COME IL CORPO CI AIUTA A METABOLIZZARE IL TRAUMA

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COME IL CORPO CI AIUTA A METABOLIZZARE IL TRAUMA
C O L L A N A D I G U I D E P R AT I C H E
P E R C A M M I N A R E N E L L A V I TA ,
D E D I C ATA A C H I V I V E
O CONDIVIDE
L’ E S P E R I E N Z A D E L C A N C R O
MARINA NEGRI
Fisioterapista, fin dagli esordi ricerca un approccio globale alla persona.
Nel 1981 si specializza come posturologa, conseguendo il diploma di
Rieducazione Posturale Globale. Diventa insegnante del Metodo Feldenkrais e
stabilisce definitivamente una relazione profonda col mondo della consapevolezza e
della percezione corporea. Dal 2005 collabora con Attivecomeprima Onlus dove
co-conduce gruppi di supporto psicologico. Incontra Somatic Experiencing®
nel 2002, diventa Assistente Senior nelle formazioni per operatori S.E. e,
ultimamente, consegue la qualifica di Supervisore.
CHIARA COVINI
Dopo aver lavorato per anni come Capo Sala in ambito ospedaliero, intraprende
gli studi di Medicina Tradizionale Cinese ampliandoli a Milano con un Master
condotto da Franco Bottalo. Prosegue la sua formazione con lo studio
dell’approccio Craniosacrale, di cui attualmente è docente.
Interessata al trauma, si forma con Diane Keller e Raja Selvam in Somatic
Experiencing®, approfondendo le tematiche degli imprinting natali e prenatali
con Dominique Degranges.
È assistente alla formazione di Somatic Experiencing® in Italia e lavora nel
proprio studio avvalendosi di questi approcci.
Trauma Councelor Somatorelazionale (i.f.)
Ognuno di noi conosce,
direttamente o indirettamente,
una persona colpita dal cancro.
Il cancro fa sentire il malato
fuori dalla vita.
Il disagio non è solo suo,
ma si riflette anche su chi
gli sta vicino e sulla società.
Attivecomeprima Onlus,
fondata da Ada Burrone
dopo la sua esperienza di cancro al seno,
dal 1973 aiuta il malato oncologico
e la sua famiglia a rientrare nella vita.
GUIDA n°8
COME IL CORPO
CI AIUTA
A METABOLIZZARE
IL TRAUMA
MARINA NEGRI
CHIARA COVINI
A cura di:
SI RINGRAZIA EISAI
PER IL CONTRIBUTO
EDUCAZIONALE
ATTIVECOMEPRIMA ONLUS
Via Livigno 3 - 20158 Milano
Tel. +39-02 6889647
Fax +39-02 6887898
[email protected]
www.attive.org
COME IL CORPO CI AIUTA
A METABOLIZZARE
IL TRAUMA
Di Chiara Covini e Marina Negri
La sopravvivenza è un successo biologico. Non importa come ci
siamo riusciti.
L’approccio di Somatic Experiencing® nasce dagli studi e dalle
intuizioni di Peter Levine. La sua definizione di trauma si basa, in
modo specifico, sulla relazione umana alle risposte fisiologiche innate
relative a ciò che viene vissuto come minaccioso per la sopravvivenza.
Il trauma non deve essere considerato un disturbo o una malattia,
ma la conseguenza di uno stato alterato di coscienza che sorge
spontaneamente. Questo stato alterato di coscienza è una strategia
che tutti sperimentiamo quando la vita è minacciata.
“I sintomi traumatici non sono provocati dall’evento pericoloso in sé.
Sorgono quando un’energia residua di quell’esperienza non viene
scaricata dal corpo. Tale energia resta in un certo senso intrappolata
nel sistema nervoso, dove può portare scompiglio”.
P. Levine
Questa visione del trauma pone un interessante quesito: perchè
gli animali selvatici, benchè siano costantemente sotto minaccia,
raramente restano traumatizzati?
