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GRUPPO IVPC da 20 anni l’eolico in Italia
PIANETA
TERRA
il
PERIODICO FONDATO DA CIRO VIGORITO
IL BUON PADRE DI FAMIGLIA
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale
Simone Togni
SERVIZI
L’EFFETTO DELLE RINNOVABILI
SUL MERCATO DEL GIORNO PRIMA
G.B. Zorzoli
L’intervista
Filippo Bernocchi
Delegato Energia e Rifiuti di ANCI
Sede legale
Centrale Operativa
Ufficio Affari istituzionali e Trading
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Viale Gramsci, 22
80122 Napoli
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PIANETA
TERRA
il
Mensile di informazione e cultura
dell’ambiente, dell’energia e delle
fonti rinnovabili
sommario
maggio 2015
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IL BUON PADRE DI FAMIGLIA
Simone Togni
INTERVISTA A FILIPPO BERNOCCHI
Delegato Energia e Rifiuti di ANCI
Direttore responsabile
Simone Togni
Antonella Cocca
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Contatti
via Tagliamento 24, 00198 Roma
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Comitato di Redazione
Simone Togni, Stefania Abbondandolo,
Davide Astiaso Garcia, Silvia Martone
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L’EFFETTO DELLE RINNOVABILI SUL
MERCATO DEL GIORNO PRIMA
G.B. Zorzoli
EMIRATI ARABI UNITI ED ENERGIA
Sergio Ferraris
NEWSLETTER ANEV
22 Intervista a LUCA DI CARLO
Segretario Scientifico ANEV
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presso il Tribunale di Napoli
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L’asterisco di Barbara Elmi, Roma
Stampa
GPT - Gruppo Poligrafico Tiberino
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Loc Ellera, Corciano (PG)
Silvia Martone
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COORDINAMENTO FREE
IL VERO VALORE DELL’ENERGIA
TERMICA DA BIOMASSE
Marino Berton
L’IDROGENO PER L’ACCUMULO
DI ENERGIA DA FER
E LA MOBILITÀ SOSTENIBILE
Davide Astiaso Garcia
IL PERCORSO DELLE RINNOVABILI
IN ITALIA
Silvia Martone
CARTA, PENNA E DIRITTO
Germana Cassar
LE PROSPETTIVE PER DISASTRO
DOLOSO E DISASTRO AMBIENTALE
Daria Palminteri
Delle opinioni manifestate sugli scritti o siglati sono
responsabili i singoli Autori dei quali il Comitato di
Redazione intende rispettare la piena libertà di
giudizio. La collaborazione alla rivista è aperta a tutti
gli interessati, tuttavia è compito della Redazione
definire i contenuti di ciascun numero, la scelta degli
articoli e il tempo di pubblicazione. La riproduzione,
anche parziale degli scritti e dei grafici pubblicati su
“il pianeta terra” è consentita previa autorizzazione e
citando ovviamente la fonte.
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PIANETA
TERRA
il
Simone Togni
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IL BUON PADRE
DI FAMIGLIA
Il futuro della razza umana è legato a
doppio filo al futuro del Pianeta Terra. La
nostra casa, infatti, è il pianeta che ci
ospita e che dovrà ospitare le generazioni
future per, si spera, molti altri milioni di
anni.
Per far sì che questo avvenga serve che
da un lato si continui a rendere il nostro
pianeta sempre più funzionale all’uomo,
dall’altro che queste modifiche antropiche non abbiano ripercussioni sul clima
della terra stessa. Realizzare infrastrutture a servizio del genere umano è uno
degli elementi necessari a far progredire
la nostra specie, a vivere meglio e a migliorare la qualità della vita.
l’approccio corretto che ogni buon padre
di famiglia avrebbe assunto, per cavalcare ciecamente quello consumistico ed
egoistico di prediligere l’uovo oggi. Questa miopia però sta per comportare delle
conseguenze drammatiche per il nostro
pianeta che, oggi, rischia seriamente di
arrivare ad un punto di non ritorno che
non possiamo permetterci.
Tutti gli studi internazionali e i maggiori
esperti mondiali confermano che se non
riusciremo a contenere in maniera significativa l’aumento della temperatura e
quindi le emissioni climalteranti, il nostro
pianeta subirebbe danni significativi dovuti al clima e difficili da contrastare.
L’IPCC – Intergovernmental Panel
on Climate Change – sostiene che
se non riusciremo a contenere l’aumento della temperatura al di sotto
di 2°C entro il 2050 ogni sforzo sarà
inutile e per fare questo, dicono gli
esperti, la riduzione delle emissioni
a tale data non dovrà essere inferiore all’85/90%!!
Questi discorsi troppo spesso ci trovano
indifferenti ma gli effetti che già oggi possono facilmente essere verificati da
ognuno di noi rispetto al riscaldamento
globale sono il ritiro dei ghiacciai, scioglimento delle calotte polari e conseguente
aumento del livello dei mari che potrebbero causerebbe inondazioni e ridurre significativamente le scorte di acqua dolce;
il rallentamento della corrente nordatlantica con le modifiche climatiche conseguenti; le modifiche nella distribuzione
e nella quantità delle piogge e aumento
del numero e dell’intensità degli uragani
assai più catastrofici; la diminuzione del
PH degli oceani con disastrose conseguenze per gli organismi e l’ecosistema
marino; estinzione di specie vegetali e
Come potremmo far cambiare
rotta alle politiche mondiali
sui cambiamenti climatici?
Tuttavia, spesso, nel passato recente si è
visto come alcune conquiste fondamentali dell’uomo hanno poi dimostrato di
avere anche aspetti negativi che, magari
in tempi lunghi e quindi meno percepibili,
potevano causare danni anche gravi all’uomo stesso. Questa importante consapevolezza si è però scontrata con due
diversi ostacoli, da un lato chi semplicemente sottovalutava gli aspetti di lungo
periodo a favore di quelli di breve, dall’altro contro gli ingenti interessi leciti e non
che tipicamente contornano le attività
economiche.
La conseguenza è stata che spesso la
scelta migliore semplicemente non aveva
la forza di venire alla luce. Il risultato evidente a tutti è che negli ultimi cento anni
abbiamo completamente sottovalutato
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la posizione che il mondo assumerà alla
COP21 (Conferenza delle Parti della
UNFCCC - Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici) di
Parigi, nella quale o si arriverà ad un accordo globale VINCOLANTE sugli obiettivi
da rispettare oppure si rischia di non
avere più tempo per riparare ai danni in
essere.
Oggi serve quindi, semplicemente, che i
decisori pubblici che avranno la responsabilità di queste scelte, per una volta,
decidano di guardare avanti e di decidere
come farebbe qualsiasi buon padre di famiglia. n
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animali; un aumento della diffusione di
malattie correlate con il clima (come malaria e dengue); i raccolti agricoli dell’Africa sub sahariana peggiorerebbero
drasticamente a causa della temperatura; se alcune zone ora popolate divenissero inabitabili, ci sarebbero enormi
migrazioni di massa.
Questi sono alcuni degli elementi più immediati che, purtroppo, ci dovremo preparare ad affrontare se non riusciremo a
combattere oggi questi fenomeni. Come
potremmo far cambiare rotta alle politiche mondiali sui cambiamenti climatici?
Certamente un passaggio centrale sarà
PIANETA
TERRA
il
Antonella Cocca
Nuova energia ai Comuni
Intervista a
Filippo Bernocchi
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Delegato Energia e Rifiuti di ANCI
In tema di energia e ambiente il Governo ha
annunciato un “Green Act”, sul quale molte
associazioni sono intervenute con proposte
e richieste di confronto. Qual è la visione di
ANCI?
Ci sono stati diversi incontri tra ANCI e Governo riguardanti il futuro “Green Act”, duranti i quali è emersa la volontà di
condividere un percorso di dialogo sulla revisione della normativa, relativamente ai
temi dell’energia e dell’ambiente che impattano sulle amministrazioni comunali. Si
tratta di aspetti estremamente delicati e
sensibili, in quanto forieri, tra l’altro, di risvolti economici che influiscono direttamente anche sui i bilanci degli enti locali.
In particolare è emersa chiaramente la necessità in alcuni settori di semplificazione e
deregolamentazione. L’ANCI ritiene che vi
sia la necessità di una revisione delle normative ambientali, che favorisca anche, tra
le altre, una logica d’integrazione fra il tessuto economico e l’esigenza delle Pubbliche
Amministrazioni, capace di rispondere al
meglio alle necessità latenti dei singoli territori. Su questi temi l’Associazione ha ribadito la propria disponibilità a proseguire il
tavolo di confronto istituzionale.
In generale si sta consolidando la tendenza
a voler riportare dagli Enti territoriali allo
Stato centrale quelle funzioni che possono
rendere i processi decisionali e autorizzativi
più rapidi, e lo stiamo vedendo soprattutto
per quanto riguarda le Regioni. È questo un
modo di procedere “sostenibile”?
Dopo alcuni anni durante i quali c’è stata
una tendenza al decentramento amministrativo, oggi si sta vivendo una nuova stagione. Le motivazioni che hanno portato a
tanto sono molteplici e complesse, afferenti
a problematiche che travalicano la questione ambientale e l’ambito nazionale.
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Tuttavia, se è in atto un processo di “neocentralismo” diffuso, evidentemente è perché qualcuno ha ritenuto che l’attuale
sistema, mal si conciliava con la celerità del
processo amministrativo, con il raggiungimento degli obiettivi strategici nazionali e
con l’uniformità applicativa delle norme.
In tal senso, non ha facilitato la modifica del
Titolo V della Costituzione, che incidentalmente ha finito spesso per appesantire burocraticamente i processi decisionali e
politici. Non è pensabile definire a priori se
questo approccio apporterà maggiori risultati positivi che negativi, tuttavia posso tranquillamente affermare che oggi, in tutta
Italia, ci sono tanti piccoli Comuni in
estrema difficoltà nell’avere personale preparato e formato a gestire le diverse aree di
competenza in continua evoluzione tecnologica, giuridica e, di conoscenza, che toccano gli ambiti applicativi più disparati.
I Comuni italiani sono i maggiori aderenti
all’iniziativa europea del Patto dei Sindaci
che, tra i suoi obblighi, prevede l’elaborazione del Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES). Che bilancio fa di questa
esperienza e come potrà evolversi questo
strumento, ad esempio, nel caso delle città
metropolitane?
Il fatto che tanti Comuni in Italia abbiano
sottoscritto il Patto dei Sindaci è un segnale
importante, indicatore di quanto sia cresciuta la sensibilità ambientale degli amministratori italiani, in particolare in quelli più
giovani. Ritengo che la redazione dei PAES
sia un passaggio doveroso per passare da
una gestione delle politiche energetiche
svolta “a intuito” a una gestione “smart”,
che sia cioè oculata, misurabile, strategica
e oggettiva. A risultati molto positivi in termini di adesioni dovranno ora seguire le attuazioni dei PAES, creando sempre più
I Comuni sono i primi naturali e diretti interlocutori degli imprenditori nella attività
di sviluppo, realizzazione e manutenzione
degli impianti da fonte rinnovabile che, per
loro natura, sono distribuiti sul territorio.
Non sarebbe utile che l’ANCI definisse con
le Associazioni di categoria protocolli che
garantiscano metri di valutazione uniformi?
Ritengo questa una buona proposta, standardizzare non è mai operazione banale, ma
credo se ne possa iniziare a discutere fin da
subito. Le tematiche sono certamente complesse e variegate da realtà a realtà, tuttavia le esperienze positive maturate in questi
anni, anche in altri settori come quello della
gestione rifiuti con gli accordi ANCI-CONAI,
lasciano ben sperare. Questi protocolli arrecherebbero indubbi vantaggi operativi
tanto agli enti locali quanto alle attività imprenditoriali.
L’ANCI promuove e porta avanti degli osservatori su temi strategici come, ad
esempio, le smart city. Può essere utile in
futuro proporre un’esperienza simile
anche sui comportamenti sostenibili per
l’ambiente dei cittadini e sulla diffusione
delle fonti rinnovabili nei contesti urbanelle città?
Di recente l’Osservatorio Nazionale Smart
City e l’Anci hanno presentato a riguardo
una piattaforma web molto interessante,
che raccoglie le buone pratiche realizzate
negli enti locali volte alla realizzazione
della Smart City. Molte di queste buone
pratiche riguardano la tematica ambientale.
Personalmente credo molto nel “riuso”,
non solo dei beni, ma anche delle buone
politiche. Diversamente da quanto si
crede, l’Italia ne è ricca. Pur tenendo conto
delle differenti realtà che compongono il
nostro Paese, ritengo che diffondere un
approccio di questo tipo alla totalità dei
Comuni italiani contribuirebbe con poche
spese, buone idee ed esperienze a realizzare grandi risultati in termini ambientali
ed economici. n
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occasioni di sinergicità e integrazione. In
questo, saranno sicuramente avvantaggiate
le città metropolitane che avranno però
anche l’ambizioso compito di passare da un
concetto di smart city a un concetto più
ampio di smart land. PIANETA
TERRA
il
G.B. Zorzoli
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L’effetto delle
rinnovabili
sul Mercato
del giorno prima
Nel 2011 le contrattazioni avvenivano per
il 91% sul Mercato del giorno prima (MPG).
Nei due anni successivi sono scese con
continuità, fino all’88% nel 2013. Le contrattazioni sul Mercato intragiornaliero
(MI) sono rimaste sostanzialmente invariate, mentre a crescere è stato il Mercato
del dispacciamento (MSD): dal 2% al 5%.
La principale causa di questo cambiamento è indubbiamente la crescita della
produzione con fonti rinnovabili non programmabili (FRNP). Poiché gli obiettivi al
2020, tenuto conto di una ripresa dell’economia che, anche secondo Eurelectric, dovrebbe riportare i consumi elettrici intorno
sente la partecipazione volontaria delle
rinnovabili, come peraltro prevista anche
dal D. Lgs. 102/2014 (norma attualmente
in attesa di una delibera dell’AEEGSI per
diventare operativa).
Spostando a ridosso della consegna la
chiusura del MI, non solo si ridurrebbe l’incidenza del MSD ai livelli tedeschi, ma si
offrirebbe alle FRNP l’opportunità di operarvi in condizioni di pratica certezza sulla
propria disponibilità. Eppure questa richiesta, che ridurrebbe i costi e valorizzerebbe
il ruolo di alcune rinnovabili, avanzata ben
prima del varo del decreto 102, non è mai
stata presa in considerazione. Ancora di
recente, riproposi questa soluzione nel mio intervento a un
convegno, ma la replica di un
dirigente di Terna fu secca: è
molto complicato (si vede che
la rete in Germania è gestita da
novelli Einstein).
Invece di affrontare in un modo
così win-win il problema, a dispetto delle sentenze avverse di TAR e
CdS, l’AEEGSI continua a riproporre oneri
di dispacciamento indebitamente penalizzanti le FRNP. Né si tratta di un caso isolato.
Il recente annuncio di Eslon Musk, CEO di
Tesla, che alla fine dell’estate la società
metterà sul mercato batterie per uso domestico a partire da 3.000 dollari (secondo
indiscrezioni, 3.500 per l’unità da 10 kWh,
3.000 per quella da 7 kWh), cioè a prezzi
molto più bassi delle aspettative, segnala
che a breve saranno disponibili a costi
competitivi sistemi di accumulo da associare a impianti alimentati da FRNP.
Siamo dunque alla vigilia di un cambiamento epocale per il sistema elettrico, il
cui funzionamento, anche prima della penetrazione delle FRNP, era condizionato
Tesla alla fine dell’estate
metterà sul mercato batterie per
uso domestico a partire da 3.000
dollari
ai valori del 2010 (+ 7,4% rispetto al 2014),
richiederanno un ulteriore apporto delle
rinnovabili e, in assenza di interventi per
modificare i meccanismi che regolano il
mercato, il trend 2011-2013 dovrebbe continuare, anche se a tassi più contenuti.
È quindi prioritario individuare interventi
in grado di contenere la quota di contrattazioni sul MSD, dove si spuntano prezzi
che aumentano in misura non trascurabile
il costo dell’energia elettrica: in Italia il dispacciamento incide per il 9% sul valore di
mercato contro il 4% nel Regno Unito e il
5% in Germania.
A tal fine sarebbe sufficiente prolungare il
funzionamento del MI, che in Italia chiude
alle 11.30 del giorno di consegna dell’energia, mentre in Germania si prolunga
fino a un’ora prima della consegna e con-
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il mercato della capacità rischia di introdurre l’ennesimo sussidio e di indebolire il
ruolo degli accumuli e della demand response, “col risultato di rendere possibile
il loro auspicabile contributo al raggiungimento di un settore elettrico più eco-amichevole solo se sostenuto da ulteriori
sussidi”. Insomma, avviare in autunno il
mercato della capacità potrebbe essere
molto penalizzante.
Mettiamo nel conto anche il recente documento tecnico del GSE, “Regole per il
mantenimento degli incentivi in Conto
energia”, secondo il quale il proprietario di
un impianto FV che riesce a rendere più efficiente il proprio impianto senza aumentarne la potenza, potrà vendere sul
mercato l’energia in più prodotta grazie
alle modifiche, ma non riceverà i corrispondenti incentivi. Un provvedimento che,
a giudizio non di un periodico pro-rinnovabili, ma della Staffetta Quotidiana, “sembra andare oltre le competenze del
Gestore, che non è né legislatore né regolatore”. Secondo Poirot, “un indizio è un
indizio, due indizi sono una coincidenza e
tre indizi diventano una prova”. n
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dall’impossibilità di immagazzinare energia in misura adeguata.
Per singolare coincidenza, l’annuncio del
CEO di Tesla avviene a pochi mesi dall’avvio del mercato italiano della capacità, anticipato di quasi due anni rispetto alle
scadenze inizialmente previste. Un’accelerazione priva di motivazioni convincenti,
che rischia di ingessare il mercato elettrico, come ha messo in evidenza uno studio di Simona Benedettini (“The British
capacity market: a ridde déjà vu?”, rivista
ISPI on line).
Analizzando i risultati della prima asta del
capacity market britannico, realizzata il 16
dicembre scorso, lo studio mette in evidenza che – malgrado, a differenza dell’Italia, all’asta possano accedere non solo
tutti i tipi di impianti di generazione non incentivati, ma anche la domanda attiva (demand response) - il prezzo di equilibrio è
stato principalmente determinato dai cicli
combinati in esercizio e, “non sorprendentemente, il suo valore è uguale a quello dei
costi fissi di esercizio e manutenzione” di
tali impianti.
Di conseguenza, anche se ben congegnato,
PIANETA
TERRA
il
Sergio Ferraris
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Emirati Arabi
Uniti ed energia
Rinnovabili competitive negli Emirati Arabi.
A dirla così sembrerebbe una pura provocazione e invece è questa la tesi dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili
(Irena), che ha dedicato alle rinnovabili negli
Emirati Arabi Uniti un recente rapporto. E
non si tratta di scenari futuri o di trend, ma
di fenomeni già in corso in un’area che è tra
le più ricche al mondo di petrolio.
Gli Emirati Arabi Uniti, infatti, sono il settimo più grande produttore di petrolio con
una capacità di 2,8 milioni di barili al giorno
Più nel dettaglio la dinamica è spiegata da
Irena attraverso l’analisi dettagliata dei
prezzi. Quello del gas naturale, infatti, è
passato dai due dollari per Mbtu del 2010
agli otto del 2014 per quello domestico - con
punte fino a 14 dollari per Mbtu per quello
d’importazione -, mentre il prezzo del fotovoltaico è sceso del 70%. Il risultato è stato
che una delle ultime aste per il fotovoltaico
è stata vinta con una produzione fissata a
meno di 6,7 centesimi di dollaro per kWh.
Un costo che è più basso della produzione
elettrica a gas naturale e di
molte centrali a carbone. E ciò
IL PIENO DI SOLE E POLVERE
valutando solo il mercato,
Gli Emirati Arabi Uniti ricevono una media di dieci ore di
senza, quindi, i danni ambienluce solare al giorno con 350 giorni l’anno di insolazione
tali. E il fenomeno non è destidiretta. L’energia ricevuta è quindi di circa 6,5 kWh/m², ma
nato ad arrestarsi visto che da
il maggiore problema della regione per l’impiego delun lato è prevista un’ulteriore
l’energia solare è rappresentato dalla polvere che, sia per
diminuzione del prezzo del fotoil solare termodinamico sia per il fotovoltaico, impone
voltaico e più in generale delle
delle costose operazioni di pulizia, il cui prezzo è spinto
rinnovabili, ma già ora secondo
verso l’alto anche dalle avverse condizioni climatiche e
l’agenzia eolico e solare sadall’utilizzo d’acqua dolce proveniente dai dissalatori.
ranno competitivi anche se il
prezzo del gas naturale scene riserve accertate per il 7% del totale mondesse a 4,5 dollari per Mbtu. Cosa che sul
diale, con 97,8 miliardi di barili. Ma nonobreve periodo è abbastanza improbabile.
stante ciò eolico, fotovoltaico e solare a
Nel dettaglio saranno l’edilizia e la generaconcentrazione sono fonti meno costose,
zione energetica a utilizzare maggiormente
per quanto riguarda la produzione elettrica,
le rinnovabili negli emirati, con percentuali
rispetto al gas naturale che gli Emirati prostimate, al 2030, rispettivamente del 29% e
ducono.
del 25%, mentre l’industria e i trasporti saIl perché è presto detto. Mentre le rinnovaranno il fanalino di coda con il 5,5% e l’1,1%
bili hanno dei prezzi in discesa, con il prezzo
di penetrazione delle fonti verdi in questi
marginale nullo, il gas è in costante ausettori.
mento - sul medio e lungo periodo - cosa
E i fossili rimangono comunque un driver
che ha già provocato a quelle latitudini, caimportante per le dinamiche anche delle
ratterizzate tra l’altro da una produttività
rinnovabili negli Emirati Arabi Uniti. La
delle rinnovabili solari molto più elevata riscelta d’investire nelle rinnovabili, infatti,
spetto all’Europa e agli Stati Uniti, il sornon è solo spiegabile con i risparmi ma atpasso tra rinnovabili e gas naturale, cosa
tiene, anche, a logiche di mercato. Consuche nel Vecchio Continente è previsto entro
mare meno fossili all’interno, infatti,
i prossimi dieci anni.
significa, aumentare maggiormente le
16
prodotti chimici intermedi a valore aggiunto
maggiore. In un quadro industriale di questo tipo appare chiaro che gli investimenti
in rinnovabili assumono un ruolo chiave
poiché consentono una maggiore razionalizzazione, sotto al profilo economico, della
filiera produttiva. E la nota stonata in questo
contesto è che oltre alle rinnovabili gli Emirati Arabi Uniti hanno puntato anche sul nucleare con quattro reattori, investendo 40
miliardi di euro su 5,6 GWe, che dovrebbero
entrare in funzione uno all’anno tra il 2017
e il 2020, garantendo il 20% del mercato
elettrico interno, con conseguente riduzione dei consumi di gas e, secondo il Governo federale, dei gas serra.
La stima prudente di Irena è che al 2030 il
25% per l’elettrico e il 10% per l’energia primaria di rinnovabili farebbe risparmiare
quasi due miliardi di dollari l’anno e uno di
costi sanitari. E in questo quadro è abbastanza chiaro perchè anche la vicina Arabia
Saudita abbia varato un grande piano d’investimenti da 100 miliardi di dollari in rinnovabili al 2035, dei quali il un quarto
destinato al solare termodinamico un
quarto all’eolico e la metà al fotovoltaico. n
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esportazioni di petrolio, cosa che consente
maggiori guadagni e anche in questa chiave
bisogna analizzare il fenomeno.
Gli Emirati Arabi Uniti infatti, puntano a ridurre al 2030 dell’8,5% i consumi di gas naturale, del quale sono importatori perchè il
30% viene reiniettato nei giacimenti petroliferi per favorire l’estrazione dell’oro nero,
mentre il resto è consumato tra generazione energetica elettrica che è abbastanza
inefficiente e dissalazione dell’acqua che è
energivora, mentre per quanto riguarda il
petrolio la riduzione attesa è del 15,6%, per
spostare anche questa quota sulle esportazioni.
Sembrerebbero percentuali “normali” ma
devono essere messe in relazione con uno
scenario energetico che vede da qui al 2030
un aumento dei consumi interni del 3,4%
annuo, cosa che cambia radicalmente il
punto di vista.
Si tratta, nel complesso, di una strategia industriale di lungo periodo iniziata qualche
anno fa con l’investimento da parte dei
paesi dell’area nella chimica di base con la
realizzazione di grandi raffinerie create al
fine di esportare non solo greggio ma anche
energia pulita
newsletter
Si rinnova anche quest’anno l’appuntamento con la Giornata
Mondiale del Vento, evento di portata internazionale dedicato al
mondo dell’eolico. Come tutti gli anni ANEV organizza in Italia delle
attività per celebrare questa manifestazione, che riceve sin dalla prima
edizione l’adesione del Presidente della Repubblica, il patrocinio del
Ministero dell’Ambiente, del Ministero dello Sviluppo Economico, del
Comune di Roma e quest’anno per la prima volta anche dal Ministero
per i Beni e le Attività culturali.
La Giornata Mondiale del Vento verrà celebrata in Italia l’11 giugno
a Roma, data nella quale si terranno l’Assemblea generale ANEV, un Convegno
istituzionale e un concerto di Danilo Rea sul Vento.
Il Convegno “Eolico italiano: costi e benefici”, si terrà alle ore 15 presso l’Auditorium
del GSE.
Si è concluso il primo triennio dei nuovi meccanismi delle aste e dei registri (disciplinati
dal DM 6 luglio 2012 e facente riferimento al periodo 2013-2015) all’interno del quale
hanno avuto luogo le prime procedure competitive per l’assegnazione di incentivi e le
aziende del settore eolico sono in attesa
dell’emanazione del Decreto per la
definizione dei nuovi contingenti d’asta
da parte del Ministero dello Sviluppo
economico. Tale prima fase ha
evidenziato alcune criticità e l’adozione
dei nuovi contingenti per l’eolico risulta oltremodo opportuna in quanto i benefici
connessi alla realizzazione dei nuovi impianti (riduzione del prezzo elettrico, gettito fiscale,
benefici territoriali) risultano significativamente superiori rispetto ai costi di incentivazione
previsti. L’adozione di nuovi contingenti si rende inoltre necessaria per il raggiungimento
degli obiettivi di capacità eolica al 2020 previsti dal PAN del 2010, pari a 12.680 MW
(di cui 680 MW di off-shore) – obiettivo che sarebbe impossibile raggiungere facendo
riferimento agli strumenti di incentivazione attualmente previsti e per ottemperare quindi
agli impegni presi in sede europea.
L’eolico rappresenta una risorsa per l’Italia sotto vari punti di vista. Oltre che per la
valenza ambientale, per quella economica e occupazionale, anche perché può avere il
suo peso nell’ambito del “capacity market”, offrendo ulteriori opportunità per le aziende
italiane all’estero.
A fare il punto sulla necessità di un intervento tempestivo da parte delle istituzioni è stato
invitato un panel di esperti di rilievo nazionale e internazionale.
In questa occasione verrà lanciata la quarta edizione del Premio Giornalistico ANEV ,
che darà continuità ad un evento che ha portato a conoscenza di Caporedattori e
GIORNATA MONDIALE
DEL VENTO 2015
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Redattori di Testate illustri il mondo dell’eolico. Al fine di promuovere un’ informazione corretta,
contrariamente a quanto spesso si legge tra le testate giornalistiche, la giuria scientifica e quella
giornalistica valuteranno i lavori che si sono contraddistinti per il loro valore e qualità. Verranno
premiate le categorie Carta stampata (quotidiani o periodici), Tv, Radio, Internet, Giornalisti under
30 (senza divisione di categoria), pubblicati tra novembre 2014 e settembre 2015. I giornalisti vincitori
verranno premiati a novembre in occasione della Fiera di Settore Key Wind, nell’ambito di Keyenergy
– Rimini Fiera.
Il Corso di formazione “Come diventare imprenditore e manager specializzato del settore eolico” dal
19 al 22 maggio, presso la sede dell’ANEV, rappresenta un appuntamento ormai consolidato della
manifestazione, pertanto l’Associazione metterà in palio delle Borse di Studio. Il corso, in linea con
tutte le attività dell’Associazione, ha lo scopo di fornire ai partecipanti una conoscenza tecnica e
scientificamente adeguata dell’eolico e si concluderà con una Visita al Parco Eolico di Piansano (VT).
La Giornata Mondiale del Vento si concluderà con un esclusivo concerto sul tema del Vento di Danilo
Rea creato appositamente per ANEV, presso l’Auditorium del MAXXI. n
energia pulita
newsletter
19
ANEV APRE LE PORTE AI
“BIMBI IN UFFICIO CON
MAMMA E PAPÀ”
I dipendenti potranno portare a lavoro i propri
figli e vivere insieme una giornata di festa
20
ANEV aderisce all’iniziativa “Bimbi in ufficio con
mamma e papà” promossa dal Corriere della Sera/Corriere Economia, in collaborazione con La Stampa, nata
con lo scopo di mostrare ai bambini e alle bambine i luoghi nei quali lavorano i genitori. Le porte degli uffici
ANEV, dunque, saranno aperte ai piccoli partecipanti che
potranno entrare in contatto con la realtà lavorativa di
mamma e papà e essere coinvolti in una giornata all’insegna del divertimento e della condivisione, con tante attività in programma. La natura dell’ANEV, ovvero quella
di associazione per la protezione ambientale, impone che
il tema prescelto per le attività della giornata sia quello
della “Sostenibilità ambientale e dell’energia del vento”.
Tutti i giochi avranno come scopo quello di insegnare,
giocando, alcune nozioni fondamentali legate allo sviluppo sostenibile, alla salvaguardia dell’ambiente e alle
energie rinnovabili, in particolare quella del vento. Temi
fondamentali questi, per formare generazioni future consapevoli e responsabili rispetto alle sorti del Pianeta Terra.
Dopo la visita dell’ufficio, verranno proiettati alcuni video
animati sulle energie rinnovabili e l’ambiente e si darà la
possibilità ai piccoli ospiti di esprimere la loro creatività
attraverso disegni e poesie, a seconda delle età, su quanto
imparato giocando. Non mancheranno palloncini, la merenda e la consegna di diplomi dedicati alla giornata con
il “certificato green awareness”. ANEV ritiene importante
e formativa un’iniziativa come “Bimbi in ufficio”, per
creare consapevolezza rispetto al lavoro e alle attività dei
“grandi” e per favorire la coesione delle famiglie. Inoltre,
il coinvolgimento delle nuove generazioni su temi imprescindibili, come quello della sostenibilità è una delle attività di comunicazione e sensibilizzazione cui
l’associazione tiene molto. Tra queste si ricorda l’iniziativa
del calendario ANEV 2015 “L’energia del vento e il Pianeta Terra. L’eolico visto con gli occhi dei bambini”, che
ha visto il coinvolgimento dei più piccoli, bambini di età
compresa tra i 5 e i 12 anni, che hanno raffigurato cosa
significa per loro l’energia del vento. n
PREMIO
GIORNALISTICO ANEV
“ENERGIA DEL VENTO”
Il premio è rivolto a tutti i giornalisti che
realizzano servizi giornalistici di elevato livello
sull’energia del vento.
Per il quarto anno consecutivo l’ANEV bandisce il premio giornalistico “Energia del Vento”, dedicato al
tema dell’energia eolica.
Il premio è dedicato a tutti i giornalisti che si occupano
di eolico, sottolineandone il valore economico, industriale e ambientale, su carta stampata, web, radio e tv
e senza distinzione di categoria per gli “under 30″.
L’obiettivo del premio è quello di stimolare un giornalismo serio e professionale, animato da motivazione,
entusiasmo, chiarezza e soprattutto ricerca della verità.
È sempre più evidente, infatti, l’importanza di una
adeguata formazione e del rispetto della deontologia
professionale come elementi imprescindibili per una
informazione seria ed efficace.
I premi saranno attribuiti dalla Giuria, costituita da
giornalisti professionisti di fama nazionale e da esperti
del settore eolico, ai giornalisti che si siano distinti per
qualità e professionalità dei loro articoli o servizi apparsi su testate nazionali, internazionali o locali nel periodo compreso tra il 1 novembre 2014 e il 30
settembre 2015.
Nell’ultima edizione sono stati premiati: Claudio Sabelli Fioretti (Io Donna – Corriere della sera) per la categoria Stampa, Federico Rendina (Il Sole 24 Ore) e
Elena Veronelli (freelance per ilfattoquotidiano.it) per
la categoria Web, Maria Luisa Cocozza (TG5) per la
categoria TV, Emanuela Campanile (Radio Vaticana)
per la categoria Radio.
La cerimonia di premiazione avverrà, come nelle
scorse edizioni, a Rimini in occasione del Convegno
ANEV inserito nella manifestazione KeyWind, evento
che si terrà a Rimini Fiera nell’ambito di Economdo
– Key Energy (3 – 6 novembre 2015).
La domanda di partecipazione con il relativo servizio
dovrà essere inviata all’indirizzo e.mail [email protected] entro e non oltre il giorno 1 ottobre
2015. n
eventi
18 – 21 maggio 2015
AWEA’s WINDPOWER
2015
Orlando, USA
del Vento
Eolico italiano: costi e benefici
Auditorium GSE
ANEV
19 – 22 maggio 2015
Corso di formazione ANEV
“Come diventare imprenditore e manager specializzato
del settore eolico”
Dalle autorizzazioni alla connessione alla rete, dalla progettazione
alla gestione
Roma Sede ANEV
11 giugno 2015
Concerto dedicato al Vento
Danilo Rea
Auditorium MAXXI
ANEV – E.on
11 giugno 2015
Convegno Giornata Mondiale
16 ottobre 2015
China Wind Power 2015
4 – 7 ottobre 2015
WINDaba 2015
Cape Town, South Africa
Beijing, China
3 – 4 novembre 2015
Corso di formazione ANEV
Il Minieolico
Ecomondo Key Wind – Fiera
di Rimini
5 - 6 novembre 2015
Corso di formazione ANEV
Operation& Maintenance
Ecomondo Key Wind – Fiera
di Rimini
17 – 20 novembre 2015
EWEA 2015 Annual Event
Paris, France
ATTIVITÀ DEI GRUPPI DI LAVORO ANEV
I Gruppi di Lavoro, aperti a tutti
i soci, si riuniscono periodicamente presso la sede dell’ANEV
per occuparsi di questioni d’interesse per l’Associazione e del settore eolico. Si riassumono di
seguito le principali attività e
obiettivi delle ultime sedute dei
Gdl ANEV.
Gruppo di Lavoro Normativa
Nell’ultimo GDL normativa, si è
parlato della consultazione del
Capitolo 1 Codice di rete pubblicata sul sito di Terna ed è stato
deciso di richiedere a tutti gli associati eventuali osservazioni
puntuali e dettagliate sui seguenti
documenti:
• Capitolo 1 del Codice di rete
• Accesso alla RTN: Sezione 1 A
– Connessioni alla RTN
• Sezione 1 B – Regole tecniche
di connessione
• Allegato A. 2 – Guida agli
schemi di connessione
• Allegato A. 57- Contratto tipo
per la connessione alla rete di
trasmissione nazionale
Le osservazioni recepite sono
state utilizzate per inviare le indicazioni ANEV a Terna.
È stato presentato il Documento
di consultazione 163/2015
“Mercato dell’energia elettrica –
Revisione della disciplina degli
sbilanciamenti effettivi” ed è
stato deciso di richiedere ai partners loro eventuali indicazioni al
DCO da mandare all’AEEGSI.
Le osservazioni recepite sono
state utilizzate per inviare le osservazioni ANEV all’AEEGSI.
È stato infine presentato e poi divulgato il documento congiunto
ANEV AssoRinnovabili sul mercato elettrico.
Gruppo di Lavoro Mercato
Il Gdl Mercato sta lavorando per
l’implementazione del report tecnico ANEV sul Market Assessment “Strategie e metodi per
l’integrazione delle FRNP nel
mercato elettrico, con particolare
riferimento alla fonte eolica”.
Sono state inoltre condivise e discusse le argomentazioni prece-
dentemente proposte dai singoli
associati. Si ritiene che il documento sarà ultimato per la fine di
maggio.
Gruppo di Lavoro Comunicazione
Nell’ultimo GDL Comunicazione si è fatto il punto sugli
eventi della Giornata Mondiale
del Vento dell’11 giugno a Roma,
ovvero il Convegno “Eolico italiano: costi e benefici” presso
l’auditorium del GSE e la lezione
concerto sul Vento di Danilo
Rea, all’auditorium del Maxxi.
Inoltre sono state definite la tematiche dei convegni di KeyWind 2015.
ATTIVITÀ DEGLI ORGANI
ASSOCIATIVI ANEV
L’11 giugno 2015 si terranno le
riunioni di Giunta esecutiva, Consiglio direttivo e Assemblea generale
ANEV presso l’Auditorium del
GSE a Roma.
energia pulita
newsletter
21
L’ing. Luca Di Carlo, già Dirigente e consigliere
di Amministrazione del GSE, di cui era fino a
dicembre scorso Direttore dell’Ingegneria, con
una pluriennale esperienza nella programmazione, pianificazione, ottimizzazione e controllo
gestionale di infrastrutture e servizi nel settore
idrico, energia, gas e rifiuti, start up, organizzazione e management di aziende operanti nei servizi pubblici di rilevanza economica, è stato
nominato Segretario Scientifico ANEV dal Consiglio Direttivo, con funzioni di supporto tecnico
– scientifico alle attività associative.
legislatore e il regolatore. Di fatto l’Associazione,
raggruppando i principali operatori del settore
eolico oggi presenti in Italia e non solo, costituisce una importante realtà associativa in grado di
individuare e porre in evidenza ai decisori argomenti e spunti di riflessione per supportare eventualmente quel processo di crescita e sviluppo
del settore che negli ultimi due anni ha subito un
brusco rallentamento con effetti a noi tutti noti,
di natura non solo ambientale, ma anche commerciale ed occupazionale. Basti pensare che da
1300 MW circa installati nel 2012 si è passati a
soli circa 110 MW installati nel 2014.
Personalmente ritengo che il
parco impianti eolico già presente
oggi in Italia, caratterizzato da
una potenza installata superiore a
9.500 MW con oltre 2.000 impianti e una produzione annua superiore a 15 TWh, rappresenti
un’importante realtà e patrimonio
per il Paese. Un patrimonio che va
preservato e gestito secondo regole che, fermo restando il rispetto
dei termini imposti dai vari meccanismi d’incentivazione che nel tempo si sono susseguiti e di
cui gli impianti usufruiscono, tengano anche
conto delle esigenze operative di carattere manutentivo e gestionale dei produttori comunque
finalizzate, trattandosi di incentivazioni del tipo
“in conto esercizio”, ad assicurarne il corretto
ed efficiente funzionamento.
A riguardo, proprio di recente, alla fine del mese
di dicembre scorso, è stato emanato un Decreto
Ministeriale che di fatto per la prima volta tocca
il tema dell’esercizio degli impianti IAFR/FER
incentivati e le possibili situazioni di modifiche
impiantistiche e/o di sostituzione che gli operatori possono trovarsi a dover realizzare nel
tempo presso i propri impianti. Decreto che comunque, a mio parere, necessita ancora di approfondimenti e specificazioni tali da
consentirne l’effettiva applicabilità e una non eccessiva moltiplicazione degli oneri gestionali ed
economici a carico dei produttori.
Ing. Luca Di Carlo
Segretario Scientifico ANEV
Silvia Martone
22
Dopo aver ricoperto importanti ruoli tecnico dirigenziali in diverse aziende del
settore energia, è approdato all’ANEV
con l’incarico di Segretario Scientifico.
Quale apporto darà all’associazione?
L’Associazione promuove lo sviluppo di una
fonte di energia rinnovabile per eccellenza quale
quella eolica attraverso diverse attività, tra cui
anche la rappresentazione di temi e problematiche riscontrate dagli associati nell’ambito delle
proprie attività di realizzazione e gestione degli
impianti di produzione, innanzi a Pubbliche
Amministrazioni e Istituzioni deputate a indirizzare e disciplinare il settore. Il mio intento è
quello di mettere a disposizione le mie precedenti esperienze professionali, sia in ambito prettamente realizzativo e gestionale di tali impianti,
sia in ambito normativo e regolatorio al fine di
supportare l’Associazione ad una maggiore e
puntuale rappresentazione delle istanze promosse e sollevate dalle imprese associate verso il
Si sente spesso parlare di impatti ambientali – paesaggistici delle turbine eoliche. Tuttavia le misure adottate dalle
aziende associate all’ANEV per integrare
gli impianti nell’ambiente sono molto
stringenti. Qual è il reale impatto dell’eolico, specie in relazione alle altre tecnologie di produzione di energia?
Screening e valutazioni di impatto ambientale,
nonché il rilascio dei dovuti titoli autorizzativi
conseguenti, sebbene onerose e farraginose nei
tempi di approvazione, non sono sempre compatibili con le esigenze di mercato e di investimento e sono oramai attività che preoccupano
più gli operatori stessi che le Pubbliche Amministrazioni deputate al loro rilascio. La sensibilità
e l’accortezza con cui vengono espletate queste
attività tecnico amministrative dalle nostre
aziende associate, che operano in questo settore
da diversi anni, proprio al fine di assicurare il rispetto dei tempi di programmazione dei progetti
presentati nel rispetto dell’ambiente, devono trovare altrettanto interesse e sensibilità nelle Pubbliche Amministrazioni. Sicuramente ci si
attende, e questo già da tempo, un sensibile snellimento e semplificazione degli iter burocratici
ambientali e paesaggistici, soprattutto per quegli
interventi non di nuova costruzione, ma di rifacimento dei vecchi impianti attraverso processi
di semplice sostituzione.
tore, il termine di incentivazione degli impianti
già ammessi all’incentivo con il meccanismo dei
CV, nei prossimi anni consentirà di liberare risorse a favore di nuove installazioni. L’eolico da
solo al momento incide per circa 1,5 Mld. di
euro su un totale di 5,7 Mld di euro. Gran parte
del costo indicativo addebitato all’eolico ricade
sui CV, con un valore di poco superiore a 1.3
Mld. di euro. Valore destinato a decrescere progressivamente e in maniera significativa nei prossimi anni e già a partire dal 2015 per effetto del
termine del periodo di incentivazione che lo
stesso GSE stima in un onere complessivo di
circa 1,3 miliardi a dicembre 2018.
A tutto questo vi è da aggiungere che la richiesta
di partecipazione alle precedenti procedure
d’asta è stata complessivamente di molto più elevata rispetto alla effettiva disponibilità di potenza prevista dal DM 6.7.2012 e che solo una
percentuale molto bassa di impianti sono effettivamente poi entrati in esercizio rispetto agli
aventi diritto. Ciò dimostra con evidenza che
esiste una chiara ed importante intenzione di numerosi operatori di investire in questo settore
con tutte quelle ricadute e benefici che ciò potrebbe comportare. A mio avviso una opportunità da non perdere. n
Come lei stesso anticipava, l’eolico in
Italia ha subito negli ultimi anni una battuta d’arresto. Quale percorso prenderà,
dal suo punto di vista, il settore nei prossimi anni?
Se veramente vogliamo raggiungere gli obiettivi
che il legislatore si è posto all’interno del PAN di
una potenza installata al 2020 di 12.500 MW
per la sola fonte eolica, molto dipenderà dall’impostazione e dai contingenti di potenza messi a
disposizione dal legislatore per l’eolico nel prossimo Decreto Ministeriale di incentivazione per
le fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico. L’Associazione, attraverso anche uno studio particolarmente approfondito, ha rilevato che nel
rispetto del costo indicativo cumulato annuo dei
5.8 Mld. di euro fissato dal legisla-
energia pulita
newsletter
23
I membri
del Coordinamento FREE
raccontano
Il vero valore dell’energia
termica da biomasse
Marino Berton
Presidente Aiel
i dati ufficiali disponibili nella generazione
termica da biomasse sono da considerarsi
puramente indicativi.
Il fatto è che nel nostro paese non esiste
un monitoraggio sistematico degli impianti a biomassa solida destinati al riscaldamento e nemmeno una raccolta
organica di informazioni sui consumi di
legna, cippato, pellet, cioè dei principali
combustibili legnosi. Quindi anche le politiche di programmazione (P.A.N. e S.E.N.),
per questa parte, sono state impostate su
ipotesi non suffragate da dati oggettivi e
verificabili.
A complicare il quadro vi sono una serie di
variabili di cui è necessario tener conto circa
le diverse tipologie tecnologiche utilizzate
(apparecchi domestici, caldaie domestiche
e industriali, reti di teleriscaldamento) e i
vari combustibili legnosi (legna da ardere,
cippato, bricchetti, pellet).
25
Nel panorama dell’energia da fonti rinnovabili quanto pesa l’energia termica ed, in
particolare, quella prodotta da biomasse
solide? Una domanda per la quale ci
aspetteremmo una facile risposta, un clic
sui più importanti motori di ricerca del
web e tutto è chiaro. Invece no, non è affatto così: le informazioni di cui disponiamo sono il frutto di stime e di indagini
campionarie.
Questa tipologia energetica meriterebbe
certamente una speciale attenzione dato
che nei consumi finali di energia (fossili +
rinnovabili) la termica è la regina assoluta: nel 2013 (fonte Mise) rappresentava
il 47,4%, seguita dai trasporti al 30,5 ed in
coda l’elettrica che arriva al 22,1%.
Diversamente dal settore di generazione
elettrica, per il quale il GSE pubblica periodicamente informazioni dettagliate
sulla base degli impianti qualificarti IAFR,
Le informazioni “ufficiali” di cui possiamo
disporre sul fronte dei consumi di biomasse destinate al termico sono state solo
recentemente arricchite da una ricerca
statistica condotta nel 2013 dall’ISTAT i cui
risultati sono stati da poco resi noti. L’indagine sui consumi energetici delle famiglie raccoglie informazioni dettagliate
sulle tipologie di dotazioni energetiche di
questa categoria e sulle modalità di impiego di tali apparecchiature, ricostruendo
il quadro complessivo dei consumi energetici annuali e delle relative spese.
Gli elementi più salienti tra quelli emersi
gie Agroforestali, ha condotto uno studio
(Baù, Paniz - 2014) a partire dalle installazioni esistenti per la produzione di energia termica, nella cogenerazione o nella
esclusiva produzione elettrica. Questo lavoro, senza la presunzione di definire informazioni ufficiali, ha cercato di fornire
un contributo sulla base della elaborazione delle informazioni statistiche e di
mercato di cui l’associazione stessa.
Descrivendo sinteticamente l’approccio
metodologico, lo studio, ha analizzato il
numero di apparecchi e impianti alimentati dai diversi combustibili legnosi installati fino al 2013, poi ha
messo a punto una serie di
assunzioni circa le classi
di potenza, le fasce altimetriche, i rendimenti, il
potere calorifico medio dei
vari combustibili, ed infine
ha così potuto calcolare le
quantità di biomassa combustibile impiegata.
La ricerca ha inoltre, per
maggiore completezza, ha
considerato gli impianti di cogenerazione
censiti periodicamente dal GSE.
Tenuto conto di tutte queste informazioni
elaborate e delle assunzioni di base di cui
si è fatto cenno, i consumi di biomasse legnose per la produzione di energia rinnovabile in Italia al 2013 sono stati stimati in
complessivi 27,3 milioni di t. e ripartiti in
19,3 Mt di legna da ardere, 4,7 Mt di cippato, 3,3 Mt di pellet. Ripartiti nelle principali tecnologie di conversione energetica
questi consumi sono suddivisi percentualmente in: 68% apparecchi per il riscaldamento domestico, 18% caldaie ad uso
domestico, civile ed industriale, 14% per il
teleriscaldamento, la cogenerazione e le
centrali di produzione di energia elettrica.
Oggi sul mercato sono presenti
apparecchi domestici e caldaie a
biomasse realizzati con moderne
tecnologie che garantiscono
significative performance in termini
di alto rendimento e basse emissioni
dal lavoro dell’ISTAT confermano il ruolo
rilevante tra le rinnovabili termiche assunto dalle biomasse soprattutto per il
settore residenziale. Si tratta di circa 20
milioni di tonnellate tra legna da ardere (il
92%) e pellet, il che significa che due famiglie su dieci consumano biomasse legnose a fini energetici.
Secondo l’ISTAT nonostante la diffusione
di nuove ed innovative tecnologie per la
produzione di termica da biomasse, permane ancora un largo utilizzo di camini e
stufe tradizionali, malgrado l’avvento del
pellet abbia innalzato l’efficienza e la qualità.
Sempre sul tema dei consumi di biomasse
in Italia AIEL, Associazione Italiana Ener-
daie a biomasse realizzati con moderne
tecnologie e che garantiscono significative
performance in termini di alto rendimento
e basse emissioni.
Lo strumento più efficace di cui disponiamo per attivare una efficace campagna
di sostituzione è il “Conto Termico” che
però non sta dando i risultati attesi, sia
perché è quasi del tutto sconosciuto al
largo pubblico, sia perché lo strumento
per accedere ai benefici, il “portaltermico”, presenta una eccessiva complessità, soprattutto per le installazioni di
piccola taglia, tale da scoraggiare gli
stessi potenziali beneficiari.
Siamo in attesa dell’annunciato decreto di
aggiornamento e semplificazione del
Conto Termico che dovrebbe risolvere in
larga parte le criticità riscontrate. n
27
In conclusione, il P.A.N. (Piano di Azione
Nazionale per le Energie Rinnovabili) poneva un obiettivo di energia termica da
biomasse per il 2020 pari a 5,2 Mtep. ma,
se i dati sui consumi di biomassa per la
produzione di energia termica della ricerca promossa da Aiel fossero confermati, al 2013 avremmo già raggiunto 8,5
Mtep. Ciò significherebbe che i dati complessivi sull’energia rinnovabile attualmente disponibili sono in realtà migliori
rispetto alle previsioni e gli obiettivi al
2020 sono più vicini grazie al consistente
contributo della termica da biomasse.
Tuttavia è necessario tener conto che una
parte consistente del parco apparecchi domestici a biomasse è obsoleto e scarsamente efficiente. Già oggi sul mercato
sono presenti apparecchi domestici e cal-
PIANETA
TERRA
il
Davide Astiaso Garcia
29
L’idrogeno per l’accumulo
di energia da FER
e la mobilità sostenibile
Due delle tematiche maggiormente dibattute nell’ambito della sostenibilità energetico – ambientale sono la mobilità
sostenibile e l’utilizzo di accumulatori di
qualsiasi genere per immagazzinare
l’energia prodotta da fonti rinnovabili nei
momenti di mancata produzione per ordini
di dispacciamento.
Molto brevemente, l’energia elettrica generata da fonti rinnovabili può essere infatti utilizzata a richiesta per la produzione
di idrogeno ed ossigeno partendo da
acqua, grazie all’utilizzo di una cella elettrolitica o elettrolizzatore. Per mezzo di
una cella a combustibile (fuel cell) sarà
poi possibile utilizzare nel modo più effi-
di brainstorming sulla proposta di avvio
dell’Iniziativa Italiana per la Mobilità a
Idrogeno (InIMI)” mirata all’elaborazione
di una proposta, condivisa con i principali
portatori di interesse per la mobilità sostenibile basata su idrogeno e celle a combustibile, che possa essere poi recepita a
livello nazionale come parte del documento strategico che la Direttiva europea
2014/94/UE sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi
menziona all’articolo 11 come obbligatoria
per gli stati membri entro il 18 novembre
2016.
L’iniziativa italiana per la mobilità ad idrogeno parte quindi dal basso per affrontare
tutti i requisiti tecnici, finanziari e
regolamentari al fine di consentire lo sviluppo di una rete adeguata di infrastrutture di
rifornimento di idrogeno entro il
2025, come indicato dalla stessa
Direttiva. Al contrario dell’Italia,
molti paesi europei come Francia,
Germania, Regno Unito, Svezia,
Norvegia, Lettonia, Danimarca,
Polonia, Svizzera Austria, Paesi Bassi,
Belgio e Finlandia, hanno già adottato o
stanno elaborando piani per lo sviluppo
delle infrastrutture di rifornimento a idrogeno. Difatti, come esplicita la Direttiva
2014/94/UE, i veicoli a motore alimentati
a idrogeno presentano al momento tassi
di penetrazione del mercato molto ridotti
e conseguentemente la costruzione di una
sufficiente infrastruttura di rifornimento
per l’idrogeno è ritenuta essenziale per
rendere possibile una diffusione degli
stessi su larga scala.
L’ANEV è tra i portatori di interesse invitati
che hanno aderito all’iniziativa. Difatti,
l’Associazione di categoria dell’energia del
vento è interessata allo sviluppo di strate-
l’energia elettrica generata
da fonti rinnovabili può essere
utilizzata a richiesta per la
produzione di idrogeno ed
ossigeno partendo da acqua
ciente e performante l’idrogeno precedentemente prodotto e stoccato, convertendo
tramite elettrolisi inversa l’energia chimica in energia elettrica senza l’intervento
intermedio di un ciclo termico, e quindi
con rendimenti di conversione decisamente migliori rispetto a quelli delle macchine termiche convenzionali.
Tra i possibili utilizzi, le fuel cells sono
presenti nelle macchine ad idrogeno, considerate tra le soluzioni all’avanguardia
per ridurre le emissioni di gas climalternati connesse ai trasporti ed alla mobilità.
Al riguardo, l’associazione Italiana H2IT
(Italian Association for Hydrogen and Fuel
Cells) ha organizzato per il prossimo mese
di giugno un’iniziativa chiamata “Riunione
30
dove si terrà la Conferenza internazionale
EFC15 (The European Fuel Cell Technology & Applications – Piero Lunghi Conference) in cui verrà analizzato lo stato
dell’arte internazionale delle celle a combustibile fornendo scenari a medio e lungo
termine sui margini di ricerca e sviluppo,
sulle opportunità di mercato e sulle politiche energetiche globali.
In definitiva, come assicurato anche dall’IEA (International Energy Angency), che
stima in circa 60 miliardi di euro a livello
globale entro il 2030 il giro d’affari di questo settore e che considera al 2050 circa
40 milioni di autovetture ad idrogeno nei
quattro principali paesi europei (Italia inclusa), anche nel nostro paese, soprattutto a valle della Direttiva europea sulla
realizzazione di un’infrastruttura per i
combustibili alternativi, l’utilizzo dell’idrogeno rappresentare sicuramente una
delle possibili soluzioni sia per lo storage
dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili che per l’incentivazione di una
mobilità sostenibile a zero emissioni di
CO2. n
31
gie innovative di applicazione del cosiddetto Power To Gas che sfrutti la mancata
produzione eolica derivante dagli ordini di
dispacciamento finalizzata alla generazione di idrogeno rinnovabile, da stoccare
ed utilizzare per la mobilità sostenibile o
per impianti di cogenerazione ad idrometano.
