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Microsoft Word- Atanasio di Alessandri a-Vita di Antonio.doc - Ata.. .
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Atanasio di Alessandria
La vita di Antonio
Prologo. Avete intrapreso unn nob il e gnrn co n i monaci dell ' Egitto: o ugua glimli oppure superarli ,
pmticanclo l' eserciz io dell a virltl. Prel'SO di vo i ci sono g i ~1 dei morwsteri e la parol<r mon aco è ornwi
diff usa. Perciò si l o cl e r~ n giu sta ra gione il vos tro 111od o di vive re e Di o. per le vost re preghi ere. lo
reali zze r~ in pi eno. Poich é mi nvete c hiesto. desideros i di apprend ere la co ndotta di vita del beato
Antonio. in che modo cornin ci ò a porsi al servizio di Di o. chi era in precedenza. quale fin e ebbe la
sua esistenza, se ri spondono a ve rità le cose che si di co no di lui. perché co nqui stati dal suo nrdore
possiate emulan o, ho accettato con grande entusiasmo In vostrn richi estn . Quanto a me. il so lo f att o
di ri co rdme A ntoni o snri\ cnusn di grand e giovamento. Sono sicuro che nn che vo i. nsco ltnndo le rni e
parole. apprezze rete l'u om o e ne i mi te rete l a co ndottn . L a vi tn di A n toni o. i nfn tt'i. è per i mon ne i
!modell o id e<1l e per l ' ascesi. Qu elli che g i~ vi hanno parlato dell n sua vita. vi hnnno detto cose vere
ma vi lwnn o riferito poco . Del resto non potevano dirvi tant e e lnnte cose. Anch ' io. cedend o nll e
vos tre preghiere. non potrò dirvi , in questn leuem che vi sto scri ve nd o. se non un a pi ccola parte di
lui . Voi , da parte vostra, intcrrogntc sempre co l oro che v i nrggiun gcmnno . Così se O.?nun o diriì di
Antoni o qunnto co nosce, ne verriì f uori nnn narrazione deg na di lui e dell<1 sun vita . Qunndo ho
ri cev uto 1n vos trn lettera. vo levo chiamnre presso eli me alcuni di quei m onaci che io frequent<rV<IIlO
per potervi sc ri vere pitl diffusamente di lui . Mn. poiché si avv i cinnva il tempo della pnrtenza dell n
na ve e il latore della presente mi so ll ecitn vn, mi sono affrettato nel affidare alla vos tra pi ct~1 qunnto
io stesso so. Infatti l ' ho visitnto spesso e ho potuto apprendere da lui qu and o, per non poco tempo,
l ' ho frequentato e ho versato l 'ncq ua nell e sue mani. Mi so no se mpre preocc upato de.lln v erit~
co nsidern ndo che, nel narrare di un così grand e uomo, il molto potrebbe generare in c red uli! ~ . il
poco potrebbe indurre al disprezzo .
l. Antonio nncqu e in Egitto da genit ori nobili . l.w nestn nli c di fede cnstrnn a. Ri ceve tte. per ciò.
un' edu cazion e cri stiana e co n i propri cnri trascorse l ' infanzi a: non conoscev<l nltro se non i ge nit ori
c In cnsa . Qunncl o crc.bbc e divenne ragnt.:zo non volle dedicarsi ag li studi delle lett ere per non nvere
co n tn t ti co n n l tri ragazz i. La sun nspi rnzi o ne ern una so l n: vivere i n casn i n modo se m p l i cc. co me si
legge di Giaco bbe (G n 25,27). Co n i genitori anda va in chi esa, mn non si di strnevn, co me gli altri
rn gazzi , né cresce nd o. di ve ntnva sprez znntc. Era se mpre ri spett oso ve r~o i ge nito ri ( Le 2.5 1-52) e.
prestnncl o atten;.i one alle letture. ne custod i va il frutto. N on infnstidi va i ge nitori co l chi edere, per le
loro cond izioni uginte. cibi piir nbbonclnnti c piir succulenti . Inso mmn. non peccav n di go la. si
co ntentava di qunnto trovavn e non chi edev a nwi il di pii1.
2. Dopo In morte dei genitori , Antonio rim ase solo con una so rell a m olto piir pi ccola. All' età di
di cio tt o o vent 'a nni circn si prese cura della casa e della so rel ln. N on enu1o ancorn trn scorsi sei mesi
dal In morte dci ge ni tori quando. recand osi i n eh i esa com e ern sua <l bi tu d i ne. si mi se a pensa re fra sé
agli apostoli che, dopo nver ln sciato og ni cosa. seguirono il S;J iv ntore (Mt 4.20) . e agli <.litri uomini
che, co me IHliTHn o gli Atti (A t 4.35). nvevnno ve nduto i loro beni e avevnno portnto il ri cava to ai
pi edi degli apostoli perché fosse di stribuito ni poveri. c quanto gmncle f osse In speran za ri servntH
loro nei cieli.
M entre med itava queste cose, entrò in chi esn e capitò propri o in quel m oment o in cni si leggev<l il
brnno del vnn gelo in cui il Si gnore eli ce al ricco (M t 19.2 1): <ÒC v uoi essere perfetto. vn' , vend i
quello che possiedi , cl<rll o ai poveri. c nvrui un tesoro nei cieli: poi vieni c seg ui mi >~ . A ntoni o. com G
se il ri cordo dc i sa nti fosse dovuto H divimr ispirnzionc e qucl ln lctturn fosse stntn falla proprio per
lni. uscì subito dalla chi esn. donò ai vicini i poderi av ut·i in ere dit~1 dHi ge nit ori (trece nto arure eli
terreno fertil e c ben co ltivat o) perché non ini'nsticli ssero piìr lui . né la sorell a. Poi ve nd elle gli nltri
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beni mobili e di stribuì ai poveri il ri cav ato che era notevole, trattenendo so ltanto una modes ta quota
per la so rell a.
3. Entra to nuova mente in chi esa, asco ltò il Si gnore che di ce nel vnn gelo (Mt 6,:34): «N on
affnnnatevi per il dom ani )). N o n riu scì n fenn arsi in chi esa. ne uscì subito e donò ai poveri quanto
an co ra gli era rimasto A f fid ò la so rella a dell e vergini che co nosceva, perché la edu cnssero nella
ve rgìnita; egli stesso, poi. fu ori della sua ca sa , si dedi cò all 'ascesi. vi vend o molto nusternm ente.
In quell 'epocn in Egitt o non erano nnco ra numerosi i monasteri e i monaci non aveva no perciò
esperi enza dell a so litudine del deserto. Inf atti chi vo leva attendere n se stesso , prati cav a l 'ascesi da
so lo non lontano dal propri o villaggio . C'era allora in un vi cin o v ill aggio un vecc hi o che dall a
gi ov inezza si era vo tato all a v ita ascetica. Antoni o lo v ide e vo lle emularl o nel bene. Dapprim n
co minci ò anch'egli a vi ve re in lu oghi fu ori del villaggio. E dì l à. se veni va a sapere dì qu alcun o che
co n amore prnt'icavn l'nscesì. anela va n trovarlo, co me l ' ape saggi n, e non faceva ritorno se non dopo
averl o visitnto e ri cev uto da lui qunsi un vinti co pei· il cammin o della virtLL. Con questi ini zi giunse a
tal punto da f ortifi care In sua mente cl n non ri cord are pìtl né i beni hunili arì , né i co ngiunti ; indiri zzò
tutti i suoi propositi e In sua mente so lo alln perfezione dell 'asces i. L avora va co n le propri e mani
perché avev a udito che l 'ozi oso non deve neppure manginre (2T s 3. 10) Coi suo l avoro non so lo si
co mprav a il pan e ma faceva anche elem osina ai po veri . Preg av a co nt:illll<tl11ente. A veva infatti
imparato che bi sog na pregare senza interru zione ( Mt 6,6 ). Em così attent o alla lettu m dell e Scritture
che null a gli sfu ggi va. Ri co rd av a tutt o: al posto dei libri avev n la me1n ori a.
4. Vi ve nd o in tal modo, A ntoni o ern ;:unnto dn tutti. Si mos tra va vo lenti eri so ttomesso ngli uomini
zelanti che vi sitava, face va tesoro per sé di co me ciasc un o ecce ll esse per v irttl e prnti ca asceti ca. Di
uno. infntti. ammirava In g razia, di un altro l' <t ssiduitiì nel pregnre: di un o apprezz<t va le veg li e, di
un altro l ' wnore per k letture; di un o la persevemnza, di un altro il di giun o c il dormire in terra , di
un o la mitezza. di un altro l a generosità. Di tutti notn va l ' mn ore per il C ri sto e l ' umore rec iproco. E
così spiritualm ente nrri cchitosi , faceva ritorn o nl lu ogo cl elln sua vita asce ti cn e. rnccogli encl o nel
· suo animo le virtù di og nun o. si sforzav<1 di re<tli zzarl e tutte in se stesso.
N on ga reggi ava co n i suoi coe tanei se non per nppmire seco nd o nella prati ca del bene. E faceva
qu est·o senza urlnre nessun o, 111<1 in modo che anche gli altri ne gi oissero . Così tutti gli abi ta nti del
villaggio e i bu oni. co n i qu ali avev a rapp orti , l o chinm avun o mni co di Di o (cf. l s 41,8) : <ll cuni lo
amnva no co me un fi gli o, altri co me un frntdl o.
5. Mu il di avol o, nemi co di ogni bene e in vidi oso. non toll erò di vedere in un giovane simili
propositi. Comin ci ò all ora a mettere in prati ca qu ell e cose che g iH prima aveva tentnto. D apprim a
eercb di allon ta narl o dall a v ita asceti ca, ispirand ogli il ri co rd o dell e sue propri età, la cura per In
so rella, l 'affetto per i co ngiunti , l 'amore per il danaro e l a fami gli a. il pia ce re di cibi vnri e raffin ati
e altre dolcezze della v ita e infine l'nsprczzn dell n v irttl che esige gmndi fal'i che; gli htceva nnche
presente la debolezzn del corpo e la lun ghezZ< t del tempo. In so mm a. gli. suscitò nell a mente u1w
tempesta di pensieri per di stmrlo dnlln vin dd bene sull a quale si era in c<tmmin nto.
Mn il nemi co. qu and o si vide impotente dav anti alla fe nn ezzn di A ntoni o, an zi sco nfitto dalla sun
grande fede e dall e sue co ntinue preghi er e, allora, confidando nelle anni che so no <<nei mu sco li del
ventre» (ef . Gb 40,16) e vantandosi di queste- che infn tti so no le prin cipali in sidie contro i gi ovani
- avnn zn contro il giovane turband olo giorno e notte in modo che tutti co loro che lo vedeva no si
accorgevano dell a l otta fra i du e. Qu ello gli suggeri vn pensieri osceni , egli li mettevn in fu ga co n 1<1
preghiera ; quello lo soll eti cava, mn egl i, prova nd o vergognn, fo rtifi cnv n il suo corpo co n In fede.
con le preghi ere, co n il di giuno. L o sc iagurato di avol o osnvn anch e assum ere di notte l ' aspetto di
donna e di imitarla in tutti i modi pur di sedurre Ant oni o. :tvln eg li , pensand o n Cri sto e meditando
sulla nobiltà e sulln spiritualità dell 'a nim a che dn lui l ' uomo ri ceve, spegnevn i cn rbonì della
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sedu zi one. E di nuovo il nemico g li ponev u dnvunti la dolcezza del pìucere nw egli , simil e n uomo
adi rato e afflitto, pensavn all e 1ninacce del fuo co e nl tormento del ve nne (Gclt 16,17; M c 9.43) e
così passava ol tre, ill eso .
E tutte queste cose accadeva no a ve rgog nu del nemi co. L ui . il diavol o. che credevn eli essere simile
a Dio. era schernito da un gi ovane: lui che sì gloria va della ca rn e e del sa ngue, era sco nfitto da un
uomo fa tto eli ca rn e. In niuto dì Antonio c'ern il Si gnore che per noi sì fece ca rn e e co ncesse al
co rpo la vittoria contro il di avo lo in modo elle ognuno che co mbatte possa dire: «Non io, ma la
grazia dì Dio che è co n me>> ( l Co r ·15. 10).
6 A ll a fi ne il serpente no n potend o fm cmlt:re A nt oni o così e vedend osi un zì respinto dal suo cuore,
cli grì gnnnclo ì denti. seco nd o le Scritture (Sa l Ili , l 0), e ndìrnncl osì, apparve acl Antonio so tto le
sembìnnze dì un fanciullo negro , così co me era nero nell ' nnìnw. L'ìn gnnn atore nonio aggreclì vn pitl
co n i pensieri. giacché era stato respinto, ma co n voce umana co min ciò a pnrlnrgli : <<Molt·ì ho
sedotto, moltissimi ho fntt:o cnd ere; ora, invece, dopo aver attacc ato te e ì lll oì sfo rzi. co me ho fatto
co n nitrì , sono stato prostrato>>. Allorn Antonio gli domandò: «Chi sei tu . che mi parli così ?>>. E
quello co n voce lmnentosa: «Sono l'a mi co dell a f orni cnz ione; mi occ upo eli tendere insidi e ai
giovani. dì spi ngerli a forni ca re. Sono chimnnlo spirito dell<l forni cnzione. Quanti non ho ingnnnnl'i
che pur vo.levano vivere castamente! Quanti non ho indotto n ca mbi ar vita co n le mie sed uzioni! Io
son o co lui per ca usa del qual e il profeln rimp rovera co loro che so no caduti "perché un o spirit o di
pros titu zione li sv in" (Os 4, 12). Per cnusn mia , inh1ll·i . quelli so no ca duti. l o so no co lui che spesso t·i
ha arrecato mol esti e e che tu tante vo lt e hai respinto>>.
Allorn A ntoni o rin graziò il Si gnore e, dopo aver preso co mggìo co ntro i l nemico. gli disse: «Perci ò
tu sei troppo spregevo le. Sei nero nell 'a nim o e nell ' nspett o. come un fan ciull o debole. D 'orn in poi
non mi curerò dite: il Si gnore t~ co n me. è mi o aiuto. sfid erò i miei nemici >> (S<II 11 7.7). Udito ciò,
quell 'esse re neg ro subi to fuggi, spaventHto da quelle parole: HVCV< l paum anche di nvv icinnrsi
soltanto nel Antonio.
7. Qn estn fu la prim a vittori a dì Antonio co ntro il diavolo , anzi In vittoria che il Sal v atore rca li aò
i n Antonio. egli eh e «ha co nd annnto i l peccato nella carn e. perché hl gì ustì zi a dcii n legge si
adempisse i n noi, che non can1111 in i amo seco nd o l a ca rn e Il Hl seco nd o lo S p i rì to» (Rnl 8.3-4 ).
Tuuavia Antonio, dopo aver vinto il dinvolo , non visse in seguito negli gcnten1ente. senza prendersi
cura di sé : né. d'altra pnrtc, il nem ico , sebbene sco nfitto, cessò cl ' in si cli arl o. Come un leo ne egli
andava i ntorn o ce rca nd o l 'occasione propizia co ntro eli lui .
Ma Antonio che avevn app reso dal le Scrillure (Ef 6, Il ) che molle so no le in sidi e del nemi co ,
prati cava l 'ascesi co n mnggi ore impegno. pensnndo che il diavo lo. se non ern riu scito nel in gannare
il suo cuore col piace re dd co rp o, gli nvrebbe teso inganni co n altri mezzi . Il diavo lo. inh11ti. è
am ico del pGcca lo. Perciò çgli mncçrn vn sempre di pitl il suo co rp o c lo lcncvn in sc hi avittl perché..
vin cito re in al cun e cose, no n lìnisse poi vinto in altre.
f1)rese dunque In decisio ne di abituarsi n un tenore di vita pitl severo e molti lo ammirava no.
Sopportnvn fa cilmente ogni prova; co l pa ssare del tempo lo zel o cl elln sua animn generava in lui
mi gli ore disposi zione e. se ri ceveva un ' ispirazion e nn che pi cco la dngli nltri. mostrava grande
entusinsmo nel metterl a in prati ca. V eg lì nvn tanto da st<lre spesso sveg li o l ' intera notte: e fn ceva
questo non so l o una volta mn spesso. dest<lnd o perciò ammirazi one. Man giavn un a soln vo ltn al
giorno dopo il tramonto del sol e, e qunl che vo lta dopo du e giorni e spesso an che dopo quattro. Si
cibava di pan e e di sal e e beve va so lo acq ua . Di ca rn e e di vin o è superfluo parlare perché neppure
presso gli altri asce ti si trovano cose del genere. Per il so nno gli bastn va una stuoi a. 111n molte volte
dormi vn per terra. Non vo l ev a ungersi co n oli o perché dì ceV<l che ai gi ova ni si addice sopmttutto la
pratica seri a dell 'nscesi e quindi non si devono ce rcnre le cose che fìnccano il co rpo. bisognn invece
abi tuarsi nll e fati che. memori delle parole dell ' apostol o: «qunndo so no debole . (~ nllora che so no
forte» (2Cor 12, 10). Di ceva infatti che l 'a nimo si rin vigori sce quand o so no 1nortifi cnl'i i pin ce ri dd
co rpo.
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A vev a anche questo pensiero deg no eli <llnmirn zione: non era giunt o a mi surare In via della virti1. né
i l suo ritiro dn l mond o co l te m po tra sco rso . ma co n desi de rì e proposi lì buoni. Egl ì stesso non
ri corda vn mai i l tempo passnto ma co nsi de.m va ogni gi orno com e l ' i n izìo dell a sua asces i e si
im pegna va a perfezi onnrln , ripetend o spesso ìl detto di P<tol o: «clìm entìco del pa ssato e proteso
ve rso il futuro)) (Fil 3, 13). Ri co rdava anche le pnrole del prof eta E li a: «Per la v ìtn del Si gnore deg li
eserci ti, alla cui presenza io sto, oggi stesso i o mi mostrerò a lui » ( IR e 18. 15). Consìdera vn ìnfntti
che, ìl profeta nel clìre «oggh>, non teneva co nto del tempo trn sco rso. ma, qu asi stabil end o nn nu ovo
inizio. sì preoccupava ogni g iorn o dì presentarsi n Di o così co rne sì deve ap pmirc, puro eli cuore,
di sposto all 'obbedienza della sun vo lontà e non dì nltri. Dì ct:v a tra sé che l ' asce tn deve contemplare
l a propri a vita co rn e in un o specc hi o, co nsiderand o quella de.l grnn cle. Eli a.
'. Temprandosi in questo mod o, Antoni o anel ò f ra i sepolcri che si trov ava no lontano dal vill aggio e
di ede in cari co a uno dei suoi co noscenti eli portargli del pane per molti giorni . Entrntu in un o di
questi sepolcri , si f ece chiudere la porta e v i rim ase dentro da sol o. M n il nemi co non sopportnndo
ci ò, anzi temend o che in poco tempo av rebbe riempito il desert o dell a sua prati cn nsce ti ca, si
presentò un a notte con una sc hiern eli demoni e l o percosse tnnto ch e egli gincque n terra, muto per
l e sof fe renze. Narrò poi che i l do l ore era stnt o c sì f orte che co l p i inflitti cingi i uomini non
avrebbero potuto mai pro curargli un simil e torm ent o.
fvl a per l a provv idenza di vina (il Signore infntti non trascura qu elli che spernno in lui ) il giorno
successi vo ve nne qu el suo co nosce nte n port nrgli del pane: nprì In porta e. vedencl ol o disteso per
terra co me un morto, se lo ca ri cò sull e spalle e l o portò alln chi esa del villuggio. deponend olo per
terra.
