Arcireport n_17

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Arcireport n_17
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s e t t i m a n a l e
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c u r a
d e l l ’ A r c i
anno XI - n. 17
30 aprile 2013
www.arci.it
[email protected]
Ricostruire nella società
un progetto di cambiamento
H
A due mesi dal voto, l'Italia ha un nuovo governo. Nasce da quelle larghe intese che il centrosinistra escludeva fino a pochi giorni fa e
che oggi sostiene in virtù di un stato di necessità. Non è il governo di cambiamento che il
paese aspettava. Non che sia disdicevole in
assoluto che i partiti trovino punti di intesa nell'interesse generale. Ma la situazione italiana,
segnata da un'emergenza economica e sociale
pesante e da una crisi democratica resa ancor
più drammatica dall'onda di sfiducia emersa
dal voto, richiedeva un cambio di rotta radicale.
La soluzione c'era: un governo di svolta per far
fronte all'emergenza sociale e larghe intese
sulle riforme istituzionali. Ad affossarla ha contribuito non solo il nuovo equilibrio tripolare del
parlamento o la riottosità dei 5 stelle a
sostenere un governo con il centrosinistra, ma
soprattutto le spaccature nel PD e il comportamento indegno di una parte dei suoi eletti nel
voto per il capo dello stato. Restavano solo due
alternative: tornare al voto senza aver risolto
alcuno dei problemi sul tappeto o fare un governo che provasse ad affrontarli. Si può discutere se la strada scelta sia una resa alla
destra o un atto di responsabilità nell'interesse
del paese. Intanto il centrosinistra si è diviso.
In questo difficile contesto Letta ha composto
un esecutivo con un forte rinnovamento generazionale e di genere, ha coinvolto alcune figure nuove e competenti, ha fatto scelte di valore simbolico come quella della delega sull'immigrazione a Cecile Kyenge, la prima ministra
nera. Certo, non basta questo a promuovere il
nuovo governo. Ci sono i limiti, l'assenza di
segnali di apertura al mondo del lavoro, un programma per ora fatto soprattutto di buone
intenzioni, e i ministeri chiave affidati a persone
che non garantiscono la necessaria discontinuità rispetto alle scelte fin qui perseguite. E
naturalmente, il ritorno in campo del centro
destra e di Berlusconi. Il nuovo esecutivo a
questo punto, in ogni caso, da oggi in poi andrà
valutato sulle scelte concrete che farà. Un governo sostenuto da forze che restano alternative e in competizione è un'anomalia. C'è
bisogno di una sinistra che non dimentichi i
suoi valori non negoziabili e non rinunci ad
avere un progetto e un'idea di società. Nelle
istituzioni, questo vuol dire incalzare l'azione
del governo rivalutando il ruolo del parlamento
in una sana dialettica democratica. Ma è anzitutto nella società che si dovrà lavorare per
ricostruire un progetto di cambiamento e dare
nuova unità e rappresentanza ai soggetti
sociali e ai loro diritti.
Paolo Beni
1° Maggio Festa del Lavoro
Non c’è più posto
quante persone si riferiva Karl Marx
quando nel 1848 lanciava il suo
celebre invito «Proletari di tutto il
mondo unitevi!». La domanda non è banale,
perché permette un confronto con l’oggi. Gli
studiosi di storia economica che si sono
cimentati con questo quesito sono giunti alla
conclusione che nella categoria di proletari,
cioè di chi non aveva che le proprie braccia
e la propria mente da offrire sul mercato del
lavoro, potessero rientrare all’epoca al massimo 100 milioni di persone.
A distanza di 165 anni possiamo tranquillamente parlare - dati Oil (organizzazione
internazionale del lavoro) e Ocse (organizzazione dei paesi più sviluppati) - di ben tre
miliardi di persone.
Nulla di più falso, dunque, che pronosticare
la fine del lavoro, come nell’ infelice titolo di
un libro di James Rifkin di qualche anno fa.
Ma, dati del 2009, le stesse Organizzazioni
ci dicevano che 1.800 milioni di persone
A
erano senza contratto, diritti, protezione
sociale. Oggi la situazione è peggiore: secondo l’ultimo rapporto Gallup, mancano, a
causa della crisi, oltre 1.500 milioni di posti
di lavoro.
Nei paesi dell’Ocse, 26 milioni di giovani
non lavorano né studiano, mentre l’occupazione femminile è sempre molto distante
da quella dell’altro sesso.
Basterebbero queste cifre, nude e crude, a
dimostrare la drammatica attualità su scala
planetaria del Primo maggio, festa del lavoro. In molti paesi, dove i diritti sono assenti,
questa è soprattutto una giornata di lotta. Lo
è in Bangladesh, dove centinaia di lavoratrici e lavoratori sono morti nei giorni scorsi
per il crollo annunciato di un palazzo che
ospitava cinque fabbriche tessili.
Ma è ormai così anche nella vecchia
Europa dove le politiche recessive innestate
dall’austerità hanno prodotto distruzione di
posti di lavoro e precarietà senza diritti.
La Fiom-Cgil invita a portare il 18 maggio, alla manifestazione di Roma,
un pezzo di tessuto per ricordare le lavoratrici e i lavoratori
morti a centinaia lo scorso 24 aprile a Dacca
nel crollo del palazzo che ospitava cinque fabbriche tessili
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Non possiamo più aspettare
di Michele De Palma, segreteria nazionale Fiom-Cgil
desso aveva di nuovo fame.
Voleva ricominciare a mangiarmi, l'ansia. Un paio di morsi per
assaggiarmi, all'inizio. E poi fauci spalancate
per azzannarmi in un unico boccone. Ero
diventato il suo pasto quotidiano». Christian
Frascella, operaio turnista della lastratura a
Torino, è diventato uno scrittore e mi sono
permesso di rubargli le parole tratte da Il panico quotidiano per mettere su foglio una condizione ormai maggioritaria. «Mi ripetevo: perchè a me? Perchè tra tutti proprio a me?». La
crisi provoca questo stato d’animo quando si
abbatte sulla vita di lavoratori dipendenti e
pensionati, mentre per chi è sempre stato precario cancella ogni speranza. Un milione di
licenziamenti, l'80% dei nuovi contratti di lavoro precari, quasi il 40% dei giovani disoccupati, e la povertà che ogni giorno inghiotte
nuove vite: la crisi non è ‘democratica’, non
colpisce tutti allo stesso modo se il 10% della
popolazione detiene il 50% delle ricchezze.
Non siamo tutti sulla stessa barca, anzi la crisi
è usata per bucare il paracadute delle protezioni sociali come la cassa integrazione o la
mobilità, tagliare le reti della sanità pubblica o
dell’art.18, segare la scala sociale della scuo-
«A
la e dell'università pubblica. Lo scandalo è
che le politiche di austerità cercano di insinuare un senso di colpa diffuso tra chi responsabilità non ne ha proprio. E sempre per
senso di responsabilità chiamano al tavolo le
rappresentanze sociali perché spieghino a chi
la crisi la sta pagando dal 2008 che la precarietà è un’opportunità, che devono cedere
salario, orario, diritti per salvare il Paese mentre chi licenzia, chi evade, chi vive della rendita finanziaria e fondiaria può continuare a
farlo. Bisogna essere uniti in un momento di
crisi, ma il problema è con chi? Con chi ha
dettato le politiche europee e nazionali che ci
hanno portato fin sugli scogli dell'isola del
Giglio per un inchino alla BCE, alla Commissione europea, al management delle imprese
che hanno prima drenato risorse pubbliche e
oggi mettono in cassa i lavoratori per produrre all'estero? Ci vuole un insano masochismo
per accettare di fare l'unità nazionale, il patto
dei produttori, con chi ti ha chiamato choosy,
scansafatiche, privilegiato, malato immaginario e prova a spiegare che il nostro Paese ha
una bassa produttività per colpa dei giovani
che non sono preparati, per gli operai che
sono lenti, le donne che non sono abbastan-
za flessibili e gli anziani che hanno pensioni
da capogiro. No, non si può accettare. Per
questo abbiamo deciso di rompere la solitudine e lanciare un appello a tutti coloro che vivono nel ‘panico quotidiano’ della crisi. C'è bisogno di politiche che cancellino le leggi sbagliate come l'art.8, che rispettino i risultati dei
referendum come quello sull'acqua, che redistribuiscano il lavoro e rispondano al ricatto
del precariato e della disoccupazione con un
reddito. Per la Fiom-Cgil la democrazia è l'unico antidoto al veleno che chiude i cancelli
delle aziende, la porta di casa dei neet, che
prepara le valigie, che suicida le persone.
