n. 60 Anno 2015 - Associazione Salernitana di Filatelia e di
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n. 60 Anno 2015 - Associazione Salernitana di Filatelia e di
MARZO/APRILE 2015 C ari amici e gentili soci, siamo giunti col n°60 del nostro notiziario ad un traguardo molto importante, visto che il nostro sodalizio è ormai una piccola realtà locale. Ricordiamo che esso venne fondato nel 1999, appena 16 anni fa. Allegato al presente troverete il bollino che si riferisce al pagamento della quota sociale 2015. LA REDAZIONE SOMMARIO 1914: CARTOLINA CONTRO LA GUERRA di Aldo Baldi pag. 2 LA MASSAIA RURALE di Giuseppe Preziosi pag. 3 SERVIZIO POSTALE SUI TRAM di Aldo Baldi pag. 5 IL SOLDATO 2709 di Sergio Mendikovic pag. 5 ANCORA SUI FALSI DEI FOGLIETTI OLIMPIADI DI TORINO 2006 Pag. 9 RASSEGNA MARCOFILA SALERNITANA 20105 pag. 9 1 di Giuseppe Preziosi 1914: CARTOLINA CONTRO LA GUERRA o trovato, rimescolando le mie “carte filateliche”, una cartolina del l Dicembre 1914 dedicata al Natale: ve la invio. Avanti vi sono pensieri cristiani e dietro quattro poesie in italiano, inglese, tedesco e francese che riporto tradotte. H ITALIANI, rispetto a Manzoni “Tutti fatti a sembianza d’un Solo, Figli tutti di un solo riscatto… Siam fratelli, siam stretti ad un patto! Maledetto colui che l’infrange, che s’innalza sul fiacco che piange, che contrista uno spiro immortal! TEDESCHI, ascoltate Schiller: Quando, milioni di uomini, sarete avvolti da questo bacio di tutto il mondo. Tutti diventerete fratelli. INGLESI, è Byron che parla: E’ finito il tempo quando la spada soggiogava: al suo posto il cuore, la mente e la voce dell’umanità. Si eleveranno in comunione, e nessuno resisterà a questa fiera unione! FRANCESI, ecco Beranger, il poeta popolare: Io ho visto la pace discendere sulla terra. Diffondendo oro, fiori e spighe: l’aria era calma ed essa soffocava i fulmini assopiti della guerra maledetta. Ah, diceva, voi uguali per coraggio popoli Francesi, Inglesi, Belgi, Russi, e Tedeschi. Formate una Santa Alleanza e datevi la mano! Ciò che mi ha colpito è il coraggio di chi ha stampato questa cartolina a guerra già iniziata per gli altri popoli, mentre in Italia soffiavano i venti bellicosi dell’interventismo. La cartolina era diretta a Dresda, in Germania, paese in guerra e non so come e se sia stata inoltrata essendo chiaramente antibellica. Leggetela e onorate chi ha avuto il coraggio di scrivere contro la guerra in pieno conflitto. ALDO BALDI 2 LA MASSAIA RURALE di meno di un anno e mezzo fa la polemica scoppiata tra il Presidente della Camera e Giuliano Ferrara, direttore de “Il Foglio”. Quest’ultimo, infatti, ritenne che la Boldrini avesse affermato con troppa leggerezza “Mamma mai più con spot e biscotti e mai più donne accudenti”, cancellando così quella che era stata per secoli una figura fondamentale della civiltà italica, la mater familiae, la casalinga o massaia che dir si voglia. Ferrara richiamava alla memoria dei suoi lettori tutti i meriti di chi, stando in casa, aveva svolto una funzione sociale insostituibile nella cura del benessere della famiglia e nell’educazione dei figli, sostenendo che, anzi, tale figura, pur se in chiave moderna, andava rivalutata, specialmente in un momento di crisi economica, quando una corretta gestione dell’economia domestica poteva rivelarsi premiante rispetto ad un aleatorio e insufficiente guadagno esterno e a fronte di spese per la produzione del reddito sempre crescenti. Il fortuito ritrovamento di una marca erinnofila ha richiamato alla mente l’episodio, considerata la funzione a cui la stessa era destinata: essere applicata sulla tessera di “massaia rurale” per l’anno 1942. I filatelici, e ancor più i numismatici, sanno