cronistoria - Pierantonio Bolognini
Transcript
cronistoria - Pierantonio Bolognini
PIERANTONIO BOLOGNINI CRONISTORIA DELLA PRODUZIONE ARMIERA A GARDONE V.T. (sec. XII- XIX) Presentazione e revisione dei testi a cura di Francesco Trovati e Sandra Zubiani MUSEO DELLE ARMI E DELLA TRADIZIONE ARMIERA GARDONE V.T. QUADERNI DEL MUSEO, 5 GENNAIO 2010 1 INDICE ABBREVIAZIONI ACG ACP APG ASB ASB IRD ASM ASV AVB B.M.P. BNM BQB Archivio Comunale Gardone V.T. Archivio Comunale di Pezzaze Archivio Parrocchiale di Gardone Archivio di Stato di Brescia Archivio di Stato di Brescia – Imperial Regia Delegazione Archivio di Stato di Milano Archivio di Stato di Venezia Archivio Vescovile Brescia Biblioteca Municipale di Piacenza Biblioteca Nazionale Marciana Biblioteca Queriniana Brescia 2 1105 – IL DARDO GARDONIO COMPARONI, Storia delle Valli Trompia e Sabbia. Salò, 1805. Il Comparoni ( ma in realtà il Biemmi) descrivendo la battaglia fra l’esercito bresciano e le forze dei Valvassori così ci parla delle forze valligiane e del loro armamento : ... Formarono quelli di Valtrompia e Sabbia un reggimento d’arcieri, i quali non solo si distinguevano nella bravura di scoccar dardi, e ferire, ma portavano ancor certe freccie lavorate maestrevolmente in Gardone di Val Trompia, e però detti Gardoni... 1311 - BOMBARDE GARDONESI ALLA DIFESA DI BRESCIA ASB, Pergamene di Bovegno, ( rotolo 7 n. 1), 1326 luglio 11. “All’assedio posto dall’Imperatore Arrigo VII, i Bresciani rispondono difendendosi con bombarde gardonesi “ Il termine bombarda in questi anni indicava ogni tipo di arma da fuoco e solo più tardi passò ad indicare armi di consistenti dimensioni. 1459 - INEQUIVOCABILE TESTIMONIANZA SULLA VOCAZIONE BRESCIANA ASV, Senato, Deliberazioni Terra, Reg. 4 , Fol. 104. La prima inequivocabile testimonianza, fino ad oggi conosciuta, della produzione bresciana di armi da fuoco ci è data da un dispaccio inviato dal Senato ai Rettori di Brescia con il quale si ordinava che i maestri-fabbricanti …. Debbano fare cinquanta bombarde da galea (da usare a bordo delle galee) , dieci da ramparo a retrocarica con due mascoli ciascuna, venticinque spingarde, cinquanta schioppetti e cinquantamila ferri da verrettoni per balestre. 1505 - MAESTRI GARDONESI IN FUGA … ASV, Consiglio dei Dieci, Dispacci Rettori, Brescia, Busta 19, carta. 50. 3 … Alcuni maestri da schioppetti, Archibugi, et ballotte de la terra di Gardon da Valtrompia / si sono / absentati da quella terra, et andati in un loco chiamato Domodossola, iurisditione de Conti Borromei del Ducato di Milano … Nel dispaccio trovano per la prima volta espressione gli effetti delle difficoltà da parte veneta di conciliare gli interessi della propria politica estera, che non consentivano la fornitura di armi ad altri stati, e le necessità lavorative dei gardonesi che, in mancanza di ordini, erano costretti ad emigrare. Il documento è finora la più antica testimonianza che fa riferimento, specificatamente a Gardone, alla produzione delle armi da fuoco. 1509 – IL MAGLIO DI PIETRO FRANZINI P.BOLOGNINI – F. TROVATI, . Enciclopedia gardonese. Vol. I. Gardone, 2004, sub voce. A Gardone , il maestro Pietro Francino inventa e realizza un maglio per tirare le canne delle armi da fuoco. Con il nuovo strumento si riduce il tempo di produzione della canna a meno di un terzo dell’usuale. 1520 - TUTTO L’AZZALE … DEVE PASSARE PER VENEZIA M. MORIN, R. HELD, Beretta. La dinastia industriale più antica del mondo, Chiasso, Acquafresca, 1980. Nel tentativo di operare uno stretto controllo sulle esportazioni viene stabilito che tutto l’acciaio ( e non il ferro) prodotto nel territorio bresciano e destinato a qualsiasi mercato estero, debba passare per Venezia. La misura causerà un notevole appesantimento burocratico con conseguenti spese ed inutili perdite di tempo tanto da essere revocata nel 1533. 1531 – VENTURINO APPRENDE L’ARTE DI FARE ELSE ASB, Notarile, Comino Fini, notaio in Gardone, Filza 1965 a. 1531-34 Il 9 giugno 1531 maestro Giovanni Zilberti di Pezzaze, abitante in Gardone s’accorda con Reynaldo da Fino, pure dimorante in Gardone, per insegnare a Venturino, figlio di Reynaldo l’arte di fare else di spada, per un triennio a partire dal 25 luglio 1531, con l’impegno di dargli il vitto, mentre a carico del padre resta “il vestir” salvo che nel terzo anno quando mastro Giovanni dovrà dare all’apprendista un paio di scarpe, un paio di calze “uno zupono de pignolet” ed una berretta. L’atto è rogato in Gardone alla presenza di Defendente Parolari e Battistino Daffini. Il 2 agosto 1534 i sopraccitati maestro Zilberti e Reynaldo da Fino, s’impegnano su la preda nella piazza di Gardone presso l’osteria di S. Marco a far stare Venturino ancora un anno alle dipendenze della “fosina Zilberti” fino al 2 agosto 1535 a far else di spada con l’impegno che lo Zilberti fornisca il vitto, dia a Venturino 16 lire, un paio di calze di panno buono ed uno di scarpe buone ed anche altro se il giovane si comporterà bene. 1537- PROIBIZIONE DELLE ESPORTAZIONI DI ARMI MILITARI Marco MORIN - Robert HELD, Beretta … cit. Pochi anni dopo l’abolizione delle norme riguardanti “il passaggio dell’azzale bresciano aVenezia” il Senato Veneto proibisce l’esportazione di armi militari senza preventiva e specifica licenza. La nuova norma, più ragionevole della precedente e di più facile realizzazione, permise a Venezia di esercitare discretamente un concreto controllo sull’ ampio specchio di amicizie, alleanze ed inimicizie. Dalla documentazione senatoriale del periodo ( molte licenze erano direttamente concesse dai Rettori di Brescia e la loro documentazione è andata perduta) possiamo redigere un 4 primo e limitato abbozzo statistico sulle armi effettivamente esportate negli anni immediatamente successivi : 1537 1540 – 1542 – 1543 1544 - Alla Repubblica di Ragusa : 600 archibugi, 6000 ferri da pica Al Regno di Napoli : 500 corsaletti, 500 celate, 500 archibugi, 500 partigianoni Allo Stato Pontificio : 1000 archibugi Al Re di Francia : 4000 “armi da dosso” , 4000 moschetti Al Duca di Firenze : 1000 archibugi, 300 moschetti Alla Repubblica di Siena : 1000 archibugi Al Marchese De Vasto : 1000 archibugi, 200 moschetti All’Imperatore Carlo V Al Re d’Inghilterra Al Duca d’Alba Ai Cavalieri di Malta Al Duca di Ferrara : 600 archibugi Al Duca di Ferrara : 1000 archibugi Alla Repubblica di Genova : 1000 archibugi. 1546 - 4.000 ARCHIBUSI PER IL FARNESE B.M.P., Carte Scarabelli, n. 286. Il 19 agosto del 1546 Venturino Dal Chino ( Chinelli) si impegna contrattualmente a fornire a Pier Luigi Farnese, duca di Parma e Piacenza, 4000 archibugi a miccia, con scadenza di 6oo al mese. Riportiamo una stralcio del contratto con la descrizione delle armi ordinate: “ ... Et più promette vidilicet di dar detti archibusi bene trapanati netti et puliti dentro et fuori... diritti, giusti, boni recipienti, et siano di bonissimo ferro et sicuri da star a ogni prova solita, et del garbo come se li darà la forma. Che abbiano la sua vida col fondello con la coda et mira con li serpentini come sarà la mostra che li si darà, et siano solii (lisci) col buso et focone trapanati e col focone et mira da mettere e levare, con la sua bacchetta, raschiatore et forme (per le palle) con li fiaschi et li fiaschini armati, con li cantoni a detti fiaschi tutti quatro con le armature più lunghe che la mostra, et bene inchiodati, con la misura soglia col capeleto. Et più che detti archibusi habbino le casse de noce de legno bene stagionate del modello e foggia che li sarà dato... Il Chinelli si obbligava inoltre : “ darli condotti vidilicet ogni mese secento cominciando dal mese de sedtembre .... ”. 5 6 1553 - DALLA RELAZIONE DEL RETTORE CATTERINO ZEN Relazioni dei Rettori Veneti in Terraferma, XI - Podestaria e Capitanato di Brescia, Milano, Giuffrè, 1978. Un interessante scorcio sulla vita e sui costumi del popolo gardonese ci è offerta dalla relazione del Rettore Zen che nella sua trattazione del territorio bresciano così descrive i nostri avi: … Tutti portano achibusi, et quelli da Gardone fra gli altri, non si contentano di uno, ma fino le femine ne portano doi, uno in mano, l’altro alla centura da roda, sono mala generatione, presuntuosi, luterani, quali non si possono dominare, ma per la Idio gratia … li havemo assettati per le provisionj fatte et doppoi datele quelle ponitionj … / si sono acquietati tanto che / un mio cavaliero con doi altri officiali presero un bandito sopra la piazza che gli va la vita, che ad altri tempi cento non haveriano potuto apparire alla veduta di quel loco… 1554 - UN MONDO DI ARCHIBUSI Relazioni …, cit., Relazione Cavalli. 1554. Marino Cavalli nella sua descrizione del territorio, inviata a Venezia nel 1554 al termine del suo mandato, così ricorda Gardone : … A Gardon si fa un mondo de archibugi tra le altre cose et li fanno con tanta facilità che in due o tre fusine se ne faria 400 cane al giorno … 1567 -“SI FANNO ASSAISSIMI ARCHIBUSI” G. M. CICOGNA , Il primo libro del Trattato militare, Venezia, 1567. … Nel Bresciano è un loco detto Gardon Val Trompia nel qual loco si fanno assaissimi archibusi buoni e perfetti … 1570 – SI LAVORA ANCHE LA DOMENICA M. MORIN – R. HELD, Beretta …, cit., Il Senato Veneto, impegnato non soltanto a garantirsi il dominio di Cipro, ma anche il controllo di tutto l’Adriatico e dell’Egeo, ordina ai Rettori di Brescia di prendere provvedimenti perchè la produzione delle canne sia continua: si dovrà lavorare giorno e notte, anche la domenica e negli altri giorni festivi. Si prepara infatti la grande battaglia nvale di Lepanto. 1586 - EDIFICI PER LA LAVORAZIONE DEL FERRO GARDONESI NEL GIUGN0 1586 B.N.M., Manoscritti Italiani Marciani. Classe VII n° 1155 (7453) Brescia – Miscellanea. Un manoscritto della Biblioteca Marciana di Venezia contiene il resoconto della visita alla Valtrompia compiuta dai Rettori veneti di Brescia nel giugno del 1586. Recita il manoscritto: f. 8 : Viaggio fatto per l’Ill.mo Signor Conte Honoris Scotto Governatore di Brescia in compagnia dell’Ill.mo Signor Gabriele Corsaro degnissimo Capitano di essa città nella visita del territorio e delle Valli del Bresciano. Domenica lì 8 giugno 1586… f. 12 : Mercore 25 7 La mattina a Gardone, terra grossa in Valtrompia dove fu fatta la mostra di 200 archibuseri, benissimo disciplinati sotto la carica del Soldato Capo Jacomo, nel qual luogo vi è un forno con molte fusine; ed ivi si fanno le canne d’archibuso. Questa Valle è logo separato dal distretto di Bressa, principia sopra la Quadra di Nave, migli 7 sopra la città e finisse nella sommità del Monte Maniva a confino di Bagolin; è di lunghezza miglia 25; nella maggior larghezza un quarto di miglio et dal meggio in su se non quanto capisse il fiume Mella, et la via contiene 19 comuni…. Si ritrovano in essa Valle anime n. 17.994 et avanti la guerra ultima arrivavano al n. 21.242. Vi sono Huomini di fattione al n. di 1.840, ma per la peste e la guerra che fu dell’anno 1578, sono diminuite. Segue l’elenco degli edifici produttivi inziando dall’Alta Valle. … a GARDONE : fusine grosse n. 13 et fusine piccole che fanno archibugi n. 40 A INZINO : fusine grosse n. 6 e piccole n. 10 che lavorano fornimenti da fuogo. 1588 – UNA DISASTROSA DISPOSIZIONE P.B. Gardone e la Valle Trompia. Storia e tradizione CD . Gardone, 2003. B.N.M., Manoscritti Marciani Iitaliani, n. 1156, ad annum. Per agevolare i fabbricanti di armature ed i maestri incassatori cittadini, il Governo veneto vietò l’esportazione del ferro da armatura e delle canne non incassate. La decisione si rivelò disastrosa per l’economia gardonese. I mercati esteri e nazionali non richiedevano infatti canne immanicate sia per il vertigionoso aumento del costo dei trasporti che conseguiva al trasferimento di armi complete rispetto alle sole canne, sia perché l’incassatura italiana non era molto apprezzata all’estero. La situazione diventa e precaria ed il 20 agosto 1588 i Rettori di Brescia comunicano a Venezia : … le Maestranze che in gran numero solevano far tal esercitio… sono andate diminuendosi talmente che poche n’erano rimaste, avendo la maggior parte d’esse seguito il corso della materia, che veniva condotta in paesi alieni, dove sono andati a lavorarla. Il qual disordine è causato da l’ingordigia di alcuni pochi danarosi di quella Valle, li quali essendosi applicati a questa mercantia, se ne sono anco in breve tempo arrichiti /con/ l’assorber tutto l’utile de le fatiche de questi poveri maestri… 1588 – ISTITUZIONE DEL FONDACO P.B. Le fucine gardonesi. Gardone, 2005. Onde evitare il protrarsi delle difficili situazioni in cui veniva a trovarsi la maestranza gardonese in occasione del blocco delle richieste da parte di Venezia, a Brescia ed a Gardone vengono istituiti i Fondaci, organizzazioni commerciali che avrebbero dovuto porre rimedio alle congiunture più difficili. A tale scopo Venezia elargì un ingente finanziamento di 30.000 ducati. Con questa somma i gestori dei fondaci avrebbero dovuto acquistare materiale grezzo da distribuire ai maestri artigiani in ugual misura. I maestri potevano così affrancarsi dalle forniture capestro dei mercanti ed iniziare la lavorazione senza che fossero praticate scelte discriminanti. Lavorato il ferro e trasformatolo in canne, avrebbero dovuto settimanalmente consegnare il prodotto finito al fondaco che l’avrebbe acquistato e pagato in contanti dopo aver detratto il costo della materia prima. Nel fondaco si sarebbero immagazzinate le canne in attesa delle richieste della Serenissima. La temporanea mancanza di ordini avrebbe dovuto essere tamponata dallo stoccaggio ed i maestri avrebbero dovuto ottenere una continuità materiale di lavoro e di risorse per vivere. Purtroppo però, come spesso accade, l’ingordigia di pochi ( i fondegari) che seppero approfittare in ogni modo della loro posizione e la connivenza con i mercanti che si vedevano acquistate canne di scadente qualità prodotte nelle loro fucine, a basso costo da manodopera incapace, resero vano 8 anche questo tentativo voluto dall’Amministrazione veneta sensibile alle necessità dei maestri produttori. 1601 - NUOVO CONTRATTO PER IL FONDACO M. MORIN – R. HELD, Beretta..,. cit. ASV, Senato, Deliberazioni Terra, Filza 160, 2311.1601. Nel 1597 il fondegaro gardonese Apollonio Chinelli inviava un dispaccio al governo veneto con il quale comunicava i ragguardevoli risultati ottenuti, sotto la sua gestione, dal funzionamento del fondaco : molti maestri erano tornati al lavoro gardonese ed i fondegari avevano acquistato dai produttori molte più canne del pattuito. La realtà però era ben diversa.: infatti una delle condizioni che il regolamento del fondaco non aveva purtroppo prevista - l’equa distribuzione del lavoro tra le maestranze - era stata palesemente violata, causando per i molti esclusi, ridotti alla fame, proteste a non finire.Cosi’ nel novembre del 1601 viene stipulato un altro contratto che prevede la concessione del prestito veneziano direttamente ai maestri gardonesi che si devono eleggere il fondegaro. “ ..... desidera essa Maestranza nominar il fontegaro perchè non vuole più cadere in mano de mercanti. Non ha voluto che il comun di Gardon s’interessi perchè in esso i mercanti sono molti, et particolarmente il Chinello, havendo gran parte (notevole peso), saria il negocio, ritornato a cader nelle loro mani ...” A fondegaro è nominato Bartolomeo Lorando e per lui le cose si fanno difficili anche per il blocco esercitato da Venezia sulle esportazioni. Nel 1609 il contratto non gli è rinnovato; un esame delle scorte del fondaco nel 1608 aveva rilevato che su 3800 canne presenti solo 858 erano utilizzabili. Anche il buon Lorando, per barcamenarsi, aveva comprato nascostamente e a basso prezzo, canne scadentissime da quei mercanti che possedevano fucine e salariavano dipendenti incapaci. 1605 - PRIVILEGIO PER UN’INVENZIONE ASB, Reg. Privilegi, n. 7. C. QUARENGHI, Tecno-cronografia delle armi da fuoco italiane, Napoli, 1881. 9 Il Senato veneto accorda un privilegio al maestro gardonese Geronimo Zanola per una sua invenzione riguardante la costruzione ed il funzionamento dei moschetti e per un nuovo Falconetto da tre le cui prove dettero ottimi risultati. 1606 - SALVACONDOTTO ( E LIBERTA’) PER I BANDITI ASB, Reg. Privilegi, n. 7. Il Senato veneto accorda salvacondotto ai banditi ( colpiti dal bando) gardonesi Guerino ed Insino ritenuti valentissimi maestri armaioli che si trovano per lavoro nello Stato di Milano. Concede altresì al Capitano di Brescia di accordar salvacondotti a quei banditi maestri di ferrarezza di Valcamonica e Valtrompia che per peritia di quest’arte importante e necessaria e per migliorata condotta siano ritenuti meritevoli del ritorno. Il Capitano si affretta a prolungare di otto anni il salvacondotto al maestro gardonese Battista Mondino detto il Meone per il servitio che da lui si può ricavare nel suo esercitio di fabricar canne d’Archibugio e di Moschetti. Lo stesso viene accordato al maestro gardonese Zilberto Castello e verrà pure prorogato il salvacondotto del maestro gardonese Pietro Mutti. 1606 - GIO. MARIA ZAMBONARDO, A BRESCIA, E’ NOMINATO CUSTODE DELLE ARMI ASB, Reg. Privilegi, n. 7. Riconosciute le sue notevoli capacità e la serietà del suo comportamento, il Senato veneto elegge l’armaiolo gardonese Gio Maria Zambonardo (i) custode delle armi esistenti nei magazzini di Brescia con lo stipendio di 40 ducati all’anno. 1607 - I RITORNI SI SUSSEGUONO ASB Reg. Pivilegi, n. 7. E’ quindi la volta di Matteo Agostini e Girolamo Reccagni ( detto il Felino) che nel 1608 per “serenissima” concessione possono ritornare in Valle, e rivedere il loro campanile. Richiesta di salvacondotto verrà presentata anche da Gio Pietro Gabiolo, grosso negoziante colliense di quel ferro col quale si fanno le buone canne d’archibugi e moschetti, pure lui al bando. 1608 - IL CONTRABBANDO ED IL “FONDEGO” NELLA RELAZIONE DI ANGELO BRAGADIN Relazioni … cit., Relazione Bragadin 1608. … quei armaroli hanno modo di tratenersi per la comodità che riceveno dalla Serenità Vostra col mezzo di quel fontego della ferrarezza, non tanto per il ferro che vien esser loro dato in credenza, quanto per il danaro in pagamento dell’armi che consegnano de volta in volta, battudo il debito che hanno con esso Fontegoper il ferro ricevuto, che perciò hanno accresciuto le loro botteghe dalle 25 che erano al principio del mio regimento fino alle 38 che hora si ritrovano, et sebene riesce fruttuosa in questa parte di oservar et accrescer quella maestranza,non però sortisce l’altro fine dell’esito delle armi (l’esportazione clandestina) … poiché li maestri procurano sempre in occasion de partiti con forestieri di farne dell’altre di nascosto, come diciò se ne ha avuto saggio in occorrenza del partito del Signor Duca di Modena de 200 corsaletti che li medesimi maestri ingordi al guadagno procuravano di fargli a parte senza timor anco degl’ordini in contrario et con qualche avantaggio più di quello che fanno a Vostra Serenità, perché le sue armi non fossero levate dal Fontego… … Il poco frutto (del fondaco è da attribuirsi) a soverchia ingordigia non meno di chi ne ha avuto il maneggio che de gli stessi maestri facili a lasciarsi persuadere da loro particolari interessi ad 10 ogni eccesso di fraude … con intelligenza con due o tre mercanti tra quei di Gardon et di Bressa, li quali attendono a contrabbandi d’ogni sorte d’armi per lochi alieni … 1608 – 1000 ARCHIBUGI PER LA MAESTRANZA C. QUARENGHI, Tecno-cronografia… , cit., a.a. Con ducale 12 marzo emessa dall’Eccellentissimo Senato Veneto, si ordina alla Maestranza di Gardone la fabbricazione di 1000 archibusi. 1610 - LO “SVIAMENTO” DEI MAESTRI GARDONESI IN ALTRI STATI ASV. Senato, Dispaccio Rettori Brescia, Filza 20. I governanti degli stati nazionali ed esteri, si resero ben presto conto che per avviare e gestire una fabbrica di canne era necessaria la presenza di un maestro gardonese e così le offerte per i nostri “esperti” divennero sempre più allettanti , sia per denaro che per condizioni di lavoro. Molti agenti di questi stati lavorarono allo sviamento più o meno in incognito e con lusinghieri successi, alcuni però furono arrestati, infatti a Gardone nel 1610 venne fermato: “ … un fattor del S.r Steffano Spinola, che era venuto qui per sviar maestri, alcuni de quali havevano anco dato intentione di andar seco ad un luoco chiamato Ronco sul Genovese, dove esso Spinola ha fatto fabbricar una fucina da lavorar canne d’arcobugio… ” In Gardone si va determinando in questi anni una sorta di polarizzazione che vede da una parte la forte e potente famiglia dei Rampinelli appoggiata da numerosi sostenitori e dall’altra quella dei Ferraglio, meno forte ma che può contare sul segreto supporto dei Chinelli. Il primo tempo di quella che sarà una cruenta lotta, si chiude col bando inflitto a Geronimo Ferraglio ed ai suoi due figli Giulio e Giovanni Francesco che si stabiliranno come maestri di canne nel Ducato di Parma. 1611 – ANCORA SUL “FONDEGO” E SULLE EMIGRAZIONI Relazioni … cit., Relazione Lando, 1611. Ulteriori notizie sul fondego e sul precario stato della maestranza, apprendiamo dalla relazione compilata dal Rettore Antonio Lando: …Due principali negotij vi sono in quelle Valli, l’uno dell’arte del fabricar canne d’arcobusi in Gardon… Rinovai nel principio del mio reggimento con ordine dell’Eccelentissimo Senato il Fontico in Bressa delle dette canne da guerra che si fabricano in Gardon, il quale si è sostentato in tempo mio convenientemente , per l’occasione che si è havuta di riuscire di honesta quantità di arme nei moti passati; ma essendo questi in ogni parte sopiti, è cessato anche l’esito delle canne, il Fontico è pieno di lavori et il capitale che andava girando resta ocioso, onde i maestri che sono privi di tratenimento pensano di andare a procacciarsi il vito altrove. Io li ho trattenuti in ogni maniera amorevole, anci essendone partiti sei per il Stato del Gran Duca, ne ho fatto ritornare tre di loro e ammoniti li parenti che faccino venire anco gl’altri che sono a Pistoia; ma ogni diligenza 11 riesce infruttuosa, mentre non si possino mantenere essendo questa mercantia molto differente dalle altre… 1612 – AL BANDO IL BANDITO FERRAGLIO ASV, Capi del Consiglio dei Dieci, Lettere di Rettori e di altre cariche, Brescia, b. 25. Riprendono in Brescia gli scontri armati tra le famiglie di alto rango. Viene tristemente ricordato per le sue nefandezze Gaspare Antonio Martinengo colpevole fra l’altro di favoreggiare il noto e pericoloso bandito gardonese Girolamo Ferraglio. Le male azioni del Ferraglio sono ampiamente documentate: “ Brescia 30 giugno 1612 Noi Pietro Barbarigo Podestà et Steffano Viaro Capitano… Devenendo all’ espeditore dell’infrascritti casi diciamo… Geronimo Feraglio, da Gardone similmente bandito di tutte terre e luoghi… Bortolo Stropiolo, detto Sgrazza da Gardone similmente bandito di tutte terre e luoghi… con altri al numero di dieci… armati tutti d’archibusi lunghi, et curti, ed anco pistole con barbe postizze si sono conferiti… nella terra di Lavone nella casa di Andrea Fada et Figlioli ed attaccata una corda al collo ad esso Andrea lo condussero a certe case, dalle quali levarono una quantità di denari et altre robe avendoli prima privati delli danari che avevano addosso,… percotendoli con li 12 archibugi… ciò commettendo scientemente e dolosamente contro le leggi divine et humane… et in sprezzo ai loro bandi… perciò sentenziamo e condannemo che Geronimo Feraglio e Bortolo Stropiolo siano perpetuamente banditi da Bressa et di tutte le altre città et luochi del Serenissimo Dominio terresti et marittimi… e se qualcun di loro venirà nelle forze sia condotto al loco solito della Giustizia, ove per il Ministro di quella, sopra un’ eminente forca sia impiccato per la gola, sì che muori, con taglia alli captori de lire seicento…” 1613 - IL DRAMMATICO STATO DEL FONDACO Relazioni... cit., Relazione Stefano Viaro, 1613. .... Del stato nel qual s’attrova quel fontico di canne eretto dalla Serenità Vostra a beneficio della maestranza di Gardone, con quelli ordini che furono stimati appropriati di far riuscire quel negotio conforme all’intentitone... ho fatto il mio possibile acciocchè le canne di esso fontico havessero essito et quel capitale che s’attrova potesse ragirarsi a beneficio di essa maestranza, ritrovandosi al presente in tante canne, oltre li ducati ottomille che vi sono stati posti dalla Serenità Vostra, ducati doimille centotrentasie di ragion del fonticaro, cavati però dall’utile che ne ha ricevuti delli soldi dieci per canna conforme alli capitoli con lui stabiliti, senz’altro suo capitale et veramente il maggior patimento c’ho havuto nell’animo nel corso del mio reggimento de doi anni è stato quello del Fontico et maistranze, poichè essendo proibito a maestri il vendere le canne da guerra ad altri che al Fontico et portandole in esso, non havendo il fonticaro modo di pagarle, non le può manco ricevere nè potendo essi maestri venderle ad altri, sono nell’ultima disperatione poichè se ricevesse esso fonticaro le quattro canne di archibuso overo tre di moschetto al giorno da ciascun maestro, conforme alli capitoli, né potendo far essito di esse, bisognerebbe che avesse il fonticaro un grandissimo capitale et però con tutto che vi siano pene gravissime et che ne sia castigato ancora alcuno, tuttavia nascostamente per sostenersi ne vendono a minor prezzo di quello che le paga il Fontico et di questo modo levano ancor maggiormente l’occasione di spazzo (vendita) di quelle di esso Fontico. Sono comparsi più volte avanti di me essi maestri, ricercandomi con le lacrime alli occhi alcun aiuto, dicendo che se stanno a casa se ne muoiono dalla fame e partendosi per procurarsi il vitto in altre parti vengono proclamati et castigati et alle volte m’hanno condotto avanti le numerose loro famiglie, che veramente mi rendevano gran pietà; tuttavia nella miglior maniera che ho potuto sono andato portando sino al findel mio carico questo negotio tanto importante , sopra il quale fa bisogno di ponervi accurato pensiero chè non lo facendo indubitabilmente resteranno pochi maestri a Gardone et si farà perdita in un istesso tempo di quel commodo che in ogni occasione di bisogno si riceve da essa maestranza. Ho avuto trattazione così con li mercanti di Gardone, come con li maestri per veder di ritrovar alcun modo con che fosse somministrato al bisogno di essa maestranza et in altro tempo ne darò di ciò più particolar conto alla Serenità Vostra et a Vostre Signorie Eccellentissime per non dilatarmi tanto al presente in questo, tenendo fermamente che le erettioni dei Fontichi sono state la rovina di tutto il negotio della ferrarezza, che sarebbe stato di grand’utile et servicio alla Serenità Vostra il procurar solamente che il ferro grezzo non fosse per niun modo estratto dal Bresciano, ma ben lavorato a piacimento di ciascuno, pagando li suoi dati jet dall’esperienza si può conoscer quanto ciò fosse tornato a conto … 1614 - PIU’ SOLDI ( E PIU’ ARMI) PER GIO MARIA ZAMBONARDO ASB, Reg. Privilegi, n. 8, p. 77. L’armaiolo gardonese Gio Maria Zambonardi che abbiamo ricordato nominato Custode delle armi di Brescia (1606), lo diviene ora anche di Asola ed Orzinuovi, ed ha lo stipendio aumentato per l’accrescersi del numero delle armi da conservare. Nella sola Munizione di Brescia esistevano 9895 capi tra armature, moschetti ed archibugi, 4000 picche e 7000 altri archibugi. 13 1614 - I 200 BOMBARDIERI DI BRESCIA C. QUARENGHI, Tecno- cronografia … cit, a.a. Viene per la prima volta istituito a Brescia un Corpo di 200 Bombardieri coi rispettivi ufficiali della riserva i quali siano tenuti a tutti li carichi et obbligazioni, così dell’andar al tiro del Pallio, come nell’Esamin, Mostre ed altre fattioni. 1615 - UN PREMIO PER PAOLO CHINELLI Carte della famiglia Chinelli C. QUARENGHI , Tecno-cronografia …cit., a.a. Da Cavalcaselle il Provveditore generale di Terra Ferma Antonio Lando decreta un premio di Ducati 5 al mese da lire 6.4 l’uno, principiando dal giorno 29 aprile per tutto il tempo di sua vita a PAOLO CHINELLI da Gardone per il secreto di un Moschetto assai più facile ed utile dell’ordinario perché essendo l’ordinario lungo onze 40 di peso lire sessanta e che si usa col cavalletto et con l’opera di più persone, questo è lungo onze venticinque solamente, di peso lire disdotto et viene maneggiato da un uomo solo con la forcina come li Moschetti, porta balla uguale e fa la medesima passata come l’ordinario. Il decreto emanato dal Lando, oltre a riconoscere l’importanza e l’utilità dell’invenzione gardonese stabilendo un adeguato compenso per l’inventore, ordina pure che chiunque azzarderà di fabbricare moschetti di tal invenzione sia punito di prigione, galera et altro dovendosene riservare solo al Chinelli la produzione. 1617 – ALTRO MOSCHETTO ED ALTRO INVENTORE (MA SEMPRE GARDONESE) ASB, Reg. Priv., n. 8, p. 178. Un nuovo tipo di moschetto da cavalletto, più maneggevole e più leggero di quelli utilizzati al tempo è ideato e costruito da un altro armaiolo gardonese PIETRO FRANZINI che riceverà privilegio per la sua invenzione. L’arma : che per le prove che si son fatte riuscì della med. Et maggior passata ancora degli ordinari Moschetti, quali pesano intorno la metà più di quello, onde vedendosi il profitto che si può cavar da quest’arma nell’uso di guerra per la facilità di maneggiarla è bene di promuovere quanto si può l’industria dell’artefice. 1618 – SUPPLICA DELLA MAESTRANZA ASB, Reg. Privilegi, n. 8, p. 178. C. QUARENGHI , Tecno-cronografia …, cit., a.a. La Maestranza degli armaioli e fabbricatori gardonesi di canne d’archibugio, moschetti e moschettoni implora presso la Repubblica di Venezia che non le venga lasciato mancare il lavoro. 1618 - MIGLIORA LA SITUAZIONE ECONOMICA P.B. Gardone e la Valtrompia…, cit. L’abolizione del divieto delle esportazioni d’armi da guerra, dà nuovo slancio all’industria armiera gardonese consentendo una decisa frenata al flusso migratorio dei maestri ed il ritorno in patria di molti di essi ( nel 1619 su 28 espatriati 16 ritornavano alle loro fucine gardonesi). 1618 - LA “PRATICA UTILITA’ ” DEL MOSCHETTO CHINELLI Carte famiglia Chinelli C. QUARENGHI, Tecno-cronografia… , cit., a. a. 14 Fatta la prova del Moschetto inventato dal Chinelli nel 1615, il Senato Veneto avendolo ritenuto di vera e pratica utilità, ordina che vengano pagati all’inventore, vita natural durante, quattro Ducati al mese e dati Duc. 100 per una volta tanto, con obbligo di costruire in ogni tempo quella quantità di moschetti che potessero occorrere pel pubblico servizio. 