La Gazzetta dell`Economia

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La Gazzetta dell`Economia
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Sistemi economici e sociali di Puglia e Basilicata
Anno XVI –
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luglio
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– Settimanale di informazione economica – www.gazeco.it – Spedizione in abb. postale
Una ricerca dell’I-Com rivela
% Art c.
/B L.
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– Filiale di Bari
Turismo – Megasconti e servizi Scandalo – I Monopoli si difendono
Energia e risparmio Gargano fa il pieno Il Calcioscommesse?
la Puglia in ritardo e se ci fosse il “Lisa” Trionfo dell’illegalità
P
L’
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uglia solo ª tra le regioni
per efficienza energetica.
Lo dice l’Istituto per la competitività, che ha calcolato il rapporto tra risparmio e consumi con i
principali incentivi con cui l’Italia promuove l’“uso intelligente
dell’energia”.
invasione dei turisti nordeuropei – principalmente
scandinavi – è la piacevole sorpresa dell’estate sul Gargano.
Un risultato frutto di “megasconti” e nuovi servizi, ma che
non cancella i problemi insoluti
dell’aeroporto Gino Lisa.
o scandalo del calcioscommesse ha riportato sotto i
riflettori il comparto delle scommesse sportive: nel
,
milioni di scommettitori (Puglia
quarta nella raccolta di inizio
). Monopoli di Stato: “In prima linea contro l’illegalità”.
DAPONTE PAGG. 2 E 3
LEVANTACI PAGG. 10 E 11
TRAVERSA PAGG. 12 E 13
LOGISTICA IN SANITA’
Rapporto Ipres – Il Pil ristagna e i giovani...
RIFLESSIONI
Organizzazione
in corsia
quanti sprechi
Economia e Puglia
tanti brutti segnali
Una terra
e tanto
Coraggio
Q
P
iù ombre che luci nell’annuario statistico regionale ‘Puglia in cifre
’ con cui l’Ipres (Istituto Pugliese di Ricerche Economiche e Sociali) fotografa lo stato dell’economia della nostra
regione. Siamo al di sotto della media nazionale e sui livelli di paesi come Romania, Polonia e
Bulgaria per PIL pro-capite misurato in parità di
potere d’acquisto. Calano tasso di attività e occupazione (ma è in lieve rialzo quella femminile),
aumentano disoccupazione (specie di lunga durata) e giovani NEET (generazione che non studia
né lavora). Qualche buon segnale viene invece
dai dati su flussi aeroportuali, energia pulita ed
esportazioni.
di FABRIZIO BALDASSARRE
uanti chilometri percorrono i medici, i
materiali biologici, le barelle, i visitatori
di un ospedale pubblico? Quanto dura il
percorso pre-operatorio di un paziente? Quanto tempo deve attendere un paziente
per una visita specialistica? Dove è opportuno
dislocare i punti d’informazione sui servizi?
Quanto è tortuoso il percorso della cartella di
dimissione ospedaliera e quante persone coinvolge? Quanto è sovradimensionata la richiesta
dei farmaci e dei dispositivi medici da parte dei
reparti ospedalieri rispetto alle esigenze effettive? A queste e ad altre domande ha cercato di
rispondere un recente convegno svoltosi a San
Giovanni Rotondo e organizzato dall’Ailog, l’Associazione Italiana di Logistica e Supply Chain
Management, dal titolo “La logistica in camice
bianco”. La mission delle aziende ospedaliere
e delle strutture sanitarie, com’è naturale, si va
concentrando sempre più sulla capacità di erogare le migliori prestazioni possibili a tutela della salute dei cittadini. Il tutto in un’ottica che privilegi l’efficienza, l’economicità e la qualità dei
servizi prestati. Ne consegue che tutta una serie
di attività, non prettamente sanitarie, devono
essere necessariamente professionalizzate per
fornire un valido contributo al raggiungimento
di tale obiettivo. Non c’è “carta dei servizi” che
garantisca la tanto sbandierata qualità se non è
affrontato alla radice il problema delle operations. Con operations ci si riferisce alle attività di
produzione del servizio – compresa la logistica e
gli acquisti – che in un’azienda sanitaria è complessa e coinvolge pazienti, personale, attrezzature, farmaci, letti, reparti, sale operatorie e sale
d’attesa. Non si può garantire la qualità se non si
affronta in modo razionale e quantitativo il processo di produzione. L’operations management,
insegnata in tutte le business school del mondo
(e in Italia solo in alcune università) è, tuttavia,
puntualmente ignorata nella progettazione e
nel miglioramento dei servizi nella sanità pubblica, con alcune rare eccezioni.
Uno degli approcci più popolari ed efficaci
dell’operations management è la “lean production”, ovvero la “produzione snella”. Il termine
è nato negli Usa all’inizio degli anni ‘ e diffuso
dal best seller “La macchina che ha cambiato il
mondo”, di Womack e Jones. È una filosofia sviluppata dalla Toyota e ispirata al modo frugale
di pensare e di produrre dei giapponesi: evitare
sprechi, rimuovere ostacoli e tortuosità al fluire della produzione. “Muda”, in giapponese,
significa spreco; ma anche sub-ottimizzazione,
n una società pervasa dalle occasioni di acquisto, il consumatore è diventato sempre più
“critico” nelle proprie scelte. Il fenomeno, su cui
devono le aziende devono avere massima attenzione, è analizzato in “Consumo critico, alimentazione e comunicazione” (Franco Angeli). L’opinione del coautore Vincenzo Russo.
SEGUE A PAG. 17
SCHIRONE A PAG. 20
di AGOSTINO MARENGO
D
er cinquant’anni l’Europa ha inciso sulla stabilità politica ed
economica dei Paesi aderenti. Un aiuto concreto, quello
dell’Ue, fatto di finanziamenti e sostegno alle iniziative. Un’occasione, dunque, da non perdere, ma a cui bisogna presentarsi
preparati: i progetti hanno bisogno di un’impostazione “a regola
d’arte” per quanto riguarda criteri, documenti e procedure professionali.
omenica pomeriggio
di un giorno assolato
e caldo. Di quella torrida estate tipicamente nostrana. Niente mare per me. Sono
irrequieto. Mi avvicino al mio
Mac e inizio a scrivere.
L’argomento è a me caro,
quale ricercatore all’Università e quale imprenditore (piccolo).
Coraggio, voglio parlare di
Coraggio, quello con la C maiuscola.
Il Coraggio delle persone e
delle aziende di questo territorio, un territorio cha amo
profondamente, un territorio
fortunato sotto molti aspetti, in evoluzione sotto certi
altri, che vede realtà belle e
creative, aziende e uomini che
credono ancora di potercela
fare, qui ed ora! La Puglia, la
mia Puglia, che però ha ancora bisogno di tanto di quel
Coraggio.
Ancora. Il Coraggio dei miei
studenti. Quelli che si laureano all’Università di Bari. Una
Università che offre preparazione e competenza ai suoi
studenti.
Eppure tutto questo non
basta!
Il Coraggio dei miei tesisti,
quelli di Marketing, quelli di
Economia e Commercio, persone dedite allo studio, gente che vive di passioni e che
scommette su se stessa.
Poi al coraggio si deve sommare il Coraggio: arriva il momento di svolta, la decisione al
momento della Laurea e a volte anche prima…”Rimanere o
andare?”.
Rimanere a cercare lavoro
nelle realtà e aziende del proprio territorio o andare via,
cercare fortuna altrove?
Rimanere e sacrificarsi per
uno o due anni con lavori occasionali (e parliamo di laure-
IACOBELLIS A PAG. 21
SEGUE A PAG. 17
BUONO A PAG. 7
Cresco Index – Un rapporto de Il Sole
ore alza il velo
Cresce poco e male
il Sud segna il passo
I
l Sud cresce poco e cresce
male. A certificarlo è il rapporto “Cresco Index” curato da
Il Sole
Ore sulla qualità della vita delle province italiane.
In particolare nelle classiche di
sostenibilità ambientale e occupazione giovanile, la Puglia ne
esce a pezzi.
SERVIZI A PAG. 5
Recensione – Nuovi stili di vita Tesi – Come presentarsi nel migliore dei modi
Consumo critico
e comunicazione
Per le risorse europee
progetti a regola d’arte
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2
02-08 luglio 2011
Energia
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Nota: * Si riporta il valore massimo della previsione
Fonte: Elaborazione I-Com su dati AEEG
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Risparmio/Consumi
Puglia solo dodicesima tra le
regioni italiane per migliore
rapporto tra risparmio e consumi
energetici (intorno al 2%).
I-Com – Una ricerca sulle aree virtuose
Troppi sprechi
in energia
per la Puglia
P
uglia solo dodicesima tra le regioni italiane per migliore rapporto tra risparmio e consumi energetici di elettricità e
gas registrati in ciascuna regione nel settore
civile, che ha beneficiato per più del % degli
interventi di risparmio energetico. Rapporto
che nella regione è vicino al %. La più virtuosa, invece, è l’Umbria (oltre il %), seguita da
Toscana e Molise, in una classifica in cui non
mancano le sorprese, come il quarto posto di
una outsider, la Calabria, o le ultime posizioni
di due insospettabili, Trentino Alto Adige (ultimo) e Valle d’Aosta (penultima).
È quanto emerge da una ricerca condotta da
I-Com (Istituto per la competitività), che ha calcolato, a parità di consumi energetici (escluso
il consumo di gas per la generazione elettrica),
il maggior numero di risparmi attestati a livello
regionale da Enea (Agenzia nazionale per nuove tecnologie, energia e sviluppo economico
sostenibile) e Aeeg (Autorità per l’energia elettrica e il gas) con i certificati bianchi e le detrazioni fiscali, i due strumenti principali con cui
l’Italia promuove l’efficienza energetica.
Si risparmia energia riducendo gli sprechi (ad
esempio, sostituendo lampadine ad incandescenza con quelle a basso consumo, infissi obsoleti o caldaie vecchie, riscaldando gli edifici
con valvole termostatiche o cronotermostati o
realizzando isolamenti termici delle pareti) ma
anche utilizzando tecnologie che trasformano
l’energia da una forma all’altra in modo più
efficiente o ricorrendo all’auto-produzione (in
Olanda, per dirne una, la pressione dei passanti
su pavimenti speciali posti sulle scale della metro produce energia elettrica).
Per efficienza o “uso razionale” (se non “intelligente”) dell’energia, dunque, si intende
qualsiasi soluzione che consenta il risparmio di
petrolio, metano, combustibili solidi e materiali
fissili altrimenti indispensabili, ossia di fonti diverse dalle rinnovabili (per definizione inesauribili). Il risparmio energetico, pertanto, è una
forma di energia rinnovabile e viceversa. Non
a caso la direttiva Ue “ - - ” include tra gli
obiettivi strategici cui i Paesi dell’Unione devono allinearsi entro il
, accanto alla riduzione del % delle emissioni di anidride carbonica
(CO ) e all’incremento del % di energia prodotta da fonti rinnovabili, anche il raggiungimento di un + % di efficienza energetica. E
se per Bruxelles “il risparmio di energia è una
delle misure più efficienti per migliorare la sicurezza e la fornitura di energia, e ridurre le
emissioni di gas serra e altri inquinanti” (così
il commissario Ue responsabile dell’energia,
Gunther Oettinger), in un Paese come l’Italia,
spiega l’I-Com, con prezzi più alti per l’energia,
un’elevata dipendenza dall’estero e costi marginali di abbattimento di CO molto elevati, appare ancora più prioritaria.
Dal
, ben sono state le direttive europee approvate e gli interventi normativi e regolatori che hanno definito le azioni italiane in
materia. Misure che si sono accavallate e hanno raccomandato, a distanza di pochi anni, obiettivi, scadenze e modalità di conseguimento
differenti: nel
, ad esempio, l’Italia ha annunciato per il
un risparmio del , %, pari
a , Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di
petrolio) rispetto ai consumi tendenziali, mentre nel
, due anni più tardi, ha previsto per
il
un risparmio complessivo di , Mtep.
Più ambizioso è stato il Regno Unito, che per il
ha puntato a un - %. L’Italia ha programmato e investito in risparmi nel comparto edile,
industriale e terziario. Meno nei trasporti. E nel
settore pubblico, diversamente dalla maggioranza dei Paesi Ue, non ha fissato obiettivi.
Nel Piano di Azione per le fonti rinnovabili al
, poi, ha annunciato obiettivi di risparmio
energetico (trasporti - %, altri settori - %). Ma
per l’I-Com le misure finora sono state tardive e
spesso incerte, eccetto il sistema dei certificati
bianchi, sviluppato in Italia, “tra le migliori pratiche a livello internazionale – riferisce I-Com –
per promuovere l’efficienza energetica”.
I meccanismi di incentivazione (certificati
bianchi e detrazioni) sono programmati a livello nazionale. Quindi le politiche di sostegno
regionali non hanno inciso direttamente sulla
graduatoria delle regioni italiane. Ha fatto la
differenza, invece, il diverso peso che hanno, a
livello regionale, i consumi nei settori domestici e residenziali rispetto a quelli di altri ambiti.
Una recente ricerca elaborata da BIC (Business
integration partners), ha mostrato, infatti, come gli obiettivi per il
previsti dal Piano
di azione nazionale per l’efficienza energetica
(Pan) in materia di certificati bianchi sono stati
raggiunti solo nel residenziale, nel
arrivato al % del target previsto. Terziario e industriale, invece, hanno raggiunto rispettivamente il e lo , % degli obiettivi.
Altro elemento che ha influito sulla classifica regionale è la presenza sul territorio di Esco
(società di servizi energetici abilitate ad accedere al mercato dei certificati bianchi, come i
distributori di energia elettrica e gas con più
clienti finali), maggiore in Lombardia
di .
( ), Lazio ( ), Piemonte ( ), Puglia ( ) e
Campania ( ). Ultimo elemento, l’avvio di specifiche politiche regionali e locali per promuovere l’efficienza energetica.
Certificati bianchi e detrazioni fiscali, riferisce I-Com, hanno forti ricadute positive, portano “beneficio non solo alle tasche ma anche
ai polmoni degli italiani, con costi decisamente
minori rispetto alle stesse rinnovabili”. Secondo le previsioni dell’Enea, infatti, la detrazione
fiscale, ad esempio, porterà, entro il
, non
solo a benefici monetari (pari a , miliardi
di euro) ma soprattutto a una significativa riduzione della CO prodotta e a un incremento
dell’occupazione (solo nel
+ .
unità).
Nello stesso anno, d’altra parte, “il risparmio
derivato dai certificati bianchi – riferisce lo studio – pari a , Mtep ha superato nettamente
quello realizzati con detrazione fiscale (solo
, Mtep). E nel
è più che raddoppiato,
mentre la detrazione fiscale ha segnato una
flessione.
GIUSEPPE DAPONTE
%
Numero di schede standardizzate
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Trasporti
Industria
Francia
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Edilizia terziario
Fonte: Elaborazione I-Com su dati AEEG, ADEME
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Fonte: Elaborazione I-com su dati ENEA, AEEG
Italia ancora indietro
Carta vincente
è l’efficienza
A
parità di riduzione di emissioni, secondo i maggiori studi quantitativi l’efficienza energetica costa molto meno
delle rinnovabili. E gli strumenti principali con cui in Italia si
incentiva il risparmio energetico sono le detrazioni fiscali
(del % per gli interventi di riqualificazione degli edifici) e
soprattutto i certificati bianchi (a sostegno di interventi che
consentono risparmio di energia elettrica, di gas naturale e
di altri combustibili): l’osservanza dei limiti di risparmio energetico è premiata con un contributo economico. È possibile
guadagnare anche vendendo i certificati bianchi (Tee, titoli di
efficienza energetica) in eccesso rispetto al risparmio stabilito
per legge. Mentre chi è al di sotto della soglia è sanzionato e
deve acquistare sul mercato i titoli per raggiungere l’obiettivo
minimo. Possono accedere al mercato dei certificati bianchi i
distributori di energia elettrica e gas con più di .
clienti
finali (rispettivamente e
operatori) e le società di servizi
energetici (Esco). Di recente anche le società con obbligo di
nomina di un energy manager.
“In Italia – rileva lo studio I-Com – lo strumento dei certificati bianchi ha ottenuto buoni risultati. Ora però emergono
criticità. Il numero di schede standardizzate (il meccanismo
più semplice per ottenere i titoli: quantifica il risparmio di un
intervento non misurandolo direttamente ma assimilandolo a
uno standard prestabilito, ndr) sembra insufficiente”.
Lo studio, infatti, dimostra come il sistema francese (più
simile al nostro) abbia potenzialità di ben superiori a quello italiano. Con
schede standardizzate può coprire più settori
e tecnologie. In Italia sono in vigore meno di
e quelle che
hanno dato i maggiori risultati nel
non sono più operative, ossia le lampadine fluorescenti compatte (il % del totale
dei risparmi) e gli erogatori per doccia a basso flusso (il %).
“Sarebbe opportuno – rileva lo studio – che la gestione
operativa del meccanismo sia affidata a una agenzia ad hoc,
con la possibilità di ridefinire modalità di utilizzo dei certificati
e di ideare nuove schede che permettano di coprire i settori
ignorati. Il meccanismo dei certificati bianchi andrebbe rivisto
anche per promuovere le rinnovabili termiche, ineludibili per
centrare l’obiettivo rinnovabili al
, e conseguire risparmi
certificati nel settore dei trasporti.
g.d.
Consumo interno lordo
nell’Ue
(toe*
pro capite)
EU.
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Belgio
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Bulgaria
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Repubblica Ceca
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Danimarca
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Germania
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Estonia
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Irlanda
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Grecia
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Spagna
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Francia
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Italia
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Cipro
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Lettonia
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Lituania
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Lussemburgo
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Ungheria
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Malta
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Olanda
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Austria
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Polonia
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Portogallo
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Romania
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Slovenia
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Slovacchia
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Finlandia
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Svezia
.
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Gran Bretagna
.
.
Islanda
.
.
Norvegia
.
.
Svizzera
.
.
Croazia
.
.
Repubblica di
Macedonia (ex
:
:
Jugoslavia)
.
.
Turchia
Fonte: Eurostat
*toe: tonne of oil equivalent. In Italiano: TEP
di misura dell’energia
Energia
e in vigore in Italia e in Francia
Il ritardo Ue
Ue vicina a due obiettivi della
strategia 20-20-20, in ritardo
sul risparmio energetico, dato
nel 2020 a -10% e non a -20%.
Italia
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Edilizia domestico
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P, tonnellata equivalente di petrolio, unità
Unione Europea
le nuove regole
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Le proposte del 22 giugno
Indice
(
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“Rinnovabili
da primato,
ma il resto...”
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Lussemburgo
Finlandia
Belgio
Svezia
Olanda
Estonia
Repubblica Ceca
Francia
Germania
Austria
Slovenia
Danimarca
Cipro
Irlanda
United Kingdom
Slovacchia
Spagna
Italia
Grecia
Lituania
Ungheria
Bulgaria
Polonia
Portogallo
Malta
Lettonia
Romania
pro capite di energia
a
Risparmi energetici realizzati (MTep)
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Intervista –StefanodaEmpolisullasituazionepugliese
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(tonnellata equivalente di petrolio)
Foto Fabrizio Montanaro
%
3
02-08 luglio 2011
uove regole in arrivo nell’Ue sul fronte dell’efficienza energetica. Il commissario europeo all’Energia, Gunther Oettinger, ha presentato lo scorso giugno a Bruxelles una proposta di direttiva per rilanciare il risparmio energetico e centrare
l’obiettivo di riduzione dei consumi del % entro il
, terzo
pilastro della strategia “ - - ” dell’Ue per far fronte ai cambiamenti climatici.
L’Unione, infatti, è sulla buona strada per centrare gli obiettivi di riduzione di emissioni di gas serra e di incremento di energia da fonti rinnovabili, ma in ritardo sul risparmio energetico. In assenza di interventi, otterrà solo la metà delle riduzioni
previste (- %). La Commissione europea (Ce), pertanto, ha
proposto misure vincolanti. Il presidente della Ce, José Manuel
Barroso, si era detto contrario a Piani d’azione nazionali “obbligatori e controllabili”. Ma nei mesi scorsi lo stesso Barroso
ha denunciato l’inadeguatezza dei Piani attuali, non vincolanti
e diversi da uno Stato all’altro.
La proposta di Oettinger prevede l’obbligo per tutti i Paesi di
elaborare piani di risparmio energetico, con linee fondamentali
comuni, tra cui, il vincolo per i fornitori di energia di incoraggiare i clienti a rendere più efficienti i consumi, e di ridurre dell’ , %
le vendite annuali. I governi dovranno sostenere lo sforzo con
programmi di finanziamento, ma anche controllare l’efficienza
delle nuove centrali elettriche, promuovere il recupero del calore residuo, ridurre ogni anno il consumo di energia in almeno il
% degli edifici pubblici e tener conto dell’efficienza energetica
nell’acquisto di beni e servizi.
Oettinger ha auspicato l’adozione di standard tecnici comuni
entro il
, come le “smart grid”, reti intelligenti in grado di
far arrivare la corrente dove e quando serve al prezzo più basso. Centrare il target del + % di efficienza energetica, secondo
la Ce taglierebbe le emissioni di gas serra fino al %, farebbe
risparmiare ogni anno circa
euro a famiglia, migliorerebbe
la competitività del sistema industriale europeo con la creazione di milioni di posti di lavoro.
L’Italia intanto mette a punto la bozza del Piano
. Il precedente, del
, a dicembre
ha favorito un’efficienza energetica corrispondente ad un risparmio economico in bolletta
pari a .
miliardi di euro (di cui .
nel residenziale,
nel
nel trasporti).
g.d.
terziario,
nell’industria,
risultati emersi dallo spaccato
del risparmio energetico delle
diverse regioni italiane hanno
sorpreso lo stesso Istituto per
la competitività. La Puglia, la più
“verde” per produzione di energia da eolico e fotovoltaico,
“quanto a risparmi energetici –
conferma il presidente di I-COm
Stefano da Empoli – di fatto
appare appena sotto la media
nazionale, sia per il numero di
certificati bianchi rilasciati, che
per le detrazioni fiscali”.
