COME IL CORPO CI AIUTA A METABOLIZZARE IL TRAUMA
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COME IL CORPO CI AIUTA A METABOLIZZARE IL TRAUMA
C O L L A N A D I G U I D E P R AT I C H E P E R C A M M I N A R E N E L L A V I TA , D E D I C ATA A C H I V I V E O CONDIVIDE L’ E S P E R I E N Z A D E L C A N C R O MARINA NEGRI Fisioterapista, fin dagli esordi ricerca un approccio globale alla persona. Nel 1981 si specializza come posturologa, conseguendo il diploma di Rieducazione Posturale Globale. Diventa insegnante del Metodo Feldenkrais e stabilisce definitivamente una relazione profonda col mondo della consapevolezza e della percezione corporea. Dal 2005 collabora con Attivecomeprima Onlus dove co-conduce gruppi di supporto psicologico. Incontra Somatic Experiencing® nel 2002, diventa Assistente Senior nelle formazioni per operatori S.E. e, ultimamente, consegue la qualifica di Supervisore. CHIARA COVINI Dopo aver lavorato per anni come Capo Sala in ambito ospedaliero, intraprende gli studi di Medicina Tradizionale Cinese ampliandoli a Milano con un Master condotto da Franco Bottalo. Prosegue la sua formazione con lo studio dell’approccio Craniosacrale, di cui attualmente è docente. Interessata al trauma, si forma con Diane Keller e Raja Selvam in Somatic Experiencing®, approfondendo le tematiche degli imprinting natali e prenatali con Dominique Degranges. È assistente alla formazione di Somatic Experiencing® in Italia e lavora nel proprio studio avvalendosi di questi approcci. Trauma Councelor Somatorelazionale (i.f.) Ognuno di noi conosce, direttamente o indirettamente, una persona colpita dal cancro. Il cancro fa sentire il malato fuori dalla vita. Il disagio non è solo suo, ma si riflette anche su chi gli sta vicino e sulla società. Attivecomeprima Onlus, fondata da Ada Burrone dopo la sua esperienza di cancro al seno, dal 1973 aiuta il malato oncologico e la sua famiglia a rientrare nella vita. GUIDA n°8 COME IL CORPO CI AIUTA A METABOLIZZARE IL TRAUMA MARINA NEGRI CHIARA COVINI A cura di: SI RINGRAZIA EISAI PER IL CONTRIBUTO EDUCAZIONALE ATTIVECOMEPRIMA ONLUS Via Livigno 3 - 20158 Milano Tel. +39-02 6889647 Fax +39-02 6887898 [email protected] www.attive.org COME IL CORPO CI AIUTA A METABOLIZZARE IL TRAUMA Di Chiara Covini e Marina Negri La sopravvivenza è un successo biologico. Non importa come ci siamo riusciti. L’approccio di Somatic Experiencing® nasce dagli studi e dalle intuizioni di Peter Levine. La sua definizione di trauma si basa, in modo specifico, sulla relazione umana alle risposte fisiologiche innate relative a ciò che viene vissuto come minaccioso per la sopravvivenza. Il trauma non deve essere considerato un disturbo o una malattia, ma la conseguenza di uno stato alterato di coscienza che sorge spontaneamente. Questo stato alterato di coscienza è una strategia che tutti sperimentiamo quando la vita è minacciata. “I sintomi traumatici non sono provocati dall’evento pericoloso in sé. Sorgono quando un’energia residua di quell’esperienza non viene scaricata dal corpo. Tale energia resta in un certo senso intrappolata nel sistema nervoso, dove può portare scompiglio”. P. Levine Questa visione del trauma pone un interessante quesito: perchè gli animali selvatici, benchè siano costantemente sotto minaccia, raramente restano traumatizzati? L’osservazione etologica rivela come esistano dei meccanismi difensivi innati comuni a tutti gli animali e agli esseri umani. Tali meccanismi sono in grado di regolare e neutralizzare gli elevati livelli di attivazione del sistema nervoso associati ai comportamenti involontari di sopravvivenza. “Ovunque e sempre, l’ombra che ci trotterella dietro va indubbiamente a quattro zampe”. C.P. Estes, PH.D 3 Somatic Experiencing® ci aiuta a sperimentare come alcune reazioni di un organismo che ha affrontato e superato eventi sopraffacenti non sono errori da correggere o da eliminare, ma più semplicemente il risultato di processi biologici non completati o non andati a buon fine. Quando ad esempio un fulmine colpisce un