1620 – CANNE ROTTE IN CAMBIO DI MOSCHETTI Carte famiglia Chinelli C. QUARENGHI, Tecno- cronografia… cit., a.a. In seguito a disposizione del Senato veneto vengono consegnate dall’Arsenale di Venezia a Paolo Chinelli una quantità di canne non buone in cambio di un certo numero di Moschetti di sua invenzione. Fra queste canne non buone del peso complessivo di lib. 32778 e stimate dai periti del valore di £. 9335 se ne trovano di quelle da archibugi lisci, con ganci antichi, a facette, corte, tonde, da organi, da moschetti, da pistoni ecc. 1621 – LE CANNE LAZZARINE B. PISTOFILO, Oplomachia, Siena, 1621. “… Le canne lazzarine fabbricate a Gardone nel Bresciano fin’hora tutte le altre avanzano… ” 15 1622 - CHE LI MAESTRI DI CANNE D’ARCHIBUSO ABSENTATI DALLO STATO… Proclama 1622. 27 agosto. “… Che li maestri di Ferrarezza, Lavoranti, ed altri, come anco quelli delle Canne d’Archibuso e di Moschetto, absentati dallo Stato, ed andati a lavorar in Stati alieni, termine Mesi uno debbano essersi ridotti alle Case loro, e non più partire, altrimenti s’intendano perpetuamente banditi, e capitando, siano appiccati, con Taglia di L. 600”. 27 agosto 1622 Il proclama del 1622 è una sorte di rinnovata amnistia per tutti quei maestri di canne e lavoranti di ferrarezza che si sono allontanati dalla Valle per necessità di sopravvivenza o per particolari interessi. E’ concesso loro di ritornare entro un mese. Chi non lo facesse sarà ricercato e condannato all’impiccagione. Il documento è precisa testimonianza sull’interesse veneto di mantenere la supremazia nello strategico campo di produzione delle armi che è bene sia mantenuto dentro i confini del “Territorio”. 1625 – LA RELAZIONE DI MARC’ANTONIO CORNER ASV, Collegio V, Secreta, b. 37, Relazione del Capitano di Brescia Marc’Antonio Corner. “ Val Trompia e Val Sabbia fanno 17 mille anime per ciascheduna; Val Camonica con la Riviera di Iseo contigua a lei ne fa 51 mille, tutta gente valorosa e brava, e ben governata, et ho ammirato che queste Valli, che non raccolgono biave per doi mesi dell’anno non sentano più la povertà, che l’istesso piano, perché l’industria supplisse al mancamento della natura, le castagne alla scarsità del grano, et il buon governo nella partecipazione de’ beni communi prevale alla soggetione de’ poveri contadini del piano pressati come nelli altri luochi dall’avaritia de richi et potenti… Sopra tutto è considerabilissima la terra di Gardone posta alla bocca della Val Trompia, dove in trenta fuochi si lavorano canne d’arcobuso e moschetto, le migliori di qualsivoglia altro luoco per la qualità del ferro molto buono. Il Fontico è tenuto riceverne 330 per mese al qual effetto Vostra Serenità prestò 6 mila ducati, ma né presenti bisogni ne fabricano ben 4 mila e di vantaggio ancora. S’ingegnano ogni giorno d’inventare arme estraordinarie da guerra, che per loro finezza superano la natura del metalo. Pare che siano ricercate da forestieri, io di questa estraordinaria qualità non ho mai concessa estrattione, onde alcun Maestro offrirebbe a Vostra Serenità un dacio di cinque et anco dieci ducati per ogni pezzo secondo la qualità. Alcuno di quella Maestranza viene sollecitato di condursi in stati alieni, et nel Genovesato particolarmente, vi ho tenuto l’occhio sopra et costretto alcuno più dubbioso a dar pierzaria di non partire onde in mio tempo anci mi è riuscito di rivocar nel stato doi valorosi Maestri di moschetti et uno di armature a difesa, sperando che la promessa che ho fatto di salvacondotto et della gratia publica sarà da Vostra Serenità approbata et confirmata, né altri quasi resta che possi tentarsi al ritorno che uno dal Stato di Parma,ma come intendo fa pochissime facende e molta spesa per poca riuscita. Sarà sempre ottimo mezo, perché non abbracino partito forestiero il concieder l’estrat ione dell’arme ordinarie et che prontamente ricevino dal fonticaro il debito sovvenimento. L’arte delli armaroli era grandemente diminuita, et quasi rovinata; con occasione di questo nuovo impiego si è assai ben rimessa e raddoppiati li Maestri, a quali ho aggiunto un olandese molto esperimentato nella professione … Marc’Antonio Corner dopo aver delineato la situazione della Valle ed esternato le qualità ed i meriti dei gardonesi in particolare, sottolinea i miglioramenti apportati dall’istituzione del fondaco ma non può non suggerire che il consenso alla libertà di esportazione della canne civili potrebbe migliorare la situazione economica e sociale dei Maestri gardonesi, sempre tentati dalla fuga verso stati esteri dove si può lavorare senza vincoli e con maggiore soddisfazione economica. 16 1626 - LA RELAZIONE DI ANDREA DA LEZZE ASV., Collegio V (Secreta), b. 37, Relazione del Capitano di Brescia Andrea da Lezze. “ … Nel trattare di questa materia di Munizioni d’Armi, mi si presentano inanti le due condizioni di artefici sempre dalla Serenità Vostra molto stimate, cioè quelli di Gardone impiegati nella fabricatione delle Canne di Moschetti et di altre qualità et gli armaroli di Brescia, fabbricatori delle corazze et di altre armi di dosso. Delli primi sendomi io medesimo trasferito a Gardon, come ho fatto ad alcuni luochi principali e delle fortezze specialmente di quella giuriditione… ne sono rimaso a pieno informato et viddi con molto gusto a formare di tutto punto una canna. Trentasei sono li maestri principali, altri duecento d’inferiori, oltre un numerograndisjimo d’operarij. Lascio la gran gente che nel cavare et lavorare il ferro si tratiene, sostentandosi quella Valle che contiene 18 mille anime di questo principal essercitio oltre qualche trafico di carbone et de boschi. Merita veramente quell’arte la pubblica protettione; io con l’occasione della fabrica di X mille moschetti ordinatimi dall’Eccellentissimo Senato in ducali di 29 aprile dell’anno passato, principiai col mio carrico anco il tratenimento di essa, la quale in vero s’attrovava in grandissima miseria, per non dire disperatione, onde molti si eran resi fuggitivi per Milano et Genova, a fucine che di novo in quelle parti si fabbricavano. Mi contraposi ardentemente a queste fughe et le fermai, anci con alletamento et di buone parole et di qualche salvo condotto in virtù dell’autorità a noi Rettori in tal materia concessa, ho conseguito il ritorno di alcuno delli già partiti et di un principale maestro specialmente, senza il quale mi viene affermato non potere la fucina di Genova continovare. … E’ vero che assai mortificati rimasero dall’esserle da me, così richiedendo all’hora il publico servitio, con rigorose pene impedita l’estrattione delle loro armi in terre aliene, mentre a Milano et Genova potevan riuscirne con utile di otto sin diece lire per canna, di più del pretio delle lire undeci che vengono per il publico loro pagate, et hora anco che godono la benigna licenza di Vostra Serenità, poco esito quanto a moschetti ne fanno, ma molto però el utile che conseguiscono dalle canne da ucellare, da essi in quantità grande fabricate, et spedite quasi per tutta Europa. Delli moschetti fabricati per il servitio di Vostra Serenità, ho voluto io assistere a tutte le prove , ben sapendo qualche disordine per l’addietro in tal materia…” La licenza di esportazione delle armi ottenuta dal governo ed i provvedimenti del Da Lezze hanno ridato respiro alla produzione, ma le comunità di Valle hanno ancora notevoli problemi da risolvere fra questi spiccano l’estinzione dei debiti e gli abusi dei Vicari e dei Ministri. Negli anni seguenti si aggiungeranno la carestia e la peste che renderanno ancor più pesante l’indebitamento. Il ritorno del cacciatore. Disegno di Jacques Callot 1593 – 1635 Venezia, Museo Civico Correr 17 1626 - ACCORDI FRA MAESTRI Carte famiglia Chinelli. C. QUARENGHI, Tecno-cronografia… cit., a.a. I maestri d’archibugi Tommaso Chinelli per una parte e Gio Maria Bertoglio e Francesco Acquisti per l’altra, tutti di Gardone, stipulano una convenzione secondo la quale i maestri Gio Maria e Francesco potranno fabbricare Moschettoni e Falconetti da mezza lira di botta in susu e farne fabbricare, mentre Tommaso Chinelli li dovrà consigliare ed aiutare ne contravvenirli in alcuna maniera ma far di tutto ciò che potrà affinché tai Moschettoni riescano nella miglior forma che sia possibile. 1626 - PAOLO CHINELLI ED I SUOI CANNONI M. MORIN – R. HELD, Beretta … cit. Nel 1626 Paolo Chinelli presenta ai Rettori tre cannoncini : due da un libbra e uno da quattro già collaudati a Gardone. I pezzi sono realizzati in ferro, quindi molto più leggeri di quelli in bronzo. Uno dei piccoli viene provato nel poligono del Castello di Brescia e con una carica da sei once il proiettile attraversa tredici “fili di tavola”, mentre un analogo pezzo in bronzo, caricato con tredici oncie ne trapassa quindici. In proporzione quindi il cannoncino del Chinelli dà risultati nettamente superiori. Il pezzo viene inviato a Venezia, ma i tradizionali nemici del ferro, umidità e salsedine, ne sconsigliano l’uso per la Serenissima. Molti pezzi vennero però esportati, specialmente in Francia. 1627 – TRANSATIONE TRA LA MAG.CA CITTA’ DI BRESCIA ET LA SPETT. VALLE TROMPIA Idem, Brescia, Turbini, 1657. In data 22 giugno è stipulata una “Transatione tra la Mag.ca Città di Brescia et la Spett. Valle Trompia” sull’annosa questione dei beni da attribuire all’Estimo della Città e a quello della Valtrompia. Rappresentanti della Valle nelle trattative sono Michele Gabiolo, Orazio Lorando, G. Paolo Grotti, Tranquillo Rampinelli, Benedetto Richiedei. La “Transatione” prevede che i beni siti in Valtrompia ed elencati negli Estimi cittadini del 1616 e del 1626 hanno carico di contribuzione con la Valle. I beni che risultano nell’Estimo cittadino del 1534 ed in quello di Valle del 1542 dovranno conferire nel luogo dove saranno situati. Nella Transatione accanto agli stemmi di Brescia e di Venezia compare lo stemma trumplino costituito dal giglio di Francia sormontato da da un lambello a undici punte. 18 Carabina facente parte del trittico di armi realizzate per il re di Francia Luigi XIII Gardone V.T. – Brescia 1638. Stoccolma - Armeria Reale Svedese 1627 - “ CHE NESSUN MAESTRO INSEGNI L’ARTE …” Carte della famiglia Chinelli C. QUARENGHI , Tecno-cronografia …cit., a.a Con Decreto 23 settembre la Repubblica ordina solennemente che nessuno dei maestri di Gardone insegni l’arte di fabbricare Canne da moschetto e d’archibugio a persone estranee alla Valtrompia. 1627 – MOSCHETTI E FALCONETTI COL SECRETO Carte della famiglia Chinelli. Francesco Acquisti riceve l’ordine di fabbricare cinquanta Falconetti di portata di lira una la balla di piombo et altri cinquanta di portata di lire quattro, composti con il suo particolar secreto con metallo che fa si conservino dalla ruggine. 1628 - LA TERMINAZIONE VALLARESSO M. MORIN – R. HELD, Beretta … cit. Il Capitano Alvise Vallaresso nel settembre del 1627 visita le Tre Valli e nella sua relazione scrive che la popolazione che nasce e vive in un’aria sottile e salubre : … abbracciarà tra tutte tre le Valli ben 90.000 anime, gente armigera oltre ogni credenza, per i loro privati interessi, et bellicosa, ancora a mio credere, non già per trar fuori dalle loro case ( non bellicosi da arruolare per combattere altrove, ma nella difesa del loro paese). Le ordinanze comparono tutte ben in arnese d’armi et vestiti… Con il consenso del Senato, il Vallaresso emana una “terminazione” che prevede l’esclusione “dei forestieri lavoranti nell’arte delle canne” in quanto i forestieri dopo aver imparato l’arte spesso passa in altri paesi “ come non ritenuto dal legame stretto della propria casa “. Ottiene poi dalla maestranza il pagamento di una fideiussione a garanzia della permanenza in patria. 1628 - GRANDE CARESTIA E SUPPLICA AL CAPITANO DI BRESCIA ASV. Senato III (Secreta), Dispacci dei Rettori, Brescia, reg. 30. 19 “ Ill.mo Signor Capitano di Brescia La povera terra di Gardone in Val Trompia, tanto cara a Sua Serenità sì per la fedeltà sua, come per la virtù, che possede nell’Arte delle canne, che in essa si fabbricano, in tempo di abbondanza, mancandole l’esito al suo essercitio, se ne sta male per la sterilità del suolo, maggiormente poi concorrendo anche la Carestia, come al presente si ritrova. Hora trovandosi in miseria, et necessità grandissima, più che mai stata… riverentemente supplica Gratia d’essere soccorsa di some quattrocento del Miglio della Monitione, che Sua Serenità tiene in Brescia, offerendosi pagarlo prontamente, quando non possa havere commodità di tempo… Adì 29 marzo 1628 Pietrobon Savoldi Agente della Comunità di Gardone ”. 1629 – GARANZIE PER UN MAESTRO Carte famiglia Chinelli C. QUARENGHI , Tecno-cronografia… cit., a.a. I Provveditori all’Artiglieria di Venezia accettano la garanzia che i gardonesi m. Tommaso Chinelli q. Tomaso, d. Quinto Rampinelli q. Evangelista d. Francesco Zonacese di Brescia sottoscrivono a favore di Antonio Marino e Gio Maria Bertoglio nel contratto stipulato nel 1628 colla casa dell’Arsenale per fornitura di armi da fuoco. 1630 - HA INIZIO LA SECOLARE FAIDA ….. ASV. Consiglio dei Dieci, Dispacci Rettori. Brescia Filza n. 29. Il 21 luglio, nonostante l’incrudire del morbo pestilenziale, in un agguato, viene ucciso Giuseppe Chinelli, una fra le maggiori autorità del paese e Alfiere delle Ordinanze delle Tre Valli Bresciane Il Podestà informa il Consiglio dei Dieci d’aver immediatamente inviato il Notaro che : “ vide cinque ferite di balle d’arcobugio, che entrando nel ventre tutto intorno all’ombelico, uscivano con parte degli intestini per sopra la ponta del gallone sinistro. Tre persone si dechiarirono anco d’averlo fatto: Lodovico Rampinello perché il Chinello l’aveva fatto sbarrar delle archibugiate per il passato, il Tonno (Maestro Benedetto Tonni) perché li aveva fatto dare già delle stilettate e che lo voleva far amazzare, et il terzo Savoldo (maestro Giacomo Savoldi) per l’amicitia che ha con gli altri…”. Molto probabilmente però la verità non era così semplice, i tre che s’accusavano dovevano sentirsi protetti da amici potenti e coprivano i veri uccisori. Poiché la verità stentava ad emergere i Chinelli chiesero a Venezia che il Consiglio dei Dieci delegasse ai Rettori le indagini, garantendo segretezza ai testimoni ed impunità ai confessi. Una dozzina di colpevoli fu individuata e colpita dal bando, ma dopo pochi mesi ritornarono in Valle. L’opera di alcuni nobili bresciani e la pragmatica diplomazia veneziana cercarono di porre pace fra le due famiglie. 1631 - DALLA RELAZIONE DI ALVISE MOCENIGO : I CREDITI GARDONESI Relazioni… cit., Relazione Alvise Mocenigo, 1631. Il Mocenigo elenca una lunga serie di armi spedite a Venezia ed in altri luoghi nel corso della sua amministrazione e soggiunge: … Fra questi vi sono 9 mille canne da moschetto ch’ordinai per commissione di Vostra Serenità a tempi de notti passati a quelli maestri di Gardone, i quali avanzano per la maggior parte i denari né gli sono statti dati per la strettezza in che quella Camera se n’è sempre trovata. E’ necessario però saldarli, siccom’io gl’ho saldati degli avanzi ch’avevano al mio arrivo al reggimento per circa 20 mille ducati et è anco bene trovar modo di mantener la medesima maestranza col dargli da 20 lavorar o permettergli che possano mandar l’armi loro in ogni luogo, come anco altre volte raccordai per cambiare il ferro in oro et procurar di trattener quegl’operarij tanto utili a Vostra Serenità, i quali al presente sono molt’annichilati parte per gl’ odij antichi e nuovi che regnano fra loro et parte per la peste che sino questi ultimi giorni ha notabilmente afflitto quella povera terra … 1631 - IL RITORNO DEGLI ESILIATI A. FAPPANI- C. SABATTI- F. TROVATI patrimoni d’arte, Brescia, 1984. Gardone di Valle Trompia: Vicende storiche e Nel settembre del 1631 tornano a Gardone molti degli esiliati dai bandi degli anni precedenti. Si spiega la facilità con la quale molti gardonesi, conosciuti come non pacifici, riescono a ritornare alle loro case dopo i bandi, con le particolari condizioni create dalla pestilenza del 1630. La decimazione portata dall’epidemia fra i minatori dell’alta Valle ed i fabbricatori di canne spinge i governanti a risolvere il problema con una sapiente politica di compromesso che consente anche la liberazione di qualche “ribaldo” perché la forza produttiva sopravviva alle gravi calamità. 1632 - “ CONCEDENDO L’ESTRATTIONE DELL’ARMI.... “ Relazioni… cit., Relazione Angelo Contarini, 1632. Il rettore Angelo Contarini, nella sua relazione, plaude alla decisione del Senato Veneto di liberalizzare la vendita delle canne, decisione che ha consentito il ritorno a Gardone di una quarantina di maestri e, di fronte ad un ulteriore blocco consiglia alle autorità venete di supplire in continuazione con ordini alla maestranza gardonese, da smaltire poi direttamente da Venezia ad una clientela ritenuta idonea, in modo che i maestri non si allontanino nuovamente evitando fra le altre cose di dover concedere, per necessità, salvacondotti a quanti hanno compiuto gravi reati che si sentono così immuni da ogni pena. .... L’Eccellentissimo Senato, riflettendo sopra i miei debolissimi sensi si compiacque di abbracciare, (le mie proposte) concedendo l’estrattione dell’armi tutte per qualsivoglia luogo, il che publicatosi e principatosi ad essequire, partorì effetti quali appunto si desideravano del ritorno di diverse maestranze ed operarij, che a Genova, nel Milanese, nel territorio di Roma e nel Parmeggiano si trovavano, de quali sino al numero de 40 in circa sono ritornati a lavorare nelle fucine di Gardone di Valtrompia, et in altre Valli bresciane, ma mentre i publici rispetti ha necessitato Vostra Serenità a rinnovare le prohibitioni, molto prudente è stata la risolutione di cometter la fabricatione di canne da moschetto e di armature da corazza per le publiche monitioni per trattenere quelle maestranze et consolarle con questo impiego. … 21 1633 – CENTO FALCONETTI PER LA REPUBBLICA E … PER L’ESTERO Carte famiglia Chinelli C. QUARENGHI , Tecno-cronografia …, cit., a.a. I maestri Ziliano Acquisti e Gio Maria Bertoglio fanno istanza all’Ecc. Senato di Venezia di poter fabbricare ogni anno cento Falconetti di ferro de portata di lire una di palla sia per servizio della Repubblica sia da potersi vendere all’estero. 1634 - SI FONDONO I FALCONETTI Carte della famiglia Chinelli. I maestri Ziliano Acquisti e Gio Maria Bertoglio fondono 50 Falconetti di ferro di portata lire una di balla, col segreto che debbano sempre essere liberi dalla ruggine. 1635 - I CHINELLI SI VENDICANO ASV, Senato, Dispacci Rettori Brescia, Filza 34 29.IV.1632 a.d. M.MORIN- R. HELD, Beretta… cit. Nonostante le abbondanti richieste produttive e la revoca dei bandi, a Gardone cova l’ira sommersa 22 Ogni illusione di riappacificazione crolla miseramente il mattino di domenica 30 settembre. E’ con rabbia e stupore che alcuni giorni dopo il Podestà di Brescia Giovanni Capello avvisa il governo della Serenissima: “ La Domenica, 30 del passato, nell’uscir dalla chiesa Parochiale della Terra di Gardone, Gio Batta, Alvise e Giacomo fratelli Savoldi furono colpiti con una salva d’archibugiate sbarate fuori dall’Hosteria situata al di rimpeto d’essa chiesa che subito cadè a terra morto Gio Batta; et sortiti gl’Insidiatori in molto numero armati d’archibuggi lunghi e curti, seguitorno Alvise che se ne fuggiva per la piazza, et col sbaro d’altre archubusate fu aterrato; et Giacomo terzo fratello, sperando di salvarsi dalle loro mani col ritornar in Chiesa, fu dalli medesimi inseguito, che nella Sacristia convenne lasciar la vita; et incrudelendo li scelerati nelli cadaveri spiranti, col riconoscer s’erano ancor morti, li sbarorno di poi altre archibusate, trafiggendoli anche con quantità di ferite di punta e taglio; et presi di poi tutti li cantoni della piazza fecero ivi alto (si fermarono) per vedere se compariva alcuno in aiuto di quelli infelici; restando ancho mortalmente feriti Gio. Batta Daffino et Girolamo Franzino, ch’erano ivi assistenti, et sbarate altre archibusate contro altre persone per ammazzarle. Per questo aviso ispedij … il mio Giudice del Maleficio et fatta recognitione di così horribile spettacolo che si rende tanto più compassionevole quanto in un subito si vede estinta tutta una famiglia (fra l’altro importante) per li molti operaij d’armi che mantenevano in quelle fusine, essendo restato solo il loro Padre Vecchio, ottuagenario et cieco a deplorare le sue miserie…” In risposta al tremendo eccidio vennero arrestati, continua il Capello nel suo dispaccio, sette od otto delli più plebei del luoco e qualche forestiero et bandito ma presto si capì come non avessero nulla a che fare con gli omicidi; avvedutamente però il Capello rimarca come i fatti siano dovuti a : … una intestina e inconciliabile inimicizia che è tra li Chinelli et li Rampinelli, et ha causato la divisione di quella terra, nominandosi tutti sotto quelli soli nomi, ( stando tutti dagli uni o dagli altri) et essendo questi Savoldi adherenti alli Rampinelli, et gli interfettori dall’altra parte. Il severo Giudice del Maleficio, con la sua trista cavalcata, riparte impotente e quando forse non ha ancora raggiunta Brescia: … Questa notte sono stati uccisi nella propria fusina Bernardino padre e Gio. Maria figlio Bertoglio, da gente mascherata, et perché ancor questi erano dipendenti dalli Rampinelli… Sconsolato il Giudice e sconsolato il Podestà che sottolinea, coi dovuti modi, come, nell’intento di proteggere la produzione delle armi, siano stati inutili i tentativi di riappacificazione e la politica della giustizia astuta e clemente. 1636 - PACE… TRA I BANDITI (Colpiti dal bando) GARDONESI …. Sentenza stralcio del Provveditore Zorzi allegata alla Relazione del Podestà Zuan Capello 4 Ottobre 1635. Noi Alvise Zorzi per la Ser/ma Rep. Di Venezia nello Stato di T.F. “ Nelle differenze che lungamente sono vertite, e che tuttavia vertivano, tra Andrea, Apollonio, et Vincenzo dott. Fr.lli Chinelli da una, et DD. Lodovico Rampinelli, Camillo Bertoglio d. Baitello, et Lazaro Cominazzi, tutti banditi, similmente con D. Antonio Maria Rampinelli et Giulio suo fr/llo, per ogni loro interesse di qualsivoglia sorte, che possa essere seguito fino ad hora presente tutti da Gardone, et interessati, o come principali, o come aderenti nella parte dei detti Rampinelli dall’altra : 23 Udite le ragioni etc… Vedute le sentenze… a tutto ciò che fra le sudette parti è passato fin hora… Diciamo e terminiamo … Siano li sopradetti tutti Rampinelli, Savoldi, Tonno, Leporino, et altri banditi et altri… rimessi liberamente e restituiti dal bando etc. (salvo le pene pecuniarie) : All’incontro li sudetti Rampinelli, Savoldi et altri… non possano pretender cosa alcuna per qualsivoglia causa… dalli med.mi Chinelli… essendo in oltre a loro e a tutti gli altri della predetta terra proibito di tenere in casa propria o appo di se sotto alcun pretesto, bravi, o gente forestiera, che non si trattenesse propriamente per il lavorar delle canne, et d’altre armi simili o per servire a usi privati della casa che non pregiudichino alla pace…. (è così stabilita la pace fra le parti) … compreso per la parte de’ Chinelli.. dichiaremo che: Ferdinando Parolaro, Gioseppe Nigolino, Gio Batta Bello, Francesco Chinello, processati ed inquisiti… per il caso di morte di D. Gio. Francesco Rampinelli, seguito il 15 febbraio prossimo passato… nel qual caso restò anco morto Gio Batta Recà Bresciano, ed altri ne rimasero feriti… s’intendano tutti relegati per lo spatio di anni uno.. nellà città di Verona .. ( indi liberati) previa rinunzia ad ogni differenza… tra li (quattro) sud/ti e Maria Rampinelli, il fratello Giulio, Aloisio Cominazzo, Gio Marco Rampinelli, Girolamo Franzini, Gio. Antonio Rampinelli, Giacomo Franzini, Giliano Acquisti ed altri che si trovarono presenti…” Non si dovrà poi procedere contro Giuseppe Acquisti, Giacomo suo figlio detto Borati, maestri di canne da guerra e Giacomo Bergomo per la morte di Nicolò Comparoni figliolo di Pietro. Per tutti è tolto il bando. Tempi duri nelle vie e nelle piazze di Gardone: le faide fra le famiglie dei Chinelli e dei Rampinelli a cui si associano le famiglie sopraccitate, imperversano. Gli omicidi vengono colpiti dal bando che, viene però inevitabilmente ritirato o mitigato, per la necessità della forza lavoro dei maestri e per impedire loro di emigrare, con vantaggio economico, in altri stati. 1636 - “ LA MAESTRANZA DI GARDONE... A ME SEMPRE CARISSIMA “ ASV, Dispacci dei Rettori, Brescia1636, Andrea Corner. Il nuovo Capitano Veneto Andrea Corner subentrato il 16 febbraio 1636 all’omonimo Francesco Corner, nella sua prima relazione al Doge tratta della maestranza gardonese: .... Non ho tralasciato d’informarmi della Maestranza di Gardone a me sempre carissima e della quale per il publico servitio farò di continuo sommo capitale et si come trovo che per i disordini che tuttavia regnano fra quelle genti non è più quel negotio nella floridezza ch’era gli anni addietro così desiderando io d’augumentarlo vivissima sarà la mia applicazione al suo solievo per ridurla in quiete se mai si potrà procurando di far venire quelli che vi fossero assentati per rimetter il negotio tanto importante al servitio di V. Ser/tà et intendendo che un tal Paolo Chinelli maestro di molto valore et di grandissimo ingegno si trova nel Milanese per eriger edificij ne quali è peritissimo... ho scritto al Residente in Milano che se ne informi particolarmente (anche per altri della stessa professione) di farli ritornare... 1636 - ORDINE PER 360 MOSCHETTI DA FORCINA AL MESE Carte della famiglia Chinelli. I maestri gardonesi Antonio Marino e Gio. Maria Bertoglio si obbligano e sottoscrivono di consegnare all’Arsenale di Venezia 360 Moschetti da forcina al mese, fino all’estinzione di un loro debito di Ducati 5949.1.6. 24 1637 - OBBLIGHI DI RICONOSCENZA Carte della famiglia Chinelli. Essendo deceduto il m. Francesco Acquisti, Gio Maria Bertoglio per mostrarsi riconoscente a Tommaso Chinelli con cui avevano sottoscritto un contratto che lo rendeva compartecipe fino al 1626 nell’invenzione dei Pezzetti, si obbliga di continuare a pagargli la sua parte di utile, come era stato stabilito nel contratto. 1639 - E IL RE DISSE: “TUTTE LE MIE ARMI NON VALGONO UNA DI QUESTE”… Nell’Armeria Reale di Svezia è conservato un trittico di armi ( 2 pistole e 1 carabina) che vengono considerate dagli esperti tra le cento armi da fuoco più belle del mondo. La loro storia affonda le radici anche in terra gardonese. Siamo nel 1628. In seguito alla morte di Vincenzo II Gonzaga, e due sono i pretendenti alla successione: Carlo di Nevers Gonzaga, legato ad interessi francesi e veneziani e Francesco Gonzaga interessato a quelli spagnoli. La Spagna per conquistare terre ed influenza politica tenta le sorti militari, pone l’assedio a Casale Monferrato e Mantova che viene conquistata e devastata. La città viene però restituita al pretendente filofrancese che muore nel 1637 lasciando erede il nipote Carlo. Il repentino abbandono, da parte dei legati francesi, della città mette in allarme il governo della Serenissima che teme avvenimenti indesiderati. L’ambasciatore veneto a Parigi è impegnato nel mantenere viva l’alleanza franco-veneziana ed in questo clima il Correr rende noto a Venezia il grande desiderio di re Luigi XIII di possedere un paio di pistole bresciane da cavallo autocaricanti. E’ immediatamente inviato l’ordine ai Rettori bresciani che venga affidata ai più bravi maestri del tempo la costruzione delle armi per il re. I Rettori rispondono che il mandato è affidato e che un loro inviato seguirà giornalmente il delicato lavoro. 25 Il 27 aprile 1639 il Podestà di Brescia Civran avvisa le autorità lagunari che le armi, due pistole e due carabine (una delle quali è andata perduta), sono state ultimate. Con corrieri e scorta speciale, previa una consistente assicurazione, le armi, poiché i passi montani sono chiusi, sono inviate via mare in Francia. Il 30 ottobre, in Lione, a Luigi XIII che conversa nella sua camera con i cavalieri della corte, l’ambasciatore veneto presenta il dono del Senato riposto in una mirabile custodia. Il re apre personalmente la cassetta e, senza permettere che altri le tocchino, esamina le armi tanto desiderate chiamando ad uno ad uno i suoi cavalieri affinché le ammirino. Pronuncia poi la famosa frase che ha dato origine al nostro dire : Tutte le mie duecento armi insieme non valgono una di queste ! Il re ordina poi che sulla sua carrozza personale e con la scorta della sua guardia le armi siano trasferite a Parigi. Ma chi furono gli artefici di tanta bellezza? Per l’accuratissimo lavoro vennero impiegati cinque maestri bresciani, i cui nomi sono assurti a fama mondiale : Giovanni Cavazzolo fabbricò le piastre a ruota, Giacinto Secardo realizzò le traforature ornamentali, Antonio Cosi ed il figlio Carlo le cesellarono, ed infine LAZARINO COMINAZZO fu l’artefice che con la sua opera rese eccelsa la qualità delle armi.. E proprio il gardonese Lazarino domanda per le sue canne 180 ducati, somma ingente se rapportata ai 5 ducati che all’epoca costava una pistola militare, ma compenso giudicato dal Lazarino stesso proporzionato alla qualità del suo lavoro : “Che nesun altro ha mai fatto tal opera”. (P.B.) 1640 – RELAZIONE DEL CAPITANO NICOLO’ DONATO Relazioni… cit., “… Nella sudetta terra di Gardone si racchiude il maggior corpo della maestranza da canne da guerra, diffondendosi anco parte per la Valle. Altre volte era assai florida et benestante de cmmodi per alimentarsi et a proprij bisogni andava riparando quando prima lavorava per il Fondaco della Serenità Vostra et poi nella fabrica della canna al giorno che riponeva in quelle monitioni, ma hora ch’è cessato l’uno e l’altro lavoriero, languisce in somma miseria; molti edificij rimangono derelitti con dubio vehementissimo che quelle genti s’applichino ad altri essercitij fuori della Valle et indotte dalla necessità abbandonino lo Stato et portino l’arte in quelli d’alieni Principi, come altre volte è seguito con tanto diservitio publico”. 