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RACCONTI CLASSE V B PLESSO “F.LLI MERCOGLIANO” IL PAVONE VANITOSO Un giorno, un piccolo maialino si aggirava per la campagna, quando vide un pavone che era molto impegnato ad ammirare le sue piume. Il maialino gli si avvicinò incuriosito e gli chiese dove avesse preso quelle belle piume. Il pavone, appena vide il maialino, con una faccia disgustata e rispondendo con aria altezzosa gli disse: - Non ti dirò mai dove ho preso le piume! E con un’occhiataccia lo sfidò ad una sfilata davanti a tutti gli animali dell’aia, per mostrare ciascuno la propria bellezza. L’ingenuo maialino accettò la sfida anche perché il pavone vanitoso gli aveva detto di non mancare altrimenti sarebbe stato un perdente in partenza. Arrivò presto il giorno della sfilata e il piccolo maialino si presentò per primo, senza alcun timore e senza preoccuparsi del proprio aspetto; anzi quel mattino aveva proprio deciso di strusciarsi un po’ in una pozzanghera infangata perché ciò lo rendeva felice e rilassato. Tutti gli altri animali dell’aia erano lì pronti a gustarsi la sfilata e appena videro il maialino color cioccolato per il fango che aveva addosso, si misero a ridere di gusto. Passò un’ora e il pavone non era ancora arrivato. Il vanitoso era intento a guardarsi in uno specchio d’acqua e adulandosi per la sua bellezza si dimenticò della sfilata e della sfida. Gli animali spettatori, ormai stufi di attendere, fecero sfilare il maialino e lo dichiararono vincitore della sfilata, per la sua semplicità, per la sua coerenza, per il rispetto verso gli altri. Quel giorno il maialino dimostrò che si può apparire belli anche senza prepararsi per ore e non bisogna adularsi da soli! In realtà, la bellezza non è come appare il nostro aspetto esteriore, bensì quello che abbiamo nel nostro cuore. Morale: La favola è per tutte quelle persone troppo vanitose che non pensano ad altro che alla loro bellezza e non si rendono conto che “la bellezza e la bontà” sono dentro ciascuno di noi a prescindere dall’aspetto che abbiamo. Classe V sez. B: Adami Alessia, Covone Francesco,Esposito Rosa,Guarracino Pasquale,Hassler Giuseppina IL LUPO ARROGANTE Tanto tempo fa, in una lontana foresta, un lupo molto affamato era in cerca di cibo. Mentre si aggirava tra gli alberi fitti della foresta vide un cespuglio di fragoline e si precipitò per assaggiarne le più mature. Era lì, lì per aprire la bocca quando una voce gli urlò: - Fermati! Non mangiare quelle fragoline. Chi aveva gridato era un coniglio che lo stava avvertendo del tremendo pericolo di morte. Infatti, il coniglietto, tenendosi a debita distanza dal lupo affamato, gli spiegò che due giorni prima un suo amico ne aveva mangiata qualcuna e tra fortissimi dolori alla pancia era poi morto. - Allora mangerò te! – disse il lupo. Il coniglio fuggì a gambe levate e si allontanò lasciando il lupo cattivo da solo. Il lupo mangiò qualche fragolina e presto cominciò ad avere un fortissimo mal di pancia, così iniziò ad ululare per i dolori e a chiedere aiuto agli altri animali della foresta. Nessuno accorse in suo aiuto e lo stesso coniglio sentendo quegli ululati tornò e vide il lupo che si contorceva e che gli chiedeva aiuto. Il coniglio lo guardò e gli disse: - Io ti avevo avvertito ma tu non mi hai ascoltato e anzi volevi mangiarmi! E voltandosi se ne andò via. Dopo poco il lupo malvagio morì. Morale: I consigli dei saggi sono preziosi! Chi non li ascolta spesso paga le conseguenze della propria arroganza. Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Classe V sez. B: Alu’ Luca Esposito Anna Manzi Giuseppe Riccardo Fortuna LA CORSA Tanto tempo fa c’era una lepre che si vantava con tutti di essere in assoluto l’animale più veloce. Un giorno passeggiando nel bosco vide un cespuglio di more e si avvicinò per assaggiarne qualcuna. Nei pressi del cespuglio di more vide una tartaruga che stava assaporando i deliziosi frutti e con rabbia le urlò di smettere di mangiare le sue more. La povera tartaruga si sentì aggredita e rispose: - I frutti del bosco sono di tutti e io non mangerò tutte le more! Ce ne sono tante anche per te! La lepre si infuriò ancora di più e sfidò la tartaruga ad una gara di corsa; il vincitore avrebbe mangiato indisturbato tutte le more. Il giorno seguente i due animali si prepararono per la gara e, dato il via, iniziarono a correre. La lepre, convinta di vincere per la sua grande velocità, a metà percorso si fermò per fare un pisolino. Intanto la tartaruga continuò la corsa col suo passo lento, ma costante. Il piccolo animale era quasi giunto al traguardo quando la lepre si svegliò e certa della sua vittoria cominciò a correre, ma la tartaruga nel frattempo era giunta al traguardo. Con un ultimo scatto da velocista, la lepre tentò di superare la tartaruga e per la grande velocità non riuscì a fermarsi e andò a sbattere contro un albero. Tutta dolorante e piena di rabbia la lepre, nei giorni seguenti fu costretta a guardare la tartaruga che mangiava serenamente le sue more. Morale: Chi è pieno di sé non sempre arriva per primo! Chi va piano, va sano e arriva lontano. Classe V sez. B: De Rosa Anna Lieto Martina Pignatelli Santolo Tavolario Michela Toscano Marika LEO CONTRO TIGRO C’era una volta in un foresta, una famiglia di leoni ed una di tigri che erano sempre in lotta tra loro. Un giorno, il piccolo leoncino Leo sfidò Tigro in una prova di forza. Arrivato il momento della sfida i due iniziarono a lottare con tutte le forze che avevano, convinti ciascuno di vincere. Stava per vincere Leo, ma con un balzo improvviso, Tigro gli fu sopra. Leo con uno scatto si tolse e Tigro ruzzolò. I due erano stremati dalla fatica e restarono entrambi accucciati a guardarsi negli occhi per riprendere fiato, quando Leo disse: - Non importa se non vinco, l’importante è partecipare ed essere leale! E Tigro stremato risponse: - Hai ragione Leo, io approvo ciò che hai detto! Così i due cuccioli diventarono amici e riuscirono a far riappacificare le loro famiglie ed i rispettivi branchi di appartenenza. Morale: Il vero valore dell’amicizia è ciò che rende possibile anche le cose impossibili. Classe V sez.B: Minieri Teresa Gargiulo Angela Pacchiano Silvia Menna Daniele L’OROLOGIO MAGICO C’era una volta una giovane fanciulla di nome Sara. Lei era figlia di un giardiniere ed era molto innamorata di Tomas, il figlio del re. Tomas era in assoluto il giovane più bello e dolce di quel palazzo e ovviamente tutte le ragazze ne erano innamorate. Il principe, tuttavia, aveva un terribile segreto: al calar del sole diventava un orribile orco! Per impedire questa trasformazione c’era bisogno di un oggetto magico “l’orologio dell’amore”. Questo orologio poteva essere preso e consegnato al principe sfortunato solo da una giovane fanciulla pura d’animo e innamorata che doveva anche dimostrare di non essere superba, né avida. L’orologio si trovava in una grotta custodito da un drago. Tomas sapeva che solo una fanciulla poteva salvarlo e renderlo felice e così per trovarla organizzò molti balli a palazzo, ma neppure in quello organizzato per il suo diciottesimo compleanno riuscì a trovare la ragazza giusta. Le fanciulle erano bellissime ma avide di ricchezze e desiderose solo di diventare principesse. Addolorato, Tomas confidò a Sara, la figlia del giardiniere del palazzo e anche sua amica di giochi d’infanzia, il suo segreto. Sara cercò di consolarlo e intanto già stava pensando a come fare per salvare il suo amico. Dopo pochi giorni la fanciulla decise di andare a chiedere consiglio alla saggia vecchina del bosco. La vecchina altri non era che una fata e ascoltando Sara e capendo l’amore e l’amicizia che provava per il giovane principe le spiegò dove e come avrebbe preso l’orologio magico e le donò un grosso diamante dicendole: - Quando entrerai nella grotta ti servirà! La fanciulla partì e dopo