palazzo, la carica elettrica fa saltare i salvavita. Il flusso elettrico s’interrompe o viene danneggiato per un tempo più o meno lungo. Anche il sistema nervoso è sottoposto a eventi che possono sopraffare le risorse a disposizione in quel momento. L’organismo, in qualche misura, produce uno stato d’interruzione delle normali attività per utilizzare al suo posto la fisiologia dell’emergenza. Imparando un po’ alla volta a focalizzare la propria consapevolezza sulle sensazioni corporee, ognuno di noi accede a potenzialità fisiologiche riequilibranti. In questo modo le energie di sopravvivenza attivate in precedenza dai meccanismi neurologici di risposta alla minaccia, possono venire “digerite” in modo graduale e sicuro. ESPERIENZA SOMATICA 1 Questa facile esperienza può portarci gradualmente, se ripetuta nel tempo, a riscoprire la nostra naturale sensibilità. Infatti la riduzione o alterazione della sensibilità cutanea è un effetto che spesso accompagna la senzazione d’intorpidimento o di disconnessione che gli eventi sopraffacenti (anche una semplice caduta!) lasciano come traccia residua in noi. Provate all’interno della doccia* a selezionare un getto di acqua tiepida che sia in grado di colpire dolcemente i tratti del corpo che, volta per volta, decidete di offrire al getto. Concentrate la vostra attenzione sul tratto specifico che sta ricevendo la stimolazione del getto: i dorsi delle mani, le palme, i polsi; poi le braccia, le spalle, tutte due le parti del viso, ecc. Badate a includere tutte le parti del corpo prestando molta attenzione ad ogni area, anche se sembra intorpidita o in qualche misura dolorosa. Mentre lo fate provate a dare a ogni zona un silenzioso saluto di bentornato facilitando così il progressivo ristabilirsi della connessione con un corpo sensibile. 4 *Peter Levine suggerisce di utilizzare un rubinetto della doccia ad impulsi per sottoporre ogni zona al ritmo alternato di acqua fresca e tiepida. Questo semplice esercizio può essere un primo passo importante per colmare la distanza tra mente e corpo che si avverte spesso in seguito a un trauma. Il nostro organismo è stato progettato dalla specie per affrontare situazioni intense e ha imparato ad adattarsi al mondo quando lo condividevamo con predatori assai temibili. In Somatic Experiencing® si usa la metafora del fiume della vita: il fiume contiene i pensieri, le sensazioni e i comportamenti abituali. Gli argini sono i confini che ci proteggono da stimoli eccessivi e che permettono al nostro organismo di funzionare come se tutto fosse sotto controllo. Le rocce e i massi presenti nel fiume rappresentano situazioni difficili che mettono alla prova la nostra fisiologia. L’esperienza rimane comunque all’interno di quei parametri che ci fanno sentire che tutto può procedere, nonostante il maggiore dispendio energetico richiesto da episodi e situazioni problematiche. Quando un evento troppo intenso, troppo veloce o del tutto inatteso ci colpisce, le nostre difese ancestrali mobilitano una quantità di energia legata alla nostra sopravvivenza che rompe gli argini proprio come se ci fosse un’inondazione e questo crea nel nostro abituale ritmo biologico un’alterazione, fonte di disagi più o meno duraturi e importanti. Il ritmo dei sistemi vitali del nostro organismo è del tutto involontario e governato da sistemi neurologici non accessibili alla nostra coscienza, come ad esempio la funzionalità della circolazione sanguigna e dei processi digestivi. Nel nostro sistema nervoso, l’area dedicata al governo e alla regolazione dei ritmi biologici dell’attività e del riposo permette l’autoregolazione. Questo preciso e complesso equilibrio ci fa sentire presenti ed efficaci. Quando affrontiamo un evento o una situazione sopraffaciente, tali capacità si alterano. Somatic Experiencing® facilita il recupero di ciò che ci fa sentire di nuovo in contatto con la nostra profonda capacità di essere autoregolati. A questo proposito, si invitano le persone a cercare di contattare risorse, cioè tutto quanto serva a sostenere il loro benessere. 