Monet, au coeur de la vie - Arte Grafica | Persinsala.it

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Monet, au coeur de la vie - Arte Grafica | Persinsala.it
Arte Grafica | Persinsala.it
Paola Valentina Zanaletti
settembre 27, 2013
A Pavia è in corso una mostra che, in modo innovativo ed
emotivo, offre diverse chiavi di lettura per rivivere
intensamente le esperienze e la produzione artistica di uno tra
i più grandi Maestri di tutti i tempi, di colui che ha cambiato
per sempre la storia dell’arte: Claude Monet.
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Alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia è in corso un’affascinante
mostra dedicata alla figura di Claude Monet, il pittore impressionista per
antonomasia. Philippe Cros, già curatore della splendida esposizione dello
scorso anno su Renoir, in questa occasione, propone un percorso che porti
il pubblico ad approfondire la conoscenza della vita privata di Monet,
scandagliando i rapporti con i familiari, gli amici, i maestri, i colleghi e le
donne amate, cercando di illustrare come questi sentimenti siano stati
filtrati dal pennello dell’artista e riversati sulle tela.
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Sei lettere autografe, vergate da Monet con caratteri ordinati ed eleganti,
ci introducono ad altrettanti personaggi – attorno ai quali è stata costruita
la selezione delle opere presenti in ciascuna sala. Il vasto spazio delle
Scuderie è stato frazionato ricavando sei ambienti espositivi, ciascuno
preceduto da una sorta di anticamera in cui soffermarsi, nella penombra, a
respirare i profumi dei luoghi visitati dall’artista e ad ascoltare brani tratti
dalla corrispondenza tra Monet e il protagonista della sala imminente.
Il corpus delle opere del Maestro è significativo: le tele provengono da
ogni parte del mondo e sono state selezionate per restituirci le tappe del
percorso artistico di colui che, con Impressione sole levante (1872),
esposta nel 1874 allo studio del fotografo Nadar, porta il critico Louis Leroy
a coniare l’ironico termine di “impressionismo” per definire questo nuovo
stile che, chiaramente, si oppone alla pittura accademica ammessa ai
Salon. Il percorso di visita si snoda dai disegni a carboncino delle Barche
sulla spiaggia di Étretat (1864) sino all’imponente Porto di Honfleur
(1917), passando attraverso le celeberrime serie dedicate alla Cattedrale
di Rouen (1892) e a Waterloo Bridge (1900), includendovi opere
preziose – anche perché difficili da ammirare nelle esposizioni – come la
serie dei dipinti invernali, le marine o le nature morte. Confessiamo che
non rimpiangiamo affatto l’assoluta assenza delle ninfee: il giardino di
Giverny è comunque presente con gli eleganti oli su tela di Blanche
Hoschedé, figlia della compagna di Monet oltre che unica allieva, con la
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quale il pittore instaurò un rapporto molto stretto nell’ultimo periodo della
sua vita – dal 1914 al 1926. In fondo, mostre come questa rappresentano
un’occasione interessante per accostarsi alla tecnica impressionista, per
vedere dal vivo lo studio degli artisti al fine di riprodurre gli effetti della
luce che si riverbera sui differenti materiali, scomponendosi in decine di
sfumature colorate. Emerge qui chiaramente come, in opposizione alla
tradizione accademica, per gli impressionisti acquisti valore l’esercizio di
stile rispetto al soggetto, il modo e non il cosa venga riprodotto; un
superbo esempio di questo approccio rivoluzionario alla pittura,
anticipatore di molte tra le correnti dell’arte moderna, sviluppatesi nei
decenni successivi, sono le opere realizzate nel 1881: la massa quasi
informe dai bagliori azzurro-verdi della Marina, Pourville – che abbiamo
osservato a lungo senza voler leggerne la didascalia, nell’indecisione se si
trattasse di un prato selvaggio o di flutti minacciosi – e le tre piccole
vedute realizzate a Vétheuil e Chantemesle.
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Se le Barche a Étretat (1883) e il Porto di Honfleur ci permettono di
meditare su come, negli anni, Monet abbia sviluppato il tema delle lezioni
di pittura da Bodin – di cui sono presenti alcune opere nelle prime sale – è
tuttavia il Ritratto di Jean Monet (1869) che dimostra quanto
dirompente sia stata la ventata di innovazione stilistica introdotta dagli
impressionisti rispetto alla tradizione imperante, soprattutto se posto di
fronte ai volti immortalati, nella maniera classica, da Alfred Roll e Jules
Breton.
Il percorso prosegue con lo strepitoso Effetto di neve a Limetz (1886): la
scena invernale offre al Maestro il pretesto per studiare le sfumature
assunte dal soffice manto che ricopre la strada del paese, utilizzando,
invece del convenzionale bianco, le gamme delle terre e dei blu per
rendere l’iridescenza dei cumuli di neve. In questa tela il numero di colori
utilizzati dal Maestro risulta molto più contenuto rispetto al consueto,
quasi volesse rinnovare il proprio stile espressivo pur mantenendo i
capisaldi delle innovazioni impressioniste, a iniziare dalle ombre colorate –
in questo caso utilizza solamente l’azzurro variamente sfumato – in
opposizione ai canoni accademici che prevedono la realizzazione in grigio.
Ancor più suggestivo I pattinatori a Giverny (1899) – dove Monet si
strugge per restituire il riverbero del sole invernale sul ghiaccio e, al
contempo, fissare il moto dei pattinatori dalle esili figure.
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Neppure questa mostra si esime dal rapportare la produzione del Maestro
con le stampe giapponesi: in fondo, il suggerimento per tale paragone lo
ha fornito lui stesso: «Se davvero avete bisogno di trovarmi un’affiliazione,
scegliete i giapponesi del passato. La preziosità del loro gusto mi è sempre
piaciuta e approvo quell’estetica suggestiva che evoca la presenza con
l’ombra, l’insieme con il frammento». Del gruppo dei pittori impressionisti,
Monet è il maggiore collezionista di stampe provenienti dall’Impero del Sol
Levante – così come Pablo Picasso lo sarà dell’Africa – che gli consentono
di apprendere un diverso modo di guardare alla natura e all’arte.
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Come abbiamo già entusiasticamente affermato, la mostra merita la visita,
sebbene non vadano sottaciute alcune pecche nell’allestimento. In realtà,
gli organizzatori non usano mai questo termine e si pregiano di aver
preferito a un esperto di allestimento e museografia uno story teller.
Ovvero, un professionista che è forse in grado di far leva sull’emotività del
pubblico – rendendo la visita ancor più emozionante – ma che appare privo
di adeguate nozioni tecniche per affrontare un simile intervento. Apriamo
a caso il nostro cahier de doléances per constatare come i vani introduttivi
alle varie sale siano stati concepiti più per un veloce transito del pubblico
che come luogo di suggestione e predisposizione psicologica alla
successiva tappa del percorso. Troppo angusti per ospitare un flusso di
visitatori che, come ha auspicato il Sindaco nel corso della presentazione
alla stampa, «superi i 2.000 visitatori a weekend, registrati nel corso della
precedente esposizione». Forse ancor meno accettabile risulta la pessima
illuminazione dei dipinti, alcuni dei quali risultano addirittura illeggibili.
La visita prosegue anche all’esterno delle mura del Castello, suggerendo al
visitatore un itinerario alla scoperta di alcuni dei luoghi simbolo della città
di Pavia ricontestualizzati, per l’occasione, in rapporto al percorso artistico
di Monet. All’orto botanico del 1700, come presso la bellissima Cattedrale
di San Michele o nella storica Biblioteca Civica Bonetta, nei giardini
Malaspina e al Ponte Vecchio sul fiume Ticino, riprende il racconto dei sei
personaggi, questa volta riproposto in un’ambientazione reale.
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La mostra continua:
Scuderie del Castello Visconteo di Pavia
viale XI febbraio 35 – Pavia
orari: lunedì – venerdì 9.00 – 19.00
sabato, domenica e festivi 9.00 – 20.00
la biglietteria chiude un’ora prima
il costo del biglietto include l’app ufficiale della mostra, l’audioguida e l’ingresso alla Quadreria
dell’Ottocento e Collezione Morone dei Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia
www.scuderiepavia.com
Monet, au coeur de la vie
aperta sino a domenica 2 febbraio 2014
a cura di Philippe Cros
promossa da Comune di Pavia
prodotta e organizzata da Alef – cultural project management
con il patrocinio di Ambasciata di Francia in Italia, Institut français di Milano
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Catalogo:
Monet, au coeur de la vie
autore Philippe Cros
Silvana Editoriale
23×28 cm, 143 pagine, illustrazioni a colori
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Attività collaterali:
per tutta la durata dell’esposizione, una serie di attività didattiche e laboratori creativi permetteranno
anche ai più piccoli di avvicinarsi alla pittura impressionista e alla produzione artistica del pittore francese
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