Al riguardo, la Germania è uno dei paesi
europei più all’avanguardia, mentre in
Francia, similmente a quanto avviene in
Italia, le celle a combustibile non rientrano
tra le tecnologie supportate dal disegno di
legge sulla Transizione Energetica. Tuttavia, in mancanza di sostegno politico, un
consorzio privato ha comunque adottato
un piano di sviluppo nazionale che ha coinvolto, tra gli altri, il Ministero dell’Ecologia, dello Sviluppo Sostenibile e l’Energia.
Guardando ai paesi extraeuropei, si pensa
che le vetture a idrogeno circolanti solo in
Giappone dovrebbero arrivare a circa un
milione entro il 2025, affiancate da circa
un migliaio di stazioni di rifornimento.
Tornando in Italia, l’argomento sarà trattato anche il prossimo Dicembre a Napoli,
PIANETA
TERRA
il
Silvia Martone
33
Il percorso delle
rinnovabili in Italia
È stato presentato anche quest’anno a
Roma l’IREX Annual Report di Althesys,
studio di analisti economici guidato dal
Prof. Alessandro Marangoni, che ha come
obiettivo quello di tracciare un quadro
dell’evoluzione recente dell’industria italiana delle rinnovabili e del mercato elettrico.
Le energie rinnovabili, che rappresentano
oggi il perno del sistema elettrico nonostante il calo degli incentivi, hanno contribuito alla riduzione della capacità
termoelettrica e alla riduzione del prezzo
dell’energia. Al solo fotovoltaico nel 2014
è attribuibile una riduzione del PUN compresa tra 5,8 e 24 €/MWh, con un effetto
complessivo stimato di 896 milioni di euro.
Nel 2014, come già emerso nel report
dell’anno 2013, si consolida la tendenza
34
delle aziende italiane del settore rinnovabili a investire all’estero, con particolare
riguardo per i Paesi Extra - europei. USA,
America Latina e Africa sono le mete più
appetibili per gli investitori. Il Cile, uno dei
paesi più attrattivi per via della sua stabilità economica e politica, registra 2.380
ore di sole annue nella zona settentrionale
del Paese, mentre l’eolico arriva fino a
2.980 ore nelle aree collegate ai due principali sistemi elettrici nazionali. L’obiettivo
è quello di giungere a quota 20% FER non
convenzionali entro il 2025. Questo dato
insieme all’alto prezzo dell’elettricità sia
per eolico che per fotovoltaico, fa gola a
molti degli investitori nazionali. Lo stesso
vale per il Messico, che ha recentemente
attuato una riforma energetica che ha
aperto il mercato agli operatori privati e
offre un ottimo potenziale FER, con 40 GW
stimati per l’eolico (di cui 2,4 GW già installati) e 24 GW per il PV (di cui 174 MW
già installati). Per quanto riguarda l’Africa,
nonostante l’attuale instabilità geopolitica,
Paesi come il Marocco e l’Egitto risultano
interessanti. Il Marocco, unico Paese nordafricana privo di fonti fossili, ha adottato
un target di produzione da FER del 42%
entro il 2020 e grazie alle ottime condizioni di operatività, ai bassi costi della ma-
66% dell’anno precedente. Complessivamente invece nel mercato domestico si
sono rilevate 205 operazioni con un valore
di circa 7 miliardi di euro e 4.736 MW di
potenza.
Ad offrire il proprio punto di vista sulle rinnovabili nel mondo è intervenuta Christine
Lins, Executive Secretary di REN21 –
UNEP, ospite di Althesys durante la presentazione del Report. Secondo la Lins “la
percezione delle rinnovabili nel mondo è
molto cambiata. Nell’ultimo decennio il processo di transizione
verso queste energie si è ben avviato, ma per realizzarlo è necessario uno sforzo condiviso da
parte di tutti. Nel mondo, sono almeno 138 i paesi le cui politiche
energetiche prevedono il ricorso
alle rinnovabili. Di questi, 95 sono
i paesi in via di sviluppo. Erano
solo 15 nel 2005”. Gli scenari futuri, ha
concluso Lins, sono quindi ottimistici,
anche se le rinnovabili devono competere
ancora con le fonti fossili, sebbene molti
paesi ne stiano riducendo i sussidi.
Oltre alla crescente internazionalizzazione, le operazioni industriali del settore
rinnovabili sono profondamente cambiate
da altri punti di vista. Intanto il mercato ha
una connotazione più industriale, grazie al
peso crescente degli operatori più grandi.
nodopera e dei terreni, presenta costi
competitivi sia per l’eolico che per il fotovoltaico. L’Egitto ha adottato misure promettenti per le rinnovabili, ha un clima
favorevole (fino a 2.100 ore di sole e 3.000
di vento) e una domanda di energia in forte
crescita (5 – 6 % l’anno).
(Fig. 4.1)
Per quanto riguarda invece i paesi della
“Nuova Europa”, ovvero le economie
emergenti, si è verificato un calo di investimenti rispetto al passato, dovuto principalmente all’incertezza normativa e
regolatoria, come nel caso della Romania.
(Fig. 2.7)
In generale l’Europa risulta al momento in
una fase di stallo per le operazioni FER,
con previsione di recupero nei prossimi
anni. Stando ai numeri le aziende nazionali hanno investito sui mercati internazionali 2,5 miliardi di euro nel 2014, pari
all’88% della potenza installata, contro il
35
Le energie rinnovabili hanno
contribuito alla riduzione della
capacità termoelettrica e alla
riduzione del prezzo
dell’energia
Si pensi che le prime dieci aziende fanno
il 40% delle operazioni con una potenza
complessiva di 2.516 MW (48% del totale
considerato) pari a 3,6 miliardi di investimenti. Le piccole aziende o sono uscite dal
mercato o si sono fuse. È confermata la
tendenza alla concentrazione di imprese,
settore in Italia, il calo fisiologico dei nuovi
impianti sta spingendo a porre crescente
attenzione a rendere più efficiente e produttivo il parco impianti esistente. L’Operation&Manitenance (O&M) si consolida
come strategia portante, consentendo di
ottimizzare le risorse e recuperare redditività. Dato il peso della voce
O&M sulla struttura dei costi, la
sua ottimizzazione può portare a
una riduzione del LCOE, costo
unitario di generazione elettrica,
fino al 6 – 8%. In tale contesto il
Prof. Marangoni ha evidenziato
un tema caldo, quello del “rinnovo del parco impianti” per le
installazioni più obsolete. Le attuali regole sono complesse e
poco favorevoli, quindi poco agevoli per le aziende. Relativamente al settore eolico ad esempio i bandi, nonostante
il potenziale non trascurabile, sono stati
deludenti, con soli 1,5 MW iscritti al rifacimento (contro un contingente di 450
MW). Una perdita notevole se si pensa che
i primi impianti realizzati, con tecnologie
Stando ai numeri le aziende
italiane hanno investito sui
mercati internazionali 2,5
miliardi di euro nel 2014, pari
all’88% della potenza installata,
contro il 66% dell’anno
precedente.
dove quasi la metà delle operazioni sono
di acquisizione. Il 2014 ha registrato un
calo (37% rispetto agli anni precedenti)
degli investitori finanziari, confermatisi
tuttavia tra i soggetti più attivi del mercato
(28% delle operazioni di acquisizione).
Nel quadro dell’evoluzione industriale del
36
paesi come la Germania, che ha intrapreso un percorso virtuoso in tema di rinnovo del parco impianti, e del resto del
mondo dove le FER rappresentano una
priorità nelle politiche energetiche nazionali. L’Italia inoltre, aggiunge Togni, ha già
un ruolo di rilievo nella produzione ed
esportazione della componentistica eolica, che con lo sviluppo attuale dell’O&M
potrebbe diventare una filiera ancora più
produttiva e performante. Ciò che manca
sono le regole di sostegno al settore, regole certe ed eque, che non necessariamente devono far leva sulla presenza di
incentivi, ma che potrebbero puntare invece su sgravi fiscali e altri meccanismi.
Lo studio Irex traccia infine alcuni indirizzi
di policy per uno scenario significativo ed
equilibrato delle rinnovabili. Nel breve
termine, vengono individuate alcune possibili soluzioni. Ad esempio un più rapido
meccanismo di uscita degli impianti che
non sono realizzati, tramite lo scorrimento
automatico delle graduatorie, per poter
utilizzare il potenziale già in essere e l’inserimento di maggiori parametri qualitativi per la partecipazione alle aste e ai
registri, che garantiscano la selezione dei
soli progetti realmente implementabili. Nel medio e lungo
termine si potrebbe rendere
rotativo il Contatore degli
Oneri delle FER, riallocando le
risorse che progressivamente
si libereranno nei prossimi
anni, grazie al phasing out dei
Certificati Verdi e dei CIP6.
(Fig. 6.4 )
Inoltre, una politica climatica
incisiva potrebbe essere di
supporto al settore, tenendo
conto anche degli esiti della
prossima Conferenza di Parigi
(COP21) e prendendo esempio da paesi
come la Danimarca, che si è posta come
obiettivo ideale al 2050 di coprire il 100%
dei consumi con le FER. Per attuare scenari di lungo periodo più ambiziosi (2020
e 2030 FER) l’Italia dovrebbe destinare
nuovi incentivi pari a circa 780 milioni di
euro all’anno nel periodo 2016 – 2020
(circa l’82% delle risorse che si liberano)
che saliranno a 1.670 nel periodo 2020 –
2030 (51% delle risorse liberate). Sotto
questa ipotesi il supporto alle FER, comprensivo dei vecchi e dei nuovi oneri, si
manterrà pressoché costante a quota 12.5
miliardi di euro fino al 2023, per poi ridursi
progressivamente a 8,5 miliardi nel 2030.
37
ormai superate, sono posti nei siti più ventilati. Anche il Presidente dell’ANEV Simone Togni ha posto l’accento sul tema
dei rifacimenti durante il suo intervento
alla Tavola Rotonda “Le rinnovabili post
incentivi: disegnare il futuro”, che ha seguito la presentazione. Secondo il Presidente Togni la questione del rinnovo
impianti deve essere centrale se si vuole
che l’Italia non resti il fanalino di coda nel
settore delle rinnovabili e dell’eolico. Sarebbe necessario seguire l’esempio di
Carta, penna e diritto
Avv. Germana Cassar
Varianti sostanziali e non sostanziali.
L’iter autorizzativo e gli effetti
sull’incentivazione
Dlgs 3 marzo 2011 n. 28 e dalla conseguente necessità di analizzare caso per
caso rispetto anche alle svariate e diverse
discipline regionali in vigore (piu’ o meno
legittime).
Il presente contributo analizzerà:
La disciplina delle varianti nei sistemi di
incentivazione;
Iter Autorizzativo per l’approvazione delle
varianti successive al rilascio dell’autorizzazione unica;
Il caso della Regione Basilicata.
La disciplina delle varianti nei sistemi di
incentivazione
I sistemi di incentivazione che contengono
una disciplina delle varianti successive al
rilascio del titolo abilitativo sono il D.M. 18
dicembre 20081 e il D.M. 6 luglio 20122 e
relative Regole Applicative pubblicate dal
GSE.