5 Sono ancore interne (respirazione rilassata, sensazioni di comodità, memorie di movimenti piacevoli, proprie capacità, ecc.) ed esterne (natura, animali domestici, musica, arte, amici, ecc.). Esse ci aiutano a sentirci più calmi e più connessi con le parti ben organizzate del nostro organismo. Come esempio possiamo riportare l’esperienza di una donna che elencò tutte le cose positive che le erano successe nella vita su dei fogli di carta, mettendoli dentro una scatola per biscotti. Quando ne sentiva il bisogno, estraeva le risorse e le leggeva fino a quando si sentiva meglio. “Le nostre sensazioni e i nostri corpi sono come l’acqua che fluisce nell’acqua. Impariamo a nuotare nelle energie dei sensi”. Tarthtang Tulkuer Per favorire la metabolizzazione delle energie legate al trauma viene utilizzato il felt sense o consapevolezza corporea. Di seguito riportiamo un esempio di come dei semplici inviti verbali possano muovere aree del nostro sistema nervoso per fare emergere sensazioni significative. ESPERIENZA SOMATICA 2 Questo facile esercizio può cominciare a farvi comprendere in modo empirico il felt sense. Datevi il tempo per osservare e sentire le vostre reazioni. Questo vi permetterà, in un secondo momento, di riorganizzare l’esperienza e capirla. Ovunque vi troviate mentre leggete, mettetevi seduti il più possibile comodi. Sentite come il vostro corpo prende contatto con la superficie che vi sostiene. Percepite la vostra pelle e la sensazione che vi danno i vestiti. Cercate di percepire al di sotto della pelle. Che sensazioni ci sono? Prendetevi tutto il tempo per sentirle. Ora, richiamando alla mente queste sensazioni, quale di queste vi fa sentire di essere comodi? Quali sensazioni fisiche contribuiscono al vostro senso generale di comodità: • la sensazione di calore o di fresco? 6 • la sensazione di essere avvolti o sostenuti? • sentite più confortevole e comoda la morbidezza o la rigidità? • sentite la vostra respirazione libera? L’acquisire più consapevolezza di tutti questi dettagli vi fa sentire diversi? Più o meno comodi? Se in questo breve lasso di tempo qualcosa fosse cambiato in positivo, prendetevi la possibilità di assaporarlo con calma. È importante, per ricontattare le nostre impressioni, riconoscere che l’esperienza del sentirsi comodi è del tutto soggettiva e deriva in gran parte da ciò che noi definiamo comodo nel momento presente e non dalla sedia o dalla superficie su cui siamo seduti. La consapevolezza conscia del proprio corpo e delle sue sensazioni contribuisce a rendere più intensa ogni esperienza umana. A partire da simili esperienze pratiche, Somatic Experiencing® aiuta le persone a utilizzare le risorse per rendere accessibile in qualsiasi momento la capacità di sentirsi “autoregolati”, connessi con la propria profonda e innata saggezza. Appena si scopre di avere la possibilità di accedere facilmente alle risorse, si può godere profondamente di tutta la sensazione di sicurezza e facilità che queste ci offrono. Solo a questo punto si può procedere gradualmente alla caccia delle tracce somatiche degli eventi che hanno interferito con “gli argini” della nostra normale funzionalità. Di fatto anche se gli eventi sono stati del tutto superati ed elaborati psicologicamente, i residui del cortocircuito che ha alterato la nostra fisiologia possono ancora tenere in scacco alcune aree profonde e antiche del nostro sistema nervoso. Ad esempio, possiamo essere molto più reattivi ai rumori forti o alla velocità, può succedere che il nostro sonno e la nostra digestione siano molto disturbati o che risulti difficile muoverci o stare fermi. Gli esempi possono essere molti ma riguardano tutti comportamenti semplici che coinvolgono le nostre azioni involontarie e automatiche. Grazie alla ricerca neuroscientifica si è scoperta un’area del nostro cervello particolarmente attiva nel rispondere in modo immediato e inconscio alle situazioni che possono essere pericolose per la nostra sopravvivenza: l’amigdala e il tronco encefalico. Mettiamo il caso