maggio 2005 - istituto di istruzione superiore

Transcript

maggio 2005 - istituto di istruzione superiore
tW
ork
jec
Pro
Istituto di Istruzione Superiore “Pomponio Leto” Teggiano SA - rivista scolastica A. S. 2 004/05 N. 1
Finale corsa campestre Riccione
Stages Rimini
1
SOMMARIO
3 PROJECT WORK
Federica De Paola Sandra Lombardi VAL
4 RISPOSTA D’AUTORE
Annachiara Di Flora V A L
4 AL CARO CONO MANGIERI
Prof. G. Manzione
6 A GAETANO
Luordo Davide e i Compagni
della II B ScT.
6 RICORDANDO CON SEMPLICITÀ
Di Liddo Raffaella
7 Per un amico SPECIALE
Caporrino Giusy II A L
STAGE A RIMINI:
ESPERIENZE A CONFRONTO
8 Indirizzo Socio Psico Pedagogico:
Marilena Rigio,Angela Brandi, Nicole
De Leo, Rosalia Petrazzuolo e Iolanda
Romano IV A PED.
8 L’esperienza del prof. Zinna Donato
Il tutor
9 Indirizzo Scientifico Tecnologico:
TURISMO VERDE
Diomira Carrozza
Angelica Garone V B SCT
10 Indirizzo Linguistico: addetto alla
reception d’albergo
Vocca Margherita V A L
Curcio Giovanna V A L
Iannone Carmelina V A L
LE VARIE VOCI DELLO TSUNAMI
11 VIOLENTO MAREMOTO COLPISCE IL SUDEST ASIATICO
Carmen Vocca
Livia Mangieri 1 B L
12 UN NATALE DA NON DIMENTICARE
Angelo Masullo 1 A Ling
13 LE VOCI DELLO TSUNAMI
Fortuna De Paola V A Sc-Tec
14 NEVE: DIVERTIMENTO E...
TANTI DANNI
Angelo Masullo 1 A LING
15 LA CRISI DEL QUINTO ANNO
CLASSE V A L.
15 VIVI O MORTI?
DENISE RAGONE IV A L
16 LATINO E GRECO: LINGUE
MORTE?
Giuseppina Caggiano Marianna - Ciccarone
- Antonella Caggiano IV A L
16 LA POESIA
Denise Ragone IV A L
17 “LEGGE CONTRO IL FUMO: LE
DUE FACCE DELLA MEDAGLIA”
Adesso Melinda III A Sc. T
OPINIONI A CONFRONTO SULLA TV
18 TRASFORMAZIONE DELLA TV: DA MEZZO
DI INSEGNAMENTO A DISTRUTTRICE DI VALORI
Antonella Di Noia IV A L
19 TV SPAZZATURA
GIORGIA ESPOSITO I A L
19 LA DERATTIZZAZIONE
Fasano Lorenzo III BS
20 POESI E
La Libertà
Angelo Masullo 1 A L
La Solitudine
Losinno Serena
Il Maremoto
Mignoli Raffaele 3 B Sc.T
La Neve
Angelo Masullo 1 A L
21 OLIMPIADI “TRUCCATE” UN
ASPIRANTE VEGGENTE
Manisera Francesco 3 B Sc.T.
21 UN’ECLISSI PER SOGNARE
Cono Giuseppe Sanseverino 3 B Sc.T
22 CAROSELLO CAGGIANESE
Grippo Giuseppe III B St
23 ADOLESCENTI E CONFIDENZE,
GENITORI INVADENTI OPPURE NO
Perniola Rosanna IB
23 DIALOGO: GLI ADOLESCENTI E
LA MODA
Niglio Fernando I C Liceo Artistico
24 “2004: UN NUOVO MILLENNIO,
GLI STESSI PREGIUDIZI”
Fortuna De Paola V A Sc-Tec
25 ARTE: PERCORSO DELL’ANIMA
Giovanni Di Bella V C L. A.
26 GIOVANI: CARENZA DI IDEALI
Giovanni Di Bella V C L. A.
27 CARO DIARIO
Angela Antonelli IV C L A. SPER.
28 PER NON DIMENTICARE
Angelica Garone V B S
29 LA GIORNATA DEL SUONO
ONOMATOPEICO
Renata Maria Perongini, I B S.T.
30 “POCA FAVILLA GRAN FIAMMA
SECONDA”.
Eleonora Cappello Classe 5^ C L. A.
30 IL MONDO E I SUOI BURATTINI!
Velia Spinelli e Rossella Accetta 3B
4
9
10
11
14
31 MARICA MARICA MARICA…
Un grido da terzo posto alle nazionali
2
Project Work
L
a scorsa estate, per la prima
volta, il nostro Istituto ha dato
l’opportunità ad un gruppo di studenti di partecipare ad un interessantissimo stage all’estero. Si è
trattato di un “project work” a cui
hanno lavorato diciotto alunni che,
oltre ad aver accresciuto la loro conoscenze linguistiche, hanno raggiunto il livello C1 in riferimento ai
parametri di valutazione europea.
Nel novembre 2003 si è dato inizio
alla prima parte del progetto, consistente in un corso pomeridiano di
100 ore durante il quale i ragazzi
hanno realizzato la prima parte di
un video ed un ipertesto, terminati,
FEDERICA DE PAOLA - SANDRA LOMBARDI VAL
poi, in Inghilterra:
il video ironizzava i
pregi e i difetti della
vita in Italia, precisamente a Teggiano,
mentre l’ipertesto
conteneva le bellezze del nostro territorio. Se la prima
parte del progetto è
stata interessante e
costruttiva, la vera
avventura per i ragazzi ha avuto inizio
il 18 luglio, giorno
della partenza per
Oxford, dove hanno trascorso ben
tre settimane, alloggiando in famiglie selezionate dalla scuola. Dal
lunedì al venerdì, i ragazzi hanno
anche seguito lezioni in una scuola
privata per stranieri, la Eckersley
School of English e , con l’aiuto di
due simpaticissime insegnati inglesi, hanno portato a termine il progetto iniziato in Italia, realizzando
alcune interviste e documentandosi sulla vita ad Oxford. Una volta
terminato, il lavoro è stato presentato al Sindaco della città, con
grande successo e soddiafazione.
Senza dubbio per i ragazzi è stata un’esperienza
indimenticabile,
in quanto ha permesso loro di accrescere il proprio
bagaglio di conoscenze e, soprattutto, si è rivelata
un’esperienza di
vita per coloro che
per la prima volta
si sono ritrovati a
dover essere autonomi in tutti i
sensi.
INTERVISTA AD UNA DELLE
STAGISTE:
1) Claudia, quanto ha inlfuito questa esperienza sulle tue conoscenze
linguistiche?
Moltissimo. Avendo alloggiato in
una famiglia inglese, ho avuto la
necessità di esprimermi nel miglior modo possibile nella loro lingua, arricchendo così anche il mio
vocabolario.
2) Qual è stata la parte più divertente del progetto che tu e i tuoi
compagni avete svolto?
Sucuramente le riprese del video.
Abbiamo trascorso giornate intere
in giro per la città alla ricerca di
persone disponibili a farsi intervistare.
3) Ti sei subito ambientata o hai
incontrato delle difficoltà nell’impatto con la cultura e le tradizioni
anglosassoni?
Fortunatamente, io non ho avuto
grandi problemi nell’ambientarmi
subito; i primi giorni mi sentivo un
po’ spaesata, ma credo sia normale. L’unica difficoltà che ho avuto
riguarda il cibo, perché gli inglese
hanno gusti e abitudini totalmente
diversi dai nostri.
4) Cosa ti ha colpito di più dell’Inghilterra?
Mi ha colpito molto girare per
Oxford e notare come la mentalità
degli inglesi sia aperta allo scambio culturale con persone provenienti da ogni parte del mondo.
5) Al contrario, cosa ti è piaciuto
di meno?
L’igiene e il cibo.
3
RISPOSTA
D’AUTORE
ANNACHIARA DI FLORA V A L
Antonio Cono Mangieri
Scrittore
Il Mangieri, a cui è stata inviata una copia della rivista, dopo aver letto il mio articolo mi ha
spedito con grande sorpresa la seguente lettera:
L
o scorso anno fu pubblicata in questa stessa rivista, in occasione
della Mostra del Libro
tenutasi in questo istituto
nel maggio 2004, la recensione di un simpatico
libro di racconti intitolato
“Efemeron” di cui è autore Cono Antonio Mangieri, originario di Teggiano
ma residente in Olanda.
Uno dei racconti che più
mi colpirono fu la storia
del profugo africano, un
profugo “vecchio quanto
il mondo” che sembra personificarsi mentre rende
partecipe il lettore della
sua lunga storia, una storia di magie, di sortilegi,
ma allo stesso tempo una
storia sempre attuale, in
grado di farci riflettere.
RISPOSTA
Ho apprezzato tanto l’interesse
di
questo
competente,
scrittore che è autore oltre
di “Efemeron” anche di vari
saggi di critica letteraria
verso il mio semplice parere
rispetto alla sua raccolta.
Ciò mi ha dato modo di
constatare che spesso le
persone che sviluppano l’arte
dello scrivere o quanto meno
del “raccontare” sono anche
D’AUTORE
le più capaci di soffermarsi
sui vari aspetti umanitari che
il resto del mondo tende ad
ignorare o a non considerare:
la sensibilità e l’interesse di
noi giovani verso la lettura,
verso la cultura, verso un tipo
di apprendimento diverso che
rifiuta a volte di imparare a
memoria qualche pagina di
storia, ma che anche attraverso
Internet, attraverso i giornali,
attraverso libri si sente
sempre più partecipe della
contemporaneità e si rende
parte attiva della società in
cui vive, vivendo il presente
e sentendone veramente il
peso.
Al caro Cono Mangieri
S
ono veramente contento di aver dato un contributo, con l’intervento di Annachiara alla mostra del libro, alla
diffusione della conoscenza della sua narrativa e del suo nome, non soltanto nell’ambito del nostro Istituto,
ma in tutto il Vallo di Diano, perché copie della rivista sono state inviate alle scuole e agli uomini di cultura. Le
posso assicurare che lei è stato presente spiritualmente in mezzo a noi alla mostra ma devo anche comunicarle
i consensi unanimi e sentiti di tutti i presenti. Ammiro il suo carattere la discrezione; sono contento, però, di
aver partecipato a farla conoscere dalla gente e soprattutto dai giovani, che rappresentano il futuro della cultura
e della vita. Ho apprezzato molto gli altri scritti, tra i quali la critica su Dante, e la invito a continuare per la
sua strada allo scopo di poter conseguire quei successi che merita. Le rinnovo gli auguri più sentiti e la saluto
cordialmente, con la speranza di poterci incontrare e conoscere a Teggiano.
Prof. G. Manzione
5
A GAETANO
“L’assenza non è assenza,
abbiate fede, colui che non
vedete è con voi”.
Q
uesta affermazione, questa
manciata di parole, è quanto
di più vero abbiamo mai sentito.
Ogni giorno, in tutto il mondo accadono cose orribili che nessuno
Luordo Davide e i Compagni della II B ScT.
di noi vorrebbe mai affrontare per nessuna ragione; ma
questa è la vita e a noi non è
concesso di interferire con la
volontà divina.
Il 28 agosto del 2004 la vita
di un nostro carissimo amico
e compagno, nonché grande appassionato del calcio
e dello sport in genere, si è
spenta in modo inaspettato
lasciando tutti noi con un
vuoto incolmabile dentro.
Ma, rifacendoci alla frase scritta sul retro della sua
foto, colui che non vediamo
è con noi e il suo ricordo di
ragazzo semplice e onesto
rimarrà per sempre vivo nel
rimpianto della sua famiglia
e di quanti lo conobbero e lo
amarono.
Gaetano era un ragazzo come tanti, ma con una particolare luce negli occhi che ti colpiva dal primo
sguardo; le sue parole, così calde
e talvolta piene di ironia, ci faceva
sorridere e trascorrere in un lampo
quelle cinque ore di lezione che in
sua compagnia diventavano tut-
t’altro che noiose.
Anche se la nostra amicizia non
era di vecchia data, per me è stato
impossibile non affezionarmi subito a quel simpatico ragazzo pieno
di carisma, con un carattere dolce
e socievole ed un aspetto distinto
tale da farlo sembrare in possesso
di una maturità superiore a quella attribuibile ad un ragazzo della
sua età. Una delle sue più grandi
passioni era il calcio, che seguiva
e praticava assiduamente e con dedizione; ne era prova il fatto che
indossasse sempre un indumento “rosso-nero” simbolo della sua
squadra del cuore.
Gaetano, credo che nel corso della
nostra vita nessuno di noi riuscirà
mai a dimenticare tutte le tue incredibili qualità perché tu eri unico
e mai nessuno potrà prendere il tuo
posto nel nostro cuore.
Ricordando con semplicità
Di Liddo Raffaella
U
no sguardo franco e leale in ogni situazione, quasi sempre sorridente, immancabilmente educato: questo
è il ricordo più vivo che ho di Gaetano Romanelli, un giovanissimo alunno della mia prima B S.T. dello
scorso anno. La notizia della sua prematura scomparsa mi ha dolorosamente sorpresa. In modo particolare
perché lo rivedevo davanti agli occhi con la tuta, al ritorno da una lezione in palestra, soddisfatto e divertito
per le attività appena svolte; amava moltissimo il calcio, al quale si dedicava senza risparmiarsi…Voglio
ricordarlo così, con semplicità: un ragazzo allegro e socievole che ha lasciato per sempre un’impronta indelebile nella vita di coloro che l’hanno conosciuto…E, chissà…, forse in questo momento sta giocando una
partita per Coloro che sono Lassù!
6
Per un amico SPECIALE
È successo tutto all’improvviso,
ne’ un cenno, ne’ un avviso.
Sei andato via una calda domenica
d’agosto,
hai lasciato tutto e tutti
in un immenso dolore.
Quindici: i tuoi anni.
Quindici: gli anni che il Signore
ci ha regalato per conoscere
uno tra i suoi più invidiati
e stupendi capolavori:
TU!
Ci restano i ricordi,
belli o brutti…che importa.