1641 – UCCISIONE DI LAZARINO COMINAZZI ASV, Capi del Consiglio dei Dieci, Dispacci Rettori, Brescia, Busta 30. M. MORIN – R. HELD, Beretta… cit. Nuova, violenta sparatoria fra le fazioni rivali la sera del 22 luglio 1641. Sul terreno restano quattro morti, fra cui una donna. Si contano anche numerosi feriti. Giorni dopo Angelo Chinelli, figlio di donna Marta uccisa nel conflitto, medita ed esercita la sua vendetta che un dispaccio al Consiglio dei Dieci, così descrive: “ ( Il Chinelli convinto) che la di lei morte fosse provenuta da Lazaro Cominazzi nel successo delle archibuggiate, osservandolo per ciò da una finestra dirimpetto alla di lui casa, mentre esso Cominazzi incauto fosse apparso la sera del 21 agosto susseguente ad un balcone della propria habitatione, sbarò detto Angelo contro l’infelice Lazaro una archibugiata dalla quale trafitto rese l’anima al Creatore” Così lasciava l’amato Gardone il maestro che per fama del suo nome è senz’altro il gardonese più conosciuto dagli studiosi e dai collezionisti di armi antiche. 26 La morte è seguita da una impressionante sparatoria generale alla quale partecipa tutto Gardone, ma che stranamente non provoca vittime anche se avrà poi come conseguenza un morto e due feriti, solo due giorni dopo. I processi che seguono la morte del maestro si concludono con i consueti bandi e con la proibizione di portare gli archibugi nell’abitato gardonese. 1641 – GIOVANNI ANTONIO BERETTA E IL SUO CANNONE A RETROCARICA M. MORIN – R. HELD, Beretta…cit. Nel 1641 Giovanni Antonio Beretta presenta al governo della Serenissima un cannone a retrocarica di sua invenzione che dovrebbe agevolare le procedure di fuoco dalla prua delle galee. Scrive che: … molti autori hanno inventato diversi modi per caricare detti pezzi per dietro, quali mai sono riusciti perché a tutti li fugge il fuoco per la culatta e non puol fare il suo conveniente tiro. Io, Serenissimo Principe, ho ritrovato il secretto vero et sicuro per caricarli per la culatta, la quale resterà come se fosse tutti di un pezzo, che non potrà fuggirli il fuoco e non haverà una minima esalatione, et il secretto glielo farò vedere in un pezzo di ferro da due libbre di balla, et si può assicurarsi che il detto secretto riuscirà in ogni gran bocca di cannone, dove che faranno lo stesso tiro e stessa passata come quelli ordinarij che si caricano per la bocca… Dopo lunga sperimentazione e prova, il Senato decide di realizzare un falcone da sei libbre a spesa pubblica anziché, com’era d’uso, a spese dell’inventore ed emise poi questa deliberazione: … Il fedel Giovanni Beretta da Gardon di Val Trompia, territorio bresciano, raccorda (propone) con sua supplicatione modo sicuro e facile con il quale potranno esser con la maggior celerità caricati pezzi d’artiglieria, particolarmente li falconi da sei (libbre) posti nel banco di prora sopra le galee, rappresentando non potersi questi ricaricare se non con grande incomodo e pericolo, sopra di che essendosi inteso le informazioni delli Provveditori alle Artiglierie, che stimano il suo raccordo di publico rilevante servizio… et avendo avuto le fedi della buona riuscita, sia poi concessi al sudetto Beretta per anni trenta 10 ducati al mese intieri… Onde evitare i danni “ del rugine” il cannone sarà “alligato con coperta di rame” . L’alligatura consisteva nell’applicare sul ferro un’amalgama di rame sciolto in mercurio, operazione a cui era fatta seguire l’evaporazione del mercurio a caldo. La tecnica era usata per la protezione di molti oggetti in ferro a bordo delle navi. 1641 – LE INVENZIONI DI PAOLO CHINELLI Carte famiglia Chinelli C. QUARENGHI, Tecno-cronografia … cit., a.a. Paolo Chinelli invia una sua lettera al Doge di Venezia al fine di ottenere un sussidio. Nella missiva a sostegno della sua richiesta il maestro enuncia e descrive varie sue invenzioni e cioè: Il vero et sicuro modo di caricar il Cannone con la sola mittà della solita necessaria polvere e di fare con detta sola mittà l’istessa passata che farà il cannone caricato all’ordinario, invenzione virtuosa, sicura , che sarà di risparmio et di molto vantaggio al pubblico, poiché nelli Cannoni da 50, si avanzerà per cadaun tiro circa tre Ducati di polvere et le Piazze, che sono munite di Polvere, per sei mesi, saranno munite per un anno… Mi offerisco inoltre di mostrar alla S. Vra nuo va et virtuosissima opera di fabricar nuova forma d’artiglieria, più corta et leggiera di peso, in modo tale che passerà poco più di un terzo dell’Artiglieria ordinaria usata al presente et sarà di gran comodo non solo per le Galeazza Galere 27 et Vascelli tondi, ma anco per marciar per terra in luochi Paludosi et Montuosi con facilità e prestezza, per prova della quale farò un Falcone da nave a mie spese e lo metterò all’opera… 1642 – PEL MERITO ET ESTRAORDINARIO VALORE NELLA PROFESSIONE Carte famiglia Chinelli C. QUARENGHI , Tecno-cronografia … , cit., a.a. Con Ducale del 22 agosto si ordina il pagamento a Paolo Chinelli maestro d’arme da Gardon, d’un suo credito di L. 1940, per aver consegnato tanti Moschetti di sua invenzione pel valore di L. 11180, in cambio di tante canne d’archibusi rotte ricevute nel 1619 e del valore di L. 9335 e ciò a suo sollievo e comodo nella sua povertà e pel suo molto merito et estraordinario valore della professione. Pare evidente che il Chinelli nonostante la sua bravura e le sue capacità tecniche si trovi in condizioni economiche non del tutto floride. 1643 – BENEFICI PER PAOLO CHINELLI Carte della famiglia Chinelli QUARENGHI, C., Tecno-cronografia … cit., a.a. Con Ducale del 18 marzo il Senato Veneto concede al maestro gardonese Paolo Chinelli inventore di una nuova specie di Moschetti e di Spingarde, il privilegio che solo lui possa fabbricarne “ et una provvigione di Ducati sei al mese buona valuta per anni 20 , onde consolato abbi modo di riparare alla sua povertà. 1643 - LA RELAZIONE FOSCARINI E I SALVACONDOTTI Relazioni… cit., Relazione Girolamo Foscarini, 1643. La relazione che il Rettore Foscarini invia a Venezia tratta della situazione dei maestri gardonesi con particolare attenzione al problema dei salvacondotti, il permesso di ritorno a casa dei banditi, che secondo il Rettore, se non gestito con particolare attenzione, può causare il moltiplicarsi dei delitti ed aumentare il terrore fra le popolazioni della Valle : … Le maestranze di Gardon e dell’altre terre delle Valli… son sempre state consolate in riguardo della paterna e pia custodia che ne tiene la Serenità Vostra… ho procurato sempre di conservarvi la pace e la quiete per non interrompere i vantaggi et il servitio che ne risulta a più gravi interessi di V.S. così circa la concessione di salvi condotti non ho stimato di essere facile, anzi sono andato molto parco, havendo conosciuto il benefitio che ne risorge, poiché concedendo senza ritegno i salvi condotti... vengono a multiplicar i delitti con scontento e timore de buoni, che s’affliggono nel veder a risorgere in poche hore chi poco prima ha commesso et homicidij et delitti enormi. Solamente Giovanni Moretto et Giovanni Battista Lametto io ho concorso che siano chiamati a Gardone col salvo condotto ma ho havuta mira particolare alla loro condittione, ch’è molto stimata nell’arte… Anco Zuanne Garetto maestro di canne, non bandito ma ritirato fuori dallo stato di Vostra Serenità, io con i mezi propriij ho fatto che ritorni a Gardon con la famiglia tutta… Nella visita ho riconosciuto per molto utile nella prova che ho voluto farsi alla mia presenza, l’uso in guerra di spingarde e falconetti… i quali con pochissima spesa di polvere et balla potrebbero riuscire di gran profitto … 28 1645 GARDONE NELLE “ORDINATIONI ET REGOLE” DI GIROLAMO VENIER V. RIZZINELLI- C.SABATTI- F. TROVATI , Brescia e la Valtrompia nella prima metà del secolo XVII con riproduzione anastatica delle Ordinazioni di G. Venier, Gardone, 1979. Il capitano veneto di Brescia Girolamo Venier emana il 21 marzo 1645 le sue “Ordinazioni et regole” per il buon governo dei Comuni e per la conseguente estinzione dei debiti censuari cui soggiacciono i comuni del Territorio Bresciano e delle Valli. In seguito all’esame della situazione del nostro comune egli decreta quanto segue: Venga ridotto il salario annuo dei due Governanti del Comune Quello dei due Giusdicenti civili Quello dei due notai Quello dei sopraconsoli per le appellationi Quello dei tre Consiglieri di Valle Quello dei tre Calmieradori sopra le vettovaglie Quello dei tre Cavalieri sopra le Vettovaglie Quello dei tre Ragionati et Nodali che saldano li conti del Comune, ogni sei mesi Quello del Massaro Generale Quello dell’Horologero Quello del Console per le denuncie Quello del Campanaro Quello dei due Ufficiali Quello del Sottrador Quello dei due Consiglieri Quello del Camparo o custode dei monti Quello del Predicatore Quello del Massaro che riscuote le tasse dell’Estimo da l. da l. da l. da l. da l. da l. da l. da l. 102 piccole 202 102 10 50 42 26 175 da l. 136 da l. 42 da l. 28 da l. 60 da l. 82 da l. 20 da l. 103 da l. 350 da l. 275 da l. 300 da l. 2005 a l. 80 a l. 80 a l. 80 a l. 8 a l. 40 a l. 36 a l. 22 a l. 150 a l. 120 a l. 36 a l. 22 a l. 50 a l. 70 a l. 18 Sialevato a l. 300 a l . 248 a l. 250 a l. 1510 Le Ordinazioni ci ricordano poi che il Comune di Gardone è indebitato per 3327, 15 l. planet e ordinano al Massaro di riscuotere annualmente 3332.14 lire. La drastica cura del Venier è finalizzata all’estinzione del debito censuario dei comuni ognuno dei quali, fino al pagamento dei suoi debiti deve limitare le spese e ridurre i compensi percepiti dai suoi salariati (per Gardone di 495 l. annue). Il deficit che attanaglia i comuni è essenzialmente dovuto ai censi ed ai livelli che i comuni hanno dovuto sottoscrivere per acquistare generi alimentari di prima necessità in tempi di carestia, per difendersi dal contagio delle pestilenze e da altre calamità. 1645 – DALLA RELAZIONE DEL PODESTA’ BERNARDINO RENIER Relazioni dei Rettori Veneti in Terraferma. Milano, Giuffré, 1978 vol XI, cit… … Il territorio bresciano è di lunghezza di miglia cento… ha in sé molte e grosse terre et Vali… Li habitanti di detto territorio ascendono al numero di doicentoottantamilla, la Valcamonica n’ha cinquantaduemilla, Val Sabia undecimilla, et la Valtrompia diecimilla. Sono tutte genti ardite et feroci et molto inclinate alle armi… … Vi è la terra famosa di Gardone nella Val Trompia, che per il sito et per li molteplici utilissimi edificij di fabricar canne et altri instrumenti militari in tanta copia e con tanta facilità et per l’industria delli abitanti è una delle più celebri terre della Provincia; ridducono là gli huomini le pietre in ferro et il ferro si convertirebbe subito in oro quando la Serenità Vostra stimasse 29 profittevole il facilitargliene l’essito; ma regna tra quelli abitanti l’invidia e l’odio, onde ne sono nati et sono tutthora fra di loro capitali discordie, dalle quali ne sono provenute et ogni giorno ne succedono moltiplicità di homicidij… … Sarebbe pur di gran solievo che i poveri della medesima terra di Gardone che di continovo lavorano, potessero dar al publico i lavori che vano facendo e ricever immediate il danaro necessario a sostentar se stessi e le loro famiglie, che al presente sono costretti quell’infelici dar i proprij lavori a principali mercanti della medesima terra che si restringono in pocchi, quali oltre che gli li pagano a vilissimo prezzo li tiraneggiano anco nei pagamenti e molti di questi disperati si rissolvono talhora d’abbandonar il paese e riddursi poi a lavorare in Stati esteri… … Mi furono presentate scritture per nome della medesima maestranza di Gardone, desiderando che si facesse un Fontico acciò che tutte l’armi fossero ripposte in esso tanto de poveri quanto de ricchi, et che sopra di esso fossero eletti capi che essitassero tutta la mercantia a comun beneficio… 1654 - ANGELO CONTARINI RIDENUNCIA APPALTI E APPALTATORI Relazioni… cit., Relazione Angelo Contarini, 1654. … la maestranza di Gardone…con numero grande de più conspicui edificij per non languire nell’otio et nelle miserie si porta in alieni stati. Et se alcuna volta la pietà dell’Ecc. Senato, o per publiche occorrenze o per solo sostentamento di quei popoli ha commesso lavori di canne (o di altri tipi di armi) accomodamento di moschetti in grossa quantità, comprede de terzette, armature et altro, acciò tutti potessero partecipare dell’utile, non ha la Serenità Vostra conseguito l’intento perché ad alcuni pochi si sono accordati gl’appalti di simili lavori con scontento dell’arte in universale e gli operarij bassi che vi si sono impiegati, tirraneggiati nelle loro mercedi e per molto meno (di quanto era stato concordato) … hanno convenuto lavorare… per vivere per le loro numerose famiglie… 1657 - SI PRODUCE POLVERE DA SPARO M. MORIN – R. HELD, Beretta…, cit. A testimonianza del tentativo di “diversificare” (pur restando nel medesimo ambito) la produzione, i gardonesi si interessano alla produzione di munizioni. Nel 1657, infatti, viene appaltato a Francesco Ferraglio l’ incarico per la produzione di polvere da sparo con salnitro estero che egli stesso importa. 1658 LORENZO CHINELLI DA GARDONE FONDEGARO DELLA SERPE A MARCHENO ASB, Notarile, Ottavio Robbi, notaio in Marcheno, filza 6613 a d annos. Il 19 agosto 1658 nello studio del notaio Ottavio Robbi, alla presenza di testimoni, vengono riuniti i “ capi maestri da serpe da moschetto, archibuso e schioppettone” che confermano quale “ fondegaro della serpe” per la durata di sei anni Lorenzo Chinelli di Gardone secondo le regole fissate nel 1655 con l’aggiunta della clausola che i maestri non potranno vendere serpi di nessun tipo a chiunque, finchè il Chinelli non avrà piazzato tutte quelle che avrà nel fondaco. Nel 1661 al Chinelli succede il gardonese Gian Antonio Rampinelli e nel 1672, il gardonese sig. Antonio Maria Franzini fu Giacomo. 1658 – 250.000 LIBBRE DI PROIETTILI ALL’ANNO PER VENEZIA M. MORIN – R. HELD, Berettta…, cit. 30 Il 19 luglio 1658 i Provveditori delle Artiglierie stabiliscono con Angelo e Ottavio Chinelli un contratto per la fornitura di 25.000 libbre di polvere estera. Il 17 agosto si stipula l’appalto tra la Serenissima, Lorenzo Chinelli ed Agostino Rampinelli per la fornitura annua di duecentocinquantamila libbre di proiettili. Il contratto avrà valore per cinque anni. 1672 – UNA VITA IN PERICOLO ASB , Ducali dal 1667 al 1672, p. 91. Con Ducale del 4 novembre il Senato veneto ordina al Capitano di Brescia di sorvegliare affinché la vita di m. Antonio Apollonio sia preservata dalle mene de’ suoi nemici “ per molti riguardi e massime consistendo in quella la conservazione del raccordo importante dallo stesso già praticato di convertir il Ferro in Acciaio”. 1676 - NUOVA TRAGICA ALLUVIONE DEL MELLA ACP, P. VOLTOLINO, Annali della Comunità di Pezzate, a.a. Nel mese di maggio si verifica una tragica alluvione che danneggia gravemente l’economia gardonese. Il Mella gonfiato dallo scioglimento delle nevi, straripa in ogni dove, travolgendo molte fucine e la maggior parte degli impianti adiacenti. Per l’industria gardonese è il crollo, interviene però il governo veneto concedendo un prestito di 6.000 ducati, da ripartirsi tra i maestri di canne nell’usuale maniera. Il prestito deve essere restituito in canne da moschetto senza l’aggravio di interessi e la faticosa via della ripresa muove i suoi passi. Così è ricordato dal Voltolino il disastro del 1676: “ Spettacolo troppo doloroso e lacrimevole riesce il vedere tutte le fucine, forni e molini, che sono in grandissimo numero in gran parte totalmente disfatti, e li restanti gravissimamente danneggiati dall’impeto dell’acque, mai più nei secoli passati comprese in tanta copia e furore. Distrutte le strade, devastati li ponti fabbricati con spese eccessive, con che viene levata a que popoli la comunicazione e commercio; otturati gli fori delle miniere ed aperte le montagne, resi infruttiferi gli campi situati al piano, altri intieramente corrosi da fiumi, altri coperti di sabbia, e piene tutte le travate o sian palificate che attraverso gli fiumi e torrenti per sostenere l’acque e spingerle negli acquedotti o seriole per gl’incamminamenti degli edifici, molte case atterrate. Insomma con verità si può dire essere quella povera Valle e luoghi deformati del tutto. Al risarcimento di tali rovine non basta la somma di scudi centocinquantamila… ” 1677 - GIAN BATTISTA PELI E LE FUCINE DI GARDONE ASB, Notarile, Comino Rizzino fu Gian Andrea, notaio in Inzino, filza 6822 a.a. P.Bolognini, Le fucine gardonesi nei sec. XVII – XIX Gardone, 2004 Gian Battista fu Matteo Antonelli e Gian Battista fu Paolo Peli, ambedue abitanti in Gardone, il 28 gennaio 1677 giurano che l’edificio di “molar canne” che era del signor Paolo Acquisti ed hora è del Caporal Antonio Signorino nella contrada delle Cornelle, sul territorio di Gardone, è stato in gran parte rovinato e tutto ingerato dalle inondazioni del 1676 provenienti dalla Valle di Portegno, superiore a detto edificio ed in parte lo è stato l’edificio ivi contiguo del medesimo Signorino, che li ha restaurati e ridotti andanti benché per maggiormente assicurarli vi sia anco bisogno d’altre spese. I medesimi messer Antonelli e messer Peli il giorno stesso in Gardone sono testimoni all’attestazione giurata di Gian Battista Salvinelli di Sarezzo, abitante in Gardone e maestro perito di fabbricar canne da fucile e uno dei sindaci della maestranza dei fabbricatori di canne e del figlio Luca, pure maestro di canne. Essi dichiarano che Gian Maria Signorino, figlio del caporale Antonio è habile et sufficiente per lavorar da maestro boidore nell’arte suddetta di fabricar canne, et in 31 effetti giornalmente si esercita nell’arte medesima… In qualità di testimoni sono presenti pure Francesco di Simone Moretti e messer Giovanni di Pietro Ardesi gardonesi. I componenti e discendenti della famiglia Signorino ( Antonio ‘Caporale’ – Bartolomeo – Caporale ‘Gian Maria detto Caporale’) sono proprietari negli ultimi decenni del sec. XVII e nei primi del sec. XVIII di numerosi impianti facenti parte delle fucine del Graminente (molari e fogatelli) e della fucina “In fondo alle Cornelle” (alla quale si riferisce l’atto) con molari e trivellatori. La loro fortuna produttiva cesserà oltre che per il normale evolversi delle cose, anche per effetto delle esondazioni del Mella che distruggeranno parte dei loro impianti 1678 - “LA PERICOLOSITA’ “ ..... DELLA CACCIA ALLA LEPRE M. MORIN- R. HELD, Beretta…, cit. Il Podestà di Brescia consapevole d’una precaria situazione che minacciava di esplodere in aperto conflitto, nel 1678 avvisò Venezia che la popolazione gardonese si era ormai divisa in due nette fazioni chiamate di Gardone di Sopra e di Gardone di Sotto. Occasione della divisione era stato l’inseguimento di una lepre, cacciata dalla parte di sopra, ma uccisa in quella di sotto. Alla rivendicazione del possesso dell’animale ucciso, seguì una sparatoria generale fra le due fazioni che causò un morto e numerosi feriti. La pace, dopo un lungo lavoro diplomatico, venne suggellata a Brescia, nel palazzo del Podestà da duecento gardonesi…. Ma non sarebbe durata a lungo. 1679 – GRANDE INONDAZIONE DI ACQUE LUCCHINI , Lumezzane nei sec. XVII-XVIII, Brescia, 1978. “Grande inondazione di acque” viene lamentata dal Consiglio generale del Comune di Lumezzane: come si deduce dagli Atti del Consiglio l’inondazione ha devastato non solo le strade di quella Comunità ma anco in diversi altri Comuni della sp. Valle Trompia. 1680 - IL BATTESIMO DI GIUSEPPE BERETTA APG, Liber Baptizatorum... , ad annum. 32 Il 18 gennaio viene battezzato nella chiesa di S. Marco Giuseppe Beretta, figlio di Lodovico e Lucia Cominazzi. Padrino per procura fu un certo sig. Giovanni Battista Brisigella di Venezia, importante armiere veneto che esercitava una bottega vicina a Rialto. 1682 - LA FONDERIA E LE BOMBE DI OTTAVIO CHINELLI C. QUARENGHI, Le fonderie di cannoni bresciane, Brescia, 1870. Negli anni in cui a Sarezzo fervevano i lavori delle fonderie dei Bailo, anche a Gardone Ottavio Chinelli, forse parente degli stessi Bailo, apriva una sua fonderia per la produzione di cannoni in ferro e bombe. Nel 1682 il Chinelli appaltava la fabbricazione di bombe da 300 e da 500 la cui tipologia ci viene descritta dalla Ducale 302 del 15 gennaio 1682: .... Nelle esperienze fatte... si ritrova che le bombe di novissima sagoma prodotta dal Molvitz (un tedesco attivo alle dipendenze della Serenissima per il controllo delle forniture d’armi ed inviato a svolgere il suo compito “senza limiti” a Gardone) più grosse delle altre et in conseguenza più resistenti nei tiri et al sforzo della polvere debbano render sicuro effetto. ... Il capitano di Brescia confermi (al Chinelli) la continuazione dell’appalto già fatto con dichiaratione però di ridur quelle da 500 a l. 150 l’una di peso ... e l’altre da 300 a lib. 120... con obbligo dell’appaltadore di seguitar nella fondita le regole suggerite dal Molvitz cioè di gettarle in una sola volta con i debiti respiri per evitar la spongosità... con la bocca per la spoletta secondo il disegno e soprattutto di ferro di ottima qualità per farne con esattezza le peritie...doverà da qui in avanti il partitante essequire le consegne con l’assistenza del Capo dei Bombardieri che le periterà... 1683 - GIAN ANTONIO RAMPINELLI RICEVE UN PAGAMENTO ASB, Notarile, Comino Rizzino, n. in Inzino filza 6824, a.a. Il 14 settembre 1683 “ essendo nel fondego de canne” dell’infrascritto signor Gian Antonio Rampinelli, sito in Gardone Val Trompia nella contrada dei signori Rampinelli, alla presenza di don Giovanni Vinati cappellano di San Giovanni di Riviera in Polaveno e del signor Giacomo fu Pietro Piscatori di Villa d’Ogna, bergamasco “commorante in Gardone”, messer Giovanni fu Paolo Boventi da Polaveno … versa al signor Gian Antonio fu Marchese Rampinelli di Gardone ed ivi abitante 205 lire di planeti ad affrancazione del censo costituito da Antonio suo defunto fratello. GIO ANTONIO RAMPINELLI, erede della nota famiglia gardonese, discende da Marchese figlio di Scipione e nel 1683 (anno in cui è sottoscritto il documento sopraccitato) è titolare di un Trivellatore sito nella Fucina Fornace di Sopra (che andrà distrutta dall’inclemenza del fiume) e di un Fogatello nella Fucina di Manenti. In questi anni la ricca famiglia aveva titoli di proprietà in cinque fucine attive a Gardone: Fucina del Nespolo, Fucina detta Fornace di Sopra, Fucina Rampinelli, Fucina Longa, Fucina Vanenti. Cfr P. Bolognini, le fucine gardonesi nei sec. XVII – XIX Gardone, 2004 33 1683 - VENEZIA ED I CANNONI DEL CHINELLI ASB, Canc. Prefett. Ducali cart. 182. “ Aloisius Contarini dux venet.... Ger. Grimani cap. Brixiae... Incaminato dal Precessor Vro con su merito particolare la Fabrica de Mortari di Ferro et disposte le forme ed il forno per il gietto anco del Canone che si desidera per il Pubblico rilevante servitio,... cessati … l’impedimenti che differirono la facitura de Forni et altro necessario alla fondita dei Canoni possiate accettare il Chinelli a disponerla quanto prima come pure a continuare quella de’ Mortarj.. perchè stabilisca con la pratica l’esperienza et si possa deliberare il gietto delli uni e delli altri, che sarà conferente allo stesso Chinelli, darete impulso di proseguire il gietto delle Bombe dalle sagome ult.e delle consegne conforme vi fu ben confermata la facoltà già impartita al Vro Precessore” D.to in Nostro Duc. Palatio die17 aprilis ind. 6. 1685 Ger. Alberti sec.o 1683 - FALLISCE LA FUSIONE DEL MORTAIO Libro Ducale, n. 302, Cancell. Prefettizia, 11 settembre 1683. “.... Aloisius Contarini.. dux venet.... Hier. Grimani Cap.o Brixiae Con sentimento se intesa l’esperienza fatta dal partitante Chinelli col gietto del Mortar da 100, che non riussita, leva il modo e proseguire più oltre in quelli dei generi magg.ri. Vedane l’attenta Vra Sa. di colgere l’appertura del Novo Forno grande per avvanzare la fabbrica delle bombe dei generi da 300 e 500 et la sollecitarete conforme anco alle instruz. Datevi dal Mag.o all’Artiglierie” Dat. In Nro Duc. Palatio, die 11 7bris Ind.o 6 1683 Ger. Alberti segret. 1685 - VENEZIA RINNOVA IL CONTRATTO AD OTTAVIO CHINELLI C. QUARENGHI, Le fonderie..., cit. Notevole è la fiducia riposta dai Magistrati all’Artiglieria nel lavoro svolto dal Chinelli e dalle sue fucine gardonesi testimoniata dal rinnovo , nel 1685, del contratto d’appalto con la precisazione delle quantità di fornitura: ... Antonio Iustiniano Dux Venet... Dominico Bragadino.. Capitaneo Brixiae... Tenendo l’obbligo per appalto Ottavio Chinelli in ordine a Ducali 3 genn. 1682 della fabrica di bombe... nelle sue fucine di Gardone... nel riflesso però al Bisogno delle congiunture presenti. Conoscendo molto necessaria la Provisione Maggiore di così essentiale requisito resta vivamente incaricata la vostra diligenza a procurare... un appalto preciso con obbligo di consegnarne 400 al mese (bombe) et quel più che vi sortisse accordare delli due generi superiori... ma di rintracciare col mezzo de Proclami e con mira sempre al Maggior pubblico profitto altri incontri a Gardon che concorrino ad abbracciar partite di Nuova Provisione per accrescerla quanto sia possibile a misura del bisogno.... in questo premuroso interesse... Il “premuroso interesse” di cui tratta la Ducale era la guerra sostenuta dalla Serenissima contro la Turchia, guerra che anche attraverso uno straordinario utilizzo di bombe e granate vide il definitivo successo sui Mussulmani. 1688 - SUL DAZIO DELLE CANNE D’ARCHIBUGIO ASV, Lettere Collegio de’ Savi all’eccell.mo Senato, 25 febbraio 1688. “ Ci vien presentato per parte delle Valli Trompia e Sabbia che il Daciaro di Ferrarezza di codesta città pretenda al presente d’obligar quelli di Gardone Val Trompia per le Canne da Schioppo a maggior contribuzione di quello che è solito,… contro la forma delli Privilegi di dette 34 Valli… perciò richiamo la Magnificenza Vostra a far di ordine Nostro commettere ad esso Daciaro.. . che debba osservare il solito e sempre praticato per la contribuzione della Canne da Schioppo… et avendo detto Daciaro in contrario, compara citata parte, che le sarà amministrata giustizia” Cornelio Corner pres. Del Colleg. De XX Savj Alvise Foscarini Presid. Senato Venezia 25 febbraio, 1688 1689 - I PRODUTTORI DI CANNE M. MORIN – R. HELD, Beretta…, cit. P.B. Le fucine gardonesi… cit. Una nota allegata ad un dispaccio del 1689 inviato a Venezia dai Rettori di Brescia fornisce dati sulla produzione di armi da guerra vendute dalle singole famiglie di produttori dal 1. luglio 1686 al . 12 luglio 1689: Antonio Signorino Gio. Antonio Rampinelli Alessandro Francino Pantaleone Belli Giuseppe Bertarini Fratelli Beretta 6.062 5.440 3.895 3.180 2.114 2.018 canne canne canne canne canne canne In questi anni i Signorino erano titolari di impianti siti nelle Fucine in Fondo alle Cornelle e in quella del GraminetoGramineto; i Rampinelli nelle Fucine del Nespolo, Fornace di Sopra, Longa, Di Manenti; i Franzini nelle Fucine Fornace di Sopra, Lazzaretto, Vecchia, Graminente, Vecchia, In Capo a Gardone ed i Bertarini nelle Fucine Tra le Seriole e Graminente. I Belli ed i Beretta, in questi anni, non erano titolari di impianti il che conferma la precipua caratteristica di commercianti svolta, almeno in questo periodo, dalle due famiglie. 1689 – GRANDI PIOGGE Diari dei notai Bianchi,…cit. “ Quest’anno sono state le piogge e tempi cattivi così in longo che si può dire che delle sei parti dell’anno cinque sono state di continua pioggia con grandi incomodi della Diocesi e delle Valli per l’inondazioni causate da quelle con gran danno a frutti della Campagna et Edifici vicini ai fiumi, così che non vi è memoria d’omini di anno simile.” 1696 – GRANDISSIME DISCORDIE : MORTE DI LAZZARINO COMINAZZO Diari dei notai Bianchi, … cit. … Adì 29 Ottobre essendosi grandissime discordie e rivoluzioni nella Terra di Gardone di Val Trompia, per le quali si seguono spesso risse e omicidi, viene per ordine dell’Inquisitori di Stato interfetto Lazzarino, bravissimo Fabricator di Canne da Schiop, il quale era Capo della fattione che chiaman di sotto, per non essersi mai voluto presentare nelle forze della Giustizia, né mai voler rendersi a Sbirri, ch’era andati per rittenerlo (arrestarlo). Vien portato a Brescia ed esposto sopra d’una eminente Forca nella pubblica Piazza e poi doppo pure vien attaccato alla Forca alla Mella, in capo alla strada che conduce a Gardone, per raffrenare l’insolenza di quella gente feroce. 1697 – CONTINUANO LE DISCORDIE – UCCISIONE DI PIETRO CALLIANI Ibidem, a.a. 35 L’esecuzione di Lazzarino Cominazzo avvenuta nell’ottobre del ’96 non è valsa a sedare le faide fratricide gardonesi: “… Adì 23 marzo, stante le sudette discordie di Gardone, non essendosi potuto da Sbirri prendere un tal Pietro Calliani detto Soldato, Capo della fatione che chiamano di Sopra, vien per ordine di Venezia interfetto (ucciso) da un suo Confidente, e dopo esser stato esposto a pubblica vista su la Forca su la Piazza di Brescia per un giorno, vien attaccato anch’esso su d’una forca su la strada che porta a Gardone a pubblico esempio.” 1697 – PER I GARDONESI NE’ FESTINI NE’ CACCIA Ibidem, a.a. “… Adì 17 Maggio molti Gardonesi cittadini davanti alli signori Rettori comparsi son fatti prigioni nel Castel di Brescia et alli 23 di questo mese son condotti a Venezia..” “… In questo mese di Giugno d’ordine delli Ecc.mi Signori Rettori viene con pubblico Proclama proibito in Gardone il far festini publici e l’andar a caccia e tener cani a quest’oggetto, qual Proclama debbiasi tener sempre appeso in detta Terra a chiara intelligenza di tutti.” 1697 - LA VIOLENZA SI RISOLVE …. CON LA GUERRA ASV, Inquisitori di Stato, Dispacci dei Rettori, Brescia,busta 18. Nei primi mesi dell’anno il Consiglio di Valtrompia informa i Rettori che molti malviventi sono ormai rassegnati a risolvere le proprie pendenze con il servizio militare nella guerra di Morea che sta ampliando il potere della Serenissima nel Levante. I Rettori accettano la proposta e decidono che i malviventi si debbano portare in località diverse vicine a Venezia, dove il Consiglio dei Dieci avrebbe stabilito la durata della pena per acquisire l’indulto. Si dovrà però prendere atto della pervicace contumacia dei rei della “fatione di sotto” che non si sono presentati. I venti malviventi della “fatione di sopra” giunti a Venezia furono giudicati uno per uno e 11 furono condannati con il servizio forzato da due a dieci anni. Nove giovani furono rinviati alle loro dimore “ ammoniti a doversi in avenir contener con quiete, lontani da qualsiasi turbolenza …” La pace di Corlowitz del 1699 fece cessare le ostilità e tutti fuorno rinviati a casa. 1698 - EMIGRAZIONI E ARRESTI ASV, Inquisitori di Stato, Dispacci dei Rettori, Brescia, busta 131. Nell’ambito della continua lotta che Venezia esercita contro l’espatrio dei Maestri viene arrestato a Gardone Bernardino Bazon “ maestro fornidor di canne” . Il suo interrogatorio tenutosi in Brescia , ci informa che : .... nel Piacentino, à Riva, luoco di là dal Ponte dell’Oglio, distante dodeci miglia dalla città di Piacenza, su l’Acqua detta Lia Mora, vi sia un Maio, e Fucina con un fuoco grosso per liquefar il ferro crudo, con altra per fabricar Canne, per le quali s’adopera del ferro, che si cava dalle miniere del sig. Duca di Parma ... dice il Bazon (arrestato) , che lui con un suo fratello, che è poi morto per violenza di Lazaro Cominazzi, non potendo viver a Gardon perchè non essendo nè d’una nè dell’altra di quelle fattioni, ambi tenendolo in gelosia, gli era anco da Lazaro medesimo usurpata la sua Bottega, della quale a lui si conviene pagar l’affitto, onde per sottrarsi de pericoli, e per procaciar il vitto alla sua famiglia, haveva convenuto abbracciar l’impiego nella sudetta Fucina del Piacentino, nella quale presentemente vi s’attrovano sei maestri e lavoranti di canne di Gardon... Il Bazon dopo esser riuscito a far tornare quattro degli emigrati, potè recuperare la sua libertà. 