Quando abbiamo deciso di scendere in piazza non era stato ancora eletto il Presidente
della Repubblica ed Enrico Letta era un semplice deputato. In questi giorni di grande
attenzione delle persone alla vita istituzionale,
abbiamo assistito al paradosso di una parte
importante della politica che ha vissuto come
una indebita pressione la voglia di cambiare.
Anche per questo «non possiamo più aspettare». Il 18 maggio non sarà una manifestazione che inizia in piazza della Repubblica e
finisce a San Giovanni, ma chiederà a tutti di
non fermarsi, di iniziare un cammino.
È indispensabile voltare pagina rispetto all’austerity
di Alfonso Gianni, direttore Fondazione ‘Cercare ancora’
hissà se il nuovo ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni ha cambiato idea rispetto a quanto dichiarava nel novembre del 2011: «Le misure di
austerity più che causare una recessione,
spingeranno la crescita attraverso una riduzione dei tassi di interesse in tutti i settori dell’economia». Argomenti per un radicale ripensamento non gli dovrebbero mancare. Negli
ultimi mesi, con sempre maggiore frequenza,
giungono smentite teoriche e pratiche alle
politiche di austerity e di rigore in materia di
bilancio. Aveva cominciato niente meno che il
Fmi, mettendo sotto accusa il moltiplicatore
che era stato usato per calcolare gli effetti
depressivi sulle economie europee delle
misure di austerità.
L’errore non era da poco: anziché lo 0,5%
previsto, l’impatto avrebbe dovuto essere calcolato con un moltiplicatore che si avvicina a
quattro volte tanto. In pratica per ogni punto di
taglio di spesa gli effetti negativi sul Pil non
erano di mezzo punto ma di circa 2; nel caso
dell’Italia non di 800 milioni, ma di 3200. Più
recentemente un gruppo di giovani ricercatori ha messo sotto accusa le conclusioni cui
erano giunti due economisti di fama mondiale come Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart,
i quali sostenevano che con un rapporto fra
C
debito e Pil sopra il 90% la recessione fosse
inevitabile. Invece non è affatto così, non esiste nessun rapporto meccanico di questa
natura. I due studiosi si erano fidati troppo di
Excel e non avevano considerato l’intera
serie storica per alcuni paesi. Un classico
esempio di come una tesi precostituita possa
portare persone di qualità a commettere errori banali pur di trovare conferme.
Sul piano pratico le teorie dell’austerity sono
state contraddette con successo non solo da
Obama negli Usa, ma persino dal centrodestra di Shinzo Abe in Giappone, protagonista
di un rilancio della spesa pubblica senza
preoccuparsi dell’aumento dell’inflazione,
perché in questa fase i veri nemici sono deflazione e recessione. Tra l’altro l’azzeramento
conseguente dei rendimenti dei titoli di stato
giapponesi ha spostato ingenti capitali sulle
piazze europee, dando un po’ di fiato anche
alle nostre finanze e aiutando la diminuzione
degli spread.
Qualche timido accenno di ripensamento sta
anche nelle parole del potente commissario
europeo Olli Rehn. Ma troppo poco per rappresentare una svolta. L’allentamento della
cinghia riguarda per ora solo la Francia e la
Spagna, mentre resta alta la pressione
sull’Italia. Un famoso economista recente-
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mente scomparso, Mussa, diceva che ci
sono tre tipi di crisi: di liquidità, di solvibilità e
di stupidità. In Europa siamo pienamente
immersi in quest’ultima e pare non abbiamo
intenzione di uscirne. In realtà tutto ciò dipende dalla preminenza delle teorie neoliberiste
e dall’ostilità tedesca a qualunque allentamento delle politiche di rigore, perché su questo si fonda il suo strapotere in Europa.
Prospettiva miope, poiché in questo modo la
Ue imploderà e anche la Germania si troverà
a mal partito. Bisognerebbe ricordare che nel
1948 la Germania ha beneficiato di uno dei
più grandi atti di remissione del debito. Il 93%
del debito dell’era nazista venne cancellato
passando dal 675% degli anni Quaranta al
12% dieci anni dopo. Indubbiamente questo
venne fatto perchè la rinascita economica e
politica della Germania conveniva agli Usa in
funzione antisovietica, ma non c’è dubbio che
la storia ha dimostrato che debiti eccessivi
non sono comunque pagabili e che politiche
di austerità non fanno che peggiorare la situazione. Bisognerebbe sbarazzarsene una
volta per tutte, rivedendo i trattati europei e
soprattutto cancellando il più recente fiscal
compact che comporta un taglio di oltre 40
miliardi nel bilancio del nostro paese per i
prossimi venti anni.
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Una pseudo-tassa per la finanza
di Andrea Baranes, presidente della Fondazione culturale Responsabilità Etica
N
bili e nella visione del governo anche un'imposta minima potrebbe avere impatti sulla
liquidità del mercato e quindi sui nostri conti
pubblici. Il problema è che il mercato dei titoli di Stato è «delicatissimo» in primo luogo a
causa della stessa instabilità e dei continui
rischi di attacchi speculativi. La Ttf nasce
come strumento per «gettare un granello di
sabbia negli ingranaggi della speculazione»,
intervenendo a monte per bloccarne gli
impatti devastanti. Secondo il governo, al
contrario, l'unico obiettivo sembra quello di
racimolare un gettito per dare sollievo ai conti
pubblici, agendo unicamente a valle. Si
raschia il fondo del barile con nuove imposte
per rimediare ai disastri combinati dalla finanza, ma senza provare a contrastarne lo strapotere. Con l'ultima legge di stabilità il governo Monti ha introdotto una cosiddetta Ttf in
Italia. Una proposta talmente debole che non
andrebbe nemmeno chiamata tassa sulle
transazioni finanziarie. Non vengono tassati i
derivati e non si colpisce il trading ad alta frequenza, per fare due esempi. Come dire che
si introducono dei limiti di velocità sulle strade e si scopre che riguardano le biciclette ma
non le automobili, e che l'unico scopo è fare
cassa con le multe, non diminuire il numero
di incidenti stradali. La Ttf non è certo la
panacea dei problemi della finanza. In paral-
lelo bisogna contrastare i paradisi fiscali, limitare l'uso dei derivati e via dicendo. Se correttamente applicata, è però un tassello fondamentale per chiudere il casinò finanziario
che ci ha trascinato nella crisi. Parliamo di
una ‘vera’ Ttf , che necessita della volontà
politica di controllare, e non compiacere, i
mercati finanziari. Una volontà che sembra
decisamente mancare oggi in Italia. Il discorso sulla Ttf appare emblematico di quanto
avvenuto negli ultimi giorni in Italia. Con la rielezione di Napolitano abbiamo tranquillizzato i mercati. Abbiamo chiarito che andremo
avanti come prima: piani di austerità e obbedienza assoluta agli ordini della Troika. Lo
spread è sceso, in attesa di capire quali altri
sacrifici pretenderanno da noi i mercati. Per
farci trovare pronti a chinare la testa e a sottometterci a sua maestà la finanza. La tassa
sulle transazioni finanziarie può aspettare.
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Oltre il deficit, la vita
di Marco Bersani, Attac Italia
nseguire il deficit giorno per giorno
porta solo a misure controproducenti, che alla fine questo deficit lo
aggravano». Con queste parole in un'intervista a La Repubblica, Pier Carlo Padoan,
vicesegretario dell'Ocse, si aggiunge alla
schiera di quanti, a partire dal direttore finanziario del Fondo Monetario Internazionale
Olivier Blanchard, scoprono sostanzialmente l'acqua calda: ovvero che le politiche di
austerità, oltre a far precipitare nella povertà
ampie fasce della popolazione, bloccano
qualsiasi possibilità di uscita dalla crisi.
Nessuna folgorazione sulla via di Damasco,
ovviamente: si tratta solo di allentare un po'
la catena affinché i popoli prigionieri non soccombano definitivamente e continuino così a
generare asset per i capitali finanziari. Nel
frattempo, il quadro politico-istituzionale del
nostro Paese, con la rielezione di Giorgio
Napolitano e l'avvio del governo di larghe
intese, dimostra la crisi irreversibile della
democrazia rappresentativa e il proprio
«I
arroccamento nel ‘Palazzo’ al solo scopo di
perpetuare le politiche di austerità dettate
dall'Unione Europea e dalle lobby finanziarie. Occorre invertire la rotta. Questo ha
mosso le oltre 250 persone che lo scorso 13
aprile a Firenze hanno fatto nascere il Forum
per una nuova finanza pubblica e sociale.
Con due obiettivi concreti di lavoro: a) il rifiuto della trappola del debito, così come viene
costruito dai diktat delle lobby monetariste
italiane ed europee, e la proposta di avviare
a livello nazionale e locale un'inchiesta
popolare sulle cause dello stesso (audit), per
deciderne assieme quale parte va rifiutata in
quanto giuridicamente «illegittima» e «odiosa», e quale parte va ristrutturata secondo
tempi e modalità che non pregiudichino i
diritti e il reddito delle popolazioni;
b) la socializzazione del credito, ribaltando la
prospettiva di un paese come l'Italia che è
passato da un controllo pubblico sul sistema
bancario pari al 74% nel 1992 all'attuale zero
per cento. Per questo diventa centrale la
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socializzazione della Cassa Depositi e
Prestiti, azienda strategica del Paese con
oltre 300 miliardi di attività, 235 dei quali frutto del risparmio postale di cittadini e lavoratori. Tre giorni di iniziativa in tutti i territori
sono stati già fissati per il 16-17 e 18 maggio,
mentre sono allo studio due leggi nazionali
d'iniziativa popolare per aprire una nuova
fase di alfabetizzazione popolare nel Paese
sui temi del debito, della finanza e della
democrazia.
Con una nuova consapevolezza: dopo anni
di resistenza a valle sugli effetti delle politiche liberiste, è giunto il momento di risalire a
monte riappropriandosi dei luoghi della decisionalità collettiva e della ricchezza sociale.
Perché se il debito è pubblico e la crisi mette
tutti sulla stessa barca, tutte e tutti abbiamo
il diritto di decidere la strada migliore per
uscirne. Sottraendo pezzi sempre più ampi
di società agli impulsi famelici dei capitali
finanziari e restituendoli, con intelligenza e
determinazione, alla dignità collettiva.
notizieflash
uovi attacchi contro la tassa sulle
transazioni finanziarie. Il primo arriva
dalla City, centro nevralgico della
finanza globale e da sempre strenua oppositrice di qualsiasi forma di regolamentazione.
Nei giorni scorsi il governo inglese, insieme a
quello del Lussemburgo, è arrivato addirittura a muovere un'azione legale presso la
Corte di Giustizia Europea per bloccare la
proposta della Commissione Europea.
Ricordiamo che la Ttf è un'imposta dello
0,05% su ogni transazione finanziaria. Si tratta di una delle misure più efficaci per frenare
la speculazione e per ridurre l'instabilità sui
mercati finanziari. Dopo anni di campagne
sociali, finalmente quest’anno la Commissione ha pubblicato una bozza di direttiva,
che deve ora essere discussa e approvata
dalle altre istituzioni europee. Gli attacchi dei
due Paesi dell'Ue che più hanno fondato le
loro economie sulla completa deregolamentazione finanziaria non sono quindi una sorpresa. Lo è invece la dichiarazione di pochi
giorni fa del ministro dell'Economia Grilli,
secondo il quale l'Italia è pronta a bloccare
l'intero processo europeo se non verranno
esclusi dalla Ttf i titoli di Stato. Il motivo è che
si tratta di un mercato «delicatissimo, su cui
non vogliamo perdere alcuna chance». In
pratica già oggi Bot e Btp sono poco appeti-
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I diari delle tappe della Carovana nel Lazio
a cura dei carovanieri Annalisa Ausilio e Mattia Ciampicacigli
23 aprile, Aprilia e Latina
24 aprile, Roma e Rieti
I tre giorni nel Lazio della Carovana antimafie iniziano con una
destinazione ‘calda’: il sud pontino.
Regno da trent’anni delle ‘ndrine degli Alvaro e dei Tripodo e dei
loro affari nel settore dei rifiuti, delle agromafie, del ciclo del
cemento. Una terra dove la mafia si è ormai fatta sistema, dove
le tante zone grigie dell’omertà sembrano non avere soluzione
di continuità.
Prima tappa all’Istituto ‘Fratelli Rosselli’ di Aprilia. Alcune classi
hanno partecipato anche all’ultima Giornata della Memoria e
dell’Impegno contro le mafie a Firenze.
Poi ci spostiamo a Latina, dove ci attende una tavola rotonda sui
problemi del caporalato con i sindacati. Qui Marco Omizzolo,
coordinatore provinciale di Legambiente, racconta le situazioni
di disagio in cui si trovano a lavorare e a vivere i tanti braccianti migranti impiegati ‘a nero’ nei campi ortofrutticoli e nelle serre
che si estendono tra i borghi della pianura pontina.
Al centro di tutti gli interventi la colpevole indifferenza della politica e dell’informazione e l’impotenza dei sindacati.
Ma anche la necessità di organizzare, già a partire dai prossimi
mesi, corsi di formazione di diritto del lavoro per gli stessi
migranti. Consapevoli che una maggiore legalità si possa ottenere solo facendo prendere loro coscienza di quelli che sono i
propri diritti.
Il dibattito ormai è aperto e il tema verrà affrontato nel corso
della Festa di Legambiente di San Felice Circeo ai primi di agosto.
La seconda tappa nel Lazio della Carovana Antimafie inizia con
una splendida accoglienza preparata dagli studenti della scuola
media ‘Renato Villoresi’ di Roma.
Coreografie, balli, canti e un coro che ha intonato Pensa di
Fabrizio Moro. Non è mancato neanche il travolgente ritmo della
pizzica salentina con dieci studentesse, vestite di bianco che
hanno danzato sulle note di Grande Sud di Eugenio Bennato.
Dopo le esibizioni, centinaia di studenti hanno preso parte alla
conferenza, dove i promotori della Carovana hanno spiegato il
senso del viaggio e dell’antimafia. «La cosa peggiore della mafia
è l’omertà» sono le parole di una studentessa di seconda media.
«Un mafioso è chi non sa vedere la bellezza che lo circonda» fa
eco una compagna di classe.
Dopo una mattinata ricca di spunti e confronto, si risale sul furgone. Prossima tappa: Rieti, sala del consiglio comunale.
Incontro con i rappresentanti sindacali locali, il sindaco e studentesse impegnate nei progetti nelle scuole promosse da
Libera. Dopo lo scambio di esperienze ci si saluta con la volontà di analizzare insieme le problematiche del territorio per stilare le priorità delle questioni da affrontare. Il pomeriggio termina
con l’intenzione di collaborare sul territorio per lavorare su tematiche legate al lavoro e alla legalità a partire dalla creazione di
un osservatorio antimafia e laboratori scolastici. Ora si torna a
Roma.
Domani è il 25 aprile, i furgoni parteciperanno al corteo per la
festa della Liberazione.
25 aprile, Roma
LE PROSSIME TAPPE
Ultima tappa della Carovana antimafie nel Lazio. Nel giorno
della Liberazione, non potevamo non unirci al tradizionale corteo antifascista di Porta San Paolo.
Siamo tra i primi ad arrivare al concentramento con i due furgoni al seguito: tra Arco di Costantino e Piramide sfilano assieme i
partigiani dell'Anpi, gli studenti, i precari, gli esodati della
Fornero, le comunità di migranti e diverse formazioni politiche.
Dal palco Alessandro Cobianchi dell'Arci e Ferdinando Secchi di
Libera ricordano il tema delle due resistenze, quella antifascista
e quella antimafia, e riaffermano il legame inscindibile tra diritti,
cittadinanza, legalità e democrazia.
Il comune punto di riferimento resta sempre la Costituzione
repubblicana. Da difendere e da attuare, di più e meglio.
A pranzo ci trasferiamo al Pigneto. Siamo ospiti dello spazio
dell'Associazione antimafie Dasud per la loro Resistenza
imPERTINIente.
Una tappa per rinsaldare il legame tra le associazioni promotrici
è questa piccola realtà, nata nel 2005 a Reggio Calabria e trasferitasi dal 2009 nella Capitale per «ricostruire memoria, condivisa dal basso e non riconciliata dall’alto».
Dasud oggi vanta una preziosa mediateca intitolata alla memoria di Giuseppe Valarioti, sindaco comunista di Rosarno ucciso
dalla ndrangheta nel giugno del 1980, e la tenacia di tante
ragazzi e tanti ragazzi.
Nei prossimi giorni la Carovana si sposterà in Liguria. A loro il
testimone. Se sapete contare, continuate a camminare!
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Dopo le tappe liguri a Genova e Savona, la Carovana si sposta
in Piemonte.