che la diarchia re – duce, in essere durante il fascismo, col prevalere della figura istituzionale del primo rispetto al secondo, negò a Mussolini, anche formalmente, l’occupazione degli spazi su monete e francobolli. Persino tra gli erinnofili non sono stati molti quelli su cui appare il busto del duce, mentre mai fu presente su marche fiscali o monete e rarissimamente sui francobolli. Uno degli erinnofili fu certamente questo, stampato peraltro con una tiratura consistente (molto simile fu anche la marca di convalida delle tessere dei fasci femminili) dal Poligrafico, a dimostrazione della stretta simbiosi tra partito e organi dello Stato. È 3 Al di là della funzione, considerata da molti autori subalterna durante il ventennio, il fascismo si occupò dell’universo femminile fin quasi dalla presa del potere. È del 1921, infatti, la creazione ad opera di Elsa Mayer Rizzoli dei fasci femminili presso le sezioni del neonato partito nazionale fascista, con una struttura gerarchica parallela ma subordinata a quella maschile. La visione fascista dell’universo femminile era piuttosto semplice: la donna era “strutturalmente” diversa dall’uomo e quindi diversi dovevano essere i “destini”. A lei era riservata la cura del focolare e della prole, possibilmente numerosa, doveva “seguire” il marito nei suoi spostamenti lavorativi, doveva essere da lui protetta e curata ma non doveva interferire con le sue decisioni che, anche se prese senza consultarla, dovevano essere accettate senza contraddittorio. La donna non aveva una vita sessuale propria e doveva quindi riversare le sue “emozioni” solo sul marito che, viceversa, poteva disporre della sua sessualità come voleva. Ovviamente doveva propagandare lo spirito della rivoluzione fascista e a lei erano riservate le opere sociali soprattutto se finalizzate alla maternità e all’infanzia. Era tenuta a seguire i corsi di economia domestica, di istruzione fisica, artistica e culturale. Poteva votare alle elezioni amministrative locali che però non si tennero mai durante il ventennio, ed era tutelata se sceglieva di lavorare, con i congedi per maternità, allattamento, ecc. Per evitare però che si potessero, in caso di crisi, verificare situazioni di disoccupazione del capofamiglia e di contemporanea occupazione della moglie, con svilimento della figura maschile, nel 1938 fu emanata una legge che fissava al 10% il limite di occupabilità femminile rispetto a quella maschile. In sostanza il fascismo riteneva che la famiglia nascesse per decisione dell’uomo e che uno stravolgimento di tale assioma avrebbe comportato una disoccupazione cumulativa insostenibile, un crollo dei matrimoni e delle nascite, un disordine sessuale con la perdita da parte dell’uomo della sicurezza in se stesso e, in sostanza, uno scompenso sociale. Fu seguendo questa filosofia, e per meglio inquadrarne la figura, che le coadiuvanti dell’agricoltura, le massaie rurali, che già facevano parte della confederazione nazionale sindacati fascisti dell’agricoltura, passarono nel 1934 alle dirette dipendenze dei fasci femminili, costituendone una speciale sezione. Delle “massaie rurali” potevano far parte le donne di campagna al compimento del 21° anno o, se sposate, a qualunque età, che appartenessero a famiglie di proprietari coltivatori diretti, di affittuari, coloni, mezzadri e operai agricoli. Esse erano inquadrate in “Sezioni massaie rurali” rette da una segretaria che dipendeva da quella di sezione del fascio femminile. La segretaria doveva promuovere la propaganda fascista nelle campagne, favorire l’allevamento igienico della prole specie se numerosa, propagandare la sana vita dei campi per contrastare le tendenze all’urbanesimo, migliorare l’arredamento e l’igiene delle case di campagna, promuovere l’istruzione professionale delle massaie migliorando le loro conoscenze nella coltivazione degli orti, nell’allevamento degli animali da cortile e nell’artigianato casalingo, incrementare, a fini autarchici, gli stessi allevamenti, la raccolta e il collocamento dei prodotti dell’artigianato. Doveva inoltre condurre la lotta contro gli sprechi, fornire mangimi, materiali, sementi e attrezzi, facilitare la distribuzione di eventuali provvidenze che fossero di vantaggio alle stesse massaie. Le spese per tali attività dovevano essere sostenute dalle entrate del tesseramento e dai contributi di enti e di organizzazioni agricole. Le iscritte alla Sezione ricevevano una speciale tessera, un distintivo metallico da portare sul bavero dei vestiti e un fazzoletto da indossare al collo nelle adunate, sul costume locale. Nell’ultimo degli 8 anni di attività, le massaie rurali superarono il mezzo milione, poco rispetto al numero reale delle stesse come pure ridotto era il numero delle iscritte ai fasci femminili, poco più di tre milioni. Evidentemente il costo annuale della tessera, la resistenza delle stesse interessate, la scarsa diffusione dell’iniziativa nelle aree più interne e meno alfabetizzate del paese, costituirono una remora insormontabile. (Nelle immagini: la marca per l’anno 1942, XX dell’era fascista, per la tessera di massaia rurale; la stessa applicata ad un documento sostitutivo della tessera; una tessera del fascio femminile con due marche relative, una al 1942, molto simile a quella per la tessera di massaia rurale, l’altra al 1943, in verde; il distintivo di massaia rurale; il fazzoletto da indossare durante le cerimonie in costume. Fonte: Internet) GIUSEPPE PREZIOSI 4 SERVIZIO POSTALE SUI TRAM i è capitato di acquistare una cartolina stile liberty del 1915 quando l’Italia era già in guerra ed intitolata “Patriottismo” e che aveva il timbro “Tramvia Saluzzo”. Mi è venuta vaghezza di fissare in poche righe la storia delle cassette delle lettere sui tram. La più antica è consideratala la linea tramviaria a vapore Salsomaggiore – Fidenza, munita di cassette postali, in esercizio dal 1890 al 1937. Tra i primi servizi rimessi in funzione nel dopoguerra furono quelli di Milano, nel 1953, attrezzando alcune vetture della serie 1500 dette “Carrello” che ancora oggi alla età di 85 anni scarrozzano in città. Anche alcune vetture della serie 5300 furono munite di cassette postali. Il servizio risulta attivato a giugno 1953 e vi è una foto di una vettura in livrea arancione alla quale era stato aggiunto il verde che ne dimostra l’esistenza fino a due anni fa. Sicuramente il servizio veniva svolto sulle linee 25 e 26, le due circolari con capolinea alla stazione centrale, che toccavano anche porta Genova e Cadorna FNM. Il primo agosto fu introdotta la seconda TLM italiana con la dicitura, nel datario, Milano Ferrovia Avviamento Celere e l’aggiunta di una targhetta con una frase di incitamento “Arruolamento volontario specializzazione esercito: un mestiere per la vita”. In realtà pare che sia stata Napoli nel 1952 a rimettere le cassette con annulli manuali e una TLM dal 31 Maggio all’8 Luglio 1952, quindi un anno primo delle altre città Milano, Torino, Reggio Calabria, Catania, Trento. Anche a Bari e Palermo ebbe luogo questo servizio, ma non sono noti timbri al riguardo. Per Milano risulta che il servizio tra le stazioni sia proseguito fino al 1981. La fine fu decretata dal fatto che l’Ufficio Postale era in Piazza IV Novembre e proprio nel 1981, per permettere i lavori di costruzione della M3, la piazza fu chiusa e tra l’altro sarebbe stato chiuso l’Ufficio Postale che si trovava nell’ala settentrionale della Galleria delle carrozze. Secondo altri autori le linee interessate furono la 1 e la 25, mentre la 26 non risulta avesse questo servizio. Indubbiamente questo argomento merita di essere approfondito e mi propongo di farlo. ALDO BALDI M SOLDATO 2709 rruolato nell’esercito di Sua Maestà britannica, come staffetta portaordini durante la Grande Guerra, “morto nell’adempimento del suo dovere”. Venne sepolto a Londra nei pressi di Hyde Park. Sul fronte francese nella battaglia di Verdun il “Battaglione perduto” composto da 600 uomini stava perendo sotto il fuoco amico dell’artiglieria franco-americana, essendo penetrato troppo in profondità in territorio nemico. L’unica speranza di salvezza era in un contrordine. La staffetta Cher Ami nonostante ferita più volte dal nemico, con l’arto inferiore tranciato ma ancora avente ancora attaccato al tendine la capsula contenente il messaggio riuscì, grazie al suo eroismo, ad evitare una strage. Il soldato 2709, decorato al pari di qualunque altro soldato di truppa per aver compiuto azioni valorose per la salvezza dei suoi commilitoni, fu preso a simbolo dalla storica associazione Animals in War Memorial. Cher Ami divenne la mascotte del Dipartimento di Stato, morì nel New Jersey a Fort Monmouth il 13 giugno 1919 per le ferite subite in battaglia. Nel 1931, imbalsamato, fu esposto nella Pigeon Racing Hall of Fame. Ricevette inoltre una medaglia d'oro dai corpi organizzati di American Racing Fanciers Pigeon a riconoscimento del suo servizio nella prima guerra mondiale. IL A 5 Stiamo parlando dei piccioni viaggiatori, che vennero impiegati come staffette portaordini, e non solo, durante il primo conflitto mondiale e utilizzati al massimo delle loro potenzialità di volo ammaestrato, tanto che il loro impiego fu considerato primario. La Grande Guerra fu l’ultimo conflitto in cui gli animali, diedero un apporto fondamentale. Cavalli, buoi, cani, muli e piccioni furono essenziali per il trasporto e le comunicazioni. Lo storico triestino Lucio Fabi ha dedicato un suo scritto edito da Mursia “Il bravo soldato mulo”, affrontando un tema sconosciuto ai più e pressoché inedito: la partecipazione nel conflitto mondiale degli animali. In ogni conflitto bellico si usarono, e si svilupparono, i modernismi tecnologici. Ma durante il primo conflitto mondiale tutti questi modernismi vennero supportati dalla fatica degli animali, che subirono i drammatici destini degli uomini. Il Fabi scriveva: «Per i soldati, abituati da sempre a convivere nei campi o in montagna con gli animali, cavalli, muli e buoi non erano soltanto mezzi di supporto ma concretamente esseri viventi a cui ci si accompagnava in un momento indubbiamente difficile e critico per la vita di tutti, uomini e bestie». I Piccioni viaggiatori sono messaggeri che non perdono mai la strada di casa: il Columbus livia è capace di volare per 1000 chilometri in un solo giorno e riesce sempre a ritrovare la strada di casa, grazie alla propria “bussola interiore” e ad uno specifico addestramento. Tale capacità è nota all’uomo da circa 5000 anni. I volatili erano utilizzati come messaggeri nei centri oracolari della Sumeria, dell’antico Egitto e della Grecia. I centri oracolari erano dei veri centri nevralgici della comunicazione, dell’informazione, fungendo anche come stazioni intermedie per i messaggi che andavano inoltrati su più staffette alate. Una forte similitudine con le prime stazioni telegrafiche, ma solo nel 1792 il francese Claude Chappe ideò un sistema di trasmissione a segni detto telegrafo ottico o “semaforo”. I piccioni, grazie alle qualità istintive, furono legati alla comunicazione giornalistica ed alla storia del giornalismo. Si racconta che Julius Reuter, fondatore dell’agenzia Reuters, usasse