Il dato di altre Regioni, come
la Calabria, sorprende.
“Sì. Abbiamo cercato di individuare possibili correlazioni
che giustifichino certe performance. Gli incentivi, certificati
bianchi e detrazioni, vanno essenzialmente verso il settore
residenziale e terziario e non
agli impianti industriali. Può
darsi allora che in Puglia ci sia
una quota di impianti industriali, magari non di grande taglia,
che si approvvigionano alla rete
di distribuzione su cui però non
si fanno interventi di efficienza
energetica. La Calabria, invece,
purtroppo notoriamente ha un
settore industriale molto più
esiguo che, paradossalmente,
potrebbe averla avvantaggiata
nella nostra statistica”.
Il quadro normativo europeo
e nazionale nel settore sembra
destinato a cambiare sotto la
spinta della Commissione europea.
“Si prospettano novità a livello comunitario che potranno integrare in Italia il secondo
(dopo quello del
) Piano
d’azione, annunciato più volte
ma fermo nel cassetto da anni.
Ci attendiamo una svolta, visto
anche l’esito del referendum
sul nucleare e la scelta di tagliare i costi degli incentivi alle rinnovabili. Avevamo già previsto
che sarebbe stato l’anno dell’efficienza energetica, il
non
è poi così tanto lontano. E in
questo campo non ci si può
muovere all’ultim’ora.
Il risparmio energetico finora è stato un po’ trascurato: in
passato si è ritenuto che, tra i
pilastri della strategia - - ,
fosse l’obiettivo meno costoso
da raggiungere, anche perché,
in teoria, è in grado di autosostenersi a differenza delle rin-
STEFANO DA EMPOLI
A sorpresa
spicca la
Calabria.
Il ruolo dei
fornitori
novabili. Per questo non si sono
nemmeno stabiliti obiettivi vincolanti: ancora oggi la riduzione
del % dei consumi resta un
target indicativo, mentre quelli
di rinnovabili ed emissioni di gas
serra se non rispettati, danno
luogo a sanzioni a carico degli
Stati membri”.
Diventerà vincolante anche
il tetto minimo per l’efficienza
energetica?
“Buona parte dell’Europa a
sembra non volerlo. L’Italia
è stata tra i pochi Paesi a caldeggiarlo, anche nell’ultimo
anno. Per ora ci sono solo tante
misure a livello europeo, a tutti
i livelli, dal residenziale ai trasporti, solo alcune vincolanti.
Ma non c’è un obiettivo unico”.
È solo inerzia o i fornitori
di energia hanno un interesse
contrario?
“Difficile rispondere. L’efficienza energetica può ridurre
gli introiti per chi produce e distribuisce energia. Però non mi
sembra stiano remando contro.
Anche loro, d’altra parte, beneficiano di strumenti come i certificati bianchi”.
Come Istituto avete avanzato proposte per rilanciare il risparmio energetico.
“A nostro avviso l’ostacolo
maggiore (su cui lavoreremo
anche nei prossimi mesi) sono
le difficoltà che frenano il finanziamento degli investimenti.
Molti interventi si autosostengono ma ripagano lo sforzo nel
lungo periodo (dai ai anni),
troppo per soggetti con ridotte
capacità di finanziamento, come famiglie o piccole aziende.
Forse solo chi ha una casa di
proprietà ed è sicuro di rimanervi almeno per altri
anni può
avere convenienza ad investire,
ammesso che possa sostenerne
la spesa. Dovrebbe intervenire
il sistema bancario. Ma alcune
banche non sanno bene cosa
sia l’efficienza energetica, anche perché – secondo problema – a differenza delle rinnovabili, è più difficilmente individuabile, essendo un insieme di tanti
interventi di cui è più difficile
quantificare il rendimento. Ci
vuole pertanto uno sforzo supplementare per superare l’inerzia iniziale. L’efficienza energetica, pertanto, allo stato attuale
resta un prodotto di nicchia”.
Su quale efficienza energetica può puntare la Puglia in base
alle sue caratteristiche e potenzialità?
“Date le sue peculiarità climatiche, deve investire soprattutto nel settore dell’elettricità e
realizzare interventi legati alle
rinnovabili, che grande penetrazione hanno avuto nel territorio.
Ora ci sono anche i nuovi indirizzi della giunta regionale che
intende puntare molto sul fotovoltaico sui tetti. L’efficienza
energetica nel residenziale spesso e volentieri si collega alle rinnovabili, ad esempio attraverso
la programmazione e gestione
intelligente dei consumi”.
g.d.
Rapporti
02-08 luglio 2011
5
Foto Kai Krueger_fotolia
Sostenibilità ambientale
Indagine Sole
Verbania
Parma
Trento
Bolzano
Siena
La Spezia
Pordenone
Bologna
Livorno
Bari
Brindisi
Taranto
Lecce
Foggia
S
i chiama Cresco Index, laddove “Cresco”
sta per “crescita compatibile”, e si tratta
di un indice che deriva dalla classifica delle
province italiane per qualità della vita, curata dal
Sole
Ore da oltre vent’anni. Realizzato da Sodalitas (la fondazione di Assolombarda per il sociale) con l’intento di segnalare i territori italiani a
più alto potenziale di crescita sostenibile, si basa
su sette parametri: ambiente, natalità, disponibilità di asili comunali, numero di laureati, tasso di
occupazione giovanile e femminile, popolazione
straniera residente regolare. Tutti indicatori che
mirano ad andare oltre i freddi numeri del PIL,
che badano alla mera crescita economica depurata delle componenti benessere e sostenibilità.
Ebbene, su un totale di
province, quella
di Bari occupa l’ .a piazza. Sono i capoluoghi
Sodalitas Social Award
Ecosostenibilità
ecco i premiati
L
Ore – Il “primato” del Sud
Crescere poco
crescere male
Belluno
a presentazione del Cresco Index è avvenuta in occasione
della consegna del Sodalitas Social Award
, il premio
che, giunto ormai alla sua nona edizione, costituisce forse il più
importante riconoscimento annuale oggi in Italia nel campo
delle pratiche produttive ecosostenibili, della responsabilità sociale delle imprese, ma anche degli enti pubblici, dato che una
categoria riguardava specificamente la migliore iniziativa realizzata da un ente locale, un’istituzione scolastica o un’istituzione
pubblica (premio assegnato alla Provincia di Cagliari).
Per la cronaca, le
aziende candidate hanno presentato
progetti e
sono stati i vincitori. Oltre alla Provincia di
Cagliari, si sono aggiudicati i riconoscimenti in palio Barilla, Unicredit, Sodexo Italia, Ikea, Wellness Innovation Project e
il Cna di Rimini, mentre menzioni speciali sono andate a Coop
Italia, al Comune di Gorgonzola e alla Camera di Commercio
di Rimini.
a.b.
Occupazione giovanile
( -
anni, % popolazione)
Lecco
Cuneo
Belluno
Biella
Bolzano
Verona
del Nord e del Centro a dominare la prima metà della classifica: la top ten è appannaggio di
ben cinque province emiliane (Parma è prima
in assoluto e precede Bologna e Modena, ma ci
sono anche Reggio Emilia e Piacenza, .a e .a)
e di tre toscane (Siena, Firenze e Pisa, rispettivamente .a, .a e .a), cui si aggiungono Trento
e Bolzano ( .a e .a).
Bari guida, si fa per dire, il gruppo delle pugliesi, precedendo Taranto ( .a), Lecce ( .a), Brindisi ( .a) e Foggia ( .a). Scarse prospettive di
crescita sostenibile lasciano intravedere anche le
altre due capitali del Sud, con Napoli
.a e Palermo penultima. Discrete, invece, le performance di Milano ( .a), Roma ( .a) e Torino ( .a).
Bergamo
Prato
Milano
Firenze
Bari
Lecce
Taranto
Brindisi
Foggia
ANDREA BUONO
Il dettaglio – Spulciando tra i dati emerge il solito desolante quadro
Asili nido e occupazione
al Sud si segna il passo
Asili
Bologna
Parma
Pisa
Modena
Siena
Ferrara
Firenze
Bolzano
Trento
Piacenza
Taranto
Brindisi
Lecce
Bari
Foggia
A
nalizzando la classifica
delle province italiane per
potenzialità di crescita sostenibile, se da un lato balza agli
occhi che occorre scendere
addirittura alla .a posizione
per trovare Teramo, prima tra
le città del Sud (ammesso che
la si voglia considerare tale…),
e che a ruota delle prime province abruzzesi ne troviamo
alcune sarde e solo al esimo
posto c’è il primo centro indubbiamente meridionale, Potenza (dietro, nemmeno l’ombra di una provincia settentrionale), dall’altro sembra arduo
riuscire a tirare un sospiro di
L’indagine – Progetti concreti e non promesse
sollievo per il Mezzogiorno se
si guarda alle graduatorie per
singolo parametro.
A partire da quello relativo
alla sostenibilità ambientale
(indice realizzato in collaborazione con Legambiente),
che vede primeggiare le città
del Centro-Nord, con Salerno
( .a) e Potenza ( .a) unici baluardi del Sud. Va meglio nella
classifiche su natalità (con Napoli, Caserta, Palermo e Ragusa
in top ten) e numero di laureati
(fascia
anni) residenti,
con la presenza tra le prime
dieci di Catanzaro ( .a), Isernia
( .a), Campobasso, Potenza
e Matera (e con le province
pugliesi tra le prime ). La situazione non cambia invece
per quanto riguarda asili nido
e occupazione giovanile e femminile (prime a Sud Isernia e
Campobasso, rispettivamente
.a e .a per quota di donne
occupate). Qualche sorpresa,
infine, la riserva il parametro
basato sugli stranieri regolari
residenti (con Ragusa,
.a,
prima rappresentante meridionale), dato che ai primi posti
figurano Brescia ( .a), Treviso,
Verona e Pordenone, province
a forte presenza leghista.
a.b.
Cresco Index – Le “isole” del benessere
Umanità e ambiente Le buone pratiche
per una crescita vera non sono parole...
“I
l futuro delle provincie italiane dipenderà dal potenziale di crescita che sapranno
esprimere”. Così Alessandro Beda, consigliere
d’indirizzo di Fondazione Sodalitas, che ha sottolineato: “Il Cresco Index, derivato dalla collaborazione tra Sodalitas e il Sole Ore, misura il livello di potenzialità di crescita sul piano umano ed
ambientale del territorio. Riteniamo che possa
essere un utile strumento di conoscenza ed emulazione per i cittadini e le amministrazioni locali”.
Ugo Castellano, consigliere delegato di Sodalitas, ha invece evidenziato che le città rappresen-
tano un po’ una somma di tutto quello su cui è
necessario agire (consumi, energia, rifiuti, traffico, inquinamento, ecc.) per cercare di imprimere
una sterzata allo sviluppo del pianeta nel senso
della sostenibilità. Un pianeta che sta diventando
difficile salvare dall’effetto serra: “È quasi troppo
tardi. Le emissioni di gas nocivi hanno subito l’anno scorso un aumento record, arrivando a sfiorare la soglia che gli esperti giudicano pericolosa,
varcata la quale sarebbe impossibile evitare una
catastrofe”.
a.b.
C
resco Index è un’iniziativa del progetto di
Fondazione Sodalitas, “Cresco Crescita Compatibile”, che mira a realizzare sul territorio italiano un’alleanza innovativa tra imprese, comuni,
cittadini e università “per passare da una sostenibilità predicata a una sostenibilità praticata”.
Ventiquattro imprese leader (tra le altre Abb,
Autogrill, Edison, Enel, Eni, Fiat, Pirelli, Siemens e
Telecom) si sono unite per trasferire le loro buone pratiche di sostenibilità alle comunità locali.
Sono tre gli aspetti fondamentali al centro del
concetto di sostenibilità su cui il progetto Cresco
si focalizza: energia ed acqua; recupero, riciclo e
smaltimento; mobilità sostenibile.
Le prime quattro “Isole Cresco” italiane sono
i comuni di Abbiategrasso (provincia di Milano,
.
abitanti), Calusco d’Adda (Bergamo, .
abitanti), Carugate (Milano, .
abitanti) e
Morbegno (Sondrio, .
abitanti).
Il progetto è realizzato in collaborazione con
Anci, Cittadinanzattiva, Legambiente, Natural
Step e Politecnico di Milano e con il sostegno della Regione Lombardia.
a.b.
Rapporti
La preoccupazione
del presidente Di
Cagno: “Abbiamo
problemi serissimi
di occupazione,
invecchiamento e
inattività giovanile”.
L’occupazione
rosa ok
Rapporto Ipres
02-08 luglio 2011
7
Nel 2009 il Pil
pro capite nella
regione è di 13.233
euro a fronte di
20.043 nazionale.
In Europa va peggio
solo in Estonia,
Romania e
Bulgaria
– Le potenzialità di crescita ci sono, ma il presente è buio. Bene l’export
I numeri della crisi pugliese
per reddito fanalino della Ue
“S
iamo in presenza di dati in chiaroscuro, che ci dicono però
che la nostra rimane una regione con notevoli potenzialità
di crescita”. È il quadro tracciato da Nicola Di Cagno in occasione della presentazione dell’annuario statistico regionale “Puglia in
cifre
”, curato dall’IPRES (Istituto Pugliese di Ricerche Economiche
e Sociali), di cui è presidente.
“Abbiamo problemi serissimi di occupazione, invecchiamento ed inattività giovanile – ha rilevato Di Cagno – ma va meglio a livello di occupazione femminile, export e università”.
Passando ai principali numeri contenuti nel volume (giunto quest’anno
alla esima edizione), preoccupa l’abisso che separa il PIL pro-capite (espresso in PPA, ovvero in parità di potere d’acquisto) pugliese (a quota
.
euro nel
) da quello nazionale, pari a .
euro. A fronte
di un dato nazionale di poco superiore alla media dell’UE a , il valore
della Puglia prevale solo sui redditi pro-capite di paesi come l’Estonia, la
Romania e la Bulgaria.
Negativi, rispetto al dato medio nazionale, sono anche gli indicatori del
mercato del lavoro regionale, con un ampliamento delle aree dell’inattività,
dello “scoraggiamento” e del sommerso. Nel
il tasso di attività complessivo è stato del , %, quello delle donne del , % (rispettivamente
- , % e - , % sul dato italiano). L’occupazione è calata di circa mila unità
(- , %), con la quota delle lavoratrici che è però aumentata dell’ % (+ .
persone), mentre la disoccupazione è cresciuta del , % (tasso al , %, rispetto all’ , % nazionale), con quella a lunga durata schizzata a + , %.
Solo il , % dei giovani laureati in Puglia, poi, viene assorbito dal mercato del lavoro a tre anni dal conseguimento del titolo ( , % per i laureati
in Italia).
Brutte notizie anche per la raccolta differenziata (al , %): nonostante
il rialzo del , % nel
, resta al di sotto degli standard non solo
italiani ( , %), ma dell’intero Mezzogiorno ( , %). Qualche bel segnale
viene invece dai flussi aeroportuali (con l’incremento del numero di passeggeri dei voli da e per Bari e, in parte, Brindisi), dall’energia da fonti
rinnovabili (col primato a livello nazionale nell’eolico, a livello meridionale negli impianti a biomassa e gli investimenti nel fotovoltaico) e dalle esportazioni (+ , % nel primo trimestre
: performance, però, da
collocare tra il + , % della media nazionale e il + , % della media delle
regioni del Sud e da leggere insieme al parallelo e più spiccato boom delle
importazioni).
“Nello scenario delle regioni del Sud, ci guardano con un certo interesse”, ha sottolineato il direttore generale dell’Ipres, Angelo Grasso,
aggiungendo che tuttavia “ci vuole più coesione istituzionale, con una
maggiore attenzione per il ruolo del Consiglio regionale, del Consiglio delle Autonomie locali e della Conferenza regionale permanente per la programmazione economica, sociale e territoriale, organi attraverso i quali
si potrebbe predisporre un Piano regionale di sviluppo”. “Analogamente
– ha continuato Grasso – sarebbe necessaria una maggiore cooperazione
istituzionale tra le regioni del Sud mediante la Conferenza delle Regioni
Meridionali, per poter incidere maggiormente sulle politiche di sviluppo a
livello nazionale e comunitario”.
Mario de Donatis, vicepresidente dell’Ipres, ha invece evidenziato “la
necessità di recuperare la logica della programmazione e di uscire da
quella dell’emergenza”.
ANDREA BUONO
Il fenomeno – I ragazzi non lavorano e non studiano
Prospettive – Ci sono alcuni segnali positivi
La Generazione NEET Debiti e conti pubblici
numeri preoccupanti opportunità… federale
Foto Robert Kneschke_fotolia
O
rmai ha un sua precisa denominazione e,
soprattutto, finisce sempre più spesso sulla bocca di politici e analisti. Si chiama “Generazione NEET”: è la generazione di chi non lavora,
né studia o si forma (Not in Employment, Education or Training) e le sue fila si rimpinguano
anno dopo anno.
Nel
, a livello OCSE, questo gruppo ammontava in media al % (dei ragazzi tra i e
i
anni), oscillando tra il - % di alcuni paesi
del Nord-Europa e il % di Turchia e Messico.
L’Italia faceva registrare valori di poco superiori
al %. Valori arrivati oggi al - % dei giovani
tra i
ei
anni: circa milioni di persone.
Nel
, in Puglia, si sono contati circa
mila giovani NEET, ovvero il , % del totale della
stessa classe di età. In particolare, la riduzione
dell’occupazione ha dato luogo ad un aumento
significativo dell’inattività, piuttosto che della
disoccupazione. Nell’ambito della componente
degli “scoraggiati”, poi, è verosimile che ci sia
una presenza di lavoro irregolare (stimato in
Puglia al , % nel
).
a.b.
Foto Jakub Krechowicz_fotolia
A
partire dal
– rileva l’annuario – la Regione Puglia ha ridotto gradualmente il
proprio debito, passando da , miliardi di euro
nel
a , mld nel
. In leggero calo anche il passivo dei Comuni pugliesi (da .
del
a .
mld nel
), mentre quello delle
Province è aumentato (da
del
a
milioni nel
).
Nel
, poi,
Comuni pugliesi sui
monitorati dalla Corte dei Conti (e tutte le
Province) hanno rispettato il patto di stabilità,
generando una differenza positiva tra saldo-
obiettivo e saldo conseguito pari a , milioni
di euro ( , milioni per le Province).
Interessanti per la Regione, secondo gli autori dello studio, sono le prospettive connesse
alla cosiddetta regionalizzazione del patto di
stabilità e crescita, che potrà favorire lo sblocco
e il razionale utilizzo delle risorse disponibili, così come gli effetti derivanti dal nuovo sistema di
finanza federale sull’efficienza della spesa corrente (ma occhio alla “transizione dalla spesa
storica ai livelli standard”).
a.b.
8
02-08 luglio 2011
Agroalimentare
Bruxelles – L’obiettivo contenuto nella proposta di riforma
Politica agricola
priorità sicurezza
U
na politica agricola europea più “verde”, più
equa, più competitiva;
e soprattutto in grado di garantire la sicurezza alimentare per
milioni di cittadini europei.
Questo è l’obiettivo della proposta di riforma della PAC (politica
agricola comune, appunto) che
giovedì della settimana scorsa il
Parlamento europeo ha approvato a larghissima maggioranza
in occasione della “mini-sessione” di Bruxelles. E che ora costituirà un punto di riferimento del
quale la Commissione europea
dovrà tener conto nella preparazione delle proposte legislative che entro la fine dell’autunno
trasmetterà al Consiglio e al Parlamento europei.
Il Rapporto, redatto dall’eurodeputato tedesco Albert Dess
e approvato meno di un mese
fa con un solo voto contrario e
quattro astensioni dalla commissione parlamentare Agricoltura e Sviluppo rurale, scopre
subito le carte del Parlamento.
Che “chiede il mantenimento
in futuro di una PAC forte e sostenibile con una dotazione di
bilancio all’altezza degli obiettivi ambiziosi da perseguire per
affrontare le nuove sfide”. Ed è
“categoricamente contrario a
qualsiasi misura volta alla rinazionalizzazione della PAC”.
Il Rapporto chiede poi che
l’architettura della politica agricola comune resti imperniata su
due pilastri: il primo finanziato
al
% dal bilancio UE su base
annuale, il secondo impostato
sulla programmazione settennale e cofinanziato dagli Stati
membri. Ma sollecita modifiche
“ineludibili” per focalizzare meglio le misure e le modalità di
finanziamento per ciascuno dei
due pilastri.
Poiché la sicurezza alimentare, si afferma nel documento,
resta “la ragion d’essere dell’agricoltura” non soltanto nel
contesto europeo ma a livello
mondiale, l’Unione europea sarà
chiamata, con le altre regioni più
prospere del mondo, ad affrontare l’immane sfida di contribuire a nutrire i nove miliardi di persone (due miliardi in più rispetto
a oggi) che nel
abiteranno
il nostro pianeta. E allo stesso
tempo dovrà ridurre il consumo
di risorse (acqua, energia, terra)
già oggi insufficienti.
Ecco perché a partire dal
la PAC riformata dovrà
essere “sostenibile, produttiva
e competitiva”, e in grado di
contribuire alle priorità (crescita
intelligente, inclusiva e sostenibile) della strategia Europa
, nonché alla lotta contro il
cambiamento climatico. Obiettivo, quest’ultimo – si legge nel
documento – che potrà essere
raggiunto “creando nuovi posti
di lavoro attraverso la crescita
‘verde’ e fornendo energia da
fonti rinnovabili”. E continuando ad offrire prodotti alimentari
sicuri e di alta qualità, oltre che
a garantire sicurezza alimentare
ai consumatori europei.
Inoltre il Parlamento euro-
peo chiede che, per il prossimo
periodo di programmazione
finanziaria (
) il bilancio agricolo annuale dell’Unione “mantenga per lo meno lo
stesso importo di quello del
”. E possa disporre di “adeguate risorse finanziarie per far
fronte alle sfide della sicurezza
alimentare, della tutela dell’ambiente, del cambiamento climatico, dell’equilibrio territoriale in
un’Unione europea allargata”,
nonché del contributo alla strategia Europa
.