36 1706 – ADDETTI, MAESTRI ED ASSISTENTI D. MONTANARI ., Produzione d’armi da guerra... in Atlante Valtrumplino, Brescia, 1982. Nel 1706 la fabbricazione delle canne impiegava circa 400 addetti, escludendo le donne che numerose si prestavano per le operazioni di rifinitura. A questa cifra bisogna aggiungere anche coloro che erano addetti alla produzione ed al trasporto del carbone, oltre ai muratori, in permanenza occupati nella riparazione e riattamento delle officine. Il lavoro degli operai si svolgeva sotto la direzione di 32 capi maestri, coadiuvati da 64 assistenti e le maestranze erano raggruppate secondo la specializzazione. 1708 – UN MAESTRO NEL FABBRICARE MANTICI ASB, Notarile, Gian Antonio Sedaboni, notaio in Lavone, filza 9668 a.d. Da un atto rogato in merito a una testimonianza tecnica da lui rilasciata conosciamo maestro Giovan Giacomo Ferraglio, nativo di Pezzoro, esperto nell’arte di costruire mantici per le fucine ed i forni che risiede abitualmente in Gardone. I mantici erano l’apparecchiatura che, azionata manualmente o dalla forza idraulica, dava aria ai fuochi delle fucine o degli alti forni consentendo la intensa combustione del carbone necessaria per la fusione del minerale od il riscaldamento dello stesso. 1715 – GUAI AI MAESTRI TRANSFUGHI !! ASV, Terminazione dell’Ecc.mo cap. di Brescia P. Girolamo Cappello concernente le maestranze delle canne d’archibugio da guerra… 12 maggio 1715. Noi Pietro Girolamo Cappello per la Ser.ma Repubblica di Venezia.. capit. di Brescia, e sua giursidiz. : “ Per togliere una volta il dannatissimo abuso, che rileviamo introdotto in Gardone nella Fabbrica di canne di vario genere, e ad uso di Guerra senza la cognizione de’ Sindici di quelle Maestranze, e ad oggetto di render universalmente in esse mantenuto il lavoro, senza che abbino con Pubblico pregiudizio a disperdersi in esteri Stati, inerendo a Decreti de’ Processori nostri.. particolarmente alla Terminazione… Daniele Dolfin… 19 luglio 1698 ordiniamo e comandiamo: 37 Che non possa da chi si sia esser stabilito contratto con alcuno de’ particolari delle Maestranze medesime d’ogni, e qualunque forte di Canne da guerra, senza che prima passi sotto l’esame, e cognizione de’ Sindaci delle suddette Maestranze così (che questi possano) distribuire con uguaglianza i lavori… E poiché si rende sempre più della pubblica importanza, che non sia dalle Valli Trompia, e Sabbia, e Canonica immaginabilmente distratto fuori dal Dominio alcun Artefice sì istruito di Canne … ne che venga ammesso alcun forestiero ad esercitarsi in tali Lavori, cosicché passando l’Arte in esteri Stati, ne derivi il grave danno a gente sì benemerita dalla dispersione della Fabbrica, e fia anco con publico discapito precluso l’esito della negoziazione, resterà risolutamente proibito a qualunque persona, che si esercita nei lavori delle canne… l’uscir per cadaun motivo fuori di questo Sato, ne sotto qualsisia colore, o pretesto ammettere, o ricevere nelle proprie fucine alcuna persona straniera, somministrar ad essa alcun lume, et assistenza, ne permettere che venga appreso il lavoro sotto le pene corporali, ed afflittive, che meglio paressero alla Giustizia medesima …” 1715 – NON SIANO ACCRESCIUTE LE FUCINE ! ASV, Ducale 28 settembre 1715. La ducale del 28 settembre 1715 stabilisce tassativamente che non venga in alcun modo aumentato il numero delle fucine gardonesi e che vengano eventualmente abbattute quelle eventualmente costruite di qua dal Mincio. JOANNES CORNELIUS dei gratia Dux Vnetiarum &c. Nobili, & Sapienti Viro Hieronymo Diedo de suo mandato Capitaneo Brixiae fideli dilecto salutem “ Osservate le vostre giurate informazioni del 15 Agosto caduto intorno la Supplicazione presentata dalla Maestranza della Terra di Gardon… sopra li due punti in esse contenuti, d’estendere le prescrizioni proprie in modo che non possa desviarli dall’intenzione prudente delle pubbliche Leggi … resta incaricata con le presenti la puntualità a distribuire gli ordini più vigorosi e risoluti perché non siano in alcun modo accresciuti li 29 Fuochi, e Fucine racchiuse all’interno di quella Terra, ed inservienti al lavoro di Canne d’Archibuso, stabilendo quei Proclami che troverete necessari per l’esecuzione inviolabile di questa pubblica costante volontà. Per quello che riguarda poi la proibizione, perché di là del Mincio non si erigano in alcun luogo simili Edifizi per la fabbrica d’esse canne (dovrete vigilare) che non siano eretti in alcun modo gli Edifizi stessi facendoli demolire se ve ne fossero…” La ducale si conclude con l’invito a considerare benevolmente la necessaria ingerenza dei Capi o Sindaci deilla Maestranza nei contratti delle armi da guerra, dato che chiunque vorrà acquistare questo tipo di armi ora ed in avvenire dovrà sempre intendersi con i suddetti. 1724 - LE FAMIGLIE PROPRIETARIE DEI “FOGHI” ASV. Inquisitori di Stato. Dispacci dei Rettori. Brescia, busta 232. Da una deposizione giurata rilasciata nel 1724 le fucine gardonesi e gli impianti a loro annessi erano, per famiglie, così suddivisi: FAMIGLIA MORETTI ZAMBONETTI PELLIZZARI BERETTA CHINELLI GASPARINI FUCINE 2 1 1 1 2 1 FOGHI 4 3 4 3 5 2 38 MUTTI ACQUISTI RAMPINELLI CHINELLI 1 1 2 1 2 2 4 2 1724 - IN UNIVERSALE SONO MISERABILI… Relazioni …, cit., Relazione di Giorgio Pasqualigo, 1724. La situazione economica delle Valli è drammatica specialmente per le importazioni di ferro dall’estero. Si importa un minerale non per le sue qualità, nettamente inferiori, ma per il prezzo più basso. I valligiani giustificano però il prezzo alto con il peso gravoso dei dazi : … (Gli abitanti delle Valli) in universale sono miserabili sì per la ristrettezza delle terre, che per l’oziosità in che vivono doppo decaduto lo spazzo del ferro e le fatture delle maestranze di Gardon, le quali giravano un tempo fa per tutta l’Italia e in molti luoghi oltremonti. Il ferro che passa da Fiume… ha causato lo scredito di quello delle Valli non per la condizione ch’è migliore, ma per il prezzo minore… per il peso che loro chiamano troppo gravoso dei dacij… Da ciò nasce che in poche miniere si travaglia, che non se ne tracciano di nuove, che quei sudditi che non hanno altra arte languiscano nella miseria che si va distrugendo il corpo delle maestranze che così ben ha servito per tanti secoli V.S. … 1726 - E IL LAVORO VUOLE LE SUE VITTIME APG, Libro dei morti B 1677-1783, a.a. Il libro dei morti riporta la descrizione di un non frequente incidente mortale sul lavoro da cui abbiamo notizie sulla tipologia delle macchina utilizzata per la trivellazione delle canne e sulla fucina in cui le operazioni avvenivano: Lorenzo Dancello d’anni 24 circa, mentre lavorava al trivellatore di mess. Giuseppe Mutti alle Cornelle, caduto sopra il cavadello andante che gli fracassò un braccio et il capo è morto subito; essendo vissuto cristianamente è stato sepolto in questa chiesa. 1728 - LA PRODUZIONE MILITARE DAL 1728 AL 1776 ASV, Senato, Deliberazioni Terra, Filza 2639 19.9. 1776. Riportiamo una relazione agli Inquisitori, compilata nel 1776 dal capitano Acquisti, che riepiloga la produzione militare dal 1728 : “ Informazione... dell’anno 1728, anteriore d’anni 38 all’epoca del mio incarico di Pubblica ispezione nella materia. Li moschetti dunque di Pubbico Servizio dal 1728 usque ad 1738, furono d’oncie 28 in 30 e di dinari di calibro 30 in 34. Le Pistole di Cavalleria pure di Pubblico Servizio in oncie 8 in 8 ½ e calibro dinari 24 in 25. Le canne servite a Potenze Estere, cioè alla Corte di Torino dall’anno 1732 al 1737 ed a quella di Napoli dal 1740 al 1745 , furono dei generi infrascritti: Le canne da Fucili quadre (ottagonali) in culatta, e tonde in alta, di oncie 30 in 31, danari 30 a 31 di calibro. Le canne Dragone alla Fran- cese di oncie 30 in 31 e calibro 24 in 25. Le pistole di Cavalleria di oncie 8 in 8 ½ e calibro 24 in 25. Dal 1758 al 1760 le canne fabbricate per Pubblica ordinazione furono di oncie 30 e calibro 30 in 30 ½ . Questa stessa misura e calibro fu poi mantenuta dall’anno 1760 sino al 1773 quando i lavori avvennero per Pubblica economia mentre il Principe (Lo Stato) dava, o sia pagava il ferro, il carbone e le mercedi (stipendi) delle varie sorti de lavoratori, e le canne restavano per conto suo. 39 Non trovasi Decreti di sorte che proibiscano l’estrazione di canne grezze tostochè di queste non ne escano dal Paese. Non trovasi ne meno alcun Pubblico documento che inibisca l’estrazione dei fornimenti grezzi di armi. Durante poi la mia ispezione non è a mia conoscenza che siano qui state fabbricate canne ad uso di Guerra se non le ultime. In tempi più remoti vi furono altri Partiti di Francia, Spagna e Russia, ma non ho potuto precisamente riconoscere le precise formalità, misure e calibri di quelle canne; desumo bensì che superavano di peso, misura e calibri le canne dell’uso moderno, ma dall’anno 1745 a questa parte le sopradette Potenze non si sono più servite della nostra Fabbrica avendone erette nei loro rispettivi stati ” 1730 - “MANCANDO AI GARDONESI FINO IL GIORNALIERO ALIMENTO “ Relazioni…, cit., Relazione di Pietro Vendramin, 1730. Dopo le guerre di Morea, la Serenissima, che si ritrova gli arsenali stracolmi di armi, fa sospendere la produzione delle armi da guerra lasciando sussistere solo la produzione delle canne civili che da sola non è sufficiente a mantenere attiva l’industria gardonese. Le poche armi richieste, contrariamente ai dettati legislativi del tempo, vengono ordinate solo ai maestri famosi ed ai mercanti favorendo un ristretto gruppo di artigiani, creando disoccupazione ed emigrazione. La situazione è destinata a peggiorare ulteriormente ed il capitano veneto Pietro Vendramin in una sua relazione è testimone di questo drammatico stato dell’economia gardonese: “… Gli abitanti poi delle Valli Canonica, Trompia e Sabia non sono in universale difficili alla contribuzione de soliti diritti, benché scarso de prodotti il loro paese: Qualche commune che rissente più di ogni altro li effetti della sterile situazione, si rende malagevole alli sborsi come quello di Gardone Val Trompia. Giustifica egli il motivo con l’impotenza e dimostra che giacendo otiosi li molti edifici ne quali fabbricavansi le canne da schioppo si sj introdotta una povertà estrema mancandogli fino il giornaliero alimento … ” 40 1731 - UN NUOVO APPALTO M. MORIN – R. HELD, Beretta..., . cit. La maestranza di Gardone ottiene un appalto per la trasformazione di 11.500 canne vecchie da fucile in canne nuove di calibro e lunghezza inferiore, da montare su moderni fucili da guerra. Le canne, descritte dai contratti come “ canne ferrasche” in realtà erano canne in precedenza scartate o recuperate da armi rotte, accumulate ormai da generazioni. Si pattuì un prezzo di ventitrè lire e dicotto soldi per ogni fucile nuovo con montata la canna recuperata. Pareva un buon affare per i maestri ma ben presto ci si rese conto di quanto tutto fosse diverso. Dopo un lavoro spossante, su 1793 canne inviate allla prova a Brescia, solo 735 resistettero e la interessata spiegazione dei maestri gardonesi non si fece attendere. Le canne da riutilizzare: .... non siano ben accompagnate di ferro (non erano fatte con ferro buono), o perchè consumate dal ruggine e dal salso ... e quelle che restano nella Eccellentissima Casa (l’Arsenale di Venezia ) da consignarsi non hanno il ferro né calibro sufficiente per poterle al di fuori bollirle e ridurle a giusto calibro... 1731 – LE PISTOLE DI LAISIN PASCIA’ M. COMINAZZI, Cenni sulla fabbrica d’armi di Gardone Val Trompia. in: “Strenna bresciana per l’anno 1851 a favore dei danneggiati dal Mella”, Brescia F. Speranza, 1850. La Serenissima commissiona a Gardone un paio di pistole da regalare al pascià Lasin. Secondo il Cominazzi “Erano a due canne ciascuna, d’otto once, ad un solo acciarino; fattura, le canne del Mutti, gli acciarini del Moretti, i lavori di cesello del Bigoni, e costarono ottanta doppie di Spagna” 1733 - SUPPLICA PER LA CRISI PRODUTTIVA P.B., Cronologia gardonese, Gardone, 2005. Il reverendo Giacomo Scaluggia, cappellano gardonese, scrive ad Antonio Chinelli, procuratore delle Maestranze d’armi gardonesi a Venezia, chiedendo commissioni per sollevare il paese dalla crisi armiera. Avvisa anche che molti armaioli gardonesi sono partiti per cercar lavoro diretti verso le officine Piemontesi dove hanno trovato grandi accoglienze ed inviti a ritornarvi. 1734 - SI VIGILA PERCHE’ NON SI FUGGA… Relazioni …, cit. Relazione Federico Tiepolo, 1734. Federico Tiepolo invia una realistica relazione sullo stato della maestranza gardonese: i maestri sono fedeli alla Serenissima, ma se manca loro il lavoro, fonte principale ed unica di guadagno, non resta che pensare all’estero e a nulla varranno i tentativi di trattenerli in patria … Alle maestranze di Gardone, molte delle quali trovai ancor vacillanti per ripassare a trovar serviggio in esteri Stati, ho tenuto l’occhio attento, e mi riuscì mantenerle ferme e costanti ne loro impieghi, et altresì rassegnate nella loro antica divotione al publico nome; et per tener luntano il pericolo delle loro disertioni, necessario si rende tenerle in continuo essercizio chè se manca alle stesse il lavoro, manca loro per conseguenza il modo di mantenersi, e da qui nasce fra quelle genti la tentatione di andar altrove a cercar miglior fortuna… 1736 - UN MUTTI E LA FABBRICA DI NAPOLI ASV, Inquisitori di Stato, Dispacci dei Rettori, Brescia, busta 20. 41 Già da un anno circolava la voce che la Corte di Napoli necessitava di una ingente fornitura di canne e che le armi sarebbero state ordinate a Gardone; una lettera con informazioni segrete inviata dall’armaiolo Diego Costimiglia, dimorante a Napoli, inviata al gardonese Gerolamo Mutti venne intercettata dalle autorità e consegnata al Capitano di Brescia. Il suo contenuto era però trapelato alla comunità gardonese. Da Napoli il 24 settembre 1736 si informava il Mutti che : Duopo qualche giorno gionto qui, sento che vorrebbero qui formare una fabrica di canne, come peraltro perché si facessero delli fucili … voi vi converà qui portarvi, con qualche uomini per dar incomincio a detta maestranza. Che so dirvi buscherete una bella somma d’oro; avertite però che il tutto vi sij sepolto in petto, per non pregiudicarvi ed anche perché io non voglio essere nominato, tratandosi un interesse del Re. In diffetto, se non riesca la fabrica, non ostante sortirà una commissione grossa di canne … Sappiamo che solo gli interventi degli Inquisitori e del Capitano riuscirono a bloccare un massiccio espatrio di maestri e che la fornitura fu ordinata a Gardone con permesso accordato dal Senato. 1738 - NUOVA DRAMMATICA ESONDAZIONE DEL MELLA ASB. Notarile, notaio Lodovico Mattanza, filza 11.197 a.a. A. FAPPANI- C. SABATTI - F. TROVATI, Gardone di Valle Trompia …, cit. Ad una precaria situazione economica si aggiungono i danni apportati dagli elementi naturali. Nella notte del 18 ottobre, il fiume Mella, gonfiato dalle copiosissime piogge, esce dagli argini inondando terreni ed case, distruggendo ponti, travate ed opifici. Una relazione peritale redatta il 17 marzo 1739 offre precise informazioni al riguardo: E’ seriamente compromessa la fucina situata in Contrada del Ponte, riempita di detriti per l’altezza di quattro braccia e danneggiata per un valore stimato in 332 scudi. Sorte peggiore tocca alla Fucina Nuova costruita nei pressi del fiume: i danni ammontano a 413 scudi. E’ distrutta la fucina Rampinelli-Acquisti e demolito un ponte sopra il torrente della Valle di Gardone per un danno complessivo di 315 scudi. 42 Crolla la travata della fucina da ferro degli eredi di Marc’Antonio Bertè, mentre la furia delle acque investe anche gran parte della Seriola. La devastazione, tradotta in cifre, è indicata in 670 scudi. Scompare l’alveo della fucina da ferro detta Lazzaretto verso il Loneto e rovinano tra i flutti limacciosi i muri che riparano le fucine e formano gli argini del ponte a Gardone. Il Mella invade il prato detto Fontanella e lo distrugge in parte, on grave pericolo anche per il Molino: per difenderlo si rende necessaria la costruzione di palizzate. Si lamentano danni valutabili in 688 scudi. Anche le fucine Manenti e dei Moretti son colpite dall’alluvione: per la prima si calcola un danno di 645 scudi; per la seconda la somma sale a 1093 poiché la forza demolitrice della natura ha distrutto tutti i ponti che s’eran gettati sulla Seriola, del tutto sommersa dai detriti. Sono inoltre allagati e devastati 9 piò di terreno che erano in parte tenuti a prato e in parte coltivati a vite nelli luoghi nominati Savoldi, al Molino, Fontanella, verso Inzino e nella Valle di Gardone. Si lamenta ancora la distruzione di tavole sessantacinque d’isole con arbori e legne per un danno valutabile in 1620 scudi. 1738 - I RAMPINELLI ED IL FORNO DI TAVERNOLE ASB, Notarile, Fausti G. Pietro n. in Marcheno filza 11.670 a.d. Un atto rogato in data 4 settembre 1738 dal notaio marchenese, in Gardone nella casa degli illustrissimi signori eredi del signor Marchesio Rampinelli “ site nella contrata ai piedi della terra di Gardone di Valtrompia” attesta la vendita da parte dei Rampinelli di un quarto del Forno Fusorio di Tavernole di cui erano proprietari. Il sig. Ottavio Rampinelli in qualità di amministratore dei beni della famiglia: ... vende a Francesco di Giacomo Morandi presente et per nome d’esso suo signor padre stipulante il quale acquista nominatamente un quarto del Forno di Tavernole sito nel Distretto del Commun di Cimmo, in quarti diecinove e mezzo indiviso con altri Signori Compartecipi. Parimenti due carbonili l’uno in fondo a venali al quale da mattina confina il Commun di Cimmo, a mezzo di un venale de Signor Baili, a sera strada tendente al Forno, a monte un venale del Signor Pietro Giacomo Benaglia, l’altro più vicino al Forno, a cui confina da mattina un venale di detti Signori Baili, mediante strada, a mezzo di altro Carbonile de Signori Borghetti, a sera strada, a monte altro Carbonile acquistato dal Signor Uberto Bordogno, item due venali presso la Seriola... a quali confina parte per li Signori Trivellini, parte il signor Giovanni Masello, a mezzo di esso Signor Morandi.... a monte altro Medale di Domino Giuseppe quondam Giovanni Fausti... Poi la portione d’atrezzi, piazze, acque, acquedotti et ogni altra cosa in qualsivoglia modo spettante, e pertinente niuna eccettuata... et tutti questi goder et posseder in perpetuo... per il prezzo e stabelito mercato de piccole 667:10.... 1747 - LE COLPE DELLA CRISI A BOLLITORI E MERCANTI ASV, Inquisitori di Stato, Dispacci dei Rettori. Busta 234. Quando ormai la fornitura per il Regno di Napoli va scemando, riprendono i contrasti fra i mercanti-bollitori ed il resto della Maestranza Gardonese. E’ quanto attesta e cerca di spiegare il nobile Gerolamo Renier, al suo ritorno dal podestariato in Brescia, agli Inquisitori di Stato con la sua relazione del 7 settembre 1747: .... i mercanti e i bollitori a nulla altro pensano ch’a rendersi Padroni assoluti di quest’importante Fabrica, e tentano la distruzione di tutte le leggi.. (I mercanti bollitori cercano di introdurre nelle fraglie) persone intieramente inesperte e tolte dalla cultura della Terra. Sopra le mercedi (compensi) che corrispondono a questi incapaci artefici arbitrano li Mercanti in più modi, (sia pagando loro molto meno di quanto stabilito dalle leggi, sia dando loro il compenso in generi alimentari e vestiario a prezzi supervalutati). Durante la sua ispezione a Gardone il Renier ebbe l’occasione di vedere come si lavorava per il Regno di Napoli e comperò un fucile che poi esaminato con cura .... ebbe motivo d’amareggiare il mio animo. Ho conosciuto da esso che si 43 sapeva lavorare perfettamente, e che per il Prencipe suo naturale (cioè per Venezia) si era travagliato tanto male. Un dispaccio in data 14 luglio 1748, a firma del Capitano Lunardo Dolfin ci fa poi conoscere direttamente i nomi dei più scandalosi e pregiudicevoli tra i mercanti padroni di fuochi: Ignazio Rampinelli (connotato di Prepotente) Ottavio suo fratello Antonio Bernardelli Giovanni Beretta qd. Francesco Matteo Franzini Giovanni Beretta qd. Bartolomeo Pietro Moretti Giuseppe Bertarini qd Ventura (meno scandaloso degli altri) 1748 - IL LAVORO GARDONESE NELLA RELAZIONE DEL GRIMANI ASV, Inquisitori di Stato, Busta 20. La relazione di Girolamo Grimani “ savio di terra ferma” ( Segretario di Stato alla guerra) esprime chiaramente la penosa situazione creatasi a Gardone fra i mercanti ed i maestri produttori. La supremazia dei primi, contro cui hanno lottato anche altri magistrati veneti, danneggia, sino alla fame, lo stato economico dei maestri e produce materiali (canne) non più all’altezza della fama della Fabbrica Gardonese. “…. Ma prima di dare fine a questa riverente carta, crederei d’offendere mortalmente i riguardi di si grave materia, se ommettessi alcun cenno… sopra la disciplina delle Maestranze di Gardone… In questa terra situata nella Val Trompia abita un popolo per la più parte misero, che non trae alimento, se non dal lavoro delle Canne, ma fedele e valoroso in una Contrada di tanta importanza, perché membro di una Valle situata al Confine. Ne sentì i frutti nelle più ardue occasioni de soli addietro e ne rilevò il merito la Serenissima Repubblica assegnandogli sempre il lavoro delle Canne anche a fronte di contratti altrove stabiliti, et ordinando lavori senza presentaneo bisogno, ma per accarezzarlo e sostenerlo. Si divide in Maestranze superiori, et inferiori, cioè commode e povere. Le prime cercano sempre di soprafar le seconde, e l’Eccellentissimo Senato diede più volte protezione agli oppressi per motivo di carità, ma insieme di buon servizio della Fabbrica (fabbricazione) utilissima per varij rispetti. Quindi se tal volta non si ebbero da Gardone Canne perfette col nome delle Maestranze non è da imputarsi all’universale di quella Misera Popolazione, ma più tosto a pochi di più fortunati in quel Cielo, che disposero la materia a proprio talento”. “ Il modo è questo. Li Mercanti e Bollitori cercano di far lavorare le Canne da altri, che da veri Artisti descritti nelle tre Fraglie, e con prezzo minore impiegando i Villici e Coloni oziosi nella staggion d’Inverno. Quindi patiscono le Fraglie stesse, e passando per mani poco esperte patisce il lavoro” 1757 - “ALLUVIONI D’ACQUE, OSSIA ROVINE” ACP, Annali di Pezzaze, ff. 115-116. Nella descrizione di Pietro Voltolino gli effetti di una delle ricorrenti alluvioni che arrecarono danni notevoli alla nostra Valle: “ Sull’alba di questo infausto giorno (31 agosto), poco avanti proruppe un tale contratempo, ed impetuosissima pioggia che tutti i torrenti, fiumi e laghi della Lombardia, et in molte altre Provincie colle loro escrescenze recarono dannosissime alluvioni. Il Lago d’Iseo crebbe in un 44 giorno di cinque brazzi d’altezza, l’Oglio, l’Adige, il Mella, ed altri fiumi fecero colle loro piene, e rapidità spaventose e memorande ruine. Per tacere d’altre Valli, e Pianure, in questa Valle tutti i piccioli rivi fatti grossi torrenti schiantarono dalle radici quantità quasi incredibile d’arbori, i quali tutti andarono a ridurre nel Mella a forza di cozzare contro gli ponti, e travate gli uni e l’altre demolirono non lasciandoci al di sopra d’Inzino quasi alcun ponte esente dall’impetuoso conquasso. Si videro in quell’incontro per l’impeto d’una tal piena cose che avevano del terribile insieme e prodigioso: corne di mole inesplicabile servire di scherzo a detta rovina, confusi andare gli alberi annosi, anzi le macchine co’ mobili delle case saccheggiate, o atterrate, e tutti questi cozzando con quanto si apparava loro avanti demolire ponti, travate, case, fucine molini, intercettare le strade e devastare i terreni. Le fucine disfatte si contaron diciannove, le travate, ed altro in quantità…. Dalla distruzione… ne derivò la privazione del commercio impedito venendo il transitare da un luogo all’altro e massime la strada Valeriana in più, e più luoghi dissipata cagionò una repentina penuria di viveri, e pressoché carestia. Si distrusse quasi affatto in quella burrasca la spezie del pesce restando essi pesci in quantità incredibile stesi ne’ campi, da’ quali sgombrati dall’acque ne raccolsero per allora e ne saziarono l’avidità de’ terrazzani, ma estinsero insieme la speranza di farne in seguito, per gran spazio, o per girare di anni competente la preda. ****** … lasciando immaginare la desolazione delle famiglie, delle quali chi piangea l’usurpo delle proprie sostanze nelle case, edifici, mobili, e terreni, chi dalla fame languiva… 1757 - 20.000 FUCILI PER VENEZIA E LE TROMBE EOLICHE M. MORIN – R. HELD, Beretta ..., cit. G.B. BROCCHI , Trattato mineralogico e chimico, Brescia, 1807-1808. Il Senato Veneto delibera l’acquisizione di 20.000 fucili per i “ Depositi intangibili “ (le scorte intangibili) dell’Arsenale di Venezia ed invia a Gardone il Generale Andrea Tartagna per seguirne la produzione. Il Tartagna piuttosto che affidare il lavoro per appalto ( sul quale gli appaltatori avrebbero certamente speculato) lo affida per economia, ovvero fornendo il materiale necessario e pagando direttamente le maestranze impegnate nella produzione, stabilendo però che il prezzo massimo di ogni arma non avrebbe potuto superare le 35 lire. Condizione ineliminabile per la lavorazione era il ripristino dell’uso dei mantici e l’eliminazione delle trombe eoliche ormai utlizzate in quasi tutte le fucine. Sostiene infatti il Tartagna che il ferro trumplino è ottimo per la produzione armiera ma che l’impiego dei “soffioni” si era dimostrato dannosissimo. Infatti: .... quell’aria essendo pregna di umidità e di crudezza, invece di ottenere l’economia che si supponeva nella spesa delli mantici, sono incorsi in due inconvenienti molto maggiori, cioè uno di spesa più grave per la maggior quantità di carbone che consumano, e l’altro di un pregiudizio notabile alla qualità e credito delle miniere, mentre il ferro fuso con l’aria di questi soffioni diventa assai più crudo... e di qualità inferiore e che molto pregiudica alla bontà e alla resistenza delle canne da Fucile... L’utilizzo dei mantici fu fortemente avversato dai proprietari dei fuochi e si giunse ad un accordo solo dopo lo stanziamento da parte veneta di un prestito di 600 ducati. La lavorazione delle 18.000 canne ( 2.000 erano state fornite da tempo) inizierà solo nel 1760. 