L’osservazione etologica rivela come esistano dei meccanismi
difensivi innati comuni a tutti gli animali e agli esseri umani. Tali
meccanismi sono in grado di regolare e neutralizzare gli elevati
livelli di attivazione del sistema nervoso associati ai comportamenti
involontari di sopravvivenza.
“Ovunque e sempre, l’ombra che ci trotterella dietro va indubbiamente
a quattro zampe”.
C.P. Estes, PH.D
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Somatic Experiencing® ci aiuta a sperimentare come alcune
reazioni di un organismo che ha affrontato e superato eventi
sopraffacenti non sono errori da correggere o da eliminare, ma
più semplicemente il risultato di processi biologici non completati
o non andati a buon fine.
Quando ad esempio un fulmine colpisce un palazzo, la carica elettrica
fa saltare i salvavita. Il flusso elettrico s’interrompe o viene danneggiato
per un tempo più o meno lungo. Anche il sistema nervoso è sottoposto a eventi che possono sopraffare le risorse a disposizione in
quel momento. L’organismo, in qualche misura, produce uno stato
d’interruzione delle normali attività per utilizzare al suo posto la
fisiologia dell’emergenza.
Imparando un po’ alla volta a focalizzare la propria consapevolezza
sulle sensazioni corporee, ognuno di noi accede a potenzialità
fisiologiche riequilibranti. In questo modo le energie di sopravvivenza
attivate in precedenza dai meccanismi neurologici di risposta alla
minaccia, possono venire “digerite” in modo graduale e sicuro.
ESPERIENZA SOMATICA 1
Questa facile esperienza può portarci gradualmente, se ripetuta
nel tempo, a riscoprire la nostra naturale sensibilità.
Infatti la riduzione o alterazione della sensibilità cutanea è un
effetto che spesso accompagna la senzazione d’intorpidimento o
di disconnessione che gli eventi sopraffacenti (anche una semplice
caduta!) lasciano come traccia residua in noi.
Provate all’interno della doccia* a selezionare un getto di acqua tiepida
che sia in grado di colpire dolcemente i tratti del corpo che, volta per
volta, decidete di offrire al getto.
Concentrate la vostra attenzione sul tratto specifico che sta ricevendo
la stimolazione del getto: i dorsi delle mani, le palme, i polsi; poi le
braccia, le spalle, tutte due le parti del viso, ecc.
Badate a includere tutte le parti del corpo prestando molta attenzione
ad ogni area, anche se sembra intorpidita o in qualche misura dolorosa.
Mentre lo fate provate a dare a ogni zona un silenzioso saluto di bentornato facilitando così il progressivo ristabilirsi della connessione con
un corpo sensibile.
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*Peter Levine suggerisce di utilizzare un rubinetto della doccia ad impulsi
per sottoporre ogni zona al ritmo alternato di acqua fresca e tiepida.
Questo semplice esercizio può essere un primo passo importante
per colmare la distanza tra mente e corpo che si avverte spesso in
seguito a un trauma.
Il nostro organismo è stato progettato dalla specie per affrontare
situazioni intense e ha imparato ad adattarsi al mondo quando lo
condividevamo con predatori assai temibili.
In Somatic Experiencing® si usa la metafora del fiume della vita: il
fiume contiene i pensieri, le sensazioni e i comportamenti abituali.
Gli argini sono i confini che ci proteggono da stimoli eccessivi e che
permettono al nostro organismo di funzionare come se tutto fosse
sotto controllo. Le rocce e i massi presenti nel fiume rappresentano situazioni difficili che mettono alla prova la nostra fisiologia.
L’esperienza rimane comunque all’interno di quei parametri che
ci fanno sentire che tutto può procedere, nonostante il maggiore
dispendio energetico richiesto da episodi e situazioni problematiche.
