n. 60 Anno 2015 - Associazione Salernitana di Filatelia e di

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n. 60 Anno 2015 - Associazione Salernitana di Filatelia e di
MARZO/APRILE 2015
C
ari amici e gentili soci,
siamo giunti col n°60 del nostro notiziario ad un traguardo molto importante, visto che il nostro sodalizio
è ormai una piccola realtà locale. Ricordiamo che esso venne fondato nel 1999, appena 16 anni fa.
Allegato al presente troverete il bollino che si riferisce al pagamento della quota sociale 2015.
LA REDAZIONE
SOMMARIO
1914: CARTOLINA CONTRO LA GUERRA
di Aldo Baldi
pag. 2
LA MASSAIA RURALE
di Giuseppe Preziosi pag. 3
SERVIZIO POSTALE SUI TRAM
di Aldo Baldi pag. 5
IL SOLDATO 2709
di Sergio Mendikovic pag. 5
ANCORA SUI FALSI DEI FOGLIETTI OLIMPIADI
DI TORINO 2006
Pag. 9
RASSEGNA MARCOFILA SALERNITANA
20105
pag. 9
1
di Giuseppe Preziosi
1914: CARTOLINA CONTRO LA GUERRA
o trovato, rimescolando le mie “carte filateliche”, una cartolina del l Dicembre 1914 dedicata al
Natale: ve la invio.
Avanti
vi
sono
pensieri cristiani e dietro
quattro poesie in italiano,
inglese, tedesco e francese che
riporto tradotte.
H
ITALIANI,
rispetto
a
Manzoni
“Tutti fatti a sembianza d’un
Solo,
Figli tutti di un solo riscatto…
Siam fratelli, siam stretti ad un
patto!
Maledetto colui che l’infrange,
che s’innalza sul fiacco che
piange, che contrista uno spiro
immortal!
TEDESCHI, ascoltate Schiller:
Quando, milioni di uomini, sarete avvolti da
questo bacio di tutto il mondo.
Tutti diventerete fratelli.
INGLESI, è Byron che parla:
E’ finito il tempo quando la spada soggiogava:
al suo posto il cuore, la mente e la voce
dell’umanità.
Si eleveranno in comunione, e nessuno
resisterà a questa fiera unione!
FRANCESI, ecco Beranger, il poeta
popolare:
Io ho visto la pace discendere sulla terra.
Diffondendo oro, fiori e spighe: l’aria era
calma ed essa soffocava i fulmini assopiti della
guerra maledetta.
Ah, diceva, voi uguali per coraggio popoli
Francesi, Inglesi, Belgi, Russi, e Tedeschi.
Formate una Santa Alleanza e datevi la mano!
Ciò che mi ha colpito è il coraggio di chi
ha stampato questa cartolina a guerra già
iniziata per gli altri popoli, mentre in
Italia soffiavano i venti bellicosi
dell’interventismo. La cartolina era diretta
a Dresda, in Germania, paese in guerra e
non so come e se sia stata inoltrata
essendo
chiaramente
antibellica.
Leggetela e onorate chi ha avuto il
coraggio di scrivere contro la guerra in
pieno conflitto.
ALDO BALDI
2
LA MASSAIA RURALE
di meno di un anno e mezzo fa la polemica scoppiata tra il Presidente della Camera e Giuliano
Ferrara, direttore de “Il Foglio”. Quest’ultimo, infatti, ritenne che la Boldrini avesse affermato con
troppa leggerezza “Mamma mai più con spot e biscotti e mai più donne accudenti”,
cancellando così quella che era stata per secoli una figura fondamentale della civiltà
italica, la mater familiae, la casalinga o massaia che dir si voglia. Ferrara richiamava alla
memoria dei suoi lettori tutti i meriti di chi, stando in casa, aveva svolto una funzione
sociale insostituibile nella cura del benessere della famiglia e nell’educazione dei figli,
sostenendo che, anzi, tale figura, pur se in chiave moderna, andava rivalutata,
specialmente in un momento di crisi economica, quando una corretta gestione
dell’economia domestica poteva rivelarsi premiante rispetto ad un aleatorio e insufficiente guadagno
esterno e a fronte di
spese per la produzione
del
reddito
sempre
crescenti.