1759 - L’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO A GARDONE NELLA RELAZIONE DEL CONTE CARLO TARTAGNA ASB, Cancelleria Prefett. Busta 75, fasc. 19. M. MORIN – R. HELD, Beretta…, cit. PRESTINI, R., “ Illustrissimo Signor Provveditore Colendissimo 45 Mi do l’onore d’umilmente presentare a V.S. questo mio raporto... riguardo alla fabrica delli 18 mila fucili, delli quali premendo in primo luoco di intraprendere il lavoro delle canne, mi sono portato a Gardone... per conoscere il corpo di quelle maestranze.. e dividere questo in classi diverse delle quali: La prima è composta da alcuni proprietari di fuochi andanti, che hanno li loro maestri attuali, che lavorano canne... ma di queste non sono più di quattro La seconda classe è composta dalla prima e da cinque o sei affittuali di Fuoche che (avendo più polso degli altri) fanno li negozianti di Canne da Marchanzia di diversa qualità e longhezza e questi sono provveduti di quelli maestri che lavorano canne da fucile alla giornata, che non hanno interesse nel profitto.. se non per quanto ricavano la loro giornale mercede e questi formano la terza classe composta appunto da soli maestri di canne attuali... al quale numero si uniscono anche alcuni maestri vecchi, parte che non lavorano e parte che fanno da secondi maestri, proporzionando la fatica che devono alle forze che hanno. La quarta classe è composta dalle cinque arti che sono necessarie a perfezionare le canne da fucile cioè: trivelladori, livelladori, moladori, fondellieri e fornidori. Di ciascheduna di queste arti, che oggiogiorno non sono distinte come esser dovrebbero, e che sono state altre volte, ve ne sono che hanno maestri capaci.. e la maggior parte delli altri sono scolari, garzoni ed anche strapazza mestieri... Alle nominate cinque arti si puote aggiungere ancora la sesta Arte di polidori la quale viene esercitata e sostenuta dalle Donne. La quinta classe è composta d’alcuni delli soprannominati proprietari di fuochi andanti per canne e dalli maestri attuali, e da alcuni proprietari o affittuali o compartecipi di fuochi andanti per altra ferrarezza, o di fuochi non andanti per esser distrutti. Per venir in chiaro di questa.. del numero delli maestri, come quello dei fuochi andanti e non andanti... feci chiamar li tre sindaci ed il cancelliere della maestranza con un vecchio maestro... a motivo di voler sapere di quanto potrà con fondamento promettersi il Serenissimo Principe di quelli fuochi in capo d’una grossa provvista d’armi... feci una visita oculare a tutte le fucine ed a tutti li fuochi e conosciuta una verità tanto importante, la quale esaminata e riletta come veridica dalli sindici e dal cancelliere fu sottoscritta da me e da tutti loro. ...Le soprannominate cinque classi di persone, formano dunque tutto il corpo delle Maestranze di Gardone e compongono li 29 fuochi con li quali erano annessi 29 maestri, ma questi al giorno d’oggi non sono più, come non esistono ne pure li 29 fuochi andanti... ... Li membri di questo corpo, che al giorno d’oggi non è più organizzato come era per lo passato,, non opera, ne si muove con quella legge che possa fare armonia, ma anzi si regola con molto disordine e distonanza, e la raggione s’è per la diversa maniera di pensare delle differenti classi, ciascheduna a seconda del loro particolare interesse e non per la perpetuazione dell’arte, ne per il pubblico bene, imperociocchè il maggior numero delle Maestranze, che sono li più bisognosi , oltre li miserabili nominati della quarta classe, desiderano bensì d’aver occasione di lavorare per procurarsi il loro vito, ma essendo confusi li buoni con li cattivi, e sciolte quelle arti che per lo passato formavano le Maestranze di questo corpo, e che ciascheduno rispondeva della sua inspezione e del lavoro che li era proprio, ma per non essere astretti a lavorare con esattezza non amano soggiacere alla visita e alla ricognizione di ciò che lavorano, massime ancora trattandosi di lavorare alli mercanti, imperociocchè questi amano più il buon prezzo che la perfezione del lavoro, e con ciò disgustano e fanno perdere il coraggio alli più capaci, li quali vorrebbero ( e con ragione) un regolamento ed un metodo che distinguer potesse le arti, e li esperti di ciascheduna, ciò che farebbe onore all’arte stessa, distinguerebbe il merito delli più capaci e servirebbe di stimolo alli più ignoranti per procurarsi con una maggior applicazione il merito di esser esaminati, riconosciuti ed approvati, per poi esser ammessi nel numero dei primi e più capaci, e per fine sarebbe del sommo utile per il mantenimento e perfezione dell’arte, come pure per il servizio pubblico. La terza classe composta delli maestri bollitori, o siano fabbricatori delle canne greggie, bramano altresì d’aver occasione d’esser impiegati nel lavoro di canne di fucile per uso da guerra a fine non 46 solo di ricavare la loro mercede in denaro contante, ma per tenersi in esercizio a conservare quella mano e quell’occhio, che vanno perdendo col lavorare solo canne da caccia, e di differente costruzione, calibro e proporzione, come sono quelle che lavorano per mercanzia, la maggior parte resistenti solo alla prova dell’acqua, è questa è anche la classe delli più raggionevoli e più discreti riguardo al prezzo che può valere una canna da munizione ben lavorata e della resistenza opportuna... ... Li mercanti, che sono bensì in poco numero, ma li più benestanti e che tengono il commercio con Brescia, Venezia e Sinegaglia, per d’oltre mare, cercano altresì di fare grossi partiti per guadagnare assai, nella supposizione di poter far lavorare qualunque delli loro operari subalterni, altrimenti quando il partito non sia tale come loro vorrebbero, poco o nulla si interessano per il partito pubblico di canne da guerra.... ... Nel mentre che io andavo prendendo tutti questi lumi... non ho lasciato di fare esperimenti per riconoscere ancora l’abilità di molti maestri delle differenti arti facendo ridurre in canne quelle lastre di ferro provenute dalla colatura delle 50 canne vecchie prese dall’Arsenale di Venezia... ma il lavoro di 36 canne è stato ripartito secondo il numero dei maestri ed è stato molto disuguale sicchè sono stato obbligato a sceglier per ora solo 4 canne e farle lavorare dalli migliori maestri obbligandoli a servirsi de’ migliori instrumenti e delle più esatte sagome che ho fatto fare... ed indi fatti li modelli... feci parlare alla maestranza intiera per sentire il loro senimento al riguardo... In risposta ai capitoli (presentati e concordati) v’è state tra di loro delle dissonanze riguardo al prezzo... e perciò ho giudicato bene di partire da Gardone, senza contare per ricevuta una risposta che non era proporzionata alle antecedenti con tutto che ricercassero tutti d’accordo rimettendosi ad un esperimento sciegliendo li migliori maestri e ... alla condizione di saggiare alle prove delle canne da farsi in Venezia sicchè doppo tutti questi lumi raccolti concludo che prima di intraprendere questo impegno... sia necessario di fare un esperimento col far lavorare due o trecento canne dalli migliori maestri... dalla quale risoluzione dipenderà il dar principio al lavoro. ... Mi dò l’onore di presentare tutto il mio operato alla sapienza dell’Eccellentissimo Senato per attendere dalla medesima quelli ordini che sarà per prescrivermi... Carlo Conte Tartagna Sergente Generale 1761 - I DANNI DELL’ALLUVIONE: LA PERIZIA CORBELLINI AS, Archivio territoriale Ex Veneto. Busta 372. “Serenissimo Principe Penetrata la Pubblica Pietà dai danni ultimamente inferiti dal Torrente Mella alla Val Trompia, concesse l’esenzione dai dacj per un sessennio, onde nella necessità di riparo fosse alli dannificati meno sensibile la spesa. La difficoltà della loro unione, e concordia alle contribuzioni, ha diferito il riparo ed accresciuti li danni, minacciando ora il torrente più ferali rovine alle Terre, alle Case, agli Edificj principali di canne, ed alla stessa reggia strada valeriana quando non vi occorra pronto il provvedimento. … Ho rilasciato l’ordine al Perito Corbellino di ridursi sul luoco a riconoscere lo stato, la qualità del bisogno, la spesa occorrente e il modo di ripartirla… Brescia 17 genaro 1761 D.o And.a Capello V.P. Adì……… 1761 Brescia In esecuzione delli Venerati Comandi di Vostra Ecc.a Podestà… il 28 aprile sud.to mi sono portato… a visitare la situazione soggetta al Torrente Mella, nelle vicinanze della Villa di Gardone di Valle Trompia all’entrar della Villa sud.ta nel luogo nominato il Prato della Lite, ed ocularmente considerato li Terreni, gli edifici da canne, e la strada ivi Valeriana… sogieti chi più chi meno ad esser mal tratati dal Torrente sud.to; così esaminato il Vaso Mella… mi è riuscito di fisare un progietto… come da disegno fatto su la faccia del Luogho. Primo rifare la travata… colla quale si minori la velocità e la forza dell’acque… 47 2° Formare quattro penelli, con i quali rimaner possano l’acque nel loro letto, né esalveare a danno dei sudetti beni Tanto rassegno all’Ecc.a Vostra… non avendo mancato di provedermi di necessarj lumi dalle persone pratiche e probe del paese. … In proporzione del esposizione al pericolo dei danni …la spesa per mia debole opinione (dovrebbe aggirarsi intorno alle 2.800 lire) Domenico Corbellino Pub.o Perito hò fatta deta opera … 1763 - RAGIONI E CAUSE DELLO SCARTO DELLE CANNE ASB, Cancelleria Prefettizia, Busta 76, Relazione Vincenzo Galli. Fra le ragioni che portano ad un alto numero di canne che non riescono a superare la prova, vi è indubbiamente quella della sostituzione dei mantici con le trombe eoliche di cui si è gia trattato (v. 1757). L’avveduta relazione sarà confermata dal Brocchi e dal citato accordo fra committenti e produttori del 1760 ..... ma le più attendibili a mio parere sono quelle che vengono introdotte da sopioni, che da qualche tempo in qua, si usano ne’ forni per colar le vene, in luoco de’ mantici.... (descrizione della tromba eolica - v. 1763 ) ... ora per quanto sia buona e posata la vena di ferro, sopra di che io soglio sempre por in opera le più opportune precauzioni non può far a meno il ferro di non guastarsi nella fusione per l’inevitabile concorso delle particelle acquee, ed in conseguenza divenire crudo e sfoglioso .... 1766-1770 STATISTICA SULLE PROFESSIONI NELLE VALLI ASV, Anagrafi di tutto lo Stato della Serenissima Repubblica comandate dall’Ecc.mo Senato... Venezia 1768. Territori Valcamonica Valsabbia Valtrompia Totale Negozianti Artigiani Armaioli Fabbr.armi Carrettieri Cavallanti Lavoranti armifuoco bianche Campagna 176 514 11 9 115 101 9.373 97 778 19 11 73 137 2.992 71 1.122 130 11 17 203 1.714 344 2.414 160 31 205 441 14.079 1772 - NUOVA PERIGLIOSA ESONDAZIONE DEL MELLA ASB, Carcina notaio. Pietro Canarini, filza 12911, ad annum R., PRESTINI, Villa Carcina, Una nuova alluvione colpisce la Valle verso la fine dell’estate del 1772. L’entità del disastro che colpisce “il distretto della Terra di Gardone” è rilevato dal documento redatto dal notaio Pietro Cancarini di Carcina “Adì 14 maggio 1773 Costituiti negli atti da me Nod.r Sottoscritto… ed alla presenza delli sottonotati testimoni li D.D. Domenico Portesi; Gio Maria Pedretti, Giacomo Cetti, e Domenico Lancelotti Periti, quali passati per ordine dell’Ill.mo ed Ecc.mo sig. Francesco Vendramin Pod.tà e V. Cap.o di Brescia a visitare il tenere, e Distretto della Valle Trompia in più giornate per rilevare li danni causati dalle spaventevoli irruzioni del Torrente Mella, e delli molti altri replicatamene avvenute nelli mesi di settembre e ottobre dello scaduto anno…. 48 Indi passando nel distretto della Terra di Gardone, che è una delle principali di essa Valle alla cui popolazione da la sussistenza, e l’essere la fabbrica delle canne aver rilevato distrutte e demolite le due alte opposte sponde tra le quali scorre il mentovato rapido Torrente Mella col spianto delli erborami con la demolizione delle palificate, che lo fortificavano, e difendevano, distrutte e demolite le due forti Travate alsate al letto del torrente med.mo in prospetto della vicina terra di Insino per portar, e comunicar le acque a tre larghi alvei, o sian seriole esistenti su le sponde d’esso Torrente, per l’essercizio e lavoro del mulino della Com.tà medesima; e di due principali edifici da foco grozzo per il guasto, ed atterramento delle quali Travate, e dei canali longhi per il trato di mezo miglio si sono resi inoperosi il mulino, et li sud.ti due edifici, e dietro a questi tolto l’uso delle acque per altri piccoli canali inservienti ad altri sette edifici per il lavoro delle canne, e di diverse manifatture di ferrarezza sottili. Aver poi rilevato distrutte e demolite due delle tre parti della larga Travata fabbricata a traverso del letto del Torrente med.mo; demolito il vicino largo acquedotto per cui si conducevano le aque in esercizio di due altri edifici da fogo grozzo, l’uno in fine della Terra di Gardone pur questo parte demolito, l’altro detto alla Fornace inservienti al lavoro, e travaglio delle canne… Travate, ripari, e fortificazioni di nuove sponde, vasi, e canali necessarii al lavoro degli edifici sud.ti, e per ristaurare, e rimettere in stato capace all’esercitio li edifici medesimi giudicano ascendere il danno a Scudi quindici mille… ” 1779 - LA QUADRA DI VALTROMPIA Descrizione cronografico-storica della Provincia Bresciana. Venezia, 1779. Secondo la pubblicazione la Quadra di Valtrompia: ... Contiene 19 comuni con circa 13.000 abitanti. Viene separata dalla Valle Camonica dal Monte Guglielmo. Gode vari privilegi, ed è governata da un vicario eletto dagli abitanti stessi con subordinazione del Reggimento di Brescia (subordinazione ai due rettori veneti cittadini). La Valle forma un corpo separato da per sè, ed è rappresentata dal Consiglio composto di tutti i Deputati delle Comunità, con un Sindaco. Vi si trovano 23 fucine di canne da schioppo, 28 manifatture di ferro, con quattro fornaci, ove si cola lo stesso metallo. Gli abitanti di questa Valle erano noti a tempi de’ Romani col nome di Popoli Triumplini ... GARDONE, terra ben fabbricata sulla riva occidentale del fiume Mella, con circa 1300 abitanti... oggi dì è la capitale di tutta la Valle. Esercita il traffico, e vi si lavora una grandissima quantità di armi da fuoco... 1780-84 – STATISTICA DEGLI IMPIANTI E DELLE STRUTTURE PRODUTTIVE ASB, Cancelleria prefettizia superiore, busta 46. Territori Fucine da fer- Fucine da rame rarezza Fucine da canne Fucine da Forni chioderia ferro da Valcamonica Valsabbia Valtrompia 97 41 33 2 0 0 0 0 10 13 5 16 8 4 6 Totale 171 2 10 34 18 1781 – VISITA DELL’ARCIDUCHESSA D’AUSTRIA BQB, GUERRINI, Paolo: “Valtrompia II” f. 806 . Cronaca di Gardone trascritta da Marco Cominazzi. 49 …1781, 9 agosto. Fece visita a questa fabbrica S.A.R. la duchessa di Parma, donò larga mancia agli operai, venne accolta in casa Beccalossi. Il signor Pietro Beccalossi le preparò molti rinfreschi e le fece sentire una celebrità, cioè un detto Giuseppe Bottasso celebre per suonare il corno di caccia, quale venne regalato con munificenza ( le regalò 6 zecchini d’oro) e fatto invito di servire la corte come cacciatore, che tosto accettò e venne inviato a Parma … Un altro nobile cronista ci ricorda la visita della duchessa di Parma, non nei suoi accenti mondani e musicali, ma da un punto di vista tecnico e lavorativo. (P. De Lama, Le fucine di Gardone nel 1794 - Lettera inedita di P. De Lama a Giambattista Bolognini, Reggio Emilia, 1883.) Sappiamo infatti che una canna “ a torcione” veniva approntata con il lavoro di un’ora del maestro bollitore, ma in occasione della visita dell’arciduchessa d’Austria: “ quando la S.A.R la Sig. Duchessa di Parma onorò di sua presenza questa fucina, si formò dinnanzi a Lei una canna in molto minor tempo… il regalo di 40 zecchini da lei fatto ai fabbri aveva messo di mal umore i proprietari della fucina, perché i travagliatori non si presentarono al lavoro che allora quando furono terminati i denari avuti in dono “ Per tramandare ai posteri la visita da cui avevano tratto tanto onore, i sigg. Moretti, padroni della fucina fecero collocare su uno dei pilastri dell’opificio una celebrativa iscrizione riportata dal De Lama e purtroppo oggi scomparsa: D.O.M. MARIA AMALIA ARCHIDUC. AUSTRIAE DUC PARMAE MARIAE THERESIAE IMPERAT. REGINAEQUE APOSTOL. FILIA CUI PAREM NUNQUAM SUSPEXIT HIC PAGUS GARDONI EUTROPIAE VALLIS QUOD HANC OFFICINAM REGIA PRAESENTIA DECORAVERIT IN FABROS MUNIFICE RESPICIENS POPULUM QUE SVAVITATE ILLICIENS TANTAE HEROINAE ALOYSIUS ET FRATRES DE MORETTIS IN MAXIMI HONORIS ARGUMENTUM QUINTO IDUS SEXTILES AN. DOM. MDCCLXXXI HOC MONUMENTUM P.P. 1784 - CRISI DELLA PRODUZIONE Relazioni…, cit., Relazione Giovanni Grassi, 1784. 50 Dalla relazione al senato del capitano di Brescia Giovanni Grassi redatta il 20 luglio 1784 deduciamo un drammatico quadro economico della Valle. La tremenda siccità del 1782 aveva portato come conseguenza carestie e fame a cui si aggiunge una profonda crisi dell’attività industriale che costringe ad abbandonare case e fucine in cerca di lavoro fuori dal Territorio … Mi è stato di una gravissima commozione fra tanti sciagurati il sciamo ora quasi disperso degli artefici di Gardone e delle Lumezzane, che rendeva celebre un tempo la loro fabbrica delle canne da schioppo e degl’azzalini. Erano tutti questi artefici senza alcuna commissione, pubblica, piangenti e supplichevoli onde averla. Mancavano totalmente delle commissioni private, e sprovveduti affatto di danaro e di ogn’altro mezzo per farne, erano esinaniti dalla fame… 1784 - UN NUOVO CONTRATTO PER LE MAESTRANZE M. MORIN – R. HELD, Beretta…, cit. Il 1784 vede realizzarsi un contratto stipulato fra le maestranze gardonesi e la ditta BeccalossiFranzini-Febbrari che prevede una produzione annuale di 10.000 canne (aumentabili a 15.000 o più) per un periodo di almeno 10 anni. La maestranza, costretta alla firma, accettò una diminuzione dei compensi garantendo un lavoro sicuro e continuativo: il guadagno era ristretto ma consentiva di lavorare. Si concludeva con questo contratto il percorso di asservimento della maestranza gardonese da parte della Onoranda Maestranza Superiore ( che si celava dietro il nome della ditta) che da più di venti anni rappresentava l’oligarchia dei mercanti-produttori. 1784 - “SI ESERCITINO NEL LORO MINISTERO NELLI GIORNI DI FESTA ! “ AVB, Parrocchie, fasc. 275, ad diem. In seguito al contratto stipulato fra le maestranze e la ditta Beccalossi- Franzini-Febbrari per l’ urgente bisogno della partita di armi, il vescovo Giovanni Nani concede, con lettera inviata al prevosto di Gardone Pietro Gazzetti, la facoltà di lavorare anche nei giorni festivi: Copia 16 marzo 1784 Rev.mo Sig.r Avendo l’eccellentissimo Capitanio stabilito costà un Contratto per la fabbrica di alcune Armi necessarie, e premurose per il pubblico servizio, vorrà Ella permettere a tutti quelli che servono nell’importante lavoro, che si esercitino nel loro ministero nelli giorni di Festa, onde possa sollecitamente tutto essere pronto, ed a pubblica disposizione. Confidando nella sua ben nota prudenza spero che tutto riuscirà con la dovuta moderazione, e riserva, e che prima di portarsi al lavoro tutti gli operai ascolteranno la Santa Messa e che in quel tempo pure, in cui rimarranno liberi da un tale lavoro, si ricorderanno del debito della santificazione della Festa, e già nel modo a loro possibile, eccettuando per altro il Santo Giorno di Pasqua dalla detta permissione di lavorare. Mi creda e sono Di Vs. S. R.ma Aff.mo Obb.mo Giovanni Vescovo di Brescia A stretto giro di posta il prevosto gardonese, in data 18 marzo, comunica alla Curia bresciana d’aver avvisato i maestri delle disposizioni vescovili. 1789 - GLI EDIFICI ESISTENTI IN GARDONE ASB, Archivio Territoriale ex Veneto Busta 398 n. 17. Gardone adì 17 aprile 1789 51 Nota di tutti li Edificj esistenti in questa terra è Comunità di Gardone, e sono come segue: p. 4 £.24:16 Un molino di ragione della Comunità andante per proprio conto, esercente d’esso D.o Stefano Belleri, con ruote n° 5, dico cinque p. 2 £ 12:8 Una Fucina per canne d’archibugio sopra la Sariola Acqua Longa di ragione di Giovanni Paolo Moretti quondam Antonio affittata dalla Compagnia dei SS.ri Mercanti di canne, uno dei quali è il S.r Pietro Beccalossi, con Edifizio si da Terra che da Acqua e Ruote una per il Maglio. Una detta per Canne, Seriola Acqua Lunga di ragione di Ventura Bertarini con due Edificj, si da Terra, che da Acqua, e Ruote una per il Maglio. Metà della predetta resta per conto del sud.o Bertarino il quale non esercita la sua mettà. p. 1.1/2 £ 9:6 L’altra metà dal pred.o Bertarino affittata alla Compagnia dei S.M. uno de’ quali è Pietro Beccalossi p. 2 £. 12:8 Un Edifizio per Canne Sariola Acqua Longa di ragione di: Bartolo, e Fratello Beretta quondam Giovanni affittata come segue cioè con ruote n° 2 una per molare canne, e l’altra per trivellare Andrea Pedretti affittuale della ruota per molare Clemente Moretta, e Compagno affittuali per la ruota per trivellare canne p. 1 £. 6:4 Un edif.o per trivellare canne Seriola Acqua Longa di ragione di Ventura Bertarino quondam Giuseppe affittata a Giovanni Peli con ruote una per trivellare p. 3 £ 18:12 Una Fucina per Canne Seriola Acqua Longa di ragione di Bortolo e Fratello Beretta quondam Giovanni, e di Andrea e fratello Pedretti, con due Edificj si da Terra, che da Acqua, e ruote una per il maglio, la quale è posseduta ed esercitata per metà di cadauno delli sud.ti nominati p. 2 £ 12:8 Una fucina di fuogo grosso Seriola Acqua Longa di ragione di Bartolo e fratello Beretta quondam Giovanni affittata alla Compagnia dei S.M. uno… con edifizio sia da Tera che da Acqua e ruote una per il maglio p. 1 £ 6:4 Un Edifizio per trivellare Canne Seriola Acqua Longa di ragione di Bortolo e fratello Beretta, affittata a Giuseppe Mutti, e Compagno con ruote una per trivellare Canne p. 1 £. 6:4 Un Edifizio per molare Canne Seriola del Molino di ragione di Pietro Moretti quondam Simone esercitata per suo conto con ruote una per Molare Canne p. 1 £ 6:4 Un Edifizio come sopra Seriola del Molino di ragione di Giacomo Beretta quondam Antonio affittata a Giuseppe Pedretti di Francesco con ruota una per la mola p. 2 £ 12:8 Una fucina da ferro per Canne Seriola Molino di ragione di Aloisio Moretti affittata alla Compagnia dei S.M… p. 1 £ 6:4 Un Edifizio di ragione Bortolo Daffini, Seriola Molino andante per suo conto con ruote una per trivellare Canne p. 2 £ 12:8 Una fucina da ferro per Canne Seriola Molino di ragione di Francesco Beretta quondam Lodovico, affittata alla Compagnia dei S.M. … p . 2 £ 12:8 52 Un Edifizio per molare Canne Seriola Molino di ragione del sig. Bortolo Moretti, con ruote due per molare Canne, una affittata a Maffeo Pedretti e l’altra affittata a Giuseppe Beretta di Lodovico. p. 2 £ 12:8 Una fucina di ferro Seriola Lazaretto di ragione di Giovanni Maria Mutti quondam Aloisio, esercitata dal predetto, con edifizio sia da Terra che da acqua, e ruote una per il maglio p. 1 £ 6:4 Un edifizio per trivellare Canne Seriola Lazzaretto di ragione del sig. Bortolo Moretti quondam Antonio, affittata a Giuseppe Peli, e Compagno con ruotte una per trivellare Canne p. 1 £ 6:4 Un edifizio per molare Canne Seriola alle Cornelle di ragione di Pietro Bernardello quondam Antonio andante per suo conto con ruote una per molare Canne p. 1 £ 6:4 Un edifizio per trivellare Canne Seriola Cornelle di ragione Maffeo Franzini quondam Antonio andante per suo conto con ruote una per trivellare Canne p. 6 £ 37:4 Segue un fucina per Canne di ragione degli Eredi della qd. S.a Tranquilla Rampinelli, Seriola Rampinelli affittata alla Compagnia dei S.M. uno dei.. P.B. con Edifizio si da Terra che da Acqua e ruote una per il maglio, e ruote due per molare Canne, e ruote due per trivellare Canne p. 2 £ 12:8 Una fucina da ferro Fuogo grosso Seriola Rampinelli di Ragione di Ventura Bertarino, e Compagno, affittata alla Compagnia S.M. uno dei.. P.B., con Edifizio si da terra, che da acqua, e ruote una per il maglio Una fucina da ferro Seriola Molino di ragione Maffeo Franzini quondam Graziadio con Edifizio sia da Terra che da Acqua e ruote una per il maglio. Giuseppe Franzini Governatore con mio giuramento Cezare Dafino Governatore con mio giuramento Per aggionto si descrive Un Edifizio Seriola Molino di ragione Bortolo, e Fratelli Beretta, e Compartecipi di ruote una per il maglio per pestare il salisso Adì 18 aprile 1789 Riferisce Giovan Maria Beriola publico Ministrale aver questa med.a intimato a tutte le persone come sopra descritte singulo med.o per il pagamento della Tanza a norma come sopra, In fede Giovanni Battista Daffini Cancelliere di d.ta Comunità. Ai confini del territorio gardonese, come apprendiamo da analogo documento riguardante Sarezzo, esistevano poi altre tre fucine gestite da proprietari gardonesi, ed esattamente: Una fucina di ferro al Ponte di Zenano di ragione di Maffeo Franzini q.m Graziadio andante per suo conto con Edificij n. 3 si da Terra che da Aqua e Ruote tre per li Magli. Una fucina di ferro fogo grosso in Contr. Di Noboli di rag. di Giacomo Franzini di Maffeo andante per suo conto con Edificio si da Terra che da Aqua e Ruote, una per il Maglio. Una detta da ferro nella Contr. Suddetta di ragione del predetto Franzini di Maffeo con Edificio si da Terra che da Aqua e Ruote una per il Maglio. 1794 – PIETRO DE LAMA VISITA GARDONE E RIFERISCE…. P. DE LAMA, Le fucine di Gardone nel 1794… cit. 53 Pietro de Lama … viaggiatore emiliano scrive il 17 settembre una lettera all’amico Gian Battista Bolognini per renderlo edotto delle sue impressioni di viaggio sulla Valtrompia visitata, sino ad Inzino, nella giornata precedente …. Ieri mattina dunque sono partito alle 11 e mezza a cavallo … … Passata e ripassata la Mella su ponti di pietra, sono alla fine entrato in Gardone, grosso e brutto paese situato sul dorso del monte, che può riguardarsi qual domicilio di Ciclopi. Sceso alla Posta e ordinato il pranzo, sono passato a vedere le diverse fucine, in ciascuna delle quali unico si è il lavoro dei fabbri. Sono tutte situate sulla Mella, le acque di cui danno moto alle macchine necessarie alla fabbricazione, e seco rotolano da’ monti le pietre, che stritolate servono di opportuno fondente al ferro… Dopo l’interessante notizia che indica l’aggiunta del minerale dolomitico alla lavorazione del ferro nei fuochi grossi quale fondente, segue la descrizione delle fucine, della sequenza di lavorazione che in esse avviene e delle “macchine” utilizzate, con particolare riguardo all’utilizzo delle acque del fiume e delle seriole come forza motrice … quella del primo mi è piaciuta singolarmente, e per la sua semplicità e per la costanza dell’effetto… e del tipo di aerazione che consente di .. animare il fuoco della fucina… … Lasciato Gardone sono andato costeggiando sempre la Mella a Inzino, altro Paese fabrile, situato al disopra del primo… qui ho visitate le fucine, nelle quali si fanno gli acciarini battendo col maglio i pezzi tutti nelle rispettive forme… Oh che figure hanno questi diavolacci di fabbri! Oh che dialetto hanno questi Trompiani! Non pronunciano né il C né il G, ma lo aspirano come dovrebbesi l’II… Ritornato a Gardone ho pranzato molto bene, mangiando fra le altre cose polenta con uccelletti arrostiti, pietanza quotidiana, in questo tempo de’ Bresciani e Bergamaschi, uccellatori appassionati, e del vitello che non invidia la mongana di Roma, la vitella di Sorrento, né la più vicina di Garfagnana. La squisitezza di questo devesi a mio credere alla circostanza che qui vengono a pasturare le mandre svizzere, le quali poi scendono nelle basse campagne per consumare l’erba terzaruola… Finito il pranzo, ho passeggiato per il borgo popolato di armaruoli occupati ad incassare fucili e di donne che ripuliscono colle grosse lime triangolari, levigano collo smeriglio, e bruniscono colla spontilla le canne… … Ho visitato la veramente brutta Cattedrale, poi montato in sella sono partito alle 21 … 1794 - ORDINI PER LA DITTA FRANZINI-BECCALOSSI M. COMINASSI, Cenni sulla fabbrica..., cit. Nel 1794, secondo il Cominassi Gardone ricevette una ccmmissione di 6000 moschetti dal regio governo di Sardegna e di 150.000 (?) fucili dalla Spagna. Le armi furono pagate sei pezzette d’oro ciascuna. La grossa commissione fu assunta dalla Franzini-Beccalossi per mezzo del sig. Chivotti, console generale della Spagna nell’isola di Corsica. 1797 – ELIMINAZIONE DELLE “CORPORAZIONI” Decreto del Comitato Militare della “Repubblica Bresciana” R. PRESTINI, Villa Carcina…, cit. “In nome del Sovrano Popolo Bresciano Il Comitato Militare nel pressante bisogno di fornire i magazzini nazionali di armi, trovasi un forte incaglio nel di già esposto disordine dei tomboni, ossiano corporazioni di arti nelle fabbriche di Gardone. Queste corporazioni si dividono generalmente in esse fabbriche a numero di sei, cioè: Maestri bollitori di canne Trivellatori 54 Livellatori Molatori Fonditori e Fondelliere Nessuno può esercitare queste tali arti, quando non discenda dal padre che le abbia esercitate, e più quello che discenda dal trivellatore, non può fare il livellatore, ma semplicemente stare attaccato alla individuata professione dei suoi antenati… Oltrechè però tali Tomboni sono antidemocratici per la loro istituzione, sono anche perniciosi negli effetti; quindi si espone al Governo il seguente progetto di Decreto. Considerando il Governo provvisorio l’istantanea urgenza di approvisionare la Nazione di un numero sufficiente di armi, e quanto antidemocratico il sistema dei Tomboni, ossiano corporazioni, che vanno ad eternare con esclusiva in poche determinate famiglie l’esercizio dell’arti inservienti alla fabbrica di canne, per cui resta incagliato l’allestimento delle canne medesime, et impedita la perfezione a pregiudicio del commercio, della ricchezza nazionale. Decreta d’ora in avanti abbiano ad essere aboliti tali Tomboni, o Corporazioni all’oggetto che in quelle fabbriche sia libero a qualunque cittadino l’esercizio di quelle arti, a cui lo destina la sua naturale inclinazione, giacchè in nessuna parte devono essere lesi i sacri diritti di libertà, e di eguaglianza. Brescia, 31 maggio 1797. V.S. Anno I. della libertà italiana. Coccoli Presidente. Sabatti Vice Presidente. Rambaldini del Comitato. Ferrari Segretario Il Decreto del Comitato Militare della Repubblica Bresciana rispecchia indubbiamente le necessità del momento e gli ideali di libertà e uguaglianza di ispirazione francese eliminando però le “corporazioni” gardonesi che pur anacronistiche per le loro ferree caratteristiche di chiusura, avevano decisamente contribuito all’affermazione dell’artigianato locale. 1801 – LA RELAZIONE DI GIUSEPPE FRANZINI G. FRANZINI, Stato presente e preterrito della già Valle Trompia, riguardante le miniere di ferro, edificj e rispettivo magistero Brescia 21 dicembre 1801 ASM, Cartella n. 156 del fondo “Commercio”, parte moderna. La relazione si compone di 14 pagine: Nella prima parte del documento il Franzini illustra la situazione generale della Valle che risulta composta da quindici comuni con “15.000 individui di fisso incolato”. Nel rapporto vero e proprio si prospetta il quadro veritiero e lacrimoso della Valle Trompia mentre l’ultima parte è dedicata a Gardone con una descrizione storica dell’arte di fabricar le canne ed il ricordo dell’antica organizzazione delle Maestranze in Fraglie: Bollitori, Trivellatori, Livellatori, Molatori e Fondellieri e delle severissime regole per gli iscritti. Il relatore dà un interessante quadro numerico della Maestranza al tempo impegnata in questa minuscola “repubblica delle canne” : “… tredici sono i Maestri bollitori, corrispondenti a tredici fuochi ad uso di canna; ventuno i Trivellatori; i Livellatori quattordici; venti i Molatori; cinque Fondellieri e settantatre Fornitori. Questa turba mercenaria, colle rispettive famiglie, forma il numero di circa mille individui, li quali convivono e sussistono col meschino impiego delle canne, riuscendo impotenti a procacciarsi altrimenti il giornaliero mantenimento… … Anco il sesso muliebre, tuttoché non costituente Fraglia, viene indicato a rendere vei più insigne la fabbrica delle canne. Le donne adunque interessano l’abilità loro nel pulire e lisciare le canne esteriormente, acciò guadagnino facilmente l’occhio dell’ispettore…” 1801 – NOMI DEGLI ARTISTI E MERCANTI GARDONESI RADUNATISI IN SEZIONE ACG, Fondo Armi, 1800-1810. 