proprio i piccioni viaggiatori come “messaggeri postali” tra le varie sedi periferiche. Fino agli 6 venti del secolo scorso i piccioni ricoprivano un ruolo fondamentale nel trasmettere le notizie in tempo utile, prima della messa in funzione delle rotative. A testimoniare il loro valore di soldati vi sono le parole del generale Fowler, capo del dipartimento comunicazioni dell’esercito britannico: “Durante i periodi di tranquillità possiamo utilizzare messaggeri, telegrafi, telefoni, segnalazioni con bandiere e i cani ma quando si accende la battaglia e la situazione si fa caotica con mitragliatrici, artiglierie e i gas dobbiamo affidarci ai piccioni. Quando i soldati si perdono o rimangono accerchiati dal nemico in località sconosciute possiamo contare soltanto su comunicazioni affidabili. Le otteniamo solamente con i piccioni. Ci tengo a dire che essi, nel loro lavoro, non ci hanno mai tradito”. Il Regio Esercito Italiano ne dimostrò la grande utilità, impiegandoli durante la guerra italo - turca in Libia. Nella prima fase della Grande Guerra quasi tutti i paesi belligeranti si avvalsero dei modernismi di comunicazione, utilizzando i piccioni viaggiatori inizialmente soltanto nelle piazzeforti, in caso di assedio. L’Esercito utilizzò massivamente tale mezzo di comunicazione solo dal 1917, a distanza dalle prime linee e dai tiri a medio raggio dell’artiglieria. I piccoli messaggeri avevano un raggio d’azione sino a 800 chilometri con una velocità di 70-80 km\h. Venne utilizzata ed installata una fitta rete di colombaie avanzate sia fisse che mobili. Tale rete assicurò alle truppe italiane un efficace mezzo di collegamento tra la prima linea ed i comandi. Le colombaie avanzate fisse usavano le strutture bucoliche reperite sul territorio oggetto di operazione militare: fienili, capannoni, casali, stalle ed ecc. oppure erano delle baracche smontabili appositamente costruite. Il soldato a cui era affidato il servizio in colombaia all’atto di ricevere nuove truppe aveva l’obbligo durante l’operazione, detta “sgabbiamento”, di verificarne l’esatto numero e controllarne singolarmente lo stato fisico per evitare l’introduzione di un soggetto portatore di malattie infettive. Nelle colombaie si prediligevano i piccioni giovanissimi, che facilmente si adattavano all’addestramento. Le colombaie mobili, la cui dislocazione avveniva a mezzo di autocarri, possibilmente leggeri, muniti dello speciale dispositivo per il rimorchio, si suddividevano in: • Autocolombaie: speciali carri automobili attrezzati aventi la capacità dai 90 ai 100 piccioni; • Colombaie rimorchio: carri a due ruote con gomme pneumatiche con capacità dalle 100 alle 120 unità volanti. Ovviamente le colombaie mobili presentavano il vantaggio di poter essere utilizzate in qualsiasi località, richiedendo brevi tempi d’installazione. Queste andavano dislocate in posizione scoperta, in una località tranquilla, soleggiata e preferibilmente elevata, accessibile ai carriaggi e lontana da boscaglie, reti telegrafiche e telefoniche. Visto lo scopo primario, lo Stato Maggiore dell’esercito predispose, per garantire una perfetta efficienza dei piccioni, delle misure veterinarie, come per gli altri animali presenti nell’esercito, anche preventive, per limitare l’insorgere di patologie che potessero compromettere l’integrità fisica di questi essenziali “ausiliari della comunicazione”. 7 Vennero usati anche oltre le linee nemiche. Uno scarno velivolo, il Voisin1, decollato dal campo Marcon, nella notte del 29 e 30 maggio 1918, trasportò, oltre le linee, due bersaglieri vestiti da contadini, il tenente Camillo De Carlo ed il sodato semplice Bottecchia, nativi delle zone interessati dal raid aereo, e delle gabbie piene di piccioni. Oltrepassato il Piave atterrarono in prossimità di Aviano. Gli infiltrati giunsero con l’aiuto dell’oscurità a Fregona (TV) e trovarono riparo in un casale. Grazie all’aiuto della popolazione misero insieme le informazione sul dislocamento delle truppe austroungariche. Durante la nottata a sequenza alternata spiccarono il volo i piccioni recando, in un foglietto arrotolato e in grafia minuta, tutte le informazioni raccolte, di somma utilità per l'Ufficio Informazioni di Abano (PD). Il 15 giugno, allorquando gli austriaci sferrarono la "grande offensiva", il Regio esercito aveva già cartografato le postazione nemiche. Il raid ebbe un tale successo che ne furono eseguiti altri. Le truppe alate vennero utilizzate anche per rilevazioni aero fotogrammetriche recando al collo delle piccole macchine fotografiche, specificamente preparate meccanicamente 2 per l’utilizzo . Nelle zone operative il settore divisionale poteva detenere quattro colombaie mobili mentre i comandi di armata da due a quattro. Pene severissime erano previste per i civili che occultavano od uccidevano un piccione viaggiatore. Di fatto tali atti erano parificati all’attentato contro un soldato in divisa. Nel novembre 1918 il Fedmaresciallo Boroević3 diffidava gli abitanti del Veneto orientale occupato a nascondere piccioni lasciati dagli italiani durante la ritirata e la mancata consegna comportava un processo per alto tradimento. Visti i notevoli successi ottenuti durante la Prima Guerra Mondiale e derivanti dal servizio informativo alato, si decise che l’utilizzo dei picconi viaggiatori sarebbe continuato, come in effetti avvenne, anche 1 Gabriel Voisin (5 febbraio 1880 – 25 dicembre 1973) è stato un pioniere dell'aviazione francese, lavorò a partire dal 1903 presso Ernest Archdeacon, uno dei pionieri e dei grandi mecenati dell'aeronautica di quei tempi, divenendo ben presto famoso nel campo dell'aviazione. All'inizio della guerra presentò al ministero il primo aereo completamente metallico. 2 Nel 1898 il tedesco Julius Neubronner assemblò una serie di leggerissime macchine fotografiche tali da poter esser fissate sul petto dei piccioni. Alla fine di vari tentativi mise a punto una macchina del peso di appena 70 gr, la quale fissava una immagine della zona sorvolata su di un negativo quadrato di soli 4 cm. Di fatto Julius Neubronner costruì la prima “pigeon camera”. Il meccanismo di scatto si basava su di un temporizzatore meccanico regolarizzato sulla singola capacità di volo del piccione. Nel 1912 dopo ulteriori migliorie apportate alla “pigeon camera” fece si che tale invenzione venne acquisita dagli apparati militari. 3 Svetozar Borojević von Bojna, Umetić presso Kostajnica (Croazia) 13 dicembre 1856 – Klagenfurt (Austria) 23 maggio 1920. Feldmaresciallo austro-ungarico di origine serba (in lingua serba Svetozar Borojević od Bojne), durante la guerra comandò dapprima la 3a armata in Galizia e, dal maggio 1915, la 5a armata sul fronte dell'Isonzo. Riuscì a contenere l'assalto delle truppe italiane sul fronte del Carso, nonostante la inferiorità numerica delle sue truppe, tenuto conto che gli austriaci combattevano anche sul fronte russo. 8 durante la Seconda Guerra Mondiale, giungendo poi agli inizi degli anni ’60 quando il servizio fu dismesso. (Le immagini sono state tratte da: http://corsoete65.xoom.it/conf_colombi.htm; http://it.wikipedia.org) SERGIO MENDIKOVIC ANCORA SUI FALSI DEI FOGLIETTI OLIMPIADI DI TORINO 2006 E ci risiamo! Dopo i valori da € 0,90, € 0,45, € 0, 65 e € 0,85 falsi dei foglietti delle Olimpiadi di Torino 2006, questa volta da Pescara mi sono giunti ben tre tagli della stessa serie, rigorosamente falsi. Si tratta dell’€ 0,45, dell’€ 0,65 e dell’€ 1 e sembra che appartengano alla stessa produzione. Quasi certamente facevano parte di un’unica affrancatura (e il disegno comune dell’interno della busta conferma tale ipotesi), anche se mi sono giunti su tre frammenti diversi, bollata a Milano Borromeo in data illeggibile. Come negli altri casi, i falsi sono particolarmente insidiosi e bisogna essere sull’avviso per distinguerli al primo colpo d’occhio, SI nota, come già scrissi, la dentellatura irregolare agli angoli o addirittura cieca. Tanti francobolli dal diverso valore mi confermano nell’ipotesi che la produzione si sia orientata verso i foglietti piuttosto che i fogli corrispondenti. Ormai il ritrovamento di tanti falsi, e per di più usati (e questi pure su frammento), rendono plausibile sia una tiratura più consistente di quella ipotizzata in un primo momento sia il facile smercio. Infatti non m i sembra plausibile che tutti i falsi siano finiti nelle mie mani. Qualcun altro dei miei lettori ne ha ritrovati? Usati dove? GIUSEPPE PREZIOSI RASSEGNA MARCOFILA SALERNITANA 20105 Numero: 47 Data: 10/02/2015 Località: Campagna Filiale: Sala Consilina 70° Anniversario morte Giovanni Palatucci il poliziotto di Dio Numero: 125 Data: 18/04/2015 Località: Salerno Filiale: Salerno 1 70a Edizione Mostra della Minerva 9 Numero: 265 Data: 10/05/2015 Località: Perito Filiale: Salerno 1 V anniversario incoronazione Madonna Assunta PROGRAMMA DELLE EMISSIONI CARTE VALORI POSTALI – BIMESTRE MAGGIO-GIUGNO Emissione PostEurop, “I giocattoli antichi” Giovanni Bosco, nel secondo centenario della nascita del santo (emissione congiunta con il Vaticano) Prima guerra mondiale, nel centenario della partecipazione italiana “Il patrimonio artistico e culturale italiano”: castello della Colombaia di Trapani, castello Malatestiano di Longiano (Forlì-Cesena), forte di Fenestrelle (Torino), Museo archeologico nazionale della Sibaritide (Cassano allo Ionio, Cosenza), teatro Petrarca di Arezzo, teatro Stabile di Torino, tempio di santa Maria della Consolazione a Todi (Perugia) “Le eccellenze del sistema produttivo ed economico”: ciliegia di Vignola Igp (Modena) “Il senso civico”: dono del sangue Istituto pia società figlie di san Paolo, nel centenario della fondazione “Il patrimonio artistico e culturale italiano”: Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro, nel cinquantesimo anniversario della fondazione “Lo sport”: squadra vincitrice del Campionato di calcio, serie “A” € 0,80 - 0,95 0,80 Data 9 maggio 19 maggio 4 esemplari da 0,80 24 maggio 7 esemplari da 0,80 27 maggio 0,80 6 giugno 0,80 0,80 12 giugno 15 giugno 0,80 22 giugno 0,80 giugno Sul nostro sito: www.filatelicisalernitani.it si possono leggere e/o scaricare i numeri precedenti de “L’OCCHIO DI @RECHI“ QUOTA SOCIALE 2015 Sono in riscossione le quote associative per l’anno 2015. L’importo è rimasto invariato ed è pari ad € 35,00 che potrà essere pagato direttamente al Tesoriere oppure tramite ricarica postepay al n°4023 6006 6616 5149 intestata al presidente Aniello Veneri, con preghiera in questo caso di dare comunicazione del pagamento, in quanto l’accredito risulta anonimo, tramite mail [email protected] o telefonicamente al cell. 333.598.16.37 Si reiterano le agevolazioni, già proposte l’anno scorso, per l’iscrizione al nostro sodalizio: • € 20,00 per i non residenti nella nostra provincia; • € 25,00 per le associazioni; • chi presenterà un nuovo socio non pagherà la propria quota. Cont@tti Red@zione Staff Redazione: Sergio Mendikovic - Aniello Veneri e Giuseppe Preziosi Per suggerimenti, segnalazioni, correzioni, critiche, apprezzamenti, chiarimenti, offerte di collaborazione e quant’altro, potete contattare: [email protected] - [email protected]. - [email protected] 10