Il fortuito ritrovamento
di una marca erinnofila
ha richiamato alla mente
l’episodio, considerata la
funzione a cui la stessa
era
destinata:
essere
applicata sulla tessera di
“massaia rurale” per
l’anno 1942.
I filatelici, e ancor più i
numismatici, sanno che
la diarchia re – duce, in
essere
durante
il
fascismo, col prevalere
della figura istituzionale
del primo rispetto al
secondo,
negò
a
Mussolini, anche formalmente, l’occupazione degli spazi su monete e francobolli. Persino tra gli
erinnofili non sono stati
molti quelli su cui
appare il busto del duce,
mentre mai fu presente
su marche fiscali o
monete e rarissimamente
sui francobolli. Uno
degli
erinnofili
fu
certamente
questo,
stampato peraltro con
una tiratura consistente
(molto simile fu anche la
marca di convalida delle
tessere
dei
fasci
femminili)
dal
Poligrafico,
a
dimostrazione
della
stretta
simbiosi
tra
partito e organi dello
Stato.
È
3
Al di là della funzione, considerata da molti autori subalterna durante il ventennio, il fascismo si occupò
dell’universo femminile fin quasi dalla presa del potere. È del 1921, infatti, la creazione ad opera di Elsa
Mayer Rizzoli dei fasci femminili presso le sezioni del neonato partito nazionale fascista, con una
struttura gerarchica parallela ma subordinata a quella maschile. La visione fascista dell’universo
femminile era piuttosto semplice: la donna era “strutturalmente” diversa dall’uomo e quindi diversi
dovevano essere i “destini”. A lei era riservata la cura del focolare e della prole, possibilmente
numerosa, doveva “seguire” il marito nei suoi spostamenti lavorativi, doveva essere da lui protetta e
curata ma non doveva interferire con le sue decisioni che, anche se prese senza consultarla, dovevano
essere accettate senza contraddittorio. La donna non aveva una vita sessuale propria e doveva quindi
riversare le sue “emozioni” solo sul marito che, viceversa, poteva disporre della sua sessualità come
voleva.
Ovviamente doveva propagandare lo spirito della rivoluzione fascista e a lei erano riservate le opere
sociali soprattutto se finalizzate alla maternità e all’infanzia. Era tenuta a seguire i corsi di economia
domestica, di istruzione fisica, artistica e culturale. Poteva votare alle elezioni amministrative locali che
però non si tennero mai durante il ventennio, ed era tutelata se sceglieva di lavorare, con i congedi per
maternità, allattamento, ecc. Per evitare però che si potessero, in caso di crisi, verificare situazioni di
disoccupazione del capofamiglia e di contemporanea occupazione della moglie, con svilimento della
figura maschile, nel 1938 fu emanata una legge che fissava al 10% il limite di occupabilità femminile
rispetto a quella maschile. In sostanza il fascismo riteneva che la famiglia nascesse per decisione
dell’uomo e che uno stravolgimento di tale assioma avrebbe comportato una disoccupazione cumulativa
insostenibile, un crollo dei matrimoni e delle nascite, un disordine sessuale con la perdita da parte
dell’uomo della sicurezza in se stesso e, in sostanza, uno scompenso sociale.