55 Dal verbale di una adunanza degli artisti gardonesi finalizzata all’elezione dei “ periti” e dei “dispensieri” conosciamo l’elenco nominativo (e la mansione svolta) dei componenti la maestranza gardonese che presentiamo in ordine alfabetico: Stefano Ajardi Fornitore Giuseppe Antonelli Livellatore Pietro Beccalossi Mercante e proprietario foghi Gerolamo Beltrame qd. Francesco - Fondegliere Bernardo Beltrami - Fondegliere Girolamo Beltrami - Fondegliere Bortolo Beretta Fornitore Francesco Beretta Molatore Giacomo Beretta Fornitore mercante e proprietario foghi Giacomo Beretta Capo fornitore Giuseppe Beretta - Fornitore, mercante, proprietario foghi Giuseppe Beretta - Molatore Antonio Beriola - m.o Bollitore Vincenzo Bernardelli - Molatore Domenico Bertarini - Fornitore Francesco Bertarini - Fornitore Lodovio Bertarini - Fondegliere Giuseppe Bertoglio - Fornitore Antonio Bertoletti - Molatore Gio. Batta Bertoletti - Molatore e merante Luigi Bertoletti - Molatore Paolo Bertoletti - Fornitore Marco Bignotti - Fornitore Antonio Burla - Trivellatore Giacomo Cabona - Lavorante al fogo Gio Battista Cabona - Fornitore e mercante Pietro Cabona - Fornitore e mercante Giac. Calino - Livellatore Prospero Caltrami - Fornitore Carlo Camossi - Fornitore Domenico Camossi - Fornitore Giacomo Antonio Camossi - Fornitore Bortolo Camplani - Fornitore Giuseppe Camplani - Fornitore Angelo Chinelli - m. Bollitore Ventura Chinelli - Trivellatore Francesco Cominassi - Fornitore Giuseppe Cominassi - m. Bollitore Annibale Daffini - Fornitore Gio Batta Daffini qd. Rinaldo - Trivellatore Gio Batta Daffini - Fondegliere Lorenzo Daffini - Fornitore Stefano Fiorini - Trivellatore Antonio Franzini - Fornitore Gaspare Franzini - Fornitore Giammaria Franzini qd. Giacomo - Fornitore 56 Giammaria Franzini qd Pro - Fornitore Gio Franzini - Trivellatore Lorenzo Franzini - Fornitore Luigi Franzini - Fornitore Maffeo Franzini - Trivellatore Pietro Franzini - Fornitore Innocenzo Guerini - Fornitore Gio. Battista Mazetti - Trivellatore Antonio Moretta - Trivellatore Carlo Moretta - Fornitore Giacomo Moretta - Fornitore Pantaleone Moretta - Fornitore Pietro Moretto qd. Francesco - Molatore Rocco Moretti - Molatore Giacomo Moro - Fornitore Antonio Mutti - m. Bollitore Francesco Mutti - Livellatore Gio Mutti - Livellatore Gio Batta Mutti - Fornitore Gio. Batta Mutti - Livellatore Gio Maria Mutti qd. Antonio - Molatore Giuseppe Mutti - Livellatore Luigi Mutti (Bigarola) - LIvellatore Prospero Mutti - Fornitore Sperandio Mutti - Proprietario di foghi Crescenzio Paris - Trivellatore Giammaria Paris - Trivellatore Gio. Maria Paris - Trivellatore Giuseppe Paris (nono) - Trivellatore Paolo Paris - Trivellatore Andrea Pedretti qd. Domenico - Molatore e mercante Antonio Pedretti - Molatore Carlo Perdetti - m. Fornitore e mercante Francesco Pedretti - Molatore Giuseppe Pedretti - Molatore Pietro Pedretti - Molatore Gio. Peli - Trivellatore Pietro Peli - Trivellatore Giuseppe Pellizzari - Fornitore Deffendo Rossi - Fornitore Francesco Timpini - Fornitore Giacomo Timpini - Fornitore Giammaria Timpini - Fornitore Vincenzo Timpini - Fornitore Carlo Tonni - Fornitore Giacomo Tonni - Livellatore Leandro Tonni - Livellatore Antonio Zambonardi - Fondegliere Gio. Battista Zambonardi - Fondegliere Giuseppe Zambonardi - Trivellatore Pietro Zambonardi - Trivellatore 57 Pietro Zambonardi - Fornitore Prospero Zambonardi - Fornitore Domenico Zambonetti - Livellatore Fran.co Zambonetti - Livellatore Francesco Zambonetti - Livellatore Girolamo Zambonetti - Livellatore Giuseppe Zambonetti - Livellatore Lorenzo Zambonetti - Fornitore Sperandio Zambonetti - Fornitore L’assemblea della maggioranza ha eletto a propri periti: ANNIBALE DAFFINI con voti affermat. N. 39 GIACOMO BERETTA di Bortolo “ N. 48 “ N. 26 CARLO TONNI “ N. 54 “ N. 20 ANTONIO FRANZINI “ N. “ N. 11 61 negativi N. 33 Resta deciso per li dispensieri, che fino alle rispettive elezioni delle arti rimangono provvisori: GIUSEPPE BERTOGLIO e GIACOMO BERETTA capo 1802 - PER NAPOLEONE 70.000 FUCILI M. COMINAZZI, Cenni sulla Fabbrica d’armi di Gardone in Valtrompia, 1845. … con un decreto del 20 settembre 1802 il ministro della guerra (del Regno Italico) incaricò la fabbrica di 70.000 fucili con baionetta, di 9.000 carabine, 9000 paja di pistole, incombenza che fu compiuta in tre anni. Annualmente poi, durante il Regno Italico, venivano somministrati 40.000 fucili … 1806 - EUGENIO DI BEAUHARNAIS VISITA LE FABBRICHE GARDONESI AA. VV. Visitatori illustri in Antologia gardonese, cit. La presenza dell’antica fabbrica d’armi determinò, dopo quella dell’Arciduchessa d’Austria, la visita a Gardone di molte personalità politiche, di re e imperatori. Eugenio di Beahurnais fu vicerè d’Italia dal 1805 al 1814. Era figlio di Josephine Tascher de la Pagerie, prima moglie di Napoleone vedova di Alexandre Beahurnais deputato agli Stati generali e vittima del Terrore. In occasione del matrimonio venne adottato con la sorella Ortensia ( che poi sposando Luigi Bonaparte divenne regina d’Olanda) da Bonaparte. Giunto a Gardone, riconosciutane ed apprezzatane l’importanza, istituì in Brescia un arsenale con un distaccamento , comandato dal capitano Nobili, con sede a Gardone. 1806 – CARICA DEI FORNI FUSORI TRUMPLINI E LORO RESA ASM, Ministero della guerra, c. 94, Memoria Beroaldi. ( i valori sono espressi in tonnellate) 58 Ubicazione Collio Bovegno Brolo Pezzaze Robecco Tavernole Giorni accensione 300 180 150 300 300 150 Minerale Carbone 882 662 551 1.279 1.279 551 1.103 529 441 1.250 1.250 441 Ghisa Prodotta 466 250 208 480 480 208 Carbone/ Minerale 1,25 0,80 0,79 0,97 0,97 0,79 Carbone Ghisa 2,37 2,12 2,12 2,60 2,60 2,12 1807 - LA PRODUZIONE GARDONESE SECONDO IL SABATTI A. SABATTI , Quadro statistico del dipartimento del Mella, Brescia, 1807. ... Un tempo la fabbrica delle armi e delle armature era estesa e fiorente; in oggi la fabbrica più ragguardevole di queste Valli è quella delle armi da fuoco in Gardone, luogo principale della Valle Trompia, ed alla distanza di dodici miglia da Brescia. Questa fabbrica alimenta una popolazione di 1600 abitanti , i quali travagliano nelle varie arti, che concorrono alla fabbricazione delle armi . Le canne cavate dal fuoco dai maestri dell’arte passano a quella dei trivellatori, i quali per mezzo della trivella formano ad esse la cavità interna proporzionata al relativo calibro, ma siccome questa cavità non può essere perfettamente retta e cilindrata , si passano all’arte dei livellatori. Questi, oltre che mettono le canne nella linea più retta, cilindrano e puliscono l’interna cavità in modo, che calata nella canna una bacchetta di ferro che perfettamente compia la bocca, l’aria interna vi si comprime e rimanda al di fuori la bacchetta che vi si era introdotta. Dall’arte dei livellatori le canne passano a quella dei molatori; i quali con certe mole puliscono la parte esterna delle canne e le preparano ad essere finite dall’arte dei fornitori. Avvi pure l’arte dei fondellieri, che s’impiegano nella sola fabbricazione dei fondelli delle canne che si lavorano in fabbrica . Le donne attendono alla pulitura delle canne, che è l’ultima mano d’opera. L’attività di questa fabbrica è capace da apprestare trenta a quaranta mila canne assortite all’anno e non è gran tempo, che l’affluenza delle commissioni dal Levante, dalla Turchia, dalla Spagna, dal Piemonte le dava il massimo movimento. Le canne che vi si lavorano, sono riputate per bontà e forma, ma riescono forse un po’ costose, perchè non tutte reggendo alla prova conviene rincarare il prezzo di quelle che vi resistono. Una scuola metallurgica fondata nel Dipartimento, ed affidata a professori, i quali oltre la teoria conoscessero anche la vera pratica dei processi che sono in uso presso le azioni più accreditate, potrebbe contribuire a rendere perfetta questa fabbrica col fissare i veri rapporti della formazione della pasta del ferro atta alla fabbricazione delle canne, ed a stabilire i più sicuri mezzi di ben purgarlo. Una volta che questa fabbrica abbia ripreso nome può divenire della più grande importanza allo Stato. Frattanto esso l’ha incoraggiata coll’istituzione in Brescia d’un apposito Arsenale nel locale detto “di S. Bartolomeo”, diretto da probi ed intelligenti ufficiali, per cui acquisterà molto credito anche presso le nazioni straniere. Attualmente si può contare che il lavoro annuo di questa fabbrica produca circa trenta mila canne di ogni qualità le quali in parte si montano nel Dipartimento, le altre, che sono la massima , si spediscono in natura ai committenti. .... La fabbrica delle lime tanto pel ferro, che pel legno è in Gardone ripartita in dieci piccole fucine, e provvede tutte le arti che operano nell’armi, e le officine ferrarie della Valle Trompia.... .... Vi sono poi tre fabbriche d’incudi, due nella Valle di Lumezzane, e l’altra in Gardone ma non sono in costante attività..... 59 ..... Le armi da fuoco della nostra fabbrica passano in varie parti d’Italia, nel Levante, in Turchia la maggior parte di questo commercio si fa per cambio di merce con merce. Le spedizioni delle armi si fanno per Venezia, e per Livorno. Armi da fuoco le quali attivano fucine di.... Fuochi .................. Trivellatori ........... Livellatori ............ Molatori ................ Fornitori ............. Fondellieri ............ 16 18 10 10 34 4 1807 - STATO DELLE CANNE DA FUCILE CAVATE DAL FOGO PER IL REGIO SERVIZIO DAI MERCANTI DELLA FABBRICA DI GARDONE ACG, Faldone 1801-1847. Nome del mercanteProprietario Numero delle canne Cavate dal fuoco Pietro Paolo MORETTI 1552 Bortolo MORETTI 938 Giovanni FRANZINI 620 G.B. FRANZINI Pietro CABONA Ventura BERTARINI 1912 1400 1391 Ang. Matteo PEDRETTI 3880 Crescenzio PARIS 3313 G. BERETTA Giambat. BERTOLETTI 271 313 Nome dei maestri Bollitori G.M. Franzini fu Ant. Giuseppe Chinelli G.B. Beriola Giu. Beretta fu Antoni G.M. Bertarini Bortolo Bertarini Giovanni Dalera Giambatt. Beriola Girolamo Mutti Numero delle canne accettate 1200 643 1011 8.934 Crescenzo GUERINI Anto. ZAMBONARDI 74 96 Giuseppe Beretta fu A. Giacomo Cabona Francesco Cominassi Giovanni Dalera Giammaria Bertarini Giammaria Bertarini A. Beriola- G.Franzini Giamm. Franzini fu A. Gius. Ant. Beretta Antonio Beriola Giuseppe Beretta Giammaria Bertarini Gio. Dalera Giammaria Bertarini Franc. Cominassi Totale Canne Provate 15.760 Total canne accettate 833 495 356 1966 2099 164 133 43 31 60 1808 – LA PENURIA DI LEGNE ED UN CONTRATTO DI CRESCENZO PARIS F. TURLA , Valle di Mezane, Brescia, 2002. Antonio Sabatti nel suo “Quadro statistico….” descrive le condizioni dei boschi trumplini nei primi anni del secolo lamentandosi del loro insensato sfruttamento e osservando che sarebbe da evitare il: …taglio immaturo delle legne, le quali in luogo di lasciarle crescere sino all’età di dodici anni, si tagliano di nove e di otto, per cui dietro replicate osservazioni ed esperienze sicuramente risulta che si perde un doppio prodotto di carbone, oltrediché quelle immature non avendo ancora forza di purgare a dovere il ferro, se ne consuma una maggiore quantità, e non lo si riduce a quella perfezione, di cui sarebbe suscettibile, a grave danno delle varie fabbriche ed in singolar modo di quelle delle armi da fuoco… Il tutto è confermato dal contratto stipulato dal noto commerciante di canne di Gardone Crescenzio Paris che, alla ricerca di carbone per le sue fucine, aveva preso in subappalto per 2.000 lire legna lumezzanese da tagliare al 9° anno, ma aveva atteso del tempo per farla tagliare. Gli venne quindi richiesta dal Comune di Lumezzane la tassa per un anno ed una penale di 20 soldi. Il Paris però appellandosi alla normativa prevista dallo Statuto di Valtrompia si oppose sia alla tassa che alla penale sostenendo che: … Le legne devono essere di dieci butade (10 anni) , sicchè inservino ad uso di carbone, e molto più lo devono essere in fondi come sono questi del Comune di Lumezzane, opachi e frigidi …” Nonostante la concretezza della sua posizione però, la Prefettura impose al Paris di osservare i capitoli dell’asta del subappalto e di effettuare il taglio nei tempi concordati indipendentemente da ogni scusante, guidata nella sua decisione più da impellenti necessità che dalla logica statutaria degli avi. 1808 – LEOPOLDO NOBILI ALLA GUIDA DELL’ARSENALE GARDONESE P.B., Enciclopedia gardonese…, cit. Il Conte Leopoldo Nobili assume la guida dell’Arsenale gardonese. Durante la sua permanenza dà vita nuova all’industria trumplina curando le tecniche di raffinamento del ferro utilizzato per la fabbricazione delle canne ed il processo di stabilizzazione del colore delle stesse. 1811 – IL PARIS PRODUCE LE PRIME CANNE DAMASCATE M.COMINAZZI Cenni sulla Fabbrica… op cit. Gio Battista Paris, dell’omonima impresa, introduce nella fabbricazione delle canne la tecnica della damascatura che le rende più solide ed esteticamente eccezionali. 1812 - NASCE VINCENZO BERNARDELLI FONDATORE DELL’OMONIMA DITTA P.B. , Dizionario biografico … Inedito. 61 Da Pietro e Lodovica Moretti nasce Vincenzo. Ebbe tre mogli: Maria Bertoletti, Giulia Peli e Costanza Resini. Staccatosi nel 1865 dalle officine dei fratelli Franzini di via Umberto I° (l’odierna via Mazzini) iniziò una propria attività armiera indipendente nell’abitazione di via S. Carlo, dando origine e vita a quella che diverrà la VINCENZO BERNARDELLI ARMI. Seppe operare con grande equilibrio e, progredendo nel lavoro continuamente, alla sua morte lasciò i figli Pietro, Lodovico, Antonio e Giulio in un’invidiabile situazione economica e produttiva. Era soprannominato BASU’ non si sa se per la statura o per il tono di voce particolarmente grave che lo caratterizzava. 1816 - L’IMPERATORE IN VISITA A GARDONE M. COMINAZZI, Cenni sulla Fabbrica d’armi … cit. Il 16 marzo 1816 S. Maestà l’imperatore Francesco I, accompagnato dal ministro Metternich, giunge in visita alla nostra fabbrica di canne. Apprezzatane l’efficienza “ … ordinerà per ogni anno la costruzione di 6000 pezzi per uso degli II. RR. Eserciti…” Memore della visita e ricordando la qualità e la tipologia del lavoro gardonese , con il dispaccio n. 2510 del 13 agosto 1829 stabilì che i maestri di canne di Gardone fossero esenti dal servizio militare, privilegio che in seguito sarà confermato da S. M. Ferdinando I. 1816 - LA DITTA PARIS FRANZINI Nel corso del 1816 la ditta Paris e Franzini fornisce al Governo di Toscana 3000 fucili, 3000 carabine, 5000 pistole, 450 sciabole di cavalleria e 600 di fanteria. 1817 – PROBLEMI COI MANTICI C. QUARENGH,. Tecnocronografia…, cit., a.a. Il governo austriaco ordina che nelle fucine gardonesi venga abbandonato l’uso dei mantici e che vengano introdotte le trombe idroeoliche più convenienti e di maggiore efficacia. 1818 - L’ARCIDUCA RANIERI IN VISITA A GARDONE M. COMINAZZI , Cenni sulla Fabbrica d’armi … cit. L’Arciduca Ranieri, Vicerè del Lombardo Veneto, sempre per avere una conoscenza diretta della produzione armiera gardonese, visita la Fabbrica del centro trumplino. Ripeterà la visita il 28 aprile 1823 in compagnia della moglie Maria Elisabetta. 62 1818 - LA SUPPLICA DELLE MAESTRANZE ASB - IRD Busta 3807 17.11.1818 , Supplica delle maestranze gardonesi Le maestranze gardonesi rivolgono una supplica all’autorità onde questa provveda ad una migliore distribuzione del lavoro e dei relativi pagamenti per evitare quanto già più volte accaduto e che “gli ingordi mercanti” trovino ogni scappatoia per speculare ancora una volta sul lavoro dei poveri maestri. Il documento è riprodotto quasi totalmente perchè oltre ad alcune note storiche, chiarisce la situazione del lavoro e dei lavoranti gardonesi nel periodo indicato. “Supplica delle maestranze gardonesi contro la chiusura della “fabbrica erariale” e elenco degli insediamenti produttivi” All’imperial Regia Delegazione della Provincia Bresciana Da lontana età la fabbrica delle canne da fucile fu eretta in Gardone e fu sempre attivata coll’uso del battente ossia maglio, e co’ tubi. Ebbe a crescere in seguito, siccome nella perfezione, così nel numero degli edifici, prosperò nel commercio, somministrò le occorrenti armi ad uso di guerra al Principe Veneto che la protesse con munificentissimi decreti, persino colla privativa, e fornì quelle di mercanzia, ed altrimenti dette di lusso all’interno del Ducato veneto ed all’estero stato. Con tale stabilimento d’industria, si arricchirono li proprietari della fabbrica, e si videro in istato di sostenere, ed ampliare le loro officine; di perfezionare con utili esperimenti la manifattura, e gl’artisti trovarono nel travaglio con che soddisfare ai bisogni delle loro famiglie, nè soffersero mai fame. Nel 1806 epoca della decadenza dei proprietari della fabbrica, fu introdotto l’uso di fabbricare canne coll’uso del martello, e coi mantici, in via economica col mezzo della Direzione d’artiglieria di Brescia... La speculazione fu fatta adottare dal cessato governo italiano. Sebbene preponderasse l’uso di fabbricare canne col martello, si continuò a fabbricare in parte col battente le canne ad uso di guerra, fabbrica che escluse pressochè quella delle canne di commercio, e di lusso. Si volle sostenuta la prova e bollo delle dette canne di lusso in Brescia con una gravosa spesa di centesimi 60 per canna, che fu forza ai proprietari fabbricatori di vedere il decadimento del loro commercio, e l’arrenamento delle loro officine, e di tollerarlo fino all’ingresso delle vittoriose armate dell’ augusto sovrano sul suolo dell’Italia. Sciolto per tal modo l’eclusivo travaglio per uso della guerra respirarono i depressi proprietari fabbricatori e viddero nell’avvenire sicura la loro risorsa. Fatali vicende di carestia, d’incaglio di commercio destarono nell’augustissimo sovrano sensi di compassione e suscitarono la premura di sostenere la fabbrica (che degnò di visitare in persona) onde con questa, risorgere li proprietari e gl’artisti ridotti all’estremo della desolazione. Ottimi effetti si avrebbero potuto ripromettere, se l’esecuzione avesse corrisposto all’intenzione sovrana; ma fu l’esecuzione raccomandata alla Direzione d’artiglieria di Brescia, influenzata da quegl’istessi che diriggevano la fabbrica nel cessato governo, i quali anzichè estendere la beneficenza all’intiero corpo componente la fabbrica.. limitarono il travaglio ad un determinato esclusivo numero di artisti al martello, costruirono dei fuoghi a tal’uso nelle case e dimenticarono totalmente le fabbriche a battente, e li proprietari fabbricatori cui avrebbe dovuto.. commettersi per appalto la decretata beneficenza sovrana... L’augustissimo sovrano.. disciolse la Direzione d’artiglieria di Brescia cui prefisse di cessare le funzioni coll’ultimo ottobre passato / consentendo / ai proprietari fabbricatori di sperare che ulteriori commissioni pubbliche fossero per appaltarsi ad essi sicchè potessero sostenere i loro stabilimenti.. utili a tutta la Provincia. Attendono l’effetto sospirato... col timore... (derivante) dall’apparato della tutt’ora vigente Direzione d’artiglieria (composta da trenta impiegati) che loro pronostica la continuazione per conto pubblico nel modo finora usato. ... Delegato un riflesso al prospetto della fabbrica di Gardone... che degnerà rilevare potersi costruire una vistosa quantità di canne negl’antichi stabilimenti attivati da acquedotti sempre perenni senza servirsi degl’intrusi fuoghi al martello abusivamente eretti nelle case estranee per tal 63 costruzione. Non è mestieri permettere se le canne riescono meglio fatte coi tubi o col battente, oppure coi mantici e col martello . Siffatta questione fu per lungo tempo e profondamente discussa da valenti professori nel cessato governo, e nel governo veneto, ed in quest’ultimo fu ritenuto l’uso del battente e dei tubi come quello che ritenuto anco pari all’uso del mantice e martello, e più utile alla fabbrica e di minor fatica agli artisti... ai proprietari fabbricatori è rovinosa la fabbricazione medesima vien tolto un ramo del loro commercio ed alle loro onorate speculazioni; si rovinano le loro officine colla fabbricazione delle canne a martello, come si è detto, nelle case estranee perchè restano queste inoperose ed inutili, anzi solo di aggravio al proprietario che nullameno deve provedere al loro mantenimento, e pagare li pubblici aggravi. Non è dei ricorrenti e non si presume da essi di mettere le mani nel sacrario dell’amministrazione pubblica per avere le prove del costo del fucile fabbricato per economia; edotti però dall’esperienza osano affermare, che il fucile stesso in tal modo fabbricato, comprese le spese degli impiegati, costa assai più di quello, che potrebbe costare fabbricato per impresa dai proprietari della fabbrica. La condizione dell’artista non è avvantaggiata per alcun modo, poichè la mercede a lui corrisposta sarebbe, ed è uguale, anzi sopra tutti individualmente si riserverebbe il travaglio colla fabbricazione per appalto, la cui mercè, anco tutti si attiverebbero li proprietari fabbricatori, ed i loro foghi a battente, e così si sosterrebbe e la fabbrica e gl’artisti con avvantaggio dello stato. .... Non resta ai rivolgenti umilissimi, che d’implorare il braccio e la protezione del primo magistrato provinciale perchè s’interessi a loro favore presso l’I.R. Governo, acciò questa sia ras- segnata ai piedi dell’Eccelso Monarca onde ottenergli, che la fabbricazione dei fucili ad uso di guerra occorrenti al pubblico e sovrano servizio, sia delegata per pubblico appalto, esclusivamente ai soli proprietari fabbricatori, od in altro modo ripartita sui loro rispettivi foghi a battente, come si costumò sempre anche sotto il Governo Veneto, mediante privata trattativa. Tale misura è la sola che possa incontrare le viste e l’interesse del Sovrano; il sostenimento dei fabbricatori e quello degli artisti, e redimere dalla certa rovina uno stabilimento importante cotanto, unico negli stati di S. Maestà Imperiale e Reale in Italia, e che formò il soggetto delle più gravi ed interessate cure delle dominazioni, cui per il variar degli anni ebbe a sottostare Giuseppe q.m Maffeo Franzini Crescenzio Paris e figli Eredi Sperandio Mutti Pietro e fratelli Cabona Bortolo Moretti Gardone lì 17 novembre 1818 Giuseppe Bertarini Pietro Paris per la mia ditta e qual procuratore del signor Pietro Paolo Moretti 1818 – LE FUCINE GARDONESI “Prospetto dell’antica fabbrica delle canne da fucile situata in Gardone Valle Trompia provincia di Brescia e dei rispettivi proprietari “ ASB, IRD, Busta. 3807. In Gardone vi esistono da età remote le sottosegnate officine, nelle quali si costruirono sempre le canne da fucile e di lusso, ed analoghi articoli a tall’uso, per il nazionale ed esteri stati. I. Un’officina situata al Ponte Zanano, villaggio vicino a Gardone, di ragione del sig. Giuseppe q.m Maffio Franzini, serve per costruire le lame di ferro, con le quali si costruiscono le canne 2. Altra simile contigua alla prima, di ragione del detto sig. Franzini, serve al medesimo uso 3. Altra simile vicino al paese di Gardone suddetto detta della Fornace dei sigg. Giuseppe e fratelli Bertarini, Crescenzio Paris e figli e del detto sig. Franzini 4. Altra officina contigua, detta dei Rampinelli eredi di ragione del sig. Paris 64 5. Altra officina in Gardone, denominata del Molino, di ragione dei sigg. Beccalossi, Feroldi e Paris 6. Altra simile attivata dal medesimo acquedotto, detta la Fucina Vecchia, di ragione del sig. Paris 7. Altra fucina detta del Graminente, di ragione dei sigg. Bortolo Moretti, fratelli Cabona e Carlo Moretta q.m Giacomo 8. Altra officina detta del capo di Gardone, di ragione del sig. Paris 9. Altro fucinetto contiguo di ragione del sig. Giuseppe Cavagnola 10. Altra fucina detta dei Manenti, di ragione del sig. Pietro Paolo Moretti 11. Altra officina sul confin di Gardone vicina ad Inzino, detta il Fucinetto, di ragione del sig. Giuseppe q.m Maffio Franzini sudetto 12. Altro fucinetto contiguo di ragione dei sig. eredi Simeone Moretti e del sig. Giacomo q.m Antonio Beretta 13. Altra officina di là del fiume Mella vicno a Gardone di ragione delli sig. eredi q.m Sperandio Mutti 14. Altra officina contigua detta delle Cornelle, di ragione del sig. Bortolo Moretti 15 Altra officina sul medesimo acquedotto come sopra al n. 14 di ragione dei sigg. Beccalossi,fratelli Feroldi e Paris e del sig. eredi q.m Maffio Franzini q.m Antonio 1820 - IL GRANDUCA DI TOSCANA QUARENGHI, Tecnocronografia…, cit. Il Granduca di Toscana Ferdinando III visita le fabbriche gardonesi. 1821 – NO ALLE ESPORTAZIONI C. QUARENGHI Tecno-cronografia …, cit. In seguito ai moti rivoluzionari che interessano i territori italiani il governo austriaco proibisce l’esportazione di armi da fuoco da Brescia e da Gardone. Le fucine rimangono prive di lavoro. 1822 – SUPPLICA DEI MAESTRI C. QUARENGHI, Tecno cronografia …, cit. Supplica dei maestri armaioli gardonesi a S.M. l’imperatore d’Austria perché la fabbricazione dei fucili di fanteria per l’esercito sia portato almeno a 12.000 fucili annui. 1823 – GLI ARTISTI GARDONESI ED IL GOVERNO ASB – IRD, Busta 3808. Il Consiglio Aulico di Vienna ordina la fabbricazione di 6.000 fucili di fanteria, e di altre armi per un importo complessivo di 68.412 fiorini. Si riporta il contratto : Contratto fra gli artisti gardonesi e l’I.R. Governo Nell’ufficio dell’Imperial Regio Commissario Distrettuale di Gardone, provincia di Brescia, il trenta settembre milleottocentoventitre. In relazione al dispaccio 22 corrente dell’I.R. Governo e allo scopo di sistemare l’annua fabbricazione di seimille fucili per conto dell’ I.R. Erario Militare, fabbricazione clementissimamente decretata dalla sovrana munificenza ad esclusivo beneficio degli artisti di Gardone, non che all’oggetto di precludere l’adito agli incagli, che finora si frapposero in dipendenza dell’appalto, il nobile signor conte Giuseppe Brebbia, consigliere di governo, primo comandante del I.R. Delegato Provinciale, ed il signor Nicodemo Capitano comandante il 65 Deposito di ricezione d’armi in Brescia, si sono recati personalmente a Gardone, e quivi di concerto col locale I.R. Commissario Distrettuale si fecero chiamare gli artisti, e per essi i loro legittimi rappresentanti... e venne stabilito quanto segue: 1. ... Volendo allontanare ogni tipo si speculazione... onde il beneficio ridondi tassativamente a pro degli artisti, si conviene che la fabbricazione annuale dei seimille fucili, debba eseguirsi in via economica, cioè per conto ed interesse degli artisti... 2. Che il Signor Capitano Comandante del Deposito di ricezione debba fornire...al principio d’ogni mese lamine di ferro, più il 30 % a titolo di scorta... 3. Che le dette lamine debbano essere consegnate al capo dell’arte prima, cioè dei Bollitori, che formate siano consegnate al capo dell’arte seconda e così via... 4. Che il Deposito di ricezione, eseguita l’ordinaria visita delle canne, debba sborsare le mercedi del travaglio a norma della vigente tariffa ... 5. Che gli artisti debbano obbligarsi, come si obbligano, all’esatta osservanza ed esecuzione della disciplina in corso relativamente alla fabbricazione delle canne ... 6. Finalmente, che a garanzia del suddetto Deposito di ricezione gli artisti debbano offrire nelle vie regolari un idoneo mallevadore quale si costituisca garante per la consegna al Deposito di tante canne quanto saranno le lamine somministrate... Ciò avuto venne chiuso il presente protocollo, e contrassegnato da tutte le parti intervenute. 1824 – ANCORA PER LE ESPORTAZIONI C. QUARENGHI, Tecnocronografia…, cit. Con il decreto 31 gennaio, il Governo austriaco autorizza provvisoriamente l’esportazione di fucili da caccia e di lusso previo uno speciale permesso governativo. 66 1824 – UN ALTRO ARCIDUCA DI TOSCANA C. QUARENGHI, Tecnocronografia…, cit. L’Arciduca di Toscana Leopoldo II visita le fabbriche d’armi gardonesi. 1824 – CANNE PER L’EGITTO C. QUARENGHI, Tecnocronografia…, cit. La ditta gardonese Franzini fornisce le canne e gli acciarini per due splendide piustole destinate ad Ibraim pascià d’Egitto. Le armi sono realizzate su disegno del cav. Pelagi e gli ornamenti sono predisposti dalla Fonderia Manfredini di Milano. Gli ornamenti sono in oro massiccio. 1825 - LA PERFETTA DAMASCATURA C. QUARENGHI, Tecnocronografia…, cit. La ditta gardonese Crescenzio Paris rappresentata da Gio Battista Paris, viene premiata dall’ I.R. Istituto Veneto per la perfetta damascatura delle canne da fucile. 1825 - NUOVE PRESENZE REALI A GARDONE Visitatori illustri, in Antologia gardonese, Brescia, 1969. L’Arciduca Francesco Carlo, in compagnia della moglie Sofia e del suocero Massimiliano Giuseppe, re di Baviera visita le nostre fabbriche d’armi. 1827 - LE ARMI FULMINANTI C. QUARENGHI, Tecnocronografia…, cit. Da un registro di conti della ditta gardonese Crescenzio Paris si rilevano caccia fulminanti ossia coll’innesco a pallottolina di fulminato di mercurio. nnotate infatti le seguenti cessioni:: Un para di canne fulminate al sig. Longareti di Urgnano (BG) Un para azzalini fulminanti a Luigi Zanetti Una canna a torchione Una detta fulminante notizie sulle armi da In data 27 luglio sono per lire per lire per lire per lire 2 2 6 1 1831 - TROPPI SCARTI C. QUARENGHI, Tecnocronografia …, cit. Su 488 fucili consegnati dalle officine bresciane, l’ Imperial Regia Delegazione Generale di Polizia in Milano ne scarta 123. Tale rigore nell’accettazione delle armi indispone immensamente i fabbricanti bresciani e della Valtrompia. 1834 – UN ALTRO ARCIDUCA ASBURGO A GARDONE Visitatori illustri, cit. Continuano nel nostro paese le visite dei principi d’Asburgo: il 13 giugno 1834 è la volta dell’arciduca Giovanni. 1836 - CRESCENZIO PARIS E LE NUOVE CARABINE C. QUARENGHI, Tecnocronografia …, cit. 67 Crescensio Paris consegna a Milano 1108 carabine con baionetta del nuovo modello fulminante a cassula con canne provate a doppia carica. 1838 - E’ LA VOLTA DELL’ARCIDUCA LUIGI Visitatori illustri, cit. Il 21 settembre 1838 un altro principe Asburgo : l’Arciduca Luigi è in visita a Gardone e alle sue rinomate fabbriche d’armi. 1838 - SOLLECITO DEI MAESTRI PER NUOVI ORDINI M. GUIZZETTI, La produzione armiera nell’economia valtrumplina tra il 1825 ed il 1875 a.a. 1994-1995 I maestri gardonesi il 30 settembre 1838 inviano una lettera a Sua Maestà I.R. Altezza Ferdinando I per sollecitare ulteriori commesse. Il tenore delle richieste nonostante il fluire degli anni e delle situazioni socio-storiche permane lo stesso: “La Fabbrica antichissima delle canne da fuoco in Gardone Valtrompia per la sua Utilità allo Stato , e per le costanti vite politiche, è sempre stata oggetto di predilezione e di protezione di ogni sovrano. Percorrendo in questa saggia decisione l’ora defunto augustissimo Sovrano Francesco I, sempre di gloriosa memoria , e sempre particolarmente caro a questi abitanti, a conoscenza delle loro miserie e dei loro bisogni per la mancanza di lavoro, nell’anno 1816 onerò graziosamente questa Fabbrica di sua augusta preferenza e ripetutele successivamente in data 26 marzo 1822, ha ordinato la fabbricazione per conto erariale di seimila fucili l’anno, per dar mezzi di sussistenza a questi abitanti e perchè non siano costretti ad espatriare per vivere. Siffatta caritatevole Paterna provvidenza bastò allora per rendere attiva questa fabbrica, e per dare il giornaliero sovvenzionamento agli artisti. Ora tali commissioni ed ordinazioni, sia per le già emarginate proibizioni di esportazioni all’estero, che hanno fatto rivolgere i committenti ad altre fabbriche sia per Regolamenti Politici e Finanzieri, hanno cessato ed il lavoro delle seimila canne non è più sufficiente per il mantenimento e per l’impiego degli artisti, che si trovano conseguentemente desolati ed oziosi. Costernati dall’urgente bisogno per vivere stanno per umiliare il trono di V.M.R.A. con le fervide loro preghiere, onde ottenere un conveniente aumento di lavoro, unico rimedio per i loro mali. Senza questa benigna Provvidenza, gli artisti e gli abitanti della Valtrompia, poichè tutta la Valle sente il beneficio dell’attività della Fabbrica, non possono aver mezzi per vivere; iniziati ed addetti fin dall’infanzia nell’arte dei loro maggiori ed antenati di fabbricar canne, non possono adattarsi, ne sono capaci di apprendere ed esercitarne un’altra, sicchè il solo lavoro delle canne può loro fornire i mezzi di sussistenza. Al fine di corrispondere per quanto è in loro potere vanno di zelo e di premura per accrescere sempre più il perfezionamento del loro lavoro, e chiameranno incessanti dal Cielo mille e mille Benedizioni sopra la Vostra Sacra Persona se ciò avverrà. Perciò aspettano con fiducia la Grazia che umilissimamente implorano, la quale portando la felicità dei ricorrenti, eternamente fra questi popoli esisterà la grata ricordanza del faustissimo avvenimento”. 