Il 6 maggio i furgoni si sdoppiano, con due iniziative che si
svolgeranno, durante la mattinata, a Torino presso la Sala delle
Colonne in piazza Palazzo di Città e ad Alba presso l’Aula
Magna della Scuola Enologica 'Umberto I'. Nel pomeriggio i
carovanieri si ritrovano ad Asti, presso la casa del popolo di via
Brofferio 129, dove, dopo l’apericena della legalità, ci sarà la
proiezione del film L’intervallo di Leonardo Di Costanzo.
Il 7 maggio appuntamento ad Alpignano con gli studenti della
scuola media ‘Tallone’, a Orbassano all’istituto ‘E. Amaldi’, alla
comunità alloggio La rosa di Jerico e al Cesar Cafè, a Bruino
in piazza del Municipio, a Trana all’istituto comprensivo insieme agli operatori del circolo Hakuna Matata e di Libera.
In serata altre due tappe: a Sangano, dove ci saranno lo spettacolo di teatro civile Turlupineries e il concerto del gruppo
Unniverso e a Santena con la presentazione del libro di Pino
Masciari.
Mercoledì 8 maggio la Carovana sarà sia a Nichelino, presso
la libreria Il cammello, per la presentazione del libro Zero zero
zero di Roberto Saviano, sia ad Aosta per un’iniziativa territoriale.
Il 9 maggio altri due incontri con le scuole, a Brusasco (TO) e
Omegna (VB), mentre a Chivasso i carovanieri parteciperanno
alla cerimonia di intitolazione di una via a Peppino Impastato.
Info: www.carovanaantimafie.eu
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ambiente
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‘Impatto Zero’, il premio dedicato alla sostenibilità
ambientale si apre a tutto il territorio nazionale
l ‘Premio Impatto Zero’ nasce nel 2011,
nella provincia di Padova, per promuovere la cultura della sostenibilità, l’attenzione all’ambiente e scelte di vita ecosostenibili. Si tratta di un concorso ideato
per contribuire all’adozione di buone pratiche, rivolto ad associazioni, cooperative e
altre realtà del Terzo Settore impegnate in
azioni e progetti rispettosi dell’ambiente,
ma anche a quei cittadini che ogni giorno
compiono gesti responsabili per ridurre la
propria impronta ecologica.
L’edizione del 2012, aperta a tutta il Veneto, ha avuto un buon successo.
Con l’edizione 2013 si tenta il salto sul
livello nazionale, aprendo il premio a tutto
il territorio, grazie anche alla collaborazione offerta dal gruppo Arci ambiente e stili
di vita.
Gli obiettivi saranno ancora una volta
quello di diffondere tra i cittadini, le istituzioni, le imprese e gli enti del Terzo settore una cultura legata alla sostenibilità;
valorizzare le best practices che si sono
sviluppate per contenere lo sfruttamento di
risorse e ridurre l’impatto ambientale; promuovere comportamenti green e incentiva-
I
re scelte di consumo rivolte a prodotti e
servizi forniti da aziende attente all’ambiente e alla responsabilità sociale di
impresa; creare nuove sinergie tra profit e
no profit, costruendo nuove occasioni di
incontro tra domanda e offerta.
Quest’anno il premio si sdoppierà in due, in
base alla provenienza: candidature provenienti da tutta Italia e candidature provenienti dal Veneto.
Al centro del concorso saranno sempre
azioni, iniziative e servizi avviati al fine di
A dieci anni dalla prima edizione,
buone pratiche di vita con ‘Terra Futura’
È necessario rifondare la governance di
un’Europa a rischio di implosione, per ridarle credibilità e legittimazione.
Dal sistema istituzionale a quello economico-sociale, dal welfare alla sostenibilità
ambientale, alla finanza: servono nuove
risposte e maggiore democrazia. Attorno a
questa urgenza si svilupperà la decima edizione di Terra Futura, mostra convegno
internazionale delle buone pratiche di
sostenibilità ambientale, economica e
sociale, dal 17 al 19 maggio a Firenze, alla
Fortezza da Basso, promossa da
Fondazione culturale Responsabilità etica
per il sistema Banca Etica, Regione Toscana e Adescoop insieme ad Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie
Concrete e Legambiente. Nata all’indomani
della prima edizione del Forum Sociale
Europeo, Terra Futura ne ha raccolto il
testimone, facendo proprie e portando
avanti denunce, riflessioni, obiettivi e istanze per un altro mondo possibile. Da allora
sono trascorsi dieci anni: anni di dibattito
culturale, di scambio e diffusione di percorsi e buone prassi, nella costruzione continua di alleanze tra i diversi attori della
sostenibilità. Best practices che – finora da
più parti liquidate come nicchie o ritenute
inconcepibili quali basi di un diverso sistema - sarebbe finalmente l’ora di prendere in
seria considerazione. Terra Futura vuole
anche in questa decima edizione alimentare il dibattito su un modello diverso di sviluppo e avanzare proposte concrete. Le
buone pratiche di vita, di governo e di
impresa saranno quindi ancora al centro
della mostra alla Fortezza da Basso.
Prodotti, progetti e percorsi protagonisti
anche dell’ampia rassegna espositiva,
organizzata secondo diverse sezioni tematiche per offrire ai visitatori un panorama
completo di tutte le novità nel campo della
sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Presenti enti e istituzioni, realtà del
terzo settore, imprese eticamente orientate. Ricco e articolato anche il programma
culturale, che vedrà in calendario incontri,
convegni, workshop e dibattiti alla presenza di illustri esperti e noti personaggi del
mondo del terzo settore, dell’economia,
della politica, della cultura. E ancora spettacoli, momenti di animazione e laboratori.
Info: www.terrafutura.it
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ridurre lo sfruttamento di risorse naturali,
l’emissione di sostanze inquinanti e la produzione di rifiuti, contribuendo così a
migliorare la qualità della vita sociale a
livello locale e globale.
Una commissione valuterà le prassi candidate, tenendo conto della loro qualità in
termini di originalità, riduzione dell’impatto
ambientale, replicabilità, capacità di essere diffuse, benefici sul tessuto sociale.
I premi saranno rigorosamente sostenibili
e messi in palio da aziende sensibili alle
questioni ambientali.
Le candidature verranno raccolte tra giugno e settembre, valutate a ottobre e a
novembre ci sarà la premiazione.
Il premio è promosso da Arci con il contributo della Camera di Commercio di Padova, e la collaborazione di Legambiente,
Coordinamento Agende 21 Locali italiane,
Progetto Life+ECO Courts, CSV del Veneto, Comune di Padova, Legacoop Veneto,
Confcooperative.
Il Regolamento e tutte le informazioni per
partecipare saranno disponibili dalla prossima settimana sul sito
www.premioimpattozero.it
Anche quest’anno
l’Arci ci sarà
Terra Futura si svolgerà a neppure un mese
dall'insediamento del Governo, nato dopo
una lunga e inedita crisi istituzionale e politica.
Nel dibattito che l’ha accompagnata c'è stato
un grande assente: l'Europa, le sue politiche,
il suo modello, il suo futuro. Le questioni europee non sono politica estera. La crisi è crisi
europea. I drammi sociali e del lavoro sono
stati aggravati dalle scelte delle leadership
europee, imponendo austerità e recessione ai
paesi più indebitati. Eppure, sembra sempre
che l'Italia stia su Marte. Al massimo, si continua ad invocare la crescita - solo e sempre la
crescita del PIL che tante volte Terra Futura
ha criticato come indicatore di sviluppo. E poi,
austerità e sviluppo insieme non possono
andare. O l'uno o l'altro. Oggi perfino il FMI
dice che l'austerità non funziona. È ora di dire
no ad aggiustamenti cosmetici e di portare un
affondo a un modello che avvantaggia solo il
capitalismo liberista e finanziario, e devasta
società ed economia reale. Gli elementi di un
altro modello fondato sui diritti, sui beni comuni, sulla democrazia ormai ci sono tutti. Ci
vuole solo il coraggio di farli diventare seria e
compiuta proposta politica.
Info: [email protected]
arci
arcireport
ambiente
6
Centinaia di cittadini alla Giornata partigiana
contro le antenne satellitari Usa
del giornalista Antonio Mazzeo, comitato No Muos
Niscemi centinaia di attivisti No
Muos si sono dati appuntamento
nella riserva naturale ‘Sughereta’
per una giornata di festa che ha unito simbolicamente la Resistenza partigiana al
fascismo con il movimento di opposizione
all'installazione del nuovo sistema di telecomunicazione satellitare della Marina militare
statunitense.