che, mentre state leggendo, vi capitasse di percepire un rumore forte di origine sconosciuta. Qualcosa in quell’area si accenderebbe e vi porterebbe a verificare di che cosa 7 si tratta in realtà. Una volta scoperto che è caduta una latta di vernice pesante nel vostro sgabuzzino spostata dal gatto, la vostra amigdala si disattiverebbe facendovi tranquillamente ritornare a leggere, magari dopo esservi bevuti un bel bicchiere di acqua o di qualcosa che vi piace per calmare un’improvvisa secchezza della bocca. Ciò che comunemente viene chiamato “cervello” è in realtà una formazione divisa in tre parti a ognuna delle quali corrisponde una fase della nostra evoluzione. IL MODELLO DEL CERVELLO TRINO Le informazioni sul cervello trino sono presentate come modello semplificato, utile per una comprensione di base del funzionamento del cervello. A. NEO-CORTECCIA Governa linguaggio, cognizione, ragionamento e movimento B. CERVELLO LIMBICO o CIRCUITI LIMBICI Governa le emozioni collegate all’attaccamento, l’espressione e la mediazione di emozioni, istinti e impulso motivazionale C. CERVELLO RETTILE Governa digestione, riproduzione, circolazione, respirazione ed esecuzione di “lotta o fuga” La neocorteccia è la parte più recente ed evoluta e a volte viene indicata come il cervello pensante. Governa il linguaggio, la nostra comunicazione, le funzioni e le abilità superiori come il ragionamento, il fare programmi, la capacità di adattamento. È qui che si attiva il pensiero simbolico e la capacità di fare associazioni. La neocorteccia ci consente di avere un senso ordinato del tempo e di ricordare gli avvenimenti in ordine cronologico: permette, ad esempio, di raccontare una storia in sequenza. Questa parte del cervello controlla anche il movimento volontario e gestisce l’autoregolazione facilitando o inibendo altre aree cerebrali. 8 I circuiti limbici: quest’area viene detta anche cervello emozionale. Infatti il cervello limbico è la nostra memoria emozionale che registra il piacere e il dolore. Qui è presente l’amigdala, un vero e proprio sistema d’allarme. È un organo designato dalla specie per reagire alla minaccia, è molto sensibile al pericolo e quindi alla paura. La nostra sopravvivenza di base dipende profondamente dalle nostre emozioni: il nostro cervello ci guida a cercare di ripetere esperienze che sono state piacevoli e a evitare esperienze che ci hanno creato sofferenza. Il cervello rettile, o tronco encefalico, è la formazione più antica. Viene infatti detto anche cervello primitivo e governa i nostri istinti e i nostri riflessi. Qui ha sede il controllo dell’equilibrio e la funzionalità delle attività corporee vitali di base, come ad esempio la respirazione, la digestione, la circolazione, il sonno, il battito cardiaco, la sessualità e l’azione. Questo livello cerebrale inoltre gestisce la risposta fisiologica primitiva allo stress e alla minaccia: i riflessi di fuga, di lotta o di congelamento. “Sostengo che l’unicità dell’uomo non possa essere vista in tutta la sua imponente grandezza se non la si proietta sullo sfondo di quelle arcaiche caratteristiche storiche che l’uomo condivide tuttora con la vita animale”. Konrad Lorenz La natura ha dotato quasi tutti gli esseri viventi di reazioni alla minaccia di pericolo molto simili tra di loro. Nonostante ciò, una sola specie sviluppa una serie di effetti collaterali a lungo termine: quella umana. Le uniche occasioni in cui vediamo qualcosa di simile nelle altre specie è quando vengono addomesticate o sottoposte a esperimenti di laboratorio. Nel mondo della natura le reazioni di sopravvivenza di cui parliamo sono vissute e portate a compimento come funzioni normali e sane, a vantaggio dell’animale. Ad esempio: se una lepre avvista un coyote scappa a zampe levate e, quando arriva in salvo, scarica l’energia mobilizzata per la fuga saltellando in un luogo sicuro fino a quando quel tipo di energia reattiva non si è esaurita e sente che il suo sistema può di nuovo funzionare nella quiete. 9 Possiamo anche pensare al riflesso d’immobilità o congelamento ricordando tutti quegli animali che di fronte a un predatore e nessuna via di fuga possibile, sembrano morti. È un riflesso che riduce al minimo tutte le funzioni vitali: questo demotiva il cacciatore che è alla ricerca di una preda viva e fornisce una possibilità in più di sopravvivenza alla vittima. In ogni modo, gli animali minacciati vanno rapidamente al di là di queste reazioni e si riprendono facilmente. Gli effetti sono limitati nel tempo e non si cronicizzano. Peter Levine, osservando i suoi pazienti, si è chiesto: “Dato che la reazione del sistema nervoso sembra ben progettata e funziona in tutte le creature, perché gli esseri umani sono incapaci di approfittare efficacemente di questo sistema? Non sanno come accedervi? Cosa fanno gli animali che noi non facciamo?”. La grande differenza è data dall’attività dominante e inibente della nostra neocorteccia che, diversamente dalle altre specie, in noi è presente e molto sviluppata. Proviamo a immaginare di essere alla guida della nostra macchina al crepuscolo e di guidare normalmente ma in modo un po’ distratto. All’improvviso si materializza proprio di fronte a noi un camion che sta sorpassando, di cui noi non ci siamo accorti fino a un istante prima. L’atto involontario e inconsapevole che possiamo fare e che ci salva la vita è sterzare il volante di qualche grado, ma l’energia che si mobilita in noi è quella necessaria a scalare un albero in pochi secondi o ad affrontare un animale feroce anche a mani nude! Nella metafora del fiume della vita si usa dire che l’energia che coinvolge il nostro organismo sottoposto a un trauma equivale a un’inondazione. Appena superato il camion e realizzato che siamo ancora tutti interi e nulla di grave ci è accaduto, l’essere umano riesce abilmente a rimuovere tutta l’energia attivata nell’allarme e a immagazzinarla lontana dalla coscienza. Più grave e potente è stata l’inondazione, più il recupero della normalità viene ostacolato dall’energia bloccata nell’allerta. I meccanismi fisiologici di risposta al pericolo prevedono diverse fasi; il totale superamento dell’evento secondo Somatic Experiencing® avverrà solo quando tutto il ciclo sarà stato completato. Torniamo al mondo animale. Levine ci invita a immaginare di osservare da lontano un branco di cervi che pascola in una radura. 10 Un ramo si spezza. Immediatamente i cervi si allertano (ipervigilanza) pronti a fuggire o a lottare. Ogni membro del branco s’immobilizza, i muscoli sono tesi, le orecchie ascoltano molto attentamente, l’aria viene annusata per discriminare odori pericolosi. Non riscontrando un vero e proprio pericolo gli animali ritornano quietamente a pascolare, ma se li si osserva attentamente in questa fase si noterà che il corpo del cervo viene scosso da piccoli scatti e fremiti per qualche istante. L’animale così completa il ciclo scaricando l’energia attivata dall’ipervigilanza, ritornando pulito a un’attenzione rilassata. Anche nell’uomo può avvenire questo se si riesce ad attivare le potenzialità insite nel cervello rettile. Il linguaggio di tale area cerebrale è quello delle sensazioni. È attraverso queste che la persona potrà sentire il fluire della scarica nel corpo dell’energia accumulata. Il lavoro di Somatic Experiencing® favorisce così il ripristino dell’autoregolazione. Per Somatic Experiencing ®, infatti, l’intenzione principale non è rivolta all’evento in sé e alla sua storia, ma al ciclo biologico che non è stato completato. “Il passato non si cambia, ma il modo di viverlo si”. P. Levine All’interno del nostro ciclo d’incontri impariamo a utilizzare tale linguaggio sollecitando la capacità di sentire, differenziandola dal pensare. Utilizziamo parole evocative come leggerezza, tensione, formicolio, apertura, contrazione, calore, rigidità, scorrere verso il basso, affluire verso l’alto, ecc., per collegarci con la parte di noi rimasta intrappolata nell’allerta. Se la nostra casa si trova vicino a una ferrovia, a un aeroporto o a un pronto soccorso, il nostro organismo si adatterà a funzionare, nonostante il rumore, proteggendosi e lasciando sullo sfondo le sonorità sgradite. Solo allontanandoci per qualche tempo dalla fonte del rumore, gradualmente i nostri sensi uditivi si ri-orienteranno su una realtà più silenziosa e normale. Allo stesso modo l’allarme creato dall’amigdala con tutti i suoi effetti collaterali diventa inconscio e abituale, la neocorteccia ne risulterà influenzata e la nostra visione del mondo risulterà alterata, come se 11 guardassimo inconsapevolmente la realtà con gli occhi del passato. A volte può bastare un sopracciglio alzato per attivare in noi la paura! In questo caso le emozioni che governano le nostre azioni hanno origine in ciò che è stato e non in ciò che sta accadendo. ESPERIENZA SOMATICA 3 All’interno delle esperienze di Somatic Experiencing ® percepiamo l’autoregolazione dell’oggi e creiamo uno spazio sicuro in cui poter esplorare piccole dosi di ciò che ancora ci fa sentire allarmati. In questi esercizi contattiamo lievi attivazioni che ci consentono di percepire in misura per noi adeguata, la tensione o il “rumore” di fondo che sta disturbando il nostro organismo da allora. Prendete una rivista ricca di foto. Mettetevi comodamente seduti in un luogo in cui vi sentite tranquilli e al sicuro ed entrate in contatto con il vostro sentire. Sintonizzatevi con le vostre braccia e le vostre gambe. Notate la sensazione che vi informa che siete sorretti dalla superficie su cui siete seduti, qualunque essa sia. Aggiungete alla vostra consapevolezza ogni altra sensazione presente: la sensazione dei vestiti sulla pelle o il calore che provate in qualche parte del corpo, il peso della rivista sulle vostre ginocchia, ecc. Prendetevi tutto il tempo per assaporarli. C’è bisogno di dettagli consapevoli per vivere al meglio l’esperienza! Ora prendete la rivista e provate a sfogliarla lentamente cercando una foto che per qualche motivo vi crei un lieve senso di disagio. Una volta trovata, provate a interrogare le vostre sensazioni: come reagisce il vostro corpo? Notate le differenze: • nella respirazione • nel battito cardiaco • nella temperatura delle varie parti • nei muscoli • nell’addome • nelle braccia • nelle gambe • nella postura in generale • nel desiderio di muovervi. 12 Cosa si è attivato in voi? Quale sensazione vi dice che siete a disagio? Ora lasciate quell’immagine e provate a sfogliare di nuovo cercandone un’altra che, al contrario, vi faccia sentire bene. Notate le differenze nel corpo. In questo percorso si tende a dire che piano è veloce e poco è tanto. Infatti, per metabolizzare davvero le tracce residue dell’inondazione, abbiamo bisogno di procedere poco alla volta e molto lentamente. Immaginate la differenza che sentite quando, avendo solo un quarto d’ora di tempo, pranzate ingurgitando in qualche modo il pasto, oppure quando vi prendete una pausa di un’ora e mezza. Procedendo lentamente e a piccole dosi, si dà il tempo all’organismo di integrare profondamente il nuovo equilibrio. Di fatto, nel momento in cui si diventa consapevoli di come siamo disegnati per sciogliere e regolare l’allerta, possiamo di nuovo sperimentare il mondo così com’è nel presente. Come se il nostro udito, sopraffatto dal rumore di fondo degli aerei e dei treni, potesse di nuovo aprirsi e assaporare fino in fondo il cinguettio degli uccelli o il fruscio delle foglie nel vento. ESPERIENZA SOMATICA 4 Questa esperienza ci aiuta a sentire il nostro corpo come radicato e questo ci permetterà di connetterci più facilmente alle sensazioni. In questo senso il radicamento è una delle risorse più grandi che abbiamo. L’immagine di una quercia centenaria è diametralmente opposta all’essere sulle nuvole, sospesi, scollegati! Sedetevi comodamente. Notate quali sono i punti del vostro corpo che vi dicono che siete appoggiati. Lasciando questi sullo sfondo, portate la vostra attenzione sul resto. Quali sensazioni vi arrivano dal torace, dagli arti? Come sentite la pancia…? Non abbiate fretta di seguire le tracce che il vostro corpo vi sta offrendo! E le gambe e i piedi cosa vi stanno dicendo? Ora provate a premere entrambe i piedi sul pavimento come se voleste lasciare un’impronta sulla sabbia, magari aiutandovi lasciando il peso delle mani sulle ginocchia; respirate e non sforzatevi. Immaginate che lentamente dalle piante dei piedi spuntino piccole radici. Lasciate il tempo alle radici di penetrare profondamente nel suolo. Osservate: è cambiato qualcosa? 