maggio 2005 - istituto di istruzione superiore
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maggio 2005 - istituto di istruzione superiore
tW ork jec Pro Istituto di Istruzione Superiore “Pomponio Leto” Teggiano SA - rivista scolastica A. S. 2 004/05 N. 1 Finale corsa campestre Riccione Stages Rimini 1 SOMMARIO 3 PROJECT WORK Federica De Paola Sandra Lombardi VAL 4 RISPOSTA D’AUTORE Annachiara Di Flora V A L 4 AL CARO CONO MANGIERI Prof. G. Manzione 6 A GAETANO Luordo Davide e i Compagni della II B ScT. 6 RICORDANDO CON SEMPLICITÀ Di Liddo Raffaella 7 Per un amico SPECIALE Caporrino Giusy II A L STAGE A RIMINI: ESPERIENZE A CONFRONTO 8 Indirizzo Socio Psico Pedagogico: Marilena Rigio,Angela Brandi, Nicole De Leo, Rosalia Petrazzuolo e Iolanda Romano IV A PED. 8 L’esperienza del prof. Zinna Donato Il tutor 9 Indirizzo Scientifico Tecnologico: TURISMO VERDE Diomira Carrozza Angelica Garone V B SCT 10 Indirizzo Linguistico: addetto alla reception d’albergo Vocca Margherita V A L Curcio Giovanna V A L Iannone Carmelina V A L LE VARIE VOCI DELLO TSUNAMI 11 VIOLENTO MAREMOTO COLPISCE IL SUDEST ASIATICO Carmen Vocca Livia Mangieri 1 B L 12 UN NATALE DA NON DIMENTICARE Angelo Masullo 1 A Ling 13 LE VOCI DELLO TSUNAMI Fortuna De Paola V A Sc-Tec 14 NEVE: DIVERTIMENTO E... TANTI DANNI Angelo Masullo 1 A LING 15 LA CRISI DEL QUINTO ANNO CLASSE V A L. 15 VIVI O MORTI? DENISE RAGONE IV A L 16 LATINO E GRECO: LINGUE MORTE? Giuseppina Caggiano Marianna - Ciccarone - Antonella Caggiano IV A L 16 LA POESIA Denise Ragone IV A L 17 “LEGGE CONTRO IL FUMO: LE DUE FACCE DELLA MEDAGLIA” Adesso Melinda III A Sc. T OPINIONI A CONFRONTO SULLA TV 18 TRASFORMAZIONE DELLA TV: DA MEZZO DI INSEGNAMENTO A DISTRUTTRICE DI VALORI Antonella Di Noia IV A L 19 TV SPAZZATURA GIORGIA ESPOSITO I A L 19 LA DERATTIZZAZIONE Fasano Lorenzo III BS 20 POESI E La Libertà Angelo Masullo 1 A L La Solitudine Losinno Serena Il Maremoto Mignoli Raffaele 3 B Sc.T La Neve Angelo Masullo 1 A L 21 OLIMPIADI “TRUCCATE” UN ASPIRANTE VEGGENTE Manisera Francesco 3 B Sc.T. 21 UN’ECLISSI PER SOGNARE Cono Giuseppe Sanseverino 3 B Sc.T 22 CAROSELLO CAGGIANESE Grippo Giuseppe III B St 23 ADOLESCENTI E CONFIDENZE, GENITORI INVADENTI OPPURE NO Perniola Rosanna IB 23 DIALOGO: GLI ADOLESCENTI E LA MODA Niglio Fernando I C Liceo Artistico 24 “2004: UN NUOVO MILLENNIO, GLI STESSI PREGIUDIZI” Fortuna De Paola V A Sc-Tec 25 ARTE: PERCORSO DELL’ANIMA Giovanni Di Bella V C L. A. 26 GIOVANI: CARENZA DI IDEALI Giovanni Di Bella V C L. A. 27 CARO DIARIO Angela Antonelli IV C L A. SPER. 28 PER NON DIMENTICARE Angelica Garone V B S 29 LA GIORNATA DEL SUONO ONOMATOPEICO Renata Maria Perongini, I B S.T. 30 “POCA FAVILLA GRAN FIAMMA SECONDA”. Eleonora Cappello Classe 5^ C L. A. 30 IL MONDO E I SUOI BURATTINI! Velia Spinelli e Rossella Accetta 3B 4 9 10 11 14 31 MARICA MARICA MARICA… Un grido da terzo posto alle nazionali 2 Project Work L a scorsa estate, per la prima volta, il nostro Istituto ha dato l’opportunità ad un gruppo di studenti di partecipare ad un interessantissimo stage all’estero. Si è trattato di un “project work” a cui hanno lavorato diciotto alunni che, oltre ad aver accresciuto la loro conoscenze linguistiche, hanno raggiunto il livello C1 in riferimento ai parametri di valutazione europea. Nel novembre 2003 si è dato inizio alla prima parte del progetto, consistente in un corso pomeridiano di 100 ore durante il quale i ragazzi hanno realizzato la prima parte di un video ed un ipertesto, terminati, FEDERICA DE PAOLA - SANDRA LOMBARDI VAL poi, in Inghilterra: il video ironizzava i pregi e i difetti della vita in Italia, precisamente a Teggiano, mentre l’ipertesto conteneva le bellezze del nostro territorio. Se la prima parte del progetto è stata interessante e costruttiva, la vera avventura per i ragazzi ha avuto inizio il 18 luglio, giorno della partenza per Oxford, dove hanno trascorso ben tre settimane, alloggiando in famiglie selezionate dalla scuola. Dal lunedì al venerdì, i ragazzi hanno anche seguito lezioni in una scuola privata per stranieri, la Eckersley School of English e , con l’aiuto di due simpaticissime insegnati inglesi, hanno portato a termine il progetto iniziato in Italia, realizzando alcune interviste e documentandosi sulla vita ad Oxford. Una volta terminato, il lavoro è stato presentato al Sindaco della città, con grande successo e soddiafazione. Senza dubbio per i ragazzi è stata un’esperienza indimenticabile, in quanto ha permesso loro di accrescere il proprio bagaglio di conoscenze e, soprattutto, si è rivelata un’esperienza di vita per coloro che per la prima volta si sono ritrovati a dover essere autonomi in tutti i sensi. INTERVISTA AD UNA DELLE STAGISTE: 1) Claudia, quanto ha inlfuito questa esperienza sulle tue conoscenze linguistiche? Moltissimo. Avendo alloggiato in una famiglia inglese, ho avuto la necessità di esprimermi nel miglior modo possibile nella loro lingua, arricchendo così anche il mio vocabolario. 2) Qual è stata la parte più divertente del progetto che tu e i tuoi compagni avete svolto? Sucuramente le riprese del video. Abbiamo trascorso giornate intere in giro per la città alla ricerca di persone disponibili a farsi intervistare. 3) Ti sei subito ambientata o hai incontrato delle difficoltà nell’impatto con la cultura e le tradizioni anglosassoni? Fortunatamente, io non ho avuto grandi problemi nell’ambientarmi subito; i primi giorni mi sentivo un po’ spaesata, ma credo sia normale. L’unica difficoltà che ho avuto riguarda il cibo, perché gli inglese hanno gusti e abitudini totalmente diversi dai nostri. 4) Cosa ti ha colpito di più dell’Inghilterra? Mi ha colpito molto girare per Oxford e notare come la mentalità degli inglesi sia aperta allo scambio culturale con persone provenienti da ogni parte del mondo. 5) Al contrario, cosa ti è piaciuto di meno? L’igiene e il cibo. 3 RISPOSTA D’AUTORE ANNACHIARA DI FLORA V A L Antonio Cono Mangieri Scrittore Il Mangieri, a cui è stata inviata una copia della rivista, dopo aver letto il mio articolo mi ha spedito con grande sorpresa la seguente lettera: L o scorso anno fu pubblicata in questa stessa rivista, in occasione della Mostra del Libro tenutasi in questo istituto nel maggio 2004, la recensione di un simpatico libro di racconti intitolato “Efemeron” di cui è autore Cono Antonio Mangieri, originario di Teggiano ma residente in Olanda. Uno dei racconti che più mi colpirono fu la storia del profugo africano, un profugo “vecchio quanto il mondo” che sembra personificarsi mentre rende partecipe il lettore della sua lunga storia, una storia di magie, di sortilegi, ma allo stesso tempo una storia sempre attuale, in grado di farci riflettere. RISPOSTA Ho apprezzato tanto l’interesse di questo competente, scrittore che è autore oltre di “Efemeron” anche di vari saggi di critica letteraria verso il mio semplice parere rispetto alla sua raccolta. Ciò mi ha dato modo di constatare che spesso le persone che sviluppano l’arte dello scrivere o quanto meno del “raccontare” sono anche D’AUTORE le più capaci di soffermarsi sui vari aspetti umanitari che il resto del mondo tende ad ignorare o a non considerare: la sensibilità e l’interesse di noi giovani verso la lettura, verso la cultura, verso un tipo di apprendimento diverso che rifiuta a volte di imparare a memoria qualche pagina di storia, ma che anche attraverso Internet, attraverso i giornali, attraverso libri si sente sempre più partecipe della contemporaneità e si rende parte attiva della società in cui vive, vivendo il presente e sentendone veramente il peso. Al caro Cono Mangieri S ono veramente contento di aver dato un contributo, con l’intervento di Annachiara alla mostra del libro, alla diffusione della conoscenza della sua narrativa e del suo nome, non soltanto nell’ambito del nostro Istituto, ma in tutto il Vallo di Diano, perché copie della rivista sono state inviate alle scuole e agli uomini di cultura. Le posso assicurare che lei è stato presente spiritualmente in mezzo a noi alla mostra ma devo anche comunicarle i consensi unanimi e sentiti di tutti i presenti. Ammiro il suo carattere la discrezione; sono contento, però, di aver partecipato a farla conoscere dalla gente e soprattutto dai giovani, che rappresentano il futuro della cultura e della vita. Ho apprezzato molto gli altri scritti, tra i quali la critica su Dante, e la invito a continuare per la sua strada allo scopo di poter conseguire quei successi che merita. Le rinnovo gli auguri più sentiti e la saluto cordialmente, con la speranza di poterci incontrare e conoscere a Teggiano. Prof. G. Manzione 5 A GAETANO “L’assenza non è assenza, abbiate fede, colui che non vedete è con voi”. Q uesta affermazione, questa manciata di parole, è quanto di più vero abbiamo mai sentito. Ogni giorno, in tutto il mondo accadono cose orribili che nessuno Luordo Davide e i Compagni della II B ScT. di noi vorrebbe mai affrontare per nessuna ragione; ma questa è la vita e a noi non è concesso di interferire con la volontà divina. Il 28 agosto del 2004 la vita di un nostro carissimo amico e compagno, nonché grande appassionato del calcio e dello sport in genere, si è spenta in modo inaspettato lasciando tutti noi con un vuoto incolmabile dentro. Ma, rifacendoci alla frase scritta sul retro della sua foto, colui che non vediamo è con noi e il suo ricordo di ragazzo semplice e onesto rimarrà per sempre vivo nel rimpianto della sua famiglia e di quanti lo conobbero e lo amarono. Gaetano era un ragazzo come tanti, ma con una particolare luce negli occhi che ti colpiva dal primo sguardo; le sue parole, così calde e talvolta piene di ironia, ci faceva sorridere e trascorrere in un lampo quelle cinque ore di lezione che in sua compagnia diventavano tut- t’altro che noiose. Anche se la nostra amicizia non era di vecchia data, per me è stato impossibile non affezionarmi subito a quel simpatico ragazzo pieno di carisma, con un carattere dolce e socievole ed un aspetto distinto tale da farlo sembrare in possesso di una maturità superiore a quella attribuibile ad un ragazzo della sua età. Una delle sue più grandi passioni era il calcio, che seguiva e praticava assiduamente e con dedizione; ne era prova il fatto che indossasse sempre un indumento “rosso-nero” simbolo della sua squadra del cuore. Gaetano, credo che nel corso della nostra vita nessuno di noi riuscirà mai a dimenticare tutte le tue incredibili qualità perché tu eri unico e mai nessuno potrà prendere il tuo posto nel nostro cuore. Ricordando con semplicità Di Liddo Raffaella U no sguardo franco e leale in ogni situazione, quasi sempre sorridente, immancabilmente educato: questo è il ricordo più vivo che ho di Gaetano Romanelli, un giovanissimo alunno della mia prima B S.T. dello scorso anno. La notizia della sua prematura scomparsa mi ha dolorosamente sorpresa. In modo particolare perché lo rivedevo davanti agli occhi con la tuta, al ritorno da una lezione in palestra, soddisfatto e divertito per le attività appena svolte; amava moltissimo il calcio, al quale si dedicava senza risparmiarsi…Voglio ricordarlo così, con semplicità: un ragazzo allegro e socievole che ha lasciato per sempre un’impronta indelebile nella vita di coloro che l’hanno conosciuto…E, chissà…, forse in questo momento sta giocando una partita per Coloro che sono Lassù! 