L'happening si è aperto con un'escursione
ecologica tra i ‘sentieri partigiani No Muos’,
a destra i campi in fiore, le querce plurisecolari e gli ultimi sugheri di Sicilia, a sinistra
il filo spinato e le 46 antenne dell'impianto di
telecomunicazioni con i sottomarini che l'US
Navy gestisce dal 1991 e le cui emissioni
elettromagnetiche hanno superato costantemente nel 2013 i limiti imposti dalle leggi
italiane. Presso il presidio permanente di
contrada Ulmo è stata inaugurata la mostra
sulla Brigata Stella Rossa che operò contro
i nazifascisti tra Marzabotto e Monte Sole e
quella sulla Resistenza No Muos che in
questi mesi ha visto protagonisti in Sicilia
A
migliaia di donne e giovani con l'organizzazione di marce, azioni dirette, blocchi stradali e finanche invasioni ed occupazioni
simboliche delle aree militari. Ospite d'onore dell'incontro il partigiano di origini niscemesi Giuseppe Bennici, nome di battaglia
‘Ursus’. Militare di stanza ad Alessandria,
dopo l'8 settembre 1943 Ursus si rifiutò di
operare a fianco delle truppe di occupazione nazista scegliendo di far parte della
Brigata Garibaldi. Accanto a lui Massimo
Zucchetti, ordinario del Politecnico di Torino
che ha documentato l'insostenibilità
ambientale e i gravissimi rischi alla salute
delle emissioni elettromagnetiche delle
antenne del Muos.
«Ho appreso con amarezza dalla stampa
che il governo ha deciso di disattendere la
richiesta di istituire una commissione indipendente per valutare le caratteristiche tecniche e i pericoli del nuovo sistema Usa»,
ha dichiarato Zucchetti. «Individuare
nell'Istituto Superiore di Sanità l'entità che
avrà l'ultima parola sul Muos è un fatto gra-
vissimo sia dal punto di vista formale che
sostanziale. L'ISS ha sempre assunto posizioni negazioniste in tema di elettromagnetismo. Adesso che il governo ha impugnato
la revoca delle autorizzazioni ai lavori della
Regione siciliana, l'Istituto che dipende dal
Ministero della Sanità perde ogni aspetto di
neutralità. Noi scienziati indipendenti faremo in modo di costituire una commissione
di studio che produca in tempi brevi uno studio che inchiodi le autorità civili e militari alle
loro responsabilità».
«Il voltafaccia del governo che dopo aver
sottoscritto e disatteso l'impegno a sospendere i lavori si è costituito contro la Regione
chiedendo un cospicuo risarcimento per i
presunti ritardi causati all'installazione del
Muos inficia definitivamente il rapporto del
nostro Movimento con le istituzioni», ha
concluso Peppe Cannella del Coordinamento dei Comitati No Muos.
«Apriremo una nuova fase di lotte per giungere all'approvazione in sede parlamentare
di una mozione che imponga l'uscita da un
progetto che trasforma il nostro paese in
avamposto bellico per le operazioni Usa in
Africa e Medio oriente».
Muos, il ministro della Difesa ricorre al Tar contro la revoca
della regione Sicilia all'impianto statunitense
ultimo sgradito omaggio del dimissionario governo Monti alla Sicilia è
bello e servito. E si incastra in un
mosaico di complessa lettura, quello della
spinosa questione Muos, che da diversi
mesi tiene col fiato sospeso i cittadini siciliani, i membri dei Comitati di base e gli attivisti che si oppongono alla costruzione a
Niscemi di una delle stazioni terrestri dell'avanzatissimo sistema di comunicazioni
satellitari statunitense.
Il ministero della Difesa ha impugnato,
innanzi al Tar di Palermo, la revoca delle
autorizzazioni per l'edificazione del Muos e
la sospensione dei lavori, che l'Assessorato
regionale al Territorio e all'Ambiente aveva
formalizzato il 29 marzo, alla vigilia della
grande manifestazione nazionale indetta dal
Coordinamento dei Comitati NoMuos.
A svelarlo è Angelo Dimarca, responsabile
regionale Conservazione Natura di Legambiente Sicilia, che ne parla come di «un
fatto gravissimo», attraverso il quale «lo
Stato vuole forzare a tutti i costi e crea un
grave scontro istituzionale con la Regione. È
indicativo - sottolinea - che il ricorso non sia
stato presentato dalle Autorità militari statu-
L'
nitensi ma da un Ministero della Repubblica». Secondo la denuncia di Legambiente, tra le richieste avanzate nel ricorso dal
ministro Di Paola rientrano il risarcimento
per un danno patrimoniale pari a 25mila
euro al giorno - da restituire a far data dall'entrata in vigore della revoca e, quindi, a
partire dal 29 marzo - e quello per «un
danno non patrimoniale da quantificare successivamente, perchè i provvedimenti della
Regione incidono negativamente sui rapporti tra Italia e Stati Uniti d'America e Nato».
Nel ricorso, l'Avvocatura dello Stato fa
anche riferimento ai danni derivanti dal ritardo nel lancio del satellite Muos, che era
stato previsto nel 2013 e «il cui programma
è stato affidato dagli Stati Uniti a un'azienda
appaltatrice mediante un contratto di alcuni
milioni di dollari».
Questi per la Sicilia sono giorni convulsi,
durante i quali le iniziative dirette ad esprimere il dissenso contro il Muos si sono moltiplicate a dismisura, fino a culminare nell'assalto alle antenne Nrtf-8 - le quarantasei
antenne che dal 1991 provocano a Niscemi
livelli elevatissimi di inquinamento elettromagnetico - da parte di quattro attivisti, due
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30 aprile 2013
donne e due uomini.
Stanno anche emergendo nuove contrapposizioni: se prima il conflitto riguarda gli Stati
Uniti e la Sicilia, adesso lo scontro è tra lo
Stato e la Regione. Del tavolo tecnico istituito a Roma, per Legambiente, non ci si può
più fidare. E questo punto di vista è condiviso anche dai Comitati e da molti siciliani
che, nel corso degli ultimi mesi, hanno fatto
proprie le istanze dei No Muos. «Ci sono già
delle valutazione relative all'impatto del
Muos sull'ambiente e sulla salute degli esseri umani. E questi dati, che ci dicono che i
campi elettromagnetici del nuovo sistema
satellitare Usa provocano effetti devastanti,
sono contenuti nella relazione tecnica dei
professori Zucchetti e Coraddu del Politecnico di Torino. Non occorrono altri studi»,
sostiene l'avvocato Paola Ottaviano, del
Coordinamento regionale dei Comitati di
base No Muos. La notizia dell'impugnazione
della revoca da parte del ministero della
Difesa arriva come una doccia fredda sugli
attivisti che stavano festeggiando il rilascio
di Turi Vaccaro e Nicola Arboscelli, i due
pacifisti arrestati per aver scalato e occupato le antenne in contrada Ulmo.
arci
arcireport
internazionali
7
A Zagabria il Forum dei Balcani discute
sul potenziale politico e utopico della democrazia
P
costruendo la partecipazione.
Nel Forum sarà presentato e prenderà
forma il progetto Sarajevo 2014, un Forum
Sociale tematico sulla pace e la nonviolenza che per iniziativa di organizzazioni balcaniche dovrebbe tenersi il prossimo anno.
Sostenuto da importanti fondazioni internazionali, di particolare interesse il programma delle conferenze, che cerca di affrontare questioni complesse mettendo a confronto diversi punti di vista dell'alternativa
necessaria. Molte le personalità presenti, e
fra queste il filofoso e sociologo Slavoj
Zizek, il filosofo francese Bernard Stiegler,
Oliver Stone, Tarik Ali, Susan George, il
leader di Syriza Alexis Tsipras.
Quest'anno il tema è la democrazia: «le
proteste degli ultimi anni, dal Maghreb agli
Usa a tante parti di Europa, hanno avuto
l'obiettivo di obbligare le strutture dirigenti
a agire in nome dell'interesse pubblico»
spiegano gli organizzatori «Al cuore delle
rivolte oggi c'è il desiderio di una reale
democrazia. E una seria discussione sul
potenziale politico e utopico della democrazia è necessaria. Che cosa è oggi il
sistema non-democratico che viene chia-
Il Muro israeliano non si ferma
Manifestazioni, proteste e anche le preghiere dei frati salesiani non hanno potuto
nulla. Il Muro di cemento armato che corre
lungo e dentro la Cisgiordania occupata,
taglierà fuori il monastero dalle sue terre
coltivate. Decine di famiglie palestinesi di
Beit Jala perderanno l'accesso ai loro
appezzamenti di terra, vigneti e uliveti.
La Commissione israeliana per gli Appelli a
metà settimana ha emesso il verdetto: luce
verde alla costruzione del Muro lungo un
percorso che più o meno è quello già deciso dalle autorità di occupazione.