Fu seguendo questa filosofia, e per meglio inquadrarne la figura, che le coadiuvanti dell’agricoltura, le
massaie rurali, che già facevano parte della confederazione nazionale sindacati fascisti dell’agricoltura,
passarono nel 1934 alle dirette dipendenze dei fasci femminili, costituendone una speciale sezione. Delle
“massaie rurali” potevano far parte le donne di campagna al compimento del 21° anno o, se sposate, a
qualunque età, che appartenessero a famiglie di proprietari coltivatori diretti, di affittuari, coloni,
mezzadri e operai agricoli. Esse erano inquadrate in “Sezioni massaie rurali” rette da una segretaria che
dipendeva da quella di sezione del fascio femminile. La segretaria doveva promuovere la propaganda
fascista nelle campagne, favorire l’allevamento igienico della prole specie se numerosa, propagandare la
sana vita dei campi per contrastare le tendenze all’urbanesimo, migliorare l’arredamento e l’igiene delle
case di campagna, promuovere l’istruzione professionale delle
massaie migliorando le loro conoscenze nella coltivazione degli orti,
nell’allevamento degli animali da cortile e
nell’artigianato casalingo, incrementare, a fini
autarchici, gli stessi allevamenti, la raccolta e il
collocamento dei prodotti dell’artigianato. Doveva
inoltre condurre la lotta contro gli sprechi, fornire
mangimi, materiali, sementi e attrezzi, facilitare la
distribuzione di eventuali provvidenze che fossero di
vantaggio alle stesse massaie. Le spese per tali attività dovevano
essere sostenute dalle entrate del tesseramento e dai contributi di enti
e di organizzazioni agricole. Le iscritte alla Sezione ricevevano una
speciale tessera, un distintivo metallico da portare sul bavero dei vestiti e un fazzoletto da indossare al
collo nelle adunate, sul costume locale. Nell’ultimo degli 8 anni di attività, le massaie rurali superarono
il mezzo milione, poco rispetto al numero reale delle stesse come pure ridotto era il numero delle iscritte
ai fasci femminili, poco più di tre milioni. Evidentemente il costo annuale della tessera, la resistenza
delle stesse interessate, la scarsa diffusione dell’iniziativa nelle aree più interne e meno alfabetizzate del
paese, costituirono una remora insormontabile.
(Nelle immagini: la marca per l’anno 1942, XX dell’era fascista, per la tessera di massaia rurale; la stessa applicata
ad un documento sostitutivo della tessera; una tessera del fascio femminile con due marche relative, una al 1942,
molto simile a quella per la tessera di massaia rurale, l’altra al 1943, in verde; il distintivo di massaia rurale; il
fazzoletto da indossare durante le cerimonie in costume. Fonte: Internet)
GIUSEPPE PREZIOSI
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SERVIZIO POSTALE SUI TRAM
i è capitato di acquistare una cartolina stile liberty del 1915 quando l’Italia era già in guerra ed
intitolata “Patriottismo” e che aveva il timbro “Tramvia Saluzzo”.
Mi è venuta vaghezza di fissare in poche righe la storia delle cassette delle lettere sui tram.
La più antica è consideratala
la linea tramviaria a vapore
Salsomaggiore – Fidenza,
munita di cassette postali, in
esercizio dal 1890 al 1937. Tra
i primi servizi rimessi in
funzione nel dopoguerra
furono quelli di Milano, nel
1953, attrezzando alcune
vetture della serie 1500 dette
“Carrello” che ancora oggi
alla
età
di
85
anni
scarrozzano in città. Anche
alcune vetture della serie
5300 furono munite di
cassette postali. Il servizio
risulta attivato a giugno 1953
e vi è una foto di una vettura in livrea arancione alla quale era stato aggiunto il verde che ne dimostra
l’esistenza fino a due anni fa. Sicuramente il servizio veniva svolto sulle linee 25 e 26, le due circolari con
capolinea alla stazione centrale, che toccavano anche porta Genova e Cadorna FNM. Il primo agosto fu
introdotta la seconda TLM italiana con la dicitura, nel datario, Milano Ferrovia Avviamento Celere e
l’aggiunta di una targhetta con una frase di incitamento “Arruolamento volontario specializzazione esercito:
un mestiere per la vita”.
In realtà pare che sia stata Napoli nel 1952 a rimettere le cassette con annulli manuali e una TLM dal 31
Maggio all’8 Luglio 1952, quindi un anno primo delle altre città Milano, Torino, Reggio Calabria,
Catania, Trento. Anche a Bari e Palermo ebbe luogo questo servizio, ma non sono noti timbri al riguardo.
Per Milano risulta che il servizio tra le stazioni sia proseguito fino al 1981.
La fine fu decretata dal fatto che l’Ufficio Postale era in Piazza IV Novembre e proprio nel 1981, per
permettere i lavori di costruzione della M3, la piazza fu chiusa e tra l’altro sarebbe stato chiuso l’Ufficio
Postale che si trovava nell’ala settentrionale della Galleria delle carrozze. Secondo altri autori le linee
interessate furono la 1 e la 25, mentre la 26 non risulta avesse questo servizio.
Indubbiamente questo argomento merita di essere approfondito e mi propongo di farlo.
ALDO BALDI
M
SOLDATO 2709
rruolato nell’esercito di Sua Maestà britannica, come staffetta portaordini durante la Grande
Guerra, “morto nell’adempimento del suo dovere”. Venne sepolto a Londra nei pressi di Hyde Park.
Sul fronte francese nella battaglia di Verdun il “Battaglione perduto” composto da 600 uomini
stava perendo sotto il fuoco amico dell’artiglieria franco-americana, essendo penetrato troppo in
profondità in territorio nemico. L’unica speranza di salvezza era in un contrordine. La staffetta Cher Ami
nonostante ferita più volte dal nemico, con l’arto inferiore tranciato ma ancora avente ancora attaccato al
tendine la capsula contenente il messaggio riuscì, grazie al suo eroismo, ad evitare una strage.
Il soldato 2709, decorato al pari di qualunque altro soldato di truppa per aver compiuto azioni valorose
per la salvezza dei suoi commilitoni, fu preso a simbolo dalla storica associazione Animals in War
Memorial. Cher Ami divenne la mascotte del Dipartimento di Stato, morì nel New Jersey a Fort
Monmouth il 13 giugno 1919 per le ferite subite in battaglia. Nel 1931, imbalsamato, fu esposto nella
Pigeon Racing Hall of Fame. Ricevette inoltre una medaglia d'oro dai corpi organizzati di American Racing
Fanciers Pigeon a riconoscimento del suo servizio nella prima guerra mondiale.
IL
A
5
Stiamo parlando dei piccioni viaggiatori, che vennero impiegati come staffette portaordini, e non solo,
durante il primo conflitto mondiale e utilizzati al massimo delle loro potenzialità di volo ammaestrato,
tanto che il loro impiego fu considerato primario.
La Grande Guerra fu l’ultimo conflitto in cui gli animali,
diedero un apporto fondamentale. Cavalli, buoi, cani, muli
e piccioni furono essenziali per il trasporto e le
comunicazioni. Lo storico triestino Lucio Fabi ha dedicato
un suo scritto edito da Mursia “Il bravo soldato mulo”,
affrontando un tema sconosciuto ai più e pressoché
inedito: la partecipazione nel conflitto mondiale degli
animali.
In ogni conflitto bellico si usarono, e si svilupparono, i
modernismi tecnologici. Ma durante il primo conflitto
mondiale tutti questi modernismi vennero supportati dalla
fatica degli animali, che subirono i drammatici destini
degli uomini. Il Fabi scriveva: «Per i soldati, abituati da
sempre a convivere nei campi o in montagna con gli animali,
cavalli, muli e buoi non erano soltanto mezzi di supporto ma
concretamente esseri viventi a cui ci si accompagnava in un
momento indubbiamente difficile e critico per la vita di tutti,
uomini e bestie».
I Piccioni viaggiatori sono messaggeri che
non perdono mai la strada di casa: il
Columbus livia è capace di volare per 1000
chilometri in un solo giorno e riesce sempre a ritrovare la
strada di casa, grazie alla propria “bussola interiore” e ad
uno specifico addestramento.
Tale capacità è nota all’uomo da circa 5000 anni. I volatili
erano utilizzati come messaggeri nei centri oracolari della
Sumeria, dell’antico Egitto e della Grecia. I centri oracolari
erano dei veri centri nevralgici della comunicazione,
dell’informazione, fungendo anche come stazioni
intermedie per i messaggi che andavano inoltrati su più
staffette alate. Una forte similitudine con le prime stazioni
telegrafiche, ma solo nel 1792 il francese Claude Chappe ideò
un sistema di trasmissione a segni detto telegrafo ottico o
“semaforo”.
I piccioni, grazie alle qualità istintive, furono legati alla
comunicazione giornalistica ed alla storia del giornalismo.
Si racconta che Julius Reuter, fondatore dell’agenzia
Reuters, usasse proprio i piccioni viaggiatori come
“messaggeri postali” tra le varie sedi periferiche. Fino agli
6
venti del secolo scorso i piccioni ricoprivano un ruolo fondamentale nel trasmettere le notizie in tempo
utile, prima della messa in funzione delle rotative.
A testimoniare il loro valore di soldati vi sono le parole del generale Fowler, capo del dipartimento
comunicazioni dell’esercito britannico: “Durante i periodi di tranquillità possiamo utilizzare messaggeri,
telegrafi, telefoni, segnalazioni con bandiere e i cani ma quando si accende la battaglia e la situazione si fa caotica
con mitragliatrici, artiglierie e i gas dobbiamo affidarci ai piccioni. Quando i soldati si perdono o rimangono
accerchiati dal nemico in località sconosciute possiamo contare soltanto su comunicazioni affidabili. Le otteniamo
solamente con i piccioni. Ci tengo a dire che essi, nel loro lavoro, non ci hanno mai tradito”.
Il Regio Esercito Italiano ne dimostrò la grande utilità, impiegandoli durante la guerra italo - turca in
Libia. Nella prima fase della Grande Guerra quasi tutti i paesi belligeranti si avvalsero dei modernismi di
comunicazione, utilizzando i piccioni viaggiatori inizialmente soltanto nelle piazzeforti, in caso di
assedio.
L’Esercito utilizzò massivamente tale mezzo di comunicazione solo dal 1917, a distanza dalle prime linee
e dai tiri a medio raggio dell’artiglieria. I piccoli messaggeri avevano un
raggio d’azione sino a 800 chilometri con una velocità di 70-80 km\h.
Venne utilizzata ed installata una fitta rete di colombaie avanzate sia fisse che
mobili. Tale rete assicurò alle truppe italiane un efficace mezzo di
collegamento tra la prima linea ed i comandi.
Le colombaie avanzate fisse usavano le strutture bucoliche reperite sul
territorio oggetto di operazione militare: fienili, capannoni, casali, stalle ed
ecc. oppure erano delle baracche smontabili appositamente costruite. Il
soldato a cui era affidato il servizio in colombaia all’atto di ricevere nuove
truppe aveva l’obbligo durante l’operazione, detta “sgabbiamento”, di
verificarne l’esatto numero e controllarne singolarmente lo stato fisico per
evitare l’introduzione di un soggetto portatore di malattie infettive. Nelle
colombaie si prediligevano i piccioni giovanissimi, che facilmente si adattavano all’addestramento.
Le colombaie mobili, la cui dislocazione avveniva a mezzo di autocarri, possibilmente leggeri, muniti
dello speciale dispositivo per il rimorchio, si suddividevano in:
• Autocolombaie: speciali carri automobili attrezzati aventi la capacità
dai 90 ai 100 piccioni;
• Colombaie rimorchio: carri a due ruote con gomme pneumatiche con
capacità dalle 100 alle 120 unità volanti.
Ovviamente le colombaie mobili presentavano il vantaggio di poter essere
utilizzate in qualsiasi località, richiedendo brevi tempi d’installazione. Queste
andavano dislocate in posizione scoperta, in una località tranquilla, soleggiata e
preferibilmente elevata, accessibile ai carriaggi e lontana da boscaglie, reti telegrafiche
e telefoniche.
Visto lo scopo primario, lo Stato Maggiore dell’esercito predispose, per
garantire una perfetta efficienza dei piccioni, delle misure veterinarie, come
per gli altri animali presenti nell’esercito, anche preventive, per limitare
l’insorgere di patologie che potessero compromettere l’integrità fisica di questi essenziali “ausiliari della
comunicazione”.
7
Vennero usati anche oltre le linee nemiche. Uno scarno velivolo, il Voisin1, decollato dal campo Marcon,
nella notte del 29 e 30 maggio
1918, trasportò, oltre le linee, due
bersaglieri vestiti da contadini, il
tenente Camillo De Carlo ed il
sodato semplice Bottecchia, nativi
delle zone interessati dal raid
aereo, e delle gabbie piene di
piccioni. Oltrepassato il Piave
atterrarono in prossimità di
Aviano. Gli infiltrati giunsero con l’aiuto dell’oscurità a Fregona (TV) e trovarono riparo in un casale.
Grazie all’aiuto della popolazione misero insieme le informazione sul dislocamento delle truppe
austroungariche. Durante la nottata a sequenza alternata spiccarono il volo i piccioni recando, in un
foglietto arrotolato e in grafia minuta, tutte le informazioni raccolte, di somma utilità per l'Ufficio
Informazioni di Abano (PD). Il 15 giugno, allorquando gli austriaci sferrarono la "grande offensiva", il
Regio esercito aveva già
cartografato le postazione
nemiche.
Il raid ebbe un tale successo
che ne furono eseguiti altri. Le
truppe alate vennero utilizzate
anche per rilevazioni aero
fotogrammetriche recando al
collo delle piccole macchine
fotografiche, specificamente
preparate
meccanicamente
2
per l’utilizzo .
Nelle zone operative il settore
divisionale poteva detenere
quattro colombaie mobili
mentre i comandi di armata
da due a quattro. Pene
severissime erano previste per
i civili che occultavano od
uccidevano un piccione viaggiatore. Di fatto tali atti erano parificati all’attentato contro un soldato in
divisa. Nel novembre 1918 il Fedmaresciallo Boroević3 diffidava gli abitanti del Veneto orientale
occupato a nascondere piccioni lasciati dagli italiani durante la ritirata e la mancata consegna
comportava un processo per alto tradimento.
Visti i notevoli successi ottenuti durante la Prima Guerra Mondiale e derivanti dal servizio informativo
alato, si decise che l’utilizzo dei picconi viaggiatori sarebbe continuato, come in effetti avvenne, anche
1
Gabriel Voisin (5 febbraio 1880 – 25 dicembre 1973) è stato un pioniere dell'aviazione francese, lavorò a partire dal 1903 presso Ernest
Archdeacon, uno dei pionieri e dei grandi mecenati dell'aeronautica di quei tempi, divenendo ben presto famoso nel campo dell'aviazione.
All'inizio della guerra presentò al ministero il primo aereo completamente metallico.
2
Nel 1898 il tedesco Julius Neubronner assemblò una serie di leggerissime macchine fotografiche tali da poter esser fissate sul petto dei
piccioni. Alla fine di vari tentativi mise a punto una macchina del peso di appena 70 gr, la quale fissava una immagine della zona sorvolata
su di un negativo quadrato di soli 4 cm. Di fatto Julius Neubronner costruì la prima “pigeon camera”. Il meccanismo di scatto si basava su
di un temporizzatore meccanico regolarizzato sulla singola capacità di volo del piccione. Nel 1912 dopo ulteriori migliorie apportate alla
“pigeon camera” fece si che tale invenzione venne acquisita dagli apparati militari.
3
Svetozar Borojević von Bojna, Umetić presso Kostajnica (Croazia) 13 dicembre 1856 – Klagenfurt (Austria) 23 maggio 1920.
Feldmaresciallo austro-ungarico di origine serba (in lingua serba Svetozar Borojević od Bojne), durante la guerra comandò dapprima la 3a
armata in Galizia e, dal maggio 1915, la 5a armata sul fronte dell'Isonzo. Riuscì a contenere l'assalto delle truppe italiane sul fronte del
Carso, nonostante la inferiorità numerica delle sue truppe, tenuto conto che gli austriaci combattevano anche sul fronte russo.
8
durante la Seconda Guerra Mondiale, giungendo poi agli inizi degli anni ’60 quando il servizio fu
dismesso.
(Le immagini sono state tratte da: http://corsoete65.xoom.it/conf_colombi.htm; http://it.wikipedia.org)
SERGIO MENDIKOVIC
ANCORA SUI FALSI DEI FOGLIETTI OLIMPIADI DI TORINO 2006
E ci risiamo! Dopo i valori da € 0,90, € 0,45, € 0, 65 e € 0,85 falsi dei foglietti delle Olimpiadi di Torino
2006, questa volta da Pescara mi sono giunti ben tre tagli della stessa serie, rigorosamente falsi. Si tratta
dell’€ 0,45, dell’€ 0,65 e dell’€ 1 e sembra che appartengano alla stessa produzione. Quasi certamente
facevano parte di un’unica affrancatura (e il disegno comune dell’interno della busta conferma tale
ipotesi), anche se mi sono
giunti su tre frammenti
diversi, bollata a Milano
Borromeo
in
data
illeggibile.