Quando un evento troppo intenso, troppo veloce o del tutto inatteso ci
colpisce, le nostre difese ancestrali mobilitano una quantità di energia
legata alla nostra sopravvivenza che rompe gli argini proprio come se ci
fosse un’inondazione e questo crea nel nostro abituale ritmo biologico
un’alterazione, fonte di disagi più o meno duraturi e importanti.
Il ritmo dei sistemi vitali del nostro organismo è del tutto involontario
e governato da sistemi neurologici non accessibili alla nostra coscienza,
come ad esempio la funzionalità della circolazione sanguigna e dei
processi digestivi.
Nel nostro sistema nervoso, l’area dedicata al governo e alla
regolazione dei ritmi biologici dell’attività e del riposo permette
l’autoregolazione.
Questo preciso e complesso equilibrio ci fa sentire presenti ed efficaci.
Quando affrontiamo un evento o una situazione sopraffaciente, tali
capacità si alterano. Somatic Experiencing® facilita il recupero di
ciò che ci fa sentire di nuovo in contatto con la nostra profonda
capacità di essere autoregolati.
A questo proposito, si invitano le persone a cercare di contattare
risorse, cioè tutto quanto serva a sostenere il loro benessere.
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Sono ancore interne (respirazione rilassata, sensazioni di comodità,
memorie di movimenti piacevoli, proprie capacità, ecc.) ed esterne
(natura, animali domestici, musica, arte, amici, ecc.). Esse ci aiutano
a sentirci più calmi e più connessi con le parti ben organizzate del
nostro organismo.
Come esempio possiamo riportare l’esperienza di una donna che
elencò tutte le cose positive che le erano successe nella vita su dei
fogli di carta, mettendoli dentro una scatola per biscotti. Quando ne
sentiva il bisogno, estraeva le risorse e le leggeva fino a quando si
sentiva meglio.
“Le nostre sensazioni e i nostri corpi sono come l’acqua che fluisce
nell’acqua. Impariamo a nuotare nelle energie dei sensi”.
Tarthtang Tulkuer
Per favorire la metabolizzazione delle energie legate al trauma viene
utilizzato il felt sense o consapevolezza corporea.
Di seguito riportiamo un esempio di come dei semplici inviti verbali
possano muovere aree del nostro sistema nervoso per fare emergere
sensazioni significative.
ESPERIENZA SOMATICA 2
Questo facile esercizio può cominciare a farvi comprendere in modo
empirico il felt sense. Datevi il tempo per osservare e sentire le vostre
reazioni. Questo vi permetterà, in un secondo momento, di riorganizzare
l’esperienza e capirla.
Ovunque vi troviate mentre leggete, mettetevi seduti il più possibile comodi.
Sentite come il vostro corpo prende contatto con la superficie che vi sostiene.
Percepite la vostra pelle e la sensazione che vi danno i vestiti.
Cercate di percepire al di sotto della pelle.
Che sensazioni ci sono?
Prendetevi tutto il tempo per sentirle.
Ora, richiamando alla mente queste sensazioni, quale di queste vi fa
sentire di essere comodi?
Quali sensazioni fisiche contribuiscono al vostro senso generale
di comodità:
• la sensazione di calore o di fresco?
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• la sensazione di essere avvolti o sostenuti?
• sentite più confortevole e comoda la morbidezza o la rigidità?
• sentite la vostra respirazione libera?
L’acquisire più consapevolezza di tutti questi dettagli vi fa sentire diversi?
Più o meno comodi? Se in questo breve lasso di tempo qualcosa fosse
cambiato in positivo, prendetevi la possibilità di assaporarlo con calma.
È importante, per ricontattare le nostre impressioni, riconoscere che
l’esperienza del sentirsi comodi è del tutto soggettiva e deriva in gran
parte da ciò che noi definiamo comodo nel momento presente e non
dalla sedia o dalla superficie su cui siamo seduti.
