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Regione Campania ASL Caserta 1 IT-18056 Direttore Generale Dott. Francesco Alfonso Bottino Servizio Controllo Interno di Gestione ISO 9002 Certificato 9122.ASLC Introduzione. Per l’Azienda Sanitaria Locale Caserta 1 la ricerca del continuo miglioramento delle prestazioni offerte ai propri utenti è un punto cardine. Per ottenere questo obiettivo siamo disposti ad impegnare risorse in termini di uomini, strutture e finanziamenti; per questo motivo il lavoro iniziato tre anni or sono con il Gruppo per la Qualità delle Cure in Medicina Generale continua oggi con l’integrazione delle componenti specialistiche territoriali ed ospedaliere costituendosi così i Gruppi Integrati di Lavoro (G.I.L.) a supporto della Unità di Valutazione di Efficacia Clinica. Tale Unità esercita le sue funzioni in modo trasversale, all’interno degli ospedali fra i diversi dipartimenti, nel territorio fra i diversi distretti, nei distretti fra le diverse forme associative delle cure primarie. I componenti della UVEC, integrati da altre figure professionali di volta in volta interessare al percorso in studio, costituiscono Team di lavoro primari che svolgono le seguenti attività: analisi dei database aziendali e della Medicina Generale (datawarehouse). sviluppo della reportistica, formulazione di documenti aziendali Percorsi Diagnostico e Terapeutici, attività di formazione a cascata sui soggetti destinatari. Dopo un triennio dalla partenza del Gruppo per la Qualità delle Cure in Medicina Generale esprimo la soddisfazione mia e di tutta la dirigenza di questa Azienda per il lavoro svolto che si è concretizzato nella pubblicazione di diversi documenti aziendali in cui vengono rilevati, analizzati e discussi i di processi di cura riguardanti la gestione di problemi frequenti e rilevanti nell’ambito delle Cure Primarie. Oltre ai Medici di Medicina Generale il ringraziamento va anche al personale della ASL coinvolto in questa sperimentazione e che non ha fatto mai mancare la sua presenza, il supporto organizzativo e il giusto pungolo allo svolgersi dell’esperienza. Peraltro sono certo che questi Professionisti continueranno a fornire il loro apporto ai Gruppi Integrati di Lavoro di supporto alla UVEC partecipando attivamente al progetto “Governo Clinico: integrazione ospedale-territorio” che vuole essere un tentativo operativo per raggiungere la tanto invocata, ma al momento piuttosto lontana, integrazione tra Cure Primarie e Secondarie. Pertanto è intenzione precisa della Azienda continuare a fornire tutto il supporto necessario agli attori di questo processo affinché lo stesso prosegua nei prossimi anni con proficui risultati per la salute pubblica. Il Direttore Generale Dottor Francesco Alfonso Bottino Pag. 2 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 Introduzione. Perseguire l’obiettivo dell’appropriatezza “delle prescrizioni” ed esporsi ad esame critico per il medico significa mettersi in gioco e sostenere pubblicamente le proprie scelte. Ciò significa avere il coraggio di correggere un proprio errore e basare, così, il proprio percorso formativo su problemi concreti e misurabili. Questo è quanto un gruppo di Medici di Medicina Generale e di Specialisti, supportato e stimolato da questa Direzione Aziendale, nell’ambito di un progetto di formazione permananente basata sulla analisi dell’attività, sulle induzioni di feed-back prestazionali e sugli audit conseguenti sta facendo. Da questa attività intendiamo far nascere le linee operative per la realizzazione della Buona Pratica Clinica . I diversi documenti già prodotti e collazionati vanno intesi proprio come “raccomandazioni” per la corretta applicazione professionale circa diagnosi e cura ed una utile gestione di tipo manageriale necessaria per l’Azienda nel conseguimento di obiettivi di salute. Questo nuovo indirizzo è il punto di partenza per l’applicazione di un sistema di verifica che ci vedrà nel prossimo futuro coprotagonisti nel tentativo di “migliorarci” l’un l’altro in modo costante efficiente e misurabile. Quale Direttore Sanitario della ASL Caserta 1, esprimo, intanto, il mio plauso non solo per l’impegno profuso ma, soprattutto per l’entusiasmo e la professionalità dal gruppo di lavoro dei dottori: Canzano Silvestro, Medico di Medicina Generale, Distretto 27 Del Monte Francesco P., Resp. U.O. Laboratorio Patologia Clinica P.O. Maddaloni. Greco Agostino, Medico di Medicina Generale, Endocrinologo, Distretto 25 Iodice Mauro, Endocrinologo Specialista Ambulatoriale. Lo Russo Francesco, Responsabile U.O. Medicina Interna P.O. Maddaloni. Scalzitti Fausto, Medico Medicina Generale. Distretto 32 Tazza Antonio, Medico di Medicina Generale. Distretto 30 Arcoraci Vincenzo, Ricercatore del Dipartimento Clinico e Sperimentale di Medicina e Farmacologia. Università di Messina Gambacciani Marco, Dipartimento ostetricia e ginecologia, Azienda Ospedaliera universitaria Pisana. Pasi Anna, Ginecologa, Unità di Valutazione Efficacia Clinica, ASL di Ravenna. Per quanto mi riguarda, assicuro che cercherò di porre in essere tutto ciò che renderà la più duratura possibile la comprovata efficacia della metodica e dei “mezzi” fin qui adottati. Il Direttore Sanitario Dott. Gennaro D’Aria Pag. 3 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 Gruppo Integrato di Lavoro – U.V.E.C. Canzano Silvestro, Medico di Medicina Generale, Distretto 27 Del Monte Francesco P., Resp. U.O. Laboratorio Patologia Clinica P.O. Maddaloni. Greco Agostino, Medico di Medicina Generale, Endocrinologo, Distretto 25 Iodice Mauro, Endocrinologo Specialista Ambulatoriale. Lo Russo Francesco, Responsabile U.O. Medicina Interna P.O. Maddaloni. Scalzitti Fausto, Medico Medicina Generale. Distretto 32 Tazza Antonio, Medico di Medicina Generale. Distretto 30 Hanno collaborato: Arcoraci