Come negli altri casi, i falsi
sono particolarmente insidiosi e bisogna essere sull’avviso per distinguerli al primo colpo d’occhio, SI
nota, come già scrissi, la dentellatura irregolare agli angoli o addirittura cieca. Tanti francobolli dal
diverso valore mi confermano nell’ipotesi che la produzione si sia orientata verso i foglietti piuttosto che i
fogli corrispondenti. Ormai il ritrovamento di tanti falsi, e per di più usati (e questi pure su frammento),
rendono plausibile sia una tiratura più consistente di quella ipotizzata in un primo momento sia il facile
smercio.
Infatti non m i sembra plausibile che tutti i falsi siano finiti nelle mie mani. Qualcun altro dei miei lettori
ne ha ritrovati? Usati dove?
GIUSEPPE PREZIOSI
RASSEGNA MARCOFILA SALERNITANA 20105
Numero: 47
Data: 10/02/2015
Località: Campagna
Filiale: Sala Consilina
70° Anniversario morte Giovanni
Palatucci il poliziotto di Dio
Numero: 125
Data: 18/04/2015
Località: Salerno
Filiale: Salerno 1
70a Edizione Mostra della Minerva
9
Numero: 265
Data: 10/05/2015
Località: Perito
Filiale: Salerno 1
V anniversario incoronazione
Madonna Assunta
PROGRAMMA DELLE EMISSIONI CARTE VALORI POSTALI – BIMESTRE MAGGIO-GIUGNO
Emissione
PostEurop, “I giocattoli antichi”
Giovanni Bosco, nel secondo centenario della nascita
del santo (emissione congiunta con il Vaticano)
Prima guerra mondiale, nel centenario della
partecipazione italiana
“Il patrimonio artistico e culturale italiano”: castello
della Colombaia di Trapani, castello Malatestiano di
Longiano (Forlì-Cesena), forte di Fenestrelle (Torino),
Museo archeologico nazionale della Sibaritide (Cassano
allo Ionio, Cosenza), teatro Petrarca di Arezzo, teatro
Stabile di Torino, tempio di santa Maria della
Consolazione a Todi (Perugia)
“Le eccellenze del sistema produttivo ed economico”:
ciliegia di Vignola Igp (Modena)
“Il senso civico”: dono del sangue
Istituto pia società figlie di san Paolo, nel centenario
della fondazione
“Il patrimonio artistico e culturale italiano”: Mostra
internazionale del nuovo cinema di Pesaro, nel
cinquantesimo anniversario della fondazione
“Lo sport”: squadra vincitrice del Campionato di calcio,
serie “A”
€
0,80 - 0,95
0,80
Data
9 maggio
19 maggio
4 esemplari da 0,80
24 maggio
7 esemplari da 0,80
27 maggio
0,80
6 giugno
0,80
0,80
12 giugno
15 giugno
0,80
22 giugno
0,80
giugno
Sul nostro sito: www.filatelicisalernitani.it si possono leggere
e/o scaricare i numeri precedenti de
“L’OCCHIO DI @RECHI“
QUOTA SOCIALE 2015
Sono in riscossione le quote associative per l’anno 2015. L’importo è rimasto invariato ed è pari ad €
35,00 che potrà essere pagato direttamente al Tesoriere oppure tramite ricarica postepay al n°4023
6006 6616 5149 intestata al presidente Aniello Veneri, con preghiera in questo caso di dare
comunicazione del pagamento, in quanto l’accredito risulta anonimo, tramite mail
[email protected] o telefonicamente al cell. 333.598.16.37
Si reiterano le agevolazioni, già proposte l’anno scorso, per l’iscrizione al nostro sodalizio:
• € 20,00 per i non residenti nella nostra provincia;
• € 25,00 per le associazioni;
• chi presenterà un nuovo socio non pagherà la propria quota.
Cont@tti Red@zione
Staff Redazione: Sergio Mendikovic - Aniello Veneri e Giuseppe Preziosi
Per suggerimenti, segnalazioni, correzioni, critiche, apprezzamenti, chiarimenti, offerte di collaborazione e
quant’altro, potete contattare:
[email protected] - [email protected]. - [email protected]
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