1840 - 1200 FUCILI PER PARMA QUARENGHI Tecnocronografia… op. cit. Ancora il Paris somministra al Duca di Parma 1200 fucili dopo aver ottenuto uno speciale consenso dal Governo austriaco che aveva da tempo proibito l’esportazione di armi all’estero. 1842 - VISITA DELL’ARCIDUCA STEFANO Visitatori illustri … op. cit. p. 118 68 Il 20 luglio del 1842 si conclude, con la visita dell’Arciduca Stefano, la serie delle visite dei principi austriaci alla fabbrica d’armi gardonese. 1842 - NUOVI ACCIARINI A PERCUSSIONE C. QUARENGHI, Tecnocronografia…, cit., a.a. Si fabbricano i nuovi acciarini a percussione modello Barona Augustin nel solo stabilimento erariale. Gli azzalinieri di Lumezzane e di Marcheno cessano di lavorare per conto del Governo austriaco. 1842 - MUORE ANTONIO BERETTA P.BOLOGNINI. – F. TROVATI, Enciclopedia …, cit. Muore a Gardone l’esperto artista Antonio Beretta. In vita colla sua attività professionale aveva perfezionato il torcimento della verga per la damascatura delle canne. 1843 - PARIS-BERETTA E UN CONTESTATO CONTRATTO DECENNALE ASB, IRD Busta 3808, 5 gennaio 1843. ASB, IRD Busta 3808 ,10 luglio 1845. Il 5 giugno 1843 la Ditta Crescenzio Paris – Eredi fu Antonio Beretta sottoscrive con gli artisti di canne di Gardone un contratto finalizzato al miglior andamento per la fornitura di canne da guerra. Con l’accordo le due famiglie di mercanti si riappropriano del ruolo d’intermediari fra governo e maestranze attraverso la gestione finanziaria dell’intero ciclo produttivo delle canne. S’impegnano a fornire alla maestranza il carbone per le fucine e si sostituiscono al Centro di ricezione garantendo di pagare mensilmente in denaro contante i conti dei maestri sempre in base alla tariffa in corso. I mercanti, di diritto, prelevavano 2 centesimi su ogni lira sul compenso mensile degli artigiani. Nel 1845 il contratto viene rinnovato per altri otto anni. 69 Molti maestri gardonesi si scagliano violentemente contro il contratto accusando i loro sindaci di essersi lasciati corrompere. Secondo una relazione del Commissario Distrettuale le ditte ParisBeretta avrebbero “ fatto un regalo a quattro delli cinque attuali capi d’arte, consistente in una doppia di Savoia alli capi Andrea Calini – Annibale Cabona – Simone Zambonardi – ed un pezzo di 20 franchi al capo Carlo Chinelli e ciò per ottenere la firma alla scrittura stessa. Questo fatto è venuto a cognizione del pubblico perchè l’ha confessato il capo Carlo Chinelli in una pubblica osteria; in presenza i testimoni ....” Purtroppo a Vienna il contratto è giudicato una via commerciale agile e praticabile e viene dato l’ordine che chi protesta “venga messo a tacere” (allora il Commissario Distrettuale è invitato) a chiamare nel proprio ufficio gli artisti che si oppongono alla ratifica del contratto stesso, per veder modo d’indurli nella via amichevole a sanzionare l’operato dei capi d’arte.... “ 1843 – L’OPERA DEL COMINAZZI P.B., Scritti vari … Lo storiografo gardonese Marco Cominazzi dà alle stampe la sua opera più importante e nota: Cenni sulla Fabbrica d’armi di Gardone in Valtrompia . Il volumetto, nel pensiero dell’autore “doveva concretare il suo desiderio di gloria per il suo paese natale e di fama per lui”. La storia verrà ristampata nel 1861 con nuove annotazioni. La diffusione dell’opera fruttò al Cominazzi l’invito al Congresso di Scienze di Milano e moltiplicò le relazioni dello storiografo gardonese nel campo culturale nazionale ed estero. 1845 - LA SPINGARDA DEI FRANZINI P.BOLOGNINI – F. TROVATI, . Enciclopedia gardonese..., . cit. L’Ateneo di Brescia premia la ditta Franzini per aver fabbricato una magnifica spingarda di ferro damascato impreziosita dalle incisioni di Vincenzo Mutti. 1848 – 5000 FUCILI AL MESE C. QUARENGHI , Tecnocronografia …, cit., a.a. Secondo lo scritto del Quarenghi a Gardone si fabbricano 5 mila fucili al mese occorrenti per i bisogni della insurrezione lombarda. 1850 - MORTE DI SANTO MUTTI C. QUARENGHI, Tecnografia …, cit., a.a. Muore, all’età di 35 anni, il gardonese Santo Mutti distintissimo nei lavori d’armi dell’Arsenale di Venezia. 1850 - LA TREMENDA ALLUVIONE Delle inondazioni del Mella e dei suoi affluenti nella notte del 14 - 15 agosto, Brescia, 1851. La notte ed il giorno di ferragosto del 1850 furono interessati da una delle più gravi e generalizzate alluvioni della recente storia bresciana. Da questo cataclisma la Valtrompia subì i danni più rilevanti. 70 1854 - UNA MEDAGLIA PER ANTONIO BERETTA C. QUARENGHI , Tecnocronografia , cit., a.a. Per commissione del barone Susan, l’armaiolo gardonese Antonio Beretta fabbrica due canne alla lazzarina e due da pistola che, dopo essere state cesellate a Milano, gli meritano la grande medaglia d’oro dell’ impero assegnatagli dall’Imperatore d’Austria. 1857 – GARDONE E L’ ESPOSIZIONE INDUSTRIALE BRESCIANA G. ZANARDELLI , Lettere sulla Esposizione Bresciana, Brescia, 1857. P. B., Marco Cominazzi ed i “ Cenni sulla Fabbrica...”, Gardone, 2004. Le “esposizioni” caratterizzano gli inizi del secolo XIX contribuendo, secondo lo studioso Giuseppe Gallia, a stimolare “ una gara fra i nostri migliori, eccitatrice ed educatrice al buon gusto e al sentimento”. Promosse dall’Ateneo di Brescia, si svolgevano annualmente ed erano seguite da solenni premiazioni. Iniziate nel 1817 nell’aula Magna del Liceo Bresciano con un’esposizione di “oggetti d’arte e d’industria dei soci e dei cittadini della città e della provincia “ non si svolsero nel 1836 (per l’epidemia di colera), ripresero nel 1840 continuando fino al 1848. Nuovamente sospese, ripresero nel 1857 con la più importante edizione riguardo al profilo politico ed economico, segnando non solo una ripresa, dopo un decennio di silenzio, ma anche una manifestazione patriottica attraverso la quale, ricorda il Fappani, si procedette ad una riorganizzazione delle forze politiche bresciane nell’imminenza della liberazione dallo straniero. 71 La rassegna del 1857 titolata “Esposizione Bresciana di oggetti naturali, industriali e di belle arti” fu aperta in Crociera S. Luca il 15 agosto 1857 con la presenza di 240 espositori. Per l’occasione Giuseppe Zanardelli tracciò con le lettere pubblicate sul “Crepuscolo” di Milano e quindi in volume, un ampio quadro della situazione economica bresciana. All’arte del ferro e delle armi lo Zanardelli dedica la sua VI lettera che riteniamo opportuno presentare e ricordare: .... I fabbricatori d’armi nulla aveano intralasciato a dimostrare non essere la loro industria scaduta dalla vecchia sua rinomanza; e nel centro della grande sala dell’industria, fucili, carabine, spingarde, pistole, sciabole, lancie, bajonet- te, pugnali e gruppi di canne faceano bella msotra di sè... simoboleggiando degnamente Brescia guerriera. Ivi infatti aveano in bella gara rivaleggiato a mostrare la loro valentia i signori Beretta, Cominazzi, Franzini, Landi, Melli, Micheloni, Paris e Premoli, tutti infine i nostri più distnti fabbricatori : e nella sala dell’esposizione, mediante la diligente e completa mostra dei Franzini, po- tevansi seguire e studiare integralmente i graduati passi delle molteplici trasformazioni, mediante le quali il ferro informe diventa possente ed elegante archibugio. .... Antichissima è difatti... la rinomanza delle fabbriche d’armi di Gardone e di Brescia: risale essa fino al principio del secolo XII, e da quest’epoca andò per lunghi anni aumentando, sì che nel secolo XV si contavano nella sola città di Brescia 200 fabbriche di armature di ferro. (Seguono alcuni capoversi destinati alle armature) … Nè meno distinta è la posizione che occupa Brescia per quanto riguarda le armi da fuoco... che i bresciani furono i primi ad introdurre nel 1311 nella difesa di questa città contro l’imperatore Arrigo VII. (Sostiene il prof. Zambelli) che le bombarde, primo strumento del nuovo sistema di guerra, derivano il proprio nome dal luogo della loro invenzione, essendo tale vocabolo un’alterazione di lombarde, come erano in principio chiamate.... ... E parlando poi in ispecial modo della fabbricazione degli archibugi, vedemmo tanto le repubbliche che i principi italiani di Piacenza, Milano, Piemonte, Toscana e due Sicilie alimentare con rilevanti commissioni i diversi manifattori di Gardone, le cui fabbriche salirono in fama sempre crescente anche all’estero, e fiorirono nel più alto modo col secolo XVIII, nel quale in tre soli anni dal 1794 al 1797, esse somministrarono alla Spagna 150 mila fucili, come pari vennero predilette dalla Grecia, dalla Turchia e da tutto il Levante nelle loro ordinazioni. E appunto nel secolo XVIII venne in gran credito per tutta Europa un nostro peritissimo artefice: Lazzarino Cominazzo, le cui canne leggiadremente cordonate, cioè rigate all’esterno a finissime fila metalliche, e dotate di maggior forza di projezione ebbero da lui il nome di Lazzarine, e sono tuttora preziosis- sime ai greci ai turchi ed ai mercanti. Sono inoltre conservate presso armerie di Dresda, del Ticino e del Catajo. 72 Nè mancarono per la finitura del fucile e per la sua eleganza e ricchezza abilissimi cesellatori, fra cui è da distinguersi il nome di Santino Cameri. E finalmente di deve notare che nei secoli addietro non limitossi la nostra provincia alla fabbrica di canne e fucili, ma ebbe anche una fonderia di cannoni, esercitata dalla famiglia Bailo di Sarezzo ... In appresso assai meno copiosa fu la produzione degli opifici di Gardone, e solo nel 1848 raggiunse la cifra di 5000 canne al mese, che proporzionalmente, rappresentavano il reddito di un milione e mezzo all’anno. Attualmente si fabbricano a Gardone circa dodici mila canne all’anno rappresentanti mezzo milione di lire: su questa somma 400 mila lire sono costituite dai fucili di caccia, a canne semplici o doppie, le quali vengono incassate e ridotte a fucile parte a Gardone, parte a Brescia e parte dai diversi armajuoli cui vengono spedite nel Lombardo Veneto, nei Ducati, nella Romagna e nella Toscana. Le altre 100 mila lire sono costituite per 79 mila dalle canne commesse dallo esercito e per 30 mila dalle canne della Grecia e del Levante... (Segue la descrizione delle varie operazioni di produzione della canna : bollitori, trivellatori ecc.). ... Riguardo ai pregi delle canne di Gardone, se quelle di Liège, di Saint Etienne, e di Chatellerault le vincono in forbitezza ed eleganza, le nostre non cedono loro per solidità, pastosità ed elasticità del ferro e forza di projezione come pure le canne da caccia hanno in alto grado il pregio di tenere raccolti i pallini per modo che nello spazio, in cui si riferisce il colpo, non v’abbiano punti incolumi. La portata del fucile di munizione, quale ora vi si fabbrica a rigatura interna, può valutarsi in 800 passi; e quella del fucile liscio senza interna rigatura era di 150 a 250 passi: le carabine ad 800 passi ponno con sicurezza abbattere una sentinella dalla sua vedetta. I nostri fucili raggiunsero altresì un notevole grado di leggerezza, pesando in generale tre chilogrammi e parecchi anche meno.... E quanto agli altri accessori che servono al compimento del fucile, i nostri acciarini, le cui fabbriche trovansi a Marcheno e a Lumezzane, villaggi prossimi a Gardone, furono sempre distinti dall’epoca dell’invenzione della polvere in poi... Le nostre canne vengono altresì presso di noi con perfetta precisione incassa- te a formare il fucile, e belli e benissimo intesi sono anche i calci dei nostri archibugi.... senza singolare lusso di cesellature, ma costrutti con ottimi legni di noce, semplici e di buon gusto... Venendo da ultimo ad alcune armi speciali, vi accennerò come qui non siano ignoti i Revolvers, mentre fra gli altri l’esposizione presenta una pistola del sig. Cominazzi a sette colpi, limite oltre il quale diventa quasi ridicola tale moltiplicazione. Finalmente si fabbricano pure sovente delle magnifiche Spingarde, o grandi fucili da lago che, caricate a pallini da anitra, hanno la portata di 250 passi e, a palla, di un miglio e più. E quest’anno il sig. Franzini ne presentò una all’esposizione veramente straordinaria perchè costruita a tortiglione e a damasco, il che non soleva essere delle spingarde, e dotata di singolare dimensione avendo la lunghezza di quasi tre metri, il calibro di 42 mm. ed il peso di 47 Kg. La sua portata è doppia delle comuni e caricata a pallini di anitra può raggiungere fino a 500 passi. 73 Da tutto ciò che io venni analizzando fin qui comprenderete come le nostre fabbriche d’armi in nome di un glorioso passato le reputi e le speri suscettibili di un florido avvenire. Le circostanze naturali di copiose e perenni acque motrici, di eccellente e prossimo combustibile, di ottime e ricche vene d’op- portunissimo ferro: una serie di belle ed illustri tradizioni; una popolazione di operai sveglia, solerte, intelligente, dotata di somma facoltà imitativa, e facili- tà di assimilazione, e quel che è più, accesa di grande amore per quest’arte che tiene sua speranza e vanto... Una curiosa osservazione, che cioè tanto nell’armi da fuoco che in quelle da taglio la rispettiva industria è da secoli immobilizzata ed ereditaria in alcune famiglie. Così il signor Cominazzi, che io vi nominai e che fu premiato quest’anno anche dall’Istituto Lombardo, è discendente dal celebre Lazzarino Cominazzi, onde vi tenni discorso. Ed anche i nomi dei sig. Paris e Franzini, premiati all’Esposizione bresciana, figurano nei secoli addietro fra i più distinti armajuoli.... ( La lettera si conclude con la trattazione delle lavorazioni di altri metalli nel territorio della provincia). ALL’ESPOSIZIONE DEL 1857 SONO PRESENTI LE DITTE GARDONESI: Industria del ferro: BIGNOTTI MARCO ZAPPA GIOVANNI ZAMBELLI ANTONIO di Gardone ( Classe II Sez. I n. 51) Varie lime assortite di Gardone ( Classe II Sez. I n. 54) Quattro lime con marca fiore ( cent. 15 al paio) Quattro lime con marca W ( cent. 80 al paio) da Inzino (Classe II. Sez. 1 n. 29) Alcuni stromenti di ferro per usi di agricoltura e domestici: gioghi e catene Armi FRANZINI ANTONIO di Gardone ( Classe II Sez. III n. 199) Un fucile da lago Un gruppo di canne a damasco Sei pezzi di canne a damasco, doppie Una canna per stutzen Una canna a damasco semplice Una canna lavorata in bianco Un mazzo di verghe di ferro e di acciaio Un mazzo di verghe bollite per metà Un pezzo di ferro lavorato a damasco Una lamina di ferro per le canne a cartoccio Una canna a cartoccio bollita per metà Una canna bollita per intero Una canna trivellata Una canna molata Un pezzo di due canne preparate per la bollitura Un pezzo di due canne a damasco doppio a damasco 74 Un pezzo doppio di canne già saldate Un pezzo doppio di canne preparate per la saldatura Un acciarino da spingarda Quattro acciarini da fucili da caccia Uno stampo per le palle di fucile MARTINAZZI MARCO di Gardone ( Classe II. Sez. III n. 202) Una canna lazzarina rigata Due canne lazzarine damascate Uno stutzen da bersaglio Quattro pistole lazzarine Una pistola a sette bocche Tre acciarini Una fornitura da fucile lavorata a cesello Molata di ferro raccolta nelle officine per la fabbricazione delle armi PARIS CRESCENZIO E PREMOLI ZACCARIA (Classe II Sez. III n. 203) ( fregiati di un premio della Esposizione mondiale di Parigi del 1855) Dodici fucili da caccia con ornati Un fucile da caccia lavorato a cesello di lusso Alcuni esemplari di canne damascate da fucile 1857 - SOSPENSIONE DELLA PRODUZIONE D’ARMI DA GUERRA ASB, IRC Busta 3808, 16 febbraio 1857. Con dispaccio del 16 febbraio 1857 il governo austriaco decide la sospensione della produzione di delle armi da guerra gardonesi. La situazione non muterà fino alla proclamazione del Regno d’Italia quando a Gardone risulteranno in attività tre fucine con fuochi grossi, 12 fucine con 15 fuochi e magli, 15 trivellatori, 11 livellatori e 9 molatori. 1859 – SEMPRE SUI MANTICI C. QUARENGHI , Tecnocronografia…, cit. Per cura del controllore Antonio Rua si aggiungono i mantici alle trombe idro-eoliche dei forni. 1860 - GARDONE CENTRO DI PRODUZIONE DELLE CANNE Giornale Militare, 1860. M. GUIZZETTI, La produzione armiera nell’economia .... op. cit. Annessa la Lombardia, il nuovo governo si premura di dar maggior vigore all’industria delle armi riorganizzando la fabrica già esistente e concentrando a Gardone la fabbricazione delle canne. “… Saranno istituiti in Gardone appositi laboratori per le canne, i quali saranno considerati come succursali e alla dipendenza della Fabbrica di Brescia. Ivi sarà destinato un rappresentante del Direttore di Brescia, che sarà sotto la sua dipendenza e responsabilità. La Direzione cercherà due o tre officine da prendersi a pigione nel paese, ne converrà con i proprietari le locazioni, e farà pervenire i contratti al Ministero per l’approvazione… Gli operai fabbri dovranno provvedersi essi medesimi il carbone, e nel fabbricar canne si dovranno rotolare al meglio… al fine di evitare che nella transizione, venga a mancar lavoro, si manderanno a Gardone fucili di fanteria da riparare… 75 Tabella delle tariffe di competenza del lavoratore in riferimento al particolare tipo di operazione eseguita Ordine 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 Operazione eseguita Al fabbro per fucinare la canna dandogli la lama non rotolata Al trapanatore compreso il mantenimento dei trapani Al pulitore per pulirla e livellarla internamente Al tornitore per tornirla e compassarla Al molatore per molarla provvedendosi la pietra mola Al riparatore per riparare la canna molata Al guernitore per il guernimento del vitone Al guernitore per il guernimento della canna Al limatore per disgrossare la canna Al limatore per finimento, ed ultimazione canna e vitone Al limatore per limare il fermo di baionetta e il mirino Al pulitore per pulire la canna dopo la prova forzata Al livellatore per livellare prima e dopo la sala umida Per smontare e rimontare il vitone sulla canna, pulirla e portarla alla visita dei controllori Al finitore per riparare e srugginire la canna per la sala umida Al fabbro per le materie per il vitone fucinato PREZZO FINALE DELLA CANNA COL VITONE Compenso £. 9 £. 0.50 £. 0.60 £. 0,17 £. 0,24 £. 0,10 £. 0,17 £. 0,64 £. 0,30 £. 0,63 £. 0,12 £. 0,17 £. 0,18 £. 0,12 £. 0,14 £. 0,38 £. 13,46 Tabella descrittiva delle operazioni da eseguire dal fornitore alla canna e dei relativi compensi Ordine 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 Operazione eseguita Fare ricuocere la canna, spianarla alla culatta Fare le spire della chiocciola nella canna, pulirla internamente per la visita e montarla per la prova forzata Tagliare la canna a giusta lunghezza portare la bocca al giusto Diametro Disgrossare il portaluminello e farne le spire per il focone Fucinare il fermo della baionetta e disgrossarlo Fucinare il mirino e disgrossarlo Aggiustare e saldare sulla canna il fermo e il mirino Montare il vitone sulla canna Al capo guernitore per cadauna canna per il mantenimento degli strumenti ed attrezzi TOTALE COMPENSO AL FORNITORE PER CANNA Tornire il vitone Fare le spire al vitone Ripassare le spire del vitone Al capo guernitore per cadaun vitone per il mantenimento degli strumenti e degli attrezzi TOTALE PER CADAUN VITONE Compenso £. 0,06 £. 0,05 £. 0,03 £ £. £. £. £. £. 0,20 0,02 0,03 0,10 0,05 0,12 £. 0,66 £. £ £ £. 0,02 0,05 0,06 0,04 £. 0,17 76 1860 - ZANARDELLI : PRIVILEGIO PER I GIOVANI E TRIBUTI M. GUIZZETTI, La produzione armiera nell’economia..., cit. I numerosi interventi operati da Giuseppe Zanardelli a vantaggio dell’economia trumplina e gardonese sono, in questo caso, evidenziati da una lettera inviata da Zanardelli alla Giunta Comunale gardonese in risposta ad una richiesta del Sindaco Moretti: “ Spett.le Giunta Comunale Più volte parlai al Ministero della Guerra per l’esonero dei giovani fabbricatori d’armi dalla leva militare; e per le modificazioni al Contratto per somministrazione d’armi alla Società di Gardone. Ma funestamente non si trovano le carte. Tutti i Ministeri dolorosamente, forse per l’ingrandimento del Regno, sono in stato di deplorabile confusione: ma quello della Guerra è un vero caos. Però, dovessi stare anche a Torino, finita la sessione, unicamente per far lì cose, non partirò prima che non sia rinvenuta alla luce l’affare. Posso poi dare a cotesta Giunta e mi affretto di farlo, la lieta novella, che col 1861 verrà tolto il 33,3 per cento della imposta prediale. Cavour sulle interpellanze di Pepoli ne darà in breve solenne promessa in Parlamento. Ciò avvenne in seguito all’esserci uniti parecchi deputati Lombardi, e, aver detto al Ministero, che se esso non faceva ciò per propria iniziativa , si sarebbe proposta una legge per iniziativa parlamentare; mentre la cosa era sì evidentemente giusta che il Parlamento era impossibile che la negasse. In questi concerti di deputati lombardi si era anche ventilato di proporre la riforma del Cento, ma si vide, che, battendo tal via, si sarebbe andati troppo per le lunghe, e si preferì chieder che fosse tolto il 33,3 per 100; il che torna più semplice: l’unità del catasto verrà poi per tutte le province. La prego di ciò comunicare al Sig. Arciprete e Pretore e agli altri cointeressati. M’abbia ora e sempre Dev.mo Servo Torino, 7 giugno 1860 G. Zanardelli 1860 - 1 MILIONE DI FUCILI PER GARIBALDI ACG, Registri delle Delibere Comunali. Anno 1860, 25 maggio. Nella seduta del 25 maggio 1860 il Consiglio Comunale gardonese, forse colto da un eccesso di euforia approva una delibera in favore di Garibaldi, che ha appena iniziato la Spedizione dei Mille, con la quale si promettono al Generale 1.000.000 di fucili che divennero poi in breve tempo un migliaio: Per il Generale Garibaldi e la causa italiana ! In Consiglio penetrato dell’alta importanza della causa con tanto ardore e generosità sostenuta dal prode Generale per l’unità italiana e per consolidare la nostra indipendenza all’esempio di altri municipi e sebbene le condizioni economiche del Comune siano molto ristrette, pure anch’esso dia il suo obolo per questa causa che si proponeva la vendita del bosco Codibolo e col ricavato fare un’offerta oltre a quella fatta per un rifornimento di fucili al Generale Garibaldi. La proposta accolta con applauso venne formulata come segue: Il Consiglio Comunale di Gardone offre al Generale Garibaldi Copiosa offerta di un milione di fucili per un importo di l. 1700 Italiane ed autorizza la raccolta di fondi tramite la vendita del Bosco da finalizzare alla giusta causa italiana. 77 1861 - UNA RELAZIONE SULL’INDUSTRIA ARMIERA E CONTRO “I CINESI” DEL TEMPO ACG, Statistica dell’Industria Manifattrice anno 1861 - Opificio Franzini Antonio fu Giuseppe. Pubblica Sicurezza, a.a. Dalla relazione che accompagna i dati statistici produttivi per il 1861 redatti dalla ditta Antonio Franzini fu Giuseppe, “fabbrica d’armi da fuoco e particolarmente di canne” con un opificio del valore venale di L. 50.000, traiamo un quadro sull’industria armiera del tempo che si dibatte con i soliti problemi: arretratezza tecnologica, necessità di protezionismo commerciale, discontinuità delle commesse pubbliche, ai quali però si contrappongono gli elementi che hanno consentito, sin dalle origini, la sopravvivenza della produzione gardonese: “ Queste fabbriche esistevano rinomate fino da tempi remoti, fiorirono, nei primi anni del precedente secolo fino alla caduta di Napoleone I. Li Austriaci non lasciarono intentato nessun mezzo per distruggerle ma non riuscirono. Riuscivano però a farle decadere. Cacciati li Austriaci si rianimavano. Il governo d’Italia fece già molto, e si creda che farà ancor di più per risuscitare queste nostre fabbriche. Alcuni privati si sforzano per far progredire queste industrie. Si principierà a (montare) qualche utile macchina; la produzione ha migliorato d’assai. Li artisti si sono duplicati e divennero assai più bravi anche per l’impulso dato dal Governo facendosi istruire e perfezionare nel lavoro delle canne da guerra le quali non lasciano nulla a desiderare confrontandole con quelle delle altre fabbriche nazionali ed estere. I privati farebbero assai di più se non mancassero i capitali e le commissioni. E perchè il lavoro non mancasse sarebbe necessario che il Governo nel conferire le commissioni di fucili ai privati, allo scopo di proteggere ed incoraggiare le industrie nazionali, cercasse di imporre ai medesimi il patto che il materiale occorrente fosse fabbricato in paese, e non all’estero, come avvenne alla Prima fabbrica sociale d’armi a Brescia che avuta dal Ministero dell’ Interno la commissione di 50 mila fucili a condizioni vantaggiose, anzichè far costruire il materiale nelle nostre fabbriche, buona parte del medesimo viene fatto venire dall’estero a prezzi minori e rovinosi (rispetto a) quella parte costrutta in paese. E sì che il Ministero, per quanto consta allo scrivente ha avuta l’intenzione di dare questa commissione, di incoraggiare le industrie nazionali. Del resto questa Valle offre delle condizoni molto favorevoli per arrivare ad una grande prosperità. La materia prima, cioè il ferro viene prodotto in abbondanza nelle nostre miniere che sono ricche e di buona qualità quando si avesse a migliorare i metodi di lavorazione. Il carbone vi è abbondante ed a prezzo discreto. Ha esuberante forza motrice, creata dalle acque del Mella. La nota svegliatezza, robustezza e particolare capacità di quanti vi alloggiano sono elementi sicuri di riuscita. Che il Governo Nazionale protegga, ed incoraggi queste industrie e lo scrivente è nel pieno convincimento che in pochi anni, questa Valle, sotto il duro giogo austriaco sì misera ed avvilita, risorgerà a nuova vita 78 1862 – LA SOCIETA’ OPERAIA DI MUTUO SOCCORSO ED ISTRUZIONE G. BONDIO, Società operaie e cooperazione in Antologia gardonese, cit. Negli anni che conducono l’Italia all’unità politica, le condizioni economiche-sociali sono senza dubbio ancora molto disagiate. In ogni campo si hanno autentici fenomeni di sfruttamento di donne e fanciulli che lavorano in luoghi igienicamente dannosi con un minimo di 12-14 ore di lavoro ed un massimo di 16. In una relazione del Capretti (1886) vengono messi in evidenza i pesanti compiti che gravano sui bambini di otto-dieci anni che nelle miniere della Val Trompia devono “strisciare carponi per i cunicoli con il gerletto di minerale sulle spalle “. I salari sono bassissimi, di pura sopravvivenza. Nessun istituto di previdenza premunisce gli operai dalle malattie. I lavoratori, senza alcuna tutela statale, per difendere i loro sacrosanti interessi non hanno altro mezzo che l’associazione sindacale ed il fenomeno acquista perciò vigore prima di tutto nei paesi a carattere industriale. Le sole associazioni ammesse in Italia si moltiplicarono in forma di società operaie di mutuo soccorso. A Gardone l’esistenza associativa trova un ambiente estremamente favorevole; già nel 1861 troviamo testimonianza (prima in provincia con un’analoga iniziativa a Travagliato) di una società operaia. Il 1862 vede dunque la costituzione ufficiale della “SOCIETA’ OPERAIA DI MUTUO SOCCORSO ED ISTRUZIONE” che ha come presidente l’ing. Abeni. Fra notevoli difficoltà questi precursori delineano ambiziosi programmi: non ci si propone solo di garantire un sussidio di malattia e di vecchiaia (previa una quota associativa di una lira mensile) ma anche , in collaborazione con altre consimili Società, di attuare una autentica politica di elevazione sociale e culturale dell’operaio rendendolo cosciente della propria forza e della propria dignità attraverso la costituzione di magazzini cooperativi, banche di credito popolari, biblioteche circolanti, gabinetti di lettura, giornali, scuole. 79 1865 - PER L’ARSENALE Lettera del Prevosto di Gardone Giovanelli all’on. Zanardelli sull’ampliamento dell’Arsenale ASB, Carte Zanardelli. Onorevole sig. Deputato ! Devo ricorrere alla S.V. per avere schiarimenti su una cosa d’importanza. Il progetto della creazione di uno stabilimento d’armi in questo Comune presentato al Ministro dal Direttore della Fabbrica d’armi di Brescia Maggiore Tappa venne trasmesso per l’esame a tre uffici della Camera, uno dei quali lo respinse, l’altro lo approvò, e il terzo domandò schiarimenti al Ministero, ma in modo da far conoscere che egli pure inclina al rifiuto del progetto. Importa ora sapere con tutta la possibile sollecitudine se il suddetto progetto sarà sottoposto alla discussione del Parlamento nell’attuale Sessione, oppure se sarà riservato ad altra. Ella vede bene che si tratta di cosa importante perchè nel primo caso su esposto sarebbe urgente che questo Municipio presentasse una petizione al Parlamento onde impedire che il progetto sia rifiutato, e nel secondo si avrebbe più tempo a fare le stesse pratiche. Anche a nome di questo nostro Sindaco Moretti La prego a darmi pronta risposta in proposito, e nella lusinga di essere favorito Le protesto i miei ossequi. Gardone V.T. 30 gennaio 1865 Dev. Servo Giovanelli Prep. 1866 - RASSICURAZIONI ZANARDELLIANE M. GUIZZETTI , La produzione armiera nell’economia... cit. In occasione dell’emanazione di un Reale Decreto che stabiliva la costruzione di una fabbrica d’armi nell’Italia Centrale , Zanardelli tranquillizza le preoccupazioni espresse dai gardonesi: Belluno, 4 dicembre 1866 Egregio Sig. Sindaco Quando alla metà dello scorso mese fu qui il Ministro della Guerra, io, che avea veduto sui giornali il Decreto stanziava la somma per la fabbrica d’Armi nell’Italia Centrale , gli dissi che mi sarebbe sembrato più naturale di stabilirla da noi dove vi è un’antica e buona maestranza e che quest’industria è in amore ed in vigore da secoli. Egli mi rispose che veramente la maestranza esercitata ai vecchi metodi non giova perchè si deve mutare il sistema e non vi saranno più nè acciarini né bacchette né simili ordigni nei fucili che caricano dalla culatta; ma che d’altronde vi sarà molto da fare anche per le altre Fabbriche nello Stato attualmente esistenti vista la numerosa quantità di fucili che si devono fabbricare e che perciò mentre per Brescia vi sarebbe stato lavoro più che per l’addietro, ma che nonostante si era manifestata la necessità d’una Fabbrica nuova e che si era scelta l’Italia Centrale anche perchè là, Comuni e provincia, avevano offerto a tal uopo assai vantaggi al Governo. Comunque sia, sarà utile che essi facciano una rimostranza, ma sarebbe necessario vi si associasse il Comune di Brescia per la maggior importanza che piglia la cosa entrandovi uno dei primi Comuni d’Italia, il quale d’altronde non può, far a meno di non usare tutte le sollecitazioni per un’industria che è la principale nella propria città. E la rimostranza può essere lodata appunto sopra il fatto di aver veduto indirizzare una grande fabbrica altrove, mentre nel Bresciano v’erano celebri tradizioni antiche e tutto che portava a non spostare e recare altrove una tale manifattura. La sostanza dovrebbe essere rivolta al Ministro della Guerra affinchè appunto non lasci morire l’industria delle armi bresciane. 