giorni di cammino, stanca e affamata si sedette ai piedi di una quercia maestosa. All’improvviso udì una voce che le disse: - Non spaventarti Sara! Era la quercia che le indicò un cespuglio dietro il quale c’era l’apertura della grotta. - Va’! - disse la quercia - E quando sarai dentro urla forte più che puoi la parola “AMORE”; il diamante che hai, mostralo al drago che sarà accecato dal bagliore che emetterà; tu in quel momento lascia il diamante in terra e corri tra le sue zampe, prendi l’orologio e fuggi via. Sara seguì il consiglio della quercia e dopo poco uscì salva e ringraziò l’albero riprendendo il cammino per tornare a palazzo. Appena giunta si recò da Tomas e gli raccontò ciò che aveva fatto per amicizia e per….amore. Tomas appese l’orologio alla parete della sua stanza e l’oggetto iniziò a ticchettare. Erano le sette di sera, il sole stava calando e con stupore i due ragazzi videro che non accadeva nessuna trasformazione. Tomas era salvo e baciò Sara per ringraziarla e per dirle che ne era profondamente innamorato da sempre. Sara e Tomas si sposarono e vissero a palazzo felici e contenti per sempre. Classe V sez.B: Francesco Covone, Esposito Rosa, Guarracino Pasquale, Adami Alessia,Giusy Hassler VIOLA E ALAN C’era una volta una signora di nome Matilde che desiderava più di ogni altra cosa avere una bambina. Un giorno, mentre piangeva accanto al camino, le apparve una fatina che la consolò e le diede un fiore, dicendole di curarlo perché non appassisse. Matilde ogni giorno cambiava l’acqua al vaso di quel fiore e gli parlava come fosse una bambina. Dopo qualche giorno il fiore si schiuse e al centro della corolla, Matilde vide una piccola bambina non più alta di cinque centimetri. La donna chiamò la sua piccola, Viola, ma nonostante il suo sogno si fosse avverato era sempre molto triste perché pensava che la piccolina avrebbe avuto difficoltà nella sua vita, data la sua minuscola statura. Matilde non sapeva però che anche in un’altra casa era nato un bambino piccolissimo, come la sua Viola. Il bimbo si chiamava Alan ed era nato da un tulipano e magicamente questi sapeva volare. Un giorno presso lo stagno i due bambini si incontrarono e fecero amicizia. Passarono molti anni, i ragazzi diventarono due bei giovani ma sempre minuscoli di statura. Spesso Alan la portava in volo sui prati, sul fiume, sulle colline, in riva al lago. Una bella mattina di primavera Alan fece fare un giro in volo a Viola e la posò su una foglia che galleggiava sulla riva del lago. All’improvviso una lunga e viscida lingua si attorcigliò attorno al corpo della piccola Viola: era un rospo che presa la ragazza saltando di foglia in foglia la rapì. Alan spaventato e disperato volò via ma non riuscì a capire dove fosse finita Viola. Il rospo intanto cominciò ad organizzare le nozze per sposare la splendida fanciulla. Alan piangendo andò a sedersi in un tulipano e due sue lacrime caddero nell’acqua del lago. Subito dopo apparve una fata meravigliosa che rassicurò Alan e gli diede in dono un falco fatato. Il ragazzo balzò sul dorso del falco che si alzò in volo e lo portò ai piedi di un salice piangente dove si stavano svolgendo le nozze tra il rospo e Viola. In picchiata il falco fece fuggire tutti i rospi invitati e col becco uccise il rospo rapitore e poi prese Viola delicatamente. Il falco riportò a casa i due giovani che si promisero eterno amore e si sposarono e, al primo bacio, a Viola spuntarono le ali. Così insieme volarono felici e contenti per sempre. Classe V sez. B: De Rosa Anna, Toscano Marika, Tavolario Michela, Lieto Martina, Pignatelli Santolo, Angela Gargiulo IL SOGNO In una piccola cittadina di un paese lontano, lontano, viveva una famiglia molto povera costretta a lavorare tutto il giorno per mezzo pane. In questa famiglia c’erano due bambini, Max e Daesy, che aiutavano i genitori nel lavoro e non potevano avere una vita sociale con i loro coetanei. Una sera i due