13 Portare più attenzione alle vostre gambe, cosa vi fa notare di diverso? E se considerate non solo le gambe, ma tutto il corpo nel suo insieme, cosa percepite? Notate che i punti di appoggio hanno subìto una modifica? Qualcosa è cambiato nella vostra sensazione di stabilità? Questi e altri semplici strumenti ci aiutano a scoprire come nel nostro corpo sia presente tutto ciò che ci serve per percorrere la strada della guarigione e lasciare al passato tutto ciò che gli appartiene. Ci auguriamo che questa breve introduzione all’approccio di Somatic Experiencing® vi abbia aperto uno scenario interessante e utile su come il corpo lavora quotidianamente, indipendentemente dalla nostra volontà: la saggezza del corpo agisce nonostante noi e silenziosamente. Abbiamo portato questo approccio nell’associazione Attivecomeprima confrontandoci con gruppi di donne meravigliose che ogni giorno affrontano con coraggio tematiche legate ai vissuti oncologici. Per noi l’esperienza è stata molto coinvolgente, ma riteniamo che la loro testimonianza scritta alla fine del ciclo di incontri, sia la più onesta e autentica verifica di ciò che abbiamo descritto fin qui. • C: “Questo lavoro mi ha permesso di sperimentare ciò che mai avrei immaginato: ho scoperto di avere un corpo come amico”. • D: “Somatic Experiencing® non mi cambia la vita, ma mi aiuta a provare sensazioni di benessere nella quotidianità che mi aiutano a ritrovare energia fisica e mentale”. • D: “Mi sono ‘ricordata’ del mio corpo… bello il mio corpo, c’era anche prima”. • M: “Mi sembra di aver ricominciato a vivere. Non ho più paura di vivere e questo mi sta aiutando”. • F: “Non pensare ma ‘sentire’ mi fa bene”. “Il corpo è la spiaggia sull’oceano dell’essere”. 14 Anonimo Sufi C O L L A N A D I G U I D E P R AT I C H E P E R C A M M I N A R E N E L L A V I TA , D E D I C ATA A C H I V I V E O CONDIVIDE L’ E S P E R I E N Z A D E L C A N C R O MARINA NEGRI Fisioterapista, fin dagli esordi ricerca un approccio globale alla persona. Nel 1981 si specializza come posturologa, conseguendo il diploma di Rieducazione Posturale Globale. Diventa insegnante del Metodo Feldenkrais e stabilisce definitivamente una relazione profonda col mondo della consapevolezza e della percezione corporea. Dal 2005 collabora con Attivecomeprima Onlus dove co-conduce gruppi di supporto psicologico. Incontra Somatic Experiencing® nel 2002, diventa Assistente Senior nelle formazioni per operatori S.E. e, ultimamente, consegue la qualifica di Supervisore. CHIARA COVINI Dopo aver lavorato per anni come Capo Sala in ambito ospedaliero, intraprende gli studi di Medicina Tradizionale Cinese ampliandoli a Milano con un Master condotto da Franco Bottalo. Prosegue la sua formazione con lo studio dell’approccio Craniosacrale, di cui attualmente è docente. Interessata al trauma, si forma con Diane Keller e Raja Selvam in Somatic Experiencing®, approfondendo le tematiche degli imprinting natali e prenatali con Dominique Degranges. È assistente alla formazione di Somatic Experiencing® in Italia e lavora nel proprio studio avvalendosi di questi approcci. Trauma Councelor Somatorelazionale (i.f.) Ognuno di noi conosce, direttamente o indirettamente, una persona colpita dal cancro. Il cancro fa sentire il malato fuori dalla vita. Il disagio non è solo suo, ma si riflette anche su chi gli sta vicino e sulla società. Attivecomeprima Onlus, fondata da Ada Burrone dopo la sua esperienza di cancro al seno, dal 1973 aiuta il malato oncologico e la sua famiglia a rientrare nella vita. GUIDA n°8 COME IL CORPO CI AIUTA A METABOLIZZARE IL TRAUMA MARINA NEGRI CHIARA COVINI A cura di: