Anno I – Numero 1

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Anno I – Numero 1
Anno I – Numero 1
Docenti Referenti : G. Bianchi – E. Rossi
il Giornalino
della Scuola Secondaria di Primo Grado
“G. Marconi” di Cuveglio
In quest’epoca di trasformazioni la scuola, più di altre istituzioni, come può ritrovare la freschezza che dovrebbe essere
tipica di un luogo in cui vivono le giovani generazioni?
Forse c’è bisogno di una scuola che sappia pensarsi a partire dai ragazzi, non solo una scuola per i ragazzi - cosa che
sembrerebbe piuttosto ovvia - ma pensata dal loro punto di vista : della loro voglia di vivere, del loro desiderio di
imparare, di fare esperienze nuove, di stringere relazioni importanti e coinvolgenti.
Ma com’è una scuola dalla parte dei ragazzi?
È una scuola in cui l’imparare è un’avventura alla scoperta di mondi che, a poco a poco, svelano il loro fascino, le loro
asperità, le loro bellezze.
È una scuola in cui insieme si impara a pensare, cioè a compiere il viaggio più affascinante e più difficile : quello che
porta nella profondità di se stessi, dei propri sentimenti, delle proprie domande. E se tanti interrogativi, vissuti in
solitudine, possono essere inquietanti, affrontati con la guida di un maestro e insieme a tanti compagni di viaggio
diventano, come dire, quasi “abbordabili”.
Un viaggio in cui il più bravo non è il campione che arriva in cima per primo da solo, ma chi sa tendere la mano anche
al compagno con il passo più stanco e sa condurre in cima qualcun altro con lui.
È una scuola in cui trovano spazio la voglia di muoversi, di giocare, di raccontare, di sperimentare la presenza dell’altro,
di condividere le proprie paure.
È una scuola in cui si impara che ciò che sappiamo e che abbiamo, acquistano maggior valore se sono messi a
disposizione anche di altri, se sono orientati dalla responsabilità verso un mondo di cui siamo tutti parte.
È una scuola in cui proporre agli alunni delle significative esperienze extrascolastiche attinenti alle materie, cogliendo
ogni occasione per coniugare la scuola con la vita.
In una scuola così, il sapere può essere accostato con passione e perdere il carattere di un arido dovere, estraneo alla vita
di ogni giorno e alla vitalità dei ragazzi.
Una scuola così è quella in cui i ragazzi possono essere se stessi in maniera integrale e piena.
Una scuola che sceglie così chiaramente di stare dalla parte dei ragazzi acquisisce quella libertà e quella flessibilità che
la fa stare anche dalla parte degli insegnanti, cioè della loro professionalità, che ha sempre bisogno di creatività e di
ricerca, per interpretare la vita dei ragazzi e con un progetto educativo e didattico annuale, aperto, vivo . . .
L’educazione e l’istruzione non possono prescindere da rapporti di fiducia e di continuità che vanno costantemente
costruiti, riconosciuti e sostenuti.
“Nessun uomo è un’isola” … Così diceva il caro John Donne, ormai ben cinque secoli fa. Hemingway, riprendendolo,
trasse l’ispirazione per scrivere il bellissimo “Per chi suona la campana” ... il suo romanzo migliore … secondo me.
Ma certe volte è davvero difficile pensare che ci siano degli uomini la cui morte ci diminuisce, essendo anche loro parte
dell’umanità. Quello che credo è che a tutti noi sicuramente sia capitato nella vita di incontrare delle persone che ci
hanno lasciato una riflessione, un insegnamento, un’emozione o una semplice poesia che resta per sempre ... e che ci fa
sentire migliori.
Nella mia vita di queste persone ne ho incontrate davvero poche, ma probabilmente ne ho incontrate più di quante io
stessa ancora non creda, solo che non sempre è stato possibile approfondire il rapporto tra me e loro.
L’augurio che mi faccio è quello di non confondermi più, di non illudermi, di non fidarmi di persone che poi alla fine
non hanno nulla di cui potermi arricchire sul piano umano, anche se, secondo Donne, per qualunque uomo suona la
campana, essa suona anche per tutti gli altri ... e, in fondo in fondo, probabilmente forse ha ragione.
La Scuola è la Vita,
così come la Vita ci è Scuola.
I NVI T O AL L A L E T T URA
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“Il bambino con il pigiama a righe” di John Boyne
Il titolo descrive Shmuel, un bambino ebreo che si trova all’interno del campo di concentramento di Auschwitz,
che diventa amico del protagonista del romanzo, Bruno. Shmuel è costretto dai soldati nazisti ad indossare
l’uniforme, che a Bruno sembra uno strano“pigiama a righe”, dai cui deriva il titolo del romanzo.