Molti suoi parenti e gli nbitanl.i del villagg io stavan o intorn o nel Antoni o co me intorn o ad un morto.
V erso mezzanotte A nto nio si riprese e, des tatosi , vide che tutti dormiva no e so lo quel suo
conoscente em svegli o. Con un cenn o l o fece nvvicinnre n lui , lo pregò di cnri ca rl o nu ova mente
sull e sue spall e e di riportnrl o nl sepolcro senza sveg li <tre nessun o.
9. Cond otto vi a da quell ' uomo e chiu sa la porta , seco ndo il suo solito, era di nu ovo sol o nel
sepol cro. N on avendo In f orza di reggersi in pi edi per le percosse ri cev ute, si mi se a pregnre
giace ndo per terra. Dopo In preghi era di ceva ad alla voce: «Ecco., so no qui . io Antoni o; non fu ggo
le vostre percosse, e an che se me ne darete nn co ra, null a mi di viderà dall' amore per Cri sto» (Rm
8,35). Poi si mise a ca ntare il salm o: «Se co ntro di me si accampa un esercito, il mi o cuore non
teme)> (Sal 26,3). L'asce t·n. dunque. pensnva e di ceva queste cose. M a il nemi co , che odi a ogni
bene, merav ig liatosi perché Antoni o dopo tante percosse ri cev ute nve vn osato far ritomo. fatt i
ve nire i suoi ca ni , e pi eno di mbbi a. disse: «V oi vedete che né co n lo spirit o dell a forni cazione, né
conlc percosse, siamo riu sciti a pi egare costui : anzi egli ci sfida co n nucl acia. A ggrcdiwn olo in altro
mod o>>. Per fnre il mal e, infatti , i l di avo lo pu ò assum ere vari e f orm e.
All ora, dunque, in quella notte i demoni fecer o tanto rumore che tutto il luogo se mbrava scosso e.
co me se essi stessi avesse ro abbattu to l e quattro pareti del sepolcro, pnrvero penetrare attraverso le
mura assurnencl o l ' aspetto di fi ere c eli rettili. In breve te mpo tuno il luogo fu pi eno di f antasmi di
leoni , di orsi , di leo pardi , di tori , di se rpenti. di aspidi , di sco rpi oni. eli lupi . Ognun o di essi si
comp orta va secondo la fi gura c he aveva assunto. Il k o m~ ru ggi vu, pronto nel aggred irl o, il toro
sernbrava colpirlo co n le co rn a, il serpente stri sciando non riu sc i va a prend erl o, il lupo ern trattenuto
mentre tentava eli assalirl o. L o strepito eli tutte quell e fi ere che appari van o era terribil e, co me
terribi le era il l oro aspell o.
Ma Antoni o, co lpito e pun gol ato dn quelli , avver tiva anche piir f orte il dol o re del suo co rpo; tuttav ia
gi ace va impavid o e svegli o. G emeva per l e sofferenze del co rp o. ma lucido nella mente, quasi
schern endolì , diceva l oro: «Se voi aveste qual che potere. sarebbe ba stato che un o so lo eli voi
ve ni sse. M a poiché il Signore vi ha tolto la forza, vo i per ques to ce rca te eli spa ventanni co l numero.
Segno ci eli n vostra dcbolezzn è il fatto çhe voi i mi tale le f orm e dei bru ti >>. E an co ra pi eno di fidu ci a
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aggiungeva: «Se avete forza, se avete ri cev uto qunl che pot ere co ntro eli me. non esitate, ma
aggreditemi. E se non potete, perché vi agitare inutilmente? Per noi è sigillo e muro eli difesa la f ede
nel nostro Sì gnore». Dopo mo l ti tentativi quelli cli gri gnavano i el ent·i co ntro eli lui. ma sc herni vano
pil1 se stessi che Antonio.
10. Mn il Si gnore neppure al Iom si dimenticb della l otta nlfrontata da Antonio e gli venne in aiuto.
Alzali gli occhi in alto. vide il tetto quasi aperto e un ra ggio di lu ce scendere fin o n lui . l demoni
tosto scomparvero. il dolore del co rpo cessò e la cnsn apparve di nuovo intatta. Antonio si accorse
dell'niuto, trasse un lungo respiro e, libera to dai dol ori , interrogò la visione apparsaglì co n queste
parol e: «D ove eri ? Perché non sei apparsa fin clnll ' ini zio per lìbernrmì dall e sofferenze? >> . E una
voce giunse fino a lui: «lo ero qui, o Antoni o, ma aspettavo per vedere la tua lotta . Poi ché l ' hai
affrontala e non sei stnto vint·o, io sa rò sempre il tuo aiuto e ti renderò f amoso in ogni lu ogo)>. D opo
aver sentito queste parol.e. si alzò e prcgè> e acquistò tanta forza da avvertire eli nvere nel corpo
maggior vi gore di qu anto ne avesse posseduto prima. Aveva allorn trentacinqu e anni.
11. Jl giorno seguente uscì, con l 'n n i mo pi li arde nte di nmore per Di o, e si ree<'> dn quel vecc hi o
primn ricordato e lo pregò di abilnre insieme co n lui nel deserto. Il vecc hio rispose di no n cn usn
cl ell' etiì c anche perché fin o n qu el tempo non c'e ra stal<l que sta co nsuetudin e. Allora Antonio si
recò so lo verso il monte. Ma il nemi co. vedendo di nuovo il suo ze lo c volendolo ostncolnre. fece
npparire sulln stradn l ' imnwgine di un gmnde vnso d' argento. Antonio , nvendo cn pìto l'arte di co lui
che odi a il bene, si fermò, guardò nel vaso e rimprov erò il diavol o che cm dentro co n queste parole:
«Da dove viene questo vaso nel deserto '? Qucstn vin non è perco rsa, né ci sono tracce eli v inncl anti e
poi è così grande che, cadendo, non potev a non essere visto. Se qual cuno l'avesse perduto , sarebbe
tornnto indietro a cercarlo e l 'av rebbe trovato in un luogo t<lnlo desert o. Ma qu es ln è arte del
dìnvolo: nw neppure ora, o dìnvolo , tu ostacolentì il mio proposito . Questo V<tso. ìnhtllì . "vndn co n
te in perdizion e"» (Al 8,20). M entre Antonio così parlnv<l. il vaso si dìleg uè> co me l'umo davanti nl
fuoco.
12. Un'nltrn volta. mentre camminnvn, vide dell 'o ro vero e non un ' immagine. gettalo in mezzo alla
stradn. O l ' nvevn posto i l nemi co oppure q uni che potenzn su peri ore volevn mettere nIla pro vn
l 'a tl eta dimostmndo nl dìnvo lo che Antonio non si preoccupava n ~ lnm en o delle ricchezze ren li. Egli
non rivelò mai il luogo , né noi In conosc ìanHl~ snppìnmo so lmn e nt~;; che l'oro che gli era nppmso en t
ve ro. Antonio si meravi gliò dell a quantità c, pussa ndo oltre come se si trnttnsse di unn fiamma , andò
via senzn volgere lo sguardo. Corse co n tantn rnpiditiì fino a che il luogo sfugg isse ni suoi occhi.
Confermato sempre di più nel suo intento, Antonio si diresse verso il monte. Al dì liì del fiun1 c
trovò un fortino abbandonato da molto tempo e pi eno di serpenti . Si trasfe rì lì e vi rimase. l
serpenti, co me se fosse ro stat·i inseguiti dn qualcuno. subito si clil egunrono . Antonio portò dentro dci
pani per sei n1 csi (i tebani hanno l ' nbìtucline eli fare il pan e per un anno senza che sì guasti) e po i
chiuse l' in gresso . D entro trovò pure dell'acqua. Vi rimase so lo , co me rinchiuso in un sollerrnn co,
senza mai usc ir fuori per vedere se vi mri vasse qualcuno. Così per molto tempo co ndusse qu esta
vita nsccticn-; ri ceveva so ltanto due volte all'anno il pan e altravcrso il tetto.
13. l co noscenti che andavano n fargli visita, sicco me egli non li lasciav a entrare, spesso
rimanevano fuori per notti e giorni interi. Udivano dentro co me eli l'olia che lu1miltunvn e slrepitava
e poi gridn lam entose che di ceva no: «Allontnnntì dai nostri luoghi . C he cosa ci fni nel ckserto? Non
riu sci rai n sopportare le nostre i nsi eli e>>. Dappri m n quelli che sta va no fu ori credevn no che dc ntro ci
fossero degli uomini che liti gavnno con lui e che si erano introdoll'i co n dell e sca le. 1\lln poi
attraverso un foro quand o videro che non c'era nessuno, capirono che erano i demoni e nlterrìtì sì
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mi sero a chiam are Antoni o. E questi. non curandosi dei demoni , si avv icinò all a porta ed eso rt(J
quelle persone nel nndare vi a e a non temere. Di ceva che i dem oni foggiano imnwgini simili co ntro
co loro che hann o pama. «Voi , diceva, fatev i il segno di croce , and ate via con lìdu cin e l asciate che i
demoni si burlino di se stessi ». E quelli . dopo essersi seg mtti co n la croce, si ull ont<liHlrono.
Eg li rimase se nza ri cevere al cun dann o da parte dei demoni e senza essere stan co di lotta re.
L 'apparizion e di celesti vis ioni e l ' impotenza dei nemi ci gli procurava no grnnde sollievo nell e
fati che e accrescev ano il suo co raggio. l co noscenti che spesso anchwano a visitarlo. credev ano di
tro va no morto e in vece l o senti vano cantare il sa lm o: «Sorga Di o. i suoi nemi ci si disperdano e
fu ggano davanti a lui quelli che lo od ian o. Co me si di sperd e il f umo. tu li disperdi ; co me fo nde la
cera di fronte al f uoco, perisca no gli empi davn nti n Dio » (Sal 67,2-3). Ed ancora: «Tutti i popoli mi
hanno ci rcondnto, ma nel norne del Si gnore l i ho sco nfi Ili >> (Sal l 17 , l 0).
14. Visse così C]Uas i ve nt' anni , conducendo da solo questa vit a asceti ca, senza mai uscire, senza mai
farsi vedere da qualcuno. Poi , mol ti che desiderava no imi tare In sua co nd ott a asceti ca, e altri suoi
co noscenti. si recarono da lui. Abba tterono co n forza In porta ed Antonio andò loro in co ntro co me
un ini ziato esce da un recesso . ispirato da Dio. Allora, quelli che ernn o anclnti da lui per In prim n
vo lta, lo videro fuori del f o1tino . Si stupirono nel vede re che il suo fisi co er a se mpre lo stesso. non
in grassa to né dimngrito per i di giuni e le lott e co n i demoni . Era. inso mnw . co me l ' avevano visto
prim a del ritiro dal m ond o. Il suo spirito era puro: non nppariva né tri ste né gioioso, non era scosso
né dnl ri so né dalln mes t:izia , neppure si turbb davanti n tant-.:1 fo lla. né fu visto gioire perché era
salutato da tan te persone. Rima se se mpre padron e di sé; si lasc iava guidnre dalla rn gione, se mpre
con animo pi eno di equilibri o.
Molti dei presenti. che ern no ammalati. furono guariti dal Signore per mezzo di lui . nitrì litron o
liberati dai demoni. Il Si gnore di ede ad Antonio il don o della parola e così eg li poté co nfortnre
molti che ernn o tristi , riconciliò altri che ernno in lit e, esortò tutti a non anteporre nll'amore per
Cri sto nessuna del le cose della teJT<I. Parland o, ri cord avn i beni futuri e l ' <11nore che Dio ha per noi :
«Egli che non ha ri spnrmi nto il proprio Fi g li o, ma lo ha dato per tutti noi » (Rm 8 ..12). Persuase
molti a scegli ere la vita solitaria. Sorsero così sui monti i monasteri e il deserto fu abi tato dai
monaci che abband onava no l e propri e cose e si isc ri vevano a questa ce leste istitu zione.
15 Quando dove tte attmv ersare il ca nale delln citti\ di Arsi noc perché nvev a necessitìt di visitare i
suoi co nfratelli , quel ca nale ern pi eno di coccodri lli. Egli. dopo ave r so ltanto prega to, s' imm cJ'SC
nell 'acqua insi eme co n qu anti l o acco mpagnavano , e pa ssò oltre ill eso . Rit orn ato all a sun dim ora ,
riprese le sue sn nte e gio vanili fati che.. Parlando spesso, acc rescev a l o zelo di co loro che erano gi à
mon aci , infimnmava molti altri all'amore per la v ita asce tica. In poco tempo, per le sue esortazioni ,
sorsero moltissimi monaste ri ed egli , co me un padre, presiedeva a tutt'i.
16. Un giorno , mentre usciv a, tutti i monaci gli si f ece ro in co ntro e lo pregnrono di tenere un
di sco rso . Ed egli così parlò loro in lin gua eg izia nn : •<. Le Scritture sono suffi cienti all ' insegnnmento;
ma è bene che noi a vi ce nd a ci esortiamo nell a f ede e ci inciti am o co n i di sco rsi. Voi , co me f igli ,
riferite a m e, come n un padre, le cose che sapete. E i o. essendo piLJ anzi ano di vo i , vi riferirò quello
che so c che ho sperimentnto. Sia questa la co mune aspiraz ione di tutti: non retrocediam o dopo aver
co rnin ci ato, non scoragg iamoci nell e fatich e, non diciam o mai ''ab bi amo prat:icuto per molto tempo
l 'ascesi '' . Piuttosto accresciamo lo zelo co me se in co minciassimo og ni giomo . Di fronte ai seco li
futuri l a v ita umana è brev issimcr tutto il nostro tempo è null a ri spetto allu v ita eterna . In ques to
modo ogni cosa si vende al giusto prezzo e lo scambi o avv iene se mpre co n cose eli ugual va lore; mn
la prom essa della vita eterna si co mpra a basso prezzo. Infatti sta scritt o: "G li anni della nostrn vita
so no settanta, ottanta per i più robusti: ma quasi tutti sono fati ca, dolore" (Sul 89,10). Se
pcrscveriumo per tutti gli otta nta anni oppure per cent o ne.lla prat'icn asceti cu, non regneremo
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soltanto per cento anni ma regneremo nei seco li dei seco li . Se lott eremo sulln terrn. non nv remo
eredi ti'1 sul l a terra ma In promess a nei ciel i. Quando deporrem o i l co rp o CO ITUtti bi le, ne ri ceve remo
uno in co rnlltibile > ( l Co r 15,42).
17. «Perci ò, o fi gli , non ci sco ra ggi amo , non crediam o eli durnre a lun go o di fare qualcosa di
grande: " L e soff erenze del momento presente non sono parago nabili alla glorin futura che dov rà
essere ri ve lata in noi " ( Rm 8, 18). Né guard and o l ' uni ve rso cl obbinmo credere eli aver rinun ciato a
grandi cose; tutta In terrn , para gonata n tutto il cielo, è pi ccoli ss imn . Se no i fossim o padroni di tuttn
la terrn e rinun ciassimo acl essn, null a di quell o n cui abbiamo rinun cinto sarebbe degno del reg no
dei cieli. Co me uno di sprezza una dracma di bron zo per guad agnare ce nto dracme d' oro , cosl chi è
padron e eli tuu-a In terra e rinun cia ad essn, perd e poco m a fa un guadagno cento vo lte maggi ore. Se
tutta la terra non è degna del regno dei ci eli , chi perd e poche arure, non perd e quasi ni ente; se poi
lasci a l a casa e mol to oro. non deve vantarsi né scoraggia rsi. Dobbiamo an che te ner presente che se
non lasciamo l e nostre cose in nome della vìrtit, l e lasceremo in seguito quand o morirem o e spesso
n perso ne alle qunli non vo rremm o lasc inrl e, co me ri co rdn I' Ecc les iasle (Qo 4.8) . Perché. dunque.
non !asciarl e in nome delln v ìttit per ereditare il regno dei cieli '? Per qu esto nessun o eli noi si lnscì
prendere dalla cupidi gia dì possedere. Ch e guadag no c'è n possedere cose che non poss iamo
portnrcì con noi ? Perché non ci preocc upi am o dì ncquì stnre cose che possiamo portar v ia co n noi
come In prud enza, la giustizia, il coraggi o, l ' intell etto, In cnrìtà , l 'am ore ve rso i pov eri , la f ede in
Cri sto , la mansuetudine, l 'ospìtalìtn ? Se ncq uìster emo qu este cose. le trov erem o là dove ci
accog lieranno come ospiti nell a terni dei miti >> .
18. <<Per queste rngìonì ciascun o dì voi sì co nvin ca dì non perd ersi d' anìtno , specialm ente se pensa
eli essere il servo del Si gnore e dì doverl o servire. Co me un servo non osi dire: ' 'Si cco me ieri ho
In vorato, oggi non lavo ro" , m:- calco l nn do i l le m po trascorso , si ri poserù nei gi orni successi vi. M n
ogni giorno, co me è se ri tto nel va ngel o ( L e 17.7 - l 0), mostri lo stesso zelo per p i ace re al Si gnore e
non essere i n pericolo. Così noi , ogni gìom o, dobbì amo perseve rare neli a pra l'i ca asceti c n sa pend o
che se an che per un so lo giorn o la trascureremo. il Si gnore non ci perd onerà n ca usn del tempo
pa ssa to mn , per In nostra neg lì genzn, sì m ostrerà contrnrìnlo nei nostri co nfronti . Così (~scritto in
Ezec hi ele (F:t 18,24-26); cosl an che Giudn per unn sola notte perd elte In fatica del tempo trascorso»
((.l, V l .l'' ,.''0
l . .) .
19. «D edi chi amoci . o fig li , all n prati ca asceti ca e non siamo negli genti. Abbìnmo in questo il
Signore co me nì uto perché " tu!Jo con co rre al ben e dì co l oro che nnwn o Dio" (Hm 8,28). Per non
essere negli genti , ci co nv iene meditare sull e parole ci cli ' Apo::-:tolo: ··ogni gi orn o i o affronto In morte
( l Cor 15,3 l ). Se vivre m o, co me se dovessi m o morì re ogni gì orn o. non pecche re 1110. Il che sìgnì fi c n
che quando ogni giorn o ci alziamo, non dobbiamo credere che viv rem o fino alla se ra e qunndo
andiamo a letto non dobbiamo credere dì al zarci. La nostra vita, per natura, è incerta c ogni giorn o
viene mi surata dall a Provvìdenzn. Se ci di sporremo così e se così ogni giorn o vivremo. non
pecc heremo, né saremo presi dnlla cupidi gia dì qunlcosn. Con nessun o ci ndìreretno , non
acc umuleremo tesori sulln terra, ma ogni giorno. nspettnnd o l a m orte, non possederemo ni ente e a
tutti perdoneremo qualsiasi cosn. Non nvrem o concupisce nzn dì donna, né sa remo domìnnti da
pia ce ri osce ni ch e anzi avv erseremo co me cose cnclu che, se m p re lottand o e n vend o dn v nn ti ngl i
occhi il giorn o del giudi zio . Infatti il timore grandissim o e il peri co lo dei tormenti di ssolvo no
sempre le lusinghe del piacere e rinsaldano l'anima che vacilla».
20. «Dunque, co mi nei nmo e, presa l a sl rndn dcii a vi rtit , prolend i a m o ci se mpre dì p i it per
ra ggiun gere l a mela (Fi l 3, 13). N essun o si volga ind ie tro. come In mogli e eli Lol (Cì n 19.26),
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soprattutt o perché i l Signore ha detto: ' ' Nessun o che h a messo mano nli ' mntro e poi si vo i gc
indi etr o, è adatto per il regno dei ci eli '' ( Le 9,62). Cì uardnrc indi etro altro non vuoi dire che
ca mbiare idea e pensare di nuovo al le cose del mondo. Sentendo parl are dell a v irtl1 , non nbbi ate
paura, né dovere temere il nome. Non è infatt'i lontnna da noi, né si trova fu ori di noi ; l'opera è in
noi ste..'>si ecl è fac ile rea li zznrln sol o se noi vog li amo. l greci viagg iano, attra verso il mare, per
apprendere le l ettere; noi non abbi amo bi sogno di muoverei per il reg no dci ci eli , né di att raversa re
i l mare per l a v i rt[t. Il Si gnore ci ha già detto: " Il regno di Di o è in mezzo n vo i! " ( L e 17,21). Ln
virtt1 perci ò hn bi sogno soltanto della nostra vo lontà, dnl nw mento che è in noi c da noi trae In suil
ori gine. Infa tti quell a parte dell ' anima che per natun1 è int elli ge nte, è virtll e co nserv a la sua naturn
qu and o rim ane così co me è stata creat< 1. cioè bu onn e rettn . Per qu esto G iosuè, fi gli o di Nun ,
ammaes trand o il popolo di cev a: " Riv ol gete il cuore verso il Si gnore, Dio d' lsrnel e" (Gs 24,2:3) e
( ) iovnnni Bnttista: ' 'Raddri zzate i suoi sentieri " (M t :3 ,3). Quand o l ' anima è retta, la sua razi onali tà è
co me fu crent:a; se i n vece l' ani mn declin a e svi n cl n li a sua natura, ali orn si eli ce che l 'ani m a è.
corrott n. Non si trnttn di cosa difficil e: se noi rim aniamo co me siamo stati crea ti , sarem o virtuosi, se
in vece ci abband oni amo almnle, sarem o giudi ca ti co me ca tti vi. Se dovessim o uscire fu ori eli noi per
co nqui stare la virttl , le diffico ltà non manchere.bbero. Ma poiché essa (; in noi. gunrcli amoci clni
catt i vi pensieri e custodiam o l ' nn i ma che i l Si gnore ci lw cinto come i n depos ito affin ché., rim anendo
essn nell o stato in cui l ' ha f oggi at<t, eg li ri co nosc<t in noi la sua opera>>.
21. «li nostro impegno sia quello di non essere sc hiavi dell ' ira, eli non essere posseduti dalla
con cupi sce nza. Infatti è sc ritto: " L ' irn dell'uomo non co mpi e ciò che è giu sto dava nti n Di o'' (Cìc
1.20) e: " L a co ncupi scenza co nce pi sce e genera il pecca to, e il pecc ato, qunncl 'è con sumato ,
produ ce la morte'' (Gc 1, 15). Scelto questo metodo di vit n. dobbi nnw vi vere molto so briamente. È
scritto infatti : ··con og ni cura v igila sui cuore" ( Pro 4,2:3).
Abbiam o dei nemi ci terri bi l i e astuti. i mal vng i demo n i e noi dubbi am o co mbattere, come di ce
l 'Apos tol o: " non co ntro creature fatte di san gue c di curn e, ma co ntro i prin ci pati e le potestà
contro i clominnt:ori di ques to m ond o di tcnebrn , co ntro g li spirit-i el ci male che nbitnno nell e regi oni
celesti " ( Ef 6, 12). Grande è i l loro num ero neli ' nri n che è i n torn o n noi ed essi non sono l o n tani cl n
noi , e inoltre molte. son o le l oro v ari e t ~l. Sull e loro pro pri e t ~t e vnri età si potrebbero dire molte cose:
ma è un di scorso che ri se rv iam o n per sone pi li grandi eli noi . A noi ora interessa co noscere le astu zie
che essi metto no in prnt-icn co ntro di noi>) .
22. «lnn nnzitutto dobbi amo sa pere che quelli che noi chi ami am o dem oni non furon o crea ti tnli: Di o
non ha fa tto nulla di mal e. An ch' essi sono stati creat-i bu oni , ma si staccaron o dall a sapi enzn celeste.
cadd ero poi sulla terra e inganna ro no i pagani co n le loro immagini. Sono in vidi osi eli noi cri stiani e
cerçn no co n ogni mezzo di impedire In nos trn asccsn ve rso il cielo dn dove ess i sono precipitati.
N ecessita quindi In continua preghi er a, occo rre l a prnt-ica asceti ca perché chi rice ve attraverso l o
Spiri to Santo la grazia eli di stin guere gli spiriti possa co noscere le cose che ri guard ano i demoni:
quali sono meno mal vag i, quali pill mal vagi . quali le l oro con suetudini e atti vitiì, co me posson o
essere respinti e. cacciati v ia. M olti so no infatti i l oro in ganni e nwll'i an che i loro mov i1n ent'i per
tendere insidi e. Perciò il sa nto Apostol o e quelli che co n lui co noscev ano i demoni dicev an o: ''N on
i gnori amo le mncc hinazioni " (2Cor 2. 11 ). E noi che ne abbi nmo fatto esperi enza. dobbi nmo a
vi cencln ammonirci. l o ch e poi ne ho fatt a una ce rln esperi enzn, parlo n vo i co me a dei fi gli ».
23. «Costoro, qunndo vedono che tutti i cri stiani e soprattutto i monaci sono zelanti c
prog rediscono, i n primo luogo tenta no l ' aggressi one c pongono agg uati lungo In strada ( Sul 139.6).
Perciò noi non dobbiam o lasc inrci spavent are cl nll e loro suggesti oni: co n le pn:.~ g hi e re . co n i di giuni .
co n la f ede n el Signo re, essi su bi to C<tcl ono. lVI n n nche end ut i , ess i non si arrend ono; subito si
avv ici nano nuovn mente co n as tu zi n e co n in ganno. Inf11tti non potend o apert amente in gnnnnre il
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cuore con il pi acere osceno, cerca no altri mezzi, tentano di far paurn con va ne immagini.
assumendo forme eli donne. di bel w, di rettili, eli grandi co rpi , di schi ere eli so ldati. Ma neppure
queste immagini si devono temere. Esse so no il nulla e quindi presto si dil eguan o, soprattutto se noi
ci fort'if'i chiam o con la fede e il seg no di croce. l demoni sono audaci e molto impud enti : se so no
sco nfitti in un modo, aggredi sco no an cora in un altro modo. Simulano di essere esperti di vaticini o
e di predire il futuro , si n1ostrun o molto alti per rnggiungere i teUi , si estendono in l arghezza per
sedurre con qu es ti aspetti coloro che essi non so no riu sciti a in ganm1re co n i pensieri. Se poi tro vano
un ' anima salda nella f ede e nella spemn za dell a co nversione. allora fanno venire il loro ca po ».
24. «Essi appaiono come il Si gnore ri vel ò il diavo lo a Giobbe di cendo: " l suoi occhi sono come le
palpebre dell 'a urora. Dalla sua bocca pnrto no vampate, spri zza no scintille di fuoco. D alle sue nnri ci
esce fum o come da ca ld aia, che bolle sul fuoco. Il suo finto in ce ndia carboni e dnlln bocca gli
escono finrnme" (Gb 41,10- l:ì ). Il capo dei demoni , mostrandosi in ques to modo . atterri sce, come
ho detto prima. Quello sc altro si vanta pronunciando grosse parole, come il Signore dimos trò n
(} iobbe: " Stim a il ferro come paglia , il bron zo co me leg no tarlalo. Fa ribollire come pentola il
gorgo , fa del mare come un vaso da un guenti. Di etro a sé produce una bianca sc ia e l 'abi sso appare
canuto" (Gb 4 1, 19.23-24); e ancora per mezzo del profeta: " Il nemi co aveva detto: Inseg uirò.
ra ggiun gerò'' (Es 15 ,9) e poi : ' 'La mia mano, co me in un nido, ha scov ato la ri cc hezza dei popo li .
Come si racco lgono l e uo va abbandonate, così ho racco lto tutta la terrn·· ( ls 10. 14).
Di simili cose si vantano e prom ettono di fnrle co n lo scopo di sedurre quanti adorano Dio. Mn
occorre che noi che abbiamo fede non temiam o le apparizioni del diavolo. né prestiamo fede nlle
sue voci. Egli infatli mente e non di ce alcuna cosa vera. fV1 entre egli di ce tante e tante cose con
audacia, vi ene tmscinnto dal Salvatore co me un serpente all'nrno, co me un nnimalc che ri ceve In
cavezzn alle narici ; come un fuggiasco ha il naso lega to a un ;mello. Ila le labbra trafitt e da un o
spiedo (Cìb 40,24-26). È lega to dal Signore co mG un passero perché sin schernito da noi (Gb 40.29).
Sia i] di<lvolo che i demoni che so no co n lui sono stnti posti co mt,; scorpioni e snpenti per essere
calpestati da noi cristiani (Le 10, 19). Infatti chi ha minaceia to di essiccare il mare e di impadronirsi
del mondo , ecco che orn non pub i1npedire la vostra prati ca asce ti ca, né me che pnrlo contro di lui.
Non ascoltiamo le cose che di ce, egli mente. non teminmo le sue appari zioni perché anch'esse sono
fnlse. Non è luce vera quella che appare in loro; portano soltanto un anticipo e un ' immagin e del
fuoco preparato per loro. Con le fimnm e co n le qu ali bru ce ranno. essi ce rcn no di intimorire gli
uomini. In realtà appniono ma subito scompaiono, non dannegg iano ness uno dei fedeli. port<lllO essi
stessi un ' immagine del fuoco dal quale sa ranno accolti. Neppure per ques to devo no essere temuti .
Tutti i loro tentativi per la grazia di Cristo so no resi vani».
25. «Sono astuti e pronti n trasformarsi in tutte le immagi ni e l e forme. Spesso simul.nno nnchc di
cantnre i sa lmi e, senza essere visti. recitnno le parol e dell e Scritture. ìv1olte volte, mentre noi
l eggiamo. essi ripeto no subito come un 'eco le cose che noi legg imno: mentre donniam o, ci incitan o
a prega re e fnnno ques to eli co ntinuo, impedend oci quasi di dormire. Altre volte, dopo aver assunto
le sembianze di monaci, parlano co me uomini devo t·i per ingannnrci co n un aspetto simile al nostro
e poi trascinano dove vogli ono co l oro che hann o sedotto. I'v1 a essi non devono essere ascoltati
neppure se spin gono a prega re, neppure se esortano a non mangiare, neppure quando fin gono eli
nccusnrci e eli rimproverarci per dei peccati eli cui , come noi, so no a conoscenza. Non si comportano
così in nome cl elia f ede o della verità, mn per portnrGnlla di spera zion e le person e semplici e rendere
inutile In prati ca ascetica. Vo gliono generare nausen negli uomini per In vita monnsti ca. come se
fosse troppo gravosa e scomoda e ce rcano di esse re eli ost<~colo a co loro che la pr<lti c<lll O» .
26. «Perciò il profeta nwndato dal Signore compiangeva qu es ti mi se ri di cendo: "C.ìuai a chi fn bere i
suoi vicini versando veleno per ubrincarli e scoprire l e loro nuclitn" (Ab 2, 15). Infatti simili pensieri
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e macchinazioni allontanano dalla strad a che porta nlla virti1. 11 Si gnore stesso. se bbene i demoni
di cessero la verità (infatti essi diceva no: ' Tu sei il Fi gli o eli Dio" LLc 4.4 1] ), tappava loro la bocca,
li costrin geva al silenzio perché essi non seminassero con la veritiì la loro mnli zi a e perché noi
prendessimo la consuetudine eli non prestare loro attenzione an che l'C quelli davan o la pnrvenza di
eli re la veritiì. Sarebbe infatl'i vergognoso che noi che abbiam o le Sacre Scritture e che dal Salvatore
abbiamo ri cev uto la libertà, ci lasciass imo istruire dal diavolo , da coltri che viol ò l'ordin e per lui
stnbilito e passb da un pensiero all ' altro. Perci è> il Signore gli impedl eli parl are qu ando egli si mi se
a recitare i brani dell e Scritture, con ques te parole : " Perché vai ripetendo i mi ei decreti e hai sempre
in bocca la mia alleanza?" (Sal 49 ,16). Fanno tutte ques te cose, ciarlano, rumoreggiano , sirnulnno,
per ingannare i semplici. Fanno strepito, ridono scioccamente. sibilano; se ness un o pres ta l oro
attenzione. pian gono e si lamentano co me se f osse ro sconfitt i >> .
27. «Perciò il Signore, in quanto Di o, chiudeva In bocc a ai demoni. E noi . istruiti dai santi ,
dobbiamo imitarli , emulare il l oro co ra ggio. V edendo queste cose, essi di cevano: " Porrò un freno
nlla mia bocca mentre l 'empi o mi sta clinnn zi. Sono rimasto qui eto in sil enzi o" (Sn l 38,2-3 ); e
ancora: " Io, come un sordo. non ascolto e co me un muto non apro In bocca; so no co me un uomo
che non sente" (Sa l 37, 14-15). Noi non dobbiamo nsco ltnrli perch é ci so no estran ei , né dobbiam o
obbecli re l oro quando ci i n v i la no ali n prati ca ascetica che ci si nmo proposta e non l nsci nmoci
sedurre da co loro che agiscono con inganno. Non dobbiamo temerli neppure se sembra che ci
nggrediscano, né se ci mi1wc.c iano di morte. Sono el ci deboli c perciò si limitano nlle sole minacce.>>.
28. <<Fin qui ho pnrlnto brevemente di ques te cose, mn ora non esiterò <1 parl;1rnc piì1 diffusamente.
Così ne avrete un fermo ri cord o. All'arrivo del Signore, il nemi co cadde e le sue f orze si fia ccaron o.
Per questo, come tiranno, nulla potendo. pur essendo ca duto non sta f erm o, ma minnccin sia pure
con le so le pnrole. Ognuno di voi rifklln su questo e così potrà di sprezznre i demoni. Se come noi
nvessero nvuto dei corpi. avrebbero potuto dire: '' Non riu sc iamo a trovare gli uomini che si so no
nascosti , ma possiamo far del male a quelli che troviamo " . E noi potremm o evitarli nasco nclendoci e
sbnrrando le porte. Ma le cose non stanno così. f.nfntti m1che co n le porte chiuse pol'sono entrare
perché sin essi che il loro capo si trovnno in tuttn l'aria e sono pronti nd arreca re mnli e danni. co me
eli ce il Snlvatore: "Egli è stato omicida fin cln principio" (Civ 8,44). Mn noi continui<lmo n vivere e
In nostra condotta di vita è contro di lui ed è evi dente che i demoni nulla posso no. Infatti né il luo go
vietn loro eli operare il male , né scorgono in noi degli nrnici da risparmiare, né amano il bene per
correggerci. In realtiì SClllO dei 1nnlvagi e non si curano dì altro che dì danneggiare co loro , che
amano Dio e la virtll. Non potendo fnr null a, si limitano alle minacce. Se potessero fare qunlche
cosa, farebbero subito del male e in qu esto la loro volontà è. disponibil e, soprattutto co ntro eli noi .
Ecco perché ci siamo riuniti per parlare contro di loro: essi snnno che so no fiaccati dnl nostro
progredire nel bene.. Se nvessero qual che potere, non perm etterebbero eli vi ve re n nessuno di noi
cristiani: "Per il peccatore In pietà è un abominio" (Sir l ,22). Sicco me nulln posso no, danneggiano
se stessi perché non hnnno il pot ere eli renli zznre le loro minncce. Inoltre, per non tcm erli. pensiamo
nnche n questo: se nve.ssero potere, non verrebbero in massa, né con visioni, né poi preparerebbero
insidie dopo aver assunto varie sembianze. Inoltre sa rebbe sufficiente che uno solo venisse c fn cesse
ciò che vuole e può. Chi può , infatti , non cerca di uccidere con le visioni , né atterrisce con la
moltitudine. ma si serve della propria forza. subito e n suo pincim enlo. Ma i demoni , che nulla
possono. giocano come se fossero sulln scena e, cnmbinndo <lspetto. spaventano i bambini co n
tumulti e fantasmi. Essendo dunqu e dei deboli , devo no essere disprezza ti. Il vero angelo in vinto dal
Si gnore contro gli assiri non ebbe bi sogno eli foll e, né dì assumere immagini , né dì strepili , né di
suoni. Us<'> in silenzio In suu forza e. uccise subito ccntonantncinque.mila uomini (2 Re 19,35). In vece
i demoni. non avendo forzn, ce rcano dì fnr paura con le immagìnb).
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29. «Se qual cun o, pensand o a Giobbe, di cesse: " Perché il din vo lo. nndnndo via , fece tutte quelle
cose contro di lui , gli tol se i suoi beni. gli ucc ise i figli , lo percosse con unn grnve ferita? (Gb l ,6-
22; 2, 6-7)
Ebbene costui deve sapere che non era la forza del diavolo, mn Dio che vo ll e che Giobbe fosse
tentato. Nulla potend o, egli chiese il potere c, ri cev utol o, agì contro Giobbe. Per ques to si deve
so prattutto di sprezza re il nemico perché. pur vo lend o, nulln poté contro un so lo uomo giusto. Se
avessl~ av uto forza, non av rebbe chiesto. Chiese non una vo lta so la, 1nn du e: è ev id ente che era
debole e impotente. Non c'è da stupirsi se nulla poté. contro Giobbe e nulla nvrebbe fano co ntro il
suo bestiam e se Dio non gli elo nvesse concesso. Non IHI neppure i l potere sui porci. Infatti al
Signore di ssero : " Se ci scacci. manclnci in quell a mandria di porci " (1\tlt 8.3 1). Se dunqu e non hann o
al cun potere sui porci, a mnggìor ra gione non l ' hanno sugli uomini , crenti n immagin e di Di o)>.
30. «Bi sognn perci ò temere so ltanto Di o. I demoni vanno disprezza t-i e per nulln temuti . Quando si
co mportano così.. noi dobbiamo con pii1 intenso zelo prati care l ' nscesi contro di loro. Ln retta via c
la f ede in Dio sono unn grande anna co ntro di loro. Essi temon o degli nsceti i digiuni , le veglie, le
preg hiere, la mitezza, la tranquillità, il di sprezzo per il dan aro e per la vanagloria. l ' umiltà, l 'amore
per i poveri , le opere dì mi seri co rdia , In manca nzn d' ira , ma soprattutto l ' amore per Cristo. Si
co111portano dunque così per non essere ca lpes tati. Sanno infatti che il Salvatore concesse ai fedeli
la grazia contro eli loro qu ando di sse: " Ecco. io vi ho dato il potere di ca mminare so pra i se rpenti e
gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemi co" ( Le l O, 19)».
31. «Se fin go no di predire l' avvenire, nessun o pres t-i attenzione. Spesso alcuni giorni primn di con o
che a giorni nrriven1nno dci confratelli e questi veramente arri va no Agiscono così non perché si
curano di coloro che li ascoltano, ma per persuad erli a credere in loro e per portnrli alla perdi zi one
una volta che li hanno sogg ìognti. Non bi sogna quindi ascoltarli, ma occorre rt:spin gerli quando
parlan o perché a noi non necess ita In predi zione del futuro. Perché meravi gl iarsi se. possedendo
corpi pir1 legge ri di quelli degli uomini. dopo aver visto perso ne in viaggio. le precedon o con la
corsa e le prennnun ciano ? Allo stesso modo uno che è a cavall o, ri spe tto a chi ca nunim1 a piedi . è in
grado di predire il futuro. Perciò essi non sono affatto ck.gni di ammimzione. Essi non possono
conoscere le cose che non sono ancora accadute. Soltanto Dio co nosce tutte " le cose prima che
accnclnno" (Dn 13,42).
Quelli , invece, se vedono qu alcosa. come dei ladri. In riferiscono correndo innan zi. A quante
perso ne riferiscono ciò che noi facc iamo, che ci riuniamo, che parliamo contro di loro prima che
uno di noi , allontannndosi . possa darne noti zia! An che un fan ciullo veloce nel correre potrebbe fnr
qu esto, precedendo chi va piano. Posso spi egare con un esempio quel che voglio dire: se un tale
dalla T cbnìde o da un 'al tra re gione si mette i n viaggio, prim a della sua partenza i demoni non sa nn o
se partirà. Quando lo vedono in viaggio, corrono e preannunciano il suo arrivo e così capita che
quel tal e dopo qual che giorno veramente arriva. Spesso però quelli che partono torn ano indietro, e
allorn i demoni si ri velano bu ginrdì )) .
32. «All o stesso modo capita che quelli dicono il vero inturno all ' acqua del fiume. Quando ci sono
state molte piogge nelle regioni dell'Etiopia , prevedend o per questo la pienn del fium e, primn che
l 'acqua raggiun ga l 'Egitto, essi corrono e l ' annunciano. Cosa questa che avrebbero potuto riferire
anche gli uomini se fossero in grado di co rrere come loro. Come la se ntinella di Davi de (2Sam
18,24), sn lendo in alto , vide, pir1 fn cilrnente di colui che era in basso, un uomo che si avvicinava. E
quello che corse innan zi riferì non cose che non ernno accadute. mn quell e c:he git'i ernno ini ziate ed
eran o accad ute. A Il o stesso modo i demoni si affati cn no n prea n nunci nre agi i altri al so l o scopo di
scdurli. Ma se nel frattempo la Provv idenza (a lln qunl e tutto è poss ibil e) dec idesse di ve rsamente n
proposito dell e acque e dei vinndanti , allora i demoni si rivelerebbero bu giardi e coloro che hanno
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prestato l oro attenzione resterebbero ing<lnnnti ».
33. «Una volta c'erano anche gli oracoli dci pagnni e così qu es ti eran o inga nn ati dai demoni ; ma
l ' inga nno è ormai f inito. È venuto infatti il Si gnore e hn anni entnto i demoni e le loro mali zie. Null a
infatti sanno da se stessi ma , come dei lad ri , le cose che vedono presso gli nitrì , le riferi sco no.
Fa nn o delle con getture piuttos to che delle predi zioni. Perciò se per caso di co no qual cosn di vero .
ness un o deve stupirsi. Anche i medi ci che hnnn o esperi enza eli malatti e, dopo che hnnno vi sto in
altri la stessa malattia , spesso congeuu rn no in ba se alla consuetudine e quindi fa nno del le
previ sioni. A ll o stesso modo anche i pil oti dell e navi e i contadini, quand o osservano secondo In
consuetudine le condi zi oni del cielo, sono in grado di predire In tempesta o il bel tempo. Ma per
questo non si puè> affermare che abbi ano fatto dell e prev isioni per divina ispira zione. nw so lo in
bnse all 'esperi enza c nll ' nbitudinc. Perciò se per cn~o qt1<1lch e vo lta i demoni pnrlnn o e fnnno delle
co ngetture, nessuno deve stupirsi. né pres tare l oro ascolto . Quale giova mento per co loro che
ascoltano il sapere da costoro l e cose che accadranno ? Qual e interesse c'è nel co noscere cose anche
se possono essere vere? Questo certam ente non genera virtù e non è affatto indizio di buoni
costumi. N essun o di noi sarà giudicato per cose che non sa, né snrà detto beato per cose che ha
imparato e co nosce . Ognuno sarà chiam ato in giudizi o per questo: se ha custodito la f ede (2Tm 4,7)
e se ha con rettitudin e ri spettato i co mandamenti ( 1Tm 6. 14)».
34. <<A cose del genere non bi sogna dare irnportanza. Noi non dobbiamo pmti cnre l ' ascesi e
affat-icarci per co noscere il futuro. ma per piacer e a Di o co n una retta condotta di vita. Dobbi amo
pregnre Di o, ma non per chi edergli l a di vin azi one: non si pu ò chi edere ques ta come premio per le
nostre fatiche asce ti che. Preghiam o piuttosto perché il Signore ci assista nella vittoria contro il
diavo lo. Se qu alche volta vogliamo aver co noscenza del futuro, purifi chiamo la mente. Sono
co nvinto infn ui che un'animn del tutto pura, e conform e nlla sua natunt, perspicace, possa vedere
molte cose e pilr l ontano di qu an to ve dano i demoni . avend o il Si gnore co me riveln zione. Così
l ' aninw di El iseo vide le az ioni di Ci iez i e vide pure le pote nze che gli staV<I no intorn o (c f. 2Re :'i ,26 :
2Re 6, 17)».
35. «Quando di notte si presentano da voi e vogli ono parlarvi del futuro , o di cono " Noi siam o gli
angel i " (2Cor l 1, 14). non asco llnte li perché meli tono. Se elogiano la vostrn ascesi e vi chianwn o
benti . 11on ascoltate li , né prestate loro ntlenzionc. Piuttosto seg nate co n la croce voi e la vostrn
dimora e pregate. V edrete che ess i si dil eguerann o. lnfntti so no timorosi e tern ono molto il seg no di
croce del Si gnore. Con questo segno il Sal vat ore li spog li ò e li boll è> d ' infnmi a. Se in vece
i mprudcn temente ri rnnngono, danza nd o, nss trrnc.ndo varie i rn magi ni, non abbi nte paura c 11 0 11 vi
scoraggiate, né prestate l oro attenzione co me se fossero delle brave perso ne. Con l 'a iuto di Dio ,
infatti è possibile conoscere la presenza dei buoni e dei rnalvu gi. La visi one dei santi non genera
turbamento: " N on contenderà , né. g ricl er~\. né si udri\ sull e pi azze In sua voce'' (Mt 12. 19; l s 42,2);
anzi è cosa se rena c dolce che mreca nll 'n nirnn gioia, esultanza , leti zia. Co n i santi c'è il Signore
che è nostra gioia c potenza eli Di o Padre. l pensieri si liberano da turb amenti e si rasserenan o in
mod o ehe l ' anima illumin ata co ntempla co loro che le appaiono. Il desid eri o dell e cose divine e dei
beni f uturi si impossessa dell' anima che vuole unirsi a l oro e con loro and ar via. Se poi alcuni ,
proprio per l a l oro uman a co ndi zi one, temon o l ' appari zio ne dei buoni . ebbene questi stessi con i l
loro amore tol gono ogni ti more, come fece Gabri ele con Zaccaria (L e l , 1.3) e l' an gelo che apparve
ulle donne nel divino sepol cro ( Mt 28,5) e l ' altro che di sse ai pastori nel van gel o: "' Non temete" (Le
2,10). Il timore dei santi 11 on nasce dalln paurn dcll 'c111imn , nw dal fatto ell e questa ri conosce lu
presenza eli esse ri superi ori. T ale è dunque la visi one dei sa nti >>.
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36. «L 'invasione e le imm agini degli spiriti malvag i si manifestnn o con tumulto , co n strepito, con
suoni , con schiamazzo; cose del ge nere si hanno, per esempio , durante i gioc hi el ci fan ciulli
maleduca ti e le aggressi oni dei l ad ri. Di qui nascono il timore dell ' anima. il Lurbamento e In
confusione dei pensieri , l odi o verso gli nsceti, In negli ge nzn. l'affli zione, il ri cordo (lfi congiunti. In
paura della morte, il desiderio del male, l ' incuria per In virtì1 , i cos tumi disordinati . Perci ò se vedete
qual cosa e vi spaventate e il tim ore poi subito si dil egun e al suo posto subentTa no un a gi oin
ineffabi le, l a leti zin, la f iducia, la serenitiì dell ' anima, i pensieri ordinati e l e altre cose che ho detto,
la virttl e l ' amore eli Dio, allora siate fiduciosi e pregate. Così Abramo vede ndo il Si gnore. esultò
(Cìv 8,56); così G iovanni , udita l a voce di Maria, madre di Dio. esultò godend o (L e 1.4 1). Se invece
all ' apparire di certe imm agini . si presentan o il tumulto , il fra stuon o esterno. le visioni mondane, !<1
minaccia delh1 morte e l e altre cose che primn ho el etto , snppinte che gli spiriti del male so no
giunti ».
37. «Questo sia per voi il segnale: se l ' anima persevera nell a trepid azione, gli spiriti del mal e scHI O
presenti . I demoni infatti non sono so liti di ssolvere il ti more n queste perso ne, co me f ece il grande
arca ngelo Gabriele con Marin e Zaccarin e quello che nppnrve nllc donne nel sepolcro. Ma essi
fanno il co ntrari o: C]Unndo vedono gli uomini spaventati , moltiplicano le immagini per in cutere
maggior timore e li sc herni sco no , dopo averli aggrediti, dicend o: In ginocchio adorateci". Così
in gannarono i pa gani dai quali furono creduti dèi. Ma il Signore non perm ette che noi si amo circuit-i
dal diavolo. Infatti lo rednrguì co n qu este paro le qunndo lo nssn li va con simili imm agini : "Vattene,
Satana! Sta scritto: Adom il Si gnore Dio tuo e a lui solo rendi culto " (M t 4, l 0). Dobbiamo perciò
di sprezza re al massimo questo essere ca pace eli ogni male . Ciò che il Signore ha detto. l ' ha l~ltto per
noi nffinché i demoni. sentend o pure da noi queste parol e, retrocedano. gra zie nl Signore che co11
queste stesse parol e li hn biasimati ».
38. <<Non bisogna vnntarsi di scacciare i demoni, né esaltnrsi per il dono di guarire le malattie; non
bisogna neppure ammirare chi nllontann i demoni o di sprezzare chi non li respi nge . Bisogna
considerare la prati ca asceticn di og nun o. imitnrln con ze lo e correggersi. Fare dei miracoli non è
opern nostra , ma del Salvntore che dicevn ai discepoli : " Non rnll egrnt ev i però perch é i demoni si
sottom ettono n voi; rnllegrntevi piuttosto che i vostri nom i sono scritti nei cieli" (Le 10,20). Il fatto
che i nostri nomi sinno scritti nei cieli è testimonianza dell a nostra v irttl e della nostra vit<l.
Scacciare i demoni , in vece, è del Salvatore che ci hn cl onato In grazia. Perci ò a quelli che si va ntano
non della virttl , ma dei mirnco li e che di cev ano: " Si gnore, Si gnore, non abbiamo noi cacci ato
demoni nel tuo nome e compiuto ques ti mimcoli nel tuo nome?'' (MI 7,22). Jl Si gnore ri spondeva:
" In veriliì vi dico, non vi conosco'' (MI 25,12). Il Si gnore infatti non co nosce le. vie degli empi.
Come ho dello prima, dobbiamo pregare per avere In grn zia di di stin guere gli spiriti in mod o da non
credere n ogni spi rito, come è se ri lto (l Gv 4. 1)>>.
39. ((Volevo tncere e non dire altro, ritenendo sufficienti le cose fin qui delle. Ma perché voi non
pensiate che io parli da ingenuo e senzn esperi enza e perché invece crediate che io eli ca cose vere,
allora nggiun ge rò altre cose. An che se npparirò stolto, il Signore che ascoltn conosce la purezza
dell a mia mente e sa che parl o per amor vostro. per in co ragg inrvi. Vi parl erò dunqu e delle nttivitn
dei demoni . Qunnt:e vo lte mi hanno chiamato bc<1to e io li ho maledett i nel nome del Si gnore.
Quante volte mi hanno predetto la piena del fium e e i o ri spondevo loro : ·'Cosa ve ne importn ?".
Unn volta si presentnrono n me con minacce e mi circondnrono come soldnt·i armali. Altre volte mi
ri empirono la casa di cava lli , di belve e di se rp enti e io canta vo il sa lmo: "Chi si vanta el ci carri e
chi dei cavalli , noi siamo forti nel nom e del Si gnore nostro Di o" (Sa l 19,8). Venn ero un ' altra vo lta,
quando era buio, e portando l 'i mmagine della luce di ce vano: " Siamo venuti. Antonio. n fnrti lu ce'' e
io pregni con gli occhi chiusi e subito l a lu ce degli empi si dil egub. Venn ero dopo pochi mesi
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cantando salmi e recitando le Scritture n1 n " io , co me un so rd o, non ascolto'' (Sal .17, 14). Un ' altra
volta scossero In mi a dimora , ma io, l'cnn o nei mi ei pensieri , pregnvo . E ancora ve nnero , facendo
rumori , sibiland o, danzando: io pregavo, stando per terra . e ca ntn vo i salmi . Subito quelli
comin ciarono n lamentarsi e a pinngere, come se avessero perso og ni forza. Io magnifi ca i il Signore
che espose al dileggio e anni entò la l oro nudacia e stoltezza».
40. «Una voltn mi appar ve un demone mol to nlto che osò dirmi : " l o so no la potenza di Dio, i o sono
In Pro vv idenza. Cosa vuoi che io ti doni ?" . Io allora soffìnì co ntro dì lui pronunciando il nome dì
Cri sto e tentai di colpirlo e mi sembrò dì averlo veram ente colpi to , e subito qu ell o, così grnnd e,
insieme con tutti i suoi demoni , scompnrve nel nome di Cri sto. Un ' altra voltn, mentre di giun avo ,
venne dn me co n le sembinnzc dì un monaco, portando l' imm agi ne dì un pane e tentava dì danni
co nsigli , di cend o: " M nn gì a, abbando na tutte le fati che: tu sei uomo e corri peri colo di i ndeboli rti ''.
Ma io capii la sua astuzia c mi alzai per pregme. Il demoni o non sopportò e ce dette e, ntlrnverso In
port a, si dil eg uò con·1e un fum o. Quante volte nel deserto mi mostrò l' immagi ne ci eli oro perché io
toccassi e vedessi ! Ma io ca ntavo i sa lmi e lui sco mpari va. Quante vo lte mi hnnno percosso. co n
colpi e io di cevo: "Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo?" ( Rm 8,.35). Allora quelli si
co lpi va no a vi ce nda. Non ero i o che li frenavo e lì all ontana vo , ma il Si gnore che di ceva : " lo
vedevo Sntanu cadere dal ciel o co me l a f olgore" (Le 10.1 8). Io. o fi gli , ri co rd and o le parole
dell'Apostolo (l C or 4,6), ho riferì to a mc queste cose perché voi i m pari ate a non scoraggi arvi neli n
prati ca asceti ca. a non temere le npparì zioni del diavolo e dei suoi demoni ».
41. «E poich é, di cendo queste cose, so no di ve ntato quasi come uno' stolto, ascoltate anche questo
per essere si curi e impavid i. Io non mento. U na volta un tale bu ssò nlla porta dell a dimora in cui
stavo. Uscii e vidi comparire un o gmnde e alto. Gli domandai: ''Chi sei?": mi ri spose: " Sono
Satalw". E io: " Pen.: hé sei qui ?" ; e qu ell o: " Perché senza ragi one i nw nnci e tuili gli altri ' cri stiani si
lamentnno eli me? Perché mi mnledi cono a tutte le ore?". All ora i o gli chi esi: " Perché tu li
mol es ti ?"; e quell o eli rimando: ' 'Non so no io a molestarli. so no l oro che da so li si turbano . Io sono
di ventato debole. Forse essi non hann o letto : ' 'Per sempre sono nbbattute le fortezze dd nemi co, è
sco mparso il ricordo dell e città che hai di strutto" (Snl 9,7). Io orm ai non posseggo lu ogo, nrmi .
città. l cri sti ani sono da per tutto. Lo stesso deserto è pi eno di monaci . Custodiscano . perciò, se
stessi e non mi nwledi cano se nza ra gione" . Ali om i o nmm i rni l a grnz ia del Signore e gli di ssi:
·' Anche se sei sempre bu gi ardo e non di ci mai la veritiì . questn vo lta, perè>. an che non vo lendo, hai
el etto il vero. Cri sto, venend o, ti lw reso debol e. ti ha sco nfitto, ti ha denud<lto" . Quello, sentend o il
nome del Salvntore, non sopportandone il bruciore, subi to si dileg uò».
42.
«Anch e se il di avo lo ri conosce la sua impo tenza. noi dob bi amo disprezza re asso lutamente sin
lui che i suoi demoni. TI nemico, co n i suoi cnni , si serve di questi inganni. M a noi. co mprendend o
la sua debolezza, possi amo di sprezzarli. Per questo moti vo non abball inrn oci . non perm ettia mo
angosce alla nostra anima, non introducia mo in noi dei timori di cendo: " Forse il demonio venendo
mi abbatteriì oppure dopo nvenni soll evato rni schìncceriì oppure npparendo mi terrori zzeriì'' . Non
dobbiamo pensa re cose del genere, né spave ntarci come se dovess imo perire. Dobbiamo in vece nver
sempre maggiore fiducia , godere come se avessi mo ra ggiunto la salvezza. Pensiamo e abbi amo
sempre presente che il Signore è co n noi ; essi nulln possono co ntro di noi . Quando ve ngono, come
ci trova no, così sì co mportano nei nostri ri gunrdi e adallnno le loro irnmngini ai pensieri che
co lgono in noi. Se ci vedono spavent ati e turbnlì, subito, come dei lad ri che tro vano la cnsa
incustodita. aggrediscono; co 111e noi pensiam o, così essi agisco no ma in 111i sura magg iore. Così , se
ci vedono turbati e pi eni di paura, quelli con minacce e immagini aggiun go no ancora timore. In tal
modo l'animn misera, trovandosi in si mili condi zi oni , soffre. Se in vece i demoni ci vedono gioi re
nel Signore, mentre pensiamo ni beni futuri e consideriamo che ogni cosa è del Signo re e che il
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demonio null a pu ò si a contro i cri sti ani , sin contro chiunque altro, allora retrocedono di so ri entati.