La consapevolezza conscia del proprio corpo e delle sue sensazioni
contribuisce a rendere più intensa ogni esperienza umana.
A partire da simili esperienze pratiche, Somatic Experiencing®
aiuta le persone a utilizzare le risorse per rendere accessibile in
qualsiasi momento la capacità di sentirsi “autoregolati”, connessi
con la propria profonda e innata saggezza.
Appena si scopre di avere la possibilità di accedere facilmente alle
risorse, si può godere profondamente di tutta la sensazione di sicurezza
e facilità che queste ci offrono. Solo a questo punto si può procedere
gradualmente alla caccia delle tracce somatiche degli eventi che
hanno interferito con “gli argini” della nostra normale funzionalità.
Di fatto anche se gli eventi sono stati del tutto superati ed elaborati
psicologicamente, i residui del cortocircuito che ha alterato la nostra
fisiologia possono ancora tenere in scacco alcune aree profonde e
antiche del nostro sistema nervoso. Ad esempio, possiamo essere
molto più reattivi ai rumori forti o alla velocità, può succedere che il
nostro sonno e la nostra digestione siano molto disturbati o che risulti
difficile muoverci o stare fermi. Gli esempi possono essere molti ma
riguardano tutti comportamenti semplici che coinvolgono le nostre
azioni involontarie e automatiche.
Grazie alla ricerca neuroscientifica si è scoperta un’area del nostro
cervello particolarmente attiva nel rispondere in modo immediato e
inconscio alle situazioni che possono essere pericolose per la nostra
sopravvivenza: l’amigdala e il tronco encefalico.
Mettiamo il caso che, mentre state leggendo, vi capitasse di
percepire un rumore forte di origine sconosciuta. Qualcosa in
quell’area si accenderebbe e vi porterebbe a verificare di che cosa
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si tratta in realtà. Una volta scoperto che è caduta una latta di vernice
pesante nel vostro sgabuzzino spostata dal gatto, la vostra amigdala si
disattiverebbe facendovi tranquillamente ritornare a leggere, magari
dopo esservi bevuti un bel bicchiere di acqua o di qualcosa che vi piace
per calmare un’improvvisa secchezza della bocca.
Ciò che comunemente viene chiamato “cervello” è in realtà una
formazione divisa in tre parti a ognuna delle quali corrisponde una
fase della nostra evoluzione.
IL MODELLO DEL CERVELLO TRINO
Le informazioni sul cervello trino sono presentate come modello
semplificato, utile per una comprensione di base del funzionamento
del cervello.
A. NEO-CORTECCIA
Governa linguaggio,
cognizione, ragionamento
e movimento
B. CERVELLO LIMBICO
o CIRCUITI LIMBICI
Governa le emozioni collegate
all’attaccamento, l’espressione e
la mediazione di emozioni, istinti
e impulso motivazionale
C. CERVELLO RETTILE
Governa digestione, riproduzione,
circolazione, respirazione ed
esecuzione di “lotta o fuga”
La neocorteccia è la parte più recente ed evoluta e a volte viene indicata come il cervello pensante. Governa il linguaggio, la nostra
comunicazione, le funzioni e le abilità superiori come il ragionamento, il fare programmi, la capacità di adattamento.
È qui che si attiva il pensiero simbolico e la capacità di fare associazioni.
La neocorteccia ci consente di avere un senso ordinato del tempo e di
ricordare gli avvenimenti in ordine cronologico: permette, ad esempio,
di raccontare una storia in sequenza.
Questa parte del cervello controlla anche il movimento volontario e
gestisce l’autoregolazione facilitando o inibendo altre aree cerebrali.
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I circuiti limbici: quest’area viene detta anche cervello emozionale.
Infatti il cervello limbico è la nostra memoria emozionale che
registra il piacere e il dolore. Qui è presente l’amigdala, un vero
e proprio sistema d’allarme. È un organo designato dalla specie per
reagire alla minaccia, è molto sensibile al pericolo e quindi alla paura.