Il Parlamento sottolinea inoltre l’esigenza che la PAC, ispirandosi a criteri di sostenibilità,
di competitività e di equità, sia
messa in condizione di fornire
“quantità sufficienti di prodotti
alimentari sicuri, sani e a prezzi
adeguati”, di garantire “l’approvvigionamento di materie
prime per un’efficiente industria
agro-alimentare”, di produrre
energia da fonti rinnovabili. E
chiede che la PAC garantisca anche nel contesto della concorrenza internazionale il rispetto
delle rigorose norme europee in
tema di sicurezza alimentare, di
tutela dell’ambiente, di benessere degli animali e di rispetto
delle norme sociali minime.
La semplificazione, si legge
poi nel Rapporto, “deve rappresentare un obiettivo-guida
della futura PAC, con la riduzione dei costi di gestione della politica a livello degli Stati membri
dell’UE”. La politica della qualità
dei prodotti alimentari, inoltre,
deve essere rafforzata ulteriormente e costituire una priorità
della politica agricola comune.
E vanno intensificati gli sforzi
nel campo della ricerca e dello
sviluppo per promuovere l’innovazione e la promozione.
Quanto alle motivazioni alla
base delle richieste e delle sollecitazioni dell’Europarlamento, il
Rapporto offre un’elencazione
adeguata. Nel contesto mondiale è necessario tener presente
l’accrescimento
sostanzioso
della popolazione, che nei prossimi quarant’anni dovrebbe crescere dagli attuali quasi sette
miliardi a nove miliardi di abitanti. E che conseguentemente,
secondo le previsioni della FAO,
la produzione agricola mondale
dovrà aumentare del %.
Il reddito pro capite degli agricoltori, sottolinea il documento,
negli ultimi due anni ha subito
una “drastica contrazione”;
e oggi è più basso di quello di
quindici anni fa. I redditi agricoli,
rispetto a quelli del resto dell’economia, sono inferiori del %.
Nelle aree rurali il reddito pro
capite è pari alla metà di quello
delle aree urbane. Il numero dei
posti di lavoro nel settore agricolo fra il
e il
si è ridotto del %.
Infine il Rapporto segnala l’invecchiamento degli agricoltori
europei, dei quali solo il % hanno meno di anni. Mentre nei
prossimi dieci anni ben , milioni andranno in pensione.
ORESTE BARLETTA
Foto © EC
Dai prezzi alla produzione
Lunga storia dal ‘57
e molti cambiamenti
L
a politica agricola europea nasce sostanzialmente con i Trattati di Roma del
, dove si legge che la produzione di alimenti a prezzi accessibili per i consumatori e un reddito equo per gli agricoltori costituiscono uno degli obiettivi
prioritari della Comunità economica europea (oggi Unione europea), che quei
Trattati avevano istituito.
La politica agricola comune prende vita propria poco più avanti, nel
. Fondata sul principio del sostegno dei prezzi agricoli, è a quel tempo l’unica autentica politica comune europea. Ed è finanziata dagli Stati membri (allora erano
sei: Belgio, Francia, Germania Federale, Italia, Lussemburgo e Olanda) attraverso
contributi proporzionati alla ricchezza di ciascuno di essi.
Nel corso di un cinquantennio la PAC è stata oggetto di numerose modifiche.
Ma gli obiettivi stabiliti all’atto della sua fondazione sono rimasti sostanzialmente
stabili, anche se gli strumenti per raggiungerli sono cambiati nel tempo.
Se agli esordi la PAC doveva produrre cibo sufficiente per un’Europa i cui abitanti risentivano ancora delle carenze alimentari originate dalla guerra, nei decenni successivi il surplus produttivo aveva portato l’Europa a una politica di acquisto su larga scala delle eccedenze alimentari.
Oggi l’UE punta a modernizzare e a semplificare la PAC abolendo le restrizioni
nei confronti degli agricoltori, come per esempio l’obbligo di mettere a riposo il
% dei terreni coltivabili. E incrementa gradualmente le quote latte, la cui abolizione è programmata per il
.
La quota del bilancio dell’Unione europea destinata alla politica agricola comune, per effetto del sopravvenire di nuove esigenze nate anche in seguito agli
allargamenti che hanno portato a
i Paesi membri, è andata riducendosi progressivamente nel tempo. Nel
questa quota raggiungeva ancora l’ % del
budget europeo. Nel
era pari a quasi tre quarti della spesa comunitaria. E
nel
, ultimo anno del settennio di programmazione finanziaria in corso, si
attesterà al , %.
In cifre assolute però la spesa europea indirizzata all’agricoltura è cresciuta costantemente, senza far conto però dell’inflazione, passando dell’equivalente di
o.b.
miliardi di euro spesi cinquant’anni fa ai circa miliardi previsti per il
.
Agroalimentare
02-08 luglio 2011
9
Intervista – De Castro, presidente commissione agricoltura
“Risorse ai giovani
per evitare la fuga”
“P
Foto © EC
PAOLO DE CASTRO
Strasburgo – Raggiunta l’intesa
Sull’etichettatura
lunedì votazione
Foto © EC
DE CASTRO (a dx) con JERZY BUZEK, presidente Europarlamento
DE CASTRO (a dx) con il commissario all’Agricoltura
DACIAN CIOLOS (centro) e JOSEPH DAUL (a sx)
S
ono dovuti trascorrere tre lunghi anni, ma alla fine la settimana scorsa i negoziatori dell’Europarlamento e del Consiglio europeo hanno trovato un compromesso. Così che, nel corso della sessione che si aprirà lunedì prossimo a Strasburgo, il Parlamento europeo voterà in seconda lettura l’intesa raggiunta dai negoziatori sulla proposta di nuove e più stringenti regole riguardo all’etichettatura
dei prodotti alimentari. E parallelamente, anche se in tempi meno immediati, il
Consiglio (dove sono rappresentati i Paesi membri dell’UE, e presumibilmente
il voto si presenta incerto) dovrà fare altrettanto. Nell’ipotesi invece in cui l’accordo non dovesse essere ratificato da entrambe le istituzioni, si dovrà far ricorso
alla procedura di conciliazione; e i tempi per giungere al varo delle nuove norme
sull’etichettatura si allungherebbero ulteriormente.
L’obiettivo di questa proposta legislativa è di “aggiornare, semplificare e rendere più chiare” le etichette sulle confezioni dei prodotti alimentari. “Con un vantaggio sia per i consumatori sia per i produttori”, ha sottolineato la deputata tedesca Renate Sommer, relatrice del progetto messo a punto dalla commissione
Ambiente, Sicurezza alimentare e Sanità pubblica dell’Europarlamento.
L’intesa raggiunta da Consiglio e Parlamento europei prevede di mantenere
nelle etichette degli alimenti alcune indicazioni obbligatorie (ingredienti, data di
scadenza, condizioni specifiche di consumo). L’obbligo riguarderà anche le informazioni nutrizionali importanti per la salute: valore energetico, quantità di lipidi,
di acidi grassi saturi, di glucidi (con riferimento specifico agli zuccheri). Nell’elenco degli ingredienti dovranno essere compresi obbligatoriamente anche quelli
allergenici.
Per l’indicazione degli acidi grassi “trans” (una variante di quelli insaturi), che
in alcuni Paesi sono stati banditi, nell’intesa viene introdotta una moratoria.
Su richiesta del Parlamento, il Consiglio ha accettato che l’obbligo di indicare
l’origine – già esistente per carne bovina, miele, olio d’oliva, frutta e verdure fresche – sia esteso alla carne di maiale, di montone, di capra, e al pollame.
Le nuove norme entreranno in vigore solo anni ( per le informazioni nutrizioo.b.
nali) dopo l’approvazione definitiva del Consiglio e del Parlamento.
iù equi criteri nella ripartizione delle risorse
finanziarie europee destinate
all’agricoltura, aiuti specifici per
sostenere l’occupazione e per
incoraggiare i giovani agricoltori a non abbandonare i campi,
nuove misure di sostegno per
far fronte alle ricorrenti crisi di
mercato. Questi elementi di novità, contenuti nella proposta
di riforma della politica agricola
comune approvata dall’Europarlamento a larghissima maggioranza, risponderanno – ne
sono convinto – alle attese degli
agricoltori italiani, in particolare
di quelli del Mezzogiorno, una
volta che si sarà completato il
processo legislativo necessario
per introdurre le nuove norme”.
Paolo De Castro, presidente
della commissione Agricoltura e
Sviluppo rurale del Parlamento
europeo, sottolinea gli aspetti
positivi per l’agricoltura italiana
(e in particolare per quella meridionale) contenuti nella proposta di riforma della PAC in questa
intervista alla “Gazzetta dell’Economia”, rilasciata a Bruxelles
giovedì della scorsa settimana
subito dopo la votazione in assemblea plenaria del Rapporto
predisposto appunto da quella
commissione parlamentare.
Presidente, innanzi tutto: a
quanto ammontano per l’Italia
gli aiuti al settore agricolo?
“Sono , miliardi l’anno:
, come aiuti diretti, , per lo
sviluppo rurale. Una cifra di dimensioni ragguardevoli, che corrisponde al % del reddito complessivo degli agricoltori italiani”.
Perché definisce più equi i
nuovi criteri di suddivisione dei
fondi europei?
“Perché non dovranno avere
effetti distorsivi creando squilibri fra un Paese e un altro o fra
una Regione e un’altra. Obiettivo che sarà più facile conseguire
dal momento che la proposta di
riforma, oltre al parametro della
superficie (che viene mantenuto), introduce anche quelli del livello di occupazione e del valore
della produzione. Questa novità
ridurrà sensibilmente in Italia,
dove la superficie media delle
proprietà agricole è inferiore a
quella di molti Paesi europei, la
fondata preoccupazione di chi
teme che, se si tenesse conto
soltanto della superficie, gli agricoltori sarebbero penalizzati
sensibilmente”.
Perché considera importante
per l’Italia l’introduzione di aiuti specifici per l’occupazione e i
giovani?
“Non soltanto a causa del
drammatico livello della disoccupazione giovanile complessiva nel Mezzogiorno, che conosciamo tutti. Ma anche perché
da noi la percentuale dei giovani
occupati in agricoltura è fra le
più basse nell’Unione europea.
E quindi questo tipo di sostegno
potrà essere particolarmente
utile sia per sostenere il ricambio generazionale (misura che
già esiste) sia per contribuire a
frenare la tendenza da parte dei
giovani all’abbandono del lavoro nei campi”.
E, in tema di sostegno agli
agricoltori per far fronte alle
crisi di mercato, quali strumenti
offrirà la riforma della PAC?
“Noi soffriamo di difficoltà
ricorrenti: abbiamo avuto la crisi dell’uva, la crisi del latte, ora
c’è la crisi dell’ortofrutta. Per
questo motivo la commissione
Agricoltura e Sviluppo rurale
ha chiesto espressamente, nel
Rapporto approvato poi dall’assemblea plenaria dell’Europarlamento, di introdurre nuove
misure che possano aiutare gli
agricoltori a gestire queste crisi.
E ci auguriamo che la proposta
legislativa della Commissione
possa contenere una risposta
positiva a queste sollecitazioni”.
Anche la proposta di riforma
della politica agricola comune,
come le altre politiche settoriali
europee, tiene in conto l’obiettivo della tutela dell’ambiente.
Come si concilia questo obiettivo con le aspettative degli agricoltori?
“Questo è un tema che preoccupa un po’ gli agricoltori i quali
dicono: il nostro compito precipuo è assicurare la produzione
di cibo. La posizione assunta
dalla commissione Agricoltura è
che una PAC più ‘verde’ va bene.
Ma non a tutti i costi. La svolta in
questo senso deve essere legata
alla semplificazione. Se il ‘verde’
significa più burocrazia, non lo
vogliamo. E dunque il Rapporto
approvato propone aiuti specifici per gli agricoltori che attuano
pratiche rispettose dell’ambiente: per esempio, per coloro che si
impegnano a consumare meno
acqua, meno energia, meno suolo, a ridurre le emissioni di carbonio, a tutelare le biodiversità”.
Presidente, come definirebbe
la nuova politica agricola comune disegnata dal Rapporto approvato dall’Europarlamento?
“Una PAC meno burocratica,
più semplice; in grado di rispondere alle sfide sempre più impegnative che vanno al di là della
politica agricola in senso stretto,
ma che toccano anche il tema
della sicurezza alimentare. Una
sfida enorme se si pensa che
oggi il mondo necessità di una
quantità di cibo ben più grande
di quella che produce E che ogni
giorno che passa ci sono
.
bocche da sfamare in più”.
A questo proposito è spontaneo chiederle: che cosa pensa
degli OGM?
“Non sono né favorevole né
contrario. Nel ’ , da ministro
dell’Agricoltura, ho introdotto
la moratoria in Italia. Oggi il contesto è mutato. L’Europa importa il % dei suoi consumi di soia,
quasi tutti OGM. E, certo, non
può restare sorda all’innovazione tecnologica né estranea alla
ricerca in questo campo”.
o.b.
10
02-08 luglio 2011
Turismo
Turismo – Da metà giugno invasione dal Nord Europa. La rivoluzione dell’offerta
Il Gargano sold out
grazie ai megasconti
Gli operatori si sono adeguati
alle richieste di nuove attività
da offrire al tradizionale
pacchetto “sole & mare”
e i risultati ci sono
N
orvegesi e danesi, ma anche molte famiglie di tedeschi: è la nuova frontiera
del turismo garganico. Il promontorio quest’anno si è riempito come un uovo già da metà giugno,
merito – dicono gli albergatori
– della riduzione fino al % delle
tariffe nei centri vacanze e di un adeguamento alle esigenze dei nuovi villeggianti dettato dai tempi che
cambiano anche nello scenario immutabile della Montagna del sole.
In vista del campionato mondiale
di orienteering (uno sport a metà
strada fra il piacere dell’escursione e la capacità di orientarsi fra i
luoghi) in programma sul Gargano
nell’ottobre del
, gli operatori
hanno risposto alla domanda dei
vacanzieri noerdeuropei aprendo
le loro strutture ad attività decisamente alternative rispetto alla vacanza “sole & mare” che da queste
parti è ancora la norma per il turismo canonico di luglio e agosto,
quando i prezzi salgono e le strutture diventano inaccessibili se non
si è riusciti a prenotare in tempo.
Oggi la nuova clientela chiede la
possibilità di svolgere attività extrabalneari sul promontorio, un assist
imperdibile per gli operatori che
puntano così a destagionalizzare
per davvero il turismo sul Gargano
oltre i mesi canonici di luglio e agosto. Nei pacchetti dei tour operator
compaiono perciò attività di trekking e di geocaching, una sorta di
caccia al tesoro con il Gps praticata
dai turisti nordeuropei e che pare
sia stata importata sul promontorio
proprio dai tedeschi. Molto gettonato anche il nordic walking, ovvero
la camminata nordica che si pratica
con le racchette lungo i sentieri impervi dei percorsi interni, gli stessi in
pratica sui quali si sono già misurati
gli atleti dell’orienteering un anno
fa sul Gargano per testare il territorio in vista del mondiale tra due anni. Sulla provinciale , la litoranea
che collega Mattinata con Vieste,
sono centinaia le mountain bike che
sfidano tra le auto i saliscendi e i
tornanti con coraggioso spregio del
pericolo. Le spiagge pullulano, ma
di italiani.
MASSIMO LEVANTACI
Collegamenti – Insoluto il problema del “Gino Lisa” “C’è più organizzazione”
La Montagna del sole
bella e irraggiungibile
M
a come arrivano i turisti scandinavi sul Gargano? Non ci sono informazioni precise a
tal riguardo, ma solo indizi. Il più concreto lo fornisce la navetta Puglia Airbus, che dal maggio
scorso collega l’aeroporto di Bari Palese con il
Gargano per due volte al giorno. In un mese e
mezzo (il nostro rilevamento si ferma al giugno) sono saliti sulla navetta
passeggeri.
La gran parte sono turisti che provengono dal
Nord Europa, sbarcati da uno degli aerei che
collegano il capoluogo regionale con quasi tutti
i più importanti nodi aeroportuali tedeschi, ma
anche con Zurigo e Londra. Questo spiega che
gli scandinavi comunque prendono un altro aereo per raggiungere questi aeroporti, dal momento che non esiste (ancora) un collegamento
diretto Bari-Copenaghen o Bari-Oslo che ridurre
il viaggio della metà. Sì, perchè a queste condizioni oggi raggiungere il Gargano è davvero
un’impresa degna della miglior sorte. Facciamo un po’ di conti: serve almeno un’ora di volo
dalle capitali danese o norvegese fino all’hub di
riferimento (Monaco di Baviera o Zurigo), quindi altre due vole piene di volo per raggiungere
la Puglia. E infine, il colpo di grazia, tre ore di
navetta per giungere finalmente a destinazione
stanchi e stremati.
“È chiaro che in queste condizioni il turismo
non può decollare – denunciano gli albergatori – quella navetta l’abbiamo voluta noi proprio
perchè riteniamo che il Gargano senza collegamenti aerei sarebbe completamente fuori mercato. Ma i dati del Puglia Airbus rafforzano in noi
la certezza che ci siano le condizioni per attivare
collegamenti charter dal prossimo anno dal Gino Lisa di Foggia, perchè è quello il nostro aeroporto di riferimento: tre ore di pullman sono
troppe anche per turisti di una certa tempra”.
Tuttavia, conti alla mano, il Gino Lisa non potrà essere competitivo potendo contare al momento (in attesa che venga allungata la pista) su
aerei fino a un massimo di
passeggeri. Oltretutto un ipotetico volo Oslo-Foggia durerebbe
almeno tre ore, i costi lieviterebbero e di conseguenza anche il prezzo dei pacchetti diventerebbe poco conveniente per i tour operator. C’è
dunque bisogno di un incentivo: a questo pensano gli albergatori viestani per coprire i costi
eccedentari (si calcola intorno al % del prezzo medio del pacchetto). “Dobbiamo garantirci pacchetti vacanze per almeno - collegamenti charter da maggio a settembre con base
l’aeroporto di Foggia, solo così – spiegano dal
consorzio Gargano Mare – possiamo ammortizzare il contributo per i voli che intendiamo tirare
fuori di tasca nostra, recuperandolo dagli sconti
che solitamente pratichiamo durante i periodi di
bassa stagione”.
I tempi stringono, a luglio dovranno essere
già pronti i cataloghi per la prossima stagione
estiva. La corsa contro il tempo è dunque cominciata, per lanciare l’offerta sul campione
scandinavo gli albergatori per la prima volta
sono disposti a metterci qualcosa pure di tasca
loro. Nel frattempo il territorio si riorganizza
attraverso la nascita di consorzi per venire incontro alle esigenze di un turismo che vuole
scoprire le bellezze interne del promontorio. È
nato su queste basi “Daunia tour”, escursioni e
visite guidate dal Gargano alle zone umide del
Tavoliere fino alle aree interne dei Monti dauni.
m.l.
Ma i tedeschi
preferiscono
la Romagna
U
na volta il Gargano era la meta incontrastata dei tedeschi. Arrivavano già da fine
maggio, molti con la tenda al seguito dove trovavano osiptalità negli innumerevoli camping,
si alternavano in gruppi sempre più numerosi
fino alla fine di giugno quando poi sparivano
per cedere il posto al turismo di massa di luglio
e agosto. Da qualche anno la presenza di turisti germanici si è invece molto attenuata nelle
“roccaforti” delle vacanze di un tempo tra Vieste e Peschici e anche il litorale di spiaggia lunga, mèta dei surfisti, non sembra più quella di
una volta agli occhi dei residenti. Cosa è cambiato in questi anni lo dice una tour operator con
base in Germania, a Colonia, ma italianissima
anzi foggiana per la precisione, Giada Panzano. “I turisti tedeschi negli ultimi anni scelgono
molto di più la riviera romagnola piuttosto che
il Gargano – spiega – un po’ perchè cambiare
rientra tra le prerogative di un popolo a cui piace girare il mondo, ma lo fa con parsimonia e
molto senso pratico”.
Ma cosa c’è che non va del Gargano tanto da
determinare il calo denunciato dagli albergatori? “Negli ultimi anni la clientela tedesca lamenta una scarsa organizzazione nelle strutture
alberghiere come nei centri vacanze, in molte
strutture si parlano poco le lingue straniere e
questo aspetto non è da trascurare. Resta un
gran bel posto il Gargano, ma bisogna saperlo
coltivare».
Il mondiale di Orienteering può costituire
una valida occasione per riportarli in Puglia?
“Stiamo lavorando per questo – aggiunge la
tour operator italiana – per le sue bellezze naturalistiche, ma anche l’accoglienza direi che il
Gargano continua a essere la meta ideale del
turismo tedesco proprio perchè non richiede
strutture a cinque stelle e non rincorre le mode dei resort e dei soggiorni esclusivi. Chiedono un turismo di qualità, ma semplice, vissuto
all’aria aperta e senza troppe limitazioni. Ci sono i presupposti perchè ritornino, ma anche gli
albergatori devono fare uno sforzo in più per
rimetterli a proprio agio”.
m.l.