Il progetto originario prevedeva la costruzione della barriera in mezzo all'area del
monastero di Cremisan, così da lasciare il
convento e le terre agricole sul versante
israeliano e la scuola su quello palestinese. Il villaggio di Beit Jala, sostenuto dai
frati salesiani di Cremisan, non si era arreso e per mesi ogni venerdì si è riunito nella
pineta del monastero per pregare, insieme
a delegazioni internazionali.
Allo stesso tempo ha portato avanti un percorso legale a cui nel 2010 si sono uniti i
frati salesiani. A sostegno della battaglia è
intervenuto anche uno degli esponenti più
importanti della Chiesa cattolica locale,
monsignor William Shomali. I danni economici saranno pesanti per la comunità
palestinese. La costruzione del Muro prevede anche la confisca di terre agricole
appartenenti a 58 famiglie, con il fine di
collegare le tre colonie israeliane che circondano Beit Jala. La nuova barriera, partendo dalla colonia di Har Gilo, chiuderà il
villaggio di Al Walaje e proseguirà verso
Cremisan, ricongiungendosi con quella
che già circonda Betlemme.
La sentenza prevede la creazione di un
posto di blocco agricolo come già accade
in altri punti della Cisgiordania occupata.
Ma i contadini di Beit Jala potranno superarlo soltanto con un permesso dei militari.
Il monastero di Cremisan è sorto nel 1885
e sin da allora è stato un punto di riferimento per i palestinesi della zona. I frati
producono vino con uve di Betlemme e
Hebron, facendo lavorare una ventina di
persone. soprattutto Cremisan ha una
scuola elementare e un asilo per 400 studenti. Ogni anno assicura borse di studio e
sussidi agli studenti migliori. Molte cose
cambieranno quando il Muro sarà ultimato.
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mato democrazia, e come costruirne una
vera? La democrazia è una utopia realizzabile? È un pre-requisito per ogni lotta
emancipatoria?»
Di questo si discute a Zagabria, in un
tempo importante, quello che segna l'ingresso del paese nella Unione Europea in
uno dei suoi momenti più difficili.
Dal 1° luglio la Croazia sarà il ventottesimo
paese dell'UE, e molte reti sociali terranno
i loro eventi annuali in Croazia, nei prossimi mesi. Il Subversive Forum di maggio
mette al centro temi attuali e cruciali,
anche da noi, soprattutto di questi tempi.
Diverse persone dell'Arci, anche di comitati e circoli, parteciperanno alla iniziativa.
Info: www.subversivefestival.com
CAMPI ALL’ESTERO
Scadono il 3 maggio le iscrizioni
per partecipare al campo di lavoro
e conoscenza Arcs che si svolgerà
a Cuba dal 23 giugno all’8 luglio.
Info su www.arciculturaesviluppo.it
Egitto, si lotta ancora
per libertà e diritti
Decine di migliaia furono i cittadini egiziani
lasciati marcire nelle carceri dal regime di
Mubarak. Troppi gli abusi perpetrati dal
governo militare ad interim di poco successivo. Almeno sulla carta, le cose avrebbero
dovuto cambiare con l’elezione di Mohammed Morsi, rappresentante del braccio
politico dei Fratelli Musulmani. Così non è
stato. A 100 giorni dalla sua nomina, Morsi
proclamò un'amnistia per gli arrestati tra il
25 gennaio e il 30 giugno 2011, durante i
moti rivoluzionari, la caduta di Mubarak e il
successivo governo del Consiglio Supremo delle Forze Armate. La legge di emergenza fu abolita e adesso è illegale incarcerare qualcuno per la sua appartenenza a
un movimento o partito politico.
Se le cose sono migliorate formalmente, i
metodi utilizzati contro gli oppositori sono
immutati. Il problema principale è rappresentato dalla polizia, perché i suoi membri
sono gli stessi del vecchio regime e i metodi pure: repressione, torture, omicidi e sparizioni. Ma non tutto è rimasto immutato.
Nonostante la brutale repressione, la gente
non intende più stare zitta e le proteste non
si fermano.
notizieflash
er due settimane, dal 4 al 18 maggio, Zagabria ospiterà, coordinate
nello stesso programma, grandi iniziative culturali fra cui una importante rassegna cinematografica, conferenze di alto
livello con la partecipazione di personalità
e intellettuali, seminari internazionali sui
principali temi e campagne dell'agenda
internazionale.
Si tratta dell'edizione annuale del Subversive Festival e del Balkan Forum, che già
l'anno scorso ha visto la partecipazione di
moltissimi attivisti delle organizzazioni
sociali di tutta la regione balcanica, insieme a parecchi partecipanti di tutta Europa
e del mondo. Per tutti coloro che sono interessati alla nuova dinamica sociale e culturale dei Balcani e vogliono estendere e rafforzare i loro contatti, si tratta di una occasione da non perdere.
Le due settimane di Zagabria saranno
anche una tappa importante della simbolica Carovana Internazionale che ci porterà
verso l'Altersummit di Atene del 7 e 8 giugno, il grande evento di convergenza contro le politiche di austerità e per un'altra
Europa per la quale anche in Italia si sta
arci
arcireport
informazione
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Iniziativa Cittadina Europea: il diritto di sapere
della giornalista Tana De Zulueta, portavoce italiana dell’Iniziativa europea per il pluralismo dell’informazione
informazione occupino alte cariche politiche; sistemi di monitoraggio europei più
chiari per verificare con regolarità lo stato
di salute e l’indipendenza dei media negli
Stati Membri.
Come italiani dovremmo essere in prima
fila in questa battaglia. Abbiamo una serie
di primati negativi in questo campo che ci
hanno fatto precipitare al 57° posto nell’ultima graduatoria di Reporters sans
Frontières, molto al di sotto di quasi tutti i
paesi europei.
Uno scenario che la crisi economica che
attanaglia quasi tutta l’Europa rischia di
peggiorare e non solo in Italia. La discesa
agli inferi della Grecia, arrivata ormai al
terzo anno, ha avuto un impatto durissimo
anche sui media, con la chiusura di molti
giornali e addirittura l’arresto di un giornalista, reo di avere divulgato un elenco di
sospetti evasori.
Quest’anno è stato dichiarato ‘anno della
cittadinanza europea’. Con la nostra iniziativa chiediamo un’Europa che sanzioni non
solo i deficit di bilancio, ma anche e soprattutto i deficit di democrazia e libertà.
Per firmare: www.mediainitiative.eu/it
è un tema che in questa fase
rischia di scomparire, quello del
pluralismo e della libertà dei
media. Per questo motivo abbiamo lanciato un’iniziativa (cittadina ed europea) che
ci consente di agire per riportare il tema dei
media, e della loro occupazione impropria
da parte dei potenti, al centro del dibattito
politico, in Italia e in Europa.
Sembrano ormai lontane le promesse fatte
in campagna elettorale, quando la soluzione del conflitto d’interessi doveva essere la
madre di tutte le riforme.
Le larghe intese ne impongono il congelamento. Purtroppo l’Italia di Berlusconi ha
fatto scuola, anche in Europa. Basta pensare alle scandalose censure del premier
Viktor Orbàn in Ungheria. In Gran
Bretagna, anche se le inchieste in corso
sul gruppo Murdoch stanno dimostrando
come sia la democrazia a soffrire in situazioni di concentrazione eccessiva dei
media, gli scandali non hanno fermato il
progetto di dominio televisivo del magnate
australiano, che si fa scudo dell’assenza di
norme europee sul pluralismo dei media.
Per fare fronte a quello che si sta confer-
C’
mando come un problema europeo, l’anno
scorso una coalizione di organizzazioni
sociali di nove paesi europei, tra cui l’Italia,
lanciò la prima Iniziativa Cittadina Europea
sul pluralismo dell’informazione.
L’obiettivo è quello di raccogliere un milione di firme per salvaguardare con norme
comuni e vincolanti il diritto ad un’informazione indipendente e pluralista, come sancito dalla Carta dei Diritti Fondamentali
dell’Unione Europea.
La notizia purtroppo non bucò e fu un peccato perché l’Iniziativa Cittadina Europea
(ICE) è un nuovo strumento di democrazia
partecipativa europea in cui sono finalmente i cittadini a farsi promotori di proposte
legislative.
Il silenzio dei grandi media non ha fermato
però la campagna che è partita quest’anno
con la raccolta delle firme in 10 paesi.