La nostra sopravvivenza di base dipende profondamente dalle
nostre emozioni: il nostro cervello ci guida a cercare di ripetere
esperienze che sono state piacevoli e a evitare esperienze che ci
hanno creato sofferenza.
Il cervello rettile, o tronco encefalico, è la formazione più antica.
Viene infatti detto anche cervello primitivo e governa i nostri istinti
e i nostri riflessi.
Qui ha sede il controllo dell’equilibrio e la funzionalità delle attività
corporee vitali di base, come ad esempio la respirazione, la digestione,
la circolazione, il sonno, il battito cardiaco, la sessualità e l’azione.
Questo livello cerebrale inoltre gestisce la risposta fisiologica
primitiva allo stress e alla minaccia: i riflessi di fuga, di lotta o di
congelamento.
“Sostengo che l’unicità dell’uomo non possa essere vista in tutta la sua
imponente grandezza se non la si proietta sullo sfondo di quelle arcaiche
caratteristiche storiche che l’uomo condivide tuttora con la vita animale”.
Konrad Lorenz
La natura ha dotato quasi tutti gli esseri viventi di reazioni alla
minaccia di pericolo molto simili tra di loro. Nonostante ciò, una
sola specie sviluppa una serie di effetti collaterali a lungo termine:
quella umana.
Le uniche occasioni in cui vediamo qualcosa di simile nelle altre
specie è quando vengono addomesticate o sottoposte a esperimenti
di laboratorio. Nel mondo della natura le reazioni di sopravvivenza
di cui parliamo sono vissute e portate a compimento come funzioni
normali e sane, a vantaggio dell’animale.
Ad esempio: se una lepre avvista un coyote scappa a zampe levate
e, quando arriva in salvo, scarica l’energia mobilizzata per la fuga
saltellando in un luogo sicuro fino a quando quel tipo di energia
reattiva non si è esaurita e sente che il suo sistema può di nuovo
funzionare nella quiete.
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Possiamo anche pensare al riflesso d’immobilità o congelamento
ricordando tutti quegli animali che di fronte a un predatore e
nessuna via di fuga possibile, sembrano morti. È un riflesso che
riduce al minimo tutte le funzioni vitali: questo demotiva il cacciatore
che è alla ricerca di una preda viva e fornisce una possibilità in più di
sopravvivenza alla vittima.
In ogni modo, gli animali minacciati vanno rapidamente al di là di
queste reazioni e si riprendono facilmente. Gli effetti sono limitati
nel tempo e non si cronicizzano.
Peter Levine, osservando i suoi pazienti, si è chiesto: “Dato che la
reazione del sistema nervoso sembra ben progettata e funziona in
tutte le creature, perché gli esseri umani sono incapaci di approfittare
efficacemente di questo sistema? Non sanno come accedervi? Cosa
fanno gli animali che noi non facciamo?”.
La grande differenza è data dall’attività dominante e inibente della
nostra neocorteccia che, diversamente dalle altre specie, in noi è
presente e molto sviluppata.
Proviamo a immaginare di essere alla guida della nostra macchina
al crepuscolo e di guidare normalmente ma in modo un po’ distratto.
All’improvviso si materializza proprio di fronte a noi un camion che sta
sorpassando, di cui noi non ci siamo accorti fino a un istante prima.
L’atto involontario e inconsapevole che possiamo fare e che ci salva
la vita è sterzare il volante di qualche grado, ma l’energia che si
mobilita in noi è quella necessaria a scalare un albero in pochi
secondi o ad affrontare un animale feroce anche a mani nude!
Nella metafora del fiume della vita si usa dire che l’energia che
coinvolge il nostro organismo sottoposto a un trauma equivale a
un’inondazione.