Nel D.M. 18 dicembre 2008 (applicabile a
tutti gli impianti entrare in esercizio entro
il 31.12.2012 e entro il 30.04.2012 nel regime transitorio del D.M. 6 luglio 2012), le
varianti sono disciplinate all’art. 4. In tale
previsione, il produttore ha l’obbligo di co-
39
I progetti di realizzazione di impianti di
produzione di energia da fonte rinnovabile,
come l’eolico, possono essere oggetto di
variante in esecuzione di prescrizioni richieste dalle Amministrazioni competenti
nel corso dell’iter autorizzativo oppure
successivamente al rilascio dell’autorizzazione unica per svariante esigenze (come
ad esempio errori progettuali, condizioni
impreviste del suolo, modifiche della soluzione tecnica di allacciamento o ulteriori
prescrizioni impartite dalle Autorità competenti).
Le varianti costituiscono una tematica delicata in quanto possono comportare un ritardo significativo nel completamento
delle opere e nella data di entrata in esercizio (data rilevante ai fini del riconoscimento degli incentivi) ed avere effetti sugli
incentivi già riconosciuti o sulle “prenotazioni” di incentivo a seguito di posizionamento utile nei registri o nelle graduatorie
dell’asta, determinando in alcuni casi
anche la decadenza dagli stessi.
Le maggiori problematiche derivano dall’assenza del regolamento ministeriale di
dettaglio attuativo dell’art. 5 comma 3 del
municare al GSE ogni variazione dei dati
degli impianti stessi, fermo restando che
la data di avvenuta entrata in esercizio
dell’intervento non potrà essere superiore
a 3 anni dall’inizio dei lavori, pena la perdita della qualifica IAFR.
Poiché gli impianti che godono di tale regime sono ormai entrati tutti in esercizio,
eventuali varianti potrebbero porre il tema
dell’allungamento del periodo di incentivazione per il periodo di fermo impianto. Al
tal fine, occorrerà analizzare le cause che
hanno determinato la necessità di procedere con le varianti in quanto solo in presenza di cause di forza maggiore potrà
essere eventualmente ottenuto il suddetto
prolungamento.
Il D.M. 6 luglio 2012 e le relative Regole
Applicative pubblicate dal GSE impongono
termini stringenti per l’entrata in esercizio
dell’impianto. Per l’eolico onshore con potenza inferiore a 5 MW, il termine è di 16
mesi decorrenti dalla data della comunicazione di esito positivo della procedura,
mentre per l’eolico onshore con potenza
superiore a 5 MW, il termine è 28 mesi,
sempre decorrenti dalla comunicazione
dell’assegnazione dell’incentivo sulla
base.
Lo sforamento di tale termine comporta
per impianti iscritti a registro la perdita
della prenotazione e una riduzione del 15%
rispetto alla tariffa incentivante di riferimento vigente alla data di entrata in esercizio. Per impianti rientrati nella
graduatoria, il mancato rispetto
dei termini comporta l’applicazione di una decurtazione della tariffa
incentivante,
aggiuntiva rispetto a
quella aggiudicata nella proce-
40
dura d’asta, del 0,5% per ogni mese di ritardo rispetto a detti termini, nel limite
massimo di 24 mesi di ritardo, al netto dei
tempi di fermo derivanti da eventi calamitosi che risultino attestati dall’autorità
competente.
Mentre il D.M. 18 dicembre 2008 non opera
alcuna distinzione tra varianti “sostanziali”
e “non sostanziali” rendendole entrambe
ammissibili (fermo restando la data di entrata in esercizio entro 3 anni dall’avvio dei
lavori), il D.M. 6 luglio 2012 contiene una
disciplina rilevante secondo cui:
Non è possibile iscrivere un impianto al registro o partecipare alla Procedura d’Asta
nel caso in cui l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio sia oggetto di variante
sostanziale in corso di rilascio;
Dopo l’iscrizione a registro o in graduatoria
sono ammissibili solo varianti non sostanziali espressamente valutate e documentate come “non sostanziale” dall’ente
competente al rilascio dell’autorizzazione.
È dunque estremamente rilevante che
l’ente competente certifichi la non sostanzialità della varianti, pena l’impossibilità di
richiedere la prenotazione dell’incentivo
attraverso l’accesso ai registri o la partecipazione alle procedure d’asta ovvero la
perdita dell’iscrizione a registro o del posizionamento utile in graduatoria.
Iter Autorizzativo per l’approvazione delle
varianti successive al rilascio dell’autorizzazione unica
Proprio per la rilevanza della qualificazione della variante come “sostanziale” o
“non sostanziale”, il primo approfondimento richiesto all’interprete è la qualificazione della variante come variante
sostanziale o non sostanziale oppure
anche come dettaglio del progetto esecutivo.
In quest’ultimo caso, non si parla di varianti ma di mera esecuzione del progetto
definitivo.
L’analisi deve necessariamente partire dal
progetto definitivo approvato in sede di
conferenza di servizi e oggetto di rilascio
dell’autorizzazione unica.
Chiarito che si tratta dunque di variante e
non di dettaglio progettuale, occorre analizzare la normativa applicabile.
La disciplina delle varianti è rinvenibile in
svariate norme di settore e, con specifico
riferimento agli impianti di produzione di
energia elettrica da fonte rinnovabile,
nell’art. 10 comma 4 delle Linee Guida Na-
aprile 2006 n. 152 “Norme in materia ambientale” e s.m.i. contiene la definizione di
“modifica” e di Modifica sostanziale”. Per
“modifica” si intende “la variazione di un
piano, programma, impianto o progetto
approvato, compresi, nel caso degli impianti e dei progetti, le variazioni delle loro
caratteristiche o del loro funzionamento,
ovvero un loro potenziamento, che possano produrre effetti sull’ambiente;”. La
definizione di “modifica sostanziale” di un
progetto, opera o di un impianto richiede
che “la variazione delle caratteristiche o
del funzionamento ovvero un potenziamento dell’impianto, dell’opera o dell’infrastruttura o del progetto che,
secondo l’autorità competente,
producano effetti negativi e significativi sull’ambiente. In particolare,
con riferimento alla disciplina
dell’autorizzazione integrata ambientale, per ciascuna attività per
la quale l’allegato VIII indica valori
di soglia, è sostanziale una modifica all’installazione che dia luogo ad un incremento del valore di una delle
grandezze, oggetto della soglia, pari o superiore al valore della soglia stessa.
Solo una modifica sostanziale deve essere
sottoposta a nuova valutazione ambientale
(screening ambientale e/o Via, a seconda
dei casi). Tuttavia, è necessario che la valutazione in merito alla natura della modifica sia compiuta dall’Autorità competente,
la quale è quindi tenuta a valutare la fattispecie e a rilasciare un’apposita attestazione.
Con riferimento ai profili paesaggistici,
vengono in rilievo le previsioni contenute
nel Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n.
42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6
luglio 2002, n. 137”, che precisano quali
zionali approvate con D.M. 10 settembre
2010 e nell’art. 5 comma 3 del D.lgs
28/2011 e in alcune norme regionali.
L’art.10 comma 4 delle Linee Guida Nazionali prevede che: “10.4. Sono fatte salve le
norme di settore che assoggettano ad autorizzazione gli interventi di modifica degli
impianti. In tal caso, le autorizzazioni settoriali confluiscono nel procedimento
unico.”
Tale previsione, pur essendo criptica, induce a ritenere che le varianti sono “non
sostanziali” se qualificate in tal modo dalla
normativa di settore.
L’interprete dunque non può prescindere
da un esame attento di tutta la normativa
di settore applicabile al caso concreto.
Con riferimento alle procedure di valutazione ambientale, il Decreto legislativo 3
41
Solo una modifica sostanziale
deve essere sottoposta a nuova
valutazione ambientale
interventi sono esclusi dall’autorizzazione
paesaggistica (i) gli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico e di restauro conservativo
che non alterino lo stato dei luoghi e
l’aspetto esteriore degli edifici, (ii) l’apertura di aperture di strade e di cave, di posa
di condotte per impianti industriali e civili
e di palificazioni (cfr art. 149 e art. 152); e
(iii) gli interventi non percepibili e visibili
paesaggisticamente irrilevanti così come
dispone la Nota del Ministero dei Beni culturali 13 settembre 2010, prot. n. 0016721.)
Anche in tale ambito, l’operatore non potrà
prescindere dall’ottenere dall’Autorità
competente l’attestazione in merito alla
qualificazione della variante come “variante non sostanziale” e l’esclusione della
stessa alla necessità di acquisire una
nuova autorizzazione paesaggistica.
Per gli aspetti edilizi, il D.P.R. 6 giugno
2001, n. 380 recante “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in
materia edilizia” demanda alle regioni il
compito di individuare le variazioni essenziali al progetto approvato, fermo restando
alcuni parametri indicati specificamente
all’art. 32.
In base alla vincolistica del sito, potranno
essere necessari altri attestati di non sostanzialita’ da parte degli Enti competenti.
Risulta poi importante ricercare se la normativa regionale abbia disciplinato la casistica delle variazioni sostanziali e non
sostanziali.
Ottenuti gli attestati di non sostanzialità della variante, è
possibile richiedere alla
Regione o all’ente da
questa delegato ex
art. 12 del D.lgs
387/2003 il rilascio di una nuova
42
autorizzazione unica contenente l’attestazione di non sostanzialità.
Nel caso in cui la variante rientri invece
nell’ambito di applicazione dell’art. 5
comma 3 secondo cui: “non sono considerati sostanziali e sono sottoposti alla disciplina di cui all’articolo 6 gli interventi da
realizzare sugli impianti fotovoltaici, idroelettrici ed eolici esistenti, a prescindere
dalla potenza nominale, che non comportano variazioni delle dimensioni fisiche
degli apparecchi, della volumetria delle
strutture e dell’area destinata ad ospitare
gli impianti stessi, né delle opere connesse. Restano ferme, laddove previste, le
procedure di verifica di assoggettabilità e
valutazione di impatto ambientale di cui al
decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”,
la competenza passa dalla Regione o Provincia al Comune e la procedura abilitativa
delle varianti subisce una semplificazione
notevole con l’esperimento della cosiddetta PAS disciplinata dal successivo articolo 6.
È bene ribadirlo tale procedura (PAS) trova
applicazione soltanto alle varianti non sostanziali che non comportano variazioni
delle dimensioni fisiche degli apparecchi,
della volumetria delle strutture e dell’area
destinata ad ospitare gli impianti stessi, né
delle opere connesse e anche all’attività di
costruzione ed esercizio degli impianti alimentati da fonti rinnovabili di cui ai paragrafi 11 e 12 delle linee guida, ovverosia
alle opere di rifacimento realizzate sugli
impianti fotovoltaici ed eolici esistenti che
non comportano variazioni delle dimensioni fisiche degli apparecchi, della volumetria delle strutture e dell’area destinata
ad ospitare gli impianti stessi, e delle
opere connesse.