Vincenzo, Ricercatore del Dipartimento Clinico e Sperimentale di Medicina e Farmacologia. Università di Messina Gambacciani Marco, Dipartimento ostetricia e ginecologia, Azienda Ospedaliera universitaria Pisana. Pasi Anna, Ginecologa, Unità di Valutazione Efficacia Clinica, ASL di Ravenna. Direzione scientifica del progetto Ezio degli Esposti, Responsabile Unità Valutazione Efficacia Clinica ASL Ravenna Responsabile del Progetto Michele Tari, Dirigente Responsabile Servizio Controllo Interno di Gestione. Coordinatore del progetto Salvatore Moretti, Direttore Responsabile Distretto n. 25. Elaborazione dati a cura del Servizio Controllo Interno di Gestione ASL CE1. Sig. Marcello Giuseppe; Sig. Pascarella Vincenzo Sig. Popolizio Giovanni Consulenza informatica: Ing. Stefano Buda Sig. Andrea Di Luccio Segreteria organizzativa: Sig.ra Maria Colomba Sibillo Pag. 4 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 La forza delle Evidenze Generalmente sono previsti sette livelli di qualità dell’evidenza: I. Evidenza da ampi Studi Controllati Randomizzatti (RTCs) ben condotti II. Evidenza da piccoli RCTs ben condotti III. Evidenza da studi di coorte ben condotti IV. Evidenza da studi caso-controllo ben condotti V. Evidenza da studi non controllati o scarsamente controllati VI. Evidenze controverse ma tendenti a favorire le raccomandazioni VII. Opinioni degli esperti Da esso scaturisce un sistema semplificato con quattro livelli di forza di evidenza condiviso dal G.I.L. per le raccomandazioni espresse ritenute maggiormente significative. Livelli di evidenza per le raccomandazioni più significative A: supportata da studi controllati e randomizzati (RCTs) B: supportata da studi controllati, non randomizati C: supportata da analisi decisionali (Evidenze da studi non controllati o evidenze controverse ma tendenti a favorire le raccomandazioni, studi osservazionali) D: supportata da opinioni di esperti Ari@nna (il nostro data-base di farmacoutilizzazione motivata) Specifiche: Data di inizio estrazione: 01/01/2003 Data di fine estrazione: 31/12/2003 Donne di età > 50 anni Codice ATC dei farmaci da estrarre: G03A, G03C, G03D, G03F, G03XC Codice ICD 9 di patologia 627, 733 Pag. 5 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 Tab 1. DESCRIZIONE DEL CAMPIONE Anno 2003 (tot medici 156) Donne > 50 anni in trattamento con Estroprogestinici o affette da osteoporosi / turbe climateriche ^ Popolazione totale Paz in trattamento per osteoporosi N° soggetti Età 37.443 4.606 67,0 ± 9,9 361 (7,8%) 60,3 ± 8,1 Non trattati con EP 4.245 (92,2%) 67,6 ± 9,8 Paz in tratt. Per turbe climateriche 1.244 58,6 ± 7,8 1.175 (94,5%) 58,7 ± 7,8 69 (5,5%) 58,1 ± 8,3 771 60,0 ± 8,8 Trattati con Estroprogestinici Trattati con EP Non trattati con EP Paz in tratt con EP per altre motivazioni ^ 214 soggetti riportano trattamenti sia per turbe climateriche che per osteoporosi, il Raloxifene è utilizzato da 60 persone ed in 50 di queste per osteoporosi. Commento: la scelta del trattamento con EP sembra essere orientata alla paziente con turbe climateriche. Tab. 2. Motivazioni d’uso di estroprogestinici in donne > 50 anni non affette da turbe climateriche o osteoporosi Distribuzione delle prescrizioni di Estroprogestinici in soggetti affetti da altre patologie (771) ICD9 Patologia 616 Mal. infiammatorie collo dell’utero, vagina e vulva n Prescrizioni % 501 23,8% % cum 23,8% 256 disfunzione ovarica 318 15,1% 39,0% 625 dolori e sintomi collegati con gli organi genitali femminili 300 14,3% 53,2% 626 turbe della mestruazione ed altre emorragie anomale V25 terapia estroprogestinica 242 115 11,5% 5,5% 64,7% 70,2% 624 disturbi non infiammatori della vulva e del perineo 623 disturbi non infiammatori della vagina 218 leiomioma uterino 629 altri disturbi degli organi genitali femminili 595 Cistite 041 infezioni in condizioni morbose classificate altrove 614 Mal. infiamm ovaio, tromba di falloppio 93 59 51 46 37 26 26 4,4% 2,8% 2,4% 2,2% 1,8% 1,2% 1,2% 74,6% 77,5% 79,9% 82,1% 83,8% 85,1% 86,3% 805 frattura della colonna vertebrale 24 1,1% 87,4% 621 disturbi dell’utero non classificati altrove 22 1,0% 88,5% 242 11,5% 100,0% 2102 100,0% Altro Totale Pag. 6 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 Tab. 3 prevalenza di osteoporosi in donne > 50 anni e relazione con uso di estroprogestinici. 18% EstroProg 16% 15,6% Osteoporosi 14% 14,4% 13,8% 12,8% 12% 11,5% 12,8% 12,3% 12,1% 10,4% 10% 8,4% 8% 7,7% 7,5% 5,6% 6% 5,6% 4,3% 4% 3,1% 2,0% 2% 1,2% 0,6% 0,8% 0% 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 75-79 80-84 85-89 > 90 Totale Commento: Al crescere della prevalenza di osteoporosi si riduce l’uso di estroprogestinici. Tab. 4. Stratificazione per etá dei soggetti trattati con estroprogestinici e presenza di osteoporosi Estroprogestinici si N° tot sogg Estroprogestinici no N° tot sogg 5941 % paz con Osteop 7,1% [50-54] anni 770 % paz con Osteop 12,3% [55-59] anni 514 22,2% 5586 11,2% [60-64] anni 309 19,1% 5250 12,4% [65-69] anni 224 17,9% 4998 14,2% [70-74] anni 155 18,1% 4794 15,5% [75-79] anni 84 20,2% 4203 13,6% [80-84] anni 32 15,6% 2630 12,7% [85-89] anni 8 25,0% 1227 10,3% >90 anni 6 16,7% 713 7,4% 2102 17,2% 35341 12,0% Totale Pag. 7 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 Analizziamo ora la tipologia di trattamento effettuato in soggetti affetti da Osteoporosi in trattamento o meno con estroprogestinici: TAb.5 Impiego di bifosfonati e FANS Pazienti osteoporotici Totale Estroprogestinici si 361 Estroprogestinici no 4245 Totale 4606 Bifosfonati 39 (10,8%) 690 (16,3%) 729 (15,8%) FANS 250 (69,3%) 3206 (75,5%) 3456 (75,0%) Commento: la scelta terapeutica si orienta solo nel 15.8% verso i bifosfonati e di questi solo il 10.8% in associazione con EP. TAb.6. Tipologia di trattamento effettuato in soggetti affetti da Osteoporosi: Impiego di bifosfonati stratificato per fasce d’età Bifosfonati si Bifosfonati no Totale [50-54] anni 28 3,8% 490 12,6% 518 11,2% [55-59] anni 62 8,5% 679 17,5% 741 16,1% [60-64] anni 95 13,0% 616 15,9% 711 15,4% [65-69] anni 116 15,9% 634 16,4% 750 16,3% [70-74] anni 159 21,8% 614 15,8% 773 16,8% [75-79] anni 146 20,0% 444 11,5% 590 12,8% [80-84] anni 88 12,1% 252 6,5% 340 7,4% [85-89] anni 23 3,2% 106 2,7% 129 2,8% >90 anni 12 1,6% 42 1,1% 54 1,2% 729 100,0% 3877 100,0% 4606 100,0% Totale Commento: la scelta terapeutica con bifosfonati cresce con l’aumentare dell’età. Pag. 8 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 Tab. 7. Utilizzo di FANS in soggetti affetti da osteoporosi trattati o meno con bifosfonati stratificato per fasce d’età Bifosfonati no Bifosfonati si [50-54] anni N° sogg 28 % paz FANS 71,4% N° sogg 490 % paz FANS 58,6% [55-59] anni 62 75,8% 679 65,8% [60-64] anni 95 77,9% 616 74,8% [65-69] anni 116 81,0% 634 79,7% [70-74] anni 159 84,3% 614 80,8% [75-79] anni 146 84,2% 444 83,3% [80-84] anni 88 80,7% 252 77,8% [85-89] anni 23 65,2% 106 69,8% >90 anni 12 83,3% 42 76,2% 3877 74,0% Totale 729 80,7% Commento: le pazienti in trattamento con bifosfonati utilizzano comunque FANS Tab. 8. Classi di farmaci utilizzati per osteoporosi in donne > 50 anni CLASSE FARMACOLOGICA ATC A12AX N prescr % prescr calcio, associazioni con altri farmaci 6439 42,0% vitamina D ed analoghi 3545 23,1% M05BA bifosfonati 3283 21,4% A12AA calcio 771 5,0% FANS tradizionali 259 1,7% G03XC ralossifene 172 1,1% M01AH coxib 161 1,1% M01AX nimesulide 127 0,8% G03CA estrogeni naturali e semisintetici, non associati 103 0,7% B01AB eparinici 47 0,3% A11HA altri preparati di vitamine 46 0,3% A02BC inibitori della pompa acida 30 0,2% 345 2,3% 15.328 100,0% A11CC M01AB-AC-AE Altro Totale Pag. 9 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 MENOPAUSA e MALATTIE CARDIOVASCOLARI MENOPAUSA Si indica l’arresto definitivo ed irreversibile delle mestruazioni, epifenomeno dell’esaurimento funzionale dell’attività follicolare ovarica CLIMATERIO Si indica il periodo di transizione tra la fase riproduttiva, caratterizzata dalla attività follicolare ovulatoria e quella non più fertile per esaurimento della funzione ovarica Età media di insorgenza della menopausa spontanea: 51,6 anni* LA MENOPAUSA SI CONSIDERA: • Tempestiva fra i 45 e i 53 aa. • Prematura fra i 40 e i 45 aa. • Precoce < 40 aa. (P.O.F.) • Tardiva > 53 aa. * negli USA (45-53) (Massac, Women Study) - in Italia (44-54) (Progetto Menopausa Italia ) PROFILO ORMONALE DELLA MENOPAUSA Riduzione dei livelli di: ESTRADIOLO (< 0.30 PG/ML) Incremento di: FSH – LH Livelli molto ridotti di: ANDROSTENEDIONE Modificazioni del rapporto: ANDROGENI/ESTROGENI 17β ESTRADIOLO(E2)/ESTRONE(E1) LA DIMENSIONE DEL PROBLEMA 01.01.1999 popolazione femminile: 29 milioni > 50 aa. 40% (11 milioni ca) > 65 aa. 20% (6 milioni ca) 2020 donne in postmenopausa = 50% Aspettativa di vita media della popolazione femminile: • anno 1850 circa 40 anni • “ 1900 circa 55 anni • “ 2000 81.3 anni SECONDO I DATI ISTAT 1994 la causa più frequente di morte nella donna al di sopra dei 50 aa. è la malattia cardio-vascolare 80% delle donne >50 aa. non fa regolare esercizio fisico 30% delle donne fuma e di queste il 3.3% più di 20 sig. die 35% delle donne è in sovrappeso, il 10% è affetto da obesità Pag. 10 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 IL RUOLO DELLA MEDICINA GENERALE 1. 2. 3. 4. Identificare la popolazione delle pazienti a rischio Stimare il rischio cardiovascolare Porre indicazione al trattamento Identificare i casi particolari da inviare allo specialista FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE età / sesso familiarità positiva per patologie cardiovascolari nei parenti di 1°grado con insorgenza precoce (< 50 anni) obesità/ elevato BMI scarsa attività fisica fumo di sigaretta ipertensione arteriosa : sistolica ⊇130 mmHg e/o diastolica ⊇ 80 mmHg dislipidemia trombosi arteriosa (cardiopatia ischemica, eventi ischemici, arteriopatia periferica) trombosi venosa profonda e/o embolia polmonare intolleranza glucidica / diabete /resistenza insulinica • • • • LDL & menopausa LDL aumenta del 10-20% in menopausa e il maggior incremento si verifica nella transizione Apo B è più alta in postmenopausa La composizione delle LDL cambia con la menopausa: LDL piccole e dense dal 10-13% al 30-49% Il rischio di patologie cardiovascolari aumenta di 3 volte nelle donne con LDL piccole e dense HDL & menopausa • La maggior parte degli studi riporta un lieve decremento delle HDL in menopausa • E’ il metabolismo delle HDL a essere modificato in menopausa (calo del 25% delle forme maggiormente anti-aterogeniche HDL2) • Esiste una forte correlazione inversa tra l’adiposità addominale e i livelli di HDL, soprattutto di tipo HDL2 Trigliceridi & menopausa • I TG durante la transizione menopausale • I TG aumentano nel periodo tra i 40 e i 69 anni nella donna, ma non nell’uomo (anche se nel maschio i TG • sono più alti), di un valore pari al 16% • I TG sono correlati in modo significativo al grasso addominale e alla resistenza insulinica. LA TERAPIA IPOCOLESTEROLEMIZANTE NELLA DONNA Raccomandazioni dell’American Heart Association/ACC (1999) su quando iniziare la terapia in base ai valori di colesterolo LDL Livelli di colesterolo LDL Pazienti nelle quali somministrare la terapia _____________________________________________________________________ ≥ 220 mg/dl Donne a basso rischio in premenopausa ≥ 190 mg/dl Donne in postmenopausa con meno di due fattori di rischio ≥ 160 mg/dl Donne in postmenopausa con 2 o più fattori di rischio Pag. 11 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 In Italia la prescrivibilità SSN della terapia ipocolesterolemizzante è determinata dalla Agenzia Italiana del Farmaco attraverso le Note. Obiettivi della terapia ipolipemizzante nella donna Raccomandazioni dell’AHA/ACC (1999) LDL HDL Trigliceridi Obiettivi primari In assenza di malattie cardiovascolari Basso rischio (<2 fattori Alto rischiodi rischio) (≥ fattori di In2presenza dirischio) malattie <160 mg/dl (ottimale <130 <130 mg/dl ≤ 100 mg/dl cardiovascolari Obiettivi secondari 35 mg/dl (ottimale ≥45 <200 mg/dl (ottimale ≤150 PESO CORPOREO & MENOPAUSA Effetto Eta’ • il peso, la massa grassa e la massa magra sono eta’-dipendenti • il metabolismo basale e la spesa energetica declinano con l’eta’ • La prevalenza del SOVRAPPESO aumenta significativamente in ciascuna decade di vita con declino nella 7°-8° decade • L’eta’ PERIMENOPAUSALE e’ critica = 0.55 kg/anno (RE Nappi, 2004) un Effetto Menopausa la massa grassa e la massa magra sono menopausa-dipendenti ( 2.5 kg massa grassa 3 kg massa magra in postmenopausa vs 1.0 kg massa grassa 0.5 kg massa magra in premenopausa; nessuna differenza di peso) minor attivita’ fisica maggior apporto calorico (RE Nappi, 2004) Anche in assenza di aumento di peso e indipendentemente dall’età si verifica: ↑ ADIPOSITA’ ADDOMINALE ↑ GIRO-VITA ↑ RAPPORTO VITA-FIANCHI (WHR) rappresenta un importante FATTORE DI RISCHIO PER SINDROME METABOLICA (RE Nappi, 2004) La Consensus AHA/ACC (Mosca,1999) ha dato le seguenti indicazioni: Raggiungere e mantenere un adeguato peso corporeo Target BMI: 18.5-24.9 Kg/m2 Donne con BMI fra 25 e 34.9 è auspicabile una circonferenza vita < 88cm Per quanto attiene il diabete mellito l’HERS study è giunto alle seguenti conclusioni: “nelle donne con malattie cardiovascolari, l’HRT (terapia ormonale sostitutiva) riduce l’incidenza del diabete del 35%.” Pag. 12 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 CARDIOPATIA ISCHEMICA E DONNA Nel sesso femminile vi sono una serie di caratteristiche nella epidemiologia e nella fenomenologia della cardiopatia ischemica che vengono di seguito riportate: La donna subisce la malattia quanto l’uomo, ma è decisamente più anziana (10-20aa. dopo l’uomo) Aumento della frequenza di associazione con ipertensione arteriosa e diabete Torace e cuore più piccoli, calibro più piccolo delle coronarie decorso più tortuoso, pareti più sottili Riduzione della frequenza della lesione aterosclerortica multivasale Angina pectoris e meno frequentemente IMA come quadro d’esordio Più difficile la diagnosi di C.I. (angina a coronarie indenni) Dolore toracico “atipico” Più frequente l’IMA fatale(39%vs31%), l’IMA silente,l’IMA “non Q” Aumento per mortalità acuta postIMA (le donne arrivamo più tardi in UTIC rispetto all’uomo) Riduzione della sensibilità e specificità dei tests diagnostici non invasivi PROVVEDIMENTI TERAPEUTICI Le iniziative terapeutiche atte a combattere i fattori di rischio per malattia cardiovascolare sono quelle che i medici devono perseguire oltre alla terapia con HRT che verrà trattata congiuntamente a quella dell’ osteoporosi in un approccio globale al problema. Pag. 13 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 MENOPAUSA E DISTURBI DEL METABOLISMO OSSEO Osteoporosi : definizione “L’osteoporosi è una malattia dello scheletro, caratterizzata dalla compromissione della resistenza dell’osso, che predispone il malato ad un aumento del rischio di fratture.” LE DIMENSIONI DEL PROBLEMA L'incidenza di osteoporosi aumenta con l'età sino ad interessare la maggior parte della popolazione oltre l'ottava decade di vita (WHO Report, 1994). Il "life time risk" di andare incontro ad una tipica frattura osteoporotica a carico del polso distale, corpi vertebrali o femore prossimale è del 15% circa per ogni sito e del 40% per un qualsiasi sito (Melton et al 1992). L'incidenza di fratture di femore, corretta per l'età, nella popolazione italiana è simile a quella di altri paesi del centro-Europa o degli USA, con una prevalenza di circa 1.2 milioni di donne con fratture vertebrali e di 180.000 donne con pregressa frattura di femore (Rossini e Adami, 1999; O’Neill et al 1996)). L'incidenza di fratture osteoporotiche nei maschi è pari ad un terzo di quella riscontrata nelle femmine (Melton et al 1992). I costi sociali delle fratture di femore sono enormi conducendo all'inabilità un terzo degli ammalati e rappresentando una delle cause più comuni di mortalità tra gli anziani (NOF, 1998). IL RUOLO DELLA MEDICINA GENERALE Porre il sospetto di osteoporosi in condizioni cliniche particolari Riconoscere i pazienti a rischio Confermare la diagnosi di osteoporosi Porre indicazione alla terapia Monitorare la terapia nell’ osteoporosi Fattori di rischio maggiori Per donne e uomini di ogni età: Precedenti fratture da fragilità (causate da trauma lieve) o riscontro radiologico di fratture vertebrali. Riscontro radiologico di osteoporosi Terapie croniche (attuate o previste) con: Cortico-steroidi sistemici (per più di 3 mesi a posologie >/= 5 mg/die di equivalente prednisonico). Levotiroxina (a dosi soppressive). Antiepilettici. Anticoagulanti (eparina). Pag. 14 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 Immunosoppressori. Antiretrovirali. Sali di litio. Agonisti del GnRH. Patologie associate ad osteoporosi Malattie endocrine con rilevante coinvolgimento osseo (amenorrea primaria non trattata, amenorrea secondaria per oltre un anno, ipogonadismi, iperparatiroidismo, ipertiroidismo, sindrome di Cushing, acromegalia, diabete giovanile). Sindromi da denutrizione. Sindromi da malassorbimento intestinale, malattie infiammatorie intestinali croniche severe, epatopatie croniche colestatiche. Insufficienza renale cronica, sindrome nefrosica, nefrotubulopatie croniche e ipercalciuria idiopatica. Emopatie con rilevante coinvolgimento osseo (mieloma, linfoma, leucemia, thalassemia, mastocitosi). Reumatismi infiammatori cronici (artrite reumatoide e patologie correlate) e connettiviti sistemiche. Patologie genetiche con alterazioni metaboliche e displasiche dell’apparato scheletrico. Trapianto d’organo. Allettamento e immobilizzazioni prolungate (>3 mesi). Limitatamente a donne in menopausa: Menopausa prima di 45 anni Magrezza: indice di massa corporea < 19 kg/m2 o peso < 57 kg. Anamnesi familiare materna di frattura osteoporotica in età inferiore a 75 anni Fattori di rischio minori per le donne in menopausa Età superiore a 65 anni Anamnesi familiare per severa osteoporosi Magrezza (indice di massa corporea < a 20 kg/m2 o peso < 65 kg Periodi superiori a 6 mesi di amenorrea premenopausale Inadeguato apporto di calcio Carenza di vitamina D Fumo Abuso alcolico (>60 g/die di alcool) La presenza di 3 o più fattori di rischio minori può corrispondere ad un fattore di rischio maggiore. Principali fattori di rischio per una massa ossea inferiore a quella attesa per l’età: 1. 2. 3. 4. Familiarità per osteoporosi Menopausa precoce Magrezza (< 57 kg o BMI < 20) Storia di varie condizioni morbose responsabili di osteoporosi secondarie ipertiroidismo, terapia cortisonica, iperparatiroidismo primitivo, insufficienza renale, malassorbimenti intestinali, malnutrizione, ecc) 5. Protratta immobilizzazione Pag. 15 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 Fattori di rischio di osteoporosi associati ad un rischio di frattura sproporzionatamente elevato : Pregressa frattura osteoporotica Familiarità per fratture osteoporotiche Fumo di sigarette Uso di corticosteroidi o Morbo di Cushing Fattori di rischio di frattura del tutto indipendenti dalla massa ossea: Età Abuso di benzodiazepine Uso di anticonvulsivanti Scadenti condizioni di salute FISIOPATOLOGIA DELL’OSTEOPOROSI POSTMENOPAUSALE Gli ormoni sessuali femminili (prevalentemente l’estradiolo) sono importanti modulatori del metabolismo scheletrico sia nella donna che nel maschio. La carenza di estrogeni nel climaterio raddoppia il rimodellamento osseo L’aumento del rimodellamento dopo la menopausa determina una perdita di massa ossea che può essere interamente recuperata entro 6-18 mesi ripristinando il normale turnover scheletrico con terapia ormonale sostitutiva o con altri inibitori del turnover osseo. DIAGNOSI DI OSTEOPOROSI La densitometria ossea rappresenta la tecnica di quantificazione della massa ossea e quindi il test diagnostico di osteoporosi e di rischio di frattura come la misurazione pressione arteriosa serve per diagnosticare la presenza di ipertensione e quindi il rischio di ictus. 1. Per la WHO (WHO Report 1994) la diagnosi di osteoporosi si basa sulla valutazione della densitometria ossea raffrontata a quella media di donne adulte sane (Picco di massa ossea). 2. L’unità di misura è rappresentata dalla deviazione standard dal picco medio di massa ossea (T-score) o dal valore medio di soggetti di pari età e sesso (Z-score). 3. È stato osservato che il rischio di frattura inizia ad aumentare in maniera esponenziale con valori densitometrici di T-score < -2.5 DS, che secondo la WHO rappresenta la soglia per diagnosticare la presenza di osteoporosi. 4. Le tecniche densitometriche più raccomandabili per la diagnosi di osteoporosi sono quelle tipo DXA e ad ultrasuoni. Ogni sito scheletrico valutabile (polso, colonna e femore) fornisce indicazioni adeguate per valutare la presenza di osteoporosi ed il rischio conseguente di frattura. 5. La radiologia convenzionale non è utilizzata nella diagnostica precoce dell’osteoporosi in quanto essa si manifesta quando la perdita di massa ossea raggiunge circa il 30% mentre la valutazione morfometrica è indicata essenzialmente nella valutazione di fratture dei corpi vertebrali. L’indagine densitometrica è pertanto indicata nelle seguenti condizioni cliniche: 1. Menopausa precoce (<45 anni) 2. In previsione di prolungati (>3 mesi) trattamenti corticosteroidei (>5 mg/die di prednisone equivalenti) 3. Donne in postmenopausa con anamnesi familiare positiva per fratture da fragilità prima di 75 anni di età. 4. Riscontro radiologico di osteoporosi Pag. 16 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 5. 6. 7. 8. 9. Donne in postmenopausa con ridotto peso corporeo (<57 Kg) o indice di massa corporea <19 Kg/m² Condizioni associate ad osteoporosi Precedenti fratture da fragilità Donne di età >65 anni Un controllo densitometrico non è di solito giustificato prima di 12 mesi. LE TECNICHE DI MISURAZIONE DELLA MASSA OSSEA Tecniche densitometriche In numerosi studi prospettici è stato dimostrato che la densità minerale ossea (BMD) fornisce la più accurata stima del rischio di frattura. La relazione tra BMD e rischio di frattura è nettamente superiore a quella tra colesterolemia e rischio di infarto del miocardio o tra ipertensione arteriosa e rischio di ictus (rischio relativo e quartile di distribuzione) La densità minerale ossea (BMD) esprime la massa minerale per area ossea sottoposta a scansione (g/cm2). Viene definita impropriamente “densità” , non tenendo in realtà in alcun conto lo spessore dell’osso misurato. Poiché la resistenza meccanica dell’osso dipende anche dalle sue dimensioni, la BMD si è sempre confermata la misura più utile dal punto di vista diagnostico (Adami e Kanis 1995). La densità ossea volumetrica (g/cm3) può essere valutata solo con la tomografia ossea computerizzata quantitativa. Non è al momento considerato utile, in termini di rapporto costi/beneficio, uno screening densitometrico generalizzato. C’è invece ampio consenso nel consigliare l’indagine densitometrica su base individuale, considerata l’età e l’eventuale presenza di fattori di rischio. Le densitometrie tradizionali : Includono la densitometria a singolo e doppio raggio X (SXA o DXA). La quasi totalità degli strumenti densitometrici operanti attualmente in Italia sono di tipo DXA. Il coefficiente di variazione (CV) in vitro delle tecniche DXA è del 1-2% con un errore di accuratezza del 5-8% (WHO Report). L’esposizione radiologica varia da 1 a 5 µSv. Tomografia Assiale Computerizzata (TAC) ossea quantitativa: E’ l’unica tecnica che consente di misurare la densità minerale ossea vera (o volumetrica, g/cm3). Con le tecniche disponibili vengono valutati i corpi vertebrali, il polso ed il femore distali. Non è mai stata documentata la capacità di queste misurazioni di predire il rischio di frattura. Densitometria ad ultrasuoni: La tecnica ad ultrasuoni (US) offre vantaggi per i costi molto contenuti e l’assenza di raggi X. La capacità diagnostica in termini di predizione prospettica del rischio di frattura di questa tecnica applicata al calcagno appare essere sovrapponibile a quella della DXA in termini di predizione del rischio di frattura in studi prospettici. La capacità della tecnica US di monitorare le variazioni della massa ossea non è documentata , ma è verosimilmente simile a quella della DXA. Attualmente sono disponibili 4-5 strumenti che si differenziano anche per sito di valutazione (caviglia, ossa lunghe, falangi). Pag. 17 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 La precisione e la sensibilità dall’esperienza degli operatori. dell’ultrasonometria ossea quantitativa sono condizionate Sito scheletrico da valutare con la densitometria ossea tipo DXA I siti scheletrici valutabili con tecniche DXA sono il radio prossimale, il femore prossimale e la colonna lombare. Il “total body” BMD non è mai stato validato per il rischio di frattura. La densitometria della colonna lombare è più sensibile alle modificazioni longitudinali ed è quindi preferita nel monitoraggio della massa ossea postmenopausale o in corso di terapia cortisonica. La densità femorale (“total hip” o collo femorale) ha la più elevata accuratezza diagnostica. La densità radiale ha una discreta accuratezza diagnostica e costi contenuti. Osteoporosi : definizione in base alla densità ossea L’osteoporosi si definisce secondo i livelli di densità ossea rispetto al picco della donna giovane normale (T score) : normale : BMD entro 1 Deviazione Standard osteopenia : BMD < -1 DS ma > - 2.5 DS osteoporosi : BMD < - 2.5 DS osteoporosi conclamata (stabilizzata) : BMD < - 2.5 DS con fratture (Società Italiana Osteoporosi 1994) Monitoraggio della massa ossea MONITORAGGIO DENSITOMETRICO DELLA MASSA OSSEA 1. La valutazione delle variazioni della massa ossea nel tempo possono essere utili sia per monitorare l’efficacia di una eventuale terapia sia per individuare soggetti che stanno perdendo osso ad una velocità eccessiva. 2. La velocità di perdita ossea varia molto tra pazienti e potrebbe rappresentare un fattore di rischio indipendente di frattura. 3. L’intervallo di tempo necessario per rilevare una variazione della massa ossea nel tempo dipende dalla velocità della variazione nel sito scheletrico in esame e dal “CV individualizzato” (CV% x 2.7) della tecnica. NOF, 1998 Precisione della tecnica (CV%) Variazione attesa della massa ossea (%) Differenza tra le due (1) misure Distanza (anni) raccomandata tra le due misure 1 1 2.77 2.77 1 3 2.77 0.92 3 1 8.32 8.32 3 3 8.32 2.77 (1)Le due misurazioni debbono differire di un valore superiore a quello indicato per poter essere ritenute reali e non mera espressione dell’errore della tecnica. Pag. 18 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 Indagini bioumorali per la diagnosi differenziale di Osteoporosi Valutazione del turnover osseo Il turnover osseo può essere stimato misurando i “markers” ossei. Questi ultimi si dividono in markers della neoformazione (es.: osteocalcina e fosfatasi alcalina) e del riassorbimento (es.: idrossiprolina, deossipridinoloina libera e legata a polipeptidi) . Il ruolo dei markers nella gestione dell’osteoporosi è ancora in gran parte sperimentale. I markers possono essere di qualche aiuto solo laddove sia desiderabile verificare per terapie con forti inibitori del turnover osseo (ad esempio: bisfosfonati o terapia ormonale sostitutiva) la biodisponibilità o la compliance. Nei pazienti nei quali sia presente una grave osteoporosi non spiegata dalla presenza di fattori di rischio adeguati va sempre esclusa la secondarietà dell’osteoporosi. Nella maggior parte dei casi l’anamnesi e l’esame obiettivo indirizzano le procedure diagnostiche da eseguire, tuttavia l’osteoporosi può essere l’unica manifestazione di una malattia come il mieloma multiplo o altre malattie maligne, l’iperparatiroidismo primitivo, l’ipertiroidismo specie nell’anziano, l’insufficienza renale, sindromi da malassorbimento, ipercalciuria idiopatica, ipogonadismo maschile, Morbo di Cushing. Esami di I° livello risolutivi per indirizzare verso la diagnosi corretta nel 90% dei casi: 1. Calcemia, fosforemia, emocromo, creatininemia, VES e proteine frazionate, Fosfatasi alcalina. Indagini di 2° livello : Cortisoluria, FT4 e TSH, testosterone libero (nei maschi), calciuria , PTH e 25 OH- vitamina D. PREVENZIONE -TRATTAMENTO DELL'OSTEOPOROSI POSTMENOPAUSALE La prevenzione dell’osteoporosi consiste nelle misure tese ad impedire o rallentare la comparsa dell’osteoporosi. Per trattamento si intendono invece i provvedimenti rivolti ai soggetti già osteoporotici, con o senza fratture preesistenti, ad elevato rischio di prima o ulteriore frattura. Gli obiettivi dei programmi di prevenzione : 1. favorire la crescita scheletrica per consentire il raggiungimento del massimo sviluppo osseo alla maturità 2. prevenire la perdita ossea nel corso dell’invecchiamento 3. prevenire il deterioramento microstrutturale dello scheletro 4. prevenire le fratture Misure non farmacologiche A. Dieta con adeguato apporto di calcio. Se l’apporto calcico con la dieta è insufficiente, sono consigliabili supplementi con sali di calcio. La dose giornaliera raccomandata varia a seconda dell’età ma è generalmente compresa tra 1000-1500 mg. Non sono consigliabili dosaggi superiori a 2500 mg/die. B. Mantenimento di un adeguato status di vitamina D. La prevalenza di ipovitaminosi D in Italia è molto elevata soprattutto nella popolazione anziana; un trattamento con 400-800 Unità/die può essere raccomandato anche senza aver preliminarmente controllato i livelli di 25 OH-vitamina D Pag. 19 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 C. D. E. F. serica. L’uso dei metaboliti attivi della vitamina D non è indicato per la prevenzione dell’ipovitaminosi D. . Attività fisica regolare. L’esercizio fisico sotto carico favorisce lo sviluppo osseo nei giovani; nei soggetti anziani con attività a basso impatto, si possono avere effetti benefici sulle capacità funzionali, migliorando forza muscolare, agilità e mobilità, può prevenire le cadute. Meno utile per il trofismo osseo è l’attività non sotto carico (nuoto, ciclismo). Limitazione o cessazione del fumo. Il fumo ha vari effetti dannosi sull’osso (aumenta la degradazione degli ormoni sessuali, accelera la menopausa, i fumatori sono più magri) e rappresenta un fattore di rischio per le fratture osteoporotiche Riduzione dell’incidenza di cadute. La maggior parte delle fratture deriva da una caduta. La riduzione dei fattori di rischio per caduta può ridurre la frequenza di cadute in soggetti anziani dal 30% al 60%. Riduzione dell’impatto delle cadute. Protettori esterni dell’anca (hip protectors) possono ridurre l’incidenza di fratture del femore in soggetti anziani di circa il 60%. Il limite principale dei protettori esterni è legato alla scarsa accettazione da parte degli anziani. Pertanto, il loro uso è limitato a soggetti selezionati. Misure farmacologiche : 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Calcio e vitamina D Selective Estrogen Receptor Modulators (SERM) Bisfosfonati: Alendronato - Risedronato Altri bisfosfonati Calcitonina Fluoruri Altri farmaci Terapia ormonale sostitutiva (TOS) = (HRT: hormon replacement terapy) 1. Calcio e vitamina D. La somministrazione di sali di calcio associato a vitamina D riduce significativamente il rischio di fratture non vertebrali e di femore in anziani istituzionalizzati; negli anziani non istituzionalizzati i dati sono contrastanti. 2. Selective Estrogen Receptor Modulators (SERM). I composti di questa classe hanno un effetto estrogeno-simile a livello di alcuni tessuti-bersaglio (osso in particolare) ed effetti antagonisti su altri (utero, mammella). Il Raloxifene è attualmente l’unico SERM disponibile in commercio, è indicato nella prevenzione della perdita ossea postmenopausale. Per la prevenzione delle fratture, il farmaco si è dimostrato in grado di ridurre del 30-50% le fratture vertebrali (sia nelle donne con precedenti fratture, sia nelle donne con osteoporosi densitometrica), già entro un anno; non sono stati osservati effetti significativi sulle fratture extravertebrali (compresa la frattura di femore). Sono in fase di svolgimento studi per valutare gli effetti extraossei del farmaco (su apparato cardiovascolare e mammella) (Evidenza tipo A) 3. Bisfosfonati: (Evidenza tipo A) Alendronato. La terapia con alendronato è risultata efficace sia nella prevenzione che nella terapia dell’osteoporosi, con risultati confermati da numerosi trials clinici randomizzati di ampie dimensioni. L’alendronato previene la perdita di massa ossea postmenopausale ed aumenta la densità minerale di circa il 5-10%. La dose giornaliera consigliata per la prevenzione è di 5 mg. Per quanto riguarda il trattamento dell’osteoporosi conclamata, Pag. 20 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 l’alendronato riduce di circa il 40-50% l’incidenza di fratture vertebrali (radiologiche e sintomatiche) e non-vertebrali (femore e radio) sia in donne postmenopausali con precedenti fratture vertebrali (Black et al, 1996), sia in quelle con osteoporosi densitometrica (Cummings et al., 1998). La riduzione delle fratture si osserva già dopo 12-18 mesi di terapia (Black et al., 2000). Il dosaggio approvato per la prevenzione delle fratture è 10 mg al giorno. Un recente trial clinico in donne osteoporotiche ha osservato che gli effetti sul turnover e sulla densità minerale ossea della somministrazione di 70 mg una volta alla settimana sono sovrapponibili a quelli ottenuti con 10 mg ogni giorno (Schnitzer et al., 2000). Nei soggetti in terapia cortisonica e nei maschi osteoporotici l’alendronato è risultato efficace sia nel prevenire la perdita ossea sia nel ridurre le fratture vertebrali (Saag et al 1998, Adachi et al., 2000). Risedronato. Il risedronato aumenta la densità ossea a livello di femore e colonna del 3-6% e riduce del 40-50% l’incidenza di fratture vertebrali e di circa il 30% l’incidenza di fratture non vertebrali e del femore nei pazienti con osteoporosi conclamata (Harris et al, 1999; Reginster et al., 2000; McClung et al., 2001). L’effetto è evidente già entro un anno. Il farmaco previene la perdita di massa ossea e riduce l’incidenza di fratture vertebrali anche nei soggetti trattati con glucocorticoidi (Reid et al., 1999). Il risedronato è quindi indicato nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi postmenopausale e da glucocorticoidi. La dose consigliata per tutte le indicazioni è di 5 mg al giorno. 4. Altri bisfosfonati. I dati sull’efficacia di altri bisfosfonati (etidronato, clodronato) nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi sono limitati. 5. Calcitonina. La terapia con calcitonina riduce il turnover osseo e, a dosi adeguate per via parenterale, aumenta la massa ossea. Per la prevenzione delle fratture mancano a tutt’oggi documentazioni di efficacia (NOF, 1998). L’unico trial clinico randomizzato sulla prevenzione delle fratture vertebrali con calcitonina somministrata per spray nasale ha fornito risultati dubbi. 