Appena superato il camion e realizzato che siamo ancora tutti interi
e nulla di grave ci è accaduto, l’essere umano riesce abilmente a
rimuovere tutta l’energia attivata nell’allarme e a immagazzinarla
lontana dalla coscienza.
Più grave e potente è stata l’inondazione, più il recupero della
normalità viene ostacolato dall’energia bloccata nell’allerta.
I meccanismi fisiologici di risposta al pericolo prevedono diverse
fasi; il totale superamento dell’evento secondo Somatic Experiencing®
avverrà solo quando tutto il ciclo sarà stato completato.
Torniamo al mondo animale. Levine ci invita a immaginare di
osservare da lontano un branco di cervi che pascola in una radura.
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Un ramo si spezza. Immediatamente i cervi si allertano (ipervigilanza)
pronti a fuggire o a lottare. Ogni membro del branco s’immobilizza, i
muscoli sono tesi, le orecchie ascoltano molto attentamente, l’aria
viene annusata per discriminare odori pericolosi.
Non riscontrando un vero e proprio pericolo gli animali ritornano
quietamente a pascolare, ma se li si osserva attentamente in questa
fase si noterà che il corpo del cervo viene scosso da piccoli scatti e
fremiti per qualche istante.
L’animale così completa il ciclo scaricando l’energia attivata
dall’ipervigilanza, ritornando pulito a un’attenzione rilassata.
Anche nell’uomo può avvenire questo se si riesce ad attivare le
potenzialità insite nel cervello rettile. Il linguaggio di tale area cerebrale è quello delle sensazioni. È attraverso queste che la persona
potrà sentire il fluire della scarica nel corpo dell’energia accumulata.
Il lavoro di Somatic Experiencing® favorisce così il ripristino
dell’autoregolazione.
Per Somatic Experiencing ®, infatti, l’intenzione principale
non è rivolta all’evento in sé e alla sua storia, ma al ciclo biologico
che non è stato completato.
“Il passato non si cambia, ma il modo di viverlo si”.
P. Levine
All’interno del nostro ciclo d’incontri impariamo a utilizzare tale
linguaggio sollecitando la capacità di sentire, differenziandola
dal pensare.
Utilizziamo parole evocative come leggerezza, tensione, formicolio,
apertura, contrazione, calore, rigidità, scorrere verso il basso,
affluire verso l’alto, ecc., per collegarci con la parte di noi rimasta
intrappolata nell’allerta.
Se la nostra casa si trova vicino a una ferrovia, a un aeroporto o a
un pronto soccorso, il nostro organismo si adatterà a funzionare,
nonostante il rumore, proteggendosi e lasciando sullo sfondo le
sonorità sgradite. Solo allontanandoci per qualche tempo dalla
fonte del rumore, gradualmente i nostri sensi uditivi si ri-orienteranno
su una realtà più silenziosa e normale.
Allo stesso modo l’allarme creato dall’amigdala con tutti i suoi effetti
collaterali diventa inconscio e abituale, la neocorteccia ne risulterà
influenzata e la nostra visione del mondo risulterà alterata, come se
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guardassimo inconsapevolmente la realtà con gli occhi del passato.
A volte può bastare un sopracciglio alzato per attivare in noi la paura!
In questo caso le emozioni che governano le nostre azioni hanno
origine in ciò che è stato e non in ciò che sta accadendo.
ESPERIENZA SOMATICA 3
All’interno delle esperienze di Somatic Experiencing ® percepiamo
l’autoregolazione dell’oggi e creiamo uno spazio sicuro in cui poter
esplorare piccole dosi di ciò che ancora ci fa sentire allarmati. In questi
esercizi contattiamo lievi attivazioni che ci consentono di percepire
in misura per noi adeguata, la tensione o il “rumore” di fondo che
sta disturbando il nostro organismo da allora.
Prendete una rivista ricca di foto.
Mettetevi comodamente seduti in un luogo in cui vi sentite tranquilli e
al sicuro ed entrate in contatto con il vostro sentire.
Sintonizzatevi con le vostre braccia e le vostre gambe.
Notate la sensazione che vi informa che siete sorretti dalla superficie
su cui siete seduti, qualunque essa sia.
Aggiungete alla vostra consapevolezza ogni altra sensazione presente: la
sensazione dei vestiti sulla pelle o il calore che provate in qualche parte del
corpo, il peso della rivista sulle vostre ginocchia, ecc.
Prendetevi tutto il tempo per assaporarli.
C’è bisogno di dettagli consapevoli per vivere al meglio l’esperienza!
Ora prendete la rivista e provate a sfogliarla lentamente cercando una
foto che per qualche motivo vi crei un lieve senso di disagio.
Una volta trovata, provate a interrogare le vostre sensazioni: come
reagisce il vostro corpo?
Notate le differenze:
• nella respirazione
• nel battito cardiaco
• nella temperatura delle varie parti
• nei muscoli
• nell’addome
• nelle braccia
• nelle gambe
• nella postura in generale
• nel desiderio di muovervi.
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Cosa si è attivato in voi? Quale sensazione vi dice che siete a disagio?
Ora lasciate quell’immagine e provate a sfogliare di nuovo cercandone
un’altra che, al contrario, vi faccia sentire bene.
Notate le differenze nel corpo.
In questo percorso si tende a dire che piano è veloce e poco è tanto.
Infatti, per metabolizzare davvero le tracce residue dell’inondazione,
abbiamo bisogno di procedere poco alla volta e molto lentamente.
Immaginate la differenza che sentite quando, avendo solo un quarto
d’ora di tempo, pranzate ingurgitando in qualche modo il pasto, oppure
quando vi prendete una pausa di un’ora e mezza.
Procedendo lentamente e a piccole dosi, si dà il tempo all’organismo di
integrare profondamente il nuovo equilibrio.
Di fatto, nel momento in cui si diventa consapevoli di come siamo
disegnati per sciogliere e regolare l’allerta, possiamo di nuovo
sperimentare il mondo così com’è nel presente. Come se il nostro
udito, sopraffatto dal rumore di fondo degli aerei e dei treni, potesse
di nuovo aprirsi e assaporare fino in fondo il cinguettio degli uccelli o il
fruscio delle foglie nel vento.
ESPERIENZA SOMATICA 4
Questa esperienza ci aiuta a sentire il nostro corpo come radicato e
questo ci permetterà di connetterci più facilmente alle sensazioni.
In questo senso il radicamento è una delle risorse più grandi che abbiamo.
L’immagine di una quercia centenaria è diametralmente opposta
all’essere sulle nuvole, sospesi, scollegati!
Sedetevi comodamente. Notate quali sono i punti del vostro corpo che
vi dicono che siete appoggiati.
Lasciando questi sullo sfondo, portate la vostra attenzione sul resto.
Quali sensazioni vi arrivano dal torace, dagli arti? Come sentite la pancia…?
Non abbiate fretta di seguire le tracce che il vostro corpo vi sta offrendo!
E le gambe e i piedi cosa vi stanno dicendo?
Ora provate a premere entrambe i piedi sul pavimento come se voleste
lasciare un’impronta sulla sabbia, magari aiutandovi lasciando il peso
delle mani sulle ginocchia; respirate e non sforzatevi. Immaginate che
lentamente dalle piante dei piedi spuntino piccole radici. Lasciate il
tempo alle radici di penetrare profondamente nel suolo. Osservate:
è cambiato qualcosa?
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Portare più attenzione alle vostre gambe, cosa vi fa notare di diverso?
E se considerate non solo le gambe, ma tutto il corpo nel suo insieme,
cosa percepite? Notate che i punti di appoggio hanno subìto una modifica?
Qualcosa è cambiato nella vostra sensazione di stabilità?