Se in questi ricordi
c’è un angelo bellissimo,
con due occhi verdi,
profondi come il mare,
un sorriso straordinario
raggiante come il sole,
con qualche piercing qua e là
e con una grande passione
per i Rolling Stones e il Milan,
l’anima si colma di gioia infinita.
Ora sei lassù,
circondato da angeli,
speciali come te.
Ma ecco che
all’improvviso, tra la folla
in festa per te,
due luci accecanti
si fanno avanti.
Eh ,si, sono proprio loro.
Le hai già riconosciute?
Francesca e Mariantonietta,
tendi loro le tue mani.
Ti stavano aspettando,
vogliono presentarti il loro mondo
che ora è anche il tuo:
il Mondo dei Giusti.
Ora il Regno dei Cieli
è ancora più straordinario
con il tuo sorriso che
rende tutto più splendente.
Ti chiedo,
Angelo bellissimo,
vienimi in sogno stanotte e
portami con te.
Ti terrò sempre al caldo
in un angolo del mio cuore
che solo le persone speciali come te
possono occupare.
A presto, Angelo Divino;
un giorno ci rincontreremo
e parleremo a lungo
fino a quando
una nuova alba sorgerà.
Caporrino Giusy II A L
7
STAGE A RIMINI: ESPERIENZE A CONFRONTO
L
o scorso anno scolastico le classi terze e quarte dei tre indirizzi del nostro Istituto hanno avuto la
possibilità di partecipare ad uno stage a Rimini di 18 giorni,dal 23/05/04 al 10/06/04. I ragazzi hanno
dovuto superare un test di cultura generale e solo i primi 18 classificati,per ogni corso, sono partiti per questa
avventura. Hanno alloggiato presso l’Hotel Villa Bianca accompagnati dai professori-tutor,Casella, Di Santi
e Zinna, che li hanno aiutati e sostenuti in questa nuova esperienza.
N
Indirizzo Socio Psico Pedagogico: socio-assistenziale
oi
ragazze del Pedagogico
abbiamo trascorso i nostri 18
giorni tra le scuole materne, gli asili
nido e i centri per anziani. Eravamo
divise in 3 gruppi di 6, 4 e 8 ragazze.
L’esperienza più significativa è stata
presso i centri per anziani di Forlì e
Viserba. All’inizio cercare di avere
un dialogo con loro ci sembrava
impossibile ma grazie alle ADB
(assistenti di base) e soprattutto grazie
alla nostra volontà siamo state capaci
di instaurare un rapporto positivo
con loro, e con prontezza più che
con facilità, apprendere ed assimilare
istruzioni ed informazioni relative
alle loro caratteristiche. Nel centro di
Viserba la più anziana era la signora
Rosina, nata nel 1915, c’erano poi la
silenziosa Annette,ex professoressa
di francese, Annamaria, docente di
fisica., Dino, 70 anni, ex pediatra e
tanti altri.
A Forlì la situazione era diversa:
gli anziani erano molti di più, con
forme più gravi di Alzheimer e molto
aggressivi. Ogni giorno vissuto
insieme a queste persone ci rendeva
più forti ma allo stesso tempo
sentivamo la paura di invecchiare e
dimenticare ,un giorno, chi eravamo
V
e chi sognavamo di diventare. La
nostra presenza in questi centri è stata
molto significativa per gli anziani e
per noi, che non dimenticheremo mai
quest’esperienza, mentre loro, forse, ci
hanno già dimenticate. La nostra gioia
più grande è quella di aver regalato
loro18 giorni di serenità e felicità.
L’ultimo giorno, gli anziani insieme
al responsabile e alle assistenti,ci
hanno organizzato una festa, non di
addio, ma di arrivederci. Ci siamo
commosse tutte nell’abbracciarci e nel
salutarci, ma soprattutto nel sentirci
dire “…speriamo di rivedervi l’anno
prossimo”.
Siamo molto orgogliose dei nostri
comportamenti adottati sia nei centri
che al di fuori: abbiamo dimostrato
molta responsabilità. Avvertiamo
ora il desiderio di rifare uno stage
ma speriamo soprattutto che gli
altri che avranno l’occasione dopo
di noi, sappiano adottare il giusto
comportamento in modo che non resti
in loro una delusione ma un’esperienza
positiva.
Marilena Rigio,Angela Brandi,
Nicole De Leo, Rosalia Petrazzuolo e
Iolanda Romano IV A PED.
L’esperienza del prof. Zinna Donato - Il tutor
olendo fare qualche rilievo di
natura didattica e pedagogica,
non posso non ritenermi soddisfatto
degli obiettivi che le ragazze hanno
perseguito; infatti il rapporto
quotidiano con bambini ed anziani
le ha umanamente arricchite, ha
sviluppato capacità relazionali e le
ha coinvolte a tal punto che anche le
più timide hanno svolto un ruolo di
attiva e fattiva collaborazione. Hanno
sperimentato sul campo quelle teorie
psico-pedagogiche e sociologiche che
avevano appreso solo teoricamente
durante le attività curriculari.
L’ esperienza scuola-lavoro si è
rivelata molto positiva ai fini della
maturazione umana, culturale e socioaffettiva delle alunne. Nel tempo
libero dagli impegni le ragazze hanno
visitato la città di Rimini vecchia: il
Tempio e la Rocca malatestiana , il
ponte di Tiberio e l’Arco trionfale
di Augusto. Hanno potuto ammirare
l’hotel “ La gradisca”, dove Fellini
amava ricevere gli attori più famosi
degli anni ’60 e ’70 . A San Mauro
Pascoli hanno visitato la casa del
poeta. Non sono mancate le serate
in discoteca, dove le ragazze hanno
saputo comportarsi ed entrare in
amicizia con altre stagiste provenienti
da altri istituti dell’Italia Meridionale.
Le passeggiate a Riccione, a Corso
Ceccarini, hanno entusiasmato le
ragazze, poiché si sono trovate in
una realtà diversa dove hanno potuto
interagire liberamente con altre
ragazze e ragazzi provenienti da altri
istituti.
L’organizzazione curata dall’ Aktiva
S.r.l. è stata perfetta , sia per la
scelta dell’hotel dove le ragazze
hanno alloggiato, sia per quanto
riguarda l’impostazione del lavoro
sapientemente curato da tre tutor, che
sono rimasti sempre a disposizione
per superare qualche difficoltà ,
che poteva presentarsi durante lo
svolgimento dello stage.
8
C
INDIRIZZO SCIENTIFICO TECNOLOGICO:
TURISMO VERDE
sentirle; un urlo improvviso e
ci accorgemmo che erano già le
8:00 …a quell’ora prendevamo
l’autobus “normalmente”. In
cinque minuti eravamo pronte,
chissà come, per affrontare la
giornata. L’esperienza più tragica?
Ritornare a casa proprio quando ci
avevamo preso gusto! Un voto da
uno a dieci a quast’esperienza?!?
1000!!!
hi avrebbe mai pensato che
potesse succedere proprio
a noi? Eravamo quindicesima e
sedicesima nella “sacra lista”…e
siamo partite per questa nuova
avventura. L’atmosfera frizzante
che c’era intorno a noi non finiva
mai di stupirci, le luci per strada,
la splendida spiaggia e la voglia di
scoprire Rimini era fortissima. Ma
il nostro compito lì era un altro!
Niente 007 o roba del genere,
soltanto ore di duro lavoro e
jogging mattutino dietro i bus che
non perdonano. Puntualissimi ogni
mattina. I cataloghi da sistemare…
tanti pacchi polverosi…le offerte
dei viaggi da catalogare, telefonate,
fax, biglietteria…tornavamo in
hotel stanche, magari con le mani
rovinate ma questo non ci fermava…
continuavamo
imperterrite
perché era la sera che iniziava il
divertimento! Consumavamo le
nostre scarpe a fare su e giù per
il viale alla ricerca di qualcosa
di allettante… mentre la pelle
s’imbruniva, i giorni passavano
senza sosta davanti ai nostri occhi. Diomira Carrozza
Nel silenzio della nostra stanza Angelica Garone V B SCT
una mattina suonarono due sveglie
ma eravamo troppo stanche per
a nostra avventura inizia il 23
maggio 2004: un lungo viaggio, destinazione Rimini. L’impatto con un mondo diverso da quello
a cui eravamo abituati è stato disorientante: la frenesia della città, il
grande flusso di gente proveniente da svariate parti del mondo,la
vita mondana molto movimentata.
Questo stage ha ampliato le nostre
vedute sul mondo del lavoro dan-
docene un primo assaggio. Avere le prime “responsabilità” ci ha
fatto sentire più “grandi” . I nostri
compiti sono stati molteplici, tra
i quali: addetti alla reception, impiegati in agenzie di viaggio e di
anomazione. Anche all0interno di
tutto il gruppo si è create una bella
armonia e alla fine sembrave quasi
di essere tutti della stessa classe.
Un’esperienza davvero esaltante
L
e divertente, sicuramente a chi si
accinge a ricalcare le nostre orme
sulla finissima spiaggia di Rimini.
Bartomeo Giuseppe, Giuliano
Franceso, Loguercio Antonio, Santorufo Luigi, Zeo Antonio.
9
I
INDIRIZZO LINGUISTICO: ADDETTO
D’ALBERGO
l corso “Reception d’albergo”
organizzato nel nostro istituto
nell’anno 2003/2004 ha dato la
possibilità a diciotto alunne di
fare un’esperienza che è servita
molto,non solo per il rilascio di
un attestato importante ,ma anche
perché ha permesso di confrontarsi
con l’ambiente lavorativo a cui,
sicuramente, nessuna era abituata. Lo
stage consisteva in 8 ore lavorative,
e ognuna di noi in un albergo
diverso a Rimini,città turistica per
eccellenza. Le aziende presso cui
“lavoravamo” richiedevano alcune
caratteristiche fondamentali, come
serietà, disponibilità, tanta pazienza
e solarità, definite queste il “miglior
biglietto da visita” nell’approccio
con i clienti. Una regola basilare che
ALLA RECEPTION
accomunava tutti gli alberghi era
l’eleganza, e perciò era d’obbligo
indossare il tailleur. Al principio ci
sentivamo tutte a disagio perché per
la maggior parte di noi, essendo la
prima volta a contatto col mondo
del lavoro, non era facile mantenere
sempre il sorriso e soddisfare con
cortesia le esigenze dei clienti,
soprattutto dei più “pignoli”. Il
compito principale era assicurarsi
che tutto fosse in ordine, in modo
da offrire un’immagine sempre
impeccabile, e dovevamo fare del
nostro meglio affinché potesse
influire positivamente sul nostro
giudizio finale. A questo seguivano
le normali faccende burocratiche
di qualsiasi albergo: all’arrivo,
ogni cliente doveva consegnarci un
documento
personale
per
la
compilazione, da parte nostra,
della scheda di notifica, e dopo gli
veniva assegnata la camera. A metà
mattinata era d’obbligo aggiornare
l’ ISTAT, ossia gli arrivi,le partenze
e le presenze di ogni giorno.
Inizialmente avevamo paura di
non essere all’altezza di quello
che le aziende richiedevano, ma
col passare del tempo e con la
pratica,miglioravamo sempre più. È
stata un’esperienza indimenticabile
soprattutto perché ci ha permesso di
stare a contatto con gente diversa,in
un ambiente lontano dal nostro, di
confrontarci con le nostre capacità,
di responsabilizzarci e di farci
crescere.
Secondo noi il contatto tra la
scuola e il mondo del lavoro è
necessario, in quanto prepara i
giovani ad avvicinarsi con più
coscienza ed esperienza al proprio
futuro lavorativo e noi ci riteniamo
fortunate di aver avuto questa
possibilità, perché ci ha dato la
sicurezza per poter affrontare altre
esperienze del genere in futuro.
Vocca Margherita V A L
Curcio Giovanna V A L
Iannone Carmelina V A L
10
LE VARIE VOCI DELLO TSUNAMI
VIOLENTO MAREMOTO COLPISCE IL SUD-EST ASIATICO
CARMEN VOCCA — LIVIA MANGIERI
“ Lo tsunami ha causato distruzioni e migliaia di morti”
26 dicembre 2004: violento maremoto colpisce il Sud-est asiatico.
Onde alte più di 15 metri, alte quanto un palazzo di 5 piani, seminano
morte e distruzione. Poche persone
sono riuscite a salvarsi, tra cui una
ragazza inglese di 14 anni. Lei si
è salvata grazie al professore che
alcuni giorni prima aveva spiegato
quel fenomeno e ha salvato altre
persone. Se la ragazza non fosse
stata attenta a scuola, non sarebbe venuta a conoscenza di questo
fatto, quindi lei e gli altri sarebbero morti. La tragedia ci fa capire
come la natura sia incontrollabile,
quando essa scatena la sua furia
distruttrice. Niente può resistere a
una simile violenza. L’unico modo
per sopravvivere è la fuga. Non
tutti i Paesi sono dotati di sistemi
di allarme per avvisare la popola-
zione in breve tempo per evacuare
i luoghi in pericolo. L’onda impiega pochi minuti per raggiungere la
costa; i Paesi esposti a rischi maggiori sono quelli che si affacciano
sul mare, tra cui l’Italia. Questa è
dotata di sensori in grado di avvisare in anticipo la popolazione. Il
Mar Mediterraneo non è un mare
tranquillo. Si sono già verificati
altri tsunami. Di tempo ne è passato, ma la distruzione è sempre
la stessa. Il terremoto sottomarino ha portato colera,tifo e diverse
malattie infettive. Da Indonesia,
Maldive, Sri Lanka… provengono
notizie sempre più raccapriccianti:
almeno 10 milioni di persone sono
a rischio epidemie,soprattutto per
acqua potabile inquinata. L’ uomo
è responsabile del cambiamento
del clima per le immissioni nell’atmosfera di gas derivati dalla
combustione di carbone , petrolio
e di gas naturale. Bruciati per pro-
1BL
durre energia che provocano gravi
squilibri ambientali. L’ uomo dovrebbe impegnarsi a rispettare di
più la natura limitando l’uso degli
autoveicoli e di tutto ciò che provoca inquinamento aumentando
così l’effetto serra. Molte volte si
usano mezzi a motore anche per
recarsi in luoghi vicini che potrebbero essere raggiunti a piedi. Solo
con l’impegno di tutti si potranno
raggiungere questi obiettivi.
11
UN NATALE DA NON DIMENTICARE
Angelo Masullo 1 A Ling
225.000 morti, miliardi di euro stanziati arrivati tardi, miliardi di opere in fumo; vedove e
orfani senza più nulla. Natale mesto per tutti. Raccolte di danaro.
I
l 26 dicembre 2004, tra
l’allegria del Natale, come una
bufera si è sparsa la notizia
di
un
terremoto-maremoto
nell’area del Sud-Est Asiatico.
Alle ore 7,00 è stata avvertita
una lieve scossa, poi intorno alle
10,00 il mare si è ritirato di 500
metri, lasciando sulla spiaggia
pesci e conchiglie. Alcuni sono
scappati; molti, per la curiosità
o per raccogliere conchiglie si
sono avvicinati al mare. Subito
dopo un’onda altissima si è
avvicinata con grande velocità,
travolgendo e distruggendo ogni
cosa. Ha trascinato via casupole
di pescatori, hotel, bungalow e
ogni cosa. Una bambina inglese,
che aveva studiato gli “tsunami” a
scuola, ha avvertito i suoi genitori
che fortunatamente le hanno
creduto e hanno permesso che
centinaia di persone si salvassero.
Ci siamo terribilmente angosciati
nel vedere i video amatoriali, che
hanno ripreso scene di terrore,
di morte e di disperazione. Tanti
i morti e tanti sono i superstiti
che si sono salvati perché si
sono aggrappati ai tronchi o sono
saliti sui tetti delle case, ma tanti
sono anche i bambini che hanno
vissuto questi momenti e che
sono rimasti terrorizzati: la morte
ha strappato loro le madri ed ora
sono soli al mondo. È impossibile
comprendere lo stato d’animo di
quelle popolazioni, lo shock dei
sopravvissuti, il dolore per i parenti
morti, la tragedia degli orfani.
Alcune testimonianze parlano
di turisti, che su un’isola delle
Maldive lunga 400 metri ed alta 2
/ 3 metri hanno visto un’onda che
arrivava alle loro spalle e sono
rimasti atterriti; non sapevano
dove andare e cosa fare. Alcuni
si sono aggrappati al salvagente,
a canoe, ad altro materiale
gonfiabile e a delle corde legate
alle radici
mangrovie, alberi
molto robusti: si sono salvati; altri
sono saliti sulle palme. L’onda
anomala ha impiegato circa 2 ore
per arrivare sulla costa. Era stata
percepita dai sismografi ed erano
state avvertite probabilmente
anche le ambasciate straniere
in Thailandia, India, Malesia,
Maldive, che non hanno divulgato
l’informazione sia per incredulità,
sia per mancata organizzazione.
Ogni anno accadono milioni di
queste tragedie, anche in pieno
Oceano e ce ne accorgiamo tardi,
ma noi dovremmo prepararci
a questi eventi, organizzando
meglio i piani di salvataggio, non
costruendo case sulle spiagge ma
edifici antisismici.
In Italia, per esempio, c’è il
grave problema del Vesuvio,
che tanti scienziati ritengono
prossimo ad esplodere. Sulle sue
pendici sindaci, amministratori,
ingegneri di pochi scrupoli hanno
concesso licenze edilizie ed
hanno permesso a tante persone
di abitarvi. Cosa succederà se
il vulcano si svegliasse? A chi
sarà data la colpa dei morti e
dei feriti? Alla “natura matrigna”,
di sicuro! Nessuno dirà che è
colpa dell’uomo che, in modo
incosciente, costruisce là dove
non deve: usa materiali non
antisismici per palazzi alti là
dove dovrebbero essere bassi e,
soprattutto, senza un valido piano
di emergenza. Piangeremo i morti,
grandi e piccoli, i bambini orfani,
la miseria, le epidemie, ma non ci
sarà pentimento, né piangeremo
sulle nostre gravi responsabilità.
In Asia oggi c’è bisogno che la
macchina degli aiuti si muova
più velocemente perché ci sono
ancora villaggi dove non sono
arrivati gli aiuti e la popolazione
stessa raccoglie dalle strade i
cadaveri che sono in uno stato
avanzato di putrefazione. A
questo si è aggiunta un’altra
disgrazia: molti bimbi, con ancora
il terrore negli occhi, vengono
rapiti da gente indegna e senza
scrupoli che chissà a quali loschi
traffici li indirizza.
12
LE VOCI DELLO TSUNAMI
A
Ballarò, Giobbe Covatta leggendo delle lettere, disse:
“Sono Mosè dal Mar Rosso, serve
una mano?”
La battuta sdrammatizzante rende
al meglio la gravità della situazione. Per giorni e giorni e ancora oggi i giornalisti competono tra
di loro per accaparrarsi il servizio
più straziante. Ogni filmato mette in luce il disastro, le immagini
devono farci provare pietà, le riprese del mare mettere in luce il
male dell’uomo. Sì, un disastro di
così grande portata non giunge da
solo, la natura deve essere aiutata
dall’uomo. Se le vittime sono state
tante è a causa dei costruttori che
erigono alberghi sulle spiagge; se
le barriere naturali non sono riuscite a limitare i danni è a causa della
loro poca presenza; se i più colpiti
sono stati gli Asiatici poveri è perché nessuno li ha mai aiutati. Dopo
la catastrofe ambientale che già di
per sé ha fatto tante, troppe vittime,
arriva il rischio epidemia, i corpi di
occidentali ed asiatici nelle fosse
comuni; anche se il governo nega
che essi siano tutti assieme, come
si fa a dire con certezza che l’Occidentale tornerà a casa? I medici, i
tecnici ed i nuovi monatti che non
riescono a far fronte a migliaia di
cadaveri, migliaia di sacchi che sfilano tra la gente, corpi che bruciano, lacrime e mascherine sui volti
colpiti, un odore nauseabondo, rimarranno nei ricordi per sempre.
Fortuna De Paola
L’elenco dei danni è lunghissimo
e oltre quelli già citati abbiamo:
la fame che ora nel post-Tsunami
è davanti gli occhi di tutti. I telegiornali del pomeriggio e della sera
mostrano le immagini più agghiaccianti: le mani tese, le pelli magre,
le pance vuote, gli aiuti chiusi nei
container, gli elicotteri, che lanciano i pacchi e al di sotto gli uomini
che si strattonano per una ciotola di
riso.
Ed ecco che compare la solita frase:
“Il disastro si poteva evitare”, queste soluzioni però arrivano sempre
dopo la morte, nel prima siamo tutti al sicuro ed ora ci bombardano
di possibili tsunami anche qui da
noi e lì ancora facendo sì che molta
gente una volta completata la ricostruzione non vada più in quei paradisi naturali. Dopo i danni bisogna srotolare l’elenco delle beffe:
in seguito al disastro e dopo aver
emanato i piani d’aiuto umanitari
con priorità per i poveri, ci si occupa dei Vip e dei turisti; giorni interi
a vederli tornare a casa ( fortunatamente ), ad ascoltare le loro voci,
il loro dichiararsi distrutti e poi la
notte di Capodanno vederli cantare sotto le stelle. Così come alcuni tornano, altri partono ed hanno
la faccia tosta di star distesi sulle
spiagge dorate all’ombra delle alte
palme lì dove tanta gente ha perso
la vita. Perché ci stupiamo? Cosa
importa al ricco Occidente, che poi
tanto ricco non è di quelle popola-
V A Sc-Tec
zioni buone solo a lavorare come
schiavi e a lamentarsi senza ovvie
ragioni? Ovviamente, niente! Gli
aiuti vengono inviati ufficialmente
nel nome della solidarietà e ufficiosamente nel nome di tutti quegli
interessi politici ed economici che
spingono gli uomini a mobilitarsi
per i propri interessi. Gli aiuti partono anche dai privati, i cittadini
inviano denaro e pacchi di viveri,
che forse non arriveranno mai. A
testimoniarlo ci sono i funzionari europei che vigilano sugli aiuti
tra cui Emma Bonino, che disse:”
Il donatore non avrà mai la certezza che i suoi soldi arriveranno a
destinazione”. Dopo una frase del
genere il povero cittadino cosa dovrebbe fare? Continuare a mandare
soldi o lasciare che gli Asiatici se la
cavino da soli?
Un altro elemento fondamentale è
dato dai tantissimi orfani che privati dei loro genitori vengono venduti agli sporchi Occidentali. Tra
i tanti disastri e problemi questo è
il crimine peggiore che si possa rivolgere alla fascia più vulnerabile.
Per questo problema, per quelli già
citati e quelli che seguiranno si è
molto parlato di Dio. Dov’è allora
Colui che dovrebbe essere misericordioso nei confronti dei più deboli? Cala il silenzio e l’inquietudine che tutto ciò lascia va ben oltre
ogni immaginazione.
13
NEVE: DIVERTIMENTO E... TANTI DANNI
La sera del 25 gennaio tra la pioggia
scrosciante e gli alberi bagnati è
incominciato a comparire qualche
fiocco di neve che a poco a poco
aumentava e sì ammucchiava ad una
velocità impressionante. Mercoledì
mattina è spuntato un piccolo e
tiepido raggio di sole che illuminò
un paesaggio da fiaba: tetti e alberi
erano coperti da mezzo metro di neve
caduta durante la notte. Ovunque si
posasse lo sguardo si vedeva solo
neve, persone imbaccuccate, rami
d’alberi imbiancati. Per quattro giorni
consecutivi è nevicato senza mai
smettere, tranne qualche piccola
pausa notturna. Purtroppo i primi
disagi si sono fatti sentire da subito:
la corrente elettrica mancava ormai
in moltissimi comuni del CentroSud Italia. Sembrava una nevicata
da poco, invece sono stati colpiti
il Molise, l’Abruzzo, la Puglia, le
Marche, la Campania, la Basilicata,
la Calabria, provocando grandi disagi
alla popolazione e grandi polemiche
da parte dei politici, soprattutto per
il blocco dell’autostrada A3, definita
dal Ministro dell’Interno Pisanu non
un’autostrada, né una superstrada,
ma un “tratturo”. L’ANAS non ha
chiuso l’autostrada fino a mercoledì,
senza tener conto che già il
martedì c’era neve sulle strade. Per
l’emergenza alcuni automobilisti
volevano comprare delle catene, ma
il prezzo era lievitato a 120 € ! Ed il
ministro incolpava gli automobilisti di
essersi messi in viaggio, nonostante
le previsioni meteo! Il problema della
neve sull’autostrada A3 è sempre
esistito, ma quest’anno si è mostrato
nella sua gravità. L’organizzazione è
stata inadeguata: Carabinieri, Vigili
del fuoco, Anas, si sono mossi in
ritardo senza collaborare tra di loro:
i mezzi erano pochi e solo in ritardo
hanno cercato di aiutare i camionisti
che hanno trascorso quasi tre notti
al gelo nella loro auto, limitando
il riscaldamento della loro vettura
per non finire la benzina e rimanere
bloccati. Molti camionisti sono stati
aiutati dai pompieri ad arrivare fino
ai centri di servizio e molti camion
sono rimasti di traverso sulle strade,
bloccando il traffico. Ma la cosa più
grave è che sono mancati i mezzi,
come spazzaneve e spargisale, sia
sulle autostrade sia in molte città
scalo di commercio come Atena
Lucana, Padula, Sala Consilina,
Lauria, Lagonegro, dove i camionisti
sono stati ospitati in centri di
accoglienza come
scuole e ospedali,
con pasti caldi e
riscaldamento. I
danni sono stati
gravi e numerosi
in tutta Italia;
sono morte tre
persone
per
assideramento:
due erano dei
senzatetto, morti
su una panchina
Angelo Masullo 1 A LING
e sotto un cornicione; invece un
altro era un anziano abruzzese
che, rimasto a casa solo, senza gas
e senza elettricità, non ha potuto
accendere i riscaldamenti e non è
potuto uscire perché davanti alla
porta di casa c’erano 2 metri di
neve. Moltissimi comignoli e tegole
di case sono crollati e i sindaci
di vari comuni hanno dichiarato
lo stato di calamità ed hanno
inviato continuamente spargisale
e spazzaneve e poi con i camion
hanno fatto raccogliere la neve e
l’hanno fatta portare fuori città e nel
caso di Teggiano vicino al cimitero.
Questa nevicata ha danneggiato tutti
i raccolti, aggravando la condizione
dei contadini e dei commercianti di
prodotti della terra. Le serre sono
inservibili, schiacciate dal peso della
neve, le piantagioni di broccoli, rape
e spinaci sono andate distrutte e molti
ulivi sono rimasti spezzati. Per molti
la neve è stata causa di una lunga e
bella vacanza; tanti ragazzi si sono
divertiti a giocare e si sono cimentati
a fare vere e proprie battaglie di
neve; le scuole sono rimaste chiuse
per ben due settimane!! Questa
nevicata è stata paragonata a quella
del 1956, quando nevicò per un
mese ininterrottamente, con qualche
pausa giornaliera. Quell’anno è
nevicato molto anche a Napoli e
a Roma, città dove la neve non si
vedeva da anni. Questo evento è
stato ricordato dalla cantante Mia
Martini che compose la canzone:
“La nevicata del ‘56”, descrivendo
le emozioni e gli stati d’animo
della gente mentre la neve cadeva
candidamente e si posava al suolo,
creando uno scenario suggestivo.
14
LA CRISI DEL QUINTO ANNO
ANALISI DI UNA MALATTIA REALE,
O
COSÌ DIFFUSA
gni anno il primo giorno di scuola
è atteso sempre con trepidazione
da tutti gli studenti. Ognuno, tra i banchi della sua nuova aula, ha qualcosa
da raccontare sull’estate appena trascorsa. Sono sempre diversi gli animi
con cui viene varcato, rigorosamente
in orario, il portone della Scuola: chi
lo attraversa per la prima volta con uno
sguardo spaesato e pieno di curiosità,
chi spera che il nuovo anno scolastico
sia migliore del precedente, e chi, con
aria spavalda, affronta il suo ultimo
“primo giorno di scuola”. È proprio
questo atteggiamento che caratterizza
lo studente del quinto anno.
Per una reminescenza di “nonnismo”,
egli si sente il “Padrino” di tutti gli
studenti; colui che decide a chi è permesso sostare nei bagni, da sempre
ritenuto “sacro” luogo di ritrovo.
Il rapporto con l’insegnante non è più
quello del discepolo timoroso, ma di
colui che si rifiuta, quasi, di seguire
qualsiasi regola. Sarà l’effetto della
maggiore età appena raggiunta o forse
la paura di lasciare il proprio “nido”,
come avrebbe detto uno dei poeti più
amati dagli studenti, ma questo è ciò
che succede alla maggior parte dei ragazzi. Coloro i quali si sono sempre
impegnati per dare il massimo durante
i primi quattro anni sono ora stanchi di
studiare ancora e non fanno altro che
pensare all’esame di Stato. Dall’altro
lato chi non ha avuto mai “a genio”
la vita scolastica è stanco di protrarre
per un altro anno quell’immane fatica
dell’alzarsi presto la mattina!
Ne consegue un interesse sempre più
calante per tutte le lezioni da seguire
e una voglia ancora più scarsa di concentrare la propria attenzione sui libri.
Gli insegnanti notano questo “calo” e
VIVI O MORTI?
V
entotto anni fa,il 16 agosto 1977,
moriva Elvis Aaron Presley, ucciso da un’overdose di barbiturici. O,
almeno, questa è la versione ufficiale… Si, perché secondo alcuni Elvis
non sarebbe affatto morto quel giorno
ma, anzi, sarebbe ancora tra di noi,
vivo e vegeto! Nel Missouri, un settantacinquenne di nome Bill Beeny
ha addirittura aperto un museo che
si chiama “Elvis è vivo”, sostenendo
che la grande stella del Rock & Roll
avrebbe inscenato la sua morte perché
Classe V A L.
ne rimangono molto delusi, vorrebbero che gli alunni dessero il loro meglio, ora che concludono il ciclo di
studi. Forse non sarà così per tutti, ma
la crisi dell’ultimo anno colpisce la
maggior parte dei diplomanti. Il tutto
confluirà in uno studio assennato durante gli ultimi mesi, per dimostrare il
proprio valore a quella che è la meta
più temuta: l’esame di Stato.
Dopo, arriverà il momento dei pianti,
dei rimpianti e dei ricordi. La scuola
ha accompagnato la crescita di ogni
suo alunno, lo ha accolto quando era
solo un ragazzino e lo vede uscire, da
quello stesso portone, da “uomo”.
La crisi del quinto anno, se davvero possiamo definirla tale, si è finalmente conclusa. Ora, l’alunno con lo
stesso sguardo, curioso e spaesato,
affronterà una nuova avventura, con i
suoi momenti di paura, ma anche di
felicità.
Denise Ragone IV A L
non sopportava più la pressione dello
show business e che oggi si farebbe
chiamare “Jesse”, passerebbe il tempo
collezionando monete e andando a pescare. Ma Elvis non è l’unica celebrità
defunta che sarebbe ancora viva. C’è,
ad esempio, il caso di Jim Morrison,
il leggendario leader dei Doors. Il 3
luglio del 1971 Morrison morì in una
vasca da bagno a Parigi, per “cause
naturali” ed ora è sepolto in un cimitero parigino. La rapidità con cui
Morrison fu dichiarato morto e poi
sepolto, però, fece scattare la scintilla
del dubbio. Negli anni seguenti molte
persone affermarono di aver incontrato per strada il “Re Lucertola” , come
veniva chiamato dai suoi fans, e che
avrebbe anche lui inscenato la sua
morte per sfuggire alla pressione della
vita pubblica. E per lo stesso motivo
avrebbe finto il suicidio anche Kurt
Cobain, leader dei Nirvana scomparso nel 1994. completamente diversa è
invece la leggenda che circonda l’ex
Beatles Paul McCartney . noi lo crediamo tuttora vivo, impegnato ancora
a comporre musica …invece l’autore
di Yesterday sarebbe morto in un incidente d’auto nel 1966 e rimpiazzato
da un sosia! Le voci cominciarono a
circolare nel ’69 quando alcuni fans si
accorsero che negli ultimi dischi dei
Beatles erano presenti vari indizi relativi alla morte di Paul. Se oggi sono
soprattutto le Rockstar a “non morire”
, un tempo chi si trovava al centro di
queste leggende erano i potenti, come
Anastasia, ultima erede dei Romanov,
che sarebbe miracolosamente scampata all’eccidio della sua famiglia;
oppure Hitler, sulla cui morte ci furono tante e discordanti versioni, ma soprattutto tanti dubbi. Vent’anni dopo
la fine della seconda guerra mondiale,
qualcosa di simile accadde con Ernesto Che Guevara, il rivoluzionario
castrista, più volte dato per morto e
più volte “resuscitato” . Alla stessa
maniera, oggi, sembra che gli Stati
Uniti abbiano lasciato sviluppare un
fenomeno analogo relativo alla sorti
di Osama Bin Laden : vivo o morto?
15
LATINO E GRECO: LINGUE MORTE?
Giuseppina Caggiano - Marianna Ciccarone - Antonella Caggiano IV A L
I
n questi ultimi anni si assiste in
Italia, ma non soltanto in Italia, alla
riscoperta dell’importanza che riveste
lo studio di quelle che vengono chiamate “lingue morte” e cioè la lingua
latina e quella greca. Il greco da circa
un secolo e mezzo(legge Boncompagni de 1848) è disciplina esclusiva del
liceo classico dove svolge una funzione formativa in armonia con le finalità
generali di quel tipo di scuola.
Il rinnovato interesse per il mondo
classico, per la sua cultura e la sua
lingua, ha portato addirittura alcuni
parlamentari a presentare una proposta di introduzione di elementi della
lingua latina fin dalle scuole elementari. Potrebbe sembrare un paradosso,
ma in realtà non lo è, viste che già in
alcune scuole primarie di grandi città degli Stati Uniti e dell’Inghilterra
questo avviene da tempo e con risultati eccellenti. Così come in altre nazioni europee, ad esempio, in Francia,
Belgio e Olanda, lo studio del latino
inizia a dodici anni, mentre in Italia
solo a quindici e soltanto nei licei. La
maggior parte degli studenti considera il latino e il greco come il simbolo
di una scuola classicista che invece
di modernizzarsi torna indietro nel
tempo. Ma si sta riscoprendo l’importanza delle lingue classiche e in
particolare il latino, come una lingua
alla formazione dell’uomo moderno.
Un’altra riscoperta è la filosofia; secondo alcuni questa disciplina aiuta
nel ragionamento tant’è che la nuova
riforma Moratti prevede l’introduzione della filosofia anche negli istituti
tecnico-professionali, come simbolo
di una vera e propria”materia di vità”.
In realtà non si tratta di un ritorno all’antico, ma un apprendimento rivolto
alla conoscenza e alla comprensione
di quei valori umani e vitali che sono
il patrimonio della nostra civiltà occidentale. La ricchezza di testimonianza
e di idee espressa dal mondo classico
nelle sue opere letterarie ed artistiche,
nei suoi miti e nella sua religione, è
tale da costruire per l’uomo contem-
LA POESIA
S
e invece che “Nel mezzo del cammin di nostra vita” Dante avesse
iniziato il suo capolavoro con “Quando compii 35 anni” sarebbe stato di
sicuro più chiaro, ma oggi, a distanza
di secoli forse nessuno si ricorderebbe delle sue parole. Perché la seconda
frase è una semplice informazione, la
prima è POESIA. A differenza della
prosa la poesia non spiega:colpisce.
Non vuol farsi capire , ma emozionare, sorprendere il lettore con parole
evocative, accostate in modo non casuale. Nel linguaggio di tutti i giorni
non diremmo mai “nel cammino della vita”…Si può camminare lungo
la strada ma non nella vita…Eppure
il linguaggio della poesia è presente
nella nostra quotidianità più di quanto
si immagini. I nostri discorsi di tutti i
giorni sono arricchiti sempre più spesso da trucchi e artefici propri del linguaggio poetico,mentre la poesia ha
poraneo l’indispensabile base per la
riflessione critica e la comprensione
intelligente del nostro tempo e del
nostro mondo: conoscere le analogie
e le differenze del tempo storico, del
suo divenire, del suo permanere e trasformarsi nel cammino dei secoli, ci
fa meglio comprendere il nostro essere uomini in momenti e situazioni
diverse. Non deve quindi meravigliare se in questo nostro tempo, sempre
più orientato verso la tecnologia, il
mondo dell’industria e della ricerca
scientifica più avanzata, si richiedano
operatori che dimostrino di possedere
una solida formazione culturale generale piuttosto che una specifica preparazione; infatti, quest’ultima potrà
essere acquisita in tempi e modalità
ristretti soltanto se potrà poggiare su
una cultura classica. Di conseguenza
sia il greco che il latino non devono
essere considerate “lingue morte” ma
una conoscenza in più all’interno del
nostro personale bagaglio culturale.
Denise Ragone IV A L
perso molte delle sue caratteristiche
distintive. Abbiamo avuto poesie in
prosa, romanzi in versi e la definizione “poesia” è stata attribuita con molta facilità in campi diversi. Quando,
ad esempio, nel gennaio del ’99 morì
il cantante De Andrè, tutti dissero che
era “morto un poeta”. Ma davvero la
canzone può essere considerata una
forma di poesia? E il rap? E il graffito
metropolitano? In alcuni casi la sorprendente risposta è si! Quando le parole cominciano a giocare con se stesse e ad acquistare un valore che non
sia solo quello dell’informazione, allora si può dire che nasce una poesia!
La poesia agisce spesso direttamente sulla realtà: se noi oggi parliamo
apertamente di amore,per esempio, lo
dobbiamo soprattutto a grandi poeti
del passato, come Guinizzelli, Cavalcanti e Dante Alighieri che, con il
movimento del Dolce Stil Novo han-
no dato inizio ad un’ideologia nuova
che mette l’amore tra le più nobili
condizioni dell’animo, insegnando il
linguaggio dei sentimenti. Con il tempo, poi, la poesia ha cominciato ad attingere massicciamente il linguaggio
di tutti i giorni con il rischio di veder
svanire i propri confini. Ecco perché
,oggi, è più che mai legittimo chiedersi cosa si possa definire poesia,cosa
no. Sono poesie le composizioni improvvisate dei rapper? O i testi del
cantante Bob Dylan, che nel ’97 ebbe
addirittura una “nomination” al Nobel
per la letteratura? Chissà,forse i nostri
bisnipoti saranno interrogati a scuola
sui suoi testi…Fatto sta che la poesia
continua ad essere una delle maggiori
espressioni artistiche che ancora oggi
illumina,stupisce ed emoziona.
16
“LEGGE CONTRO IL FUMO: LE DUE FACCE DELLA MEDAGLIA”
Adesso Melinda
LA DIFFUSIONE DEL FUMO si è creata una seria dipendenza
TRA I GIOVANISSIMI E I DAN- e di conseguenza inizia a rendersi
conto dei danni che il fumo può
NI DA ESSO PROVOCATI
provocare. Malattie respiratorie,
econdo le ultime statistiche tumore ai polmoni, problemi carun adolescente fuma in me- diaci e vascolari : sono solo aldia la prima sigaretta intorno ai cune delle violente ripercussioni
che il corpo può subire. Il fumatredici anni.
Molti di loro lo fanno con la con- tore dovrebbe prima conoscere
vinzione che ciò li farà “diventare tutto quello che gli può succedere
grandi” o per sentirsi parte di un e poi decidere liberamente se è il
gruppo oppure semplicemente, caso di continuare o meno. Ma
per provare com’è. La maggior dal 10 gennaio 2005 la vita dei
parte dei ragazzi continua a farlo fumatori è cambiata : da questa
poiché dall’emozione della prima data, infatti, è entrata in vigore la
sigaretta si passa al vizio e per- legge contro il fumo che vieta di
ciò ad un bisogno vero e proprio. farlo in tutti i luoghi pubblici il
Ciò non riguarda solo le sigaret- mancato rispetto di questa norma
te (esse sono solo le più diffuse!) comporta delle multe anche abbama anche l’alcol e le droghe. Ma- stanza salate. Secondo la legge,
turando, una persona può deci- ora il fumo è consentito solo in
dere di continuare a fumare o di luoghi privati e per strada e quesviluppare una propria coscienza sto è molto importante in quanto
personale e quindi chiedersi se lo tutela la salute dei non fumatori(
fa perché lo vuole davvero e ne si sa,infatti, che i danni del fumo
sente un reale bisogno o solo per- passivo sono gli stessi di quello
ché tutti gli altri lo fanno e non attivo!). Da parte loro, coloro che
vuole sentirsi escluso dalla pro- fumano hanno accusato lo Stato
pria comitiva. Col passare degli di autoritarismo, cioè di eseguire
anni, il fumatore accanito, se una una discriminazione nei loro conparte di lui vorrebbe smettere, fronti e, in generale, di imporre
non vi riesce facilmente perché ai cittadini ciò che devono o non
S
III A SC. T.
devono fare. Purtroppo vi è anche
l’altra faccia della medaglia, cioè
il fattore economico. Visto che è
vietato fumare nei ristoranti, nei
bar e in tutti i locali pubblici, tutta la categoria dei ristoratori avrà
dei problemi. Chi tra essi potrà
adeguarsi alle norme previste dalla legge ossia approntare sale con
aspiratori di fumo, sarà svantaggiato rispetto a chi ha già adottato
le apposite apparecchiature. Chi
non lo ha fatto, per motivi economici o di spazio, avrà un calo
nei guadagni poiché un fumatore
ad un bar in cui è vietato fumare, ne preferirà uno in cui potrà
farlo liberamente. Con tutto ciò
non si sa se i fumatori diminuiranno, ma, forse, essi limiteranno
il consumo di sigarette e, indirettamente, rispetteranno chi tiene
alla propria salute.
17
OPINIONI
A CONFRONTO SULLA
TV
TRASFORMAZIONE DELLA TV: DA MEZZO DI INSEGNAMENTO A DISTRUTTRICE DI VALORI
Antonella Di Noia IV A L
E
bbene sì, la televisione è
cambiata. Purtroppo non
in meglio. Ormai, a qualunque
ora del giorno, basta fare un
po’ di “zapping” per capire che
siamo invasi dalla “sporcizia”.