"Il bambino con il pigiama a righe" è stato al primo posto nella New York Times Best Seller List, ha venduto più
di cinque milioni di copie in tutto il mondo e da esso è stato tratto l’omoni mo film nel 2008.
L’autore ha scritto questo suo primo libro per ragazzi, ma il libro non è solo per ragazzi.
- Classe III A I Migliori Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a Tutti !
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Floriano Bodini, Natività
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Papere ...
… ovvero gli errori più clamorosi delle lezioni …
“Chi era Pasteur?”
“Un artista”.
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“Chi è il notaio?”
“Quello che annota i pacchi della caritas”.
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“Che cos’è un romanzo?”
“Un romanzo è un libro che ci racconta cose vere”.
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“Quando nasce la poesia?”
“Nel 1497”.
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“Lo Scolombre di Buzzati”
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“Lettera ad un bambino mai scritto”.
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“Nella poesia "Soldati" di Gamberetti ….”.
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“Osservate sul libro il dipinto "l’Urlo" di Munch …”
“Ma non si chiamava "Il Grido"?”
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Il 23 Marzo e il 23 Dicembre sono i giorni dell’Equitazione.
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*
“Dino Buzzati lavorava come funzionario alla corte del re Federico II di Svezia”.
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“Che cosa avete capito del testo in lingua originale della canzone Immagine di J.
Lennon?”
“Solo People”.
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“Ci sarà un’uscita didattica di un giorno all’Osservatorio Astronomico del
Campo dei Fiori”.
“Ma no, Prof., cosa andiamo a fare lì al Centro Commerciale di Gavirate, so già
com’è, ci vado sempre!”.
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“Fai l’analisi logica di questa frase : Il colpevole è stato punito con la confisca
dei suoi beni”.
Il colpevole : Soggetto
è stato punito : Predicato Nominale
con la confisca : Complemento Oggetto
dei suoi beni : Complemento di Qualità
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Eventi Culturali Da Non Perdere :
“C’era una volta un re ….”. Mostra di Lorenzo Perrone. Dal 12 Novembre
2011 al 29 Gennaio 2012. Galleria Villa Morotti (Daverio, Varese)
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“Francis Hamel”. Dal 18 Novembre 2011 al 21 Gennaio 2012. Edward
Cutler Gallery (Milano)
“Georges La Tour”. Dal 26 Novembre 2011 all’ 8 Gennaio 2012. Palazzo
Marino – Sala Anessi (Milano)
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“Les ateliers du Midi”. Mostra di Paul Cézanne. Fino al 26 Febbraio 2012.
Palazzo Reale (Milano)
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“Brera incontra Puškin. Collezionismo russo”. Fino al 5 Febbraio 2012.
Pinacoteca di Brera (Milano)
“Apocalittico Botticelli”. La Madonna del Padiglione e la Natività Mistica.
Fino al 5 Febbraio 2012. Veneranda Biblioteca Ambrosiana (Milano)
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“Wildy : L’anima e le forme tra Michelangelo e Klimt”. Dal 28 Gennaio
2012 al 17 Giugno 2012. Musei San Domenico (Forlì)
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“Il Guercino ritrovato. Quando Amore ferma Guerra”. Fino all’8 Gennaio
2012. Museo d’Arte Moderna e Contemporanea (Varese)
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“L’immagine del ricordo di Domenico De Bernardi”. Fino al 28 Gennaio.
Galleria Ghiggini (Varese)
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“Van Gogh e il viaggio di Gauguin”. Dal 12 Novembre 2011 al 15 Aprile
2012. Palazzo Ducale (Genova)
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Mostra personale del milanese Lorenzo Perrone, artista dall’originale poetica, nella
splendida cornice di Villa Morotti, nel centro storico di Daverio.
Temi
Ecco due recenti composizioni di grande profondità, che meritano di essere lette
davvero con tutta la nostra attenzione.
I
Analizza la poesia “Il più bello dei mari” di Nazim Hikmet (1902-1963) mettend o
a frutto le tue conoscenze sul testo poetico: cerca di ricostruire anzitutto il
significato denotativo, quindi - a partire da eventuali figure foniche, sintattiche,
semantiche, parole-chiave e significati simbolici redigi un commento personale,
sentendoti libero di mettere in luce le emozioni che la lirica suscita in te.
Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l’ ho ancora detto.
Poco tempo fa, con l’insegnante, abbiamo analizzato una lirica che mi ha co lpito mo lto, int itolata
“Il più bello dei mari”, del poeta turco Nazim Hikmet. Mi è piaciuta soprattutto perché, pur
utilizzando termini estremamente chiari e semplici, esprime concetti a mio parere profondi e
significat ivi.
Per risalire, però, al senso di questo testo poetico, inizierei ad analizzare la struttura figurativa della
poesia, cominciando dalle figure retoriche più evident i.
Quella maggiormente utilizzata è l’anafora, che consiste nel ripetere una o più parole all’inizio d i
ogni verso o periodo, in questo caso “Il più bello”. Questa figura retorica di ordine aiuta ad
evidenziare un preciso concetto, senza creare un effetto di eccessiva ripet izio ne, anzi, dando
maggiore scorrevolezza alla poesia.
Dal punto di vista metrico i versi non seguono una certa misura di sillabe e non sono collegat i da
rime.
Per quanto riguarda le figure retoriche di suono non abbiamo part ico lari esempi mentre per le figure
retoriche di significato, l’intera co mposizio ne cela in sé un messaggio metaforico di ottimis mo
verso il futuro. Infatti abbiamo l’impressione che il poeta dialoghi con una donna, che immaginiamo
come l’amore della sua vita, cercando di trasmetterle posit ività, serenità e speranza per quello che
verrà.
Per farlo utilizza affermazio ni partico lari co me :“Il più bello dei mari è quello che non
navigammo”, per dire che la parte migliore della loro vita devono ancora affrontarla; oppure scrive:
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“Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto” come metafora del pensiero che i giorni più
belli ins ieme alla famiglia giungeranno in futuro.
Infine quando dice: “I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti e quello che vorrei
dirti di più bello non te l’ho ancora detto” credo voglia rappresentare l’idea che i mo ment i di
maggiore serenità del loro rapporto li devono ancora trascorrere.
Per questo il testo mi è piaciuto molto, perché con frasi semplici ed essenziali riesce ad esprimere
i sent iment i desiderat i di posit ività e ottimismo nel futuro, sicuramente influenzat i dalla situazio ne
del poeta.
Infatti egli visse in carcere per dodici anni a causa di proteste ant ifasciste e, co me traspare dal testo
in considerazio ne ma anche da mo lt i altri, ha sempre avuto un’idea serena dell’avvenire, anche se
poi non si è rivelato poi così posit ivo nei suo i confronti, dato che dopo pochi anni l’uscita d i
prigione, ancora relat ivamente giovane, è deceduto per problemi cardiaci. Nemmeno quest i guai gli
hanno mai impedito di credere in un seguito migliore, nulla ha mai spento la sua speranza.
Conoscere le informazio ni biografiche del poeta mi ha permesso di capire fino in fo ndo il senso di
questa poesia ed ha amplificato le emozio ni che il testo mi ha suscitato.
Io reputo questa lirica affascinante non solo nella forma, semplice ma efficace, ma anche ne l
messaggio, che mi ha aiutato ad essere meno pessimista e ad aprirmi al mio avvenire con più
coraggio.
Perciò consiglio a tutti di leggere questo testo poetico e di analizzarne profondamente il significato,
che, attraverso la sua ricchezza di pathos, emozionerà sicuramente il lettore e non potrà che
info ndergli posit ività, felic ità, ottimismo, gio ia e più sicurezza nell’affrontare il futuro nel modo
migliore.
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II
Analizza la poesia “Nessun uomo è un’isola” di John Donne (1572-1631)
mettendo a frutto le tue conoscenze sul testo poetico : cerca di ricostruire
anzitutto il significato denotativo, quindi a partire da eventuali figure foniche,
sintattiche, semantiche, parole-chiave e significati simbolici – redigi un
commento personale, sentendoti libero di mettere in luce le emozioni che la lirica
suscita in te.
Nessun uomo è un’isola,
completo in se stesso;
ogni uomo è un pezzo del continente,
una parte del tutto.
Se anche solo una zolla
venisse lavata via dal mare,
l’Europa ne sarebbe diminuita,
come se le mancasse un promontorio,
come se venisse a mancare
una dimora di amici tuoi,
o la tua stessa casa.
La morte di qualsiasi uomo mi diminuisce,
perché io sono parte dell’umanità.
E dunque non chiedere mai
per chi suona la campana:
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suona per te.
La poesia “Nessun uomo è un’isola” di John Donne è una lirica, cioè un testo in cui l’autore
esprime i suoi sentimenti, le sue emozioni e i suoi pensieri. Per quanto riguarda il significato posso
dire che è un componimento ben elaborato, infatti già i primi due versi, “Nessun uomo è un’isola,
completo in se stesso”, riassumono tutto il testo in quanto vogliano dire che nessuna persona può
vivere isolato o è solo ‘un’isola’, cioè qualcosa di lontano dalla vita sociale e dal mondo moderno.
Spiegano che nessun essere umano è in credo vivere senza relazioni con gli altri, senza aver bisogno
d’aiuto, cioè nessuno è totalmente indipendente e solo sulla terra. Nei versi successivi iniziano ad
evidenziarsi delle metafore molto efficaci: l’autore scrive che “ogni uomo è un pezzo del
continente, una parte del tutto”, cioè tutta l’umanità è unita e non ci sono distinzioni, l’uomo è
paragonato ad un pezzo di continente. Nelle altre righe John Donne scrive “se anche solo una zolla
venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se venisse a mancare una
dimora di amici tuoi o la tua stessa casa”. Ciò vuol dire che se ad una terra emersa viene tolto un
pezzo di suolo il continente ne sarebbe diminuito, queste è una metafora perché il pezzo di terra può
essere interpretato come l’uomo che muore e lascia un vuoto all’interno dell’umanità. Le due
similitudini presenti all’interno della composizione poetica alludono alla sofferenza che si prova
quando viene a mancare una persona, infatti, il poeta dice che è come se ad un paese venisse tolto
un promontorio (sporgenza montuose della costa) o come se non ci fosse più la casa degli amici o la
nostra stessa abitazione. Poi l’autore scrive “la morte di qualsiasi uomo mi diminuisce, perché io
sono parte dell’umanità”, questo è un pensiero toccante in quanto l’autore dice che la morte di
qualsiasi uomo, chiunque egli sia lo rattrista e lo e lo demoralizza perché lui fa parte della società e
in segno di solidarietà soffre per chiunque non è più in questo mondo. La conclusione di questa
lirica mi ha particolarmente colpita: recita “e dunque non chiedere mai per chi suona la campana:
suona per te”. Secondo me sono i tre versi più complicati per quanto riguarda l’interpretazione. A
mio parere significano che non bisogna mai chiedersi chi è morto perché chiunque sia deceduto
riguarda in ogni caso tutti ed è come se tutti fossero scomparsi. Dal punto di vista della struttura
posso dire che è un testo semplice, in quanto non sono presenti figure retoriche complesse: c’è la
similitudine cioè il paragone tra due elementi, la metafora e, anche se non in maniera rilevante,
l’anafora, infatti vengono ripetuti i verbi mancare e diminuire. Il componimento è fenomeno da 16
versi, non è suddiviso in strofe e i versi non sono collegati da rime. Il testo vuole essere un invito
alla solidarietà e all’unità e ci insegna a non vivere isolati e ad accettare gli aiuti che ci vengono
offerti e soprattutto a soffrire per chi muore. Un’opera molto educativa e significativa perché ci
invita ad apprezzare l’umanità nel suo complesso, è profonda, riflessiva ed interessante al tempo
stesso perché non è difficile da comprendere ed è ricca di pathos, cioè intrisa di sentimento ed
emozioni. Si tratta di “qualcosa che arriva direttamente al cuore” e non lascia indifferenti ma ci
insegna dei valori davvero educativi. Quest’opera può essere confrontata con un’altra poesia letta di
Nazim Hikmet, indirizzata al figlio Mehmet, infatti entrambi i testi invitano a soffrire per l’uomo
che muore
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www.scuolecuveglio.it
Scarica la versione elettronica del Nostro Giornalino dal Sito Web della Scuola!
Progetto a cura di Jacopo Capister & Giuseppe Sinopoli – Classe III B –
XEROPOESIA
Si tratta di una particolare tecnica di poesia collettiva, in cui si divide un grande
foglio in tante parti, quante sono i poeti, lasciando al centro uno spazio per il
titolo della tematica da sviluppare. Quella che segue è un’attenta e sensibile
selezione di testi poetici d’autore, a partire dall’argomento “La Nebbia”.
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I Complimenti di tutta la Scuola agli Studenti che hanno partecipato al
Concorso sul Razzismo, organizzato dalla Professoressa di Arte e
Immagine Silvana Magni, in particolare a :
- Elisa SCALAMATO (Classe I B)
- Sara MAGNANI, Naomi MIOR, Naoul SADOUQI (Classe III A)
- Mariam CASSINA (Classe III C)
A breve avremo i nomi dei Vincitori !
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Opera di Mariam CASSINA – Classe III C – Dimensioni 50 x 70
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Disegno di Elisa SCALAMATO – Classe I B –
Acquarello di Naomi MIOR – Classe III A –
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La poesia : “If” di R. Kipling
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Direttore Responsabile : Prof. Antonio Micalizzi
Redazione : Proff. Grazia Bianchi – Emanuela Rossi
Responsabili versione elettronica : Jacopo Capister – Giuseppe Sinopoli
Hanno collaborato : Proff. Silvana Magni – Angela Pili – Simona Zinanni
Per informazioni rivolgersi alle prof. sse Grazia Bianchi ed Emanuela Rossi
(cell. 339-7859824 ; 348-5826047)
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Dicembre 2011
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