Questi i punti cardine dell’Iniziativa: una
legislazione efficace per evitare la concentrazione della proprietà dei media e della
pubblicità; una garanzia di indipendenza
degli organi di controllo rispetto al potere
politico; la definizione del conflitto di interessi per evitare che i magnati dei mezzi di
Il Premio dedicato
a Ilaria Alpi
A Perugia il 3 maggio la VI Giornata della
memoria dei giornalisti uccisi dalle mafie
Al via la diciannovesima edizione del Premio Ilaria Alpi 2013. C’è tempo fino al 31
maggio per presentare i servizi e le inchieste televisive; la premiazione si terrà a
Riccione dal 5 al 7 settembre. Tra le novità,
una giuria internazionale, che valuterà le
opere proposte da giornalisti stranieri e un
nuovo presidente di giuria, Luca Ajroldi, che
sostituisce Italo Moretti. «Potremmo definire
quest’edizione quella del rinnovamento
nella continuità - spiega Ajroldi - Una continuità che è dettata dalla ferma volontà di
essere sempre uno stimolo per la ricerca
della piena luce sull’uccisione di Ilaria e
Miran in Somalia. Ma anche dalla voglia di
continuare a essere un punto di riferimento
per il giornalismo televisivo d’inchiesta».
È stato inoltre istituito quest’anno, in collaborazione con la Coop, il premio Coop
Ambiente, rivolto alle inchieste giornalistiche televisive dedicate alle tematiche
ambientali. Tra i servizi giornalistici inviati
verrà selezionata una rosa di concorrenti; i
servizi scelti saranno poi valutati da una giuria composta da giornalisti specializzati.
Sul sito www.premioilariaalpi.it sono disponibili il bando e il regolamento del concorso.
Ricordare l'esempio di chi ha pagato con la
vita il desiderio di informare, di raccontare
anche e soprattutto quello che è scomodo,
quello che non si deve dire. Uomini e donne
morti ‘sul campo’, quello dell'informazione.
Uccisi perché scomodi, perché hanno voluto raccontare con immagini e parole quello
che andava taciuto. È a loro che l'Unione
nazionale cronisti italiani dedica il 3 maggio,
Giornata della memoria dei giornalisti uccisi
da mafie e terrorismo.
Un appuntamento itinerante che quest'anno, in occasione della sesta edizione, fa
tappa a Perugia. L'iniziativa, realizzata con
Associazione stampa umbra, Ordine dei
giornalisti dell'Umbria e Libera Umbria, si
svolge nella sala del consiglio della
Provincia di Perugia, in piazza Italia, venerdì prossimo, a partire dalle 10, in concomitanza con la Giornata per la libertà d’informazione voluta dalle Nazioni Unite.
All'iniziativa prenderanno parte Alberto
Spampinato, direttore di Ossigeno per l'informazione, fratello di Giovanni Spampinato, ucciso nel 1972; le giornaliste Marilù
Mastrogiovanni ed Ester Castano, entrambe oggetto di minacce in seguito ai loro arti-
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coli su affari, politica e legami con la criminalità organizzata. Interverranno, dopo il
saluto del presidente della Provincia di
Perugia, anche Guido Columba, presidente
dell’Unci; Marta Cicci, presidente dell'Associazione stampa umbra; Dante Ciliani, presidente dell'Ordine dei giornalisti dell'Umbria, Giulio Anselmi, presidente della Federazione italiana editori di giornali.
Le conclusioni della Giornata saranno affidate a Giancarlo Ghirra, segretario nazionale dell'Ordine dei giornalisti, e a Giovanni
Rossi, presidente della Federazione nazionale stampa italiana. All'iniziativa partecipano gli studenti del liceo scientifico Galileo
Galilei di Perugia che hanno aderito al progetto Lotta per la legalità. Lotta alla criminalità organizzata, promosso dal collettivo studentesco Nuntius. Un altro appuntamento
importante ci sarà il 14 maggio, quando
l’Unci e l’Anm ricorderanno il sacrificio del
cronista Mauro De Mauro, del medico legale Paolo Giaccone e del magistrato Rosario
Livatino con una cerimonia che si svolgerà
al Giardino della Memoria di via Ciaculli, a
Palermo, dove saranno piantati tre alberi a
ricordo delle tre vittime di mafia.
arci
arcireport
incircolo
9
Con l’Arci Matidia ‘Periferia dell’impero’,
Festival internazionale del cortometraggio
iunto alla quarta edizione il Festival
internazionale del cortometraggio
Periferia dell’impero. Si tratta di una
manifestazione culturale senza scopo di
lucro organizzata dall’ Arci Matidia di Sessa
Aurunca con il patrocinio del Comune di
Sessa Aurunca (CE) e in collaborazione con
il Film Commission Regione Campania, il
cui fine è quello di valorizzare l’opera cinematografica breve realizzata da autori indipendenti, amatoriali e professionisti.
Possono partecipare al concorso opere di
finzione di qualsiasi genere, realizzate da
autori di qualsiasi nazionalità, preferibilmente in lingua italiana o in caso contrario sottotitolate in italiano. La partecipazione al concorso è gratuita.
Al concorso potranno partecipare corti con
durata massima di 20 minuti, di qualsiasi
genere (esclusi videoclip musicali e documentari) a tema libero.
Una giuria di esperti, che saranno resi noti
sul sito dell’associazione, visionerà le opere
pervenute e selezionerà quelle ammesse
alle serate finali. Durante la manifestazione
finale le opere selezionate saranno proietta-
G
te al pubblico nella prima decade di agosto
nella splendida cornice del giardino vanvitelliano del Convitto nazionale e una nuova
giuria di esperti assegnerà il premio alla
miglior opera.
Il pubblico presente a tutte le serate sarà
fornito di un modello cartaceo con l’elenco
di tutti i corti finalisti e potrà votare l’opera
ritenuta migliore. Quello che avrà ottenuto il
maggior numero di voti riceverà il premio del
pubblico quale ‘miglior corto’. Le opere
ammesse alle serate finali, le date di proiezione e la composizione della giuria saranno rese note almeno 10 giorni prima sul sito
dell’ associazione.
La direzione del Festival potrà utilizzare le
opere per la divulgazione promozionale e
pubblicitaria del concorso, inoltre potrà utilizzarle per realizzare e promuovere eventi
culturali analoghi come rassegne e proiezioni pubbliche o private, senza scopo di
lucro,attraverso mezzi audiovisivi analoghi
anche dopo la chiusura del festival.
La scadenza per l’invio delle opere è il 30
giugno. Alla precedente edizione del
Festival hanno partecipato sessantadue
opere, provenienti sia dal territorio nazionale che dal resto dell’Europa. Pistoia, Roma,
Piacenza, Tortona, Rivoli, Prato, Copertino,
Brusciano, Busto Arsizio, Conversano,
Sassuolo sono alcune delle città di provenienza degli autori che lo scorso anno
hanno partecipato al concorso.
Per informazioni, scheda di partecipazione
e regolamento consultare il sito dell’Arci
Matidia.
Info: http://arcisessa.webnode.com
Weekend antimafia Difendere i valori dell’antifascismo è un
con il circolo Akkatà dovere civico: la solidarietà all’Arci Monopoli
Il circolo Arci Akkatà, il presidio di Libera
Terre d'Acqua e i Giovani Democratici presentano la terza edizione del Peppino
Festival, un weekend all’insegna dell’antimafia e della legalità, dell’impegno sociale,
della musica e dell'informazione, senza
dimenticare il buon cibo. L'appuntamento è
per il 4 e il 5 maggio, presso la sede del circolo a San Giovanni in Persiceto. Il Peppino
Festival nasce come occasione per non
dimenticare la morte di Peppino Impastato,
avvenuta il 9 maggio del 1978, per ricordare
assieme a lui tutte le vittime di mafia e dare
un contributo concreto nella lotta alla criminalità organizzata. Quest'anno a testimoniare la vita e l'impegno di Peppino ci sarà la
nipote, Maria Luisa Impastato.
Ma saranno tanti gli ospiti che si alterneranno sul palco: dalle band emergenti del territorio (tra cui le quattro finaliste di Cindierella
2.0, il concorso musicale promosso
dall'Akkatà per gruppi emergenti) ai volontari di Libera, dagli studenti ai familiari di vittime di mafia, dai ragazzi che hanno partecipato ai campi di lavoro sui terreni confiscati
alle mafie agli esperti in materia di antimafia.
Info: fb Peppino Festival
Dopo la denuncia-querela inoltrata dall’ex
consigliere ed assessore del Comune di
Monopoli Antonio Rossani ai danni dell’Arci di
Monopoli, che fa seguito all’iniziativa organizzata il 25 aprile dai compagni del comune
barese, quando sulla targa della via intitolata
ad Araldo di Crollalanza, è stato affisso un
foglio con i nomi dei due partigiani Giordano
Cavestro e Giacomo Ulivi, il comitato regionale dell’Arci Puglia ha diffuso il seguente
comunicato: «Le equiparazioni tra fascismo
ed antifascismo, specie se perpetuate falsamente nel nome dell'unità nazionale, oltre ad
essere antistoriche, sono pericolose deviazio-
ni dalla strada della democrazia, conquistata
con il sangue dalla lotta dei partigiani. L'Italia,
la sua Storia, la sua cultura, non possono prescindere dalla Resistenza. Difenderla, difendere coloro che l'hanno combattuta, difendere l'antifascismo, vuol dire difendere quegli
ideali di giustizia, libertà, di riscatto sociale
propri della lotta partigiana e, poi, marchiati a
fuoco all'interno della nostra Carta Costituzionale. Perpetuare la memoria dei partigiani,
è dunque un dovere civile e civico. Ed è quello che hanno fatto i compagni dell'Arci a
Monopoli, attraverso un'azione nonviolenta
ma egualmente significativa».
A Catania l’iniziativa ‘Alzando la voce’
Il 3 maggio alle 20 presso la sede dell’Arci
Catania si terrà l’assemblea Immigrazione
del comitato territoriale con l’iniziativa
Alzando la voce, con mostra audiovisiva sull'attivismo dei migranti da tutto il mondo e
aperitivo interculturale. Alzando la voce raccoglie esempi contemporanei dell'attivismo
dei migranti, tra cui le lotte dei rifugiati in
Tunisia, cerchi di silenzio in Spagna, gite in
bicicletta dei migranti clandestini in America,
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nonché l'azione diretta dei migranti in Italia
oggi. Tutti questi esempi saranno messsi
insieme in una serata di ispirazione, per
informare e per capire come le lotte dei
migranti
possono
andare
avanti.
L'assemblea mira infatti a sviluppare una
voce politica più forte e più coerente in materia di migrazione in generale e riguardo questioni o problemi di gruppi più ristretti.
fb Assemblea Immigrazione Arci Catania
arci
arcireport
società
10
Abbiamo bisogno anche della tua firma
Arci negli anni scorsi, per la sua
campagna per il 5xrmille, decise di
rifarsi a una celebre massima di
Groucho Marx: «Naturalmente nella vita ci
sono un mucchio di cose molto più importanti del denaro, ma costano un mucchio di
soldi». È così? Lo chiediamo a Walter
Massa, responsabile nazionale dell'organizzazione della rete territoriale e dal 2010
responsabile nazionale della campagna
5x1000.
Certo, ci sono un mucchio di cose molto più
importanti del denaro. E noi dell'Arci, i nostri
circoli e i nostri soci, lo sappiamo bene ma,
nonostante questo, non possiamo che fare
nostra la frase di Groucho Marx. Per questo
anche quest'anno lanciamo una campagna
nazionale per la raccolta del 5x1000 di soci
e cittadini a favore dell’Arci, con l’indicazione del codice fiscale della direzione nazionale.
La questione delle risorse, da sempre centrale per qualsiasi organizzazione indipendente, è diventata ancor più pressante nella
situazione di difficoltà del paese?
Certo, pressante ma non per la sopravvivenza. La nostra associazione infatti, fortunatamente, ha bisogno di rafforzare a tutti i
livelli la sua capacità di reperire risorse eco-
L’
nomiche per sostenere sempre meglio le
sue attività sociali e culturali e lo sviluppo e
consolidamento del suo insediamento associativo. E poi quando si parla di autonomia
associativa si parla, in definitiva, di autonomia dal punto di vista delle risorse economiche. Ed è bene non dimenticarlo.
Come è andata negli anni passati?
In questi anni, nonostante un maggiore
coordinamento nazionale, la nostra raccolta
non ha avuto i risultati sperati. Ad oggi, infatti, conosciamo gli importi (complessivi) solo
per gli anni sino al 2010 incluso. Ai comitati,
dedotti i costi di produzione della campagna
e l'accantonamento di € 50mila per il Fondo
di Sviluppo - come deciso dal Consiglio
Nazionale - sono andati € 35.893 nel 2008,
€ 14.184 nel 2009 e € 3.724 nel 2010.
Si può dire che queste cifre evidenzino la
grande difficoltà a far decollare la campagna?
Sì. Su questo terreno misuriamo in maniera
significativa la nostra ‘anarchia associativa’.
A volte questo è un bene, a volte, come in
questo caso, può rappresentare una vera
difficoltà. Sappiamo poi che da una parte
questo può essere considerato un messaggio ‘difficile’ da far recepire all'esterno.
Dovrebbe invece essere un messaggio
IL LIBRO / Clandestini. Viaggio nel vocabolario della paura
‘facile’ e importante per i tanti soci e dirigenti che ogni giorno misurano sul territorio la
fatica e la bellezza di stare nella nostra grande associazione.
La raccolta del 5x1000 è oggi, nonostante
tutto, il primo strumento di found raising per
il non profit italiano. Come la affronta quest'anno l'associazione?
In particolare quest'anno, d'intesa con il settore comunicazione, abbiamo deciso di produrre strumenti per la promozione su web
(banner da inserire in tutti i siti dei comitati
e/o dei circoli, pagine promozionali sui social
network, utilizzo dell'applicazione Arci per
smartphone, spedizioni via email, eventualmente spot per le nostre web radio e un piccolo depliant di facile distribuzione stampato
in quantità congrua. Ovviamente siamo a
completa disposizione per ogni informazione sul materiale disponibile e/o per concordare tutte le iniziative che i dirigenti Arci riterranno utili a promuovere la raccolta nella
loro realtà. E naturalmente confidiamo nella
collaborazione di tutte e tutti.
Hanno collaborato a questo numero
Annalisa Ausilio, Andrea Baranes, Marco Bersani,
Raffaella Bolini, Mattia Ciampicacigli, Michele De
Palma, Tana De Zulueta, Alfonso Gianni, Walter
Massa, Antonio Mazzeo
In redazione
Andreina Albano, Maria Ortensia Ferrara,
Carlo Testini
di Giulio Di Luzio - Ediesse
IL LIBRO
Un viaggio tra le parole che fissano nellÊopinione pubblica lo stigma del clandestino, dellÊextracomunitario,
dellÊinvasore.
LÊautore svela una rappresentazione infarcita di stereotipi e luoghi comuni che, tuttavia, finisce per coincidere
con la percezione reale del fenomeno.
Un manuale di ÂautodifesaÊ - dalla A alla Z - contro quelle semplificazioni che individuano nel migrante il nemico simbolico a cui addebitare i mali della società. Un
libro pensato per chi si trova a stretto contatto con un
fenomeno che va maneggiato, nei prossimi anni, senza
scorciatoie, senza allarmismi e paura.
Dal libro:
ÿCÊè stato negli anni un lento lavorìo sulle parole e
sulla realtà che i media pretendevano di rappresentare,
che ha cambiato le carte in tavola e capovolto la vicenda storica contemporanea, dimenticando che solo
qualche secolo fa gli invasori eravamo noi. Il senso della minaccia è diventato lÊunica chiave
di lettura delle migrazioni, perché le altre culture parevano a tanti incompatibili e ÂdiverseÊ
dalla nostra [⁄] Senza neanche accorgercene, abbiamo alimentato il lessico della paura,
cresciuto come parassita e pronto a spuntare come lame affilate tra i nostri discorsi [⁄]. ˚
la televisione, ancora una volta, ad attizzare gli istinti più bassi, ad alimentare la paura, ad
insinuare la cupa prospettiva della restrizione dei nostri spazi vitali ed evocare lÊindividuazione del nemico. Nulla di strano se poi lÊextracomunitario diventi terreno di caccia e la caccia
al clandestino fuoco di artiglieria mediatica. ˚ come se avvertissimo qualcuno che bussa alla
porta di casa, per sottrarci le nostre certezzeŸ.
Direttore responsabile
Emanuele Patti
Direttore editoriale
Paolo Beni
Impaginazione e grafica
Claudia Ranzani
Impaginazione newsletter online
Martina Castagnini
Editore
Associazione Arci
Redazione
Roma, via dei Monti di Pietralata n.16
Registrazione Tribunale di Roma
n. 13/2005 del 24 gennaio 2005
Chiuso in redazione il 30 aprile alle 17
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nei termini della licenza Creative Commons
Attribuzione -Non commerciale Condividi allo stesso modo 2.5 Italia
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n.17
30 aprile 2013
arci