La fine del millennio

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La fine del millennio
Vasco Rossi
La fine del millennio
Elaborazione di Giuseppe Cursio
La fine del millennio
Ho solo dei nemici fuori adesso
che mi vogliono tutti bene
che mi dicono devi stare attento, devi stare meglio…
“devi stare bene”!
Come puoi pensare tu
Di difendermi da me
Lascia stare amico
Bevi un caffè…
In questo fine discorso!
Abbiam bisogno di un ambulatorio
Di una chiesa, di un amore…di un pronto soccorso
E chi sta male deve vergognarsi
E anche chi è grasso
…anche fare dei piaceri (sai)
si può sbagliare…
magari tu volevi fare del bene
e hai fatto male…
in questa fine del mondo.
Tutta la chiesa sempre più d’accordo, sempre più lontano
Già nel terzo millennio
Loro ragionano così…
Altro che giorno per giorno
Ci vai poi te a lavorare…a sposare
A fare figli… e poi…
Ci deve essere comunque sia
Non agli orari che vuoi…
In questa fine dell’anno!
Come stiamo ? abbiam bisogno abbiam bisogno
Abbiam bisogno di te, di te
Che ci sei dalla mattina
Fino alle tre
Tutti preti tutti dottori
Tutti professori tutti… cosa vuoi
Vogliono diventare tutti santi o eroi
In questa fine millennio!
Vado via…vado via…
Vado via da questa situazione
Vado via…vado via…
Non torno per le nove
Lascio a te…lascio a te…
Lascio a te l’onore
Lascio a te…lascio a te…
Lo lascio a te il balcone
Vado via…vado via
Ma stai a vedere…Che mi tocca di restare qui
…per amore!
In questa fine del… (…)
La fine del mondo
Questa fine dell’anno
…la fine del millennio!
Testo e musica di Vasco Rossi
Tratto dall’ Album
Tracks Emi 2002
CD n. 1
Lo stile pro-vocatorio ha radici lontane, i suoi testi quasi sempre privi di didascalie
sono piccole parole dense di immagini ne ricordiamo alcune: “…dillo alla luna;…ogni
volta;…dimmelo duro” e se cercate nei suoi testi troverete altre piccole perle poetiche.
Nel 1972, aveva fondato, insieme ad alcuni amici, un piccolo locale, il “Punto Club”,
l’emittente diventa la radio libera più ascoltata dell’Emilia; ad essa cominciano ad
approdare i personaggi che poi saranno fondamentali per la carriera di Vasco, Gaetano
Curreri e Maurizio Somieri
Un Provoc-autore
E’ certamente un altro modo di far canzoni come lui stesso raccontò parecchi anni fa
nel 1983:
“La nuova formula è la dinamicità, è il fatto di farlo all’americana, non scimmiottando
gli americani, per carità, ma cercando di non fare più le cose all’italiana, col
cantautore che ti spiega la canzone prima, con quelle pause che spezzano tutto. E’
molto comodo spiegare la canzone, metti subito la gente nel clima. Io non parlo mai,
le mie canzoni sono tutte una dietro l’altra, come se fossero missate insieme.
Qualcuno dice che è un sistema che strizza l’occhio alla disco music, ma è assurdo.
Noi della disco music abbiamo solo preso le cose positive: curiamo più i suoni,
curiamo più la ritmica perché il ritmo è fondamentale, se è quello giusto ti distendi ed
entri nell’atmosfera, altrimenti no, resti fuori. E’ una cosa importantissima anche
questa, oltre alle armonie e ai significati…
(…) Le canzoni devono essere uno slogan, altrimenti la gente che ti ascolta, non segue
tutto il resto perché ha altre cose da pensare. (1)
Il risvegliatore di domande
I testi di Vasco Rossi sono risvegliatori di domande fondamentali, le parole non sono
affatto scontate anzi le grandi parole di senso vengono vivisezionate, analizzate e
rivisitate con grande passione e sincerità. Vasco non si rifugia dietro le parole, i testi
sono espressione di fatica e rielaborazione. Il regista Polanski in occasione di un video
fatto insieme metteva in evidenza il rigore e la disciplina con il quale Vasco si
ritrovava in sala prove.
Sono testi “aperti” perché nei concerti ognuno canta la “sua” canzone, la canzone che
esprime di più la propria storia. E ci sono persone che scrivono diari, lettere e re –
interpretano i testi di Vasco Rossi in maniera personalissima.
Il pensiero positivo
Dice Vasco Rossi: “i miei messaggi sono positivi. Non sono morto come Jim Morrison.
Sono vivo perché non sono un imbecille. Il mio messaggio è: ammetti i tuoi errori e
vai avanti, c’è sempre la speranza che qualcosa raddrizzi quello che sembra andarti
storto”.
E nei concerti i testi sono strade che danno significato alle storie di tantissimi ragazzi e
ragazze a tal proposito ecco che cosa dice Vasco Rossi: “Ai miei concerti ognuno si
canta la sua canzone come se la cantasse da solo in camera sua perché quella
canzone gli appartiene, è sua. Io ho una teoria: la partita di calcio riproduce la guerra
solo che al posto delle pallottole c’è il pallone. Il concerto in uno stadio è una grande
Messa, la sublimazione del concetto di Messa.
(…) Non credo nell’inferno e nel paradiso e non credo neppure in tutti gli atti che
bisogna compiere per ingraziarsi eventuali giudici finali. Ritengo di dover andare
d’accordo con la mia coscienza. Credo in un Dio che sia tutto, forse più grande di
quello “ normale” insegnato dalle religioni. Credo comunque di vivere molto nella
spiritualità e questo lo devo al mio figlio Luca.” (2)
Dare senso alla solitudine
“…Conoscere se stessi, stare bene con se stessi. Prima di tutto ammettere la propria
solitudine, accettare questa condizione. Partire da questa consapevolezza di nascere,
vivere e morire soli, per poi stare con gli altri, con allegria, rispetto e affetto, ma
senza dipendenza. E’ questa la mia strada, my way.” (3)
Alla luce di queste sintetiche considerazioni che vorrebbero essere l’orizzonte antro il
quale Vasco Rossi si colloca, il testo che presentiamo rappresenta certamente un
invito a prendersi a cuore i destini della città… con una condizione: dare senso alla
propria solitudine.
In certe canzoni – dice Pino Casamassima – c’è l’amara constatazione di come le
ideologie in cui credevamo non esistono più. Riflessione tanto amara quanto
giustificata da quel che accade alle soglie del duemila. Un periodo che dovrebbe
preludere a chissà cosa con la fine del Novecento, ma che Vasco smonta con “La fine
del millennio” un testo del 1999, preconizzando ancora noia e solitudine, ingiustizie e
speranze andate deluse “… io fuggo dalla realtà che non mi pace. Dal mondo fatto di
arroganti e da gente che deve subire. Dalla regola del denaro che è la cosa che conta
di più. Io mi rifugio in mondi migliori,che sono immaginari e magari non si possono
neanche realizzare…. Siamo soli di fronte a noi stessi: nella gioia, nella sofferenza. E’
una condizione da accettare per poter stare con gli altri, perché a risolvere la
solitudine stando con gli altri si finisce per dipendere dagli altri.” (4)
Resto qui per amore
Allora se nel terzo millennio vogliamo tutti fare i salvatori, vogliamo diventare santi,
eroi, leader, professori, preti, poeti è necessario che da soli ci guardiamo allo
specchio.
Guardiamo e diamo senso alla nostra solitudine e va a finire che proprio così possiamo
rimanere senza scappare, rimanere per amore accanto agli altri, senza giudicare,
senza dire, senza interpretare ma solo con la voglia di essere accanto, dare un’ala di
riserva a chi non può volare.
Ancora una volta sotto la provocazione, sotto la chiamata urlata, la spinta a farsi
domande
Vasco Rossi comunica strade da percorrere: prenditi quello che sei, non arrenderti
mai.
Bibliografia
1. Valentina Pigmei (a cura di), Vasco dio, Arcanamusica, Roma 2003, pp.111-112.
2. Gianpaolo Mattei , Anima Mia, Piemme, Casale Monferrato 1998, pp.289-292.
3. Maurizio Macale, Vasco Rossi. Siamo solo noi, Bastoni, Foggia 2002, p. 127.
4. Pino Casamassima, Vasco Rossi,Rock, mica balle… , De Ferrari e Devega, Genova
2003, p. 64.