Qu ando il nemi co trovò Giobbe così f orti f icat o, f ece marcia indi etro; f ece in vece pri gi oniero Giud a
che era pri vo di ques te difese. Se vogli amo di sprezznre il nemi co , pensi amo se mpre nll e cose del
Signore. L ' anima gi oisca sempre nell a speranza e così vedremo in fum o i gi oc hi dei demoni , li
vedremo (JÌÌI fu ggire che perseguìtarcì. Infatti . co me ho deno prìnm essi sono molto paurosi perché
attend ono il fuoco preparato per loro)>.
43. «A bbiate come si curezza contro dì loro cìè> che vi di co : qualunque immag in e si mos tri nessun o
si lasci spa ventare, ma co n fidu ci a chied a: ,;C hi se i tu ? Da dove vieni ?". Se la visione è. di sa nti ,
quest·i ti daranno assicurazione e cambi erann o in gioi a In tu a paura. Se invece è una vi sione
diabolicn, subito sì fin cc henì nel vedere un 'nnìma sicura. " Chi sei tu ? Dn dove vi eni ?" è il seono dì
un ' anima sicura. Così il fi gli o eli Nun ve nne n sapere interrogando (Gs 5, 1:1-1 5)· così il nemico non
rim ase nascosto a D ani ele che interrogava ( Dn 13,5 1-59))>. _
44. M entre A ntonio di cev a ques te cose. tutti godevano. ln alcuni sì accresceva l ' mn ore per In virltl ,
in altri si all ontanava l a pi gri zia , in altri anco ra si spegnevn la superbia. Tutti eran o persuas i che le
i nsid ie el ci demoni sono deg ne so ltanto di di sprezzo e che ad Ant·oni o il Si gnore aveva co ncesso In
grazia del di scernim ento degli spiriti. Vi emno sui monti dei monasteri. quasi taberna co li pi eni di
cori di vini dì mon aci che canta vnno salmi , leggevan o le Sc ritture, di giunavan o, pregnvano,
esultavano nell a speranza dei beni futuri . l avora van o per fare el emosin a. tutti uniti da vicendevol e
amore e da concordia. ln verità si poteva vedere quasi un ' intera regi one so lil nriu , tutta dedìtn al
servizi o di Di o e all a giusti zia. Ness un o co mmetteva ingiusti zi a, nessun o l a subi vn; non c'e rano
l amentele per gli esa ttori dell e tasse. C' ern so ltanto unn moltitudine dì asce ti per i quali la virttl era
l ' uni ca occupazione. Se qual cuno avesse visto tutte ques te dimore so litari e e l 'o rdin e dei monncì,
av rebbe senz' altro escl amato: «Co 1ne so no bell e le tu e tende. Giaco bbe. le tu e dimore, Israe le! ( Nm
24,5-6) ».
45. Ritiratosì nell a sua dimora. sec ond o la sua consuetudin e, An toni o sv iluppava sempre di pì ì1 la
prati cn asceti ca . Ogni giorn o ge meva pensa ndo alle sedi ce lesti ed avev a desideri o eli loro.
Consìderavn anche la brev it~ dell a vita unu1nn. Quand o si nccingeva a mnn giare o a dormire o nel
attendere all e altre necessità del corpo, si vergognava pensand o all a spiritualità dell 'anìmn.
Spesso q uancl o anel a va n mangi nre con molti altri monncì, ri co rdand osi del ci bo spiritu ale. si
scusava e si allontanava da loro. Pensava che se l 'avessero visto rn entre man gi ava , si sarebbe
vergog nato.
Tutta via, per l a necessità del corpo, mnngiav a o dn so lo o spesso con i conf ratelli , pur provand o
vergogna per queste cose; in oltre parl ava per poter portare l oì·o giovnm ento co n la parol a. Di cevn
infatti che bi sogna dedi ca re ogni cura all 'a nima piuuosto che al co rp o al qu ale, in vece, bi sognn
ri serv are il tempo strettam ente necessari o. Tutto il tempo libero deve essere speso per l ' nnim a e per
il vantaggio che ne cl eri vn. Così l ' anima è so ttratta ai pince rì del co rpo c il corpo ne di ventn schi avo
( 1Cor 9,27). Il Sal vntore. infatti, così di ce: «Non datevi pensiero per la vostra vita , di quell o che
mangerete; né. per il vostro corpo, co me lo ves t·irete. Non cercate perciò che cosa man gerete e
berrete, e non state co n l 'anim o in ansìn : dì tutte ques te cose si preocc upa la gente del mondo ; ma il
Padre vos tro sa che ne avete bi sogno. Ccrcnte piuttosto il regno di Di o . e qu es te cose vi smnnn o
date in aggiunta» ( L e 12,22.2 9-:31; Tv1t 6,3 1-33).
4 J In seguito l a chi esa soffrì la persecuzi one eli !Vlassimino. Quand o i santi martiri furon o co nd ott-i
ad Al essandri a, Antonio lasc i ò la sua dimorn e lì seguì di cend o: «Andi amo nn che noi ; se saremo
chì nmati , affronteremo In lotta ; se non ci chinm emnn o, vedremo i combatlcnli >>. A rd evn cl nl
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desideri o del martirio, ma non vo Leva consegnarsi di sua ini ziati va. Assisteva però i martiri nell e
miniere e ne.ll e prigioni. Con molto zelo era presente ai process i, eso rta va al coraggio qu elli che
erano chi amati a lottare perché. fossero pitt pronti ad affro ntare il maltiri o. Egli stesso li
acco mpagnava finché non co nsumavano il martiri o. Il giudi ce, vedendo l 'a nim o intrepid o di
Antonio e eli quelli che eran o co n lui. ordin ò che nessun monaco fosse presente in tribunale.
addirittura vietò che prendessero dimora in cittù .
Allora tutti gli altri , quel giorno , preferiron o nascondersi ; Antonio. non curandosi del divi eto, si
l avò la tunica e il giorn o seg uente, dopo essere salito su un luogo pitt nlto della sal a del tribunal e, si
mi se ben in vista sotto gli occhi del giudi ce. Tutti si stupirono e lo stesso giudi ce lo vi de mentre
passava con la schi era dei suoi so ldati. Antonio rimnse intrep id o, mos trand o tutto l 'a rdore eli noi
cri stiani . Infatti. co me ho eletto prima , bramava ard entemente il martiri o ed en1 quasi tri ste perché
non ne aveva potuto dare testimonian za. I'vtn era ii Signore. <1 custodirl o per il betie nostro e degli
altri affinché, co me un maestro, insegnasse a molt·i In prnti ca ascetica che aveva appreso dall e
Scritture. E infatti non er ano affatto poc hi qu elli che. vedendo l a sua condotta di vita , si sforzavano
di imitarlo. Come era sua co nsuetudine, prodigava la sua assiste nza ni martiri e, come se fosse sta to
in catenato con loro (Eb 13 ,:3), dedi cava og ni f atica all oro servizio.
47. Cessata la. persecuzione. durante la qual e il beato vescovo Pi etro subì il martirio, Antonio tornò
di nuovo nella sua dimora dove, ogni giorn o, testimoniava co n nrclore In sua coscienza c combattevn
le battagli e della fede. Co n maggi ore intensità esercitava In prati ca ascetica. Digiunava
continuamente; il suo vestito interno era di sacco, quello estern o di pelle. Ind ossò qu est'a bito fino
alla morte. Non l avò mai con acqua il suo co rpo, nemmeno i suoi pi edi se non qu ando era
stre ttam ente necessa rio. N essuno vide mnì il corpo nudo dì A ntoni o se 11 0 11 quando fu sepolto.
48. Quando si rit·irò, per molto tempo non uscì c non vo ll e ri cevt:re nessuno. Una vo lla un certo
Martininno, capo dei soldati , andò da lui e co min ciò n infnstidirl o perché aveva la propria fi gli<t
t-orm entata dal demonio. In sisteva battend o alla porta e l o suppli cava perché apri sse e pregasse Di o
per la figlia. Antonio non aprì , ma gunrdnndo dall 'alto disse: <<0 uomo, perché. gridi tanto verso di
me? Io sono un uomo come lo sei tu. Se credi in Crìst·o al qu ale io servo, vn' . pregn seco nd o la tu n
fede e otterrai)>. Quel tal e andò via credend o c invoca nd o Cristo e sua figlia fu liberata clnl demonio.
Molte altre cose. per mezzo di Antonio fece il Signore che dice.: «Chi edete e vi snrà dato» (Le 11 .9).
Egli non apriva la porta ma molti ammalnti, che stava no f uo ri cldl a sua dimora c che soffri va no e
pregavano co n f ede, furon o gunri ti da lui .
42 Quando vi de che era infastidit o dn molti e che non gli crn possi bil e nascondersi co me vol evn ,
temendo o di insuperbirsi per quanto il Signo re faceva per mezzo di lui o che fosse stimato dagli
altri più di quanto merit asse, decise eli reca rsi nella Tcbnidc superio re··· presso gente che non lo
conosceva. Prese del pan e dai suoi co nfrntelli e si pose a sedere sul l n sponda del fiume i n attesa che
passasse una nave sulla qu ale imbarca rsi , insieme con altri viaggi atori.
M entre meditava qu este cose, una voce, venendo dall 'alto, gli di sse: «Antonio, dove va i? E per
qual e ragione?)>. Per null a turbato e come se abitualmente fosse chiamato in questo modo, ri spose:
«La folla non mi consente di vivere in so litudine; per questo ho dec iso eli recanni nella T ebnide
superiore. Qui mi molestano perché mi chiedono cose che supemno le mi e forze». Gli disse allora lu
voce: «Se sal irai nel l n T ebni de. co me pensi. oppure scendenti verso Bu co li ca. dovra i nffrontare una
dupli ce fati ca. Se veramente desideri In tranquillità. recati all'interno del dese rto». Quando Antonio
chiese: «Chi mi mostrerà la strada che non conosco?», subito l a voce gli indi cò dei sa race ni che
stavan o per percorrer! a.
A ntoni o li av vi cinò e li pregò perché. lo lasciassero partire co n l oro p er il deserto. Ed essi , come n
un comando della Provvidenza , l o accettarono volentieri. Ca mmin ò per tre giorni e tre notti co n loro
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e all a fine giunse su un monte molto alt o; ai suoi piedi scorreva un' acq ua limpidi ss ima , dolce c
molto fresca. Into rn o vi ern nn a pianura e poche palme abba nd onate.
50. Antonio , co me per divina ispirazi one, amò quel lu ogo . Era propri o il posto indica togli dalht
voce sull a sponda del fium e. Ri cev uto del pnn e dai compagni di viaggio. all ' ini zio rima se so lo sul
monte, senza che nessun altro vi fosse. Qu el lu ogo era per lui la sua casa. Gli stessi sa raceni ,
vedend o il f ervo re di Antonio, passnvano vo lent-ieri per quella strada e di bu on grado gli offri vano
dei pani ; eg li poi dalle piante eli palma ri cavava un modesto cibo. rvin , quando i co nfra telli
conobbero quel lu ogo , allora , co me dei fi gli memori del padre, si preoccupavano di mandargli il
necessari o.
r Antonio , ved endo l a fati ca che facevano alcuni nel portargli del pnn e e vo lendo ri sparmiare anche
questo ai monaci , pensò e poi pregò alcuni che si recavnno dn lui di portnrgli una zappa. una scure e
un po' di grano. Quando ebbe queste cose, dopo aver dato uno sguardo alla terrn che era intorno nl
monte, trovò un pi ccolo pezzo di terreno adauo alla co lti vazion e, lo irri gò abbondantemente co n
ncqua e f ece In semina. Facend o così ogni anno, otte nne il pan e. co ntento di non essere di mol es tin e
di peso a nessuno. Quando si accorse che alcuni andavan o cln lui , piantò pochi ortaggi perché chi
aveva affrontato la dura f ati cn del viagg io potesse avere un po ' eli nutr imento.
All ' ini zio, alcune belve si recnvano Il per bere e spesso gli dann eggi avn no In seminn e la co ltura .
Ma egli prese co n dolcezza una eli quell e e di sse a tutte le altre: «Perch é mi danneggiate mentre i o
non vi faccio alcun danno ? Andnte via e in nome del Signore non venite pitJ qui ». Da quel momento
le bel ve, come se avesse ro temuto l ' ordin e, non si avvicinaron o piLJ n quel lu ogo.
51 Egli vi veva sol o nell a parte pii1 intema del monte, dedi can dosi all e preghiere e alla prati ca
nsceti ca. I confrate lli che si recarono cht lui , lo supplicaron o di permettere loro che gli portassero per
qual che mese dell e oli ve, el ei legumi , dell' olio. Egli ent ormai vecchio. Viv end o in quel luogo.
quante battnglie abbia sostenuto, co n1e è scritto ('Ef 6, 12), non co ntro In ca rn e e il snn gue, ma contro
gli avversari demoni , noi l'nbb iamo ap preso dn co loro che si recavano a visitarl o. Lì udi va no
tumulti , molte voci , colpi co me di anni. e vedeva no di nol:le il monte pieno di belve. Vedevano
Antonio come se co mbattesse contro esseri visibili : lo ved evano pure pregare co ntro eli loro. A
co loro che lo avvicinavano, egli stesso eln va fidueia mentre combatteva, pi egand o le gin occhia e
pregando il Signore.
Ern ve rnm ente degno di ammirnzione perché, pur vive nd o solo nel dese rto, non temeva
l ' aggressione dei demoni , né la f eroci a eli tant·i animali che vi erano. belve, quadrupedi , rellili . Ma ,
come sta scritto (Sal 124, 1). confidava nel Si gnore come il monte Sion , con In mente tranquilln e
senza turbamenti. Perci ò i demoni fu ggivano e le besti e f eroci , co me sta sc ritto (Cìb 5,23), stavano
i n pace co n lui.
52. Come ca nta D av ide (Sal 34,16), il dia vo lo guardava Antonio e di gri gnava i denti contro eli lui.
Ma Antonio era consolato dal Salvatore e perciò non ri cevev a al cun danno dalln mali zia e dalle
va ri e attività del demoni o. Una notte, mentre vegliava, il nemi co gli sca tenò contro delle bel ve, e
quasi tutte quell e che erano nel deserto uscirono chtlle tan e. lo circo nd aro no, minaccia nclolo con In
bocca nperta di mord erlo. A llora ca pì che era opera del nemi co e di sse n tulle: «Se avete ri cev uto
qual che potere co ntro di me, sono pronto a essere di vornto cl n voi: se siete state mand ate dai
demoni , non fermatev i, ma anel ate via. I o sono se rvo di Cri sto». Dopo che Antonio ebbe
pronunciato qu este parole, quell e fuggirono come inseg uite dalla sferza ci el suo di scorso.
53. Dopo pochi gi orni , mentre lavora vn (infatti aveva anche curn ci el lavoro) , uno si presentò alln
porta e tirò la corda intrecciata co n cui A nton io lnvomva. Antonio infatti intrecciava dell e ceste che
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donava n quelli che gli facevano vi sita in cambi o di quant o gli portavan o. Si nlzò e vide un a bestia
si mi le a un uom o fin o alle cosce e un asino nelle gambe e nei piedi. Antonio si fece il segno eli
croce e di sse: «Sono servo di Cri sto; se sei stata mandata co ntro eli me, ecco mi pronto». La bestia
con i suoi demoni f uggì così vel ocemente che cn dcle e morì . Ma la morte della belvn in realtà eml a
caduta dei demoni . Tentarono in tutti i modi eli. allontannrlo dal deserto, ma non ci riu sciron o.
54. Una volta i monaci lo pregarono di scen dere da loro e di visitarli nei loro luoghi . Egli si mi se in
viaggio co n i confratelli che l o avevano in vitato. Un camm ell o trasportava il pane e l ' acqua. Quel
deserto i nfatti è completarnen te arido e non c' è acqua i n nessun lu ogo se non su l monte sul quale
viveva Antonio e dell ' acqua eli quel monte, infatti, essi aveva no fatto provvista. Durante il viaggio,
per l 'eccessi va calura , l 'acqua ve nne a nmncare e su tutti in combeva peri co l o di vita. Andarono in
giro nelle vi cinanze, ma non trovarono acq ua ; non potend o proseg uire il cammin o, si gettarono n
terra. ormai in preda all a disperazione, lasci and o libero il cammello.
11 vecchio A ntonio guando vide tutti in peri colo. rattristandosi e gemendo, si nllontnnò un po' cln
loro, si mi se in ginocchi o e con le mani giunte co minci ò a pregnre. Subito il Signore fece scaturire
l 'acg ua nello stesso posto in cui egli stavn prega ndo. Tutti bevvero, si ri sto rarono, ri empirono gli
otri. cerca rono il ca mmell o e lo trovarono. Era, infntti , trnttenuto dalla corda che si era impi gliatn in
un a pi etra. Dopo che nnche il ca mmello ebbe bevuto, cari cn rono gli otri e, su ni e sn l vi, ripresero i l
carnmin o. Quando giun se alle dimore di guelli , tlltli , stimnndolo un padre, lo abbracciarono. Ed
eg li , come se nvesse portato un vint·i co dnl monte. donava loro la sua parola. fncendoli parteci pi eli
quello che aveva i mpam to.
Sui monti c'era di nuovo la gi oia , lo zelo per il mi gli ora mento, l' eso rta zio ne lrarnite la fede che
reci procarn ente veniva scambi nta. Egli stesso si rall eg rnvn nel vedere i l fervore dei monaci e nel
conslntnre che anche la so rella, invecchialn nella vergini t~'· era di guida a nltre vergini.
55. Dopo alcuni giorni , ritorn ò di nu ovo sul monte.. Molti poi si recnro no dn lui. os<W<lno
raggiungerl o nnche nl cuni co lpiti da infennità. A tutti i monnci che anelava no ei a lui. ntcconHliHlava
soprattutto questo precetto: aver f ede nel Signore, amarlo; guardarsi dai ca ttivi pensieri e dai piaceri
della cnrn e e, come è. seri tlo nei Pro verbi , n non lasciarsi sed urre dalla sazie ti\ del ventre. l noi tre:
fuggire la vanngloria, pregare spesso, cantare i sn lrni prima e dopo il so nn o, tenere a mente i precetti
delle Scritture, ricordarsi delle azioni dei santi in modo che l 'a nimn, ammoni ta ei a divini
insegnamenti , possa unifonnarsi all o zelo di quelli. Consi gli nva loro di rn editare spesso sulle parole
dell'Apostolo: «Non lmmonti il sole so pra la vos tra irn» (Ef 4.26). Ma questo precetto va inteso nel
senso che il sole non deve tramontare non soltanto sulla nostra ira , ma neppure su qualsiasi altro
nos tro peccato. E bello, infntl'i, ed è necessnri o che il sole. non ci rimproveri per qualche peccato del
giorno, né l a lunn ci rimproveri per qualche peccato o per altro ca tti vo pensiero della notte.