Turismo
02-08 luglio 2011
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Previsioni – La scommessa è con i mondiali di orienteering
I turisti scandinavi
sono il nuovo target
C
Foto Michele Campini_fotolia
onsapevoli del turismo che cambia, anche sul Gargano, quest’anno gli organizzatori dell’annuale borsa
hanno rivolto le loro richieste di attenzione quasi esclusivamente ai tour operator del Nord Europa. “Abbiamo
pensato che sia arrivato il momento
di settorializzare la domanda – ha
spiegato Rossella Rinaldi, presidente
del consorzio Gargano Mare che ha
organizzato l’evento – noi puntiamo
a destagionalizzare la nostra offerta
coprendo più mesi dell’anno: non solo
da maggio a settembre, ci piacerebbe
andare oltre. E i turisti scandinavi ci
offrono oggi questa opportunità. Sappiamo che il Gargano può offrire varie
alternative: dalla varietà dei boschi, ai
centri storici, dagli agriturismi agli eremi religiosi delle aree interne fino alla
variegata offerta della nostra gastronomia”. Ma con chi impostare questo
ragionamento, se il turismo che ha
finora praticato il Gargano si è fermato soprattutto nelle località balneari
concedendosi al massimo un’escursione da San Pio? Ecco che il mondiale di
orienteering del
diventa una felice intuizione: la candidatura, ufficializzata dalla Provincia di Foggia tre anni
fa, ha avuto il via libera l’anno scorso
e da allora sembra quasi si sia aperto
un canale privilegiato con il turismo
scandinavo, grande appassionato di
questa disciplina che si pratica in boschi e luoghi ameni quale il Gargano sa
offrire. Così all’invito della borsa garganica hanno risposto tour operator
che mai si sarebbero sognati di farlo
in passato, come la svedese Natasha
Flodin di Travel in Style di Stoccolma,
che ha confessato di essere capitata
“per la prima volta in Puglia”: segno
di un mercato, quello svedese, ancora
troppo distante (e non solo geograficamente) da queste latitudini. “Da
quanto abbiamo visto in questi giorni
– ha spiegato – credo che il Gargano
possa interessare il turista svedese a
patto che sia in grado di scegliere per
la sua vacanza strutture d’élite e di
combinare un giusto mix tra il mare
e le escursioni in montagna. Riteniamo possa esservi una buona offerta
anche per quanto riguarda meeting e
attività congressuali”.
Per il momento il turismo nordeuropeo sembra in grado di rispondere a
questa sollecitazione, i dati di riempi-
mento di strutture e centri vacanze sono lì a dimostrarlo. “Da un paio di anni
facciamo il tutto esaurito a giugno,
cosa che prima era quasi impossibile
da raggiungere”, spiega Gino Notarangelo del resort Gattarella di Vieste
dove si è tenuta la borsa del turismo
sul Gargano. “Una tendenza incoraggiata da noi operatori locali nel modo
più semplice e efficace possibile: abbassando a giugno e settembre le tariffe del soggiorno in mezza pensione.
Io – aggiunge Notarangelo – mi sono
ispirato alle compagnie low cost che
puntano a vendere l’invenduto per
poi alzare il prezzo. A noi non serve
tenere le camere vuote a giugno, meglio riempirle anche se questo comprta l’abbattimento dei ricavi durante la
stagione estiva. Ma così riusciamo ad
ammortizzare meglio i costi di gestione, perchè è sempre meglio avere
camere piene a
euro che riempire
solo camere a cento euro”.
È una svolta importante sul Gargano, una vero cambio di rotta. Di questi tempi in passato i centri vacanze
erano tutti vuoti, scorrazzavano soltanto i tedeschi che però sono i portabandiera di un turismo povero che
predilige i camping agli alberghi. E gli
operatori locali non facevano granchè
per incoraggiarne l’arrivo nelle strutture alberghiere. “Si preferiva orgogliosamente tenere alta la bandiera
dell’appartenenza – ricorda Rossella
Rinaldi, figlia d’arte – per cui meglio
tenere su i prezzi che abbattere i parametri dell’accoglienza che poi questo voleva dire tenere bassi i prezzi.
Noi oggi invece stiamo allargando il
discorso a una platea di villeggianti
che chiede comunque la qualità nelle
strutture in cui viene ospitata, ma naturalmente non disdegna di pagare un
prezzo inferiore se ciò significa dover
trascorrere le vacanze a giugno o settembre”. La destagionalizzazione del
turismo balneare è anche in funzione
del metà prezzo, ma il turista nordeuropeo ha capito che sul Gargano può
fare anche altro anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, il mare gli interessa
relativamente perchè prima vengono
le escursioni, il trekking e le attività
all’aria aperto un campionario di alternative che il Gargano può offrire a
piene mani.
m.l.
Consorzio Start
Varanosviluppo
La cucina Arcangelo
e San Pio
una leva
di successo un tesoro
T
urismo e gastronomia, binomio inscindibile. Per promuovere i prodotti tipici dell’agroalimentare foggiano è nato
un consorzio, Start, che punta
a sviluppare i canali della distribuzione commerciale a beneficio dei turisti e dei consumatori. “Il consorzio – spiega Enza
Sacco, portavoce – punta a
facilitare la distribuzione delle
produzioni tipiche della Capitanata, dall’agroalimentare a
tutto quanto viene realizzato
qui”. L’idea nasce da “Foggia
propositiva”, il comitato tenuto a battesimo da un gruppo di
volenterosi foggiani il aprile
scorso. “Ci siamo autocostituiti per lanciare l’offerta di
produzioni locali – aggiunge
la portavoce – molte piccole
aziende non sono collegate
alla distribuzione commerciale, i costi da sostenere sono
troppo alti. Noi ci proponiamo
come il tramite di questa operazione e il turismo in questo
c’entra moltissimo, perché il
cibo di qualità delle produzioni
tipiche locali spesso non viene
offerto nei centri vacanze della
nostra provincia proprio a causa di questi vincoli”.
m.l.
C’
è il Gargano del turismo
balneare della costa e
quello interno legato soprattutto al culto di San Pio e all’asse San Giovanni RotondoMonte Sant’Angelo. C’è il Gargano da scoprire, quello del
trekking e dell’orienteering
delle aree interne. Ma quello
a metà strada fra entroterra
e mare, quello che parte da
Ischitella per specchiarsi nel
bacino di Foce Varano, resta
in cerca di un’identità. A questo pensa il consorzio «Varano
sviluppo», fondato da tredici
imprenditori che nel corso di
un incontro a Carpino con i
vertici della Banca di Credito
cooperativo hanno lanciato una serie di proposte per uscire
dall’isolamento. “Chiediamo
connessioni wireless per i collegamenti internet – spiega
Annarita Russo, presidente di
Varano sviluppo – più manutenzione sulle strade, acqua
potabile senza limitazioni per
cominciare a rendere più attraente un luogo che risente
tantissimo del fenomeno del
turismo mordi e fuggi che naturalmente non lascia nulla sul
m.l.
territorio”.
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PrimoPiano
Scandalo calcio – Ministero dell’Interno
Scommesse
sportive:
ora si cambia
Nasce un nuovo organismo di controllo
sugli eventi che si avvarrà di un Gruppo
investigativo specializzato. Il giro d’affari
clandestino in Italia è di 1,5 miliardi
I
l recente scandalo del calcioscommesse ha riportato sotto i riflettori un comparto, quello
delle scommesse sportive, che nel
ha interessato , milioni di scommettitori (fonte: Agicos) e che anche negli ultimi mesi ha dato vita a
un indotto economico di grande rilievo. Diventano
fondamentali, allora, i controlli. Sono i due livelli su
cui agirà il nuovo organismo varato dal Ministero
dell’Interno. Tutto partirà dall’Unità investigativa
sugli eventi sportivi, che darà vita al database per
PUGLIA RACCOLTA
gennaio
febbraio
New Slot + VLT
Bingo
,
Giochi a base ippica
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FABIO TRAVERSA
maggio
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Giochi a base sportiva
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Gratta & Vinci – Lotterie
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Lotto
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Superenalotto + Win for Life
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Skill Games – Poker on line
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TOTALE
PUGLIA ERARIO
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gennaio
febbraio
marzo
aprile
New Slot + VLT
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Bingo
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maggio
Giochi a base ippica
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,
,
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Giochi a base sportiva
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,
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Gratta & Vinci – Lotterie
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Lotto
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,
Superenalotto + Win for Life
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Skill Games – Poker on line
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,
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TOTALE
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,
,
zione del gioco ufficiale e che “erano state fatte segnalazioni su flussi di gioco anomali, ma in
molti casi il risultato più giocato dagli scommettitori non era uscito”. Alla fine delle indagini “è
possibile che i Monopoli chiedano un eventuale
risarcimento se verranno certificati danni subiti
per ammanco erariale. È un’attività che facciamo in tutti gli ambiti”. E, in merito a un possibile finanziamento al mondo dello sport per controllare la correttezza delle gare, Turchi osserva:
“Dalle scommesse arrivano soldi anche al mondo
dello sport. Il Coni distribuisce soldi alle federazioni e questi servono anche a pagare le spese
a chi deve controllare la correttezza dei risultati”. Quanto alle ipotesi per arginare il problema
delle combine proposte dal Cio Turchi ritiene che
l’organismo olimpico non abbia “possibilità” di limitare i palinsesti: non si contrasta un fenomeno
con la limitazione del prodotto, anzi in Italia con
un prodotto certificato si dà un’arma in più in mano ai concessionari regolari.
No, dunque, alla limitazione delle scommesse
legali in Italia che metterebbe solo dei paletti agli
operatori regolari spingendo gli utenti verso gli irregolari. In questo senso è emblematico proprio
l’ultimo caso italiano, in cui quasi tutto il gioco era
effettuato su mercati asiatici completamente fuori
controllo.
Ma quanto vale il mercato illegale delle scommesse? I dati analizzati da Antonio Costanzo, board member dell’Essa (European Sport Security
Association), parlano di
miliardi di dollari sul
mercato asiatico e di
miliardi di dollari in quello statunitense. Dati molto più alti rispetto all’Italia
dove il giro d’affari illegale ammonta a , miliardi
di euro.
Maurizio Ughi, consigliere di AssoSnai, attacca
gli operatori irregolari: “È indecente che in Italia esista una rete di accettazione parallela che è anche
più estesa di quella dello Stato. Bisogna mettere
alla porta chi è in Italia senza essere regolarmente
autorizzato”.
aprile
,
,
Provincia
RAFFAELE FERRARA
incrociare i dati del Ministero con quelli forniti da
Coni, Figc, Monopoli di Stato e Unire. Il flusso di
dati, se evidenzierà anomalie, servirà poi alla fase
operativa di contrasto al gioco anomalo: una fase
di cui si occuperà il secondo livello del team creato
da Ministero, il Gruppo Investigativo Specializzato
Scommesse che si avvarrà della collaborazione
della Sco, Gico, Ros e Dia (Guardia di Finanza, Carabinieri e Polizia).
Il ministro Roberto Maroni sottolinea: “Non
abbiamo assolutamente intenzione di mettere
limitazioni alle scommesse. Interrompere le partite? Non dipende da me, ma non ritengo sia fondamentale considerando che le scommesse anomale
riguardano anche il gioco ‘live’ e che con il nuovo
organismo i controlli saranno più serrati. Ci siamo
resi conto che le segnalazioni dei concessionari da
sole non bastano: bisogna innalzare i livelli di controllo sulle partite, incrociando i dati con la Figc, e
mettere insieme vari elementi per capire se c’è il rischio di una possibile combine. Dobbiamo applicare risposte semplici a problemi complessi. Finora
le segnalazioni non erano fatte a noi, siamo entrati
nel problema solo negli ultimi giorni. La Figc non
aveva gli strumenti, il massimo che poteva fare era
una segnalazione alla procura della Repubblica”.
E i Monopoli di Stato? Il responsabile dell’ufficio scommesse, Luca Turchi, sottolinea come essi
stiano attualmente “collaborando con l’autorità
giudiziaria, inviando dati e report per verificare
se ci siano stati dei comportamenti che abbiano
leso gli scommettitori”. Parlando a margine di un
convegno sul gioco online Turchi sottolinea che
da anni i Monopoli sono impegnati nella promo-
marzo
,
Ferrara – Monopoli di Stato
“Noi di Aams
in prima linea”
“A
ltro che inermi, noi di
Aams siamo in prima
linea nella lotta all’illegalità e
lo dimostreremo con i fatti,
ma preferiamo mantenere un
basso profilo pur collaborando continuativamente con gli
organi inquirenti”: lo afferma
Raffaele Ferrara, direttore generale dei Monopoli di Stato.
Sui flussi anomali delle giocate: “Dal
abbiamo realizzato con Sogei (società di
Information and Communication Technology del Ministero
dell’Economia e delle Finanze,
ndr) e i concessionari ufficiali
un programma informatico,
che elabora i flussi della raccolta secondo criteri variabili e
dinamici, al fine di individuare
anche gli indici di anomalia. In
casi di gioco particolarmente
anomalo inviamo le opportu-
ne segnalazioni agli organismi
sportivi. Ma non è di nostra
competenza valutare eventuali irregolarità dell’evento”.
Maroni ha varato una task
force per indagare su questo
genere di reato: “Ci vuole la
giustizia ordinaria per fare luce su scandali con ramificazioni di portata internazionale,
quella sportiva purtroppo ha
un raggio d’azione limitato. E
Aams opererà con la massima
collaborazione. Già ad ottobre
si è insediato il Comitato di Alta Vigilanza, un vero e
proprio comitato interforze,
per pianificare e coordinare interventi articolati sul territorio
contro il gioco illegale”.
I Monopoli potranno anche
controllare i conti bancari: “È
una norma voluta fortemente
da Aams che, al pari dell’Agen-
Napoli
Taranto
Salerno
Pescara
Rimini
Bari
Palermo
Caserta
Roma
Lucca
Brindisi
Benevento
Prato
Ascoli Piceno
Avellino
Siracusa
Latina
Pistoia
Ravenna
Livorno
Firenze
Parma
Lodi
Catania
Foggia
Frosinone
Lecce
Chieti
Forli’-Cesena
Milano
Bologna
Modena
Trapani
L’aquila
Teramo
Reggio Calabria
Pisa
Pesaro-Urbino
Ragusa
Messina
Piacenza
Massa-Carrara
Terni
Matera
Torino
Reggio Emilia
Rieti
Genova
Perugia
Vibo Valentia
Ancona
Alessandria
Arezzo
,
Raccolta
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Spesa
pro
capite
PrimoPiano
giugno
luglio
agosto
settembre
ottobre
novembre
dicembre
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02-08 luglio 2011
TOTALE
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giugno
luglio
agosto
settembre
ottobre
novembre
dicembre
TOTALE
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Provincia
Bolzano
Macerata
Grosseto
Siena
Potenza
Cosenza
Verona
La Spezia
Isernia
Savona
Varese
Campobasso
Bergamo
Viterbo
Asti
Brescia
Novara
Ferrara
Enna
Catanzaro
Venezia
Mantova
Trieste
Gorizia
Imperia
Pavia
Caltanissetta
Crotone
Como
Agrigento
Aosta
Vicenza
Lecco
Padova
Sondrio
Vercelli
Trento
Cuneo
Sassari
Treviso
Udine
Cremona
Pordenone
Rovigo
Verbano-CusioOssola
Biella
Cagliari
Belluno
Nuoro
Oristano
Raccolta
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(fonte: Agicos)
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– Ma nei primi mesi c’è un calo
La Puglia è 4ª
nelle “giocate”
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SPESA MEDIA ITALIA
Dati
Spesa
pro
capite
GIOCHI PRIMI
CINQUE MESI
Diff %
Lotto
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,
Superenalotto
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Win for Life
Gratta & Vinci –
Lotterie
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.
Concorsi pronostici
Giochi a base sportiva
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, %
,
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- , %
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-
. %
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, %
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Bingo
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Videolotteries
Skill Games – Poker
on line
TOTALE
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Giochi a base ippica
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Erario
procapite
,
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Apparecchi da
intrattenimento
“La proposta di limitare
le puntate a 2mila euro?
Il rischio è di alimentare
il mercato nero”
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Spesa procapite
Erario
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, %
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- ,
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Dati in milioni di euro
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Dati in
euro
FONTE AGIPRONEWS
zia delle Entrate e delle Guardia di Finanza, potrà utilizzare
questo strumento per contrastare le attività illegali. L’operatività scatterà dopo la sottoscrizione di un protocollo con
il sistema bancario”.
Il mondo dei giochi non avrebbe bisogno di un Tar unico, informato e competente
(nel calcio ha funzionato):
“Posto che tutti i giudici amministrativi sono competenti
e informati sarebbe di grande
aiuto concentrare la materia
dei giochi su un numero ristretto di giudici amministrativi per agevolare sia la nostra
attività che quella degli organi
di p.s., come già avviene in
Francia”.
All’interno di alcuni concessionari sono state scoperte
figure vicine a mafia, camorra
e ‘ndrangheta. Per ovviare “la
normativa attuale richiede la
certificazione antimafia solo
per i componenti del CdA. La
legge di stabilità ha da poco
introdotto requisiti più stringenti in tema di trasparenza degli assetti proprietari.
Sarebbe ancora più efficace
estendere gli accertamenti anche alle proprietà di controllo
e ai dirigenti-funzionari con
forte autonomia decisionale”.
C’è una proposta di legge per
limitare a .
euro la singola
scommessa: “Il rischio è che
potrebbe alimentare il mercato illegale. Ma la normativa antiriciclaggio, in vigore da tempo, impone l’identificazione
dello scommettitore che gioca
o vince più di mille euro in una
o più puntate”.
f.t.
N
ei primi cinque mesi del
la raccolta
complessiva dei giochi online è stata di oltre miliardi di euro, in calo del , % rispetto ai
, miliardi dell’analogo periodo
. La raccolta erariale – stima Agipronews a partire dai
dati Aams – ha raggiunto i , milioni di euro.
Quasi
milioni provengono dalle scommesse
sportive.
Nei primi quattro mesi, invece, le scommesse sportive hanno raggiunto , miliardi di euro
– di cui oltre , miliardi solamente sul pallone
( , %) – un dato in calo del % rispetto a ,
miliardi dell’analogo periodo dello scorso anno. All’Erario sono andati circa milioni di euro. Per quanto riguarda la finale di Champions
League la somma totale di tutte le scommesse
sulla partita è stata di circa , milioni di euro,
di cui , raccolti nella rete fisica di vendita. La
scommessa antepost sulla squadra vincitrice
della Champions League ha totalizzato quasi
, milioni.
La Campania è la regione che ha giocato
di più, con una spesa di
milioni di euro, il
% del totale nazionale. Al secondo posto la
Lombardia con poco più di
milioni ( , %),
seguita dal Lazio con
milioni ( %). In top
five anche Puglia e Sicilia, rispettivamente con
( %) e
milioni ( %). Con una raccolta
superiore ai
milioni di euro anche Emilia
Romagna (
milioni) e Toscana (
milioni).
Inoltre, secondo Agicos, è Napoli la provincia italiana dove si è scommesso di più sia a
livello generale (oltre
milioni di euro puntati nel
) sia a livello pro capite (
euro
contro la media italiana di
euro). In generale è il Sud a primeggiare in questa particolare
graduatoria visto che sul podio delle province
con la più alta spesa pro capite si trovano Taranto (
euro) e Salerno ( ). Ovviamente le
scommesse online non sono contestualizzabili
sul territorio.
Da inizio anno le scommesse sportive hanno distribuito vincite per oltre , miliardi di
euro, oltre il % della raccolta. Il
si era,
invece, chiuso con una raccolta totale di oltre
miliardi, di cui , miliardi ( , %) solamente
sul pallone.
f.t.
14
02-08 luglio 2011
PrimoPiano
Credito – Indagine di Prestiti.it sulle nuove abitudini
Se la vacanza
vale un mutuo
A
lla vacanza non si può rinunciare anche
a costo di richiedere un prestito. Con
l’inizio dell’estate gli italiani tornano a
pensare alle ferie, ma anche chi non potrebbe
permettersi lunghe vacanze o viaggi in mete esotiche sembra non volerci rinunciare. Secondo
i dati di un’analisi diffusa da Prestiti.it (www.
prestiti.it, il portale che mette a confronto le
offerte di prestiti personali di banche e finanziarie), nel corso dello scorso anno più di .
italiani hanno richiesto un finanziamento per
andare in vacanza.
L’indagine di Prestiti.it rivela come chi richieda
un prestito per partire abbia all’incirca
anni,
cerchi un finanziamento di poco meno di .
euro e pianifichi un piano di rimborso della durata di
mesi, vale a dire poco più di tre anni. Po-
La classifica – Pugliesi decimi
che le distinzioni tra uomini e donne, sostanzialmente i due sessi dimostrano lo stesso atteggiamento di fronte ad un prestito viaggi: l’unica differenza è riscontrabile nell’ammontare richiesto,
in media gli uomini chiedono poco più di .
euro, contro i quasi .
delle donne.
“Il viaggio rappresenta un bisogno vero e proprio per gli italiani – dice Marco Giorgi di Prestiti.it – e con l’arrivo dell’estate registriamo un aumento rilevante di richieste di questo tipo: + %
da aprile a oggi. Evidentemente, sono sempre
di più i cittadini che preferiscono pianificarne il
pagamento attraverso un prestito personale,
che rende indolore la spesa diluendola sul lungo
periodo”.
SANTA COLELLA
La classifica regionale in base
alla somma richiesta
Sicilia
€ .
Calabria
€ .
Sardegna
€ .
Friuli Venezia Giulia
€ .
Veneto
€ .
Lazio
€ .
Toscana
€ .
Basilicata
€ .
Trentino Alto Adige
€ .
Puglia
€ .
Lombardia
€ .
Campania
€ .
Emilia Romagna
€ .
Molise
€ .
Piemonte
€ .
Liguria
€ .
Umbria
€ .
Abruzzo
€ .
Marche
€ .
Valle d’Aosta
n.d.
Lo studio – L’Adusbef ha elaborato i dati della Banca d’Italia
Regione che vai Le famiglie sono in difficoltà
usanza che trovi meno risparmi e più debiti
N
egli ultimi anni l’indebitamento delle
famiglie italiane è cresciuto di oltre il
%. Lo sostiene l’Adusbef (associazione
difesa utenti servizi bancari e finanziari),
che ha elaborato i dati forniti dalla Banca
d’Italia. Più precisamente i debiti complessivi delle famiglie sono passati da
, a
, miliardi di euro, con un aumento pari
al % e, nel contempo, le risorse risparmiate si sono quasi dimezzate, segnando una
discesa del %, da
a , miliardi.