Non però quella intesa come
insieme di rifiuti, ma peggio,
quella visiva che ci impone la
TV odierna. Ormai non esiste
quasi più un programma che insegni qualcosa, che dia lezioni
di vita o che cerchi di far capire
l’importanza di alcuni valori posti purtroppo nel bagaglio dei
ricordi. Certo, ci sono anche
dei programmi che, tramite documentari e interviste, cercano
di far conoscere novità e quindi di ampliare la conoscenza
di ognuno di noi; ma evidentemente non ci riescono: oggi è
tutto un reality. Sono proprio
questi tipi di programmi, infatti,
che fanno impazzire il “popolo”
più giovane, ma non solo, costringendoli a stare ore e ore
davanti allo schermo, e magari
anche a restare svegli in piena notte…e a quale scopo? Di
spiare le appassionate vicende di comuni ragazzi rinchiusi
in una casa o quelle di famosi
naufraghi? E cosa si potrà trarre da tanto spionaggio? Proba-
bilmente molto, dato che sono
questi i programmi più cult degli
ultimi tempi, mentre una volta
non si pensava neanche che si
potesse arrivare a tanto…una
volta, quando la TV era ancora
un mezzo di insegnamento e di
comunicazione, per non parlare dell’importanza che ha avuto
proprio all’inizio della sua comparsa, quando, cioè, ha svolto
il compito di diffonder la lingua
italiana. Da allora, però, ne ha
fatta di strada, purtroppo non in
maniera positiva: ai programmi sopraccitati, si aggiungono,
infatti, programmi satirici e di
critica, che sparlando del mondo attuale non fanno altro che
parlare negativamente anche di
loro stessi.
Così la TV finisce con l’influenzare terribilmente i più giovani
che cercano sempre di imitare
e di prendere come modello di
vita ciò che vedono facendosi idee sbagliate su cosa è più
giusto e cosa meno. Si pensa di
più a cercare di arrivare in televisione, per diventare famosi e
guadagnare”soldi facili”, piuttosto che continuare gli studi per
poi trovarsi un lavoro che può
far sentire più soddisfatti e che,
con qualche piccolo sacrificio,
può far guadagnare altrettanti
soldi ai quali sarà sicuramente
dato un valore maggiore. Non
c’è da stupirsi, quindi, se oggigiorno il mondo dello spettacolo vanta così tanti pretendenti,
considerati i modelli di vita offertici dallo schermo.
È necessario, però, dire che bisognerebbe dare spazio anche
agli aspiranti più giovani, dato
che i volti che vediamo sono
sempre gli stessi, così come ciò
che insegnano d’altronde!
Si dovrebbe dare più fiducia
ai nuovi volti, poiché da essi
dipende la qualità di vita degli
anni a seguire considerato che
la TV sembra aver conquistato
il primo posto nell’ordine delle
cose più importanti per ognuno
di noi…
In questo modo si finisce col
perdere di vista importanti valori, guardando sempre una TV
che, se non è contro, comunque non rispetta più quell’insieme di leggi morali che esistono
da sempre e che dovrebbero
essere rispettati per una più pacifica convivenza, dato che purtroppo le guerre sono all’ordine
del giorno.
18
TV
SPAZZATURA
Ecco cosa diletta tanto il cosiddetto
uomo della “new generation”: una
TV…spazzatura.
S
iamo noi l’uomo del 2000, l’uomo
del XXI secolo, l’uomo capace di
tutto… siamo riusciti persino ad inviare una sofisticatissima sonda spaziale
to sembra che il
su Urano: detmondo intero ci appartenga ed
in fondo un
pò è
così, nel
bene
e nel
male.
A b biamo
annientato ogni
confine
geografico, rendendo la nostra
Terra niente
meno che un
unico, grande
GIORGIA ESPOSITO I A L
villaggio globale. E cos’è che, più di
ogni altra cosa, ha reso possibile quest’impresa? Senz’altro la televisione.
C’è stato un gruppo di cantanti che ha
avanzato l’idea di un mondo privo di
ogni tecnologia, un mondo completamente “naturale”. La loro conclusione
è stata però questa:-Se non ci fosse la
TV, chi ce lo direbbe cosa pensare?Inutile volerci fare illusioni: seppure
inconsciamente, siamo succubi di tutto ciò che la TV vuole (evidenziamo
bene il “vuole”) trasmetterci. Qualsiasi notizia, sia essa importante come la
catastrofe avvenuta non molto tempo
fa nel Sud-Est Asiatico, oppure di minor rilievo come una partita di calcio,
ci viene mostrata dal punto di vista del
giornalista, del conduttore…e noi “assorbiamo” così com’è, senza rifletterci troppo. Purtroppo è così. L’uomo di
oggi è “invaso” da tanta superficialità,
incrementata senz’altro dai tanti programmi demenziali che ogni giorno
ci “tengono compagnia” e contribuiscono inevitabilmente al nostro decli-
LA DERATTIZZAZIONE
I
n estate ho trovato un lavoro in una
ditta di disinfestazione nel mio paese.
Il mio primo giorno di lavoro non
sapendo cosa avrei dovuto fare, andai con lo scooter presso questa ditta
dove mi diedero subito dei lavoretti
da svolgere… Questi consistevano nel
prendere scatoloni e portarli dal depo-
no culturale, perché non è altro che
questo! La TV di oggi ha perso quei
valori informativi ed educativi che invece la caratterizzavano qualche anno
addietro. In realtà non è soltanto la
televisione ad essere cambiata: essa è
mutata con l’uomo. Senza false ipocrisie, quante persone preferirebbero guardare un documentario storico
anziché un reality show? Poche, anzi,
pochissime. C’è qualcosa in questi
programmi che ci attira come le calamite al ferro: è preoccupante. Sappiamo bene che tra ferro e calamita esiste
un forte legame, indistruttibile; e questa è la domanda che mi pongo, di cui
angosciosamente cerco una risposta:C’è davvero qualcosa che unisce noi
esseri umani alla stupidità di questi
programmi?-. Mi auguro che la risposta a questa domanda sia un bel “no”,
ma anche se mi rendo conto che siamo sempre più dipendenti da questa
TV…spazzatura!
Fasano Lorenzo III BS
sito al furgone, del quale ci saremo
serviti per “acchiappare” i piccoli roditori. Il primo locale dove andammo
fu un agriturismo situato su una montagna vicino Auletta. Appena scesi dal
furgone iniziai a trasportare gli scatoloni all’interno; quando ebbi finito cosparsi gli ambienti di piccoli cubetti di
veleno che per gli intrusi potevano rivelarsi letale:li misi nella cucina , alla
ricezione e nella sala pranzo. Quando
uscimmo domandai a Cono (il padrone della ditta) come funzionava questo
tipo di veleno ,mi rispose che non appena lo avesse mangiato il topo avrebbe cominciato ad affannarsi tanto da
uscire fuori ,per cercare di respirare,
dove poi sarebbe morto asfissiato. Il
secondo luogo fu una pasticceria a
Eboli dove facemmo la sterilizzazione, la quale consiste nel controllare il
veleno in alcune vaschette specifiche
per i topi. Dopo essere andati a mangiare e a riposare un po’ andammo in
una casa “infestata” dai topi. Appena
arrivammo, la signora delle pulizie ci
fece entrare dicendo che i proprietari
della casa erano usciti. In quel momento mi venne in mente un giallo di
Agata Christie, dieci piccoli indiani
dove si racconta appunto che gli ospiti fatti entrare dalla domestica non ne
uscirono vivi… per fortuna non andò
così! Quando incominciammo a scaricare la roba, guardavamo anche in
giro per vedere dove posizionare le
trappole, fu allora che vedemmo sulle
scale un topo gigantesco che si faceva
una passeggiata per casa in cerca di
un po’ di formaggio da mettere sotto
i denti! A quel punto Cono ed io incominciammo a corrergli dietro armati
di scope, lo raggiungemmo solo in
cantina dove con un paio di colpi ben
assestati fece una vera fine da topo!
Dopo quell’esperienza ho detto basta
a quel lavoro perché sinceramente a
me i topi fanno davvero “schifo”!!!
19
POESIE
LA SOLITUDINE
LA LIBERTÀ
La libertà è la voce dell’anima,
è lo sciogliersi dalle catene della guerra,
è il cinguettio sereno degli uccelli
in una mattina di primavera.
La libertà è la voce della natura,
è sentirsi cittadino del mondo,
è essere amico di tutti
in una terra di speranza.
La libertà è percepire il profumo
di un fiore appena sbocciato
e della sua rugiada fresca.
La libertà è l’essenza più bella,
l’essenza più acclamata,
l’essenza più ricercata!
La solitudine è:
udire
il grido di una farfalla…
il canto di una foglia…
l’ira del mare.
Vedere
il bosco danzare…
le nuvole piangere…
i sassi dondolare.
Percepire:
i palpiti del proprio cuore…
il richiamo dell’anima…
i colori della mente.
Losinno Serena
Angelo Masullo I A L
LA NEVE
IL MAREMOTO
E’ arrivato all’ improvviso
senza alcun preavviso.
Moltissimi sono morti,
pochi sono sopravvissuti.
Ha seminato molta paura
senz’ averne alcuna cura,
molte vite si potevano salvare
ma nessuno le ha fatte sgombrare.
La paura assai si diffonde,
ovunque arrivano le onde;
l’ onda anomala è distruttiva,
colpisce tutto con la sua ira;
il colpo è stato davvero forte
portando ovunque sorella morte.
Mignoli Raffaele 3 B Sc.T
Scende leggera sugli alberi,
scende tranquilla sulla strada,
Scende candida a terra.
La neve, sembra una magia infinita
che fa volare l’immaginazione
e fa apparire la realtà diversa.
Cade sulle montagne,
cade sulle pianure,
cade sulle colline.
La neve crea un’atmosfera prodigiosa
che dà sollievo agli animi
e rinfresca l’aria.
Qualche fiocco di neve
cade dal cielo
e si deposita a terra
bianco.
Gli alberi si riempiono
di bianca neve
e donano gioia
ai bimbi felici.
Angelo Masullo I A L
20
OLIMPIADI “TRUCCATE” UN ASPIRANTE VEGGENTE
Manisera Francesco 3 B Sc.T.
Tutti abbiamo sognato, come minimo
una volta nella vita, di possedere dei
“superpoteri”, ma senza fortuna; poi
si scopre di averli nei momenti più
inaspettati ed imprevedibili. Proprio
questo è successo a me.
In estate mi succede spesso di annoiarmi a morte e cerco qualunque
rimedio, anche i più strampalati, per
distrarmi.
Un giorno estivo del 2004, proprio
per passare un po’ di tempo in compagnia, vado a trovare Raffaele a
casa sua, approfittando del fatto che
mio padre va a lavorare a casa sua.
Ci mettiamo subito a giocare ad un
nuovo gioco al computer, svolgiamo
una missione a testa. Finita quella di
Raffaele tocca a me, mentre prendo
postazione entra nella stanza suo fratello Giovanni, entrambi si buttano
sul divano ed accendono la TV met-
tendo sul canale delle Olimpiadi.
Giovanni, per distrarmi dal gioco,
mi chiede l’esito dei salti degli atleti. Salvo il punto del gioco e lascio il
computer per andare a sedermi vicino
a lui per vedere qualche salto, anche
perché quello in alto mi ha sempre
appassionato.
Comincio i miei numeri di pre-veggenza con un atleta giapponese o cinese, non so: il suo atteggiamento ed
il suo modo di fare non mi piacciono
particolarmente, troppo da buffone,
così affermo con convinzione ed anche con un po’ di sarcasmo, che si
sarebbe spiaccicato per terra. L’atleta
prende la rincorsa e spicca un salto,
ma sfortunatamente gli scivolano le
mani e cade fra materasso e terra.
Siccome ho avuto fortuna, io non
l’atleta, ci riprovo con un altro, però
questo era americano; questo, secon-
UN’ECLISSI PER SOGNARE
La Luna, che scientificamente è definita come semplice satellite naturale
del nostro pianeta, nel corso dei secoli ha affascinato milioni di persone
che hanno alzato gli occhi al cielo.
Così romantica e misteriosa al tempo
stesso, spesso presente nelle fiabe ma
anche nell’immaginazione di chiunque. Simbolo della notte e del buio,
ma anche della luce e della forza di
una lotta secolare nei riguardi del
Sole, nonostante essa non risplenda di
luce propria. In passato ha alimentato
le più fantastiche leggende popolari,
anche come portatrice di morte, ed
è stata pure considerata propiziatrice
per l’influsso sulle attività agricole;
do me, avrebbe fatto cadere l’asta,
quello salta e con un piede tocca
l’asta, poi rialzandosi rischia di prenderla in testa poiché non si era accorto che questa gli sta cadendo in testa.
Però di questo non ho colpa, perché
ho solo detto che avrebbe fatto cadere l’asta e non che quest’ultima
l’avrebbe colpito in testa.
Decido di sfidare la sorte e ritento
un ultima volta, con un atleta donna;
questa volta per rispetto, dico che ce
l’avrebbe fatta; proprio così avviene.
Il chiasso e le risate sono tante che la
madre di Raffaele è arrivata di corsa
pensando a chissà cosa. È stato un
episodio davvero assurdo ed incredibile, che sicuramente non si ripeterà
un’altra volta.
Cono Giuseppe Sanseverino – 3 B Sc.T.
credenza, quest’ultima, che è
rispettata da molti contadini
ancora oggi.
Un aspetto particolare della
luna è la sua presenza visibile
dovuta al suo movimento di rotazione intorno alla Terra e sul
proprio asse: per questo motivo vediamo sempre la stessa
faccia. L’altro lato della Luna
fu fotografato per la prima volta nel 1959 da una distanza di
70.000 km!
Successivamente, all’uomo non bastava più guardarla da così lontano,
perciò nel 1969 c’è stato il primo contatto con il suolo lunare.
L’altra sua caratteristica che ha suscitato paure e svariati riti religiosi nelle prime civiltà, sono state le eclissi.
Queste si verificano quando la Luna
si nasconde nel cono d’ombra della
Terra, e può essere totale (se è completamente al suo interno), o parziale
(se viene oscurata solo in parte).
Credo che un’eclissi totale di Luna
piena, avrebbe lasciato nel terrore
più assoluto un popolo non istruito,
il quale non conosceva il reale anda-
mento dei fatti, soprattutto perché poteva essere l’unica fonte di luce nelle
tenebre.
Per quanto ci riguarda, in seguito all’eclissi totale del 28 ottobre 2004,
assisteremo alla prossima il 7 settembre 2006, anche se in modo parziale.
Il successivo spettacolo totale è stato
calcolato per il 3 marzo 2007. Quest’anno dovremo dunque accontentarci di rivedere le foto precedenti.
Se poi si pensa al fenomeno della luna
rossa, non so come gli antichi avrebbero potuto reagire. Questo è dovuto
ad effetti di rifrazione dei raggi solari
nell’atmosfera terrestre, che filtrandoli, crea un’ombra attenuata sulla
Luna, e poiché la luce con una lunghezza d’onda vicina al rosso viene
assorbita meno rispetto agli altri colori, questo ha la prevalenza, con un
aspetto spettrale.
Tutto ciò ha ispirato per secoli poeti
e artisti vari in tutto il mondo, ed ora
anche me. È bello chiudere gli occhi
per un po’ e fantasticare sulla Luna e
tutto ciò che la riguarda.
21
CAROSELLO CAGGIANESE
Q
uest’estate nel mio paese la
maggior parte dei giovani è
stata impegnata nel fare dei giochi
di squadra svolti nelle campagne e
nel centro di Caggiano. Tutto ciò
è stato organizzato da giovani residenti nel paese, pieni di iniziativa
e culturalmente preparati grazie
alla ricca adesione dei ragazzi, di
tutte le età, che si sono divisi in
sei squadre,ognuna delle quali ha
preso il nome delle sei fontane presenti nel paese. Le squadre si dovevano esibire in pubblico, quasi
tutti i giorni,con balli, canti e varie
sfide:sia agonistiche, tipo la gara di
mountain-bike, la corsa campestre,
i percorsi da fare bendati, il lancio
della pietra,sia sfide che facevano
ricordare giochi del passato, come
la corsa nei sacchi, la corsa del
cerchio, quella col cucchiaio con
dentro un uovo. Gare di questo genere facevano divertire la gente e
ai vecchietti facevano ricordare la
loro infanzia, perché alla loro epoca erano gli unici ed anche i più bei
giochi esistenti. Una delle sfide più
belle è stata quando ogni squadra
GRIPPO GIUSEPPE III B ST
doveva organizzare uno “stand”
per far ricordare agli spettatori gli
usi e i costumi di Caggiano. Gli
stand consistevano nell’esporre al
pubblico i vari tipi di lavorazione, come quello della lana,della
pietra,del latte,del pane, del ferro,
ed infine, quello che ha presentato
la mia squadra: la lavorazione del
vimini. È stata un’esperienza bellissima, perché oltre a esporre le
varie lavorazioni, ci siamo divertiti
ad imitare i pastori, e le donne dell’epoca durante il loro lavoro e abbiam fatto divertire la gente con balli popolari. Con il sottofondo della
musica di un organetto,rendendo
tutto più particolare e attirando
sempre più l’attenzione delle persone che ci facevano ottenere più
punti nella classifica generale.
Questi erano dati dalla giuria ad
ogni svolta, alla fine dei giochi
chi otteneva più punti vinceva un
agnello ed un pasticcio offerto da
un ristorante del paese. L’ultima
gara ,poi,fu la caccia al tesoro, che
consisteva nel rispondere a degli
indovinelli,a delle frasi dette da
grandi filosofi,nell’indovinare personaggi protagonisti della storia
del mondo, ma anche in quesiti di
logica e matematica. Alla fine ogni
soluzione aveva a che fare o svelava il nome di un posto presente nel
centro o nelle campagne di Caggiano, da raggiungere con un mezzo di
trasporto, a causa della gran distanza dal centro. Arrivati sul posto, si
doveva trovare soltanto la busta che
conteneva il prossimo indovinello,
“risolvere i quesiti”e chi lo faceva
per primo, ed era più agile nel trovare le buste, giungeva alla chiave
che apriva il paziente tesoro, fine
faceva vincere il gioco. Per nostra
sfortuna la mia squadra ed io non
ce l’abbiamo fatta; ma ci siamo
andati molto vicini arrivando secondi. Come si dice:”l’importante
è partecipare”ed io aggiungo:”ma
soprattutto divertirsi”,e se lo si fa
vincendo è ancora meglio.
22
ADOLESCENTI E CONFIDENZE, GENITORI INVADENTI OPPURE NO…
Perniola Rosanna IB
ADOLESCENZA
C
onfidarsi con gli adulti o meglio con i genitori ed averli
come amici è sempre
possibile?
Adolescenza: periodo della crescita che ognuno di noi deve vivere
ed affrontare,anche se individualmente in modo diverso. Il periodo
adolescenziale comprende l’età
che va dai 12 ai 18 anni. Nel mo-
mento in cui un individuo raggiunge l’età adolescenziale subisce
una sorta di trasformazione, un
cambiamento sia dal punto di
vista fisico che psichico. In un
certo senso ci si crea un proprio
mondo. Nella maggior parte dei
casi l’adolescente acquista comportamenti che non sempre sono
tollerati dagli adulti, nonostante
essi abbiano vissuto una simile
esperienza. Essere suscettibili, innervosirsi facilmente, chiudersi in
se stessi o escludersi da ogni forma
di socializzazione, può creare difficoltà nel comunicare con gli altri
e soprattutto con i propri genitori.
Giovani adolescenti…difficile parlare dei propri problemi….
Molti ragazzi riescono ad aprirsi e
parlare senza difficoltà anche con
i membri della propria famiglia;
al contrario alcuni per motivo di
vergogna o semplicemente per la
certezza che i propri genitori non
riescano a capirli sono in difficoltà nell’esprimersi e nell’affrontare
degli argomenti con determinate
persone. Ma come devono comportarsi gli adulti di fronte a situazioni imbarazzanti per i propri figli? La risposta a questa domanda
non è sempre così semplice. Ogni
genitore desidera avere un buon
rapporto con i propri figli e di conseguenza si comporta nel modo
che ritiene più giusto perché vuole
il meglio per loro. Ma l’invadenza
non è l’arma migliore per iniziare un discorso “intimo”, anzi è un
modo per far allontanare i ragazzi
dai propri cari, portandoli a confidarsi con estranei.
DIALOGO: GLI ADOLESCENTI E LA MODA
Niglio Fernando I C Liceo Artistico
P
er i ragazzi essere alla moda è un
lavoro: alzarsi alle 6,00 per prepararsi, lavarsi, trovare un vestito che si
abbini al boxer o al perizoma, mettersi
un mucchio di gel in testa, abbinare
le scarpe che i nostri genitori hanno
comprato spendendo un sacco di soldi
per i nostri capricci. La mia rabbia è
che le ragazze di una volta erano
molto belle anche se portavano le calzamaglie e le
gonne fino alle ginocchia. Le ragazze e i ragazzi di una volta non si
svegliavano alle 6,00 per farsi
belli…Si, anche loro volevano
farsi belli per conquistare il
cuore di una ragazza però non
perdevano 2 ore di sonno.
Ammetto che si vesta alla
moda ma fino ad un certo
punto: il mio capo va
alla moda, ma non credo che in ufficio o fuori
vada con il boxer fuori
dai pantaloni. In tutto il mondo vestono alla moda: chi
veste rap, chi dark,
chi rock e chi veste
normale; anche il vestir-
si normale è una moda; questa non è
brutta né un crimine, però io vedo che
la pubblicità che se ne fa sta esagerando, ma non poco tantissimo! I ragazzi stessi dovrebbero capire quando è troppo. La moda purtroppo
sta mandando
in rovina gli
italiani; per
esempio tutti i
ragazzi vogliono il pantalone di
marca, perciò i genitori spendono
cifre astronomiche per accontentare i propri figli. Gli amici che
possono dire: “ Comprate è la
moda!”sono coloro che vendono i capi di abbigliamento, ma
anche loro devono comprare
poi altri capi per venderli: ormai è una catena che non finisce mai!
23
“2004: UN NUOVO MILLENNIO, GLI STESSI PREGIUDIZI”
Fortuna De Paola
I meriti della Chiesa e la loro caccia alle streghe
I
l XV secolo vede la massima
diffusione della stregoneria, vittime sono le donne, affascinanti
istigatrici di Adamo e per questo
condannate a torture indescrivibili e alla morte sul rogo… Allora,
come oggi, colpevole la Chiesa
intenta a “mercanteggiare Cristo”.
2004! Vittima un “filosofo” conservatore: l’onorevole Buttiglione,
presentatosi dinanzi la Commissione Europea facente le veci di una
inquisizione atea, viene eliminato
dalla lista dei commissari. Ree le
sue parole, da cristiano, su ragazze
madri e omosessuali.
Il caso dell’onorevole ha
alzato un polverone che
poteva essere evitato, in
quanto egli è stato rifiutato non per il suo essere
cattolico (concetto non
afferrato da Galli della
Loggia, Mieli e Ferrara),
ma perché rispose alle
domande fatte con opinioni personali e non con
intenti politici.
A prendere parte alle
polemiche è il cardinale
Ratzinger, raccoglitore
dell’eredità di papa Paolo
III ovvero l’Inquisizione
romana che condannava
l’inferiorità intellettuale
e morale della donna. Ratzinger
interviene sulla questione attraverso due affermazioni: una sul ruolo
di Dio e l’altra sull’ omosessualità,
colonne portanti del dibattito. Sul
primo punto il cardinale afferma:
“Dio è molto emarginato, nella
vita politica sembra quasi indecente parlare di Dio”. Sull’ omosessualità: “Anzitutto dobbiamo
avere un grande rispetto per queste
persone che soffrono e che vogliono trovare un loro modo di vivere
giusto. Ma creare una forma di matrimonio non li aiuta”. Il cardinale
dà per scontato molte cose; dice
che Dio è emarginato, ma non si
chiede il perché. Se la religione non
fa niente per
aiutare coloro che sono
parte dello
Stato,come
può la politica, già piena
di egoismi
ed interessi, chiede-
V A Sc-Tec
re l’aiuto della Chiesa? Difatti di
Chiesa si tratta e non di Dio,il problema che affligge gli esponenti
più illustri della curia è l’aver perso buona parte del potere temporale che Paolo III aveva. Così, per far
parlare di sé, la Chiesa entra a far
parte di ogni problema morale che
le si presenta e con essa si schierano i “teocon” capeggiati da Rocco Bottiglione felice di trovare un
pubblico devoto al suo martirio. I
“teocon” sono teologi conservatori intenti a difendere le radici della
nostra nazione e quindi a schierarsi
contro il peccato dell’omosessualitàche tanto male fa alla mentalità
del popolo e combattere con “forza
e virtù” (Ferrara) la visione laica
dello Stato. Bottiglione, a cui manca solo l’aureola, non si ferma solo
alla politica e alla religione ma
entra anche nel cinema trovando
nel genio di Almodovar e del suo
“La Mala Educacion”, altra carne
da mettere sul fuoco, infatti”; Almodovar ha lo stesso rapporto con
la Chiesa che può avere un bimbo
quando si sente tradito dalla madre”. Così un film-denuncia per il
filosofo non diventa altro che un
capriccio di un bambino viziato.
Spero che ad Almodovar non sia
arrivata questa affermazione, ne
va della nostra dignità di Italiani. Concludendo con una frase di
Marco Travaglio a cui mi associo
pienamente: “Al Parlamento europeo non si era mai riso tanto. A
riprova del fatto che l’Italia ha un
ruolo ben consolidato nella Nuova
Europa: quello di giullare”. Come
detto mi associo e aggiungo che mi
vergogno di essere rappresentata da
suddette persone la cui mentalità è
ancora totalmente medioevale.
24
ARTE: PERCORSO DELL’ANIMA
S
e date in mano ad un bambino di
pochi anni dai pastelli, egli subito
si divertirà a “scarabocchiare”e poi,
più avanti ,a rappresentare con sue
immagini ciò che conosce. Non
ci sarà bisogno che gli si dica di
farlo: egli disegna con la stessa
spontaneità con cui gioca, perché
ne sente il bisogno e prova felicità.
Disegnando egli conosce le cose
che lo circondano e se stesso in
rapporto ad esse acquisisce oltre che
abilità manuali, anche le relazioni
tra ciò che rappresenta come le
sue idee e le sue fantasie, questi
“disegni spontanei” sono esempi
di felicità, semplicità, purezza
nell’interpretazione e poi rapporto
con la realtà. Interpretare quest’
ultima significa “vedere in modo
nuovo” e trasferisce nell’immagine
la propria personale visione del
mondo e da qui nasce l’arte. L’arte
nasce da un tortuoso percorso che si
snoda all’ interno dell’animo umano
e riaffiora all’esterno,nella realtà,
dopo una lunga meditazione. Altri
fattori della nascita dell’ arte sono
la sensibilità e la bellezza creativa
interiore. L’arte, senza quest’
ultima, porta l’ uomo alla forma
degradante di puro tecnicismo,
senza suscitare quelle vibrazioni
che immortalano per sempre nella
GIOVANNI DI BELLA V C L. A.
nostra mente quel dipinto... Quella
scultura, quella melodia, quelle
righe di poesia. Si può anche essere
bravi nella tecnica, ma solo la
tecnica non rende l’ uomo artista.
L’ arte non e’ un impiego a scoprire
i segreti della tecnica, perché solo
la tecnica rimarrebbe sterile senza
la bellezza creativa interiore. Ma
che cos’ e’ la bellezza creativa?
Beh, difficile da rispondere. E’
un qualcosa , una dote naturale
che solo pochi posseggono, e che
nasce dalla fantasia. La fantasia è
spesso caratteristica dei fanciulli,
mentre si tratta di una dimensione
fondamentale che a tutti permette,
accanto al sentimento, di conoscere
la realtà e di vivere con pienezza.
Senza fantasia e sentimento
l’arte non potrebbe esistere .