bambini sentirono discutere i loro genitori per le difficoltà economiche che erano costretti ad affrontare ogni giorno. I fratellini andarono a letto desiderando avere tante ricchezze per aiutare il loro papà e la loro mamma. Sembra incredibile ma Daesy e Max fecero lo stesso sogno quella notte! I due sognarono di vivere in una grande casa riccamente ammobiliata, con armadi stracolmi di vestiti lussuosi, dispense in cui non mancava nessun tipo di leccornia. Accanto a questa casa meravigliosa ce n’era una piccolissima fatta tutta di legno, col tetto di paglia che sulla cima aveva un nero comignolo dal quale fuoriusciva un filo di fumo. Quella era la casetta di un mago. I bambini incuriositi si avvicinarono e spingendo la porta entrarono e videro un vecchietto seduto accanto al camino. Il vecchietto, che era di spalle, si girò, vide i due bambini e li pregò di avvicinarsi, dicendo: - Entrate! Non abbiate paura. Io sono Ostimos. E voi chi siete? Daesy e Max si avvicinarono al vecchietto, si presentarono e gli raccontarono la loro povera vita, le difficoltà economiche, ma anche la serenità che regnava nella loro povera famiglia. Ostimos fu colpito dalle parole dei bambini e disse: - Io posso aiutarvi ma ho bisogno di vedere se siete due ragazzi intelligenti e coraggiosi! Se riuscirete a superare le prove che vi dirò avrete tutto ciò che desiderate! La prima prova consisteva nel trovare un diamante che il vecchio aveva in casa ma non ricordava più dove fosse; la seconda era quella di riuscire a trovare una moneta d’oro che si spezzasse in due solo usando le mani; la terza era riuscire a cercare il suo gufo fuggito nel bosco. I due bambini si misero in cerca del diamante e pensarono subito che il vecchio lo avesse dimenticato nel sacco dei fagioli. Così fu perché lo trovarono e lo consegnarono a Ostimos. Max per la seconda prova pensò di usare una moneta di cioccolato rivestita di carta dorata e così i due bambini si recarono a comprarla con l’unico soldo che Daesy aveva in tasca. Poi davanti a Ostimos Max spezzò la moneta in due usando solo le sue dita e anche la seconda prova andò a buon fine. La terza prova era certamente la più complessa perché recarsi nel bosco di notte a cercare un gufo non è da tutti. I due bambini si fecero coraggio e si inoltrarono nel bosco. Per trovare il gufo cominciarono a chiamarlo tenendo in mano una coscia di pollo ben cotta perché Ostimos gli aveva detto che Gugu ne era ghiotto. Gugu!, Gugu! – urlarono i due bambini. All’improvviso videro due lucine che brillavano tra i rami di un albero e un po’ intimoriti si avvicinarono. Era Gugu! Max lanciò un sacco sul gufo e lo catturò. I due bambini riportarono il gufo al vecchietto e anche la terza prova fu superata. Ostimos, appena vide i bambini col gufo, si alzò e in un lampo di luce si trasformò nel mago che era e col la sua bacchetta magica fece apparire davanti ai due fratellini una pentola piena di monete d’oro e disse: - Ecco ciò di cui avevate bisogno. Ora siete ricchi e potete ritornare ai vostri genitori con queste ricchezze. Il mattino seguente Max e Daesy si svegliarono presto per andare al lavoro con i loro genitori e mentre si vestivano si raccontarono lo strano e comune sogno che avevano fatto. Max nel prendere da sotto il letto le sue scarpe vecchie e rotte vide uno strano oggetto, lo afferrò e lo tirò fuori. Ma è la pentola con le monete d’oro! – esclamò Daesy. Era proprio il dono del mago Ostimos. I due bambini corsero a chiamare i genitori e gli mostrarono le monete raccontandogli tutto ciò che era accaduto nel loro sogno. Da quel giorno oltre alla ricchezza di amore e di serenità che c’era in quella famiglia ci fu anche tanto denaro per vivere bene e per far vivere bene anche le famiglie più povere di quella piccola cittadina di quel paese lontano, lontano. Classe V sez. B: Alu’Luca Esposito Anna Manzi Giuseppe Menna Daniele Minieri Teresa Pacchiano Silvia Riccardo fortuna