L’art. 5 comma 3 rinvia ad un successivo
decreto ministeriale l’individuazione in
concreto, per ciascuna tipologia di impianto e di fonte, degli interventi di modifica sostanziale degli impianti da
assoggettare ad autorizzazione unica.
Da tale analisi, emerge che le varianti non
sostanziali sono tali se così prevede la normativa di settore o se rientrano nell’ambito
di applicazione dell’art. 5 comma 3 del
D.lgs 28/2011.
Ad avviso di chi scrive, se la variante non
rientra nell’ambito di applicazione dell’art.
5 comma 3 del D.lgs 28/2011 essa potrebbe essere comunque “non sostanziale” in base alla normativa di settore e
alle valutazioni delle Autorità competenti,
cui al cit. art. 5 comma 3, devono considerarsi sostanziali tutte le modificazioni che
comportino variazioni delle dimensioni fisiche degli apparecchi, della volumetria
delle strutture e dell’area destinata ad
ospitare gli impianti stessi, nonché delle
opere connesse.
Tale interpretazione non è condivisibile. Le
varianti che non rientrano nell’elenco di cui
all’art. 5 comma 3 del Dlgs 28/2011 possono comunque essere varianti non sostanziali ai sensi della normativa di settore
ma devono essere valutate come tali dagli
enti competenti e la procedura autorizzativa resta comunque di competenza regionale o provinciale, non trovando
applicazione la procedura semplificata (Pas) e la relativa competenza
comunale.
A completamento del quadro, si ritiene utile segnalare che la Giunta
Regionale è in procinto di approvare
in via definitiva le Linee Guida per la
determinazione delle varianti non
sostanziali e sostanziali, in esecuzione degli art. 14 comma 2, della Legge
26 aprile 2012, n. 8 “Disposizioni in materia
di produzione di energia da fonti rinnovabili”.
In ragione del recente orientamento giurisprudenziale non sembra inutile ricordare
che le Linee Guida dovranno necessariamente prendere posizione e trovare la
base giuridica nell’applicazione dell’art.
10 comma 4 delle Linee Guida Nazionali e
demandare comunque ai singoli enti competenti la verifica circa la natura della variante alla stregua della normativa di
settore applicabile alla fattispecie. n
Ad opposte conclusioni è invece
giunto il TAR Basilicata con
sentenza 20 dicembre 2014, n.
869
fermo restando che in quest’ultimo caso la
variante non potrà essere autorizzata con
una semplice PAS a livello comunale essendo la competenza della Regione o della
Provincia.
Il caso della Regione Basilicata
Ad opposte conclusioni è invece giunto il
TAR Basilicata con sentenza 20 dicembre
2014, n. 869. In tale sentenza, i giudici
hanno effettuato un passaggio logico non
condivisibile sostenendo che, in mancanza
del decreto ministeriale di individuazione
degli interventi di modifica sostanziale di
D.M. 18 dicembre 2008 recante “Incentivazione
della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ai sensi dell’articolo 2, comma 150, della
legge 24 dicembre 2007, n. 244”.
2
D.M. 6 luglio 2012 concernente le “modalità di incentivazione della produzione di energia elettrica
da impianti alimentati da fonti rinnovabili, diverse
da quella solare fotovoltaica”.
43
1
PIANETA
TERRA
il
Daria Palminteri
Le prospettive per
disastro doloso e
disastro ambientale
È attualmente all'esame del Senato il
disegno di legge approvato dalla Camera nel
febbraio del 2014 che per la prima volta
introduce in un nuovo art. 452 ter del codice
penale il delitto di “disastro ambientale”, ad
oggi figura di creazione giurisprudenziale
ricondotta, con alcune difficoltà e
problematiche, al c.d. disastro innominato
previsto dall'art. 434 c.p.
45
(nota: articolo impaginato a fine maggio 2015)
Nella nuova fattispecie attualmente in discussione il legislatore definisce il concetto
di disastro, consistente nella “offesa alla
pubblica incolumità in ragione della rilevanza oggettiva del fatto per l’estensione
della compromissione ovvero per il numero
delle persone offese o esposte a pericolo”.
Per comprendere appieno l’importanza del
ruolo che siffatta novità legislativa potrebbe
rivestire occorre soffermarsi sul c.d. disastro
innominato previsto dall’art. 434 c.p. e sulle
ragioni giuridiche che rendono difficoltoso
addivenire ad affermazioni di responsabilità
laddove si sia in presenza di danni alla salute
derivanti dalla dispersione di sostanze tossiche, nonché su quelle che, in altri casi, hanno
condotto ad un’applicazione analogica della
testa il disastro, il termine di prescrizione,
nella gran parte dei casi, sarà già decorso
nella fase iniziale del processo, dal momento
che la prescrizione comincia a decorrere dal
momento consumativo, come detto individuato nella cessazione della condotta e non
nel momento – di molto successivo nel
tempo - in cui si producono gli effetti della
stessa ed in cui, dunque, è possibile formulare l’accusa.
I danni da esposizione sono definibili, infatti,
danni “lungo latenti”, in quanto si manifestano a notevole distanza temporale dal momento in cui la condotta si è consumata. La
tempistica di verificazione di siffatti eventi lesivi comporta numerose perplessità circa
l’opportunità di contestare il reato di disastro
innominato ex art. 434 c.p. e non
piuttosto le singole morti, pur con
le maggiori difficoltà probatorie
che siffatta scelta comporta, dovendosi dimostrare in tale secondo
caso la sussistenza del nesso causale fra condotta di dispersione e
morte in relazione ai singoli eventi
lesivi e non ad uno solo.
Viceversa, laddove l’accusa nel capo di imputazione scelga di contestare il disastro tout
court, siffatta strategia processuale potrebbe
facilmente risolversi in una declaratoria di
estinzione del reato per prescrizione a fronte
di processi in corso per malattie professionali correlate ad attività industriali cessate
da più di 10 anni. Per altro verso, chiare
anche le perplessità in ordine all’inquadramento delle condotte di dispersione di sostanze tossiche nell’attuale fattispecie del
disastro innominato ex art 434 c.p., considerando il rischio di violazione del principio di
riserva di legge, non adattandosi sempre in
maniera puntuale la fattispecie tipizzata al
caso concreto, nemmeno in via di interpretazione estensiva.
il disegno di legge per la prima
volta introduce in un nuovo art.
452 ter del codice penale il
delitto di “disastro ambientale”
fattispecie, al limite della violazione del principio di legalità.
Quanto al primo problema, in assenza di una
definizione puntuale del momento consumativo del reato ad opera del legislatore in
un’apposita norma, il problema atteneva - ed
ancora attiene - all’individuazione esatta del
riferimento temporale cui ancorare l’integrazione della fattispecie del contestato disastro, lacuna colmata in via interpretativa
dalla Cassazione, che lo individua nella cessazione della condotta.
Ebbene, nei procedimenti per morti da dispersione di sostanze tossiche, che normalmente si verificano a distanza di decenni
dalla cessazione delle attività produttive implicanti la dispersione, è chiaro che se si con-
46
RINNOVIAMO INSIEME
Il COORDINAMENTO FREE (Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) ha lo
scopo di promuovere lo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica nel quadro di
un modello sociale ed economico ambientalmente sostenibile, della decarbonizzazione
dell’economia e del taglio delle emissioni climalteranti, avviando un’azione più coesa delle
Associazioni e degli Enti che ne fanno parte anche nei confronti di tutte le Istituzioni; con 29
Soci Associazioni e un ampio ventaglio di Enti e Associazioni Aderenti (senza ruoli decisionali)
il COORDINAMENTO FREE è la più grande Associazione del settore presente in Italia.
ASSOCIATI
LEGAMBIENTE
Ordine degli Ingegneri
della Provincia di Roma
ADERENTI
Per informazioni:
Tel: +39 06 485539 +39 06 4882137
Fax: +39 06 48987009
Email: [email protected]
www.free-energia.it
Proprio per questo duplice ordine di ragioni, la Corte stessa - con sentenza 327
del 2008 - ha auspicato un intervento del
legislatore, volto a introdurre “specifiche
figure criminose” a tutela della salute e
dell’integrità fisica. Raccogliendo l’auspicio formulato dalla Corte costituzionale in
ordine alla tipizzazione di un’autonoma figura di reato, l’articolo 452 ter c.p., nella
sua attuale formulazione come risultante
in esito all’esame da parte del Senato, punisce con la reclusione da 5 a 15 anni
chiunque, abusivamente, cagiona un disastro ambientale.
Le Commissioni riunite, al fine di evitare il
rischio di possibile abolitio criminis, hanno
sostituito l’originaria formula “in violazione di disposizioni legislative, regolamentari o amministrative, specificamente
poste a tutela dell’ambiente e la cui inosservanza costituisce di per sé illecito amministrativo o penale” con la più sintetica
locuzione “abusivamente” e hanno introdotto una clausola di salvaguardia “fuori
dai casi previsti dall’articolo 434 (Crollo di
costruzioni o altri disastri dolosi)”.
Il concetto di disastro ambientale, ampiamente modificato nel corso dell’esame in
sede referente da un emendamento dei relatori, è definito come “un’alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema;
ovvero un’alterazione dell’equilibrio di un
ecosistema la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo
con provvedimenti eccezionali; ovvero l’offesa all’incolumità pubblica determinata
con riferimento alla capacità diffusiva degli
effetti lesivi della condotta”.
Le Commissioni riunite, nel confermare la
originaria aggravante, prevista quando il
delitto di disastro è commesso in un’area
protetta, analogamente al reato di inquinamento ambientale, nel tentativo anche in
48
questo caso di anticipare la soglia di punibilità, hanno ritenuto di introdurre un’ulteriore ipotesi aggravata quando dal fatto
deriva un pericolo di compromissione o
deterioramento.
Dopo il voto del Senato, il testo di legge
passa nuovamente all’esame della Camera, con l’auspicio che possa finalmente
ed in tempi brevi rispondere all’esigenza di
realizzare un’adeguata repressione dei più
gravi fatti di inquinamento ambientale, ivi
compresi i fenomeni di emissioni di sostanze tossiche derivanti da processi industriali, senza la necessità di ricorrere alla
fattispecie del disastro innominato.
Discorso a parte andrebbe fatto con riferimento all’individuazione del dies a quo del
momento consumativo del reato che, come
detto, in assenza di previsione legislativa,
è stato individuato dalla giurisprudenza
nella cessazione della condotta, ma in relazione al quale sarebbe auspicabile un
mutamento di orientamento che consenta
di conciliare il rispetto del principio della
certezza del diritto con la necessità di consentire, comunque, una risposta penale
avverso le morti di cui si dimostri la correlazione con l’esposizione a sostanze inquinanti, senza necessità di passare per la
contestazione di ciascun evento preso singolarmente, con le difficoltà probatorie
che questo comporta. Che poi siffatto risultato debba raggiungersi attraverso l’interpretazione giurisprudenziale della
nuova fattispecie, che consenta di spostare
in avanti il momento di consumazione del
reato rispetto a quanto ritenuto dall’orientamento tuttora imperante con riferimento
al disastro innominato, oppure attraverso
una riforma, a monte, del termine prescrizionale, è questione sulla quale sarebbe
opportuno che gli operatori del diritto riflettessero attentamente. n
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