanno dimostrato come la sospensione dall’assunzione di tali sostanze porti, dopo
soli 14 giorni, ad una risoluzione del problema.
In una piccola percentuali di casi l’eziologia è infettiva: batterica, fungina o sessualmente
trasmessa.
Nei bambini una delle cause più frequenti di prurito anale è l’infestazione da parassiti
(Enterobius vermicularis).
Altre cause di prurito anale sono i prodotti ad uso topico (cortisonici, saponi, bagnoschiuma,
creme, talco, salviettine umidificate, carta igienica profumata e profilattici in lattice) e alcuni
farmaci per uso orale (lassativi, colchicina, chinidina, olio alla menta piperita, antibiotici).
Alcune malattie sistemiche sono coinvolte nell’insorgenza di questo disturbo e tra queste
annoveriamo il diabete mellito, le epatopatie, i linfomi, le leucemie, l’insufficienza renale, la
carenza di ferro e l’ipertiroidismo.
L’ansia, lo stress e alcuni disturbi psicologici possono essere fonte di prurito anale che può
essere il primo sintomo di malattie quali la depressione o altre turbe psichiatriche.
DIAGNOSI
Il primo passo per fare una diagnosi corretta è raccogliere un’accurata anamnesi ponendo
l’accento sull’origine della patologia senza trascurare malattie gravi che possono esserne la
causa.
Il medico dovrà raccogliere informazioni sull’inizio dei sintomi, la durata, la coesistenza di
patologie sistemiche, di malattie dermatologiche, le abitudini dell’alvo, le abitudini alimentari e
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sessuali, l’assunzione di farmaci, l’eventuale familiarità per malattie infiammatorie croniche
intestinali o per tumori colorettali, la presenza di disordini psicologici e il contesto
socioeconomico.
La visita del paziente proseguirà con l’esame non solo della cute della regione perianale, ma
anche della cute dei genitali esterni, delle mucose orali e genitali, delle unghie, del cuoio
capelluto, dei peli della barba, delle ascelle, del petto per identificare la presenza di
dermatopatie, pidocchi, scabbia, lesioni da sifilide secondaria o reazioni da farmaci.
L’esame obiettivo proseguirà con una esplorazione rettale digitale seguita da un accurato esame
rettoscopico.
Per ultimo ma non per meno importante dovrà essere consigliata la colonscopia ogniqualvolta si
sospetti una patologia colorettale.
TERAPIA
Ogni causa di prurito anale deve essere trattata in modo specifico e nei casi di non risposta alla
terapia il medico dovrà riconsiderare la diagnosi.
Nel sospetto di malattie dermatologiche causa di prurito anale, bisogna avvalersi del consiglio
dello specialista dermatologo; nel caso di malattie infettive si imposterà un’adeguata terapia
antibiotica; mentre di fronte a patologie anorettali si potrà ricorrere alla chirurgia, qualora ve ne
sia l’indicazione.
È importante far comprendere al paziente la natura benigna del disturbo, ma anche la sua
tendenza alla recidiva per assicurarsi la sua compliance a seguire alcune semplici, ma essenziali,
norme igienico-sanitarie (tab.1).
Tab. 1 Linee guida per il paziente affetto da prurito anale
• Accurata igiene intima dopo ogni evacuazione
• Evitare saponi profumati
• Asciugare la cute molto delicatamente (si consiglia l’uso di asciugacapelli)
• Usare solo i medicamenti consigliati
• Evitare indumenti intimi acrilici o di nylon
• Mantenere un alvo regolare
• Evitare cibi speziati
• Indossare guanti di cotone durante la notte per ridurre il danno cutaneo nel caso di grattamento inconscio
I sintomi lievi e moderati verranno trattati con l’applicazione di cortisonici ad uso topico, come
l’idrocortisone all’1% associato, qualora fosse necessario, ad antibiotici o antimicotici.
Con la riduzione dei sintomi, si potrà sostituire il cortisonico con l’applicazione di creme
protettive a base di ossido di zinco.
I pazienti dovranno essere informati degli eventuali effetti collaterali della terapia cortisonica e
che pertanto questo trattamento non potrà essere eseguito per un tempo indefinito.
I sintomi più intensi, che si associano ad alterazioni cutanee, richiedono una terapia a base di
cortisone a dosaggi più elevati e per periodi di tempo più prolungati.
Sfortunatamente una significativa percentuale di pazienti non risponde a queste terapie e pertanto
si prospetta una vera e propria sfida per il clinico.
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L’iniezione perianale di anestetici locali e la sezione chirurgica dei nervi sensitivi tributari della
cute perianale, hanno portato a scarsi risultati e ad una certa quota di effetti collaterali
sconsigliandone pertanto l’uso.
Negli ultimi anni molti autori hanno proposto l’uso di creme a base di capsaicina allo 0,006% per
uso topico nei casi di prurito anale resistente alle altre terapie, ottenendo ottimi risultati duraturi
nel tempo.
Esistono però dei casi in cui questa terapia non sia applicabile o efficace, si può pertanto
ricorrere in tali situazioni, al tatuaggio perianale con blu di metilene mediante iniezioni
intradermiche e sottocutanee di tale soluzione, ripetibile se necessario.
Bibliografia
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