80 Dico al Ministero della Guerra perchè io assai per esperienza mille e mille petizioni ho vedute presentate alla Camera quando in sifatto genere di cose vi era poco efficacemente trattato l’intervento parlamentare. E’ superfluo l’aggiungere com’io approvo con tutte le mie forze una domanda che per mille e mille cause mi deve stare sommamente a cuore Mi abbia sempre devoto G. Zanardelli 1867 - LA FABBRICA D’ARMI SE NE VA ? ATTENZIONE !!! SCRIVE ZANARDELLI M. GUIZZETTI , La produzione armiera nell’economia ..., cit. Viste le difficoltà sorte nella stesura dei contratti per l’acquisizione dei terreni necessari all’installazione in Gardone della fabbrica erariale d’armi e le incertezze da parte della pubblica Amministrazione gardonese nell’approvazione degli stessi, si andava ventilando la proposta di scegliere come luogo per l’impianto il paese di Sarezzo. Il nostro nume tutelare Zanardelli Segretario della Presidenza della Camera, il 10 marzo 1867 invia alla Giunta Comunale gardonese la seguente missiva: 81 10 marzo 1867 Onorevole Giunta Comunale Fino dalla precedente occasione in cui mi sono recato a Firenze nel dicembre, parlai al Ministro onde scongiurare il pericolo che la Fabbrica d’armi, dipendentemente dalle difficoltà avute nella esecuzione del contratto Bertarini ( proprietari di una fucina e di parte del terreno), fosse trasportata a Sarezzo secondo le idee vagheggiate dal Bozzani , che senza credervi molto, mi disse di aver dato in tal senso istruzioni alla Direzione di Brescia nel caso in cui quest’ultima lo avesse trovato conveniente. E’ inutile che ripeta quanto io stia presso il Bozzani, che presso il colonnello Maffini per provare a distoglierli da tale pensiero: ne parlai già a Brescia di tali pratiche con l’ottimo loro collaboratore Mutti e versando infatti che ne avessi parlato al Tappa, affinchè egli sconsigliasse la Direzione Generale di Firenze da quel progetto. Ebbi in proposito una conferenza lunghissima con il sig. Maggiore Tappa il giorno stesso della mia partenza da Brescia alla metà dello scorso mese e riferì tutte le cose poc’anzi espresse. In conclusione il Tappa mi ripetè un’idea di lagnanza contro Gardone , ovvero le difficoltà frapposte secondo lui, in ogni senso da tutti; mi colpiscono le sue idee che per una parte potevano combaciare con quelle di Bozzani, per il trasferimento a Sarezzo, ma a lungo andare pensai io a condurlo a miglior consiglio, con l’accarezzare in pari tempo le idee, finii col farmi dichiarare che egli crede che in più dei conti, ciò che è importante è il capitale riflesso dalla quantità d’acqua motrice che rende preferibile Gardone a Sarezzo, ma aggiungendo che ormai il contratto Bertarini non può più andare, almeno nella sua totalità, e mostrandomi invece come dovrebbe conservare un certo motivo al di sopra di una certa località ove il Comune avrebbe offerto l’area per l’erezione di un opificio. 1867 - I VENTISEI ARTISTI DELLA DITTA ANTONIO FRANZINI P.B. I Franzini di Gardone ********* Da un prospetto compilato il 3 settembre 1867 veniamo a conoscenza dei nomi ( e soprannomi) dei 27 artisti impegnati nella ditta Antonio Franzini fu Giuseppe. Antonio, fratello di don Angelo e di Bortolo, fu il penultimo proprietario della centenaria ditta armiera gardonese, le cui origini risalivano al sec. XV. Antonio era deceduto tre anni prima della stesura del documento e la ditta era ormai gestita dal figlio Giuseppe che ne deciderà la chiusura definitiva. Degno di nota è che fra i dipendenti della “Franzini” al primo posto è indicato Vincenzo Bernardelli, futuro fondatore dell’omonima ditta. 82 Una inedita fotografia della maestranza della ditta Antonio Franzini. Per gentile concessione del col. Luigi Leonardi (Pesaro) N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 Cognome, nome , paternità Bernardelli Vincenzo fu Pietro Bertoli Benedetto fu Francesco Beriola Carlo fu Santo Cavagna Sebastiano fu Sebastian Camplani Giuseppe fu Santo Cartella Gio. Batta di Vincenzo Cabona Annibale di Gio. Maria Carboncini Antonio di Calocero Daffini Romualdo fu Gio Batta Daffini Gio Batta di Romualdo Donati Pietro fu Giacomo Guerini Alcibiade fu Ventura Gitti Giuseppe fu Bortolo Gaggia Lorenzo fu Giuseppe Ghedi Giuseppe fu Lodovico Mutti Pietro fu Sperandio Nulli Angelo fu Gio Batta Pelizzari Giacomo fu Francesco Sanzogni Angelo fu Francesco Timpini Giuseppe fu Vincenzo Uberti Giuseppe fu Angelo Zambonardi Pietro di Giuseppe Zambonardi Valentino di Giusep Soprannome Basù Baga Sovrano Cibire Moscardì Pugina Minighì Bacchì Gandai Patata Monidì Bagat Bagat Età 38 37 19 45 40 18 18 14 57 27 42 51 22 20 31 29 30 40 20 61 45 30 26 Professione Finitore di canne Livellatore Trapanatore Bollitore Finitore Trapanatore Finitore Livellatore Centratore Bollitore Livellatore Finitore Bollitore Finitore Livellatore Finitore Trapanatore Finitore Livellatore Finitore Livellatore 83 24 Zambonardi Prospero di Giusepp 25 Zambonardi Andrea fu Vincenzo 26 Timpini Vincenzo di Giuseppe Bagat Bigì Patatì 18 49 24 Incassatore Finitore 1874 - GIOVAN MARIA MUTTI A ZANARDELLI SULL’ARSENALE ASB, Archivio Zanardelli, Busta 51. Gardone 28 maggio 1874 Degnissimo Deputato Sono possessore della gentilissima Sua il di cui contenuto comunicai al Municipio, in nome del quale e di tutti i gardonesi la ringrazio di quanto tenuto in loro favore. Queste nuove premure nell’interesse degli operai di questa fabbrica d’armi sono nuovo titolo alla loro gratitudine, e cementano quel rispetto ed amore verso di Lei che ad onta delle velleità di qualche farabutto non verrà mai meno. Del resto la risposta del Ministro Ricotti non tornò del tutto inaspettata dappoichè consuona con le dichiarazioni del colonnello Tappa. Non resta che a lamentare il procedere dell’Amministrazione della Guerra, che oggi vertiginosamente accoglie a centinaia gli operai, per licenziarli domani, privi di proficua occupazione, e lascia inattive tante macchine nel mentre eroga milioni di acquisto di altre e nella nuova erezione della fabbrica di Terni. Certamente la fabbrica Glisenti potrebbe accogliere molti degli operai che rimarranno senza lavoro ma mi si dice che l’esser essa nel principio della confezione del Vetterli commessi renda l’opera loro intempestiva. Tuttavia ove il fondo che il Ministro disse rimanergli per le armi portatili in quest’anno, venisse equabilmente ripartito nelle tre fabbriche ora esistenti, il danno per Gardone non sarebbe gran fatto rilevante, purchè non avvenga che la circostanza del contemporaneo trasloco degli uffici ferroviari da Torino a Milano faccia traboccare la bilancia in favore della fabbrica di Valdocco. Ad ogni modo, checchè ne avvenga, non avremo il rimorso di non aver tentato di scongiurare l’improvvida misura del licenziamento degli operai nel mentre perdura la crisi annonaria, e da parte mia le chiedo venia del disturbo arrecatogli ( e questa volta non avrò a pentirmene). Accolga pertanto i sensi di stima e perfetta osservanza da parte del fratello, della sorella, di tutti gli amici e di chi sarà sempre orgoglioso di potersi chiamare Devotissimo servo ed amico Mutti Gio Maria 1876 - I 79 ARTISTI DELLA BERETTA ACG, Pubblica sicurezza, non cat. Trascriviamo la: Nota degli operai addetti alla Fabbrica d’armi della Ditta Pietro Beretta in Gardone Valtrompia che ai sensi dell’art. 49 della Legge di Pubblica Sicurezza 20 marzo 1865 all. B si trasmette all’on. Signor Sindaco locale N. 1 2 3 4 5 6 Cognome e nome Beretta Antonio Sabatti Domenico Galaggi Angelo Baiguera Luigi Zanetti Angelo Bonometti Enrico Paternità Pietro Luigi Rocco Giulio Angelo Giovanni Luogo nascita Gardone Magno Bergamo Gardone Sarezzo Brescia Data Resid.Laboratorio Gardone 1831 “ 1850 “ 1852 “ 1855 “ 1871 “ 84 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 59 60 61 Beretta Giulio Peruchetti Giovanni Concari Cesare Sabatti Giuseppe Zambonardi Andrea Consoli Antonio Sciatti Pietro Sabatti Bortolo Cerai Luigi Bianchi Bortolo Grazioli Angelo Beltrami Ferdinando Cortesi Faustino Santoni Francesco Parth Andrea Parth Bortolo Damiani Giuseppe Manessi Girolamo Tempini Francesco Cabona G. Battista Cabona Francesco Remondi Luigi Cabona Matteo Gaggia Lorenzo Facchetti Giuseppe Gitti Giuseppe Zambonardi Giuseppe Peli Giuseppe Beretta Carlo Pintossi Angelo Ghedi Giuseppe Ghedi Matteo Beltrami Girolamo Camossi Domenico Camossi Battista Moretti Carlo Moretti Francesco Gasparini Giovanni Mutti Sperandio Franzini Francesco Salvinelli Giovanni Zanetti Angelo Sabatti Pellegrino Salvinelli Pietro Gardoncini Giuseppe Cassetti Paolo Zanetti Lorenzo Franzini Giovanni Foccoli Giovanni Antonio Carlo Benedetto Bortolo Vincenzo Francesco Silvestro Domenico Carlo Giuseppe Michele Giuseppe Giovanni Martino Martino Ferdinando Paolo Giuseppe Annibale Matteo Vigilio Andrea Felice G.Battista Bortolo Giuseppe Andrea Antonio Francesco Lodovico Simone Battista Domenico Giuseppe Carlo Bortolo Domenico Bortolo Francesco Angelo Francesco Battista Giacomo Paolo Luigi Maffeo Gardone Nave Bergamo Gardone Gardone Gardone Brescia Gardone Reggio Emilia Pisogne Gardone Vicenza Gardone Sarezzo Gardone Gardone Lodrino Gardone Gardone Gardone Gardone Lodrino Gardone Gardone Gardone Inzino Gardone Gardone Gardone Gardone Gardone Gardone Gardone Gardone Gardone Gardone Gardone Gardone Inzino 1805 1843 1845 1855 1818 1862 1842 1864 1835 1836 1862 1844 1849 1837 1859 1861 1859 1856 1859 1858 “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ “ Gadone “ “ “ “ “ “ Zanano di Sarezzo “ Inzino Inzino Inzino Inzino Inzino Marchino 85 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 Foccoli Luigi Foccoli Maffeo Rossi Francesco Rossi Battista Zubani Andrea Ceresoli Giovanni Giovanelli Geremia Sabatti Martino Sabatti Giuseppe Rizzini Luigi Foccoli Vincenzo Sabatti Rosolino Pilo Sabatti Battista Sabatti Samuele Sabatti Bortolo Zoli Ferruccio Lechi Francesco Sosta Francesco Bertoli Domenico Facchinetti Pietro Zanetti Antonio Zanetti Angelo Zanetti Giovanni Zanetti Domenico Giovanni Giovanni Gaetano Martino Bonaventura Lorenzo G. Battista Bortolo Marchino Marchino Marchino Marchino Marchino Marchino Marchino Magno d’Inzino Magno Magno Magno Magno Magno Magno Magno Magno Magno Magno Lumezzane Lumezzane Lumezzane Lumezzane Lumezzane Lumezzane Lorenzo Giuseppe Antonio Giovanni Giovanni Giuseppe Pietro Giovanni Antonio Antonio Giuseppe La nota, nella copia originale presenta due salti di numerazione (28-33 / 56-59) è redatta il 10 maggio 1878 ed è firmata dal “proprietario della Fabbrica d’armi” Pietro Beretta. 1884 - LE ARMI PORTATILI COSTRUITE DALLA REGIA FABBRICA ACG, Pubblica Sicurezza non catalogato. Interessanti notizie sulla produzione degli arsenali bresciani vengono fornite da un Elenco Armi portatili fabbricate nella R. Fabbrica di Brescia dal 1. gennaio 1872 al 30 giugno 1884 : ANNO 1872 1873 1874 1875 1876 1877 1878 1879 1880 1881 1882 1883 1884 FUCILI 1870 8.200 26.800 16.900 8.800 14.000 23.600 29.000 15.000 17.000 18.000 19.000 40.000 22.500 MOSCHETTI 2.500 1.490 1.000 400 2.500 - MOSCHETTI SPECIALI 2.000 260 5.000 5.800 - SCIABOLE 1600 1.400 1.500 2.250 86 1.Seme N.B. per l’anno 1884 -85 ( 1. luglio 1884- 30 giugno 1885) si devono fabbricare 32.800 2.900 Brescia 4 agosto 1184 1884 - LE NOSTRE FABBRICHE D’ARMI La Sentinella Bresciana, 26 settembre 1884. Per incarico del Ministero della Guerra, il chiar. Generale Pastore, delegato a visitare gli Stabilimenti Governativi, dipendenti dal Ministero medesimo fu in questi giorni nelle nostre fabbriche di Gardone e di Brescia. Ieri poi nella sala della Loggia si recarono a visitare l’egregio personaggio il deputato Zanardelli, il comm. Soragni, prefetto della Provincia ed i rappresentanti dei Municipi di Brescia e Gardone, ai quali il generale Pastore, parlò nei termini più lusinghieri degli opifizi bresciani per la fabbrica d’armi. 1887 - UNA “PARTICOLARE E DISASTROSA CONCORRENZA” SULLE ARMI: CHE NE PENSA ZANARDELLI ? Giuseppe Zanardelli Bresciano e Valtrumplino. Gardone, 1993. 87 Giuseppe Beretta, esponente della dinastia armiera, indirizza da Gardone V.T. il 14 gennaio 1887 una lettera all’onorevole Zanardelli in merito ad una “concorrenza disastrosa” per l’industria gardonese “ Egr. Sig.re, “Approfitto – forse un po’ troppo – dell’amore che Ella porta a questa nostra industria per raccomandarle di voler adoperare la sua ben meritata influenza per togliere un inconveniente, che sto per esporle. Da parecchio tempo il Governo vende all’asta nei principali centri le armi che confisca, a prezzi vilissimi, creando una concorrenza disastrosa, che riduce di molto la vendita di armi di basso prezzo. Negozianti girovaghi vanno per le campagne vendendo tali armi a prezzi che variano da due a cinque lire circa, e così mentre al negoziante di armi nuove vengono a mancare le vendite, il Governo stesso favorisce i cacciatori di contrabbando, dando modo a questi di provvedersi d’armi con tenue spesa in sostituzione di quelle state loro sequestrate. A che pro allora mantenere un esercito di guardie di finanza e sostenere ingenti spese, quando, confiscando le armi adoperate dai contravventori, si restituiscono indirettamente ai medesimi per poche lire? Quando il cacciatore abusivo ha in mano un’arma, che non gli costa più di 4 o 5 lire, poco gli importa di perderla, ma quando, spinto dal vizio, è costretto a comperare un’arma nuova, che per lo meno gli costa 30 lire, difficilmente corre il rischio di vederla confiscata, e si persuade ad aggiungere anche le poche lire per la licenza. Abbandoni il Governo la gretta idea di utilizzare le armi confiscate, la cui vendita – dedotte le spese – gli rende pochissimo: le distrugga addirittura, e la piccola perdita gli verrà compensata dal maggior numero di licenze, che verranno domandate. Farà atto di giustizia verso questa nostra industria, già troppo gravata dalle tasse senza che il Governo si faccia complice dei cacciatori clandestini. Sono certo ch’ Ella farà il possibile per rimediarvi, e ne La ringrazio fin d’ora. Intanto colla più alta stima ho l’onore di riverirLa Giuseppe Beretta 1890 - ALL’ARSENALE SI LICENZIA Giuseppe Zanardelli bresciano e valtrumplino… cit. Da una lettera del Ministro della Guerra Bertolè-Viale a Giuseppe Zanardelli datata 5 luglio 1890 apprendiamo quanto segue: “ Mio caro Zanardelli In risposta alla tua lettera del 28 giugno u.s. relativa al licenziamento di operai della fabbrica d’armi di Brescia (vista la riduzione dei finanziamenti statali sul capitolo)... fui costretto appigliarmi al partito di ridurre il personale operaio di tutte le quattro fabbriche d’armi mercé un graduale e limitato licenziamento di operai avventizi , da farsi nella stagione più propizia. Nel dare ai direttori di detti stabilimenti le istruzioni necessarie per tale licenziamento si avvertirono i medesimi che si lasciava in loro facoltà di applicarle in quelle misure e nelle epoche che reputassero più convenienti, per modo di evitare qualunque crisi nella classe operaia, tenendo conto delle condizioni del lavoro disponibile nella regione della fabbrica d’armi. Conseguentemente a tali disposizioni si dovranno licenziare in complesso fra le quattro fabbriche d’armi circa n. 1500 operai di cui 267 soltanto nella fabbrica di Brescia (190 già licenziati e n. 77 da licenziare). Da ciò rilevasi che la misura del licenziamento colpì non proporzionalmente meno la fabbrica d’armi di Brescia che non le altre tre notando che le località di Torino e di Terni, come è noto, attraversano momentaneamente un periodo di crisi industriale, se non più acuto, certamente non meno serio di quello che grava presentemente sul Bresciano. 88 Ond’è che con mio grande dispiacere, mi trovo nella dura necessità di non poter assecondare il desiderio da te espressomi nella tua pregiata lettera, di estendere maggiormente la misura del licenziamento alla fabbrica di Terni, a favore di Brescia. Dolente di non averti potuto giovare in siffatta contingenza, mi professo con la massima stima ed amicizia Tuo aff.mo amico e collega – Bertolè-Viale 1890 - COMUNICAZIONE DI ZANARDELLI A GIOVANNI QUISTINI Giuseppe Zanardelli bresciano e valtrumplino…, cit. Zanardelli comunica la notizia al suo corrispondente trumplino avv. Giovanni Quistini in data 7 luglio 1890 : “Non ho cessato si può dire, un giorno dal dare al Ministro della Guerra a voce e per iscritto le più vive raccomandazioni affinchè rendesse meno dannosi gli effetti della diminuzione di lavoro e limitasse il più possibile il licenziamento degli operai delle nostre fabbriche d’armi. Dall’ultima lettera che il Bertolè mi scrive, e che in via riservata le comunico, vedrà quale sia ora lo stato delle cose; le cifre dei licenziati non concordano con quelle che vennero date.... il Ministero promette di fare il possibile perchè sia ridotto il numero dei licenziandi da non oltrepassare.. il numero di 227 operai. So che per le altre fabbriche si giunge ad numero molto superiore, a Torino saranno 500 e a Terni non meno. Quanto alla spesa cui il Governo è stato autorizzato con la legge 6 Aprile 1890, si tratta di 3 milioni e mezzo e non 5 e mezzo, comprese le buffetterie, da ripartirsi nelle quattro fabbriche e anche quelle bresciane avranno la loro parte... (che) non può bastare a compensare gli effetti della diminuzione generale che era purtroppo inevitabile alla fine di un eccezionale periodo di fabbricazione col quale vennero soddisfatti urgenti bisogni cui si era dovuto rapidamente far fronte. Coi saluti più cordiali ed una stretta di mano mi creda sempre Aff.mo suo Zanardelli 1890 - IL MINISTRO ZANARDELLI E S.M. UMBERTO I IN VISITA A GARDONE Visitatori Illustri …, cit. Dopo il glorioso periodo risorgimentale che portò alla costituzione del Regno d’Italia, il 23 agosto 1890, Gardone fu onorato della visita di Sua Maestà Umberto I, re d’Italia, accompagnato dal principe di Napoli e dal Ministro di Stato Giuseppe Zanardelli. Dopo aver compiuto l’ormai consueta visita alla Fabbrica d’armi il sovrano raggiunse la sede municipale e sedette a geniale refezione con i rappresentanti del Consiglio Comunale. Il Consiglio gardonese deliberò in seguito di autorizzare la spesa di lire “centocinquanta” per il collocamento di una lapide nella grande sala comunale, a ricordo della visita del sovrano : VISITANDO VALTROMPIA UMBERTO I RE D’ITALIA CON VITTORIO EMANUELE PRINCIPE EREDITARIO GIUSEPPE ZANARDELLI MINISTRO LIBERAMENTE SEDEVA A BANCHETTO DI POPOLO IN QUESTA SALA IL DI’ 23 D’AGOSTO DEL 1890 89 1890 - ZANARDELLI A QUISTINI NUOVAMENTE SULLA FABBRICA D’ARMI G. Zanardelli bresciano e valtrumplino…. cit. Il timore della chiusura della Fabbrica d’armi crea notevoli preoccupazioni nei gardonesi. Zanardelli, a Roma, si impegna con ministri e governo a favore dei gardonesi e di questo dà comunicazione all’amico Quistini Roma, 24 dicembre, 1890 Carissimo amico In seguito alla sua del 12 corrente, parlai all’amico Bertolé-Viale circa alle brutte voci, come Ella mi esprime che, riguardo al lavoro della Regia Fabbrica d’Armi di Brescia e di Gardone, impensierisce i nostri operai. Della soppressione, cui Ella accenna, della nostra Fabbrica non può parlarsi se non nel senso della chiusura non soltanto della Fabbrica nostra ma di tutte indistintamente ove il Parlamento non votasse i fondi concernenti l’armamento del bilancio venturo, cioè in quello del 1. Luglio 1891 in poi. A tutto giugno i fondi più o meno vi sono, e quindi seri timori di forti riduzioni non vi possono essere. Per il tempo successivo al Giugno sono chieste somme, quanto ai fucili, non molto lontane dall’esercizio in corso. Ricorda che il Giolitti, pur tiratissimo, ammise tali somme concernenti l’armamento, mentre nel bilancio della guerra chiese soppressioni di altre spese che il Ministro proponeva .... e mi pare che tale adesione del Giolitti alle spese per l’armamento fosse data anche per amichevole condiscendenza alle mie premure. La fortuna per il lavoro in armi sarebbe se venisse stabilito di fare nuovi fucili a calibro ridotto, ma la camera si pronunciò nel senso che non si facciano a poco a poco per non avere nell’esercito due specie di fucili, e lasciarli fare tutti insieme, cioè in un paio d’anni, trattandosi di una spesa di 100 milioni, è cosa la quale in questo momento di frenesia per le economie è poco sperabile Buone feste e mille saluti del tutto suo G. Zanardelli 1892 - SI INAUGURA IL “BERSAI” P.BOLOGNINI – F. TROVATI, . Enciclopedia gardonese…cit. Le origini del “ Bersai” gardonese risalgono alla legge del 2 luglio 1882 che, promulgata su proposta di Giuseppe Garibaldi, istituiva in Italia il Tiro a Segno Nazionale allo scopo di preparare le nuove generazioni al servizio militare e di mantenere in addestramento gli effettivi dell’esercito e delle milizie. Il 13 settembre del 1883, a firma dell’allora sindaco Giuseppe Guerini, veniva affisso in Gardone un manifesto che invitava i cittadini ad iscriversi nei ruoli dei tiratori. Pochi mesi dopo, il 20 gennaio 1884, aveva luogo la prima riunione del sodalizio cui avevano aderito ottantadue soci sotto la presidenza del sindaco Guerini coadiuvato dai consiglieri avv. Giovanni Quistini, Giacomo Zanetti e dal garibaldino Giuseppe Peruchetti. Venne iniziata la costruzione del poligono (che prenderà il nome di “Bersai” dalla dialettizzazione del termine “bersaglio”) in Valle di Gardone, sulla sinistra orografica del torrente Tronto. Nell’opera si impegnò l’impresa edile Foresti di Bisogne; assistita da Pietro Paolo Cotelli. 90 L’imponente edificio con le sue torri merlettate che lo rendevano del tutto simile ad un maniero medievale, fu progettato dall’ing. Camillo Arcangeli e costò complessivamente 17.585 lire. Il 25 settembre 1892 nella sala municipale di Gardone venne inaugurata la Società di Tiro a Segno, e al Bersai, che restò il poligono di tiro gardonese fino agli anni ’50 del secolo scorso, iniziarono le competizioni inaugurali che durarono cinque giorni con lo sparo di 14.326 proiettili di fucile ’91. Il primo colpo fu sparato dall’on. Zanardelli, padrino della cerimonia. Le gare assegnarono poi trentacinque premi, fra i quali, il primo, un vaso d’alabastro orientale con rifiniture in bronzo dorato, era dono del re. Sessantacinque furono i tiratori che parteciparono ai vari concorsi ed il primo premio venne conquistato dalla squadra bresciana; il terzo da quella gardonese composta dall’avv. Giovanni Bianchi, da Giuseppe Mori e da Pietro Beretta. 1894 - COSTITUZIONE DELLA “ SOCIETA’ DI MUTUO SOCCORSO LAVORANTI IN FERRO IN GARDONE V.T. E MANDAMENTO” G. BONDIO, Società operaie e cooperazione, cit. “ In questa nuova organizzazione troviamo aspetti caratteristici dell’importanza attribuita alle forme associative operaie che impegnano ed impongono quasi uno “ stile di vita” Lo Statuto della 91 società prevede controlli sulla moralità personale dei soci da parte dei dirigenti o di altri soci. L’espulsione è prevista per i soci di costumi immorali o dediti all’ubbriachezza. Essenziale è la partecipazione alla vita della Società, chi mancasse per tre sedute senza giustificati motivi si riterrà dimissionario, chi mancasse per tre volte consecutive all’Assemblea resta espulso dalla Società decadendo da qualsiasi diritto sociale anche sulle quote versate e sui dividendi. Non può iscriversi alla Società chi ha alle dipendenze più di cinque operai venendo considerato il medesimo come principale. La Società garantisce ai soci in caso di malattia un sussidio giornaliero di una lira, per i primi tre mesi, e di 50 centesimi per gli altri tre mesi. A testimonianza della solidarietà esistente fra le varie Società operaie il Consiglio Direttivo è autorizzato ad accordare un sussidio straordinario anche ad operai iscritti ad altre Società operaie di Mutuo Soccorso che fossero disoccupati e privi di mezzi di sussistenza. Anche la Lavoranti in Ferro destina una parte del proprio “Tesoro sociale” per formare e mantenere la Biblioteca per la quale vengono gradatamente acquistati i libri riconosciuti utili per la Società ed i soci” 1899 - INAUGURAZIONE DI DUE LAPIDI La Provincia di Brescia, 21 settembre 1899. La ricorrenza della “breccia di Porta Pia” è solennemente celebrata il 20 settembre a Gardone come lo storico avvenimento che ha ridonato all’Italia la città di Roma ed ha decretato la fine del potere temporale dei papi. L’imaugurazione è il pretesto per infastidire i cattolici intransigenti che osteggiano la manifestazione che simboleggia un oltraggio alla libertà e alla sovranità del pontefice. Nel 1899 lo scontro tra la fazione cattolica e quella liberalzanardelliana vive un momento particolare dato che le elezioni amministrative hanno visto il separarsi del movimento zanardelliano in due correnti la più moderata delle quali ha visto il convergere dei voti dell’elettorato cattolico. La manifestazione vuole dunque sottolineare la supremazia degli zanardelliani “ortodossi” ed assume una particolare solennità con l’inaugurazione di due lapidi nella sala del consiglio comunale una a memoria della visita compiuta nel 1890 da re Umberto 1, l’altra a gloria delle benemerenze di Giuseppe Zanardelli. Così è ricordatol’evento nella cronaca della Provincia di Brescia : “ Gardone, 20 settembre La memoranda data venne celebrata a Gardone con quella solennità che risponde allo spirito libero di questa illustre popolazione. Bandiere e festoni ornavano le vie del paese e l’affluenza di forestieri da Brescia e da tutta la Valle fu veramente eccezionale. Al mattino dopo il saggio dei bambini dell’Asilo, in cui rifulsero i meriti delle brave insegnanti che consacrano tutta l’anima all’educazione delle loro creature, e la distribuzione degli attestati agli alunni delle scuole elementari, si passò a vedere l’esposizione dei lavori degli allievi della scuola industriale diretta dall’architetto prof. Luigi Tombola. La mostra ha destato in tutti la migliore impressione per i progressi fatti dai bravi giovani che si sono segnalati nell’apprendimento. Il primo premio venne conferito al giovane Cortesi Faustino. La cerimonia dello scoprimento delle due lapidi a Re Umberto ed all’on Zanardelli, dettate dal chiarissimo comm. Marino Ballini, assunse un’importanza che resterà scolpita in tutti i cuori. Nell’ampio salone del Municipio addobbato splendidamente, sono murate le lapidi commemorative. Una grande folla di persone si assiepava per assistere alla cerimonia. L’Avv. Quistini pronunciò uno splendido discorso interrotto più volte da vivi insistenti applausi, e del quale non vi dò il riassunto per tema di non interpretare il mirabile effetto che ha fatto sugli ascoltatori, perchè denso di fatti e citazioni e smagliante per forma e per concetto. Oltre a numerose signore e signorine che ornavano leggiadramente la sala, abbiamo notato fra gli altri il venerando comm. Mario Ballini preside del R. Istituto, il procuratore di Brescia del Re cav. Frigotto, gli ingegneri Ferdinando Zanardelli e Carminati, i pretori di Gardone e di Bovegno De Orchi Guido e Pagani Pietro, il Capitano Bariè direttore del R. Arsenale, gli industriali cav. 92 Beretta Giuseppe, cav. Alfredo Glisenti e Fratelli Crippa, il sig. Arturo Invernizzi, direttore dello stabilimento Redaelli, i medici ed i sindaci dei paesi vicini ecc. ecc. Intervennero pure tutte le associazioni popolari di Gardone con bandiera, nonchè la Società Triumplina di Bovegno col suo presidente Giovanni Brentana e il valoroso portabandiera, il veterano Fausti Cristoforo. E’ inutile dire che tutte le autorità del paese vi assistevano, compresi i tre fabbriceri. Il concorso in paese si fece ancora più numeroso e le vie erano letteralmente stipate. I trams versarono ad ogni corsa un bel contingente di forestieri. Il bravo corpo musicale suonò con scelti e gustati pezzi in piazza S. Marco, poi si assistette alla spettacolo della cuccagna che venne vinta dai giovani Baronio Raffaele e Gamba, entrambi di Gardone. Alle ore 17 ebbe luogo un banchetto di oltre 150 coperti servito assai bene dal trattore sig. Rinaldini Crescenzio nel salone del Municipio e in camere adiacenti. Alla frutta parlarono dapprima l’operaio sig. Peruchetti Carlo di Giovanni vivamente applaudito, poscia ebbe luogo la distribuzione dei premi ai tiratori fatta dall’avv. Quistini, il quale portò un vivo ringraziamento a quanti concorsero alla festa del Tiro a Segno, segnalò alla pubblica riconoscenza l’amico ing. Carminati, presente al banchetto, che offrì gratuitamente il bellissimo disegno delle due lapidi inaugurate, e finì applauditissimo invocando la completa amnistia pei carcerati politici. Chiusero il lieto e simpatico ritrovo belle parole dell’operaio Corridori Giovanni che rivolse a nome del Comitato un ringraziamento a quanti concorsero alla festa civile e patrottica, e finì brindando a Giuseppe Zanardelli, il baluardo incrollabile delle libere istituzioni. Stasera ha luogo un concerto vocale e instrumentale che promette di riuscire brillantissimo per gli egregi artisti che vi prendono parte e per il grande concorso di pubblico “ 93