Lo studio spiega come il peso della passività sulle famiglie risenta “dell’impennata
dei debiti a medio e lungo termine”, cresciuti nei cinque anni di oltre la metà, da
,
a
, miliardi di euro. La causa più frequente delle difficoltà risiede nell’acquisto
dell’abitazione e una buona parte delle pas-
P
iù che le differenze di genere a far riflettere sono le diversità riscontrare a livello regionale. È dalle regioni meridionali
infatti che provengono le richieste più elevate per partire in vacanza. Secondo l’indagine di prestiti.it quasi .
euro per i
siciliani, oltre .
per calabresi e sardi: nonostante i posti da
favola e il mare più bello d’Italia siano per loro davvero vicini,
il viaggio esotico o la meta oltreoceano sembrano desideri irrinunciabili.
La prima regione del Nord è il Friuli-Venezia Giulia, quarta con
i suoi .
euro medi di finanziamento. Le zone più oculate, in
cui si richiedono finanziamenti minori, sono invece al CentroSud: sotto la media nazionale troviamo le Marche ( .
euro),
l’Abruzzo ( .
euro) e l’Umbria ( .
euro). La Basilicata
occupa l’ottava posizione con una richiesta di .
euro, decima la Puglia con .
euro. Mancano invece i dati per la Valle
d’Aosta.
s.c.
sività, infatti, deriva dai mutui per la casa.
L’associazione a tutela del consumatore,
ancora, evidenzia come dal
al
sia
notevolmente aumentato il numero delle
famiglie in difficoltà nell’onorare i propri
impegni.
Le sofferenza, in totale, sono salite del
, %, mentre il tonfo dei risparmi diventa
ancora peggiore se si fa riferimento al periodo che va dal
al
(- , %). Sulla stessa lunghezza d’onda anche i dati presentati dall’ufficio studi di Confcommercio:
negli ultimi
anni il risparmio complessivo si è ridotto di circa
miliardi. Se nel
euro di reddito ne generavano
di risparmio, lo scorso anno la soglia è scesa sotto i euro.
s.c.
Scenari / – I dati di un’indagine di Nomisma Scenari/ – Lannutti: “Risparmio privato in calo”
L’acquisto della casa Agli italiani va meglio
è sempre una priorità rispetto ai Paesi Ue
L
a tendenza negativa e preoccupante nel lungo periodo, evidenziata da Adusbef, mette
però l’Italia in una posizione di vantaggio rispetto
ad altri Paesi europei. Nello studio l’associazione
sottolinea come “pur cresciuti dal
, i nostri
debiti privati del
superano appena il % del
reddito disponibile”, mentre le famiglie francesi
si avvicinerebbero all’ %, le tedesche al %, le
spagnole al % e va ancora peggio per i Paesi anglosassoni.
Ma l’associazione esprime comunque preoccupazioni per il futuro: “Le finanze familiari, che
rappresentano l’unico nostro baluardo finanziario, stanno velocemente dando fondo sia ai
risparmi, sia al merito di credito conquistato in
decenni di corretta ed accorta gestione economica”. Per il presidente Adusbef, Elio Lannutti, e
il segretario, Mauro Novelli “il risparmio privato
diminuisce velocemente al perdurare della crisi
finanziaria internazionale e un numero sempre
maggiore di famiglie in difficoltà vede chiudersi il
canale bancario e deve far ricorso alle finanziarie,
a tassi crescenti”.
s.c.
C
hi comprerà una casa nei prossimi
mesi
contrarrà in caso su un mutuo: il fenomeno riguarda il , % delle famiglie, mentre lo
scorso anno lo stesso dato riguardava soltanto
una famiglia su due. È quanto rileva Nomisma
nell’indagine “La situazione economico finanziaria delle famiglie italiane e l’investimento immobiliare”, sottolineando l’aumento della domanda
di credito (seppure potenziale, corrispondente a
, milioni di famiglie).
Il fenomeno riguarderebbe in particolare le
famiglie giovani con un picco dell’ , % per i ca-
pofamiglia con età fino a
anni, in particolare
residenti al centro ( , %) e al sud ( , %), con
meno di membri ( , %). Sul fronte del risparmio, negli ultimi mesi il % circa degli intervistati non è riuscito a mettere niente da parte
(un anno fa era il %) non tanto per le difficoltà
legate al lavoro, quanto all’inadeguatezza del
proprio reddito a sostenere le spese familiari.
Particolarmente colpite in questo senso le fasce
centrali di età; il % tra gli intervistati tra i /
anni.
s.c.
Interventi
02-08 luglio 2011
15
Rapporto Eurispes-Coldiretti – Il primo studio congiunto rivela scenari preoccupanti degni di attenzione
N
ei giorni scorsi Eurispes
e Coldiretti hanno pubblicato il ° Rapporto
congiunto sui crimini agroalimentari in Italia. Il volume d’affari complessivo dell’agromafia
è stato quantificato in , miliardi di euro ( , % del totale),
di cui , miliardi di euro sono
riconducibili a reinvestimenti in
attività lecite ( % del totale) e
, miliardi di euro ad attività
illecite ( % del totale).
Il caso specifico
dell’agroalimentare in Italia
Il valore aggiunto complessivo (in media , miliardi di euro
su base annua nel quinquennio
) rappresenta per la
criminalità un forte incentivo,
sul piano della massimizzazione del profitto, all’investimento dei proventi delle attività illecite nei comparti dell’agricoltura, caccia e silvicoltura (valore
aggiunto medio , miliardi di
euro, , % del Sistema Paese),
dell’industria alimentare, delle
bevande e del tabacco (valore
aggiunto medio , miliardi di
euro, , % del Sistema Paese),
Agricoltura e crimini
la mafia “raccoglie”
della pesca, piscicoltura e servizi connessi (valore aggiunto
medio , miliardi di euro, , %
del Sistema Paese); la minore
appetibi-lità, in termini di profittabilità degli investimenti,
del settore agroalimentare rispetto ad altri settori a più alto
valore aggiunto (attività immobiliari, costruzioni, trasporti,
sanità e assistenza sociale) è
compensata dalla persistenza
e, in taluni casi, dall’aggravarsi,
di molteplici fattori di criticità
(effetto moltiplicatore), quali:
un calo del , % del numero di
occupati e del , % del reddito reale agricolo per occupato
tra il
e il
; il crollo
significativo e generalizzato
dei prezzi alla produzione; l’assoluta prevalenza di imprese
individuali ( , % delle attive)
rispetto a società di persone
e di capitali (rispettivamente
, % e , % delle attive); l’elevata diffusione di piccole e medie
imprese, spesso a conduzione
familiare, e del fenomeno del
sommerso.
La criminalità organizzata
come holding
Essendo riuscita a consolidare e rafforzare il proprio status
di grande holding finanziaria,
nel corso del tempo, la criminalità organizzata opera sull’intero territorio nazionale con un
giro d’affari complessivo stimato dall’Eurispes in circa
miliardi di euro l’anno (l’ % del
Pil). Contestualmente alle attività criminose, la criminalità organizzata ha sviluppato, infatti,
una crescente capacità di infil-
trazione nel tessuto imprenditoriale italiano, avvalendosi di
quest’ultimo quale luogo privilegiato di riciclaggio del denaro
proveniente dalle attività illecite. Tale vocazione “imprenditoriale”, che trova terreno
ancora più fertile nell’attuale
quadro congiunturale di grave
e generalizzata crisi, si manifesta seguendo i principi e le
regole proprie della finanza. La
holding del crimine organizzato tende a privilegiare i settori
e comparti economici in grado
di generare un più alto valore
aggiunto (attività immobiliari, commercio all’ingrosso e al
dettaglio, trasporti, magazzinaggio e comunicazioni; costruzioni, sanità e assistenza
sociale). I diversi aspetti che
caratterizzano la criminalità or-
ganizzata (diversificazione del
rischio, massimizzazione del
profitto, effetto moltiplicatore)
influenzano le sue scelte di investimento in maniera profondamente diversa, integrandosi
o compensandosi tra loro a seconda del contesto economico
e territoriale.
Le agromafie più diffuse
nel Meridione
I crimini agroalimentari trovano terreno fertile soprattutto a
Sud mediante la produzione di
attività illecite e alimentandosi
per effetto delle difficoltà in cui
si trovano le imprese agricole,
sempre più esposte agli effetti
devastanti della scarsa disponibilità di risorse finanziarie. Il
bisogno di credito immediato
spinge gli imprenditori agricoli
a trovare nuove forme di finanziamento (usura e racket).
Inoltre, come denunciato dalla
Coldiretti, attraverso le suddette pratiche estorsive le associazioni criminali finiscono per determinare l’aumento dei prezzi
dei beni al consumo. Così la mafia assume il controllo politico
ed economico dell’impresa e
dell’imprenditore.
Intervenendo direttamente
nel meccanismo di formazione
dei prezzi, inoltre, l’agromafia
diventa soggetto autorevole
di intermediazione tra i luoghi
della produzione e il consumo, assumendo l’identità di un
centro autonomo di potere. I
ricchi proventi che derivano da
crimini di questo genere vengono girati in attività agricole,
nel settore commerciale e nella grande distribuzione. Senza
dimenticare la contraffazione
dei marchi e degli imballaggi
di vendita dei prodotti agricoli,
un filone il cui volume di affari
non è certamente roba di poco
conto.
ALESSANDRO SCHIRONE
La truffa “italian sounding” La tracciabilità calpestata
L’
Italian sounding rappresenta la forma più
diffusa e nota di contraffazione e falso Made in Italy nel settore agroalimentare. Sempre
più spesso, la pirateria agroalimentare internazionale utilizza, infatti, denominazioni geografiche, marchi, parole, immagini, slogan e ricette
che si richiamano all’Italia per pubblicizzare e
commercializzare prodotti che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. A livello
mondiale, le stime indicano che il giro d’affari
dell’Italian sounding superi i
miliardi di euro
l’anno (
milioni di euro al giorno), cifra ,
volte superiore rispetto all’attuale valore delle
esportazioni italiane di prodotti agroalimentari
( , miliardi di euro nel
). Gli effetti economici diretti sulle esportazioni di prodotti agroalimentari realmente Made in Italy, si traducono
in effetti indiretti sulla bilancia commerciale, in
costante deficit nell’ultimo decennio.
a.s.
L
a contraffazione alimentare va oltre l’italian
sounding. L’elenco dei prodotti dell’agricoltura e dell’industria agroalimentare per i quali
non è obbligatoria l’indicazione d’origine, rendendone di fatto impossibile la tracciabilità,
comprende pasta, formaggi, latte a lunga conservazione, carne di maiale, di coniglio e ovicaprine, derivati del pomodoro, frutta e verdura
trasformate, derivati dei cereali. Alcune indicazioni in merito alle dimensioni del problema
Fine tuning
sono desumibili dall’analisi delle importazioni
di singoli prodotti agroalimentari come il grano
duro, che rappresenta da anni uno dei principali prodotti merceologici d’importazione italiana
dell’agricoltura. Circa un milione di tonnellate di grano duro ( , % del totale) sono state
destinate alla sola provincia di Bari, che così
conferma il proprio primato rispetto alle altre
province italiane.
a.s.
a cura di Fabio Poli
La forza del messaggio sostenuta da una strategia capace di modulare le parole e scegliere i canali
Tutti in Chiesa a scuola di comunicazione
I
l direttore mi perdonerà e forse non mi pubblicherà, ma approfitterò dello spazio concessomi per non parlare di marketing ne
di comunicazione. Oggi vorrei parlare di religione e, in particolare,
della Chiesa Cattolica.
Il tema, si sa, è delicato tanto più se si considera che siamo in
Italia, il Paese che “ospita” lo Stato del Vaticano e che, per ragioni
storiche e politiche, contribuisce a sostenerne alcune spese.
Il crescente spazio riservato dai media ai religiosi, nel ruolo di
opinionisti e ospiti, rappresenta un indice di un nuovo modo di fare proselitismo e di diffondere la dottrina [ovvero il “messaggio”
in termini di comunicazione]. Se, in effetti, è difficile pensare che
questi interventi rientrino in un quadro strategico unitario è certo
che essi proseguano idealmente un modo di rapportarsi al mondo dei fedeli e dei non fedeli [le due grandi categorie di target del
“prodotto religione”] che sottostà alle regole della comunicazione
e che è stato efficamente avviato da uno dei personaggi mediatici
più rilevanti della storia moderna: Papa Giovanni Paolo II.
D’altro canto, il primo grande comunicatore della Chiesa era stato Gesù in persona, con la sua capacità di dimostrare che un messaggio può essere più forte di un sistema, se si utilizzano i canali
giusti. Alcuni sono arrivati persino ad ipotizzare un parallelismo
[speriamo di non esser tacciati di blasfemia] tra i miracoli e degli
eccezionali eventi promozionali.
A ben guardare, utilizzando prospettive critiche, tutta la storia
della Chiesa è attraversata da operazioni di marketing [intese come
strategie di comunicazione di un “prodotto”: la fede!] di vastissima proporzione e di incredibile efficacia. Dalla caccia alle streghe
alla Santa inquisizione, dalla pubblicazione delle encicliche all’otto
per mille, la storia dimostra la forza della Chiesa nel trasmettere un
messaggio unitario, secondo uno schema condiviso. Il vantaggio
è dato, inoltre, dal fatto che i “punti di distribuzione” [le Chiese,
gli oratori, i talk show cui partecipano i religiosi, senza contare il
balcone di Piazza San Pietro] sono capillarmente diffusi su tutto il
territorio nazionale e mondiale. Il “tempo di esposizione” al messaggio è, inoltre, mediamente alto e solitamente riscuote un altissimo livello di attenzione da parte degli ascoltatori, considerato che,
per esempio, durante le funzioni religiose le sollecitazioni esterne
sono assenti [vedi i telefoni cellulari o la possibilità di interagire con
altre persone presenti].
Il “messaggio”, infine, è coerente da secoli, ovvero da un periodo di tempo che può essere definito congruo, per un ciclo di vita di
“prodotto” che non va misurato in anni ma in millenni. E la coerenza tra gli elementi, l’abbiamo già dimostrato, è una regola fondamentale per il successo di un messaggio.
Ovviamente e per non incorrere in polemiche sterili, non azzarderemo un discorso sul “prezzo”, unico elemento mancante alla
nostra analisi in termini di marketing tradizionale. Soltanto una riflessione: tutto ha un prezzo, e questo non è necessariamente economico. Un prezzo in termini di tempo dedicato, di energie spese
per svolgere un’azione o di rinunce da fare rispetto ad altre. In questo senso, allora, anche per questo “servizio” può essere ipotizzato un “prezzo” ragionevole.
D’altro canto la Chiesa è stato il primo “servizio” di grande distribuzione [ovviamente la definizione è forzata e me la si perdonerà]
a rendersi conto che il proprio messaggio doveva essere univoco
ma che andavano differenziati i canali e le modalità di comunicazione. I campi sportivi spesso annessi alle strutture delle chiese sono
una dimostrazione di strategia promozionale. Non sono direttamente collegati o propedeutici al “servizio” essenziale [il proselitismo o la diffusione della dottrina] ma costituiscono un modo per
attrarre una categoria di “utenti”, i giovani, storicamente refrattari
all’ascolto del messaggio.
In sostanza, allora, possiamo concludere che esista un rapporto di scambio Chiesa-Fedele e, che esistendo tale rapporto, sussite anche un “mercato della Fede”. “Ubi marketing, ibi
market”, ovvero: non può esserci Marketing, e la sua esistenza
mi pare dimostrata nel caso della Chiesa, senza un Mercato. La
domanda da porsi è, allora, qual è il mercato della Fede? Che sia
l’otto per mille?
16
02-08 luglio 2011
Opinioni
di Vito RAIMONDO
Pare che il Comune lo stia progettando, ma intanto il San Nicola...
A Bari si fa il terzo stadio?
diciamolatutta Non lo paghino i cittadini
Bari: in progetto un terzo stadio?
Ma che non lo paghino i cittadini!
la Sera” , riferendosi al dibattito sul “Decreto
Sviluppo”, afferma, in sintesi, che il solito, petulante richiamo del premier Berlusconi sul Piano per il Sud “suscita ormai rabbia e ilarità”.
di redditi da
mila euro in su. Un pensionato
risparmierebbe
euro all’anno; un operaio
; un insegnante
; un dirigente di banca
.
; un docente universitario . ; un magistrato .
.
Capitolo Iva. Si parla di passare dal all’ % e
dal
al % e c’è lo stop della Confcommercio
che parla di un aggravio di
euro per famiglia
e, conseguentemente, di un della spesa di famiglia tra lo , e lo , %, con una discesa dei
consumi dell’ %. “Materia da psichiatria” l’ha
definita il sottosegretario Guido Corsetto.
Quei sospetti sulle acrobazie
dell’Agenzia di rating Moody’s
Lo stadio San Nicola di Bari
Pare che in Comune si stia progettando la costruzione di un nuovo Stadio che sia più funzionale rispetto a quello gigantesco del San Nicola,
sul cui destino è tutto da decidere.
OK. Ci può stare l’idea. Però, sia chiaro: i cittadini non debbono tirare fuori nemmeno un euro. Gli stadi, ormai, li costruiscono in proprio le
Società di calcio che, così, possono cominciare,
finalmente, a patrimonializzarsi.
Quel “Piano per il Sud”
sempre soltanto ventilato
Aldo Cazzullo, editorialista del “Corriere del-
RAFFAELE FITTO
Pensi un po’, l’illustre collega, cosa provochi
in noi meridionali, sapendo pure che quel Piano
il gestore – diciamo così – è (ma è?) il pugliese
Ministro Fitto!
Irpef e Iva “ballerine”
E Tremonti …trema!
La riforma fiscale, nel “sistema-Tremonti”,
prevederebbe meno Irpef e più Iva. Ma il progetto non è semplice da digerire, ovviamente.
Intanto, con le tre aliquote Irpef previste
( % – % – %) risultano favoriti i percettori
GIULIO TREMONTI
Insomma: + Iva = -consumi e -crescita. E Tremonti trema…
“Non vi offendo, perché io non vi ho insultato, ma vi ho descritto”
A pensare male, qualche volta, ci si azzecca!
Moody’s, l’Agenzia di rating internazionale,
spesso nell’occhio del ciclone, la scorsa settimana, ha ventilato il possibile declassamento
dei rating bancari e le Borse – soprattutto Piazza Affari – sono andate “in altalena”.
Non è che Moody’s sta manipolando il mercato italiano?, sospettano i Magistrati di Trani
che, da tempo, indagano sull’Agenzia che si
trova con tre funzionari indagati per manipolazione del mercato, aggiotaggio e divulgazione
di notizie false?
Appunto: A pensar male…
Indro Montanelli
Rubriche
segue dalla prima
02-08 luglio 2011
17
segue dalla prima
Organizzazione in corsia quanti sprechi Una terra e tanto Coraggio
disordine, sovra-dimensionamento.
In altre parole è “muda” qualunque
attività che non aggiunge valore al
processo. Mentre il giapponese ha
una repulsione naturale, potremmo
dire “zen”, per il “muda”, gli occidentali hanno dovuto imparare a riconoscere e a combattere questo nemico invisibile: la fabbrica nascosta
in ogni fabbrica che lavora giorno
e notte per produrre ritardi, scarti,
giacenze, prodotti scadenti, disservizi, e che dopo averli prodotti si dedica a rilevarli e poi a porvi rimedio,
generando costi e non valore e allungando inutilmente i tempi di produzione. Dove la pressione competitiva
è ridotta, ad esempio nei servizi della
pubblica amministrazione, la convivenza con i “muda” è la regola.
Sprechi legati spesso a lunghi
percorsi che dovrebbero essere abbreviati e ricondotti a procedure di
elaborazione e trasferimento delle
informazioni che potrebbero essere
snellite con l’informatica e con sistemi di tracciabilità. Un esempio su
tutti: i farmaci che ogni anno in Italia
si disperdono all’interno del ciclo distributivo ospedaliero costano alla
collettività circa
milioni di euro.
A questi vanno aggiunti altri
milioni tra farmaci e altri beni sanitari
che non vengono somministrati ai degenti perché acquistati, ma nel frattempo scaduti. Sono sufficienti questi
numeri per spiegare le potenzialità di
crescita della logistica in campo ospedaliero. Attualmente, nel processo
di approvvigionamento di prodotti
farmaceutici e dispositivi medicochirurgici, le aziende ospedaliere e
sanitarie tendono a comportarsi co-
me agenti individuali, con un ufficio
acquisti, una farmacia e un sistema
distributivo chiuso, basato sul classico processo ordine-consegna. L’insieme dei flussi riguardanti gli ordini
e i materiali è scarsamente orientato
alla condivisione con le altre aziende
ospedaliere. Ne consegue un elevato
numero di transazioni rivolte a una
moltitudine di fornitori, con conseguente scarsa capacità di abbassare il
prezzo di acquisto. La maggior parte
dei farmaci presso le aziende ospedaliere viene acquistato a scorta o addirittura direttamente dai singoli reparti, in maniera autonoma. Tutto ciò
rende difficile una pianificazione nella
fruizione e nell’approvvigionamento,
con conseguente generazione di giacenze improduttive e maggiori costi
di stoccaggio.
Il pensiero snello è un approccio
che si avvale di strumenti di analisi
dei processi che in sanità non possono che essere orientati allo studio
del percorso ottimale per patologia
dalla prevenzione alla riabilitazione.
Il cosiddetto disease management
coincide con l’indispensabile attività
di riprogettazione tecnico-economica
dei processi clinico-assistenziali lungo
tutta la serie di livelli integrati di assistenza e di attività concatenate che
generano, più che la cura, la salute per
il cittadino. Tali principi si ispirano alla
regola di “fare bene la cosa giusta”:
possiamo considerare molto “snello”
tutto ciò che va in favore dell’appropriatezza della cura, basata sull’evidenza, sulla misurabilità. L’intuizione
del lean thinking è che ci sono infiniti
modi con cui le organizzazioni sprecano tempo, energie e risorse in attività
che non aggiungono valore al cliente,
nel nostro caso il paziente. È molto
facile che l’accumularsi di questi sprechi generi attività senza valore che si
stratificano facendo si che la percentuale di attività senza valore superi
quelle a valore aggiunto, soffocando
spesso il reale potenziale.