Questi e altri semplici strumenti ci aiutano a scoprire come nel nostro
corpo sia presente tutto ciò che ci serve per percorrere la strada della
guarigione e lasciare al passato tutto ciò che gli appartiene.
Ci auguriamo che questa breve introduzione all’approccio di Somatic
Experiencing® vi abbia aperto uno scenario interessante e utile su come
il corpo lavora quotidianamente, indipendentemente dalla nostra volontà:
la saggezza del corpo agisce nonostante noi e silenziosamente.
Abbiamo portato questo approccio nell’associazione Attivecomeprima
confrontandoci con gruppi di donne meravigliose che ogni giorno
affrontano con coraggio tematiche legate ai vissuti oncologici.
Per noi l’esperienza è stata molto coinvolgente, ma riteniamo che la
loro testimonianza scritta alla fine del ciclo di incontri, sia la più onesta
e autentica verifica di ciò che abbiamo descritto fin qui.
• C: “Questo lavoro mi ha permesso di sperimentare ciò che mai
avrei immaginato: ho scoperto di avere un corpo come amico”.
• D: “Somatic Experiencing® non mi cambia la vita, ma mi aiuta a
provare sensazioni di benessere nella quotidianità che mi aiutano a
ritrovare energia fisica e mentale”.
• D: “Mi sono ‘ricordata’ del mio corpo… bello il mio corpo,
c’era anche prima”.
• M: “Mi sembra di aver ricominciato a vivere. Non ho più paura di
vivere e questo mi sta aiutando”.
• F: “Non pensare ma ‘sentire’ mi fa bene”.
“Il corpo è la spiaggia sull’oceano dell’essere”.
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Anonimo Sufi
C O L L A N A D I G U I D E P R AT I C H E
P E R C A M M I N A R E N E L L A V I TA ,
D E D I C ATA A C H I V I V E
O CONDIVIDE
L’ E S P E R I E N Z A D E L C A N C R O
MARINA NEGRI
Fisioterapista, fin dagli esordi ricerca un approccio globale alla persona.
Nel 1981 si specializza come posturologa, conseguendo il diploma di
Rieducazione Posturale Globale. Diventa insegnante del Metodo Feldenkrais e
stabilisce definitivamente una relazione profonda col mondo della consapevolezza e
della percezione corporea. Dal 2005 collabora con Attivecomeprima Onlus dove
co-conduce gruppi di supporto psicologico. Incontra Somatic Experiencing®
nel 2002, diventa Assistente Senior nelle formazioni per operatori S.E. e,
ultimamente, consegue la qualifica di Supervisore.
CHIARA COVINI
Dopo aver lavorato per anni come Capo Sala in ambito ospedaliero, intraprende
gli studi di Medicina Tradizionale Cinese ampliandoli a Milano con un Master
condotto da Franco Bottalo. Prosegue la sua formazione con lo studio
dell’approccio Craniosacrale, di cui attualmente è docente.
Interessata al trauma, si forma con Diane Keller e Raja Selvam in Somatic
Experiencing®, approfondendo le tematiche degli imprinting natali e prenatali
con Dominique Degranges.
È assistente alla formazione di Somatic Experiencing® in Italia e lavora nel
proprio studio avvalendosi di questi approcci.
Trauma Councelor Somatorelazionale (i.f.)
Ognuno di noi conosce,
direttamente o indirettamente,
una persona colpita dal cancro.
Il cancro fa sentire il malato
fuori dalla vita.
Il disagio non è solo suo,
ma si riflette anche su chi
gli sta vicino e sulla società.
Attivecomeprima Onlus,
fondata da Ada Burrone
dopo la sua esperienza di cancro al seno,
dal 1973 aiuta il malato oncologico
e la sua famiglia a rientrare nella vita.
GUIDA n°8
COME IL CORPO
CI AIUTA
A METABOLIZZARE
IL TRAUMA
MARINA NEGRI
CHIARA COVINI
A cura di: