non ho mai parlato di silvia

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non ho mai parlato di silvia
NON HO MAI PARLATO DI SILVIA
...e il suo Magnificat
Non ho mai avuto il tempo materiale di rielaborare, di fermarmi e
festeggiare, non solo con le emozioni, ma con tutto ciò che sono e
con tutto ciò in cui credo. Non ho cantato la liberazione di Silvia.
Non ho potuto danzare la vita, celebrare la resurrezione di una
donna, la Pasqua di un essere umano per via della mia partenza ma
ora, a distanza di un anno lo faccio. Danzo a modo mio, con le
parole. Silvia, non eri tra le ragazze con cui avevo più confidenza.
Non mi fermavo mai da te perché ti trovavi in un punto pericoloso,
troppe macchine e poco spazio per fermarmi. Forse, quel posto lo
avevi scelto volutamente o forse è stato solo un dono della strada
che non ti voleva schiava per molto. Quella notte non mi ero
fermato per te, forse per quel tuo carattere schivo, timido e poco
avvezzo alla notte. Non eri molto socievole e sicuramente non
attiravi l’attenzione di uomini poco attenti alla tua dignità. Mi ricordo
ancora la frase che mi hai detto, con quegli occhi che a stento
trattenevano le lacrime: “ Pastor, I’m tired to sing against God!” ,
sono stanca di cantare contro Dio! La tua voce è fatta per cantare
al tuo Dio e la tua amima ad esserele amica e a gioire ed
esultare della sua presenza. È proprio qui che hai intonato il tuo
Magnificat. Io non ti conoscevo ma tu sapevi chi ero, mi ero già
fermato, ma sinceramente non mi ricordavo quando. “Voglio
tornare a casa, aiutami ad andare a casa”. Era la prima volta che
vedevo tanta voglia di riprendere a vivere, di ricolorare la libertà con
tanto coraggio e determinazione.
Sei salita in macchia e mi hai raccontato al tua storia simile a mille
altre storie, a tante vite storte tutte uguali e diverse allo stesso
tempo come fiamme di candele davanti ad una statua di un santo.
Quando ti
abitui al
brutto, non ti
ricordi più
che volto ha
la meraviglia
e confondi la
vergogna
con il
successo, la
morte con la
vita. Questo
è quello che
capita a
centinaia di tue sorelle Silvia, che si abituano alla schiavitù
mentendo alla libertà che gli spetta e le aspetta, imbrattandosi così
nei liquami putridi dei loro stessi trafficanti.
Per te non è stato cosi,
tu non hai creduto alla
morte addobbata a
festa, non hai ceduto
alle minacce dei tuoi
aguzzini, non hai
creduto alle loro bugie
vestite di sogno,
semplicemente perché
hai avuto il coraggio di
sognare davvero. Ti
volevano far credere
che eri finita sulla strada
per volere di un dio
spietato che aveva
pensato per te questo
destino. Ti hanno fatto
promettere al loro dio di
petrolio che non lo
avresti mai tradido, non
avresti mai disobbedito
alla sua inesauribile sete
della tua vergogna. Ti
hanno imposto il male profumandolo di Dio, e questo purtoppo
funziona, ma non con te, tu sentivi che cose grandi erano state
pensate per te da Colui che non ti ha mai voluto schiava. Con te
il loro sadico gioicattolo si è rotto, sono stati dispersi i loro
progetti di morte dei superbi, degli arroganti, della mafia nigeriena
e di tutte le mafie e il loro potere si è rivelato nella sua essenza....un
nulla. Li hai vinti Silvia! I potenti sono stati rovesciati dai troni, e
gli umili sono tornati a rendere la terra un posto umano.
Insieme, quel sabato pomeriggio, siamo scappati e tutto ha ripreso il
suo colore originario, primordiale. Il brutto ha lasciato il posto alla
meraviglia, la schiavitù è svanita con il respiro della libertà, la morte
ha perso la sua partita con la vita e Dio è tornato ad esser ciò che è
sempre stato...il Dio della vita! La tua fame di vivere è stata
ricolmata dei cibi e dei frutti della tua terra e nelle mani della
tua madam ci sono 60.000 euro in meno, la ricca è stata
rimandata a mani vuote. Ti sei dovuta nascondere per due
settimane prima di poter tornare nella tua Africa, tra la tua gente. Ti
sei lasciata nascondere perché ti sei fidata, hai aiutato il tuo Dio a
soccorrerti e non hai mai perso la speranza, hai avuto l’audacia
di credere nell’antica promessa di un Dio che ha voluto essere
tuo alleato ...alleato per sempre. Sapevi di rischiare, ti stavano
cercando per riportari nel sepoclo in cui vivevi da morta. Amici
coraggiosi ti hanno aperto le porte di casa, anch’essi rischiando, ma
si sa chi non rischia vive a metà e in quelle case la vita era piena,
come lo è ora anche la tua. Ora sei libera. Ti sei liberata! Mi ricordo
che quel venerdì notte in cui abbiamo deciso che il giono dopo,
sabato, saresti “scappata”, tornando a casa ho dato l’ultimo sguardo
al posto in cui eri obbligata a morire ogni notte. Il tuo fuoco bruciava
ancora, ma senza di te. Era un dolce vuoto, una bellissima assenza,
e ho pensato che non ti avrei più rivista e quel posto non ti avrebbe
mai più avuta. Mai più! Era una sensazione strana, era notte e c’era
silenzio, ma i colori erano già quelli dell’alba, l’ora in cui l’anima
ringrazia e lo spirito esulta.
Diego (Gigo)