6 Per un amico SPECIALE È successo tutto all’improvviso, ne’ un cenno, ne’ un avviso. Sei andato via una calda domenica d’agosto, hai lasciato tutto e tutti in un immenso dolore. Quindici: i tuoi anni. Quindici: gli anni che il Signore ci ha regalato per conoscere uno tra i suoi più invidiati e stupendi capolavori: TU! Ci restano i ricordi, belli o brutti…che importa. Se in questi ricordi c’è un angelo bellissimo, con due occhi verdi, profondi come il mare, un sorriso straordinario raggiante come il sole, con qualche piercing qua e là e con una grande passione per i Rolling Stones e il Milan, l’anima si colma di gioia infinita. Ora sei lassù, circondato da angeli, speciali come te. Ma ecco che all’improvviso, tra la folla in festa per te, due luci accecanti si fanno avanti. Eh ,si, sono proprio loro. Le hai già riconosciute? Francesca e Mariantonietta, tendi loro le tue mani. Ti stavano aspettando, vogliono presentarti il loro mondo che ora è anche il tuo: il Mondo dei Giusti. Ora il Regno dei Cieli è ancora più straordinario con il tuo sorriso che rende tutto più splendente. Ti chiedo, Angelo bellissimo, vienimi in sogno stanotte e portami con te. Ti terrò sempre al caldo in un angolo del mio cuore che solo le persone speciali come te possono occupare. A presto, Angelo Divino; un giorno ci rincontreremo e parleremo a lungo fino a quando una nuova alba sorgerà. Caporrino Giusy II A L 7 STAGE A RIMINI: ESPERIENZE A CONFRONTO L o scorso anno scolastico le classi terze e quarte dei tre indirizzi del nostro Istituto hanno avuto la possibilità di partecipare ad uno stage a Rimini di 18 giorni,dal 23/05/04 al 10/06/04. I ragazzi hanno dovuto superare un test di cultura generale e solo i primi 18 classificati,per ogni corso, sono partiti per questa avventura. Hanno alloggiato presso l’Hotel Villa Bianca accompagnati dai professori-tutor,Casella, Di Santi e Zinna, che li hanno aiutati e sostenuti in questa nuova esperienza. N Indirizzo Socio Psico Pedagogico: socio-assistenziale oi ragazze del Pedagogico abbiamo trascorso i nostri 18 giorni tra le scuole materne, gli asili nido e i centri per anziani. Eravamo divise in 3 gruppi di 6, 4 e 8 ragazze. L’esperienza più significativa è stata presso i centri per anziani di Forlì e Viserba. All’inizio cercare di avere un dialogo con loro ci sembrava impossibile ma grazie alle ADB (assistenti di base) e soprattutto grazie alla nostra volontà siamo state capaci di instaurare un rapporto positivo con loro, e con prontezza più che con facilità, apprendere ed assimilare istruzioni ed informazioni relative alle loro caratteristiche. Nel centro di Viserba la più anziana era la signora Rosina, nata nel 1915, c’erano poi la silenziosa Annette,ex professoressa di francese, Annamaria, docente di fisica., Dino, 70 anni, ex pediatra e tanti altri. A Forlì la situazione era diversa: gli anziani erano molti di più, con forme più gravi di Alzheimer e molto aggressivi. Ogni giorno vissuto insieme a queste persone ci rendeva più forti ma allo stesso tempo sentivamo la paura di invecchiare e dimenticare ,un giorno, chi eravamo V e chi sognavamo di diventare. La nostra presenza in questi centri è stata molto significativa per gli anziani e per noi, che non dimenticheremo mai quest’esperienza, mentre loro, forse, ci hanno già dimenticate. La nostra gioia più grande è quella di aver regalato loro18 giorni di serenità e felicità. L’ultimo giorno, gli anziani insieme al responsabile e alle assistenti,ci hanno organizzato una festa, non di addio, ma di arrivederci. Ci siamo commosse tutte nell’abbracciarci e nel salutarci, ma soprattutto nel sentirci dire “…speriamo di rivedervi l’anno prossimo”. Siamo molto orgogliose dei nostri comportamenti adottati sia nei centri che al di fuori: abbiamo dimostrato molta responsabilità. Avvertiamo ora il desiderio di rifare uno stage ma speriamo soprattutto che gli altri che avranno l’occasione dopo di noi, sappiano adottare il giusto comportamento in modo che non resti in loro una delusione ma un’esperienza positiva. Marilena Rigio,Angela Brandi, Nicole De Leo, Rosalia Petrazzuolo e Iolanda Romano IV A PED. L’esperienza del prof. Zinna Donato - Il tutor olendo fare qualche rilievo di natura didattica e pedagogica, non posso non ritenermi soddisfatto degli obiettivi che le ragazze hanno perseguito; infatti il rapporto quotidiano con bambini ed anziani le ha umanamente arricchite, ha sviluppato capacità relazionali e le ha coinvolte a tal punto che anche le più timide hanno svolto un ruolo di attiva e fattiva collaborazione. Hanno sperimentato sul campo quelle teorie psico-pedagogiche e sociologiche che avevano appreso solo teoricamente durante le attività curriculari. L’ esperienza scuola-lavoro si è rivelata molto positiva ai fini della maturazione umana, culturale e socioaffettiva delle alunne. Nel tempo libero dagli impegni le ragazze hanno visitato la città di Rimini vecchia: il Tempio e la Rocca malatestiana , il ponte di Tiberio e l’Arco trionfale di Augusto. Hanno potuto ammirare l’hotel “ La gradisca”, dove Fellini amava ricevere gli attori più famosi degli anni ’60 e ’70 . A San Mauro Pascoli hanno visitato la casa del poeta. Non sono mancate le serate in discoteca, dove le ragazze hanno saputo comportarsi ed entrare in amicizia con altre stagiste provenienti da altri istituti dell’Italia Meridionale. Le passeggiate a Riccione, a Corso Ceccarini, hanno entusiasmato le ragazze, poiché si sono trovate in una realtà diversa dove hanno potuto interagire liberamente con altre ragazze e ragazzi provenienti da altri istituti. L’organizzazione curata dall’ Aktiva S.r.l. è stata perfetta , sia per la scelta dell’hotel dove le ragazze hanno alloggiato, sia per quanto riguarda l’impostazione del lavoro sapientemente curato da tre tutor, che sono rimasti sempre a disposizione per superare qualche difficoltà , che poteva presentarsi durante lo svolgimento dello stage. 8 C INDIRIZZO SCIENTIFICO TECNOLOGICO: TURISMO VERDE sentirle; un urlo improvviso e ci accorgemmo che erano già le 8:00 …a quell’ora prendevamo l’autobus “normalmente”. In cinque minuti eravamo pronte, chissà come, per affrontare la giornata. L’esperienza più tragica? Ritornare a casa proprio quando ci avevamo preso gusto! Un voto da uno a dieci a quast’esperienza?!? 1000!!! hi avrebbe mai pensato che potesse succedere proprio a noi? Eravamo quindicesima e sedicesima nella “sacra lista”…e siamo partite per questa nuova avventura. L’atmosfera frizzante che c’era intorno a noi non finiva mai di stupirci, le luci per strada, la splendida spiaggia e la voglia di scoprire Rimini era fortissima. Ma il nostro compito lì era un altro! Niente 007 o roba del genere, soltanto ore di duro lavoro e jogging mattutino dietro i bus che non perdonano. Puntualissimi ogni mattina. I cataloghi da sistemare… tanti pacchi polverosi…le offerte dei viaggi da catalogare, telefonate, fax, biglietteria…tornavamo in hotel stanche, magari con le mani rovinate ma questo non ci fermava… continuavamo imperterrite perché era la sera che iniziava il divertimento! Consumavamo le nostre scarpe a fare su e giù per il viale alla ricerca di qualcosa di allettante… mentre la pelle s’imbruniva, i giorni passavano senza sosta davanti ai nostri occhi. Diomira Carrozza Nel silenzio della nostra stanza Angelica Garone V B SCT una mattina suonarono due sveglie ma eravamo troppo stanche per a nostra avventura inizia il 23 maggio 2004: un lungo viaggio, destinazione Rimini. L’impatto con un mondo diverso da quello a cui eravamo abituati è stato disorientante: la frenesia della città, il grande flusso di gente proveniente da svariate parti del mondo,la vita mondana molto movimentata. Questo stage ha ampliato le nostre vedute sul mondo del lavoro dan- docene un primo assaggio. Avere le prime “responsabilità” ci ha fatto sentire più “grandi” . I nostri compiti sono stati molteplici, tra i quali: addetti alla reception, impiegati in agenzie di viaggio e di anomazione. Anche all0interno di tutto il gruppo si è create una bella armonia e alla fine sembrave quasi di essere tutti della stessa classe. Un’esperienza davvero esaltante L e divertente, sicuramente a chi si accinge a ricalcare le nostre orme sulla finissima spiaggia di Rimini. Bartomeo Giuseppe, Giuliano Franceso, Loguercio Antonio, Santorufo Luigi, Zeo Antonio. 9 I INDIRIZZO LINGUISTICO: ADDETTO D’ALBERGO l corso “Reception d’albergo” organizzato nel nostro istituto nell’anno 2003/2004 ha dato la possibilità a diciotto alunne di fare un’esperienza che è servita molto,non solo per il rilascio di un attestato importante ,ma anche perché ha permesso di confrontarsi con l’ambiente lavorativo a cui, sicuramente, nessuna era abituata. Lo stage consisteva in 8 ore lavorative, e ognuna di noi in un albergo diverso a Rimini,città turistica per eccellenza. Le aziende presso cui “lavoravamo” richiedevano alcune caratteristiche fondamentali, come serietà, disponibilità, tanta pazienza e solarità, definite queste il “miglior biglietto da visita” nell’approccio con i clienti. Una regola basilare che ALLA RECEPTION accomunava tutti gli alberghi era l’eleganza, e perciò era d’obbligo indossare il tailleur. Al principio ci sentivamo tutte a disagio perché per la maggior parte di noi, essendo la prima volta a contatto col mondo del lavoro, non era facile mantenere sempre il sorriso e soddisfare con cortesia le esigenze dei clienti, soprattutto dei più “pignoli”. Il compito principale era assicurarsi che tutto fosse in ordine, in modo da offrire un’immagine sempre impeccabile, e dovevamo fare del nostro meglio affinché potesse influire positivamente sul nostro giudizio finale. A questo seguivano le normali faccende burocratiche di qualsiasi albergo: all’arrivo, ogni cliente doveva consegnarci un documento personale per la compilazione, da parte nostra, della scheda di notifica, e dopo gli veniva assegnata la camera. A metà mattinata era d’obbligo aggiornare l’ ISTAT, ossia gli arrivi,le partenze e le presenze di ogni giorno. Inizialmente avevamo paura di non essere all’altezza di quello che le aziende richiedevano, ma col passare del tempo e con la pratica,miglioravamo sempre più. È stata un’esperienza indimenticabile soprattutto perché ci ha permesso di stare a contatto con gente diversa,in un ambiente lontano dal nostro, di confrontarci con le nostre capacità, di responsabilizzarci e di farci crescere. Secondo noi il contatto tra la scuola e il mondo del lavoro è necessario, in quanto prepara i giovani ad avvicinarsi con più coscienza ed esperienza al proprio futuro lavorativo e noi ci riteniamo fortunate di aver avuto questa possibilità, perché ci ha dato la sicurezza per poter affrontare altre esperienze del genere in futuro. Vocca Margherita V A L Curcio Giovanna V A L Iannone Carmelina V A L 10 LE VARIE VOCI DELLO TSUNAMI VIOLENTO MAREMOTO COLPISCE IL SUD-EST ASIATICO CARMEN VOCCA — LIVIA MANGIERI “ Lo tsunami ha causato distruzioni e migliaia di morti” 26 dicembre 2004: violento maremoto colpisce il Sud-est asiatico. Onde alte più di 15 metri, alte quanto un palazzo di 5 piani, seminano morte e distruzione. Poche persone sono riuscite a salvarsi, tra cui una ragazza inglese di 14 anni. Lei si è salvata grazie al professore che alcuni giorni prima aveva spiegato quel fenomeno e ha salvato altre persone. Se la ragazza non fosse stata attenta a scuola, non sarebbe venuta a conoscenza di questo fatto, quindi lei e gli altri sarebbero morti. La tragedia ci fa capire come la natura sia incontrollabile, quando essa scatena la sua furia distruttrice. Niente può resistere a una simile violenza. L’unico modo per sopravvivere è la fuga. Non tutti i Paesi sono dotati di sistemi di allarme per avvisare la popola- zione in breve tempo per evacuare i luoghi in pericolo. L’onda impiega pochi minuti per raggiungere la costa; i Paesi esposti a rischi maggiori sono quelli che si affacciano sul mare, tra cui l’Italia. Questa è dotata di sensori in grado di avvisare in anticipo la popolazione. Il Mar Mediterraneo non è un mare tranquillo. Si sono già verificati altri tsunami. Di tempo ne è passato, ma la distruzione è sempre la stessa. Il terremoto sottomarino ha portato colera,tifo e diverse malattie infettive. Da Indonesia, Maldive, Sri Lanka… provengono notizie sempre più raccapriccianti: almeno 10 milioni di persone sono a rischio epidemie,soprattutto per acqua potabile inquinata. L’ uomo è responsabile del cambiamento del clima per le immissioni nell’atmosfera di gas derivati dalla combustione di carbone , petrolio e di gas naturale. Bruciati per pro- 1BL durre energia che provocano gravi squilibri ambientali. L’ uomo dovrebbe impegnarsi a rispettare di più la natura limitando l’uso degli autoveicoli e di tutto ciò che provoca inquinamento aumentando così l’effetto serra. Molte volte si usano mezzi a motore anche per recarsi in luoghi vicini che potrebbero essere raggiunti a piedi. Solo con l’impegno di tutti si potranno raggiungere questi obiettivi. 11 UN NATALE DA NON DIMENTICARE Angelo Masullo 1 A Ling 225.000 morti, miliardi di euro stanziati arrivati tardi, miliardi di opere in fumo; vedove e orfani senza più nulla. Natale mesto per tutti. Raccolte di danaro. I l 26 dicembre 2004, tra l’allegria del Natale, come una bufera si è sparsa la notizia di un terremoto-maremoto nell’area del Sud-Est Asiatico. Alle ore 7,00 è stata avvertita una lieve scossa, poi intorno alle 10,00 il mare si è ritirato di 500 metri, lasciando sulla spiaggia pesci e conchiglie. Alcuni sono scappati; molti, per la curiosità o per raccogliere conchiglie si sono avvicinati al mare. Subito dopo un’onda altissima si è avvicinata con grande velocità, travolgendo e distruggendo ogni cosa. Ha trascinato via casupole di pescatori, hotel, bungalow e ogni cosa. Una bambina inglese, che aveva studiato gli “tsunami” a scuola, ha avvertito i suoi genitori che fortunatamente le hanno creduto e hanno permesso che centinaia di persone si salvassero. Ci siamo terribilmente angosciati nel vedere i video amatoriali, che hanno ripreso scene di terrore, di morte e di disperazione. Tanti i morti e tanti sono i superstiti che si sono salvati perché si sono aggrappati ai tronchi o sono saliti sui tetti delle case, ma tanti sono anche i bambini che hanno vissuto questi momenti e che sono rimasti terrorizzati: la morte ha strappato loro le madri ed ora sono soli al mondo. È impossibile comprendere lo stato d’animo di quelle popolazioni, lo shock dei sopravvissuti, il dolore per i parenti morti, la tragedia degli orfani. Alcune testimonianze parlano di turisti, che su un’isola delle Maldive lunga 400 metri ed alta 2 / 3 metri hanno visto un’onda che arrivava alle loro spalle e sono rimasti atterriti; non sapevano dove andare e cosa fare. Alcuni si sono aggrappati al salvagente, a canoe, ad altro materiale gonfiabile e a delle corde legate alle radici mangrovie, alberi molto robusti: si sono salvati; altri sono saliti sulle palme. L’onda anomala ha impiegato circa 2 ore per arrivare sulla costa. Era stata percepita dai sismografi ed erano state avvertite probabilmente anche le ambasciate straniere in Thailandia, India, Malesia, Maldive, che non hanno divulgato l’informazione sia per incredulità, sia per mancata organizzazione. Ogni anno accadono milioni di queste tragedie, anche in pieno Oceano e ce ne accorgiamo tardi, ma noi dovremmo prepararci a questi eventi, organizzando meglio i piani di salvataggio, non costruendo case sulle spiagge ma edifici antisismici. In Italia, per esempio, c’è il grave problema del Vesuvio, che tanti scienziati ritengono prossimo ad esplodere. Sulle sue pendici sindaci, amministratori, ingegneri di pochi scrupoli hanno concesso licenze edilizie ed hanno permesso a tante persone di abitarvi. Cosa succederà se il vulcano si svegliasse? A chi sarà data la colpa dei morti e dei feriti? Alla “natura matrigna”, di sicuro! Nessuno dirà che è colpa dell’uomo che, in modo incosciente, costruisce là dove non deve: usa materiali non antisismici per palazzi alti là dove dovrebbero essere bassi e, soprattutto, senza un valido piano di emergenza. Piangeremo i morti, grandi e piccoli, i bambini orfani, la miseria, le epidemie, ma non ci sarà pentimento, né piangeremo sulle nostre gravi responsabilità. In Asia oggi c’è bisogno che la macchina degli aiuti si muova più velocemente perché ci sono ancora villaggi dove non sono arrivati gli aiuti e la popolazione stessa raccoglie dalle strade i cadaveri che sono in uno stato avanzato di putrefazione. A questo si è aggiunta un’altra disgrazia: molti bimbi, con ancora il terrore negli occhi, vengono rapiti da gente indegna e senza scrupoli che chissà a quali loschi traffici li indirizza. 12 LE VOCI DELLO TSUNAMI A Ballarò, Giobbe Covatta leggendo delle lettere, disse: “Sono Mosè dal Mar Rosso, serve una mano?” La battuta sdrammatizzante rende al meglio la gravità della situazione. Per giorni e giorni e ancora oggi i giornalisti competono tra di loro per accaparrarsi il servizio più straziante. Ogni filmato mette in luce il disastro, le immagini devono farci provare pietà, le riprese del mare mettere in luce il male dell’uomo. Sì, un disastro di così grande portata non giunge da solo, la natura deve essere aiutata dall’uomo. Se le vittime sono state tante è a causa dei costruttori che erigono alberghi sulle spiagge; se le barriere naturali non sono riuscite a limitare i danni è a causa della loro poca presenza; se i più colpiti sono stati gli Asiatici poveri è perché nessuno li ha mai aiutati. Dopo la catastrofe ambientale che già di per sé ha fatto tante, troppe vittime, arriva il rischio epidemia, i corpi di occidentali ed asiatici nelle fosse comuni; anche se il governo nega che essi siano tutti assieme, come si fa a dire con certezza che l’Occidentale tornerà a casa? I medici, i tecnici ed i nuovi monatti che non riescono a far fronte a migliaia di cadaveri, migliaia di sacchi che sfilano tra la gente, corpi che bruciano, lacrime e mascherine sui volti colpiti, un odore nauseabondo, rimarranno nei ricordi per sempre. Fortuna De Paola L’elenco dei danni è lunghissimo e oltre quelli già citati abbiamo: la fame che ora nel post-Tsunami è davanti gli occhi di tutti. I telegiornali del pomeriggio e della sera mostrano le immagini più agghiaccianti: le mani tese, le pelli magre, le pance vuote, gli aiuti chiusi nei container, gli elicotteri, che lanciano i pacchi e al di sotto gli uomini che si strattonano per una ciotola di riso. Ed ecco che compare la solita frase: “Il disastro si poteva evitare”, queste soluzioni però arrivano sempre dopo la morte, nel prima siamo tutti al sicuro ed ora ci bombardano di possibili tsunami anche qui da noi e lì ancora facendo sì che molta gente una volta completata la ricostruzione non vada più in quei paradisi naturali. Dopo i danni bisogna srotolare l’elenco delle beffe: in seguito al disastro e dopo aver emanato i piani d’aiuto umanitari con priorità per i poveri, ci si occupa dei Vip e dei turisti; giorni interi a vederli tornare a casa ( fortunatamente ), ad ascoltare le loro voci, il loro dichiararsi distrutti e poi la notte di Capodanno vederli cantare sotto le stelle. Così come alcuni tornano, altri partono ed hanno la faccia tosta di star distesi sulle spiagge dorate all’ombra delle alte palme lì dove tanta gente ha perso la vita. Perché ci stupiamo? Cosa importa al ricco Occidente, che poi tanto ricco non è di quelle popola- V A Sc-Tec zioni buone solo a lavorare come schiavi e a lamentarsi senza ovvie ragioni? Ovviamente, niente! Gli aiuti vengono inviati ufficialmente nel nome della solidarietà e ufficiosamente nel nome di tutti quegli interessi politici ed economici che spingono gli uomini a mobilitarsi per i propri interessi. Gli aiuti partono anche dai privati, i cittadini inviano denaro e pacchi di viveri, che forse non arriveranno mai. A testimoniarlo ci sono i funzionari europei che vigilano sugli aiuti tra cui Emma Bonino, che disse:” Il donatore non avrà mai la certezza che i suoi soldi arriveranno a destinazione”. Dopo una frase del genere il povero cittadino cosa dovrebbe fare? Continuare a mandare soldi o lasciare che gli Asiatici se la cavino da soli? Un altro elemento fondamentale è dato dai tantissimi orfani che privati dei loro genitori vengono venduti agli sporchi Occidentali. Tra i tanti disastri e problemi questo è il crimine peggiore che si possa rivolgere alla fascia più vulnerabile. Per questo problema, per quelli già citati e quelli che seguiranno si è molto parlato di Dio. Dov’è allora Colui che dovrebbe essere misericordioso nei confronti dei più deboli? Cala il silenzio e l’inquietudine che tutto ciò lascia va ben oltre ogni immaginazione. 13 NEVE: DIVERTIMENTO E... TANTI DANNI La sera del 25 gennaio tra la pioggia scrosciante e gli alberi bagnati è incominciato a comparire qualche fiocco di neve che a poco a poco aumentava e sì ammucchiava ad una velocità impressionante. Mercoledì mattina è spuntato un piccolo e tiepido raggio di sole che illuminò un paesaggio da fiaba: tetti e alberi erano coperti da mezzo metro di neve caduta durante la notte. Ovunque si posasse lo sguardo si vedeva solo neve, persone imbaccuccate, rami d’alberi imbiancati. Per quattro giorni consecutivi è nevicato senza mai smettere, tranne qualche piccola pausa notturna. Purtroppo i primi disagi si sono fatti sentire da subito: la corrente elettrica mancava ormai in moltissimi comuni del CentroSud Italia. Sembrava una nevicata da poco, invece sono stati colpiti il Molise, l’Abruzzo, la Puglia, le Marche, la Campania, la Basilicata, la Calabria, provocando grandi disagi alla popolazione e grandi polemiche da parte dei politici, soprattutto per il blocco dell’autostrada A3, definita dal Ministro dell’Interno Pisanu non un’autostrada, né una superstrada, ma un “tratturo”. L’ANAS non ha chiuso l’autostrada fino a mercoledì, senza tener conto che già il martedì c’era neve sulle strade. Per l’emergenza alcuni automobilisti volevano comprare delle catene, ma il prezzo era lievitato a 120 € ! Ed il ministro incolpava gli automobilisti di essersi messi in viaggio, nonostante le previsioni meteo! Il problema della neve sull’autostrada A3 è sempre esistito, ma quest’anno si è mostrato nella sua gravità. L’organizzazione è stata inadeguata: Carabinieri, Vigili del fuoco, Anas, si sono mossi in ritardo senza collaborare tra di loro: i mezzi erano pochi e solo in ritardo hanno cercato di aiutare i camionisti che hanno trascorso quasi tre notti al gelo nella loro auto, limitando il riscaldamento della loro vettura per non finire la benzina e rimanere bloccati. Molti camionisti sono stati aiutati dai pompieri ad arrivare fino ai centri di servizio e molti camion sono rimasti di traverso sulle strade, bloccando il traffico. Ma la cosa più grave è che sono mancati i mezzi, come spazzaneve e spargisale, sia sulle autostrade sia in molte città scalo di commercio come Atena Lucana, Padula, Sala Consilina, Lauria, Lagonegro, dove i camionisti sono stati ospitati in centri di accoglienza come scuole e ospedali, con pasti caldi e riscaldamento. I danni sono stati gravi e numerosi in tutta Italia; sono morte tre persone per assideramento: due erano dei senzatetto, morti su una panchina Angelo Masullo 1 A LING e sotto un cornicione; invece un altro era un anziano abruzzese che, rimasto a casa solo, senza gas e senza elettricità, non ha potuto accendere i riscaldamenti e non è potuto uscire perché davanti alla porta di casa c’erano 2 metri di neve. Moltissimi comignoli e tegole di case sono crollati e i sindaci di vari comuni hanno dichiarato lo stato di calamità ed hanno inviato continuamente spargisale e spazzaneve e poi con i camion hanno fatto raccogliere la neve e l’hanno fatta portare fuori città e nel caso di Teggiano vicino al cimitero. Questa nevicata ha danneggiato tutti i raccolti, aggravando la condizione dei contadini e dei commercianti di prodotti della terra. Le serre sono inservibili, schiacciate dal peso della neve, le piantagioni di broccoli, rape e spinaci sono andate distrutte e molti ulivi sono rimasti spezzati. Per molti la neve è stata causa di una lunga e bella vacanza; tanti ragazzi si sono divertiti a giocare e si sono cimentati a fare vere e proprie battaglie di neve; le scuole sono rimaste chiuse per ben due settimane!! Questa nevicata è stata paragonata a quella del 1956, quando nevicò per un mese ininterrottamente, con qualche pausa giornaliera. Quell’anno è nevicato molto anche a Napoli e a Roma, città dove la neve non si vedeva da anni. Questo evento è stato ricordato dalla cantante Mia Martini che compose la canzone: “La nevicata del ‘56”, descrivendo le emozioni e gli stati d’animo della gente mentre la neve cadeva candidamente e si posava al suolo, creando uno scenario suggestivo. 