Si potrà finalmente parlare di qualità totale in sanità solo quando gli
strumenti del management saranno
patrimonio diffuso delle aziende sanitarie. C’è ancora molto cammino
da fare per integrare, a livello individuale, l’attuale cultura medica e
gestionale del manager sanitario con
i principi e le buone pratiche manageriali emergenti, ad esempio con i
principi di gestione delle operations,
della logistica, degli acquisti. Ancora
più critica sarà la resistenza al cambiamento delle organizzazioni. Il percorso dovrà essere accompagnato da
un forte investimento in formazione
che punti alla diffusione di questa
nuova cultura “lean” dei medici, visto come un passaggio obbligato per
la carriera, oltre che uno strumento
di crescita. L’approccio “lean” non si
realizza da sè. Ha bisogno di leadership e di leaders. Persone che ci credono e che riescono a coinvolgere i
colleghi individuando in che modo
farlo e ottenendo il sostegno della direzione. Ha bisogno di manager con
questa visione che diano al personale
la possibilità di provare, naturalmente senza rischi per il paziente.
FABRIZIO BALDASSARRE
Docente di Gestione
della Produzione – Facoltà
di Economia – Università di Bari
ati a pieni voti) sperando che giri il vento,
che qualcuno si ricordi di loro o andare a
cercare lavoro in lidi più prosperi, Milano
per esempio, in cui sopravvivere (letteralmente) per uno o due anni con contratti di
stage capestro da
euro al mese,
quando pagare un affitto per una misera
camera costa quasi quanto lo “stipendio”
che ti promettono?
Mi sono domandato più volte cosa
farei io al posto loro? Cosa fareste voi al
posto loro?
“Rimanere” sulle spalle dei vostri genitori in Puglia, a casa, sperando in un futuro
che possa rivelarsi migliore e scommettendo sul vostro territorio (che finora vi ha
dato tutto, anche la vostra formazione)
o “andare” sempre sulle spalle dei vostri
genitori a valorizzare un nuovo territorio
che, di sicuro, vi darà un futuro migliore,
ma che finora non vi ha dato nulla, ma vi
sfrutta e vi allontana dagli affetti?
Che farei? Che fareste?
Questo è il Coraggio dei miei studenti,
sia che restino credendo nel proprio territorio, sia che vadano a finanziare (letteralmente!) altri territori.
I miei studenti sono dei Coraggiosi! Con
la C maiuscola.
Vengono pubblicati bandi, in questi
giorni, che non fanno altro che aumentare
la dose di finanziamento, in termini di risorse umane, in favore di realtà territoriali
diverse dalla nostra Puglia.
Come? Beh, immaginate di essere un neo-laureato in Marketing, che riesce ad ottenere la borsa di studio “Ritorno al Futuro”
per un Master a Milano (un ottimo Master,
quelli che vanno per la maggiore, Publitalia , Sole Ore etc…) e decide quindi di
andarlo a seguire. Lui sa che ha firmato un
“contratto etico” in cui si impegna a ritornare e sa di aver Coraggio da vendere.
E allora fa le valigie e parte, emigrante
del XXI secolo.
Segue il Master per un anno o giù di lì,
conosce realtà nuove, diverse, un dinamismo differente, persone nuove, opportunità nuove, poi, alla fine del Master lo
stage, la prima chiamata in stage da parte
di un’azienda del nord… che fare? Il Coraggio gli serve più per ritornare o per restare? Il fenomeno si è invertito!
E, se decide di restare a Milano, allora, il
bando Bollenti Spiriti ha finanziato la Puglia o la Lombardia? Tutto questo senza
pensare al finanziamento ulteriore e inconsapevole concesso gentilmente alla Lombardia dall’Università degli Studi di Bari
per aver formato lo studente per anni.
Il Coraggio di questi ragazzi, sia che rimangano sia che vadano via, in un senso
o nell’altro, interessa solo ai loro parenti,
raramente ai loro professori. Di sicuro,
non interessa a coloro che davvero potrebbero cambiare la vita di molti con
scelte “dinamiche” per il nostro territorio.
Le imprese, per esempio, che per fare un
sito web preferiscono dare
euro sottobanco al figlio della sorella dell’amico (così
pensano di fare anche un favore!) e gli enti
locali che di tutto si occupano tranne che
del futuro delle nuove generazioni.
Il Coraggio che viene da questi ragazzi,
invece, dovrebbe essere preso ad esempio…soprattutto da coloro …che, invece,
il Coraggio di agire secondo canoni differenti e propulsivi per il territorio, non lo
hanno mai avuto.
E del diman non v’è certezza!
Sinceramente.
AGOSTINO MARENGO
Docente di Informatica e sistemi
informativi – Facoltà di Economia
Università di Bari
leNewsdaTerritorioeImprese
inviate le vostre notizie a [email protected]
PUGLIA
Banca Popolare di Puglia e Basilicata:
nuovo sito internet
La Banca Popolare di Puglia e Basilicata (BPPB) lancia il suo nuovo sito internet, www.bppb.it, completamente rinnovato nella
grafica, arricchito nei contenuti e semplificato nel layout, in linea
con le attuali tendenze del Web . . Con l’obiettivo di migliorare la navigazione e la fruizione da parte dell’utente e rispondere
maggiormente ai criteri di usabilità, il nuovo portale offre una serie
di strumenti nuovi o rinnovati, come quotazioni di borsa, news in
tempo reale, notizie via RSS, invio automatico del CV. Grazie poi
alla geolocalizzazione delle filiali, sarà sempre possibile individuare
lo sportello BPPB più vicino e conoscere il percorso per arrivarci, gli
orari di apertura e i contatti.
Confindustria Bari e Bat:
corsi di formazione per aziende
Asso Service srl, società di servizi di Confindustria Bari e Bat, ha
previsto una serie di Corsi di formazione sul D. Lgs /
, dedicate
www.gazeco.it
Direttore responsabile: Dionisio Ciccarese
Direttore editoriale: Vito Raimondo
Redazione: Via delle Orchidee, 3 - 70026 - Z.I.
Modugno-Bari – Tel. 0805857444 Fax 0805857428 - [email protected]
Responsabile trattamento dati personali:
Dionisio Ciccarese
alle aziende, che si svilupperanno nei mesi di settembre e ottobre
: Corso di formazione Base e Aggiornamento RLS (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza); Corso di formazione RSPP (Responsabile del servizio di prevenzione e protezione dei rischi) per il
datore di lavoro; Corso di formazione Antincendio (rischio medio);
Corso di formazione Primo Soccorso. Tutte le informazioni relative
alle date dei corsi, i costi e le schede di iscrizioni sono presenti sul
sito internet di Confindustria Bari e Bat www.confindustria.babt.it.
Persone e Associazioni:
nasce il forum
E’ nato in Puglia il “Forum delle Persone e delle Associazioni
di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro”. Le organizzazioni
aderenti (ACLI, Cisl, Confcooperative, Coldiretti, Compagnia delle
Opere, Confartigianato e Movimento Cristiano Lavoratori) intendono rispondere agli appelli fatti dal Papa Benedetto XVI, affinché i
cattolici impegnati nelle Istituzioni e nella società si facciano classe
dirigete attiva, propositiva e percettibile nell’affrontare la grave
crisi economica, sociale e culturale che investe la società. Francesco Sgherza, Presidente Confartigianato Puglia, è stato nominato
portavoce del Forum Puglia. Giuseppina Leonetti, Responsabile
Regionale Puglia-Basilicata del Movimento Cristiano Lavoratori, invece, è stata nominata segretaria.
BASILICATA
Regione e Università Arti Londra:
progetto “Wather or Not”
Regione Basilicata e l’Università delle Arti di Londra (Artakt
-Central Saint Martins College of Art and Design) hanno sottoscritto un’intesa per la realizzazione di un progetto innovativo
dal titolo “Weather or Not”, che consiste in una serie di eventi
interattivi che hanno come soggetto il cambiamento climatico ed
il nostro legame con la Terra e l’ambiente.
Il cambiamento climatico rientra tra i temi strategici individuati dall’Unione Europea in vista del
; per questo si è scelto
di sviluppare, di comune accordo con la prestigiosa istituzione
britannica, un progetto culturale che sarà strettamente legato
alle attività già messe in atto dalla Regione Basilicata nel campo
dell’innovazione e dell’utilizzo delle risorse ambientali e paesaggistiche per lo sviluppo territoriale quali ArtePollino e Visioni
Urbane.
In particolare, l’idea progettuale che dovrà ora essere meglio
approfondita, è quella di realizzare in Basilicata quattro eventi
dedicati ai quattro elementi, ossia terra, aria, acqua e fuoco a metà tra spettacolo e approfondimento scientifico. Il costo previsto
dall’intesa e posto a carico della Regione è di mila euro.
Ogni riproduzione anche parziale è vietata ai termini di legge – Chiuso in tipografia il 30 giugno 2011
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18
02-08 luglio 2011
Itinerari
Frutti di stagione – Simbolo mediterraneo. La Puglia era regione leader
Dai fioroni ai cimaroli
il fico re dell’estate
N
on è giusto dire spregiativamente “non vali un fico secco”,
oppure “far le nozze con i fichi secchi”. Fresco o disidratato, Ficus carica L. ha l’orgoglioso vanto di essere buono, nutriente, versatile, foriero di guadagni per non dire delle tradizioni
che gli aleggiano attorno.
Il fico, infatti, è pianta molto generosa: arriva a dare frutti anche
tre volte l’anno e allora la raccolta inizia a giugno con i “fioroni” e
termina ad autunno avanzato con i “cimaroli”. Altre piante di fico
danno un solo raccolto (unifere), altre due e sono dette bifere.
La Puglia è stata per molto tempo la prima in Italia per la produzione di fichi poi s’è fatta surclassare da Campania e Calabria,
restando, però, in prima posizione per i fichi secchi. Sino al
l’Italia è stata la maggior produttrice al mondo di fichi scavalcata ora dalla Turchia. Seguono Grecia, Algeria, Spagna, Libia, Marocco, Egitto, Palestina, Francia, Portogallo, Siria, Russia, Arabia,
India, Giappone, California, Argentina,
Australia.
Diverse le qualità di fico: nero a
buccia scura e polpa rossa, bianco a
buccia verde a polpa chiara o rossa. Il
frutto si presta all’essicazione e una
volta nelle campagne dell’Italia meridionale o peninsulare era assai comune vedere tanti fichi che, spaccati a
metà, erano esposti al sole sulle “cannizze” di canne intrecciate. Una squisitezza sono i fichi maritati così detti perché,
dopo l’essiccazione sono richiusi con dentro
una mandorla.
“Chi ha cura del suo fico ne mangia i frutti”. Così
nella Bibbia (Proverbi , ) e nel Deuteronomio si mette
tra le meraviglie della Terra Promessa assieme al frumento, l’orzo, la vite, i melograni gli olivi e il miele. Tutto questo in contrasto
con una parabola del Nuovo Testamento in cui si legge che Gesù
riducesse in un mucchietto di rami secchi un fico ritenendolo, forse, infima pianta. Se lo fece Lui, avrà avuto le sue buone ragioni che
non è detto debbano per forza essere condivise. A molti, infatti,il
fico piace tanto per la sua dolcezza, il profumo e perché, come scriveva André Gide è “... Fiore senza bellezza, frutto di delizie...”
Prima ancora che a Gide, piaceva molto a Platone detto appunto
“mangiatore di fichi”.
Nel
a.C. Siddharta, Buddha per meglio intenderci, ricevette
la bodhi, la rivelazione della verità, sotto un fico e sempre sotto
questa bellissima pianta furono allattati dalla lupa Romolo e Remo.
Gli Egizi ne utilizzavano il legno – ritenuto incorruttibile – per farne
sarcofagi. Cesti di fichi sono stati trovati tra le offerte funebri dei
notabili Egizi.
Il fico era considerato un rimedio contro la frigidità e l’impotenza e si donava per scaramanzia agli sposi. Al dio Pan, noto per le
sue capacità amatorie, i greci dedicarono il fico.
Adamo ed Eva dopo il peccato originario, persero la loro spontaneità e rendendosi conto d’essere nudi e coprirono le “vergogne”
A DISO FESTA INTORNO AL VECCHIO ALBERO. A MIGLIONICO MATRIMONIO CON LE MANDORLE
La ricetta – Come fare il vincotto
T
Magico cotto
È
una preparazione lunga ma tanto
legata alla tradizione contadina da
far prendere in considerazione di prepararla. Tanto più che si conserva a
lungo e l’utilizzazione del cotto di vino
non è solo per le cartellate. Va bene anche nell’impasto dei sasanelli, per intingervi le pettole e alcuni cuochi di buona
fantasia ci condiscono minestre di legumi, pesce d’acqua dolce, carni lesse
o alla griglia. Il cotto è indicato anche
sulla frutta, sui gelati e sulle torte a base di pasta di mandorle. Nella medicina
popolare il cotto era utilizzato contro
la tosse.
Per la preparazione di un litro e mezzo di vincotto servono venti/venticinque chili di fichi ben maturi e dolci. Si
tagliano a metà, si coprono d’acqua e si
cuoce sino a ridurli in poltiglia. Questo
con foglie di fico.
Originario dell’Asia Minore
il fico che non è un frutto vero e
proprio, bensì un’infiorescenza, una
margherita, si diffuse poi in tutto il bacino del Mediterraneo, grazie anche alla
Blastophaga psenes, minuscola vespa, un moscerino che, andando di fico in fico, provvede all’impollinazione e a provocare l’infruttescenza.
Si contano centinaia di specie. I frutti che maturano alla fine della
primavera sono detti fioroni, e sono generalmente più grossi e meno dolci di quelli che maturano a luglio e agosto (fichi forniti), e in
settembre (tardivi). Assai apprezzati sono i fichi della varietà dottati
e borgiotti.
I fichi sono molto dolci, con un alto contenuto di calorie hanno
un indice di sazietà medio, sono lassativi. Si prestano ad essere seccati al sole o in forno, maritarli con noci o mandorle, coprirli di cioccolato e anicini, farne marmellate, crostate, candirli o caramellarli.
Eccellenti con il prosciutto crudo per il contrasto dolce/salato.
Il fico fresco è una buona fonte di fibre e potassio. Il secco fornisce più calorie di quello fresco:
grammi del primo forniscono
settantaquattro calorie, il secondo
.
composto va messo, ancora bollente, in
un telo a trama fitta da chiudere a mo’
di sacco. Appendetelo e fate colare il liquido in una grande pentola. Strizzate
anche con le mani per far uscire tutto il
composto possibile. Ponete la pentola
su fuoco lento e fate cuocere per almeno tre ore, rimestando spesso con un
cucchiaio di legno. Il cotto di fichi sarà
pronto quando sarà denso e filante. La
prova del nove è porre su un piattino un
po’ di cotto e un cucchiaino. Se questo
scivola, lentamente, il prodotto è ben
fatto e non come certi in commercio
che sono troppo acquosi.
E adesso l’imbottigliamento. Va fatto
quando il cotto è ancora caldo e quando si raffredda, chiudete ermeticamente le bottiglie e sterilizzate bollendole
per una mezz’ora.
re sono le sagre dedicate ai
fichi in Puglia e Lucania: a Marittima, frazione di Diso (Le) il
agosto, nota come delle “fiche”,
a settembre a Miglionico e a Montesaglioso (Mt). Quella di Diso è
nata come sagra a cavallo tra la
goliardia, per il suo bonario riferimento al “dolce frutto femminile”, e l’intenzione di conservare la
memoria delle tantissime specie di
fichi salentini: la “Festa della fica”
è oggi diventata una vera e propria
mostra pomologica che ha anche
varcato i confini nazionali gemellandosi con la cittadina francese di
Vèzenobrès per la “Journèes mediterranèes de la figue”.
La sagra si svolge intorno ad un
vecchio albero di “Fica maranciana” dove sono offerti gratuitamente fichi raccolti all’alba, ma anche
diverse specialità gastronomiche a
base di fichi, come le confetture, i
dolci e i caratteristici fichi secchi
con la mandorla tostata all’interno.
La sagra è l’occasione per passare in rassegna (e assaggiare) i migliori fichi del Salento: il fico lumicella, verde fuori e bianco dentro,
il fico melanzana, che ha la forma
dell’ ortaggio ma dentro è rosso rubino, il fico albalunga, che ha la for-
ma piatta, nero all’esterno e rosso
all’interno. Il tutto per onorare la
biodiversità che caratterizza questo frutto dalle sessanta varietà distribuite su un territorio che va da
Latiano a Santa Maria di Leuca.
A Miglionico il
settembre in
concomitanza con la festa della
Madonna della Particella. Festa patronale che dicono voluta da Ettore
Fieramosca, proprio quello della Disfida di Barletta. Il paese è famoso
per la produzione di fichi e per i loro... matrimoni con le mandorle. Si
tratta di una leccornia la cui origine
è da ricercarsi nell’atavica povertà
dei contadini lucani e meridionali
in genere. Inventarono il dolcetto
senza ingredienti come zucchero
semolato, farina o uova: fichi tagliati per lungo, fatti seccare al sole
e farciti con una sola mandorla e,
quando si poteva, abbelliti con confettini colorati.
fraBoschi,SentierieTorrenti
Nel Salento il tempo delle sagre per tutti i golosi
Comincia la stagione delle sagre. In
Puglia e in Lucania sono tante e riservate a un’infinità di prodotti agricoli,
ittici presentati in pietanze della tradizione. È il Salento a distinguersi per
numero e qualità. Da giugno, sino a
settembre avanzato in quella parte di
Puglia, si organizzano sino a duecento
sagre dedicate all’anguria, alla frisella,
alle lumache, al pesce, alla focaccia grica... Duecento sagre duecento prodotti in festa con pizziche, bande musicali,
fuochi d’artificio. Sagre per scoprire
pietanze della tradizione e piccoli borghi, corti e cortili, piazze e piazzette te
lu Salentu e della Grecìa che augurano
una felice estate co la bona salute e in
grecanico kalos irtatè, benvenuti!
*L’ luglio a San Cesario, terza edizione di “Pizza in festa” in Via Gramsci.
Tre pizzaioli insieme a tanti volontari
preparano pizze per tutti i gusti.
*Il quinta edizione della Notte
Bianca a Lecce. Coinvolti nella manifestazione gli scorci più belli del centro
storico e angoli della Lecce moderna.
*Sino al a Salice Salentino, terza
edizione del concorso Vernice Fresca
dedicato alla pittura, alla fotografia e
alla grafica digitale.
*Sino al Martignano, uno dei nove paesi della Grecìa Salentina, XX edizione della sagra dell’insalata grika
e della salsiccia, in largo Convento.
*Sino al in onore della santa patrona Domenica, le corti e le stradine di
Scorrano sono protagoniste della cucina salentina. Si possono gustare ortaggi, vino, salumi, carne pasta e tanto
altro ancora.
*A Casarano sino al Festa della comunità organizzata la parrocchia del
Sacro Cuore in collaborazione con i
produttori che aderiscono al marchio
Made in Casarano.
*Sagra del pesce il a Gallipoli. In
una città dove il mare e il pesce sono
i protagonisti, non può mancare una
festa in loro onore. Pasta con le cozze, pesce fritto, “purpu alla pignata”
e tante altre delizie ittiche.
*A Corsano il terza edizione del
carnevale estivo, con la sfilata dei carri
allegorici,musica e molto altro ancora.
* E ora spostiamoci sui Monti Dauni
dove Orsara ospita il luglio la esima
edizione della Festa del Vino e Galleria
Enogastronomica Orsarese, vetrina delle
migliori produzioni vinicole e dei sapori
autentici della Puglia. I visitatori disporranno di guide per visitare i luoghi d’interesse del borgo. Nella Galleria Enogastronomica degustazioni di pietanze tipiche
e vino di
Pagina a cura
qualità.
di Vittorio Stagnani
Sanità
02-08 luglio 2011
19
Una molecola (Imatinib) che si sta rivelando preziosa in molti casi
Se il farmaco è mirato
risparmio assicurato
I
matinib, farmaco rivoluzionario che interrompe la sequela di molecole antitumorali che aggiungono qualche mese (un paio o poco più o
meno) di vita al malato. E costano anche, a volte,
oltre .
euro per ciclo di terapia fino al punto
di far dubitare sul vantaggio nel rapporto costo/
beneficio “anche perché – dice Silvio Garattini
del Mario Negri – la qualità della vita aggiunta è
molto bassa in quanto questi farmaci non vengono utilizzati da soli ma necessariamente in combinazione con la tanto vituperata chemioterapia
antitumorale. E la tossicità di quest’ultima viene
potenziata dall’aggiunta del nuovo farmaco”.
Imatinib, come rarissime altre nuove molecole,
no. Con la sua azione a bersaglio molecolare preciso (“intelligente”) ha dimostrato, sul campo,
che riesce a puntare direttamente sul problema
maligno della cellula cancerosa e bloccarlo, consentendo guarigione definitiva o cronicizzazione
della malattia in atto assicurando buona qualità
di vita e durata della stessa paragonabile a coloro
che il tumore non l’hanno.
Risale al
il primo studio su pazienti con
leucemia mieloide cronica cui hanno fatto seguito altri studi che hanno convinto l’FDA – questa
volta con ragione perché dimostratosi “farmaco
salvavita” –ad assegnargli un iter registrativo accelerato concluso in solo otto giorni.
In pratica, mesi dopo la prima somministrazione a un paziente, Imatinib ha ottenuto la registrazione presso gli Enti regolatori.
Imatinib agisce bloccando la proliferazione e la
sopravvivenza delle cellule tumorali e soltanto di
queste.
I ricercatori, dopo il successo ottenuto nella
leucemia mieloide cronica, hanno esteso la sperimentazione del farmaco al trattamento dei GIST,
tumori del tessuto connettivo gastrointestinale
o sarcoma dei tessuti molli. Un tumore che colpisce .
italiani ogni anno e che affligge, allo
stato, .
che convivono con la sua presenza
o recidiva.
Il meccanismo alla base delle due forme tumorali – grosso modo – è analogo e, quindi, si poneva l’ipotesi che Imatinib potesse funzionare bene
in ambedue.
L’ipotesi si è rivelata vincente e, per la prima
volta, il farmaco fu utilizzato in una signora finlandese affetta da GIST.
Un successo che si è ripetuto e confermato
successivamente.
Questo GIST è classificato tra i tumori “rari”
(non è ancora riconosciuto come tale e, quindi –
denuncia la dr. Anna Costato, presidente associazione italiana GIST – non riceve benefici ed incentivi per la ricerca), Esso, una volta su due, dopo
l’asportazione chirurgica della massa, recidiva
(nel % dei casi entro i anni) e si avvia verso
un tragico cammino di metastasi e loro sequele.
La diagnosi è complicata – dice il prof. Alessandro Gronchi (istituto tumori, Mlano) – dalla loro
localizzazione e dalla loro modesta sintomatici-
tà (dolori,
qualche perdita di sangue).
La svolta terapeutica – dice Gronchi – è venuta
da imatinib che si è ripetuto dopo il successo risolutore per la leucemia mieloide cronica.
La sperimentazione e, successivamente, la clinica hanno dimostrato che questa terapia orale
(una volta al giorno in permanenza), dopo l’intervento chirurgico di asportazione della massa
tumorale, usata per anni, previene l’insorgenza
della ricaduta e delle metastasi, triplicando la sopravvivenza globale dei pazienti. “Una “rivoluzione” – dice il prof. Paolo Dei Tos (istituto Tumori, Milano) – nella storia naturale della malattia”.
Si ricerca ancora e, questa volta, per combattere
il fattore limitante di una ipotizzabile resistenza,
nel tempo, da parte del tumore.
Il costo della terapia con Imatinib, per il Servieuro per anzio Sanitario Nazionale, è di .
no. Il rapporto costi/benefici è abbondantemente a favore di questi ultimi che, a parte quelli sociali ed effettivi apportati al paziente, potrebbero
essere quantificati in un risparmio-guadagno per
la comunità, di oltre
milioni di euro per caso
risolto.
Imatinib ha fatto anche “scuola”ed è stato
“modello avanzato” poiché – dice il prof. Paolo
Casali (istituto
Tumori, Milano) – ha dato il via ad un rivoluzionario modo di ricercare e realizzare farmaci nuovi
che diventano sempre più rarità.
“La carenza di innovazione farmaceutica – accusa Garattini – sta creando paradossalmente
la diminuzione degli investimenti in ricerca da
parte dell’industria farmaceutica... Molte Big
Pharma non hanno più il coraggio di affrontare
ricerche. L’industria, finora unica depositaria
della possibilità di sviluppare farmaci, sta gettando la spugna”.
Nel contesto sono entrate le associazioni volontarie di pazienti le quali, oltre che interferire e
suggerire ricerca, hanno, per la prima volta, realizzato, da sole, uno studio clinico apprezzabile e,
negli Usa, le comunity dei pazienti propongono
nuovi studi.
L’attuale classificazione dei tumori è in crisi
perché ogni tipo, oggi, grazie anche agli studi
molecolari e genetici, si suddivide in numerosi
sottotipi, ognuno dei quali ha proprie caratteristiche sulle quali può agire un determinato farmaco. E quello giusto usato contro il sottotipo
giusto nel momento giusto renderà ogni costo
più economico e non “sprecato” e guarigione o
cronicizzazione più a portata di mano.
Università di Bologna e Agenzia del farmaco rivelano
Aumenta l’età media di infezione
Innovazioni importanti:
solo tre farmaci su dieci
Quattromila persone
ogni anno con l’Hiv
Foto Alexander Raths_fotolia
U
no studio del
dell’università di Bologna e dell’Agenzia del Farmaco (Aifa) ha accertato che solo il %
di tutti i farmaci approvati dall’Emea nei primi
anni di
attività (
principi attivi registrati) è classificabile come
innovazione terapeutica importante che, cioè, può essere
in grado di offrire, al paziente, più benefici rispetto alla terapie fino ad allora in uso.
Più del % dei principi attivi è risultato semplice innovazione farmacologica o tecnologica modesta o moderata
come, per esempio, nuovi metodi di rilascio (spray, cerotti, ecc).
Le autorizzazioni sono facilmente raggiungibili poiché
la legislazione europea non richiede ai nuovi farmaci capacità di azione aggiuntiva e migliorativa rispetto a quelli già
esistenti aventi lo stesso bersaglio di patologia. Gli viene
richiesto soltanto qualità, efficacia, sicurezza e nessuna
competizione con i farmaci già in uso dei quali, addirittura,
potrebbero, persino, essere meno efficaci.
“Unica cosa sicura è – dice Garattini – che il loro prezzo
è sempre superiore a quello dei farmaci già in commercio”.
“Progressi si sono registrati in alcune aree terapeutiche
come, per esempio, l’aids ed il carcinoma mammario dove
si è anche assistito ad un notevole calo di mortalità ed incremento di valida qualità di vita prolungata. Nella massima pare delle altre aree terapeutiche – dice la prof. Flavia
Franconi, farmacologa, università Sassari – l’innovazione
è stata modesta se non assente”.
Le imprese si difendono chiamando in causa i notevoli
costi, difficilmente riassorbibili, della ricerca e la burocrazia con le richieste di adempimenti normativi, fiscali, procedurali che, anche per piccole e medie imprese, ha costi
esplosivi: le spese di registrazione sono aumentate del
, % rispetto alla crescita totale dei costi in R&S, mentre
in altri Paesi la sburocratizzazione è regola.
L’Agenzia europea del farmaco dà un esempio paradigmatico: un ufficio creato per le Pmi, tra incentivi e semplificazioni, applica tariffe al ribasso fino al % con possibilità
di pagare solo a registrazione effettuata.
Si calcola che, riducendo le spese del %, si otterrebbe
un aumento del PIL dell’ , %. Vince chi semplifica. E l’Italia,
invece, complica.
O
gni anno in Italia circa quattromila persone si infettano
con il virus Aids (HIV) e in oltre il
% dei casi il virus è acquisito
per via sessuale. Aumenta l’età
media di infezione che sfiora i
anni. La modalità di acquisizione dell’infezione è cambiata
rispetto al primo decennio dell’epidemia quando, in oltre il % dei
casi, veniva acquisita attraverso
la tossicodipendenza. Oggi, galeotto è il sesso. Nel
è diminuita l’incidenza di nuove
infezioni rispetto al
ma
sono aumentati i sieropositivi:
.
.
L’età media di infezione sfiora
i
anni.
Si infetta, in Italia, quasi una persona ogni ore e italiani su scoprono di aver contratto il virus a malattia
ormai conclamata. Una persona su
Hiv-positiva è di nazionalità straniera.
Un sieropositivo su non sa di essere infetto e non solo perde tempo
prezioso per curarsi, ma è anche potenziale infettante di altri a mezzo
rapporti sessuali.
“Il mistero di questo virus – diceva
Kary Mullis, Nobel
per la chimica, schieratosi tra i contestatori del
virus causa dell’aids – è stato generato dai duemila milioni all’anno che
vi sono stati spesi. Se prendi un altro
virus e ci spendi duemila miliardi di
dollari potrai ricamarci sopra tutti i
misteri che vuoi”.
L’Aids costa: ogni infettato oltre
mila € l’anno per farmaci ed esami di
controllo.
Nel
l’Aids compirà
anni e il
mondo si troverà a dover sostenere
costi record:
milioni di dollari dovranno pagare i Paesi in via di svilup-
po. L’aumento della diffusione del virus (il trend del prossimo futuro è stimato intorno al milione di nuovi infetti
all’anno) – dice l’economista Robert Hecht – implica
un innalzamento delle spese mediche. L’insostenibilità
economica porta all’aggravarsi del quadro clinico.
Un maggiore investimento oggi, unito
al
radicamento
delle pratiche di
prevenzione, potrebbe significare
un costo minore
domani.
L’unica speranza di far fronte alla
crisi prossima ventura viene dall’avanzamento delle ricerche e dalla
loro diffusione e conoscenza. Per incoraggiarlo, è stato realizzato, con
sostegno Pfizer, un Master “Le Scienze della vita nel Giornalismo e nei rapporti Politico-istituzionali” promosso
dall’università La Sapienza di Roma
ed è stato bandito il IV Premio Giornalistico Riccardo Tomassetti (giornalista scientifico romano scomparso nel
), “informazione e salute
Next Generation”. Saranno premiati
giornalisti under che con i loro elaborati (articoli e servizi giornalistici,
in formato testo, audio o video, realizzati tra ° gennaio e ottobre
)
abbiano contribuito alla conoscenza
delle ricerche più all’avanguardia in
campo bio-medico e delle terapie
innovative che concorreranno a migliorare la salute delle nuove generazioni. Un premio è riservato al tema
Aids. Bando e notizie in www.premiotomassetti.it
Pagina a cura
di Nicola Simonetti
20
02-08 luglio 2011
Libri&Riviste
Consumo critico,
alimentazione e
comunicazione
Valori e comportamenti
per un consumo
sostenibile
Autore: Vincenzo Russo, Sergio
Marelli, Aurelio Angelini
Editore: Franco Angeli
Collana: Comunicazione
Pubblicazione:
Numero di pagine:
Prezzo: €
Stili di acquisto – Consumatori sempre più esigenti
L
Ora il prodotto
è “sotto esame”
a pratica di organizzare
le proprie abitudini di
acquisto e di consumo in
modo da esprimere la propria
preferenza per tutti quei prodotti che hanno determinati
requisiti di qualità differenti da
quelli comunemente riconosciuti dal consumatore medio
significa fare consumo critico.
Il tema del libro scritto da Vincenzo Russo e Sergio Marelli è
proprio questo. Il consumatore critico è colui che riconosce
come componenti essenziali
della qualità di un prodotto alcune caratteristiche delle sue
modalità di produzione, il comportamento etico con cui vengono trattati i lavoratori, le caratteristiche che collocano l’azienda produttrice una spanna
sopra la media. Fare consumo
critico significa effettuare una
scelta consapevole che non riguarda solo gli acquisti di beni
materiali. Il consumo critico,
infatti, può anche riguardare
le scelte inerenti al risparmio,
quindi parliamo di finanza etica, e all’uso di servizi come ad
esempio i trasporti o le telecomunicazioni. Ma nel testo edito da Franco Angeli gli autori
si soffermano principalmente
su alimentazione e comunicazione, due filoni concatenati
che esprimono valori e comportamenti per un consumo
sostenibile. Il lavoro, inoltre,
raccoglie contributi di autori
di ambiti disciplinari ed esperienziali diversi, accomunati
dall’interesse per lo studio dei
processi di produzione, consumo e distribuzione in ambito
agroalimentare.
Sempre più spesso la comunicazione si serve del tema della sostenibilità, dei colori della
natura, dei valori della semplicità per promuovere una visione del mondo coerente con il
rispetto dell’ambiente e con i
valori del benessere comune.
Si tratta di un trend in ascesa,
che sembra coincidere anche
con i desideri dei consumatori
che dopo la sbornia dell’iperconsumo cercano, con le loro
scelte di acquisto, di agire responsabilmente. Questo testo
si pone l’ambizioso obiettivo di
dare senso al termine “consumo critico” nel campo dell’ali-
mentazione e di definire il ruolo che la comunicazione ha nel
promuovere questa sensibilità
nei consumatori. Partendo da
un’analisi dei processi di comunicazione, il libro si sofferma sui
principali cambiamenti di questi ultimi anni sottolineando
come la dimensione etica stia
diventando pervasiva dei processi di comunicazione. Dopo
una presentazione dei temi legati al concetto di sostenibilità,
declinati in termini di politiche
alimentari (produzione e consumo), il testo approfondisce
la questione della sovranità
alimentare e si conclude evidenziando il ruolo che la comunicazione ha nella promozione
di comportamenti di consumo
critico.
Nella prima parte, in cui viene offerta al lettore una chiave
di lettura sul contesto sociale,
politico e giuridico, Vincenzo
Russo si sofferma sulle “nuove” sensibilità dei consumatori e sul cambiamento nei
processi di comunicazione. Si
parla dunque del significato
simbolico del termine “consumo critico”, quindi anche di
alimentazione, motivazioni al
consumo in una società in crisi,
nuovi valori e nuovi stili di consumo. Aurelio Angelini, che ha
curato il lavoro, sottopone alla
lente d’ingrandimento i temi
di alimentazione, biodiversità
e sostenibilità. Sergio Marelli,
invece, si sofferma sul ruolo dei
Paesi ricchi (rischi, costi e reali
benefici). Nella seconda parte
il discorso viene dirottato su
consumo e comunicazione. Si
parla di sicurezza alimentare,
ma anche del concetto di comunicare bene per consumare
meglio. Da non sottovalutare,
inoltre, il focus sull’obesità infantile della quale si parla nella
terza ed ultima parte del libro.
Che ruolo assume la famiglia
nella scelta del prodotto? Vincenzo Russo ci parla di stili di
vita, comunicazione e consumo
alimentare fino a concludere
l’analisi provando a spiegare il
grado di influenza del concetto
di sostenibilità sulle aspettative
e sul giudizio di preferenza del
consumatore.
ALESSANDRO SCHIRONE
Consumo critico: conoscenza
delle caratteristiche
e dei valori
Intervista – Parla il prof. Russo, uno dei due autori
“Siamo tutti più consapevoli
e lo sanno anche le aziende”
V
incenzo Russo è Professore di Psicologia e Consumi nell’ambito del corso di laurea in Relazioni Pubbliche e Pubblicità della
Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. Dopo
avere svolto un Master in Business Administration (MBA) presso
l’ISIDA (Istituto Superiore per Imprenditori e Dirigenti di Azienda
di Palermo) ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in “Uomo e
Ambiente: le culture, i diritti, le teorie e i movimenti”. Si è specializzato presso l’Auburn University (USA) sui processi decisionali e
comportamenti organizzativi per la sostenibilità e la sicurezza. Si
occupa di metodologia di ricerca sul consumatore, comunicazione
organizzativa e comunicazione sociale, processi cognitivi, percettivi e di apprendimento in relazione al comportamento di consumo. Su questi temi ha pubblicato numerosi contributi teorici e di
ricerca. Il Prof. Russo, inoltre, è Coordinatore dell’Osservatorio sui
Consumi Alimentari della Fondazione IULM. Si è interessato per
anni di psicologia e consumi, approfondendo gli studi sul comportamento dei consumatori e i nuovi trends, ma anche di consumo
etico ed ecologico. E proprio di queste aree di interesse scientifico
abbiamo parlato con lui a margine della lettura del “Consumo critico, alimentazione e comunicazione. Valori e comportamenti per un
consumo sostenibile”.
Professore, cosa si intende generalmente per “consumo critico” in ambito alimentare?
“Si tratta di un consumo consapevole, di una scelta che produce
al contempo benessere sociale e personale. Il consumatore critico
è un soggetto che si comporta in maniera differente rispetto alla
massa, ricercando il prodotto di valore. Eppure, nell’ambito di una
società soffocata dalla crisi economica, la scelta del prodotto viene
veicolata principalmente da due fattori: il prezzo e l’acquisto ponderato. Ma per effettuare un acquisto oculato è necessaria una corretta informazione. Se non riusciamo a reperire informazioni utili
che ci aiutano nel processo decisionale, infatti, siamo fuori strada.
La crisi produce una forbice che si allarga a causa delle differenti
condizioni economiche in cui vive la popolazione. Per questo motivo, ad esempio, abbiamo preso in considerazione mila famiglie
milanesi, di cui mila non sono di origine italiana. Ne abbiamo ricavato una casistica attendibile che ci ha suggerito qualche dato importante su cui riflettere. Poste di fronte al problema della scelta,
la maggior parte di queste persone si è orientata alla spesa presso
i discount. Tra gli elementi di criticità rilevati nell’ambito del consumo critico, infatti, vi è un edonismo maturo in linea col rispetto dei
propri desideri. Il lusso sfrenato è superfluo. Il consumatore critico,
infatti, ricerca quasi spasmodicamente autenticità e veridicità”.
Che ruolo assume la comunicazione nel promuovere la sensibilità tra i consumatori?
“L’importanza di fornire informazioni più adeguate per effettuare una scelta matura davanti allo scaffale è importante, ma
difficile da realizzare. Nella società moderna, infatti, si comunica
in maniera sbagliata. Spesso il consumatore non riesce a distinguere un prodotto artigianale da uno industriale. Il problema sta
nell’etichettatura. Qual è la differenza? Questa è una domanda
cui molta gente non riesce a rispondere perché il problema, in
effetti, sta a monte. Il produttore non è in grado, nella maggior
parte dei casi, di vendere il suo prodotto associandogli il giusto
valore. Perché tra un bene artigianale ed uno industriale ce ne
passa. Eppure la differenza pare così sottile da creare confusione.
Per questa ragione un gruppo di consumatrici mamme, qualche
anno fa, ha creato un movimento che oggi è diventato un punto di riferimento per quanti ricercano la garanzia di qualità nei
prodotti. Good guide, infatti, oggi è un motore di ricerca in cui
sono presenti oltre mila prodotti recensiti che producono un
punteggio variabile a seconda della qualità del prodotto. E la cosa
interessante è che risulta davvero affidabile. Good guide è un elemento di forza che ha rotto l’asimmetria informativa. E lo ha fatto
fornendo notizie inerenti qualità, garanzia di impatto ambientale
e impatto sociale rispetto ai principali competitor. Praticamente
una svolta rispetto al recente passato”.
Si parla di soluzioni per il Nord e il Sud Italia, ma cos’è la sovranità alimentare?
“Significa essere sovrani del know-how. La sovranità alimentare rilancia la forza dei produttori locali, che non rispondono correttamente a determinate esigenze imposte dalla società. Produttori che dovrebbero cercare di promuovere in qualche modo
la valorizzazione e la tipicità del proprio territorio per far girare
l’economia locale. Dopo la nascita del CISA (Comitato Internazionale per la Sovranità Alimentare, ndr) nel quale si unirono
organizzazioni della società civile allo scopo di far sentire la propria
voce e proporre delle proprie strategie nei summit internazionali
dedicati alle politiche alimentari, in Italia è venuto alla luce il Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare, che agisce nell’ambito del più ampio Comitato Internazionale. Si tratta di una piattaforma che vede coinvolte oltre
organizzazioni, associazioni,
ONG, movimenti ecologisti e sindacati per facilitare il dialogo tra
la società civile e le istituzioni, nazionali e internazionali, nell’elaborazione di politiche e strategie volte a garantire la sicurezza
alimentare. Il Comitato sostiene con azioni di lobbying il principio
della sovranità alimentare quale presupposto per definire le politiche agroalimentari di ogni Paese, attraverso una regolamentazione del commercio agroalimentare che tuteli i produttori, i
lavoratori, i consumatori e i mercati locali”.
a.s.
Università
uni
latesisulgiornale
In questa pagina, dedicata ai laureati di Puglia e Basilicata, pubblichiamo le migliori tesi su temi di economia,
marketing e comunicazione che vengono discusse nelle Università di tutto il mondo allo scopo di far conoscere
all’imprenditoria le energie più vivaci dei giovani che affrontano il delicato periodo post-universitario. Studenti e
docenti che volessero segnalare tesi attinenti ai temi dell’economia, del marketing, della comunicazione, della
gestione e della strategia d’impresa possono inviare il materiale direttamente all’indirizzo [email protected].
Il materiale deve essere costituito da un articolo che vada da .
a .
battute (spazi bianchi compresi), una
fotografia in buona risoluzione (
dpi) e una breve scheda biografica (
battute).
02-08 luglio 2011
21
curriculum
G
iulio Iacobellis, di Bari,
anni, ha conseguito con
lode la laurea specialistica in
marketing all’Università degli
studi di Bari, con una tesi dal
titolo “EU Projects: strumenti per l’europrogettazione”.
Ha frequentato un master in
europrogettazione tra l’Università del Salento e la WSGE
di Varsavia. Attualmente è inserito nel dipartimento di Finanziamenti e Fondi Europei della Osel Consulting srl.
Progettazione – Come presentarsi all’Europa con criteri, documenti e procedure professionali
Sfruttare le risorse dell’Unione
con progetti a regola d’arte...
O
rmai per più di cinquanta anni l’UE è stata
determinante di stabilità politica ed economica. La creazione del mercato unico e
l’euro hanno conferito una spinta al processo di
sviluppo europeo.
L’Unione Europea si conferma potenza economica mondiale e maggiore erogatore di contributi verso i paesi più poveri, promuove la stabilità
degli equilibri tra nazioni, continenti e culture e si
proietta verso l’espansione tra i paesi democratici
nel continente. Inoltre la comunità è impegnata
a mantenere rapporti amichevoli con le nazioni
limitrofe e al suo interno accomuna le diverse caratteristiche degli Stati Membri, mediante l’impegno univoco nei confronti della pace, dello stato
di diritto e dei diritti umani.
In questo contesto le politiche di finanziamento europee propongono un approccio allo sviluppo che venga dai promotori di iniziative presentate a progetto, selezionando le più meritevoli di
realizzazione.
I programmi stabiliti dall’UE mirano ad ottenere
risultati macro, agendo in diversi ambiti mediante
finanziamenti. Si è fatta la distinzione tra fondi
diretti e fondi strutturali e capirne le diverse modalità di accesso è il primo passo di un europrogettista per avviare un progetto così finanziato.
È necessaria una certa impostazione per la
presentazione di progetti europei. Si parte da
conoscenze di contesto e si perviene a pratiche
operative con consapevolezza delle origini di tali
opportunità.
Come start-up della formazione della figura
professionale preposta a questo si parte dalla conoscenza delle vicende che hanno portato all’UE
e le istituzioni che ne compongono i vertici. Conoscere i trattati, soprattutto quello di Lisbona, è
consigliato per capire l’ottica e l’ambito di applicazione.
Entrando più nello specifico, e quindi una volta selezionati i fondi a cui fanno capo le azioni
alle quali si vuole partecipare, bisognerà leggere
i regolamenti comunitari che li regolano. Questo
significa che è invocata la lettura del regolamento generale
/
, quello relativo al FESR
/
, quello del FSE
/
e infine il regolamento di attuazione dei fondi: il
/
.
Avvicinandosi alla fase operativa ci si allontana
da quello che si può definire come “Strumento
Giuridico” e ci si pone a ridosso dei tool, che potremmo dire ingegneristici.
Gli strumenti di Project Management sono indispensabili per un’organizzazione efficiente e
professionale del lavoro. L’esperienza come libero professionista è una spinta razionalizzante
non indifferente, ma dato il carico di lavoro consistente in fase di presentazione alla valutazione
di un progetto è adeguato affidarsi a pratiche
consolidate di organizzazione e gestione del team, di predisposizione degli obiettivi di lavoro e
di schedulazione.
Strumenti di PM quali Gantt, Wbs e Pert e molti
altri, sono richiesti anche in termini formali, che
si operi nella finanza agevolata per lo starting-up
aziendale sia e a maggior probabilità che si operi
in programmi, ad esempio, di cooperazione internazionale, apprendimento permanente ed altri.
Gli applicativi informatici sono indispensabili
per presentare un prodotto professionale. Software come Excel e MSP sono fondamentali e
Dati su corso di Laurea
Laurea triennale in marketing e comunicazione
Laurea specialistica classe S in marketing
Facoltà di Economia
Università degli studi di Bari – Aldo Moro
Master
Borsa di studio Ritorno al Futuro – FSE obiettivo - asse IV
capitale umano
Titolo master: EU Projects – master in europrogettazione
WSGE – www.wsge.edu.pl
Tel. + ( )
- Fax: + fax ( )
UNISALENTO
www.unisalento.it – Tel. +
- Fax: +
Relatore tesi: Agostino Marengo (Facoltà di Economia – Università degli studi di Bari – Aldo Moro)
E-mail
[email protected]
Recapito telefonico
+39 0805049211
a.a. 2010-2011
Insegnamenti
• Abilità informatiche
• Information & comunication technology
permettono di disporre la parte contabile e quella
organizzativa richiesta nella modulistica, soprattutto nel plico cartaceo.
A questo punto si può affermare di aver formato la figura denominata europrogettista con caratteristiche determinati, varie provenienze come
ancora più svariati punti di arrivo.
È una figura generalmente definita per essere
preposta alla realizzazione dei processi, alla consulenza e alla predisposizione della modulistica.
Ogni componente di un team di lavoro nell’ambito può definirsi tale.
Cercare una definizione precisa su manuali e
on-line non da i risultati sperati e mi è sembrato
doveroso dare un volto e una posizione nell’universo a questo incarico definendone le mansioni,
la forma mentis e il cursus studiorum seguito.
Quelli che ho individuato come strumenti sono utilizzati dall’europrogettista, all’interno di un
“Project Cycle Management” dei progetti europei.
Si parte dalla “Idea generation and partership
development”, per l’analisi delle condizioni correnti, dei problemi, bisogni e opportunità e che
conferisce un concetto generale di progetto contestualizzato nel framework di appartenenza e
nella strategia del programma europeo al quale
si partecipa.
All’idea deve essere conferita rilevanza, che è
testata mediante la ricerca di progetti pilota lanciati in precedenza e dai quali possono essere tratte good practices da applicare. A questo punto è
possibile avere un primo contatto col programma
e passare alla fase di sviluppo del progetto e all’
application.
Formato il partenariato si procede alla determinazione degli obiettivi specifici, si individua il
contesto di applicazione e i risultati attesi. Poi si
definiscono le risorse e si accordano alle attività
con relativo scheduling.
Successivamente si prepara il budget e si indica
il Lead Partner di progetto che sarà la figura di riferimento che avrà diretti contatti con le istituzioni degli Stati Membri che partecipano al programma, quali la Commissione e MSC (Monitoring and
steering Committee) e altre quali le Managing,
Certifying e Audit Authorities, oltre che le JTS
(Joint Techincal Secretariat), gli Intermediate Bodies e i GoA (group of auditors). In questa fase è
anche presentata l’application.
Nel frattempo vengono firmati gli atti di impegno tra i partner nella fase di Contracting and
start up e così formalizzati i task assegnati e le risorse. In questo modo può iniziare l’Implementation, ossia la fase esecutiva delle attività.
L’ultima fase è quella di Closure, nella quale sono preparati i report e sottoposti all’analisi da parte del programma, previa ricezione del pagamento finale. È necessario stabilire una exit strategy
che assicuri rapida chiusura e permetta il Followup, il riuso delle pratiche acquisite nel progetto e
la pubblicizzazione dei risultati.
Intervistando chi da anni opera in questo modo ed in più si inquadra professionalmente con
la dicitura europrogettista sono emerse ulteriori
questioni.
I progetti spaziano in molti settori e la preparazione base rimane quella definita negli strumenti
sopracitati, ma di caso in caso necessitano specialisti in grado di affrontare i temi propri delle azioni. Solitamente si cerca di divenire specialisti di
determinate tipologie di progetti in modo da assumere informazioni riutilizzabili e rielaborabili in
modo migliorativo anno dopo anno senza upgrade dispendiosi in termini di impegno e tempo.
Individuando alcune problematiche ne è emersa una fra tutte quale la consegna dei plichi cartacei, necessaria in quasi tutti gli accessi alle call
for proposal.
Innanzitutto consiste in un costo sia in termini
monetari che di tempo ed inoltre è spesso motivo di esclusione. La preparazione del cartaceo in
questo secolo dovrebbe essere eliminata. È possibile digitalizzare ogni documento e ottenerlo più
rapidamente e di migliore qualità in formato elettronico. Per non parlare dell’impatto ambientale
che questo spreco di carta comporta. Fortunatamente la tendenza è proprio questa grazie all’uso
della PEC e delle piattaforme on-line.
Questi strumenti sono necessari alla formazione di una figura professionale capace di affrontare la progettazione europea in tutti i possibili
aspetti. Alcuni sono conoscenze base e altri veri e
propri tool concreti come ad esempio gli applicativi e le tecniche operative. Avere nozioni nell’utilizzo di ognuno di questi quanto meno permette
un coordinamento ottimale. Affrontare la multidisciplinarità richiesta, d’altra parte è compito di
più individui, ma in tal modo si spinge l’operare
“parlando nella stessa lingua”, volendo utilizzare
un concetto tipico del team-working.
GIULIO IACOBELLIS
22
02-08 luglio 2011
Fiscalmente
Utile risoluzione dell’Agenzia delle Entrate
Per IVA, IRES e IRAP
vale la “continuità”
I
n caso di grandi imprese in crisi e
ammesse all’amministrazione straordinaria, a differenza di quanto previsto per l’IVA, ai fini IRES e IRAP vale
il principio della continuità del periodo
d’imposta.
L’apertura
dell’amministrazione
straordinaria non interrompe, infatti, il
periodo d’imposta delle società incluse nel consolidato fiscale né è causa
di esclusione, ai sensi dell’articolo
del Tuir.
Lo ha chiarito l’A.E. con recentissima
risoluzione.
Come noto, ai sensi dell’articolo ,
comma , del D.L. n.
/
, “L’impresa che si trovi nelle condizioni di cui
all’articolo può richiedere (…) l’ammissione alla procedura di amministrazione
straordinaria, tramite la ristrutturazione
economica e finanziaria di cui all’articolo
, comma , lettera b), del decreto legislativo n.
, ovvero tramite la cessione
dei complessi aziendali di cui al comma
, lettera a), del medesimo articolo .”.
A sua volta, l’articolo , comma ,
lettera b), del D.Lgs. n.
/
, dispone che il recupero dell’equilibrio economico dell’impresa dichiarata insolvente
deve potersi realizzare “tramite la ristrutturazione economica e finanziaria
dell’impresa, sulla base di un programma di risanamento di durata non superiore a due anni («programma di ristrutturazione»).”.
prescritto, in via telematica”.
Qualora la liquidazione si prolunghi
oltre il periodo d’imposta in corso alla
data in cui ha effetto la deliberazione di
messa in liquidazione, “sono presentate, nei termini stabiliti dall’articolo , la
dichiarazione relativa alla residua frazione del detto periodo e quelle relative ad
ogni successivo periodo d’imposta.”. Tali
dichiarazioni sono presentate “esclusivamente ai fini dell’imposta regionale
sulle attività produttive e soltanto se vi
è stato esercizio provvisorio.”. Il senso
della norma richiamata, quindi, è quello di “distinguere il caso in cui sia stata
disposta la continuazione provvisoria
dell’attività dal caso in cui tale continuazione sia stata negata o cessata. Solo in
quest’ultima ipotesi, l’impresa in amministrazione straordinaria non deve presentare la dichiarazione dei redditi per i
periodi intermedi alla cessazione dell’attività imprenditoriale e alla chiusura della procedura, essendo iniziata la fase che
persegue esclusivamente finalità liquidatorie, ossia l’accertamento del passivo,
la liquidazione dell’attivo e la ripartizione tra i creditori.”.
Questo orientamento interpretativo
ribadisce, peraltro, quanto già chiarito
dall’A.E. con la ris. n. /E/
, in cui si
afferma che “nel caso in cui la procedura
di amministrazione straordinaria (…) si
chiuda con un concordato, si conferma
quanto già precisato con le risoluzio-
Sul punto, la risoluzione n. /E/
aveva già chiarito che la procedura di
amministrazione straordinaria delle
grandi imprese in crisi “persegue finalità tra loro alternative: il risanamento
della società (con continuazione dell’esercizio d’impresa) o, qualora questo
si riveli impossibile o economicamente
non conveniente, la liquidazione della
medesima; in quest’ultima ipotesi si
applicano le norme dettate dalla legge
fallimentare per la liquidazione coatta
amministrativa.”.
Ed, inoltre, si stabiliva che le imprese
ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria in fase di liquidazione determinano il reddito d’impresa ai
sensi dell’articolo
del T.u.i.r., di cui
al Dpr n.
/
, ed assolvono i corrispondenti obblighi dichiarativi ai sensi
dell’articolo del Dpr n.
/
.
Infatti, l’articolo dispone che, in caso di liquidazione di soggetti IRES, il liquidatore o, in mancanza, il rappresentante legale, presenta in via telematica
“la dichiarazione relativa al periodo compreso tra l’inizio del periodo d’imposta e
la data in cui ha effetto la deliberazione
di messa in liquidazione entro l’ultimo
giorno del nono mese successivo a tale
data”. Presenta, inoltre, “la dichiarazione relativa al risultato finale delle operazioni di liquidazione entro nove mesi
successivi alla chiusura della liquidazione
stessa o al deposito del bilancio finale, se
ni nn. /
del
e /
del
,
secondo cui in caso di imprese assoggettate alla procedura di amministrazione
straordinaria non autorizzate alla continuazione dell’esercizio dell’attività imprenditoriale, il reddito d’impresa deve
essere determinato, ai sensi degli artt.
del Tuir [attuale articolo
, n.d.a.]
e del D.P.R. n.
/
[attuale articolo del D.P.R. n.
/
, n.d.a.],
relativamente al periodo compreso tra
la data di cessazione dell’autorizzazione
alla continuazione dell’esercizio d’impresa e la data di chiusura della procedura di
amministrazione straordinaria.”.
In conclusione, la presentazione della dichiarazione dei redditi è dovuta per
i periodi in cui l’amministrazione straordinaria ha come obiettivo il risanamento della società “con la continuazione
dell’esercizio d’impresa”. In presenza
di una richiesta ex articolo , comma
, del D.L. n.
/
, di ammissione
alla procedura di amministrazione stra-
l Fondo Patrimoniale non può
essere oggetto di ipoteca da
parte dell’Agente della Riscossione per crediti erariali estranei ai “bisogni della famiglia”.
Tale preclusione opera anche
se l’iscrizione ha il solo fine di
garantire la possibile e futura
sottrazione dei beni protetti.
Ciò in quanto, l’ipoteca costituisce pur sempre una limitazione
alla disponibilità dei beni del
fondo patrimoniale, entità distinta, che non può soggiacere
ai vincoli restrittivi dell’ipoteca.
A questa, condivisibile, conclusione sono giunti i giudici
della Commissione Tributaria
Provinciale di Lecce in una recentissima ed interessante
sentenza in tema di atti “preesecutivi” e patrimonio del
contribuente.
Il fatto
Con tempestivo ricorso un
contribuente salentino si opponeva, dinanzi la Commissione
Tributaria Provinciale di Lecce,
all’ipoteca iscritta per alcune
centinaia di migliaia di Euro da
Equitalia s.p.a, ai sensi dell’art.
D.P.R.
/ . L’iscrizione,
secondo quanto sostenuto dal
Concessionario, conseguiva al
EMILIA CIMINIELLO
CHIARA DAMMACCO
a cura di Giuseppe Ciminiello
FiscoinAula
I
ordinaria “tramite la ristrutturazione
economica e finanziaria di cui all’articolo , comma , lettera b), del D.Lgs. n.
/
”, non si fa luogo, nel corso
dell’ordinaria attività antecedente l’apertura della liquidazione, all’applicazione dell’articolo -bis del D.P.R. n.
del
. Per l’effetto, il commissario straordinario assolverà tutti gli adempimenti fiscali secondo le modalità
ordinarie.
In altre parole, nell’ambito della procedura disciplinata dal D.L. n.
/
,
il perseguimento della predetta “ristrutturazione economica e finanziaria”
con prosecuzione dell’ordinaria attività d’impresa, impone la continuità del
periodo d’imposta e, dunque, l’assolvimento degli obblighi dichiarativi ai fini
IRES, IRAP e IVA in modalità ordinaria
fino all’apertura della fase liquidatoria.
Se il fisco aggredisce il fondo di famiglia
mancato pagamento di alcune
cartelle esattoriali per imposte,
sanzioni ed altri contributi. Nelle proprie difese il contribuente eccepiva l’illegittimità della
iscrizione ipotecaria per essere
stati attinti beni destinati “al
fondo patrimoniale” della famiglia e costituito ben dieci anni
prima dell’iscrizione. Eccepiva, tra le altre, anche la nullità
dell’atto per inesistenza della
notifica delle cartelle di pagamento a fondamento dell’azione esecutiva.
La posizione
dell’Esattore
Dal proprio punto di vista,
invece, Equitalia S.p.A. riteneva corretto il proprio operato,
ricordando che il Ministero
dell’Economia e delle Finanze
con risoluzione n. /
del
/ /
, aveva stabilito che
l’art.
c.c. – che prevede il
diniego di esecuzione sui beni
del fondo patrimoniale – non
è applicabile nei confronti dei
crediti fatti valere dall’Amministrazione Finanziaria.
La decisione della
Commissione Tributaria
Provinciale
Il Collegio, prima di affrontare la specifica problematica
afferente il ricorso, ha ritenuto doveroso illustrare l’istituto
del “fondo patrimoniale” di cui
all’art.
e segg. c.c.
Il suddetto istituto, spiegano
i Giudici, rappresenta un sistema per garantire un substrato patrimoniale alla famiglia,
anche se non costituisce un
regime patrimoniale della stessa ma soltanto un vincolo su
determinati beni. A norma del
codice civile detto fondo si può
catalogare come un complesso
di beni determinati, assoggettati ad una disciplina particolare di amministrazione e a limiti
per la alienabilità e la espropriabilità da parte di creditori.
Premesso quanto sopra il
Collegio, focalizzando le proprie attenzioni sui riflessi in
ambito tributario dell’Istituto, ha concluso rigettando
le richieste di Equitalia s.p.a.
Quest’ultima, infatti, si era li-
mitata a ribadire che l’iscrizione di ipoteca ai sensi dell’art.
D.P.R.
/ sui beni facenti parte del fondo patrimoniale “costituisce una azione
tipicamente cautelare e non in
funzione dell’espropriazione
forzata vera e propria”.
Secondo i giudici, invece, pur
a voler assegnare una valenza
cautelare all’ipoteca, il collegamento al successivo atto espropriativo è insito nella medesima
natura cautelare dell’atto ipotecario. Essendo, quest’ultimo,
teso a conservare appunto cautelarmente il bene, in vista ed a
rafforzamento della successiva
esecuzione forzata. In sintesi,
dunque, la ipoteca è prevista,
in luogo del pignoramento immediato, come strumento di
acquisizione del bene, svolgendo la funzione preventiva di
conservarlo al potere di aggressione del creditore”. Posizione,
peraltro, avvallata dallo stesso
giudice di legittimità che ha più
volte precisato come l’ipoteca
abbia natura di “atto funzionale all’espropriazione forzata e,
quindi, mezzo di realizzazione
del credito”.
Tuttavia, pur rilevata la pacifica ed assoluta strumentalità e
correlazione dell’ipoteca esattoriale immobiliare alla relativa
esecuzione forzata, ci si deve
chiedere se sia iscrivibile l’ipoteca in esame quando è vietata per disposizione legislativa
l’espropriazione immobiliare.
Data la strumentalità in parola,
il Collegio ha ritenuto che “non
è consentito promuovere una
ipoteca immobiliare se non è
poi possibile procedere alla
relativa espropriazione forzata, cui appunto è funzionale la
medesima iscrizione ipotecaria”. Ciò in quanto, nell’ipotesi
in cui è vietata l’esecuzione
immobiliare l’ipoteca diventerebbe fine a se stessa e perciò
non funzionale alla successiva
espropriazione dell’immobile
ipotecato. Argomentando diversamente, infatti, si giungerebbe ad un evidente contrasto
con il rilevato assetto normativo, che relega l’ipoteca ad una
funzione strumentale ed as-
segna preminenza comunque
all’esecuzione forzata.
La conclusione
Il Collegio salentino ha sottolineato, in conclusione, che
la costituzione del fondo patrimoniale per atto pubblico, la
sua trascrizione e la sua annotazione rendono opponibile a
terzi il fondo medesimo, per cui
l’iscrizione ipotecaria – prodromica all’azione esecutiva – se
pure abbia natura e finalità cautelare tale da non provocare
effetto spoliativo del patrimonio del debitore, comporta pur
sempre limitazioni alla disponibilità dei beni del fondo patrimoniale, entità patrimoniale e
distinta, che non può soggiacere ai vincoli restrittivi dell’impugnata iscrizione ipotecaria.
Poiché nel caso di specie il
fondo patrimoniale era stato
costituito dal contribuente e
dal proprio coniuge fin dal
,
peraltro con bene immobile
di proprietà del coniuge e non
anche del ricorrente, i giudici
non hanno avuto alcun dubbio
nell’accogliere il ricorso proposto dal contribuente, stante la
palese illegittimità dell’iscrizione ipotecaria impugnata.
LE SCADENZE FISCALI
MERCOLEDÌ
LUGLIO
Termine per il versamento, senza maggiorazioni, del primo acconto della cedolare secca,
% dell’ % dell’imposta dovuta, se pari o superiore a €
, . I codici tributo, da indicare nella sezione “erario” del mod. F , sono:
(primo acconto),
(secondo accon-
to),
(saldo).
Termine per il pagamento delle imposte IRPEF
e IRAP, saldo
e acconto
, da parte delle
persone fisiche, senza alcuna maggiorazione.
Termine per il pagamento delle imposte IRES e IRAP, saldo e acconto
, da parte delle società di persone e di capitale interessate
dagli studi di settore, senza alcuna maggiorazione.
Termine per il pagamento del diritto annuale
alla Camera Commercio da parte delle società di
persone e di capitale soggette agli studi di settore e da parte di tutte le imprese individuali senza
alcuna maggiorazione.
VENERDÌ
AGOSTO
Termine per il pagamento delle imposte, saldo
e acconto
, da parte delle persone
fisiche, delle società di persone e delle società
di capitale, non versate entro la precedente scadenza del luglio, con la maggiorazione dello
, % a titolo di interessi.
Chi va&Chi viene
Partenze da BARI
Destinazione Compagnia Part. Arr.
Barcellona
Spanair
Airberlin
Berlino TXL
Airberlin
Airberlin
Ryanair
Alitalia
Alitalia
Alitalia
Alitalia
Alitalia
Bologna
Alitalia
Alitalia
Ryanair
Ryanair
Ryanair
Ryanair
Ryanair
Ryanair
Ryanair
Brussels
Ryanair
Charleroi
Ryanair
Ryanair
W!ZZ
Bucarest
Carpatair
W!ZZ
Budapest
W!ZZ
W!ZZ
Ryanair
Cagliari
Ryanair
Catania
blu express
germanwings
germanwings
Colonia
germanwings
germanwings
Airberlin
Airberlin
Dusseldorf
Airberlin
Dusseldorf Weeze Ryanair
Francoforte Hahn Ryanair
Ryanair
Ryanair
Genova
Ryanair
Hannover germanwings
Ryanair
Karlsruhe
Ryanair
Ryanair
Kos
Ryanair
Londra Gatwick British airways
Ryanair
Londra Stansted Ryanair
Ryanair
Luxair
Luxair
Lussemburgo
Luxair
Luxair
Madrid
Ryanair
Ryanair
Malta
Ryanair
Alitalia
Alitalia
Alitalia
Alitalia
Alitalia
Alitalia
Alitalia
Milano Lin
Alitalia
Alitalia
Alitalia
Alitalia
Alitalia
AirOne
Alitalia
Easyjet
Easyjet
Easyjet
Easyjet
Easyjet
Air One
Air One
Easyjet
Air One
Easyjet
Lufthansa
Milano MXP
Lufthansa
Lufthansa
Air One
Air One
Air One
Easyjet
Easyjet
Easyjet
Easyjet
Easyjet
Ryanair
Ryanair
Ryanair
Milano Orio
Ryanair
al Serio
Ryanair
Ryanair
Ryanair
Lufthansa
Airberlin
Monaco
Airberlin
Airberlin
air italy
Olbia
air italy
air italy
Ryanair
Parigi Beauvais
Ryanair
Ryanair
Pisa
Ryanair
Ryanair
Praga
W!ZZ
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note: ) Il volo effettua uno stop a Dubrovnik.
Destinazione Compagnia Part. Arr.
Arrivi a BRINDISI
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02-08 luglio 2011
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