Per ottenere guesto è bene nscol tare e custodi re saldamente le parole dcii' Apostolo: «Esn rninnte voi
stessi se siete nella fede, mettetev i alla prova» (2Cor 13.5). Quotidianamente ognuno chi eda conto a
se stesso dell e azioni del giorn o e della notte. Se ha peccato, cessi eli peccare; se non ha peccato .
non si va nti ma perseve ri nel bene e senza negli genza , non co nd anni il suo prossimo e non
giustifi chi se stesso, co me di ce il santo Apostolo ( I Cor 4,5: Rm 2.6), finché non venga il Signore
che scruta le cose nascoste. Spesso anche n noi sfuggono le cose che faccinmo; non ce ne rendiamo
conto, ma il Signore co nosce tutto. L asciamo, dunque, n lui giudi care; non dolianwd a vicenda dei
mali , sca mbiamoci l ' un l'a ltro i pes i (Gal 6.2). scnll·iamoci atlenlamenle e, se ci manca qualcosa,
diamoci da fare. «Sia qu esto il monito per In si curezza contro il peccnto: ciasc un o nnnoti e scri va le
azioni e i pen sieri del suo nnimo come se dovesse ri ferirli nel altri. Infatti se pensiamo che per noi
potrà essere moti vo di vergogna che nItri co nosca no i nostri pecca n, allora noi non peccheremo p iLI ,
ne fnremo catti vi pensieri . Chi desidera del resto essere visto mentre sta peccando? O chi, dopo nver
peccato, non mente desiderando , di nascondersi ? Come non prnti cherernmo In fornicazione so tto gli
occhi degli altri , così se rncuia mo per iscritto i nostri pensieri come se dovessimo riferi rli nel altri , ci
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teJTemo lonta ni dai pensieri immondi
dunque per noi quell a seri tt.ura come
proveremo vergo gna co me se fossimo
modo, potremo ridurre in schì avìttJ il
calpestare le insidi e del nemi co >).
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per la vergogna che altri ne vengano n co noscenza . Sia
lo sguardo dei nostri confratelli e così , poi cllé seri veJJdo
visti , non avremo pìtJ pensieri impuri . Vi ve nd o in questo
co rpo ( l Co r 9,27), potremo pìn cere al Si gnore. potremo
56. Questi gli insegnamenti che Antonio dava a coloro che lo visitava no. Soffri va per i 111alati e per
loro pregav a. Spesso e per molti fu esaudito dal Si gnore. Ma quando era ascoltato, non in superbì va,
né mormorava guundo non lo era. In ogni caso rin graziava sempre il Sig nore . E<;ortava i malati acl
essere pazi enti e a capire che la gunri gìone non veni va da lui . né dn altri uomini . Jlla soltanto da Di o
che In opera quando vuole e per chi vuole. I nwlatì nccog lìev an o come una Jllecli cìnn le parole ci el
vecc hi o e imparav an o a non essere tri sti ma piuttosto acl esse re pazi enti. Co loro poi che gumì vano,
imparavano a non rin grazi are Antonio ma soltanto Dio.
57. Un o del palazzo, di nome Frontone. era afflitto dn una gravissima mal attia. Si mord eva la lingua
e correva il peri co l o dì perdere la vista. Si recò sul monte da Antonio e gli chiese dì prega re per lui .
DoJlo nver pregato, Antonio gli di sse: «Vn ' . tu guarirai ». Mn Front one ìnsì stevn e sì f ermò sul
monte per alcuni giorni. Allora Ant oni o. insistend o a sua vo ltn. gli di sse: (<Se lì f erm erai qui. non
potrai guarire. Va ', dunque. e quand o nvraì raggiunto l 'Egitto. vedn1ì il miracolo comp iuto in te>).
Fronton e gli credette e anelò via. A ppena giunse in Egitto, la malatti a sco mparve e riebbe la salu te,
come aveva detto Antonio co n guell e parole che aveva appreso cl al Sal va to re mentre pregavn.
58. Una vergin e delln città eli Busi ride di Trìpoli era co lpila cln unn brullu e gra ve malnttì a. Infa tti le
sue lucri me, il Jlluco e gli um ori dell e orecchie. ca dend o n te.rrn. di vc nl <'IV<~ n u subito venn i. In oltre il
suo co rpo era affetto eia parali si e i suoi occ hi avevano un a clefonnnzìone. I genitori. sapendo ell e
dei monaci sì rec avnno da A ntoni o, avendo f ede nel Si gnore che guarì la donna elle perd eva snngue
(Mt 9,20-22) , li pregarono eli accettarli co n l oro insieme co n In figlia. Quelli acco nse ntiron o. I
genitori con la fi gli a si f ermarono a una ce rt a di stanza del monte presso Pafnuzio , confessore e
monaco. I monac i si recar ono da A ntonio per comuni cargli dell a ra gazza, ma egli li prevenne e
raccontò loro del mal e di quel In e del viaggio fatto insi eme.
Quando i monaci gli chi esero se potevano acco mpagnarl a da lui , A nto ni o ri spose di no e aggiunse:
«Andate e, se non è morta, la troverete guarita. Qu esta guari gi one non è ope ra mi a, io sono un
mi sero uomo, ma del Salvatore ell e in ogni luogo è. miseri co rdi oso verso coloro che lo in voca no. Il
Signore ha acconsentito n lei che lo pregava; a me ha ri ve lato, gra zie al suo amore per gli uomini ,
che ·la ra gazza sa rebbe gunrìt:n nel luogo in cui si trovava ». Così nv ve nnc. questo mirnco lo; i monaci,
uscendo , trovnrono i geni tori pi eni eli gi oia e la ragazza gumiln.
59. Una vo lta due confratelli sì inca mminaron o per rmclme da Antonio. Durante il viaggio l 'acqu a
venne a man cnre; un o morì , l ' altro co rrevn l o stesso peri co l o. N on avendo pil1 la fo rzn eli
camJnìn are, si gettò a terra in attesa della morte. Antonio che ern seduto sul monte, chiam ò due
monaci che per caso erano Il e di sse loro: «Prendete una brocca d' acqu a e correte sull a strad a ch e
porta in Egitto. Di due che venivano qui. un o è morto, l ' altro sta per morire se non vi affretl"ate.
Qu esto mi è stato ri ve lato mentre pregavo )>. I monaci anelarono; trovarono uno morto e lo
seppell.irono. All'altro di edero da bere e lo co ndusse ro dal vecchi o.
Se qual cuno si domandasse: «Perché Antonio non ha parlato prima che l 'a ltro mori sse?>>, la
domanda non avrebbe ra gione. Il dec reto della lllorte non è di Antonio, ma eli Dio che decise In
morte di uno e rivelò acl Antonio la necessità dell 'altro. E degno eli mera vi glia il fatto che Antonio,
sedendo sul monte co l cuore puro, avesse nvuto dnl Signore In rivel azione di cose che accadevnno
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lontano da lui.
60. Un'altra volta. mentre c.rn sed uto sul monte. vid e che un uomo era assunto in cielo e anche la
grand e gioia di coloro che gli andavano incontro. M emv i gliandosi e stimando beata tale schiera , si
mi se a pregare per sa pere che cosa fosse. E subito giun se a lui una voce che di ceva che era l ' anima
del monaco Amun di Nitria che fino alla morte aveva perseverato nell'ascesi. Tra Nitria e il monte
dove stava Antonio vi è una di stanza di tredici giorni di canunino. Quelli che era no con Antonio,
vedendolo memviglint:o. gli chiesero spi egazione e così se ppero che era morto Amun. Lo
conoscevano infa tti sin perché spesso si recava a visitnre Antonio, sia per i molti miraco li che nvev<t
compiuto.
Uno di questi è il seg uente. Una volta doveva attraversare il filllne chiamato Li co e c'era la piena.
Pregò allora il confratello Teodoro che era con lui . di andnre un po' pitJ lontano perché non si
vedessero nudi mentre nuotavano. Quando Teodoro si allontanò, egli arrossì nel vedersi nudo.
Mentre si vergognava e si preoccupava , subito fu portato via al di là dei fiume. Teodoro, che era
uomo pio, vide che l 'altro ern gifl giunto e non era affatto bagnato. Gli chiese allora come avesse
attraversato il fiume. Vedendo che Amun non voleva ri spond ere, gli prese i pi edi e tenendoli ben
f ermi , gli disse: «Non ti lascerà se prima non me lo avrai detto)). Amun , di fronte all ' ostinazione di
T eodoro, pretese che non avrebbe 1i velato a nessuno prima delln sun morte CJUanto stnva per dirgli.
Così gli raccontò che em stato preso e port ato oltre il fiume, se nzn essere sfiorato dnll ' ncqua e che
ciò non era opera degli uomini. mn del Signore e di co loro ai qunli egli lo concede. come una voltn
aveva fatto co n il grand e apostolo Pietro (Mt 14,28-29).
Quest'episodio fu narrato da Teodoro dopo la morte di Amun. l moJJaci, ai quali Antonio avevn
annunciato In morte di Amun. presero notn del giomo. Quando dopo tren ta giomi vennero dn Nitrìn
dei co nfratelli , li interrogarono e seppero che Amuu si era nddonnentnto proprio in quel giorno e in
quell'ora in cui il vecchio avevn visto nscendere nl cielo la sun anima. Sin gli uni che gli altri
ammirarono la purezza d'animo di Antonio che nlla di stan za di lredici giorni li cammino da quel
luogo aveva appreso il fatto e aveva visto l'assun zione nl cielo di quell'nnima.
61. Una voltn anche Archelao. che em un funzionario. si recò da Antonio e lo trov ò a una certa
distnnza dal monte. Gli chiese soltanto eli pregare per Policrnzia. uua ve.rgine di Laodi cea, degna di
am1nimzione e. tutta dedita a Cristo. Per l ' eccessivu astinenzn era nffeua da gravi dolori nllo
stomaco e n un fianco. e inoltre era l'i sicnmente molto debole. Antonio pregò. Archelno segnò il
giorno in cui nveva pregato c. quando giun se a Lnoclicea, tmvò In ra gnzza guarita . Ne. J chi edere
quando, in qunle giorno , fosse avvenuta la guarigione, mise fuori In carta sulla quale aveva segnato
il tempo della preghiera eli Antonio. Avendo saputo i parti co lari. mostrò la cnrta su cui nveva preso
not:n. Tutti si meravi gli nrono consi dern ndo che i l Signore l'n ve va li bcrnta da Ue sofferenze proprio
quando Antonio aveva pregato invocando per l ei In bontà dd Salvatore.
62. Molte volte predisse alcuni giomi prirna. anche alcuni mesi. l'arrivo eli visitatori e il motivo per
cui venivano. Alcuni si recava no da lui solo per vederlo. altri perché erano ammalati , altri ancora
perché torm entati dai demoni. Nessuno si curavn della sofferenza e della fatica del viaggio. Tutti
ri.tornavano avvertendo giovnmento. Vedendo e sentendo queste cose, Antonio chi edeva che
ness uno ammirasse lui, ma soltanto il Signore che concede la grazia n noi, che siamo uomini, di
conoscerlo seco ndo le nostre forze.
63. Una volta si recb di nuovo presso nlcuni monnsteri che di stava no dnl monte. Fu invitato n salire
su una nave e a prega re insiem e con i monaci. Egli avverti un odore molto cattivo. Quelli che erano
sulla nave dissero che si trattava eli pesce sa lnto. Ma egli ribattè. che era cosa ben di ve rsa. Infatti ,
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mentre parlava , un giovane indemoninto, che era sa lito primn sulla nave e si era nascosto,
improvv isamente si mi se a grid are. Il demonio, rimprove rato in nome del Signore Cìest1 Cristo, uscì
subito e quel giova ne guarì. Tutt'i capirono che quel catti vo odore proveni va dal demonio.
64. Un altro uomo illustre, tormentato dal demonio, fu co ndotto dn lui. n demon io era così furioso
che l ' uomo non si rese nemn1 eno co nto di essere portato da Antonio. Del resto arri vava anche ul
punto cln man gime gli escrementi . Qu elli che lo nvevano co nd otto suppli ca rono A ntonio eli pregnre
per lui. Antoni o ebbe pietà del giovane, pregò e tntsco rse tutta la notre in veglia per lui .
Improvvisamente, verso l 'a lba , il giova ne, lanci<indosi contro Ant-onio. co min ci ò a percuoterlo.
Quelli che lo avevano accompagnato. si adirarono co n lui. Antoni o disse: «N on vi adirate con il
gi ovane. Non è lui che si comporta così , ma il demoni o che è in lui . Poiché è stato redarguito c lw
avuto l 'ordin e di andarsene in luoghi aridi, è impazzito e ha fatto queste cose. Glorificate il Signore.
Il fatto che mi abbia aggredito è un segno per voi clcll ' uscitn del d emonio~> . M entre Antonio di ceva
queste cose. il giovan e subito guarì . Dopo aver ripreso coscienza di sé. ri co nobbe il luogo do v' era.
abbrncciò il vecc hio e rese grazie a Di o.
65. Moltissimi monaci riferirono che numerosi prodi gi simili èra no stati compiuti per mezzo di
Antonio. Non so no però tanto degne eli ammirazione ques te cose quanto altre. Una vo lta. verso le
tre del pomeri ggi o, mentre stav a per man giare. si alzò per prega re e nvverti che la sua mente era
rapita. Il fatto sorprendente è che., pur. stando fermo, si vedeva fuori di sé.. co me portato in aria da
alcuni . Vide poi che nell'mia c'erano altri esseri terribili e tetri che volevano impedirgli il
passaggi o. Poiché quelli che lo accompagnavano si opposero , gli esseri malvagi gli chiesero se era
colpevole e di rendern e conto fin dal tempo della nascita. Mn qu elli che erano con lui anco ra una
volla si opposero dicendo: «Il Signore hn ca ncellnto le co lpe di costui co mmesse dalla nascita. È
lecito chiedergli conto di ciò che ha co1nmesso da quando è di ventato rnonaco e si è con sac rato a
Dio».
Poiché quelli gli muoveva no acc use senza portme prove, accadde che la via per lui si f ece libera e
senza ostacoli. Subito Antonio si nccorse che ritorna va in sé, che era di nuovo se stesso, l 'Antoni o
di prima . Dimenticò eli prendere cibo ; passb il resto di quel giorno e l ' intera notte n ge mere e a
pregare. Era stupito nel vedere contro quanti avversari dobbiamo lottare e co n quante f ati che
clobbinmo attraversare l 'arin. Si ri corclb dell e parol e dell'Apostolo: ,< lJn tempo v iveste nlla mani era
di questo mondo , seguendo il principe delle potenze cl ell ' arin >> (Ef 2.2). Questo è infntl'i il potere del
nemico: combattere, tentare di ostacolare col oro che nttrn versano l ' ari<t. Per ques to l 'Apostolo
di ceva: <<Prendete perciò l'a rmatura di Dio. perché possinte resistere nel giorno malvagio» (Ef
6,1 J); e aggiungeva: «perché il nostro nv ve rsnrio resti co nfuso, non ave ndo nulla di mnlc da dire sul
conto nos tro >) (Tt2,8). E noi che abbiamo saputo questo fatto. ci siwn o ricordati dc.ll' Apostolo che
di ce: «Se con il co rpo o fu ori del corpo nonio so, lo sa Dio» (2Co r 12,2) . Ma Paolo fu rapito fino al
terzo cielo, ucl) pnrole in enarrabili e di scese (2Cor 12,2-4). Antonio in vece vide di essere salito su
nell'aria c di aver lottato fino alla sua liberazione.
66. Aveva anche ques to dono: qunnclo era sol o sul monl'e e nvevn qunl chc dubbio. questo gli era
ri solto, mentre pregava, dalla Provv idenza . Come dicono le Scritture (fs 54,13: Gv 6,45), ern Dio
che istruiva quell ' uomo beato. Poi, una volta, ci f u una di scussione. fra lui e alcuni che erano andati
a fargli visita. sullo stato dell 'a nima in questo mondo e sulla sua dimora dopo la morte. La nott e
successiva, un tale lo chiamò dall'alto e gli disse: «Antonio, alzati, esci e vedi». Egli uscì (sapeva,
infatti , a chi si deve ri spondere) e vide che c'ern uno alto. defo rme, terribile, che toccnva le nubi e
alcuni esseri alati che sa li va no in alto. L ' uomo stendevn le mani e ne respin geva alcuni. Gli altri,
quelli che non erano respinti, volavano su di lui e snlivnno senza essere mol es tati. Contro costoro
l ' uomo alto strideva i denti e godeva invece della cncluta degli altri. Subito giunse un a voce ad
Antonio che di ceva: «Comprendi ciè> che vedi!». La men te di Antonio allora si nprì. Egli ca pì che
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era il transito dell e anime e che l' uomo alto era il nemi co che invidia i fedeli. che trattiene e
impedi sce il pa ssaggio a chi gli è so tto messo. mentre nulla pu <'> co n chi non gli è sottomesso e non
gli è ubbidiente. A mm onito dal ri co rd o di questa visione, A ntoni o ogni gi orno si impegnava se mpre
di pitl per migli orare se stesso. Di tutto ciò non parla va vo lentieri. A volte, mentre ern raccolto in
preghiera e nell'intima co nte mpl azione, quelli che erano co n lui lo interrogava no. l o moles tava no
pure perché parlasse. E allora Antonio, costretto, parlava co me un padre che nulla può nascondere
ai figli. Sapeva della purezza della sua coscienza c ritenev a utili le sue parol e. Quelli che
l' asco ltavano, imparavano che il frutto delhi prati ca asce ti ca è buono e che le visi oni spesso so no un
conforto nelle fatiche.
6'7. Era di caratte re pazi ente e di animo umile. Ri spettava molti ssimo il clero , vo leva che i chi erici
lo precedessero nel ri ceve re onori. Non si vergognava di chin are il capo da vanti ai vescov i e ai
sacerdoti. Se qu alehe voltn un di acono anelava da lui per il bene della propria anima, egli di ceva
parole utili, ma nel pregare gli cedeva il posto e non si vergognava di apprendere qualcosa anche dn
lui. Infatti spesso interrogava gli nitrì perché riconosceva eli tra rre gi ovamento quando qu alcuno gli
cli cevn dell e cose utili. Aveva sul volto un a grazia grande, straordì narì a.
Dal Salvatore aveva av uto anche questo dono: se vi era uno dei tanti monaci che voleva vederlo
perché non l 'aveva co nosc iuto prim a, eb bene, ques to mon aco. su bi to, tra scurand o gli nl tri. si
preci pitava da lui , attratto dall a sua personalità.
Sì distingueva dagli altri non per la stn tun1 o per la robustezza. ma per In serietà dei costumi e per In
purezza dell'anìmn. Essendo serena la sua anima, anche il suo aspetto esteri ore era pri vo di
turbam enti ; come In gioi a e la letizia testimoniavano il suo stnto d'a nimo, così i mov im enti del
corpo ri ve lavano la sun interi orità, propri o seco ndo le Scritture: «Un cuore li eto rende ilare il vol to.
ma , qu ando il cuore è triste. lo spirito è depresso)) (Pro 1 501:~) . Così Giacobbe capì che Laban o
tramava insidi e e di sse all e donne: do 1ni accorgo dnl volto dì vostro pndre che egli verso di me non
è pitl co me pdnm» (G n J 1,5). Così Samuek ri conobbe Da vide ( l Sam 16, 12): avevu gli occhi pieni
dì grazi a e i denti bianchi co me il latte. All o stesso modo sì ri conosceva Antonio: non era mai
turbato, il suo animo em sempre sereno, la sua mente se mpre gioi osa.
68. Ern degno dì ammirazione per il grado dì fede e dì pi età. Non vo ll e, infatti , mai avere rapporti
co n i melezinni scismati ci perché sa peva bene, fin da prin cipio, delln l oro malvagità e della loro
apostasia. Non parl ò mai nemmeno con i manì cheì o con altri eretici se non per ammonirli in modo
che, cambiata idea, tomnssero nlln vern fede. Era convinto che In loro ami ciz ia , le loro
conversnzìonì. fossero un dann o per l ' anima; in tal senso ammoni va gli altri. Detestn va anche gli
ariani ; a tutti consigli ava dì non avv ìcì nnrlì e dì non seguìrt:. la l oro fede perversa . Una voltn alc uni
ariani gi unsero da lui ; dopo essersi reso conto dclln l oro empi età , lì cacciò subito dnl monte,
di cendo che i loro discorsi era no peggiori dd veleno dei serpenti.
()9 Una volta gli ariani , mentcndo, dissero che Antonio la pensavn co me loro. Egli si indignò e sì
adirò con loro. Invitato dai vescov i e da tutti i confrntdlì . scese dal monte e, entrnto in Alessanclrin.
co ndannò gli ariani dicend o che la loro eresia ern l ' ultima e che essa prean nun cìava l' Anticristo.
Insegna va al popolo che il Fi gli o di Dio non ern una crentura, né era stn to creato dnlnull a, ma era il
Verbo eterno e In Snpìenza, della stessa sostnnza del Pndrc. Per questo è empio dire che ci fu un
tempo in cui il V erbo non esis teva. H Verbo è sempre esis ti o in sieme col Padre. Diceva Antonio:
«Non abbiate dunque alcun rapporto con gli empi arìnni perché " non c'è al cun rapporto tra la lu ce e
le tenebre" (2Cor 6, 14). Voi siete dei pii crìstìnni. Essi invece, di cend o che il Verbo. il Figlio del
Padre, è un a crea tura, in null a differi scono dai pagani che venerano a crea tura al posto dì Dio che
l'ha creata. Credete, pure che tuttn la reazione sì adi ra co ntro di l oro perché annoverano fra le
creature il Creatore e Si gnore dd l ' uni ve.rso clnl quale tutte le cose so no sta te fatte».
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70. T utto il popolo gioi va nell ' udire che un uo1no come lui pronun ciava anatema contro quell 'eresia
nem icn di Cristc T utti i ci ttn dini nccorrevano per vedere A ntoni o. Gli stessi pa gani , e col oro che
ess i chi amano sacerd oti , si recava no in chiesa e di cev an o: «Consentiteci di vedere l ' uomo di Di o».
Infatti tutti lo chiamavano così. A nche in questa c i ti:~ il Si gnore per mezzo di lui guarì molti
inclemoni al'i e ma lati eli mente. Mo lti , anche f ra i paga ni , chiedevano di poter solta nto toccare il
vecchi o, convin ti di trnrne giovamento. È certo che in quei giorni mol ti si fecero cristia ni, tanti
quanti ne sarebbero di ventati in un anno. A lcun i , pensa ndo che A nto ni o fosse di sturba to da tanta
foll a, cercavano di allontanare tu tti, mn egli per null a turbato ripeteva che quelli non eran o pi i1
numeros i dei demoni co n i quali combatteva sul 1nonte.
71. Q uando doveva pnrti re e noi l o accompagnammo f in o alla porta dell a c i tt~\ , ecco un a do nna,
di etro di noi , che gridò: <<As pettn. uomo di Dio. mi a fig li a è t·erri bil mente afflill a dal de moni o:
aspetta, ti prego, perché anche io co rrend o non mi faccia mal e>>. Il vecc hi o sentendo queste parole e
pregato da noi . vol enti eri si fe rmò. Ap pena l a donn a si avv icin ò, l a fi gli a f u getta ta a terra. A nton io
pregò, in voco Cri sto, e l a ragazza si alzò sa nata perché lo spi ri to im mo ndo era stn to cacci ato. A nche
la mad re benedi va il Signore e tu tti rin graziavano. A ntonio stesso gio i va mentre se ne torn ava verso
i l monte, come se fosse casa sua.
72. Ern molto sag!.!i o. A mm irevole il fn tto che, pur non essendo af h1tto un uomo di lettere. era
dotato di intell igenza e di in gegno perspicace. U na vo l ta and aro no da lui due f il osofi paga ni co l
proposito dimetterl o i n diffico lt~. An toni o si trovava all ora a un a certa distan zn dal monte. D al loro
volto capì che uomini f ossero. A nelò loro in co ntro e per mezzo dell ' in terprete disse: «Perché vi
di sturbate tan to per un uomo stol to '?». M a quelli risposero che non era un o stolto ma un saggi o. Egli
allora disse: «Se sie te venu ti dn un o stol to, vi siete aff aticati inutilm ente. Se poi mi giudicate un
saggi o, imitatemi. È giusto irn i ta re le cose buone. Se f ossi venuto io da veri , vi avrei imi tato. Mn
poic hé siete stati voi a venire da me, di ventate come me: io infatti so no cristi nno>> . Quelli and nro no
vin mernv igliandosi, in ol tre videro che anche i demoni temevano A ntoni o.
73 Un'al tra volta, mentre si trovava a una certa di sta nza dnl monte, si recarono da lui dei f il osofi ,
come quelli , per schernirl o in quanto non era un uomo di lettere. A nto ni o di sse loro: «Ditemi , che
cosa viene prima, In mente o le lettere e di ques te In mente è causn dell e lettere o le lettere dell a
mente?).>. Essi risposero che In mente viene prima. nnzi è la men te che o ri gina le lettere. A nt·on io
replicò: «Chi dunque ha l a mente sana, non hn bi sogno di lettere.>.> . Quest<.l ri sposta stupì non so lo
quei fil osof i ma anche gli nitrì che stavano in torn o. A ndnrono vi a, perci ò, merav igli ati nel vedere
tnntn saggezza i n un uomo semp lice c se nza cultu ra. Pur vive ndo sul monte , c f ino all a ve.cc hi ain,
egli non aveva modi rozz i; era pi acevo le e cordinle, In sua parola aveva il condimento del sale
di vino" (Col 4,6) . Nessuno nu tri va in vidi a per lui ; anzi tutti gioi va no dopo averl o nvv icin nto.
74. Un 'a ltra vol ta si reca rono da lui alcuni che dai pnga ni era no riten uti saggi. Chi edevano
spiegazioni sull a nostra fede in Cristo e volevano derid erlo co n dei sill og ismi sulla tesi dell a croce
di vina. A ntoni o dapprima tacq ue provando compassi one per l a loro i gnoranza, poi per mezzo.
dell'in terprete, che renclevn bene il suo pensiero, disse: «Che cosa è preferibil e, credere nell a croce
oppure attribuire adulteri e corru zioni dei fa nci ull i a quelli che vo i chi amati dei ? Ciò che noi
di ci am o dell a croce è segno di virttl , è esempio per i l d i ~ prezzo de ll a morte. Voi in vece narra te
di ssolu tezze. n Verbo di D io non è mai mutnto; è rim asto se mpre se stesso, per In sal vczzn e il bene
dell ' umani tà ha assun to corpo um ano perché f osse partecipe dell a nascita umana, perché gli uomini
avessero in comune natura di vin n e razionale. O forse Di o è simi le agli esseri irrazionali per cui
bi sogna adorare quadru pedi , serpenti e i mmagini uma ne? Q uest-i so no oggetto de ll u vostra
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ve nerazion e. Come osa te schernirei perché affe nninmo che Cristo, co me uomo, è apparso sull a
terra. dal momento che voi. separando l 'anima dal co rpo. sos tenete che essa è cad ut a dal cielo, è.
andntn vaga ndo ed è finita in un corpo? E volesse il cielo che vi fennnste qui e non aggiungeste che
essa poi passn e f ini sce anche nei quadrupedi e nei serpent-i ! La nostra fede sos ti ene che Cri sto è
venuto per l a sa lvezza dell'umanità. V oi in vece parl ate e di scutete dell 'anim a non crea ta. Noi
credi amo all a potenza dell a Provvidenza e nl suo amore per gli uomi ni perché tult:o questo non è
impossibil e a Dio. Voi in vece, defi nendo l 'a nima imm agi ne della mente, le at:t:ribuite cad ute e
racco ntate favol e sulla sua mutevolezza e considerate nnche la mente mutevole a causa dell'anima.
Qual e, infatti, è l' immagine, tale è necessa riwn ente l' essere di cui l 'anima è l' immagi ne. Quando
pensate. si mili cose intorn o all a mente divina , tenete presente che voi bestemmiare il Padre delln
n1en te».
75. «Che cosa voi potete dire di meglio sulla croce se non che, quando C ri sto f u in sidiato da uomini
malvagi, egli sostenne la croce e non ebbe timore della morte, qu alunque essa f osse? Veri. invece,
narrate fa vole sulle peregrin nzioni di Osi rid e e di lside, su lle insidi e di Tifone, sull a l'uga di Snturn o
che di vorò i fi gli c uccise il padre.
Questa e la vostra sapienza! E perché, poi. derid ete la croce e non ammirate l a risurrezione? Quelli
che han no parlato d eli a croce, hann o parl ato anche deli a ri surrezione. Perché voi, pm facendo
menzione dell a croce, tacete dei morti ri suscitati , dei ciechi guariti , dei pnrnl.itici sanati , dei lebb rosi
purificati, del passaggio a pi edi sull e acque e di tutti gli altri segni e miracoli che dimostrano che
Cristo non era soltanto uomo ma nnche Dio ? Voi mi sembrate ingiusti , non avete letto le nostre
Scritture con animo schi etto. Leggetele e capirete che cosa ha fatto Cristo; esse vi dim ostrnno che é
Dio e che è venuto per In salvezzn degli uomini ».
76. «Purlateci an che dell e vostre cose. Che cosa ci direte dei bruti , della loro irragi onevolezzn e
della l oro ferocia ? Se, come ho sentito dire, voi con l e vos tre favole intendete fare dell e allegorie
per cui Cerere è In terra, Vulcano zoppo il l'u oco, Gi un one l 'a ria , Apollo il so le. Diana In luna.
Nettun o il mare, voi non venernte affatto Dio rn a acl ornte le cose crea te e non Dio che è il creatore
di tutte queste cose (Rm l ,25). Se avete in ventato le all ego ri e perché la creazio ne è bella , ebbene
bn stnvn so l tanto am mi rari a e non co nsiderare co me di vi ni tà le cose c re< l te, né tri bu tu re loro onori
dovuti uni camente al Creatore. Stando così le cose, voi onorate In casa costruitn e non l'architetto
che l ' ha costruita, i l sold ato e non il comnnclnnte. Che cosa ci direte su questi argo menti perché noi
possiamo conoscere le ragioni per cu i l a croce e clegnn eli schern o?>>.
77t. Poiché quelli esitn vnno e si voltavano di qua e di li\, Antonio sorrid end o disse ancora loro pt~r
mezzo dell 'i nterprete: «Queste cose di cui ho pnrlnto hann o in sé In provn visibiJ e. Ma poi ché voi vi
affidate alla dimostrazione dei di scorsi , mnteria in cui sie te esperti. vo lete che. nnchc noi adori amo
Dio in base n dell e prove. Ebbene, ditemi innanzi tutto: la conoscenza di Dio, sop rattutto di Dio, in
che modo si pu ò attentnmcnte ragg iun gere.: co n l a dimos tl'azio ne del le parol e oppure con un atto eli
fede? C'è prima l a fede che si realizza co n un atto oppure la dimostrazi one che si rcnlizza con le
parole?» . Quelli ri sposero che viene prim a la fede che si realizza con un alto e questa è la vera
co noscenza. Repli cò Antonio: «Avete detto bene; infatti è la fede che sca turi sce dalla disposizione
dell'anima, la dinl ettica invece è. opern dei suoi autori. A coloro che hann o in sé l 'atto di fede, non è
necessaria , anzi superflu a, la dimostrazione per mezzo di parole. Ciò che noi co mprendiamo per
mezzo dell a f ede, voi cercate di di scutere co n le parole: anzi spesso vo i no n potete neppure esporre
ci(> che noi co mprendi amo. Perciò l 'atto di fede è mi gliore e piì1 saldo dei vostri ragionamenti
sofis ti ci».
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78. «Per noi cri stiani - continu ò A ntoni o- il mi stero non è. riposto nella sap ienzn delle parole
pagane, ma nel potere dell a fede che ci viene cinta dn Dio per mez:w di Cesti Cri.sro . ·E che questo
di scorso sia vero è dimostrato dal fatto che noi , pur non aven do ap preso le lettere , crediamo in Dio
e conoscin mo per mezzo della sua creazione la Provvidenza che è in tutte le cose. Poiché la nostra
fede è un atto, ecco che noi ci sosteni an1o con la fede in Cristo ; vo i , in vece, vi sosten ete con
di scorsi sofistici. M entre le immagini dei vostri id oli si di sso lvo no, la nostra fede si diffonde da per
tutto. Voi co n i vostri sill og ìsmi sofi sticì non convincete nessun o n passa re dal cri stianesimo al
paganesimo; noi , inseg nando la f ede i n Cri sto, rendi amo vana In vostra supersti zione perché tutti
riconoscono che Cri sto è Dio , Figli o di Dio. E voi, con la vostra eloq uenza, non riu scite a ostacolare
la dottrina di C ri sto; noi, invece, nomin ando Cristo crocifisso, all ontani Hmo tutti i demoni che voi
temete come di vinità. Dove c' è il seg no dì croce si indeboli sce la vos tra magia e i vostri incantesimi
non hanno pitt potere>>.
79. (~ Dite mi dunque- aggiunse Antonio - dove sono i vostri oraco li ? Dove gli inca ntesimi degli
egiziani ? Dove le fantasmagori e dei mag hi '! <.)uando tutte queste cose so no finite e hanno perduto
vigore se non dalrnvvento delln croce di Cristo? )unque. è degno di deri sione Cristo o piuttosto le
cose che da lui so no state annientate e hanno rivc.lato In loro debolezza? È strano che nessun o ha
perseguitato la vos tra fede, che anzi nell e città ri ceve onori : noi cri sti ani . in vece. siamo perseguitati.
Eppure In nostra f ede, pìtl dell a vostra, fiorisce e cresce. La vostra fede. celebratn e lodata, croll a; la
f ede e la dottrin a di Cri sto, che voi sc hernite, pur avend o spesso sofferto In persec uzio ne dei
sovrani , ha ri empito dì sé tutto il mond o. Quando la conoscenza eli Dio ha av uto tanto sp lend ore?
Quando è apparsa la castigatezza dei cos tumi ? Quando la vìrtLI dellu verginità?
Quando In morte è stata di sprezza ta se non quando è apparsa la croce di Cri sto? Nessuno pu ò
mettere in dubbio queste cose vedendo che i martiri per Cri sto di sprezzano l a morte, che le vergini
della chi esa per Cristo custodi scono i loro co rpi puri e in con taminn ti ».
80. «Tutte qu este prove sono suf fi cienti per dimostrare che soltanto la fede cnst1nn a è In vera.
religione. Certamente voi ancora non credete e cercate i sìll ogìsmi dell e paro le. Mn noi , come ha
detto il nostro Maes tro, non p orti amo prove fondnte cinte su discorsi persuasiv i di snp ienza'' ( l Cor
2,4) paga na. Noi convi nciamo con la fede, la qunle oltrepassa l 'artificio della parola. Ecco, ci sono
qui alcuni tormentati dai demoni ». Infatti vi erano alcuni indemoni ati che era no venuti da lui .
Antonio li fece avvicinnre e poi di sse ai filosofi: «Voi co n i vos tri sill ogismì , co n qualsiasi arte o
magia, invocate i vostri idoli e guariteli ; se non sìet·e capaci, rinunciate allora a co mbatterei e
vedrete la potenza della croce dì Cri sto».
Dopo aver pronunciato queste parole, in vocò Cristo e segnò due o tre vo lte col segno di croce gli
indemoniati. Questi guarirono subito, lit.orn arono in sé c rìngrnzinrono il Signore. Allora i cosiddetti
filosofi , pi eni eli stupore, si meravi gliarono dell'intelligenza dell'uomo e del miracolo avvenuto. Mn
Antonio disse: «Perché vi merav igliate? A fnre queste cose non sìa nw noi , nm Cristo, che open1 per
mezzo di coloro elle credo no in lui. Credete nnche voi e vedrete che non è l 'artificio dell a parola
presso di noi a compiere queste cose, rnn la fede per l 'amore in Cristo. Se l 'avrete nnche voi , non
cerc herete le pro ve dell e parole, ma penserete che vi sar~ suffi c.iente la fede in Cristo». Queste le
parole di Antonio. Quelli lo ammirarono, abbraccìnrono il vecchi o e anel arono via, riconoscendo di
aver tratto giovamento da lui.
·
81. Ln fnma dì Antonio raggiunse perfino gli ìmpemtori . Appena Costantino Augusto e i suoi figli .
gli Augusti Costanzo e Costante. ebbero co noscenZil delle sue nzioni, gli scrisse ro come a un pad re,
pregand olo di ri spondere. Mn non facendo gra n conto dell e lettere, né provnnd o piacere dì
ri ceve rn e, egli non si glori ava affatto 1iemmeno dì que.lle degli impera tori . Infatti , quand o gli furono
portate le le.ttere, fece venire i monaci e di sse: «Non vi merav igliate se l ' imperatore ci scri ve è un
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uomo ; meravigliatevi piuttosto che Di o ha scritto la legge per gli uomini e ci ha parlnto per mezzo
eli suo Figlio» (cf. Eb l ,2) . Non vo leva neppure ri ceve re qu el le lettere perc hé di ceva che non sapeva
cosa ri spondere. Ma tutti i mon ac i gli fecero notnre che gli imperatori ern no cristin ni e che quindi si
sarebbero offesi in caso di manca nza di ri sposta. A ll ora egli permise che gli leggessero le lettere.
Ri spose loro l odnncloJi perché veneravano Cristo, li eso rtava n pensare alla sal vezza, a non fare gran
conto delle cose presenti, a ricordarsi piuttosto del giorno del giudizio e a co nsiderare che Cristo è il
solo re eterno e vero. Li spronava pure ad essere umani , a preoc.euparsi della giustizia e dei poveri.
Quelli , nel ri cevere la ri sposta, gioirono. Così Antonio era amabil e con tutti e tutti desideravano
averl o come padre.
82. Ormai lo conosceva no e così egli ri spondeva a quanti si rivol geva no a lui . Ritorn ò di nuovo
nella parte interna del monte e, second o l a sua abitudine, riprese In prati ca ascetica. Spesso, mentre
era seduto oppure camminava con qu elli che gli facevano visi ta , restava in silenzio, co me è scritto
in Daniele (cf Dn 4. 16). Dopo un certu tempo riprendeva il discorso e i eonfratelli capivano che
aveva avuto una visione. Mentre era sul monte, spesso veclevn quanto accadeva in Egitto e l o
raccontava al vescovo Serapione che stava co n lui all ' intern o del monte e che si accorgeva eli
Antonio rapito dalle vi sioni .
Una volta, mentre era seduto intento al lavoro, fu preso da un a visione e gem end o a lun go restò in
quella contempl azione. Dopo un 'ora, ri vo ltosi ai presenti , emise un gemito e tremando pregava; co n
le ginocchia pi ega te, rimase così a lungo. Poi il veechio si alzè> e si mise a piange re. Qu elli che
erano presenti trernnvano e pieni di timore desideravano sapere da lui qualcosa. L o infastidirono
tanto che fu costretto a parl are. Gemendo molto, disse loro: «È meglio morire prima che accadano
le cose che ho visto ». Quelli ancora l o suppli caro no ed egli. fra le l acrime, aggi unse: « L~I chi esa è
sul punto di essere presa dall ' ira e di essere consegnata n uom ini si mili a bruti. Ho visto la mensa
del Signore: intorno mi essa c'e rano dei muli che tiravano cnlci alle persone che si trovnvano
all 'interno, ca lci che sono propri delle besti e sel vatiche. Ecco perché avete sentito i miei gemiti. Ho
sentito pure una voce che di ceva: " H mi o altare sarR contaminato'\>.
Queste cose vide il vecchio. Dopo due anni ci fu l' irru zione degli ariani e il saccheggio delle chi ese
al pun to che essi rapirono con fo rza le suppell ettili sacre e le consegnaron o ai pn gani perché le
portassero via. Inoltre costrin gevano i pagani n usci re dai posti di l avoro per partecipare ai loro
raduni e così insieme f acevano que.l che volevano sugli altari. A llora noi tutti cnpimmo che i calci
dei muli , presagiti da Antonio, rapp resenta va no quelle eose che ora gli ariani fnnno come bestie.
Quando ebbe questa visione, Antonio consol ò i presenti c disse loro: «Figli , non perdetevi. ( ' an11no.
Come ora il Si gnore è adirato, così poi provvederà alla guari gione. La chi esa presto rincquisterà In
sua bellezza e ri spl enderà second o il suo solito; ved rete i perseguitati ritornnre, l' empi età
rin chiudersi nel l n propri a tan a e l a f ede cri st iana in piena l i bertà sa rà pro cl nmata da per tutto.
Preoccupatevi però, di non !asc iarvi contam in are dagli nrinni. Il loro non è l ' in segnamento degli
Apostoli, ma dei demoni e del pad re eli (j Uesti. il diavolo; è un insegnamento infecond o, assurdo, di
una mente non retta, simile all'irrazionalità dei muli ».
83. Queste le parole di Antonio. E noi dobbi amo aver fede se prodigi simili sian o nvvenuti grnzie n
un uomo. C'è infatti In promessa del Salvatore che di ce: <<Se nvrete fede pari n un grnn ellino eli
scnapa, potrete eli re a questo monte: sposta ti da qui a Iii. ed esso si sposter(i, e nie nte vi sa riì
impossibile» (M t 17,20). E ancorn: «In verità, in verità vi dico. se chiederete qualche cosa al Padre
nel mio nome, egli ve l a darà. Chiedete e otterrete» (Gv 16.23-24). E lo stesso Salvatore ai suoi
di scepoli e n quanti credevano in lui di ceva: «Cìuarite gli infermi , cacciate i demoni . Gratuitamente
avete ri cev uto, gratuitamente date» (M t l 0,8).
84. Quando A ntoni o curava i malati non dava ord ini. ma pn::gnva
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t:
nominnva Cri st{) in modo cht:
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tutti potessero capire che non era lui n fare certe cose, ma il Signore che. per mezzo suo.
climost:rnnclo amore per gli uomini , sanavn gli infermi . Antonio , stando sul monte. si preoccupava
soltanto dell a pregh.i era e della pratica ascetica e godevn delle visioni dell e cose divin e. Si
rattri stava però quando ern mol estato da molti ed era costretto a uscire dal luogo interno del monte.
Anche i giudi ci lo pregavano eli scendere gitl dal monte perché essi non potevano recarsi da lui a
causa degli i1nputati che li seg uivano. Lo pregavano perché egli scend esse e si facesse so ltanto
vedere. Ma egli , tenend osi in disparte, si rifiutava di scendere da loro. E quelli insistev ano e gli
mandavano ava n ti gli imputati, che erano custodi ti cl n sol da ti , ehi edendo che scendesse almeno per
quelli. Costretto dalla circostnnza e vedendo i co ndannati che gemevano, Antonio si portò sulla
parte esterna del monte. La sua fat·i ca non fu inutil e: il suo arrivo, infatti , portò benefici e vanta ggi a
molti. A gli stessi giudici giovò poi nlolt·issi.mo. Li esortava acl anteporre la giusti zia a tutto, n te1nere
Dio, a ri cordarsi che sarebbero stati giudi cati con la stessa misura con cui giudi cavano (Mt 7, 1-2).
Antonio, però, amava guerla sua dimora sul monte piL1 di ogni altra cosa.
85. Una volta fu costretto da alcuni che avevano bisogno, c un comandante di soldati lo supplicava
con molte preghiere, a scendere dal monte e a recarsi dn loro. Antoni o scese. Disse poche parol e eli
salvezza per coloro che lo avevnno prega to e poi mostrò fretta di andar via. Allora quel comandante
lo pregò vivamente di fermarsi ancorn. Antonio ri spose che non si poteva trattenere e per
convincerli portò loro un piacevo le ei'cmpio: «Come i pesc i. se portati a secco, muoion o, così i
monaci se indu giano con voi. Se poi i monnci si trattengo no di pitl in me zzo a voi, si guastano. E
come i pesci hanno fretta eli ritornare in mare, così noi sul monte per non clim cntì earc , trattenendoci
all'esterno, le cose interiori ».
Qunndo il comandante nscoltò queste e molte altre parole, mernvi gliandosi , di sse che Antonio era
veramente un servo di Dio. Come potevn un uomo senza cultura avere una mente simile se non
fosse stato amato da Dio ?
86. Un altro comandante, eli nome Bal acio, perseguitnva violentemente i cri stiani a causa degli
abominevoli ariani. Poi ché era così crudele da far percuotere le vergini e denudare e flagellare i
monaci , Antonio gli inviò una lettera con queste parole: «Vedo l ' ira divina scend ere su di te. Cessa
di perseguitare i cristiani se non vuoi essere preso clall'irn. Ormai essa sta per raggiun gerti ». Ma
Balacio rise , gettò a terra la lettern sputandovi sopra. in giuriò i messaggeri , poi ordinò loro di
riferire ad Antonio qu este pnrol e: « Si ccome ti preoccupi tnnto dci monnci . verrò io eia te)>.
Non ernno ancora trascorsi cinque giorni e l ' ira lo prese. Bnl acio e Nestorio , pref etto d'Egitto ,
pmtirono per la prima tappa che si trova dopo Al essandria , chiamata Chereu. Entrambi montavano
cavalli dello stesso Balacio, i pitl mansueti di tutti i cavalli che egli stesso allevavn. Prima di
giun gere in quella localitr1, i cnvalli. come cmno soliti , cominciarono a giocare tra dì loro.
I.mprovvisarnentc il cavallo pitl mansueto sul qual e era Nestorio con un morso f ece cadere a terra
Balacio e infierì su eli lui; con i morsi gli dilani ò una cosc ia. Subito Bnlacio fu portato in c.ittà, mn
dopo tre giorni cessò eli vivere. Tutti si 1nera vi gliarono perché in poco tempo era accaduto quanto
Antonio aveva predetto.
87. Così Antonio ammoniva i pitl crudeli. A gli altri che si recava no da lui , parlava in modo tale da
far loro dimenticare il potere eli giudicare e da indurii a ritenere beati col oro che abbandonnvano la
vita terrena. Assisteva poi coloro che soffrivano ingiusti zia in modo tale da sembrare che fosse lui e
non gli altri a patire. Era così bmvo nell 'essere utile n tutt'i che molti so ldati e ricchi abbandon ava no
i pesi di questa vita e, si fa ceva no monaci. Insomma Dio l 'aveva dato nii 'Egitto co me un medi co.
Chi anelò da lui afflitto e non ne ritom<'> gioioso ? Chi andò da lui piangendo i suoi morti e non
dimenti cò subito il lutto ? Chi andò adirato e non si co nvertì all'amicizia? Chi, scoraggiato dalla
povertà , andò da lui e dopo averlo visto c sentito non di spre zzò le ri cc hezze e non trnsse
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consolazione dalla sua povertà? Quale monaco sco raggiato andò da lui e non ne ritornò poi plll
saldo ? Quale giovane, recatosi sul monte e visto Antonio. non ne rit om ò disprezzando i piaceri del
co rpo e abbracci ando il pudore? Chi andò da lui to rmentato dal demonio e non ne fu liberato ? Chi sì
recò da lui con l' anim o turbato e non ne ritom ò rasserenato?
l
88. Questo era soprattutto singolare in Antonio: il suo dono, come ho eletto in precedenza, di
di sti nguere gli spiriti , eli co noscere subito i l oro movimenti , gli inganni , gli impeti. Egli non sol o
non era in ga nn ato da qu elli ma in seg na va a col oro che era no torm entati dai pensieri come poter
respin gere le insidi e dei demoni . descri ve nd one le debolezze e In mali zia. Chi ascoltava Antonio,
andava poi vi a co me un atleta unto. pron to al combatti mento, perché aveva acquistato fiducia
co ntro le macchinazioni del diavolo e dei suoi demoni. Quante fanciulle , gin promesse spose,
soltanto per averl o visto suU 'a ltra ri va del fiume , rìn1asero vergini in Cri sto ! V eni vano da lui anche
persone da reg ioni lontane e, come tutti gli altri , ritorn ava no poi alle loro case sempre dopo avern e
tratto giovamento, corne amrnaestrati da un padre. Ora che lui è morto , tutti , simili a orfani ,
traggono conforto soltanto dal suo 1i co rdo. custodendo i suoi amnwe.strn menti e i suoi monili.
89. È giusto che io nnrri In fin e, della sua vita. E voi , che ne siete desiderosi , nscollatela. Anche in
questo è degno di essere emul ato . Secondo In sua abitudine , egli era andato a vi sitare i monaci che
stavano fuori del monte. Avendo appreso dalla Provvidenza che la sua morte era imminente, diceva
ai co nfratelli: «Questa è l'ultima visita che vi faccio. Sarà anconl un miracolo se nuovamente ci
vedremo in questa vita. È tempo che io parta da questo mondo, ho quasi centocinqu e anni ». Quelli
che lo ascoltarono, si misero n pian gere, abbracciarono e bncinrono il vecchio. Come se da UIHl cittù
strani era si recasse alla propria, egli parl ava l oro con letizia , esortandoli a non venir meno alle
fatiche, a non scoraggiarsi nell a prnti cn asceti ca, a vivere co me se dovessero morire ogni giorno e.
co me ho detto prima, a preser va re l'a nima da pensieri immondi , ad emulare i santi, u non
avvicinarsi ai meleziani scismatki .cli cui conosceva no In malvagith e la profonda malizi a, a non
aver contatti neppure co n. gli nrinni In cui empietà era nota a tutti. «Anche se vedrete- egli disse dei giudi ci che li difendono, non turbatevi. li loro inga nno è di breve durata, è mortae e quindi avrà
una fine. Custodite-vi puri , non lasciatev i co ntaminare da costoro. Osservate la tradi zi one dei Padri e
in primo luogo la f ede in nostro Signore Gesti Cristo, che avete appre-so dalle Scritture e che spesso
vi è stata ricordata da me».
90. l confratelli a forza volevano trattenere Antonio perché concludesse la sua vita presso di loro.
Ma egli non voll e per va ri e ragioni che fece intendere ta ce nd o, soprattutto per un ' usanza deg li
egizi ani. Questi, infatti , hanno l a co nsuetudine di avvolgere in teli di lin o i corpi dei defunti c
soprattutto dei sa nti mnrtiri e di non seppellirli . Li co llocano, infatti , su dei piccoli lett'i, li
custodi scono in casn, credendo in tal modo di onorare co loro che lascia no ques ta vitn. Antonio
aveva spesso pregato i vescovi perché ammonissero il popolo per questa usanza. Egli stesso cer cava
di dissuadere anche i laici , rimproverava le donne. dicendo di trattarsi di cosa non legittima, non
conforme alia fede. «A nco ra oggi - egli afferma va - si custodi scono nei sepolcri i corpi dei
patrinrchi e dei profeti. Anche il corpo de.l Signore fu posto in un sepol cro e una pi etra fu coll ocata
sopra come copertura finché risuscitò nel terzo gi orno ». Dicendo queste parole, Antonio intend eva
dimostrare che chi dopo la morte non drt se poltura ai corpi , anche se si tratta di sunti, trasgredisce In
legge. Che cosa, infatti c'è eli pitl gra nde o di pitl snnto del corpo del Signore? Molti , dopo averlo
ascoltato, da quel momento seppelli va no i morti so tto terra e rin grazi ava no il Signore per essère
stati ammaestrati saggiamente.
91. Conoscendo In co nsuetudin e degli egi zi ani e temendo quindi che facessero così nnche per il suo
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co rpo, An toni o, dopo aver salutato i monaci , ritorn ò neli a pnrte i ntem a del monte dove era sol i to
dimorare. Dopo pochi mesi si ammalò. Chiam ò allorn quelli che era no co n lui (due confratelli
rimasti là, da quindici anni , a co lti vare la pratica asceti ca e acl assistere lui ) e disse loro: «Come. è
scritto, io mi incammino sulla via dei Padri (Gs 2:1 ,14; IRe 2,2). Sento che il Signore mi chi ama.
Voi vigilate, non sc iupate l.n vostra lunga prati ca ascetica ma, come se i nco minciaste adesso, cercate
eli custodire il vostro zelo. Co noscete le insidie dei demo ni , sa pete che essi so no feroci ma anche
debo li. Non temeteli , quindi , ma respirate sempre Cri sto e vivete co me se ogni giorn o doveste
morire, badando a voi stessi, memori dell e cose che avete ascoltato da me. Non abbiate rapporti co n
gli scismat:ici, nemmeno co n gli eretici ariani. Sa pete, infatti, che io li ho ev itati perché. la loro eresia
è nemi ca della vera dottrina di Cristo. Cerca te in primo luogo eli unirvi sempre al Signore e poi ai
santi affinché, dopo In morte, vi accolgano nei tabernacoli eterni , come amici e conoscenti. Pensa te
qu este cose. comprendetele. Se poi vole t·e prendervi curn di me, ri co rdandomi come un padre, non
consentite chc il mi o corpo sin trasportato in Egitto affin ché non sia deposto in qual che cnsa. Per
qu esta ragione io so no ritorn ato sul monte e sono rima sto qui. Voi sa pete che io ho sempre respinto
l'usanza degli egi ziani e ho pure suggerit o la sua abolizione. Seppellite perciò il mio co rpo e
ri copritelo di terra. Ri cordatev i di queste pnrole: nessun o, acl eccezione di vo i , sapp ia il luogo dell a
mia sepoltura'". Io poi , nel giorno dell a ri surrezione dei morti, lo ri ceverò incorrotto dal Sal vatore.
Divicletèvi le mi e vesti: al vescovo Atanasio date In mia pelle di pecora e il mantello sul qu ale mi
co ncavo. L'ho ri cevuto da lui nuovo ed è invecc hiato co n me. Al vescovo Serapione date l 'altra mi n
pelle di peco ra ; voi tenete la tunica di cili cio. E ora , addi o, o figli, Antonio se ne va e non sarà pii1
co n voi».
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92. Dette ques te parol e. essi lo baciarono. Egli sollevò un po' i pi edi e, guardando co me nrnici
coloro che erano venuti n vederlo, si rall egrò della loro presenza. Giaceva disteso, col volto
so rrid ente, e così spirò congiun gendosi ai suoi padri . Quei due, seco nd o le istru zioni ri cev ute.
avvolsero e coprirono il co rpo e poi lo nnscose ro so tto terra in modo che nessuno, ad eccez ion e di
loro due, sapesse il luogo della sepoltura. Quelli che ricevettero le pelli di pecorn e il mantello
consunto del beato Antonio , custodi sco no qu este cose co me un grand e tesoro. Quando vedono le
vesti è come se vedessero Antonio , quando le ind ossano è come se portassero con gioia i suoi
ammaestra menti.
93. Questa la fine della sua esistenza terrena. qu ello fu l' inizi o dell a sua ascesi. Anche se poche
sono le cose narrate ri spetto alln sua vita cri stiana, tuttnvin voi potete, grazie ad esse, cnpire chi
fosse Antonio, l ' uomo eli Dio. Questi, dalla pitl giovane età e fin o all n pitl tarda vecchiaia co nservò
lo zelo della prati ca ascetica; né per In vecchiaia si lasciò vi ncere dal desideri o eli un vitto mi gliore,
né per l ' invecc hiamento del corpo cambiò le sue vesti, né si la vò i piedi con acqua. Nonosta nte tutti
questi ri gori , ebbe un 'ottim a salute. Aveva infatti occhi sa ni e perfetti per cui vedeva bene; dei suoi
denti nemmeno uno cadde, era no soltanto consumati in prossimità delle gengive a causa dell 'età
avanza ta. Fu sempre sano di pi edi e di mani e si mos trava anche ra ggi ante e pitl robusto di tutti
qu elli che sono so liti ri correre a cibi vari , a bagni , ad abiti diversi .
La sua fama si era sparsa in ogni lu ogo e tutti quindi l 'a mmim vano. An che coloro che non
l 'aveva no mai visto. desiderav ano vederlo. Tutto, insomma , testimonia la S ll<l virll1 spirituale e In
sua anima cara n Dio. Antonio, infatti. fu celebre non per i suoi scritti , né per sapienza ncqui sita, né
per altrn arte, ma soltanto per il suo amore verso Dio. E ness un o pu è> nega re che questo sia un dono
di Dio. Per qu ale ragion e, infatt i , in Spngna, in Gallia, a Roma , in Africa si udiva parlare di lui che
viveva ed era nascosto su un mon te, se non perché Dio rend e famosi i suoi uomini da per tutto. lo
stesso Dio che promi se e concesse questa fnma ad Antonio f in dall 'i ni zio? Uomini co me lui , pur
operando nascosti , pur desi cl erand o eli non essere visti, sono mostrati dnl Signore a tuili comc un n
lampada affinch é quelli che li nscoltnno, co mprendan o la forza dci co mandamenti per una retta
concloun di vita e, pi eni di zelo, intraprendan o la strad a della virtLJ spirituale..
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94. Agli altri co nfratelli , dunque, leggete queste mie cose perché sappiano qu ale debba essere la vita
dei monaci e si convincano che il Signore e Salvatore Gesi1 Cristo glorifi ca coloro che lo
glorificano. Egli non solo fa entrare nel regno dei cieli coloro che lo servono fino alla fine, ma li
rend e pure noti e famosi in ogni luogo per la loro virttl e per il bene che arrecano ngli altri. anche se
vivono nascosti perch é desiderosi di co ndurre la vita in solitudin e.
Se potrà giovare, leggete queste mi e cose anche ai pagani . Così essi conosceranno che non so lo il
Signore Gesti. Clisto è Dio e Figlio eli Dio, ma che coloro che lo venerano giusta mente e. che
piamente credono in lui , i cristiani, biasimano quei demoni che ess i pagani co nsidernno divinità e
non so ltanto dimostrano che non sono dèi, ma li cnlpestano e li scacciano co me co rruttori degli
uomini per mezzo di nostro Signore Gesti Cristo, al quale è. gloria nei seco li dei secoli. Amen.
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