L’arte è anche la testimonianza di
come si possa avere un rapporto
personale, creativo, di stupore nei
confronti della realtà. Un uomo
dotato di queste caratteristiche
può essere definito “artista”. Un
artista possiede notevoli capacità
espressive per comunicare, come
ad esempio il colore che, grazie
alla sua immediatezza, coinvolge
emotivamente e può suscitare
emozioni,sensazioni, stati d’animo
più o meno diretti o violenti. Per
esempio, al colore rosso vengono
associate generalmente l’energia e
la forza. Al giallo viene collegato la
luce solare, al bianco al nero vengono
associate la luce e le tenebre.
Allo stesso modo i blu richiamano
il colore delle acque e del cielo,
trasmettendo un senso di pace ed
elevazione spirituale e naturale;
il verde esprime la natura, quindi
la creatività. L’artista disegnando,
dipingendo o lavorando la materia
da’ forma alle sue idee,e parla di
qualcosa di più di ciò che vede e ci
conduce a scoprire la realtà in modo
sempre più vivo ed interessante.
Egli si commuove davanti alla
bellezza della natura, immagina,
sogna, lotta contro la materia che
lo trattiene, modifica lo spazio in
cui vive e fa nascere l’opera d’arte.
L’opera d’arte è l’espressione
dell’originalità e della grandezza
dell’uomo, che ogni uomo porta
con sé, ci parla d’armonia e
bellezza ma anche di fatica e di
dolore, di materia, di spirito. Gli
artisti sanno testimoniarci come
hanno vissuto l’avventura della
vita. Per questo ci sono maestri.
Impariamo insieme ad “incontrarli”
e ad “ascoltarli”
25
GIOVANI: CARENZA DI IDEALI
L
a crisi dei valori ideali appare
oggi determinante nel generale
smarrimento e senso di solitudine
delle giovani generazioni. È vero
che tanti ideali del passato sono
stati causa di immani rovine e
disastri; basti pensare quanti guai
sono stati procurati da un esasperato
nazionalismo e un malinteso
amore di patria, nel non aver alcun
punto di riferimento valido porta
le nuove generazioni ad una crisi
di identità e a un rifiuto acritico ed
inconcludente del passato. In tutte
le epoche ci sono stati i contrasti
tra vecchie e nuove generazioni,
da sempre il nostro mondo ha visto
il bisogno di riflessione e il senso
della misura, proprio degli anziani,
scontrarsi
con
l’esuberanza,
l’entusiasmo e la voglia del nuovo,
tipici dei giovani. L’entusiasmo
e l’irruenza dei giovani hanno
avuto il compito di rompere
l’immobilismo e l’inerzia, il senso
della misura e la moderazione
degli anziani quello invece di
garantire alla società la stabilità, il
senso della continuità e sicurezza
spirituale. Gli ideali e i valori morali
rappresentano i valori morali tra le
vecchie e le nuove generazioni:
il senso della continuità che pur
si avverte nel succedersi delle
epoche storiche, è dato proprio da
questo di conoscersi in qualcosa
di spiritualmente identico, come
un ipotetico testamento che le
generazioni si trasmettono. Molti
di questi ideali peer alcuni si
concretizzavano nella famiglia,
nella patria, per altri in valori e
in modelli comportamentali come
l’onestà, la giustizia, in altri ancora
in ideologie che consentivano di
ritrovarsi in una solidarietà che
non aveva confini geografici e di
sentirsi “fratelli con tanti uomini
sconosciuti e lontani”. Cadute le
ideologie, molti di questi ideali non
affascinano ormai più i giovani: il
consumismo ha fatto piazza pulita di
tutto questo. La società industriale
ha portato benessere materiale, ha
liberato l’uomo da varie malattie,
ha consentito di poter comunicare
in un attimo con l’intero pianeta,
ha cosentito di poter passeggiare
sulla luna, ma nel tempo stesso ha
svuotato lo spirito degli uomini, ha
mercificato persino i sentimenti,
ha trasformato tutto in oggetti di
consumo, ha illuso che anche la
felicità diventi “viaggio”, possa
essere raggiunta materialmente in
ogni momento mediante il consumo
di stupefacenti. Non è retorico
affermare che la mancanza di ideali
porta alla morte dello spirito. La
mancanzza di punti di riferimento
dati da solidi valori ideali e il
consumismo, la “perfezione”
estetica come un unico modello
sociale sono le vere cause di
questo flagello, il disagio. I giovani
smarriti in mancanza di qualcosa
in cui dover chiedere si rifugiano
in modelli che “appaiono” vuoti
senza una dignità umana, e forse
questi non potendoli raggiungere si
sentono frustrati psicologicamente,
ma, l’uomo non vale per quello
GIOVANNI DI BELLA V C L. A.
che ha, come vorrebbero farci
credere i persuasori occulti del
consumismo, ma per quello che
è e per quello che sa. Anche la
libertà è diventata un malinteso
permissivo, un modo di essere che
non tiene conto della libertà e dei
diritti del prossimo. Credere in
qualcosa vuol dire avere un fine
nella vita , lottare , sacrificarsi per
qualcosa , ma quando tutto può
essere facilmente conquistato , e
sempre più cose possono essere
ottenute in modo facile , ecco
che si cade in un circolo vizioso ,
riferndoci schiavi di questi feticci
di benessere e illusioni di felicità .
Solo liberandoci da questi feticci e
illusioni, perndendo coscienza che
l’uomo vale per quello che è, si
può avere la possibilità di ritrovare
una vera dimensione umana e
con una radicale inversione di
tendenza nel costume e nella
mentalità dell’intero corpo sociale
si possono superare i vari “disagi”
per ricominciare a credere e a
lottare in qualcosa per qualcosa.
26
CARO DIARIO
E
ccomi qui nuovamente a cercare di raccogliere i pensieri
della giornata e a metterli in ordine su queste poche pagine ancora
bianche. Guardo l’orologio, vedo
la lancetta dei secondi scandire il
tempo ed immagino tutti i pensieri
degli uomini che il ticchettio si è
portato con sé. Quando si studia la
storia si parla sempre di decenni,
secoli passati tra guerre, vittorie
e cambiamenti, ma pur sempre di
uomini che in qualche modo hanno contribuito, ognuno nel suo piccolo, a costituire la società fino ai
giorni nostri. Vedi, l’uomo è davvero un personaggio molto bizzarro,
nonostante magari possegga tutto,
non si accontenta, rimane insoddisfatto, basti pensare ai motivi che
hanno scatenato le guerre:
proprietà temere, denaro, potere,
petrolio, diritti, insomma sembra
non esistere la parola basta; siamo
come siamo, accettiamo la realtà
così com’è senza pretendere chissà
che cosa. Eppure i veri responsabili siamo sempre noi, anche nel
nostro piccolo tendiamo a modelli
dettati da canoni sociali, cerchiamo di sembrare qualcun altro, proprio perché non ci piacciamo più,
Angela Antonelli
IV C L. A. sperimentale
non ci accontenta il nostro modo
di essere. E’ un controsenso,
ma in continuazione ci vengono bombardati in testa modelli:
dalla moda all’ estetica, dallo
sport al divertimento, dal cibo ai
programmi televisivi, allettanti
e che soprattutto esaltano la superficialità e l’estetica senza badare ad altro. Chi non vorrebbe
avere un fisico scolpito o l’ultima tendenza di jeans sul mercato e quanti già vorrebbero sapere
il prossimo eliminato dalla casa
del Grande Fratello? Purtroppo,
e questo bisogna ammetterlo, la
società si concentra soprattutto
sull’ apparire, sull’ essere sempre perfetto o meglio, cercare di
esserlo, fingendo di essere quello
che non si è. Ciò di conseguenza
porta a voler sembrare qualcuno in
cui noi vediamo la perfezione alla
quale vogliamo tendere, senza renderci conto che quella è soltanto
una faccia della medaglia. Anche
nel mio paese si tende molto ad apparire, si smette di essere se stessi,
solo per evitare critiche o giudizi da parte della gente, si finge di
avere un animo calmo e moderato
quando è poi tutto in fermento. E’
buffo pensare che proprio noi che
rappresentiamo la società, ci riduciamo al punto di nasconderei da
essa sotto una faccia che non ha
nulla a che fare con ciò che siamo.
Fortunatamente, per quanto vogliamo credere che la società è basata
sull’ apparenza, dobbiamo anche
pensare che non tutti ci mostriamo
con una maschera sul volto e che
esistono addirittura persone che
finiscono per cadere in una totale
ingenuità a causa della loro incapacità di apparire.
Intatti 1’ apparire non si può sempre definire come qualcosa di negativo. Esso funge anche da co-
razza, ci da la forza per rialzarci
e per continuare ad andare avanti.
Io tendo ad essere quello che sono,
per me la sincerità è sicuramente
un pregio per chi la possiede, ma
anche a me capita di dover apparire in maniera diversa. Se sto passando un momento difficile devo
pur trovare il coraggio da qualche
parte per riprendermi e continuare
la vita di tutti i giorni, di dire sto
bene e quindi non mettere neanche
a disagio le persone che mi circondano. Essere come si è, vuoi dire
dar libero spazio alle emozioni, ai
sentimenti, a ciò che di più remoto
è nascosto nel nostro animo e non
sempre possiamo permetterci ciò,
diventeremmo troppo vulnerabili
e facili prede del dolore, perciò il
fingere ciò che non si è ci aiuta anche ad essere moderati, ragionevoli
ed in grado di controllare le nostre
emozioni. Naturalmente non è così
semplice come a dirsi, altrimenti
saremmo tutti ermetici, capaci di
comprimere le nostre emozioni e
poi, in fondo, siamo pur sempre
umani, quindi fino a prova contraria è giudicato normale per un
uomo piangere o avere gli occhi
luccicanti in qualunque momento
della giornata. Comunque sia, per
poter vivere meglio è molto più
piacevole essere se stessi e sperare
di essere circondati da gente vera,
non che appare diversa da ciò che
è solo perché sensibile e incapace
di accettarsi, quindi insicura. Persone anche che siano in grado di
scegliere chi essere o cosa essere e
non cloni dei canoni sociali, anche
se in fondo l’apparenza è una manifestazione dell’ essere e quindi
parte di essa.
27
PER NON DIMENTICARE
ANGELICA GARONE V B S
LA DURA TESTIMONIANZA
DI UNA DONNA FORTE:
ANNA LEVI.
Q
uesta è la testimonianza di Carla
Levi, ebrea torinese sopravvissuta ai lager nazisti. Oggi è una donna coi
capelli brizzolati, con tantissima fede
nel cuore e una grande forza d’animo
per andare avanti nonostante il suo
passato.
<<Mi chiamo Anna Levi e sono fortunata perché sono sopravvissuta alla
dura vita dei campi di concentramento. Sono stata internata ad Auschwitz
all’età di 17 anni, quando ero una ragazza con tanta voglia di vivere e di
andare avanti nonostante i mille problemi familiari. In quei luoghi ho visto
l’orrore che mi ha segnata per sempre.
Rabbrividisco quando alla sera nel
letto mi ritorna in mente quel periodo
così cupo; rabbrividisco perché rivedo
i miei coetanei, ma anche gente adulta
e bambini che purtroppo hanno perso
la vita. Scoppio in lacrime, sempre,
quando penso alla mia famiglia e a Vir-
gilia, la mia migliore
amica, vittime del
regime nazista. Nonostante il dolore che
provo tuttora io non
voglio e non posso
dimenticare e voglio
che tutti conoscano
l’orrore che si viveva
nei lager. Sono arrivata ad Auschwitz
con la mia famiglia
che non ho più rivisto. Siamo scesi dal treno e ci hanno
separati: donne da una parte, uomini e
bambini dall’altra. Mi ricordo che era
una giornata grigia, pioveva. Le SS
ci hanno accompagnate in una stanza
fredda e buia, con un rubinetto che non
potevamo usare perché l’acqua non
era potabile; ci hanno fatte spogliare
e lavare con dell’acqua gelida e infine
abbiamo dovuto indossare delle divise.
Abbiamo passato la prima notte lì, in
cuccette scomode che condividevamo
in due: è proprio quella notte che ho
conosciuto Virgilia. Non riuscivamo a
dormire, entrambe eravamo preoccupate e lontane dai nostri familiari. Avevamo paura, dormimmo abbracciate
e al risveglio ci facemmo coraggio a
vicenda e una promessa: “Sempre insieme” queste le nostre parole.
Quella mattina stessa io iniziai a lavorare in fabbrica, lei (più robusta) trasportava pietre in certi passaggi stretti,
stando attenta ai fili dell’alta tensione.
Tutto ciò durò un anno. Io cercavo di
cavarmela al meglio, anche se non sopportavo quegli orari e soprattutto la
condizione
in cui lavoravo: la
fabbrica
era fredda,
lavor avo
per 16 ore
al giorno
attorniata
da gente
che
non
conoscevo
e l’unica
mia com-
pagnia erano i topi e i ragni. Virgilia
invece era sempre stanca, aveva perso
dei chili e quando tornava nella cuccetta si addormentava immediatamente.
Ero preoccupata per lei perché era molto debole, non riusciva più a reggersi in
piedi. Una mattina le SS la chiamarono, lei uscì dalla stanza e…Non la vidi
più tornare. Solo la sera capii che lei
non sarebbe mai ritornata alla cuccetta.
Continuai ad andare avanti col dolore
al cuore per altri 6 mesi: lavoravo parecchio per non pensare, sembravamo
dei burattini nelle mani ostili delle SS,
si sentivano spari e lamenti e la paura
mi assaliva sempre di più. Stavo diventando depressa e paranoica. Un soldato
tedesco abusò di me. Per fortuna il 27
gennaio 1945 arrivarono gli americani
a liberarci.
Quella mattina c’era il sole. Quando
vidi le camionette americane scoppiai
in lacrime, non riuscivo a spiegarmi
perché queste persone non erano arrivate prima per salvare la mia famiglia,
Virgilia e tutte le persone che come
loro non c’erano più. Quando mi portarono fuori dal lager ero stordita, non
riuscivo più a mangiare, a dormire ed
ero ancora più depressa. Non riuscivo
più a prendere in mano la mia vita anche se avevo solo 19 anni. Ero rimasta
da sola, senza la mia famiglia e senza
Virgilia. Nel mio cuore c’era solo dolore, volevo suicidarmi per tener fede alla
promessa fatta a Virgilia. Per fortuna
arrivò John, un soldato americano che
mi aiutò ad uscire fuori da quel tunnel in cui mi trovavo. Non so perché,
ma parlavo molto con lui, mi sfogavo,
scherzavo e lui mi stava accanto come
nessuno mai. Mi aiutò a capire quello
che era successo nel lager e qual era
il modo per andare aventi a testa alta
e col ricordo nella mente. Alla fine ci
innamorammo. Oggi sono qui, nella
stanza in cui tempo fa avevo gli incubi,
per raccontare a tutti quello che è stato. Spero che i miei figli, un giorno non
troppo lontano, racconteranno tutto ciò
ai miei nipoti (o forse lo farò io) perché
non bisogna dimenticare per andare
avanti.>>
28
LA GIORNATA DEL SUONO ONOMATOPEICO
Renata Maria Perongini, I B s.t.
“Gniiiiieeeeeeek...... Clack!”
Il suono della porta che si apre...
e si chiude. Descrivendo con
inconfondibile clangore il momento
in cui due mondi si dividono. Questo
il buongiorno di Marcello, questa
mattina.
Io sono già sul divano, sveglia
da poco. Già vestita e pronta per
affrontare un’altra giornata. Tazza
di latte bollente tra le mani. Pensieri
sconnessi che si accavallano nella
testa. Lista mentale delle cose da
fare. E un secondo per depennare
quelle più odiose.
Cinque minuti di fantastico, estatico,
godereccio silenzio per fantasticare
su una giornata fredda, sì, ma
in linea di principio “normale”. E
dopo una lunghissima frazione di
secondo... quel rumore del cavolo
che spazza via in un pugno di
decibel ogni favoleggiamento.
Marcello mi guarda come fossi un
fantasma. E la successiva domanda
mi si stampa nel cervello come il
silenzio tra due colpi di clacson.
“Come va? Bella giornata, eh?
Sbaglio o ti vedo un po Sgrunt?”
La mia risposta vorrebbe adoperare
tutte le sconcezze che possono
stare in una frase detta in un unico,
magari profondo, respiro. Ma voglio
vederci chiaro. Per quale assurda
logica un cervello medio dovrebbe
partorire un suono onomatopeico a
mò di saluto?
“No, non sono nervosa. Ma mi
piacerebbe capire con cosa hai fatto
colazione stamattina.”
“Umpfh! Non apprezzi mai le
novità... e soprattutto non leggi
il giornale. Sigh! C’è un sacco
di gente che oggi non fa altro
che emettere suoni da fumetto...
possibile che non te ne sei accorta?
Tsk tsk tsk... È la Giornata del
suono onomatopeico!!! Aggiornati!!!
Bah!”
Ok... ricapitoliamo. Mio fratello
entra in cucina emettendo suoni
gutturali e paradentali come fosse
un “Almanacco di Topolino” e alla
mia domanda sulle sue abitudini
alimentari antimeridiane mi
risponde che sono arretrata e che
devo leggere il giornale, perchè
anche oggi il mondo si è svegliato
completamente folle e tocca
assecondarlo.
Vero è che forse viviamo in
un’epoca in cui se non sei Trendy
sei OUT (il che suona già di suo
abbastanza onomatopeico)... Ma
credo, spassionatamente, che se
la smettessimo di fare gli imbecilli
forse qualcosa si potrebbe anche
cambiare.
Mi affaccio dal portone e mi guardo
attorno.
Allucinante! Un mare di persone,
con niente da fare, che si scambia
saluti e cornuterie sviscerando
frasi praticamente senza senso.
Autisti che ripetono il Piiiiiffffff
dei freni e il Tzsssssss delle
porte anteriori-centrali-posteriori
che eseguono diligentemente
il loro compito. Automobilisti
indisciplinati come bestie che
ripetono i loro Sgrunf, Peeeeeew
Peeeeew, Wrooooooooooom,
Screeeeeeeetch, come fossero
in preda a convulsioni, spasmi e
crisi mistiche. La Municipale che
a sirene “urlate” si fa strada tra le
auto e fischia con due dita tutti i
trasgressori...
Sembra il set di “Chi ha incastrato
Roger Rabbit”... mancano soltanto i
cartoni animati.
Una ragazza in corsa si ferma
davanti a me:
“Pant Pant... mi scusi.... Pant... sa
dirmi l’ora?”
“Un quarto alle undici”
e lei... “Fiiiiuuuuuh! Ah! Pensavo
fosse più tardi... Grazie! Pant Pant”
La seguo in “Slow-motion”... voglio
illudermi che sia tutto uno scherzo.
Pellicola di cellulosa su cui è
impressa una storia di fantasia. Ma
poi ci ripenso. Chi credo di essere?
Jim Carrey in “The Truman Show”?
Perchè mai qualcuno dovrebbe
costruire un set gigantesco per fare
uno scherzo a me?
Continuo a seguirla. Ma l’azione
si interrompe su Filippo. Un
vecchietto che bazzica spesso da
queste parti e che per la prima volta
mi si avvicina.
Temo. Sul serio. Ma il mio timore è
infondato. Mi fissa per un po’... tira
su le spalle e se ne va per la sua
strada.
Filippo è così. Fa finta di non
capire. Basta un suo gesto a farti
comprendere che forse basta
davvero poco a vivere tranquilli.
O quantomeno a non lasciarsi
coinvolgere.
Basta un suo gesto perchè Filippo
non può fare altro. Filippo è sordo
dalla nascita.
Forse gli sarebbe piaciuto imparare
a parlare. Unire le parole a
formare vertiginose colonne di
pensieri, riflessioni, emozioni... ma
semplicemente non può. E come lui,
molti altri.
Per la prima volta sono loro che
possono permettersi il lusso di non
ascoltare ciò che abbiamo da dire.
E allora quando li incontrerete,
domani, quando questo “Galà
della stupidità” sarà finito, andate
a ringraziarli. Perchè loro non vi
hanno giudicato. Semplicemente
perchè non ne hanno avuto la
possibilità. Senza parole, basta un
sorriso. A differenza nostra, a loro
basta davvero un gesto per capire il
mondo e la sua architettura.
E soprattutto, abolite
quell’espressione idiota dalla
faccia. Non siete voi a fare un gesto
umanitario. Sono stati loro.
Ma se questo non dovesse
succedere, perchè in tanti si
sentono “superiori”. Non vi
preoccupate. Chiudete la vostra
baracca, e tornate a casa.
Escludeteli dal vostro mondo con un
semplice vocalizzo...
“Gniiiiieeeeeeek...... Clack!”
Spero vi rimangano tre dita dentro.
“Marcello? Preparami un caffè
ristretto, per favore. Sgrunt!”
29
“POCA FAVILLA GRAN FIAMMA SECONDA”
F
ateli parlare di politica, di ideali. Storcono il naso, ridacchiano tra loro, scambiandosi gomitate.
È una classe, una classe qualunque
del nostro tempo. Del nostro paese.
A scuola perlopiù si parla di... no,
forse non si paria di niente. Ah, si,
qualche volta si sente commentare
un programma, un personaggio televisivo.
Manifeste sono più o meno flebili
passioni. Ma nessun brillare negli
occhi. Nessuna voglia di creare,
stravolgere. Una vaga speranza,
che può però trasformarsi in feroce
determinazione, di trovare per sé
un posto all’interno delle maglie
di questo mondo, dove inserirsi e
guardare, possibilmente, dall’alto
verso il basso. Unica aspirazione,
inconfessata o meno che sia. Di
fronte alla domanda di cosa desiderino, cosa pensino sarà di loro,
loro, che camminano così impettiti, abbassano però lo sguardo,
ironizzano. Poi rispondono che
l’importante è il denaro. Senza di
quello non si vive.
Ce li si può facilmente immaginare
asserviti, saggi nel seguire la stra-
ELEONORA CAPPELLO CLASSE 5^ C L. A.
da di compromesso più comoda e
fruttuosa.
Ma chi scrive sta compiendo un errore penoso. Quello di massificarli,
omologarli e renderli impersonali,
vuoti e silenziosi, proprio come
desidera il sistema, sperando di tagliare voci che alzandosi, un giorno, fuori dal coro, possano mettere
in discussione la bella favola dell’industria, del capitalismo, della
ricchezza, dell’influenza del potere.
Allora sarebbe giusto pensare che
sotto una corteccia dura, impastata
a piacimento, qualcuno soffra silenziosamente pensando soltanto
di non essere ancora in possesso di
strumenti atti ad esprimere il proprio disagio di fronte alla freddezza di chi davvero crede che di un
copione già scritto si debba pensare di impadronirsi della parte di
protagonista, o al massimo di chi
più vi è vicino.
Una classe qualunque. Di una
scuola pubblica, mediocre, della
quale tra l’altro vogliono anche
privarli.
Forse devono imparare ancora così
IL MONDO E I SUOI BURATTINI!
N
on credere a tutto ciò che ti
fanno credere, non pensare se
non con la tua testa. Tutte le cose
futili e inutili che la società di un
tempo non aveva, oggi le abbiamo noi. Ci comportiamo come
nei film, i cari produttori televisivi ci plasmano a loro piacimento e
questo solo per soldi! Ci vengono
imposte le loro regole: noi ci com-
tanto. E proprio da quei libri odiati
che fanno tanto peso nei loro zaini.
Se fossero a conoscenza di quanto sangue e bagnata la democrazia
(ufficiale) di cui godono, di quante
lacrime il diritto all’istruzione di
cui dispongono indifferentemente,
probabilmente ce l’avrebbero la
voglia di compiere uno, due, tre…
dieci, cento passi verso un mondo
migliore da regalare a chi lo abiterà poi, come chi ha amato la vita e
l’armonia e la giustizia ha pensato
di fare per loro.
Senza individualismi destinati a
morire con la morte stessa.
E sarebbe belle pensare che una voglia di sapere, di conoscenza, bruci, anche se silenziosamente, negli
studenti di quella e di qualunque
classe di questo e di altri paesi, in
attesa di una scintilla che inneschi
meccanismi di ribellione.
Che possono partire anche dall’ingenuità di manifestare in pubblico
il proprio pensiero. Perché spesso
“poca favilla gran fiamma seconda.
Velia Spinelli e Rossella Accetta 3B
portiamo di conseguenza,
anche con gli amici…
Spesso andiamo pure
contro la nosta direzione
iniziale, i nostri ideali,
pensando di fare ciò che
è giusto, solo perché è
quello che ci viene fatto
credere o perché è quello
che quasi tutti fanno.
Casualmente si riesce a distinguere il bene dal male e si tenta di
scegliere, ma non si può perché
le nostre azioni buone o cattive,
vengono definite tali dalla società
attuale, che le influenza, e, a volte,
deviate dal nostro volere primario.
Così facendo non abbiamo più il
controllo dei nostri comportamenti
né della nostra vita. Spesso le nostre idee sono il riflesso del volere
della società. Tuttavia le facciamo
diventare nostre, perché ci vengono propinate e stampate nella
memoria nel corso della nostra esistenza; sono difficili da cambiare o
sradicare, ma la speranza è l’ultima a
morire…
30
NOTIZIA
DELL’ULTIMA ORA
Marica Marica Marica…
Un grido da terzo posto alle nazionali
Riccione, 2 Marzo 2005: col tempo di 11 minuti e 13,6 secondi si è classificata al terzo posto alle nazionali
di corsa campestre a livello individuale l’alunna dell’Istituto Superiore Pomponio Leto di Teggiano, Rubino
Marica, frequentante la classe II A L.
Un risultato davvero eccezionale, non soltanto per il nostro istituto ma anche per tutta la regione Campania,
che può essere considerato un modello nel segno della continuità, per far sì che quel fiore all’occhiello non si
appassirà mai. Un augurio grande grande da tutto l’istituto.
Intervista
•
Sei soddisfatta quest’anno?
Si perché gli allenamenti sono stati interrotti dalle condizioni climatiche e da un successivo infortunio e
quindi le aspettative erano ridotte rispetto agli altri anni. Sono molto soddisfatta del risultato conseguito.
•
Quali sono le prospettive per il futuro?
Beh, certamente conto di continuare ad allenarmi per poter partecipare ad altre manifestazioni sportive di
alto livello.
•
Come hai vissuto questi giorni a Riccione?
L’esperienza è da valutarsi più che positiva perché il contatto umano con ragazzi di altre regioni mi ha
arricchito a livello sociale. Durante questi giorni a Riccione abbiamo avuto modo di associare allo sport
attività di tipo culturale e ricreativo, come visitare il centro storico di Rimini e assistere ad un meraviglioso
spettacolo eseguito dai delfini dell’Acqua-Fun di Riccione.
REDAZIONE GIORNALISTICA
ALUNNI
RESPOSPABILE
Prof. Manzione Giuseppe
COLLABORATORI:
Proff.ssa Di Liddo Raffaella
Proff.ssa Lucia Costantino Rosanna
Proff.ssa Libretti Antonella
RESPONSABILE TECNICO
Masullo Pasquale
Adesso M.
Caggiano A.
Caggiano G.
Cantelmi G.
Catalano L.
Cavallo C.
Ciccarone M.
Colombo C.
Ciorciari R.
Curcio G.
D’Aguammo M.
De Paola F. A.
De Paola F.
Del Pizzo L.
De Fina A.
Di Flora A.
Di Leo C.
Di Noia A.
Fabio V.
Gallo D.
Greppi P.
Iannone B.
Landolfi S.
Lamberti M. G.
Losinno M. S.
Malatino V.
Mangieri L.
Masullo A.
Mega C.
Pecoraro A.
Perniola R.
Perongini R.
Pucciarelli M. G.
Ragone D.
Sanseverino C. G.
Spinelli V.
Tortoriello C.
Vecchio. V.
Vocca C.
Zozzaro M. L.
31
Project Work
stage turismo verde
Stage socio-assistenziale
INDIRIZZO ISTITUTO: Via San Biagio
Teggiano - tel 0975.79038 - fax 0975.587963
Sito internet: www.liceoteggiano.it - e-mail: [email protected]
32