FIGLI DI ORIGINE OSCURA
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FIGLI DI ORIGINE OSCURA
FIGLI DI ORIGINE OSCURA Les Anarchistes, Storie di note, 2002 Genere: Free jazz, Progressive Folk Anarchici nel cuore e nella musica: Les Anarchistes è un progetto musicale nato all’inizio del millennio per opera di alcuni musicisti della Lunigiana e della Val di magra. Il loro debutto sulla scena discografica avviene nel 2002 con l’album “Figli di origine oscura”. L’impatto sulla critica è molto positivo, tanto che viene loro assegnato il “Premio Ciampi” dello stesso anno per il miglior debutto discografico. Tra i più importanti musicisti che hanno registrato questo disco troviamo per esempio Lauro Rossi al trombone, Marco Rovelli alla voce e alla chitarra ritmica, Nicola Toscano alle chitarre, Max Guerrero ai sintetizzatori, Mauro Avanzini al sassofono. L’album è molto più che un avvicinamento della musica folk anarchica e partigiana al free jazz e al mondo dell’elettronica: è un lavoro di ricostruzione di ogni singolo pezzo, con lo slancio sovversivo che ogni jazzista sogna di applicare a una partitura. Ascoltando la prima traccia si ha però la sensazione di trovarsi di fronte ad un album-spazzatura. “Tamurriata delle mondine”, rilettura progressive della primissima versione di “Bella Ciao”, è al di sotto di qualunque attesa e sembra un goffo tentativo di trovare un accordo tra melodie del passato ed elettronica; inoltre le strofe cantate da Raiz (cantautore napoletano che ha collaborato alla registrazione del pezzo) sono slegate dal resto della canzone e il tono della voce non si accorda con l’arrangiamento generale. Cambiamo idea però già dal pezzo successivo, e ci accorgiamo che l’album contiene degli autentici capolavori di sperimentalismo. I vecchi canti di rabbia e rivolta assumono una veste nuova e quasi “galante”, senza mai comunque dimenticare l’elogio all’anarchismo. Ottime tracce sono “Les Anarchistes”, inno anarchico che dà il nome al gruppo e omaggia il grande Leo Ferré, dove il caldo suono degli ottoni si amalgama perfettamente con gli effetti delle chitarre e dei sintetizzatori; “O Gorizia tu sei maledetta”; “The mask of anarchy” il cui testo è ispirato dalle liriche di Blake e dello Shelley tanto caro alle zone costiere spezzine. Un “triplo tuffo” temporale ascoltando quest’album: nel passato delle rivolte, nel presente delle lotte e nel futuro degli effetti digitali! Simone Stagi