14 LA CRISI DEL QUINTO ANNO ANALISI DI UNA MALATTIA REALE, O COSÌ DIFFUSA gni anno il primo giorno di scuola è atteso sempre con trepidazione da tutti gli studenti. Ognuno, tra i banchi della sua nuova aula, ha qualcosa da raccontare sull’estate appena trascorsa. Sono sempre diversi gli animi con cui viene varcato, rigorosamente in orario, il portone della Scuola: chi lo attraversa per la prima volta con uno sguardo spaesato e pieno di curiosità, chi spera che il nuovo anno scolastico sia migliore del precedente, e chi, con aria spavalda, affronta il suo ultimo “primo giorno di scuola”. È proprio questo atteggiamento che caratterizza lo studente del quinto anno. Per una reminescenza di “nonnismo”, egli si sente il “Padrino” di tutti gli studenti; colui che decide a chi è permesso sostare nei bagni, da sempre ritenuto “sacro” luogo di ritrovo. Il rapporto con l’insegnante non è più quello del discepolo timoroso, ma di colui che si rifiuta, quasi, di seguire qualsiasi regola. Sarà l’effetto della maggiore età appena raggiunta o forse la paura di lasciare il proprio “nido”, come avrebbe detto uno dei poeti più amati dagli studenti, ma questo è ciò che succede alla maggior parte dei ragazzi. Coloro i quali si sono sempre impegnati per dare il massimo durante i primi quattro anni sono ora stanchi di studiare ancora e non fanno altro che pensare all’esame di Stato. Dall’altro lato chi non ha avuto mai “a genio” la vita scolastica è stanco di protrarre per un altro anno quell’immane fatica dell’alzarsi presto la mattina! Ne consegue un interesse sempre più calante per tutte le lezioni da seguire e una voglia ancora più scarsa di concentrare la propria attenzione sui libri. Gli insegnanti notano questo “calo” e VIVI O MORTI? V entotto anni fa,il 16 agosto 1977, moriva Elvis Aaron Presley, ucciso da un’overdose di barbiturici. O, almeno, questa è la versione ufficiale… Si, perché secondo alcuni Elvis non sarebbe affatto morto quel giorno ma, anzi, sarebbe ancora tra di noi, vivo e vegeto! Nel Missouri, un settantacinquenne di nome Bill Beeny ha addirittura aperto un museo che si chiama “Elvis è vivo”, sostenendo che la grande stella del Rock & Roll avrebbe inscenato la sua morte perché Classe V A L. ne rimangono molto delusi, vorrebbero che gli alunni dessero il loro meglio, ora che concludono il ciclo di studi. Forse non sarà così per tutti, ma la crisi dell’ultimo anno colpisce la maggior parte dei diplomanti. Il tutto confluirà in uno studio assennato durante gli ultimi mesi, per dimostrare il proprio valore a quella che è la meta più temuta: l’esame di Stato. Dopo, arriverà il momento dei pianti, dei rimpianti e dei ricordi. La scuola ha accompagnato la crescita di ogni suo alunno, lo ha accolto quando era solo un ragazzino e lo vede uscire, da quello stesso portone, da “uomo”. La crisi del quinto anno, se davvero possiamo definirla tale, si è finalmente conclusa. Ora, l’alunno con lo stesso sguardo, curioso e spaesato, affronterà una nuova avventura, con i suoi momenti di paura, ma anche di felicità. Denise Ragone IV A L non sopportava più la pressione dello show business e che oggi si farebbe chiamare “Jesse”, passerebbe il tempo collezionando monete e andando a pescare. Ma Elvis non è l’unica celebrità defunta che sarebbe ancora viva. C’è, ad esempio, il caso di Jim Morrison, il leggendario leader dei Doors. Il 3 luglio del 1971 Morrison morì in una vasca da bagno a Parigi, per “cause naturali” ed ora è sepolto in un cimitero parigino. La rapidità con cui Morrison fu dichiarato morto e poi sepolto, però, fece scattare la scintilla del dubbio. Negli anni seguenti molte persone affermarono di aver incontrato per strada il “Re Lucertola” , come veniva chiamato dai suoi fans, e che avrebbe anche lui inscenato la sua morte per sfuggire alla pressione della vita pubblica. E per lo stesso motivo avrebbe finto il suicidio anche Kurt Cobain, leader dei Nirvana scomparso nel 1994. completamente diversa è invece la leggenda che circonda l’ex Beatles Paul McCartney . noi lo crediamo tuttora vivo, impegnato ancora a comporre musica …invece l’autore di Yesterday sarebbe morto in un incidente d’auto nel 1966 e rimpiazzato da un sosia! Le voci cominciarono a circolare nel ’69 quando alcuni fans si accorsero che negli ultimi dischi dei Beatles erano presenti vari indizi relativi alla morte di Paul. Se oggi sono soprattutto le Rockstar a “non morire” , un tempo chi si trovava al centro di queste leggende erano i potenti, come Anastasia, ultima erede dei Romanov, che sarebbe miracolosamente scampata all’eccidio della sua famiglia; oppure Hitler, sulla cui morte ci furono tante e discordanti versioni, ma soprattutto tanti dubbi. Vent’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, qualcosa di simile accadde con Ernesto Che Guevara, il rivoluzionario castrista, più volte dato per morto e più volte “resuscitato” . Alla stessa maniera, oggi, sembra che gli Stati Uniti abbiano lasciato sviluppare un fenomeno analogo relativo alla sorti di Osama Bin Laden : vivo o morto? 15 LATINO E GRECO: LINGUE MORTE? Giuseppina Caggiano - Marianna Ciccarone - Antonella Caggiano IV A L I n questi ultimi anni si assiste in Italia, ma non soltanto in Italia, alla riscoperta dell’importanza che riveste lo studio di quelle che vengono chiamate “lingue morte” e cioè la lingua latina e quella greca. Il greco da circa un secolo e mezzo(legge Boncompagni de 1848) è disciplina esclusiva del liceo classico dove svolge una funzione formativa in armonia con le finalità generali di quel tipo di scuola. Il rinnovato interesse per il mondo classico, per la sua cultura e la sua lingua, ha portato addirittura alcuni parlamentari a presentare una proposta di introduzione di elementi della lingua latina fin dalle scuole elementari. Potrebbe sembrare un paradosso, ma in realtà non lo è, viste che già in alcune scuole primarie di grandi città degli Stati Uniti e dell’Inghilterra questo avviene da tempo e con risultati eccellenti. Così come in altre nazioni europee, ad esempio, in Francia, Belgio e Olanda, lo studio del latino inizia a dodici anni, mentre in Italia solo a quindici e soltanto nei licei. La maggior parte degli studenti considera il latino e il greco come il simbolo di una scuola classicista che invece di modernizzarsi torna indietro nel tempo. Ma si sta riscoprendo l’importanza delle lingue classiche e in particolare il latino, come una lingua alla formazione dell’uomo moderno. Un’altra riscoperta è la filosofia; secondo alcuni questa disciplina aiuta nel ragionamento tant’è che la nuova riforma Moratti prevede l’introduzione della filosofia anche negli istituti tecnico-professionali, come simbolo di una vera e propria”materia di vità”. In realtà non si tratta di un ritorno all’antico, ma un apprendimento rivolto alla conoscenza e alla comprensione di quei valori umani e vitali che sono il patrimonio della nostra civiltà occidentale. La ricchezza di testimonianza e di idee espressa dal mondo classico nelle sue opere letterarie ed artistiche, nei suoi miti e nella sua religione, è tale da costruire per l’uomo contem- LA POESIA S e invece che “Nel mezzo del cammin di nostra vita” Dante avesse iniziato il suo capolavoro con “Quando compii 35 anni” sarebbe stato di sicuro più chiaro, ma oggi, a distanza di secoli forse nessuno si ricorderebbe delle sue parole. Perché la seconda frase è una semplice informazione, la prima è POESIA. A differenza della prosa la poesia non spiega:colpisce. Non vuol farsi capire , ma emozionare, sorprendere il lettore con parole evocative, accostate in modo non casuale. Nel linguaggio di tutti i giorni non diremmo mai “nel cammino della vita”…Si può camminare lungo la strada ma non nella vita…Eppure il linguaggio della poesia è presente nella nostra quotidianità più di quanto si immagini. I nostri discorsi di tutti i giorni sono arricchiti sempre più spesso da trucchi e artefici propri del linguaggio poetico,mentre la poesia ha poraneo l’indispensabile base per la riflessione critica e la comprensione intelligente del nostro tempo e del nostro mondo: conoscere le analogie e le differenze del tempo storico, del suo divenire, del suo permanere e trasformarsi nel cammino dei secoli, ci fa meglio comprendere il nostro essere uomini in momenti e situazioni diverse. Non deve quindi meravigliare se in questo nostro tempo, sempre più orientato verso la tecnologia, il mondo dell’industria e della ricerca scientifica più avanzata, si richiedano operatori che dimostrino di possedere una solida formazione culturale generale piuttosto che una specifica preparazione; infatti, quest’ultima potrà essere acquisita in tempi e modalità ristretti soltanto se potrà poggiare su una cultura classica. Di conseguenza sia il greco che il latino non devono essere considerate “lingue morte” ma una conoscenza in più all’interno del nostro personale bagaglio culturale. Denise Ragone IV A L perso molte delle sue caratteristiche distintive. Abbiamo avuto poesie in prosa, romanzi in versi e la definizione “poesia” è stata attribuita con molta facilità in campi diversi. Quando, ad esempio, nel gennaio del ’99 morì il cantante De Andrè, tutti dissero che era “morto un poeta”. Ma davvero la canzone può essere considerata una forma di poesia? E il rap? E il graffito metropolitano? In alcuni casi la sorprendente risposta è si! Quando le parole cominciano a giocare con se stesse e ad acquistare un valore che non sia solo quello dell’informazione, allora si può dire che nasce una poesia! La poesia agisce spesso direttamente sulla realtà: se noi oggi parliamo apertamente di amore,per esempio, lo dobbiamo soprattutto a grandi poeti del passato, come Guinizzelli, Cavalcanti e Dante Alighieri che, con il movimento del Dolce Stil Novo han- no dato inizio ad un’ideologia nuova che mette l’amore tra le più nobili condizioni dell’animo, insegnando il linguaggio dei sentimenti. Con il tempo, poi, la poesia ha cominciato ad attingere massicciamente il linguaggio di tutti i giorni con il rischio di veder svanire i propri confini. Ecco perché ,oggi, è più che mai legittimo chiedersi cosa si possa definire poesia,cosa no. Sono poesie le composizioni improvvisate dei rapper? O i testi del cantante Bob Dylan, che nel ’97 ebbe addirittura una “nomination” al Nobel per la letteratura? Chissà,forse i nostri bisnipoti saranno interrogati a scuola sui suoi testi…Fatto sta che la poesia continua ad essere una delle maggiori espressioni artistiche che ancora oggi illumina,stupisce ed emoziona. 16 “LEGGE CONTRO IL FUMO: LE DUE FACCE DELLA MEDAGLIA” Adesso Melinda LA DIFFUSIONE DEL FUMO si è creata una seria dipendenza TRA I GIOVANISSIMI E I DAN- e di conseguenza inizia a rendersi conto dei danni che il fumo può NI DA ESSO PROVOCATI provocare. Malattie respiratorie, econdo le ultime statistiche tumore ai polmoni, problemi carun adolescente fuma in me- diaci e vascolari : sono solo aldia la prima sigaretta intorno ai cune delle violente ripercussioni che il corpo può subire. Il fumatredici anni. Molti di loro lo fanno con la con- tore dovrebbe prima conoscere vinzione che ciò li farà “diventare tutto quello che gli può succedere grandi” o per sentirsi parte di un e poi decidere liberamente se è il gruppo oppure semplicemente, caso di continuare o meno. Ma per provare com’è. La maggior dal 10 gennaio 2005 la vita dei parte dei ragazzi continua a farlo fumatori è cambiata : da questa poiché dall’emozione della prima data, infatti, è entrata in vigore la sigaretta si passa al vizio e per- legge contro il fumo che vieta di ciò ad un bisogno vero e proprio. farlo in tutti i luoghi pubblici il Ciò non riguarda solo le sigaret- mancato rispetto di questa norma te (esse sono solo le più diffuse!) comporta delle multe anche abbama anche l’alcol e le droghe. Ma- stanza salate. Secondo la legge, turando, una persona può deci- ora il fumo è consentito solo in dere di continuare a fumare o di luoghi privati e per strada e quesviluppare una propria coscienza sto è molto importante in quanto personale e quindi chiedersi se lo tutela la salute dei non fumatori( fa perché lo vuole davvero e ne si sa,infatti, che i danni del fumo sente un reale bisogno o solo per- passivo sono gli stessi di quello ché tutti gli altri lo fanno e non attivo!). Da parte loro, coloro che vuole sentirsi escluso dalla pro- fumano hanno accusato lo Stato pria comitiva. Col passare degli di autoritarismo, cioè di eseguire anni, il fumatore accanito, se una una discriminazione nei loro conparte di lui vorrebbe smettere, fronti e, in generale, di imporre non vi riesce facilmente perché ai cittadini ciò che devono o non S III A SC. T. devono fare. Purtroppo vi è anche l’altra faccia della medaglia, cioè il fattore economico. Visto che è vietato fumare nei ristoranti, nei bar e in tutti i locali pubblici, tutta la categoria dei ristoratori avrà dei problemi. Chi tra essi potrà adeguarsi alle norme previste dalla legge ossia approntare sale con aspiratori di fumo, sarà svantaggiato rispetto a chi ha già adottato le apposite apparecchiature. Chi non lo ha fatto, per motivi economici o di spazio, avrà un calo nei guadagni poiché un fumatore ad un bar in cui è vietato fumare, ne preferirà uno in cui potrà farlo liberamente. Con tutto ciò non si sa se i fumatori diminuiranno, ma, forse, essi limiteranno il consumo di sigarette e, indirettamente, rispetteranno chi tiene alla propria salute. 17 OPINIONI A CONFRONTO SULLA TV TRASFORMAZIONE DELLA TV: DA MEZZO DI INSEGNAMENTO A DISTRUTTRICE DI VALORI Antonella Di Noia IV A L E bbene sì, la televisione è cambiata. Purtroppo non in meglio. Ormai, a qualunque ora del giorno, basta fare un po’ di “zapping” per capire che siamo invasi dalla “sporcizia”. Non però quella intesa come insieme di rifiuti, ma peggio, quella visiva che ci impone la TV odierna. Ormai non esiste quasi più un programma che insegni qualcosa, che dia lezioni di vita o che cerchi di far capire l’importanza di alcuni valori posti purtroppo nel bagaglio dei ricordi. Certo, ci sono anche dei programmi che, tramite documentari e interviste, cercano di far conoscere novità e quindi di ampliare la conoscenza di ognuno di noi; ma evidentemente non ci riescono: oggi è tutto un reality. Sono proprio questi tipi di programmi, infatti, che fanno impazzire il “popolo” più giovane, ma non solo, costringendoli a stare ore e ore davanti allo schermo, e magari anche a restare svegli in piena notte…e a quale scopo? Di spiare le appassionate vicende di comuni ragazzi rinchiusi in una casa o quelle di famosi naufraghi? E cosa si potrà trarre da tanto spionaggio? Proba- bilmente molto, dato che sono questi i programmi più cult degli ultimi tempi, mentre una volta non si pensava neanche che si potesse arrivare a tanto…una volta, quando la TV era ancora un mezzo di insegnamento e di comunicazione, per non parlare dell’importanza che ha avuto proprio all’inizio della sua comparsa, quando, cioè, ha svolto il compito di diffonder la lingua italiana. Da allora, però, ne ha fatta di strada, purtroppo non in maniera positiva: ai programmi sopraccitati, si aggiungono, infatti, programmi satirici e di critica, che sparlando del mondo attuale non fanno altro che parlare negativamente anche di loro stessi. Così la TV finisce con l’influenzare terribilmente i più giovani che cercano sempre di imitare e di prendere come modello di vita ciò che vedono facendosi idee sbagliate su cosa è più giusto e cosa meno. Si pensa di più a cercare di arrivare in televisione, per diventare famosi e guadagnare”soldi facili”, piuttosto che continuare gli studi per poi trovarsi un lavoro che può far sentire più soddisfatti e che, con qualche piccolo sacrificio, può far guadagnare altrettanti soldi ai quali sarà sicuramente dato un valore maggiore. Non c’è da stupirsi, quindi, se oggigiorno il mondo dello spettacolo vanta così tanti pretendenti, considerati i modelli di vita offertici dallo schermo. È necessario, però, dire che bisognerebbe dare spazio anche agli aspiranti più giovani, dato che i volti che vediamo sono sempre gli stessi, così come ciò che insegnano d’altronde! Si dovrebbe dare più fiducia ai nuovi volti, poiché da essi dipende la qualità di vita degli anni a seguire considerato che la TV sembra aver conquistato il primo posto nell’ordine delle cose più importanti per ognuno di noi… In questo modo si finisce col perdere di vista importanti valori, guardando sempre una TV che, se non è contro, comunque non rispetta più quell’insieme di leggi morali che esistono da sempre e che dovrebbero essere rispettati per una più pacifica convivenza, dato che purtroppo le guerre sono all’ordine del giorno. 18 TV SPAZZATURA Ecco cosa diletta tanto il cosiddetto uomo della “new generation”: una TV…spazzatura. S iamo noi l’uomo del 2000, l’uomo del XXI secolo, l’uomo capace di tutto… siamo riusciti persino ad inviare una sofisticatissima sonda spaziale to sembra che il su Urano: detmondo intero ci appartenga ed in fondo un pò è così, nel bene e nel male. A b biamo annientato ogni confine geografico, rendendo la nostra Terra niente meno che un unico, grande GIORGIA ESPOSITO I A L villaggio globale. E cos’è che, più di ogni altra cosa, ha reso possibile quest’impresa? Senz’altro la televisione. C’è stato un gruppo di cantanti che ha avanzato l’idea di un mondo privo di ogni tecnologia, un mondo completamente “naturale”. La loro conclusione è stata però questa:-Se non ci fosse la TV, chi ce lo direbbe cosa pensare?Inutile volerci fare illusioni: seppure inconsciamente, siamo succubi di tutto ciò che la TV vuole (evidenziamo bene il “vuole”) trasmetterci. Qualsiasi notizia, sia essa importante come la catastrofe avvenuta non molto tempo fa nel Sud-Est Asiatico, oppure di minor rilievo come una partita di calcio, ci viene mostrata dal punto di vista del giornalista, del conduttore…e noi “assorbiamo” così com’è, senza rifletterci troppo. Purtroppo è così. L’uomo di oggi è “invaso” da tanta superficialità, incrementata senz’altro dai tanti programmi demenziali che ogni giorno ci “tengono compagnia” e contribuiscono inevitabilmente al nostro decli- LA DERATTIZZAZIONE I n estate ho trovato un lavoro in una ditta di disinfestazione nel mio paese. Il mio primo giorno di lavoro non sapendo cosa avrei dovuto fare, andai con lo scooter presso questa ditta dove mi diedero subito dei lavoretti da svolgere… Questi consistevano nel prendere scatoloni e portarli dal depo- no culturale, perché non è altro che questo! La TV di oggi ha perso quei valori informativi ed educativi che invece la caratterizzavano qualche anno addietro. In realtà non è soltanto la televisione ad essere cambiata: essa è mutata con l’uomo. Senza false ipocrisie, quante persone preferirebbero guardare un documentario storico anziché un reality show? Poche, anzi, pochissime. C’è qualcosa in questi programmi che ci attira come le calamite al ferro: è preoccupante. Sappiamo bene che tra ferro e calamita esiste un forte legame, indistruttibile; e questa è la domanda che mi pongo, di cui angosciosamente cerco una risposta:C’è davvero qualcosa che unisce noi esseri umani alla stupidità di questi programmi?-. Mi auguro che la risposta a questa domanda sia un bel “no”, ma anche se mi rendo conto che siamo sempre più dipendenti da questa TV…spazzatura! Fasano Lorenzo III BS sito al furgone, del quale ci saremo serviti per “acchiappare” i piccoli roditori. Il primo locale dove andammo fu un agriturismo situato su una montagna vicino Auletta. Appena scesi dal furgone iniziai a trasportare gli scatoloni all’interno; quando ebbi finito cosparsi gli ambienti di piccoli cubetti di veleno che per gli intrusi potevano rivelarsi letale:li misi nella cucina , alla ricezione e nella sala pranzo. Quando uscimmo domandai a Cono (il padrone della ditta) come funzionava questo tipo di veleno ,mi rispose che non appena lo avesse mangiato il topo avrebbe cominciato ad affannarsi tanto da uscire fuori ,per cercare di respirare, dove poi sarebbe morto asfissiato. Il secondo luogo fu una pasticceria a Eboli dove facemmo la sterilizzazione, la quale consiste nel controllare il veleno in alcune vaschette specifiche per i topi. Dopo essere andati a mangiare e a riposare un po’ andammo in una casa “infestata” dai topi. Appena arrivammo, la signora delle pulizie ci fece entrare dicendo che i proprietari della casa erano usciti. In quel momento mi venne in mente un giallo di Agata Christie, dieci piccoli indiani dove si racconta appunto che gli ospiti fatti entrare dalla domestica non ne uscirono vivi… per fortuna non andò così! Quando incominciammo a scaricare la roba, guardavamo anche in giro per vedere dove posizionare le trappole, fu allora che vedemmo sulle scale un topo gigantesco che si faceva una passeggiata per casa in cerca di un po’ di formaggio da mettere sotto i denti! A quel punto Cono ed io incominciammo a corrergli dietro armati di scope, lo raggiungemmo solo in cantina dove con un paio di colpi ben assestati fece una vera fine da topo! Dopo quell’esperienza ho detto basta a quel lavoro perché sinceramente a me i topi fanno davvero “schifo”!!! 19 POESIE LA SOLITUDINE LA LIBERTÀ La libertà è la voce dell’anima, è lo sciogliersi dalle catene della guerra, è il cinguettio sereno degli uccelli in una mattina di primavera. La libertà è la voce della natura, è sentirsi cittadino del mondo, è essere amico di tutti in una terra di speranza. La libertà è percepire il profumo di un fiore appena sbocciato e della sua rugiada fresca. La libertà è l’essenza più bella, l’essenza più acclamata, l’essenza più ricercata! La solitudine è: udire il grido di una farfalla… il canto di una foglia… l’ira del mare. Vedere il bosco danzare… le nuvole piangere… i sassi dondolare. Percepire: i palpiti del proprio cuore… il richiamo dell’anima… i colori della mente. Losinno Serena Angelo Masullo I A L LA NEVE IL MAREMOTO E’ arrivato all’ improvviso senza alcun preavviso. Moltissimi sono morti, pochi sono sopravvissuti. Ha seminato molta paura senz’ averne alcuna cura, molte vite si potevano salvare ma nessuno le ha fatte sgombrare. La paura assai si diffonde, ovunque arrivano le onde; l’ onda anomala è distruttiva, colpisce tutto con la sua ira; il colpo è stato davvero forte portando ovunque sorella morte. Mignoli Raffaele 3 B Sc.T Scende leggera sugli alberi, scende tranquilla sulla strada, Scende candida a terra. La neve, sembra una magia infinita che fa volare l’immaginazione e fa apparire la realtà diversa. Cade sulle montagne, cade sulle pianure, cade sulle colline. La neve crea un’atmosfera prodigiosa che dà sollievo agli animi e rinfresca l’aria. Qualche fiocco di neve cade dal cielo e si deposita a terra bianco. Gli alberi si riempiono di bianca neve e donano gioia ai bimbi felici. Angelo Masullo I A L 20 OLIMPIADI “TRUCCATE” UN ASPIRANTE VEGGENTE Manisera Francesco 3 B Sc.T. Tutti abbiamo sognato, come minimo una volta nella vita, di possedere dei “superpoteri”, ma senza fortuna; poi si scopre di averli nei momenti più inaspettati ed imprevedibili. Proprio questo è successo a me. In estate mi succede spesso di annoiarmi a morte e cerco qualunque rimedio, anche i più strampalati, per distrarmi. Un giorno estivo del 2004, proprio per passare un po’ di tempo in compagnia, vado a trovare Raffaele a casa sua, approfittando del fatto che mio padre va a lavorare a casa sua. Ci mettiamo subito a giocare ad un nuovo gioco al computer, svolgiamo una missione a testa. Finita quella di Raffaele tocca a me, mentre prendo postazione entra nella stanza suo fratello Giovanni, entrambi si buttano sul divano ed accendono la TV met- tendo sul canale delle Olimpiadi. Giovanni, per distrarmi dal gioco, mi chiede l’esito dei salti degli atleti. Salvo il punto del gioco e lascio il computer per andare a sedermi vicino a lui per vedere qualche salto, anche perché quello in alto mi ha sempre appassionato. Comincio i miei numeri di pre-veggenza con un atleta giapponese o cinese, non so: il suo atteggiamento ed il suo modo di fare non mi piacciono particolarmente, troppo da buffone, così affermo con convinzione ed anche con un po’ di sarcasmo, che si sarebbe spiaccicato per terra. L’atleta prende la rincorsa e spicca un salto, ma sfortunatamente gli scivolano le mani e cade fra materasso e terra. Siccome ho avuto fortuna, io non l’atleta, ci riprovo con un altro, però questo era americano; questo, secon- UN’ECLISSI PER SOGNARE La Luna, che scientificamente è definita come semplice satellite naturale del nostro pianeta, nel corso dei secoli ha affascinato milioni di persone che hanno alzato gli occhi al cielo. Così romantica e misteriosa al tempo stesso, spesso presente nelle fiabe ma anche nell’immaginazione di chiunque. Simbolo della notte e del buio, ma anche della luce e della forza di una lotta secolare nei riguardi del Sole, nonostante essa non risplenda di luce propria. In passato ha alimentato le più fantastiche leggende popolari, anche come portatrice di morte, ed è stata pure considerata propiziatrice per l’influsso sulle attività agricole; do me, avrebbe fatto cadere l’asta, quello salta e con un piede tocca l’asta, poi rialzandosi rischia di prenderla in testa poiché non si era accorto che questa gli sta cadendo in testa. Però di questo non ho colpa, perché ho solo detto che avrebbe fatto cadere l’asta e non che quest’ultima l’avrebbe colpito in testa. Decido di sfidare la sorte e ritento un ultima volta, con un atleta donna; questa volta per rispetto, dico che ce l’avrebbe fatta; proprio così avviene. Il chiasso e le risate sono tante che la madre di Raffaele è arrivata di corsa pensando a chissà cosa. È stato un episodio davvero assurdo ed incredibile, che sicuramente non si ripeterà un’altra volta. Cono Giuseppe Sanseverino – 3 B Sc.T. credenza, quest’ultima, che è rispettata da molti contadini ancora oggi. Un aspetto particolare della luna è la sua presenza visibile dovuta al suo movimento di rotazione intorno alla Terra e sul proprio asse: per questo motivo vediamo sempre la stessa faccia. L’altro lato della Luna fu fotografato per la prima volta nel 1959 da una distanza di 70.000 km! Successivamente, all’uomo non bastava più guardarla da così lontano, perciò nel 1969 c’è stato il primo contatto con il suolo lunare. L’altra sua caratteristica che ha suscitato paure e svariati riti religiosi nelle prime civiltà, sono state le eclissi. Queste si verificano quando la Luna si nasconde nel cono d’ombra della Terra, e può essere totale (se è completamente al suo interno), o parziale (se viene oscurata solo in parte). Credo che un’eclissi totale di Luna piena, avrebbe lasciato nel terrore più assoluto un popolo non istruito, il quale non conosceva il reale anda- mento dei fatti, soprattutto perché poteva essere l’unica fonte di luce nelle tenebre. Per quanto ci riguarda, in seguito all’eclissi totale del 28 ottobre 2004, assisteremo alla prossima il 7 settembre 2006, anche se in modo parziale. Il successivo spettacolo totale è stato calcolato per il 3 marzo 2007. Quest’anno dovremo dunque accontentarci di rivedere le foto precedenti. Se poi si pensa al fenomeno della luna rossa, non so come gli antichi avrebbero potuto reagire. Questo è dovuto ad effetti di rifrazione dei raggi solari nell’atmosfera terrestre, che filtrandoli, crea un’ombra attenuata sulla Luna, e poiché la luce con una lunghezza d’onda vicina al rosso viene assorbita meno rispetto agli altri colori, questo ha la prevalenza, con un aspetto spettrale. Tutto ciò ha ispirato per secoli poeti e artisti vari in tutto il mondo, ed ora anche me. È bello chiudere gli occhi per un po’ e fantasticare sulla Luna e tutto ciò che la riguarda. 21 CAROSELLO CAGGIANESE Q uest’estate nel mio paese la maggior parte dei giovani è stata impegnata nel fare dei giochi di squadra svolti nelle campagne e nel centro di Caggiano. Tutto ciò è stato organizzato da giovani residenti nel paese, pieni di iniziativa e culturalmente preparati grazie alla ricca adesione dei ragazzi, di tutte le età, che si sono divisi in sei squadre,ognuna delle quali ha preso il nome delle sei fontane presenti nel paese. Le squadre si dovevano esibire in pubblico, quasi tutti i giorni,con balli, canti e varie sfide:sia agonistiche, tipo la gara di mountain-bike, la corsa campestre, i percorsi da fare bendati, il lancio della pietra,sia sfide che facevano ricordare giochi del passato, come la corsa nei sacchi, la corsa del cerchio, quella col cucchiaio con dentro un uovo. Gare di questo genere facevano divertire la gente e ai vecchietti facevano ricordare la loro infanzia, perché alla loro epoca erano gli unici ed anche i più bei giochi esistenti. Una delle sfide più belle è stata quando ogni squadra GRIPPO GIUSEPPE III B ST doveva organizzare uno “stand” per far ricordare agli spettatori gli usi e i costumi di Caggiano. Gli stand consistevano nell’esporre al pubblico i vari tipi di lavorazione, come quello della lana,della pietra,del latte,del pane, del ferro, ed infine, quello che ha presentato la mia squadra: la lavorazione del vimini. È stata un’esperienza bellissima, perché oltre a esporre le varie lavorazioni, ci siamo divertiti ad imitare i pastori, e le donne dell’epoca durante il loro lavoro e abbiam fatto divertire la gente con balli popolari. Con il sottofondo della musica di un organetto,rendendo tutto più particolare e attirando sempre più l’attenzione delle persone che ci facevano ottenere più punti nella classifica generale. Questi erano dati dalla giuria ad ogni svolta, alla fine dei giochi chi otteneva più punti vinceva un agnello ed un pasticcio offerto da un ristorante del paese. L’ultima gara ,poi,fu la caccia al tesoro, che consisteva nel rispondere a degli indovinelli,a delle frasi dette da grandi filosofi,nell’indovinare personaggi protagonisti della storia del mondo, ma anche in quesiti di logica e matematica. Alla fine ogni soluzione aveva a che fare o svelava il nome di un posto presente nel centro o nelle campagne di Caggiano, da raggiungere con un mezzo di trasporto, a causa della gran distanza dal centro. Arrivati sul posto, si doveva trovare soltanto la busta che conteneva il prossimo indovinello, “risolvere i quesiti”e chi lo faceva per primo, ed era più agile nel trovare le buste, giungeva alla chiave che apriva il paziente tesoro, fine faceva vincere il gioco. Per nostra sfortuna la mia squadra ed io non ce l’abbiamo fatta; ma ci siamo andati molto vicini arrivando secondi. Come si dice:”l’importante è partecipare”ed io aggiungo:”ma soprattutto divertirsi”,e se lo si fa vincendo è ancora meglio. 22 ADOLESCENTI E CONFIDENZE, GENITORI INVADENTI OPPURE NO… Perniola Rosanna IB ADOLESCENZA C onfidarsi con gli adulti o meglio con i genitori ed averli come amici è sempre possibile? Adolescenza: periodo della crescita che ognuno di noi deve vivere ed affrontare,anche se individualmente in modo diverso. Il periodo adolescenziale comprende l’età che va dai 12 ai 18 anni. Nel mo- mento in cui un individuo raggiunge l’età adolescenziale subisce una sorta di trasformazione, un cambiamento sia dal punto di vista fisico che psichico. In un certo senso ci si crea un proprio mondo. Nella maggior parte dei casi l’adolescente acquista comportamenti che non sempre sono tollerati dagli adulti, nonostante essi abbiano vissuto una simile esperienza. Essere suscettibili, innervosirsi facilmente, chiudersi in se stessi o escludersi da ogni forma di socializzazione, può creare difficoltà nel comunicare con gli altri e soprattutto con i propri genitori. Giovani adolescenti…difficile parlare dei propri problemi…. Molti ragazzi riescono ad aprirsi e parlare senza difficoltà anche con i membri della propria famiglia; al contrario alcuni per motivo di vergogna o semplicemente per la certezza che i propri genitori non riescano a capirli sono in difficoltà nell’esprimersi e nell’affrontare degli argomenti con determinate persone. Ma come devono comportarsi gli adulti di fronte a situazioni imbarazzanti per i propri figli? La risposta a questa domanda non è sempre così semplice. Ogni genitore desidera avere un buon rapporto con i propri figli e di conseguenza si comporta nel modo che ritiene più giusto perché vuole il meglio per loro. Ma l’invadenza non è l’arma migliore per iniziare un discorso “intimo”, anzi è un modo per far allontanare i ragazzi dai propri cari, portandoli a confidarsi con estranei. DIALOGO: GLI ADOLESCENTI E LA MODA Niglio Fernando I C Liceo Artistico P er i ragazzi essere alla moda è un lavoro: alzarsi alle 6,00 per prepararsi, lavarsi, trovare un vestito che si abbini al boxer o al perizoma, mettersi un mucchio di gel in testa, abbinare le scarpe che i nostri genitori hanno comprato spendendo un sacco di soldi per i nostri capricci. La mia rabbia è che le ragazze di una volta erano molto belle anche se portavano le calzamaglie e le gonne fino alle ginocchia. Le ragazze e i ragazzi di una volta non si svegliavano alle 6,00 per farsi belli…Si, anche loro volevano farsi belli per conquistare il cuore di una ragazza però non perdevano 2 ore di sonno. Ammetto che si vesta alla moda ma fino ad un certo punto: il mio capo va alla moda, ma non credo che in ufficio o fuori vada con il boxer fuori dai pantaloni. In tutto il mondo vestono alla moda: chi veste rap, chi dark, chi rock e chi veste normale; anche il vestir- si normale è una moda; questa non è brutta né un crimine, però io vedo che la pubblicità che se ne fa sta esagerando, ma non poco tantissimo! I ragazzi stessi dovrebbero capire quando è troppo. La moda purtroppo sta mandando in rovina gli italiani; per esempio tutti i ragazzi vogliono il pantalone di marca, perciò i genitori spendono cifre astronomiche per accontentare i propri figli. Gli amici che possono dire: “ Comprate è la moda!”sono coloro che vendono i capi di abbigliamento, ma anche loro devono comprare poi altri capi per venderli: ormai è una catena che non finisce mai! 23 “2004: UN NUOVO MILLENNIO, GLI STESSI PREGIUDIZI” Fortuna De Paola I meriti della Chiesa e la loro caccia alle streghe I l XV secolo vede la massima diffusione della stregoneria, vittime sono le donne, affascinanti istigatrici di Adamo e per questo condannate a torture indescrivibili e alla morte sul rogo… Allora, come oggi, colpevole la Chiesa intenta a “mercanteggiare Cristo”. 2004! Vittima un “filosofo” conservatore: l’onorevole Buttiglione, presentatosi dinanzi la Commissione Europea facente le veci di una inquisizione atea, viene eliminato dalla lista dei commissari. Ree le sue parole, da cristiano, su ragazze madri e omosessuali. Il caso dell’onorevole ha alzato un polverone che poteva essere evitato, in quanto egli è stato rifiutato non per il suo essere cattolico (concetto non afferrato da Galli della Loggia, Mieli e Ferrara), ma perché rispose alle domande fatte con opinioni personali e non con intenti politici. A prendere parte alle polemiche è il cardinale Ratzinger, raccoglitore dell’eredità di papa Paolo III ovvero l’Inquisizione romana che condannava l’inferiorità intellettuale e morale della donna. Ratzinger interviene sulla questione attraverso due affermazioni: una sul ruolo di Dio e l’altra sull’ omosessualità, colonne portanti del dibattito. Sul primo punto il cardinale afferma: “Dio è molto emarginato, nella vita politica sembra quasi indecente parlare di Dio”. Sull’ omosessualità: “Anzitutto dobbiamo avere un grande rispetto per queste persone che soffrono e che vogliono trovare un loro modo di vivere giusto. Ma creare una forma di matrimonio non li aiuta”. Il cardinale dà per scontato molte cose; dice che Dio è emarginato, ma non si chiede il perché. Se la religione non fa niente per aiutare coloro che sono parte dello Stato,come può la politica, già piena di egoismi ed interessi, chiede- V A Sc-Tec re l’aiuto della Chiesa? Difatti di Chiesa si tratta e non di Dio,il problema che affligge gli esponenti più illustri della curia è l’aver perso buona parte del potere temporale che Paolo III aveva. Così, per far parlare di sé, la Chiesa entra a far parte di ogni problema morale che le si presenta e con essa si schierano i “teocon” capeggiati da Rocco Bottiglione felice di trovare un pubblico devoto al suo martirio. I “teocon” sono teologi conservatori intenti a difendere le radici della nostra nazione e quindi a schierarsi contro il peccato dell’omosessualitàche tanto male fa alla mentalità del popolo e combattere con “forza e virtù” (Ferrara) la visione laica dello Stato. Bottiglione, a cui manca solo l’aureola, non si ferma solo alla politica e alla religione ma entra anche nel cinema trovando nel genio di Almodovar e del suo “La Mala Educacion”, altra carne da mettere sul fuoco, infatti”; Almodovar ha lo stesso rapporto con la Chiesa che può avere un bimbo quando si sente tradito dalla madre”. Così un film-denuncia per il filosofo non diventa altro che un capriccio di un bambino viziato. Spero che ad Almodovar non sia arrivata questa affermazione, ne va della nostra dignità di Italiani. Concludendo con una frase di Marco Travaglio a cui mi associo pienamente: “Al Parlamento europeo non si era mai riso tanto. A riprova del fatto che l’Italia ha un ruolo ben consolidato nella Nuova Europa: quello di giullare”. Come detto mi associo e aggiungo che mi vergogno di essere rappresentata da suddette persone la cui mentalità è ancora totalmente medioevale. 24 ARTE: PERCORSO DELL’ANIMA S e date in mano ad un bambino di pochi anni dai pastelli, egli subito si divertirà a “scarabocchiare”e poi, più avanti ,a rappresentare con sue immagini ciò che conosce. Non ci sarà bisogno che gli si dica di farlo: egli disegna con la stessa spontaneità con cui gioca, perché ne sente il bisogno e prova felicità. Disegnando egli conosce le cose che lo circondano e se stesso in rapporto ad esse acquisisce oltre che abilità manuali, anche le relazioni tra ciò che rappresenta come le sue idee e le sue fantasie, questi “disegni spontanei” sono esempi di felicità, semplicità, purezza nell’interpretazione e poi rapporto con la realtà. Interpretare quest’ ultima significa “vedere in modo nuovo” e trasferisce nell’immagine la propria personale visione del mondo e da qui nasce l’arte. L’arte nasce da un tortuoso percorso che si snoda all’ interno dell’animo umano e riaffiora all’esterno,nella realtà, dopo una lunga meditazione. Altri fattori della nascita dell’ arte sono la sensibilità e la bellezza creativa interiore. L’arte, senza quest’ ultima, porta l’ uomo alla forma degradante di puro tecnicismo, senza suscitare quelle vibrazioni che immortalano per sempre nella GIOVANNI DI BELLA V C L. A. nostra mente quel dipinto... Quella scultura, quella melodia, quelle righe di poesia. Si può anche essere bravi nella tecnica, ma solo la tecnica non rende l’ uomo artista. L’ arte non e’ un impiego a scoprire i segreti della tecnica, perché solo la tecnica rimarrebbe sterile senza la bellezza creativa interiore. Ma che cos’ e’ la bellezza creativa? Beh, difficile da rispondere. E’ un qualcosa , una dote naturale che solo pochi posseggono, e che nasce dalla fantasia. La fantasia è spesso caratteristica dei fanciulli, mentre si tratta di una dimensione fondamentale che a tutti permette, accanto al sentimento, di conoscere la realtà e di vivere con pienezza. Senza fantasia e sentimento l’arte non potrebbe esistere . L’arte è anche la testimonianza di come si possa avere un rapporto personale, creativo, di stupore nei confronti della realtà. Un uomo dotato di queste caratteristiche può essere definito “artista”. Un artista possiede notevoli capacità espressive per comunicare, come ad esempio il colore che, grazie alla sua immediatezza, coinvolge emotivamente e può suscitare emozioni,sensazioni, stati d’animo più o meno diretti o violenti. Per esempio, al colore rosso vengono associate generalmente l’energia e la forza. Al giallo viene collegato la luce solare, al bianco al nero vengono associate la luce e le tenebre. Allo stesso modo i blu richiamano il colore delle acque e del cielo, trasmettendo un senso di pace ed elevazione spirituale e naturale; il verde esprime la natura, quindi la creatività. L’artista disegnando, dipingendo o lavorando la materia da’ forma alle sue idee,e parla di qualcosa di più di ciò che vede e ci conduce a scoprire la realtà in modo sempre più vivo ed interessante. Egli si commuove davanti alla bellezza della natura, immagina, sogna, lotta contro la materia che lo trattiene, modifica lo spazio in cui vive e fa nascere l’opera d’arte. L’opera d’arte è l’espressione dell’originalità e della grandezza dell’uomo, che ogni uomo porta con sé, ci parla d’armonia e bellezza ma anche di fatica e di dolore, di materia, di spirito. Gli artisti sanno testimoniarci come hanno vissuto l’avventura della vita. Per questo ci sono maestri. Impariamo insieme ad “incontrarli” e ad “ascoltarli” 25 GIOVANI: CARENZA DI IDEALI L a crisi dei valori ideali appare oggi determinante nel generale smarrimento e senso di solitudine delle giovani generazioni. È vero che tanti ideali del passato sono stati causa di immani rovine e disastri; basti pensare quanti guai sono stati procurati da un esasperato nazionalismo e un malinteso amore di patria, nel non aver alcun punto di riferimento valido porta le nuove generazioni ad una crisi di identità e a un rifiuto acritico ed inconcludente del passato. In tutte le epoche ci sono stati i contrasti tra vecchie e nuove generazioni, da sempre il nostro mondo ha visto il bisogno di riflessione e il senso della misura, proprio degli anziani, scontrarsi con l’esuberanza, l’entusiasmo e la voglia del nuovo, tipici dei giovani. L’entusiasmo e l’irruenza dei giovani hanno avuto il compito di rompere l’immobilismo e l’inerzia, il senso della misura e la moderazione degli anziani quello invece di garantire alla società la stabilità, il senso della continuità e sicurezza spirituale. Gli ideali e i valori morali rappresentano i valori morali tra le vecchie e le nuove generazioni: il senso della continuità che pur si avverte nel succedersi delle epoche storiche, è dato proprio da questo di conoscersi in qualcosa di spiritualmente identico, come un ipotetico testamento che le generazioni si trasmettono. Molti di questi ideali peer alcuni si concretizzavano nella famiglia, nella patria, per altri in valori e in modelli comportamentali come l’onestà, la giustizia, in altri ancora in ideologie che consentivano di ritrovarsi in una solidarietà che non aveva confini geografici e di sentirsi “fratelli con tanti uomini sconosciuti e lontani”. Cadute le ideologie, molti di questi ideali non affascinano ormai più i giovani: il consumismo ha fatto piazza pulita di tutto questo. La società industriale ha portato benessere materiale, ha liberato l’uomo da varie malattie, ha consentito di poter comunicare in un attimo con l’intero pianeta, ha cosentito di poter passeggiare sulla luna, ma nel tempo stesso ha svuotato lo spirito degli uomini, ha mercificato persino i sentimenti, ha trasformato tutto in oggetti di consumo, ha illuso che anche la felicità diventi “viaggio”, possa essere raggiunta materialmente in ogni momento mediante il consumo di stupefacenti. Non è retorico affermare che la mancanza di ideali porta alla morte dello spirito. La mancanzza di punti di riferimento dati da solidi valori ideali e il consumismo, la “perfezione” estetica come un unico modello sociale sono le vere cause di questo flagello, il disagio. I giovani smarriti in mancanza di qualcosa in cui dover chiedere si rifugiano in modelli che “appaiono” vuoti senza una dignità umana, e forse questi non potendoli raggiungere si sentono frustrati psicologicamente, ma, l’uomo non vale per quello GIOVANNI DI BELLA V C L. A. che ha, come vorrebbero farci credere i persuasori occulti del consumismo, ma per quello che è e per quello che sa. Anche la libertà è diventata un malinteso permissivo, un modo di essere che non tiene conto della libertà e dei diritti del prossimo. Credere in qualcosa vuol dire avere un fine nella vita , lottare , sacrificarsi per qualcosa , ma quando tutto può essere facilmente conquistato , e sempre più cose possono essere ottenute in modo facile , ecco che si cade in un circolo vizioso , riferndoci schiavi di questi feticci di benessere e illusioni di felicità . Solo liberandoci da questi feticci e illusioni, perndendo coscienza che l’uomo vale per quello che è, si può avere la possibilità di ritrovare una vera dimensione umana e con una radicale inversione di tendenza nel costume e nella mentalità dell’intero corpo sociale si possono superare i vari “disagi” per ricominciare a credere e a lottare in qualcosa per qualcosa. 26 CARO DIARIO E ccomi qui nuovamente a cercare di raccogliere i pensieri della giornata e a metterli in ordine su queste poche pagine ancora bianche. Guardo l’orologio, vedo la lancetta dei secondi scandire il tempo ed immagino tutti i pensieri degli uomini che il ticchettio si è portato con sé. Quando si studia la storia si parla sempre di decenni, secoli passati tra guerre, vittorie e cambiamenti, ma pur sempre di uomini che in qualche modo hanno contribuito, ognuno nel suo piccolo, a costituire la società fino ai giorni nostri. Vedi, l’uomo è davvero un personaggio molto bizzarro, nonostante magari possegga tutto, non si accontenta, rimane insoddisfatto, basti pensare ai motivi che hanno scatenato le guerre: proprietà temere, denaro, potere, petrolio, diritti, insomma sembra non esistere la parola basta; siamo come siamo, accettiamo la realtà così com’è senza pretendere chissà che cosa. Eppure i veri responsabili siamo sempre noi, anche nel nostro piccolo tendiamo a modelli dettati da canoni sociali, cerchiamo di sembrare qualcun altro, proprio perché non ci piacciamo più, Angela Antonelli IV C L. A. sperimentale non ci accontenta il nostro modo di essere. E’ un controsenso, ma in continuazione ci vengono bombardati in testa modelli: dalla moda all’ estetica, dallo sport al divertimento, dal cibo ai programmi televisivi, allettanti e che soprattutto esaltano la superficialità e l’estetica senza badare ad altro. Chi non vorrebbe avere un fisico scolpito o l’ultima tendenza di jeans sul mercato e quanti già vorrebbero sapere il prossimo eliminato dalla casa del Grande Fratello? Purtroppo, e questo bisogna ammetterlo, la società si concentra soprattutto sull’ apparire, sull’ essere sempre perfetto o meglio, cercare di esserlo, fingendo di essere quello che non si è. Ciò di conseguenza porta a voler sembrare qualcuno in cui noi vediamo la perfezione alla quale vogliamo tendere, senza renderci conto che quella è soltanto una faccia della medaglia. Anche nel mio paese si tende molto ad apparire, si smette di essere se stessi, solo per evitare critiche o giudizi da parte della gente, si finge di avere un animo calmo e moderato quando è poi tutto in fermento. E’ buffo pensare che proprio noi che rappresentiamo la società, ci riduciamo al punto di nasconderei da essa sotto una faccia che non ha nulla a che fare con ciò che siamo. Fortunatamente, per quanto vogliamo credere che la società è basata sull’ apparenza, dobbiamo anche pensare che non tutti ci mostriamo con una maschera sul volto e che esistono addirittura persone che finiscono per cadere in una totale ingenuità a causa della loro incapacità di apparire. Intatti 1’ apparire non si può sempre definire come qualcosa di negativo. Esso funge anche da co- razza, ci da la forza per rialzarci e per continuare ad andare avanti. Io tendo ad essere quello che sono, per me la sincerità è sicuramente un pregio per chi la possiede, ma anche a me capita di dover apparire in maniera diversa. Se sto passando un momento difficile devo pur trovare il coraggio da qualche parte per riprendermi e continuare la vita di tutti i giorni, di dire sto bene e quindi non mettere neanche a disagio le persone che mi circondano. Essere come si è, vuoi dire dar libero spazio alle emozioni, ai sentimenti, a ciò che di più remoto è nascosto nel nostro animo e non sempre possiamo permetterci ciò, diventeremmo troppo vulnerabili e facili prede del dolore, perciò il fingere ciò che non si è ci aiuta anche ad essere moderati, ragionevoli ed in grado di controllare le nostre emozioni. Naturalmente non è così semplice come a dirsi, altrimenti saremmo tutti ermetici, capaci di comprimere le nostre emozioni e poi, in fondo, siamo pur sempre umani, quindi fino a prova contraria è giudicato normale per un uomo piangere o avere gli occhi luccicanti in qualunque momento della giornata. Comunque sia, per poter vivere meglio è molto più piacevole essere se stessi e sperare di essere circondati da gente vera, non che appare diversa da ciò che è solo perché sensibile e incapace di accettarsi, quindi insicura. Persone anche che siano in grado di scegliere chi essere o cosa essere e non cloni dei canoni sociali, anche se in fondo l’apparenza è una manifestazione dell’ essere e quindi parte di essa. 27 PER NON DIMENTICARE ANGELICA GARONE V B S LA DURA TESTIMONIANZA DI UNA DONNA FORTE: ANNA LEVI. Q uesta è la testimonianza di Carla Levi, ebrea torinese sopravvissuta ai lager nazisti. Oggi è una donna coi capelli brizzolati, con tantissima fede nel cuore e una grande forza d’animo per andare avanti nonostante il suo passato. <<Mi chiamo Anna Levi e sono fortunata perché sono sopravvissuta alla dura vita dei campi di concentramento. Sono stata internata ad Auschwitz all’età di 17 anni, quando ero una ragazza con tanta voglia di vivere e di andare avanti nonostante i mille problemi familiari. In quei luoghi ho visto l’orrore che mi ha segnata per sempre. Rabbrividisco quando alla sera nel letto mi ritorna in mente quel periodo così cupo; rabbrividisco perché rivedo i miei coetanei, ma anche gente adulta e bambini che purtroppo hanno perso la vita. Scoppio in lacrime, sempre, quando penso alla mia famiglia e a Vir- gilia, la mia migliore amica, vittime del regime nazista. Nonostante il dolore che provo tuttora io non voglio e non posso dimenticare e voglio che tutti conoscano l’orrore che si viveva nei lager. Sono arrivata ad Auschwitz con la mia famiglia che non ho più rivisto. Siamo scesi dal treno e ci hanno separati: donne da una parte, uomini e bambini dall’altra. Mi ricordo che era una giornata grigia, pioveva. Le SS ci hanno accompagnate in una stanza fredda e buia, con un rubinetto che non potevamo usare perché l’acqua non era potabile; ci hanno fatte spogliare e lavare con dell’acqua gelida e infine abbiamo dovuto indossare delle divise. Abbiamo passato la prima notte lì, in cuccette scomode che condividevamo in due: è proprio quella notte che ho conosciuto Virgilia. Non riuscivamo a dormire, entrambe eravamo preoccupate e lontane dai nostri familiari. Avevamo paura, dormimmo abbracciate e al risveglio ci facemmo coraggio a vicenda e una promessa: “Sempre insieme” queste le nostre parole. Quella mattina stessa io iniziai a lavorare in fabbrica, lei (più robusta) trasportava pietre in certi passaggi stretti, stando attenta ai fili dell’alta tensione. Tutto ciò durò un anno. Io cercavo di cavarmela al meglio, anche se non sopportavo quegli orari e soprattutto la condizione in cui lavoravo: la fabbrica era fredda, lavor avo per 16 ore al giorno attorniata da gente che non conoscevo e l’unica mia com- pagnia erano i topi e i ragni. Virgilia invece era sempre stanca, aveva perso dei chili e quando tornava nella cuccetta si addormentava immediatamente. Ero preoccupata per lei perché era molto debole, non riusciva più a reggersi in piedi. Una mattina le SS la chiamarono, lei uscì dalla stanza e…Non la vidi più tornare. Solo la sera capii che lei non sarebbe mai ritornata alla cuccetta. Continuai ad andare avanti col dolore al cuore per altri 6 mesi: lavoravo parecchio per non pensare, sembravamo dei burattini nelle mani ostili delle SS, si sentivano spari e lamenti e la paura mi assaliva sempre di più. Stavo diventando depressa e paranoica. Un soldato tedesco abusò di me. Per fortuna il 27 gennaio 1945 arrivarono gli americani a liberarci. Quella mattina c’era il sole. Quando vidi le camionette americane scoppiai in lacrime, non riuscivo a spiegarmi perché queste persone non erano arrivate prima per salvare la mia famiglia, Virgilia e tutte le persone che come loro non c’erano più. Quando mi portarono fuori dal lager ero stordita, non riuscivo più a mangiare, a dormire ed ero ancora più depressa. Non riuscivo più a prendere in mano la mia vita anche se avevo solo 19 anni. Ero rimasta da sola, senza la mia famiglia e senza Virgilia. Nel mio cuore c’era solo dolore, volevo suicidarmi per tener fede alla promessa fatta a Virgilia. Per fortuna arrivò John, un soldato americano che mi aiutò ad uscire fuori da quel tunnel in cui mi trovavo. Non so perché, ma parlavo molto con lui, mi sfogavo, scherzavo e lui mi stava accanto come nessuno mai. Mi aiutò a capire quello che era successo nel lager e qual era il modo per andare aventi a testa alta e col ricordo nella mente. Alla fine ci innamorammo. Oggi sono qui, nella stanza in cui tempo fa avevo gli incubi, per raccontare a tutti quello che è stato. Spero che i miei figli, un giorno non troppo lontano, racconteranno tutto ciò ai miei nipoti (o forse lo farò io) perché non bisogna dimenticare per andare avanti.>> 28 LA GIORNATA DEL SUONO ONOMATOPEICO Renata Maria Perongini, I B s.t. “Gniiiiieeeeeeek...... Clack!” Il suono della porta che si apre... e si chiude. Descrivendo con inconfondibile clangore il momento in cui due mondi si dividono. Questo il buongiorno di Marcello, questa mattina. Io sono già sul divano, sveglia da poco. Già vestita e pronta per affrontare un’altra giornata. Tazza di latte bollente tra le mani. Pensieri sconnessi che si accavallano nella testa. Lista mentale delle cose da fare. E un secondo per depennare quelle più odiose. Cinque minuti di fantastico, estatico, godereccio silenzio per fantasticare su una giornata fredda, sì, ma in linea di principio “normale”. E dopo una lunghissima frazione di secondo... quel rumore del cavolo che spazza via in un pugno di decibel ogni favoleggiamento. Marcello mi guarda come fossi un fantasma. E la successiva domanda mi si stampa nel cervello come il silenzio tra due colpi di clacson. “Come va? Bella giornata, eh? Sbaglio o ti vedo un po Sgrunt?” La mia risposta vorrebbe adoperare tutte le sconcezze che possono stare in una frase detta in un unico, magari profondo, respiro. Ma voglio vederci chiaro. Per quale assurda logica un cervello medio dovrebbe partorire un suono onomatopeico a mò di saluto? “No, non sono nervosa. Ma mi piacerebbe capire con cosa hai fatto colazione stamattina.” “Umpfh! Non apprezzi mai le novità... e soprattutto non leggi il giornale. Sigh! C’è un sacco di gente che oggi non fa altro che emettere suoni da fumetto... possibile che non te ne sei accorta? Tsk tsk tsk... È la Giornata del suono onomatopeico!!! Aggiornati!!! Bah!” Ok... ricapitoliamo. Mio fratello entra in cucina emettendo suoni gutturali e paradentali come fosse un “Almanacco di Topolino” e alla mia domanda sulle sue abitudini alimentari antimeridiane mi risponde che sono arretrata e che devo leggere il giornale, perchè anche oggi il mondo si è svegliato completamente folle e tocca assecondarlo. Vero è che forse viviamo in un’epoca in cui se non sei Trendy sei OUT (il che suona già di suo abbastanza onomatopeico)... Ma credo, spassionatamente, che se la smettessimo di fare gli imbecilli forse qualcosa si potrebbe anche cambiare. Mi affaccio dal portone e mi guardo attorno. Allucinante! Un mare di persone, con niente da fare, che si scambia saluti e cornuterie sviscerando frasi praticamente senza senso. Autisti che ripetono il Piiiiiffffff dei freni e il Tzsssssss delle porte anteriori-centrali-posteriori che eseguono diligentemente il loro compito. Automobilisti indisciplinati come bestie che ripetono i loro Sgrunf, Peeeeeew Peeeeew, Wrooooooooooom, Screeeeeeeetch, come fossero in preda a convulsioni, spasmi e crisi mistiche. La Municipale che a sirene “urlate” si fa strada tra le auto e fischia con due dita tutti i trasgressori... Sembra il set di “Chi ha incastrato Roger Rabbit”... mancano soltanto i cartoni animati. Una ragazza in corsa si ferma davanti a me: “Pant Pant... mi scusi.... Pant... sa dirmi l’ora?” “Un quarto alle undici” e lei... “Fiiiiuuuuuh! Ah! Pensavo fosse più tardi... Grazie! Pant Pant” La seguo in “Slow-motion”... voglio illudermi che sia tutto uno scherzo. Pellicola di cellulosa su cui è impressa una storia di fantasia. Ma poi ci ripenso. Chi credo di essere? Jim Carrey in “The Truman Show”? Perchè mai qualcuno dovrebbe costruire un set gigantesco per fare uno scherzo a me? Continuo a seguirla. Ma l’azione si interrompe su Filippo. Un vecchietto che bazzica spesso da queste parti e che per la prima volta mi si avvicina. Temo. Sul serio. Ma il mio timore è infondato. Mi fissa per un po’... tira su le spalle e se ne va per la sua strada. Filippo è così. Fa finta di non capire. Basta un suo gesto a farti comprendere che forse basta davvero poco a vivere tranquilli. O quantomeno a non lasciarsi coinvolgere. Basta un suo gesto perchè Filippo non può fare altro. Filippo è sordo dalla nascita. Forse gli sarebbe piaciuto imparare a parlare. Unire le parole a formare vertiginose colonne di pensieri, riflessioni, emozioni... ma semplicemente non può. E come lui, molti altri. Per la prima volta sono loro che possono permettersi il lusso di non ascoltare ciò che abbiamo da dire. E allora quando li incontrerete, domani, quando questo “Galà della stupidità” sarà finito, andate a ringraziarli. Perchè loro non vi hanno giudicato. Semplicemente perchè non ne hanno avuto la possibilità. Senza parole, basta un sorriso. A differenza nostra, a loro basta davvero un gesto per capire il mondo e la sua architettura. E soprattutto, abolite quell’espressione idiota dalla faccia. Non siete voi a fare un gesto umanitario. Sono stati loro. Ma se questo non dovesse succedere, perchè in tanti si sentono “superiori”. Non vi preoccupate. Chiudete la vostra baracca, e tornate a casa. Escludeteli dal vostro mondo con un semplice vocalizzo... “Gniiiiieeeeeeek...... Clack!” Spero vi rimangano tre dita dentro. “Marcello? Preparami un caffè ristretto, per favore. Sgrunt!” 29 “POCA FAVILLA GRAN FIAMMA SECONDA” F ateli parlare di politica, di ideali. Storcono il naso, ridacchiano tra loro, scambiandosi gomitate. È una classe, una classe qualunque del nostro tempo. Del nostro paese. A scuola perlopiù si parla di... no, forse non si paria di niente. Ah, si, qualche volta si sente commentare un programma, un personaggio televisivo. Manifeste sono più o meno flebili passioni. Ma nessun brillare negli occhi. Nessuna voglia di creare, stravolgere. Una vaga speranza, che può però trasformarsi in feroce determinazione, di trovare per sé un posto all’interno delle maglie di questo mondo, dove inserirsi e guardare, possibilmente, dall’alto verso il basso. Unica aspirazione, inconfessata o meno che sia. Di fronte alla domanda di cosa desiderino, cosa pensino sarà di loro, loro, che camminano così impettiti, abbassano però lo sguardo, ironizzano. Poi rispondono che l’importante è il denaro. Senza di quello non si vive. Ce li si può facilmente immaginare asserviti, saggi nel seguire la stra- ELEONORA CAPPELLO CLASSE 5^ C L. A. da di compromesso più comoda e fruttuosa. Ma chi scrive sta compiendo un errore penoso. Quello di massificarli, omologarli e renderli impersonali, vuoti e silenziosi, proprio come desidera il sistema, sperando di tagliare voci che alzandosi, un giorno, fuori dal coro, possano mettere in discussione la bella favola dell’industria, del capitalismo, della ricchezza, dell’influenza del potere. Allora sarebbe giusto pensare che sotto una corteccia dura, impastata a piacimento, qualcuno soffra silenziosamente pensando soltanto di non essere ancora in possesso di strumenti atti ad esprimere il proprio disagio di fronte alla freddezza di chi davvero crede che di un copione già scritto si debba pensare di impadronirsi della parte di protagonista, o al massimo di chi più vi è vicino. Una classe qualunque. Di una scuola pubblica, mediocre, della quale tra l’altro vogliono anche privarli. Forse devono imparare ancora così IL MONDO E I SUOI BURATTINI! N on credere a tutto ciò che ti fanno credere, non pensare se non con la tua testa. Tutte le cose futili e inutili che la società di un tempo non aveva, oggi le abbiamo noi. Ci comportiamo come nei film, i cari produttori televisivi ci plasmano a loro piacimento e questo solo per soldi! Ci vengono imposte le loro regole: noi ci com- tanto. E proprio da quei libri odiati che fanno tanto peso nei loro zaini. Se fossero a conoscenza di quanto sangue e bagnata la democrazia (ufficiale) di cui godono, di quante lacrime il diritto all’istruzione di cui dispongono indifferentemente, probabilmente ce l’avrebbero la voglia di compiere uno, due, tre… dieci, cento passi verso un mondo migliore da regalare a chi lo abiterà poi, come chi ha amato la vita e l’armonia e la giustizia ha pensato di fare per loro. Senza individualismi destinati a morire con la morte stessa. E sarebbe belle pensare che una voglia di sapere, di conoscenza, bruci, anche se silenziosamente, negli studenti di quella e di qualunque classe di questo e di altri paesi, in attesa di una scintilla che inneschi meccanismi di ribellione. Che possono partire anche dall’ingenuità di manifestare in pubblico il proprio pensiero. Perché spesso “poca favilla gran fiamma seconda. Velia Spinelli e Rossella Accetta 3B portiamo di conseguenza, anche con gli amici… Spesso andiamo pure contro la nosta direzione iniziale, i nostri ideali, pensando di fare ciò che è giusto, solo perché è quello che ci viene fatto credere o perché è quello che quasi tutti fanno. Casualmente si riesce a distinguere il bene dal male e si tenta di scegliere, ma non si può perché le nostre azioni buone o cattive, vengono definite tali dalla società attuale, che le influenza, e, a volte, deviate dal nostro volere primario. Così facendo non abbiamo più il controllo dei nostri comportamenti né della nostra vita. Spesso le nostre idee sono il riflesso del volere della società. Tuttavia le facciamo diventare nostre, perché ci vengono propinate e stampate nella memoria nel corso della nostra esistenza; sono difficili da cambiare o sradicare, ma la speranza è l’ultima a morire… 30 NOTIZIA DELL’ULTIMA ORA Marica Marica Marica… Un grido da terzo posto alle nazionali Riccione, 2 Marzo 2005: col tempo di 11 minuti e 13,6 secondi si è classificata al terzo posto alle nazionali di corsa campestre a livello individuale l’alunna dell’Istituto Superiore Pomponio Leto di Teggiano, Rubino Marica, frequentante la classe II A L. Un risultato davvero eccezionale, non soltanto per il nostro istituto ma anche per tutta la regione Campania, che può essere considerato un modello nel segno della continuità, per far sì che quel fiore all’occhiello non si appassirà mai. Un augurio grande grande da tutto l’istituto. Intervista • Sei soddisfatta quest’anno? Si perché gli allenamenti sono stati interrotti dalle condizioni climatiche e da un successivo infortunio e quindi le aspettative erano ridotte rispetto agli altri anni. Sono molto soddisfatta del risultato conseguito. • Quali sono le prospettive per il futuro? Beh, certamente conto di continuare ad allenarmi per poter partecipare ad altre manifestazioni sportive di alto livello. • Come hai vissuto questi giorni a Riccione? L’esperienza è da valutarsi più che positiva perché il contatto umano con ragazzi di altre regioni mi ha arricchito a livello sociale. Durante questi giorni a Riccione abbiamo avuto modo di associare allo sport attività di tipo culturale e ricreativo, come visitare il centro storico di Rimini e assistere ad un meraviglioso spettacolo eseguito dai delfini dell’Acqua-Fun di Riccione. REDAZIONE GIORNALISTICA ALUNNI RESPOSPABILE Prof. Manzione Giuseppe COLLABORATORI: Proff.ssa Di Liddo Raffaella Proff.ssa Lucia Costantino Rosanna Proff.ssa Libretti Antonella RESPONSABILE TECNICO Masullo Pasquale Adesso M. Caggiano A. Caggiano G. Cantelmi G. Catalano L. Cavallo C. Ciccarone M. Colombo C. Ciorciari R. Curcio G. D’Aguammo M. De Paola F. A. De Paola F. Del Pizzo L. De Fina A. Di Flora A. Di Leo C. Di Noia A. Fabio V. Gallo D. Greppi P. Iannone B. Landolfi S. Lamberti M. G. Losinno M. S. Malatino V. Mangieri L. Masullo A. Mega C. Pecoraro A. Perniola R. Perongini R. Pucciarelli M. G. Ragone D. Sanseverino C. G. Spinelli V. Tortoriello C. Vecchio. V. Vocca C. Zozzaro M. L. 31 Project Work stage turismo verde Stage socio-assistenziale INDIRIZZO ISTITUTO: Via San Biagio Teggiano - tel 0975.79038 - fax 0975.587963 Sito internet: www.liceoteggiano.it - e-mail: [email protected] 32