6. Fluoruri. La somministrazione di sali di fluoro determina aumenti consistenti della massa ossea trabecolare ma non di quella corticale. L’effetto sul rischio di frattura è controverso e talora persino negativo. 7. Altri farmaci. Per altri farmaci utilizzati per la prevenzione-terapia dell’osteoporosi (ipriflavone, steroidi anabolizzanti, metaboliti idrossilati della vitamina D, sali di Stronzio, etc) non sono disponibili dati convincenti sulla prevenzione delle fratture. 8. Terapia ormonale sostitutiva (TOS) = (HRT : hormon replacement terapy) (Evidenza tipo A) La terapia ormonale sostitutiva previene la perdita di massa ossea ad ogni età. La compliance e tollerabilità al trattamento è maggiore nei primi anni dopo la menopausa e diminuisce con l’avanzare dell’età quando più pressante diviene l’indicazione per la prevenzione dell’osteoporosi. ( Lindsay R. Lancet. 1976;1:1038-41.) I dati epidemiologici suggeriscono che la terapia sostitutiva riduce di circa il 50% l’incidenza di fratture vertebrali e di circa il 30% l’incidenza di fratture di femore nelle donne in trattamento. (Weiss, 1980*;Johnson, 1981; Paganini-Hill, 1981; Kreiger, 1982; Kiel, 1987; Naessén, 1990; Cauley, 1995; Michaëlsson, 1998) Pag. 21 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 Sintesi degli orientamenti attuali in tema di HRT Lo studio Women’s Health Initiative (WHI) ha affermato che: NON ESISTE LA HRT IDEALE. LA TERAPIA DEVE ESSERE PERSONALIZZATA. L’INDICAZIONE, L’ETA’ E LE CARATTERISTICHE DELLA DONNA SONO I CARDINI DELLA SCELTA DEL TRATTAMENTO. L’HRT IN PARTICOLARE E LA FARMACOPREVENZIONE IN GENERALE DEVONO ESSERE SEMPRE VALUTATE NELL’OTTICA DEL RAPPORTO RISCHIO/BENEFICIO. Inoltre conferma la necessità della supplementazione di calcio nella terapia dell’osteoporosi con HRT. RACCOMANDAZIONI PER LA PRATICA CLINICA Position statement (september 2003) NAMS Aree di consenso: 1. L’indicazione primaria per la Terapia Estrogenica o Estroprogestinica sistemica rimane la presenza di sintomatologia climaterica moderata-severa. 2. L’EPT non deve essere usata per la prevenzione primaria o secondaria della patologia coronaria. 3. L’ET non deve essere usata per la prevenzione primaria o secondaria dello stroke. 4. Ci sono definitive evidenze che la EPT è efficace nel ridurre il rischio di fratture osteoporotiche in postmenopausa. 5. La menopausa precoce e la P.O.F. possono beneficiare della EPT Posizione congiunta di alcune associazioni mediche italiane : ( E.M.A.S., S.I.M., I.M.S., Si.Gi.Te, S.I.M.G.) L’HRT ( hormon replacement terapy) è indicata nella: 1. Menopausa precoce 2. Menopausa tempestiva con sintomatologia che crea disagio significativo 3. Trattamento delle donne con elevato rischio di frattura osteoporotica Pag. 22 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 PERDITA DI MASSA OSSEA PERIMENOPAUSALE OLIGOMENORRHEA OLIGOMEN + HRT EUMENORRHEA 1200 1100 0 6 L2-L4 BMD mg/cm2 1150 1050 12 18 24 TERAPIA ORMONALE SOSTITUTIVA (HRT) : indicazioni 1. Menopausa precoce 2. Menopausa tempestiva con sintomi che creano disagio significativo 3. Trattamento nella fase iniziale della m. in pz con osteoporosi e aumentato rischio di frattura su base osteoporotica (valutazione di efficacia, rischi, costo e tollerabilità in relazione alla lunga durata del trattamento) Usare la minima dose efficace Progestinico per 12-14 gg. nelle donne con utero Rivalutare periodicamente la situazione clinica Sospendere gradualmente i dosaggi al momento opportuno Valutazione basale e follow-up: La TOS non prevede esami preliminari, se non quelli indicati dal curante sulla base delle caratteristiche anamnestiche e cliniche di ogni singolo soggetto. Il follow-up della TOS deve essere personalizzato sempre a giudizio del curante. Si consiglia : • valutazione clinica della risposta alla terapia a tre mesi; • controllo clinico ogni anno circa; • esame mammografico annuale; • valutazione endometriale in caso di comparsa di sanguinamento anomalo; isteroscopia con biopsia endometriale – eco transvaginale. • Esami ematochimici solo in presenza di patologie documentate o fattori di rischio; • densitometria ossea Pag. 23 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 Controindicazioni alla HRT Controindicazioni assolute • perdite ematiche atipiche non diagnosticate • adenocarcinoma endometriale in atto • tumore mammario • flebiti e tromboflebiti acute o recenti • patologia tromboembolica in atto (compresa la fibrillazione atriale) • epatiti acute ed epatopatie croniche persistenti • esame pelvico con sospetta patologia annessiale • porfirie • gravidanza certa o presunta Controindicazioni relative o per le quali non vi è consenso unanime • K endometrio I° stadio dopo terapia adeguata • Endometriosi intestinale • Fibromi multipli o fibroma di diametro >5 cm, se asintomatico • LES non stabilizzato • Otosclerosi • Cefalea di tipo emicranico • Ipertensione arteriosa non studiata • Flebiti gravi pregresse • Storia di tromboembolie • Spiccata familiarità per trombosi venosa profonda • Spiccata varicosità arti inferiori Controindicazioni relative, limitatamente all’uso di estrogeni orali • Ipertensione arteriosa non controllata adeguatamente • Colelitiasi, anche se asintomatica • Pregressa colestasi gravidica • Ipertrigliceridemia (>200 mg/dl); familiarità per ipertrigliceridemia Elementi da considerare nel porre indicazione all’HRT • • • • • Entità dell’influenza sulla qualità della vita (vampate, umore, memoria, disturbi vaginali etc.) Entità della riduzione di rischi per la salute (osso, app. cardiovascolare, colon) Entità di possibile aumento di rischi per la salute (seno, endometrio) Eventuali controindicazioni Validità delle alternative nel caso specifico Indicazioni per una scelta preferenziale delle vie di somministrazione della HRT Estrogeni per os: • Ipercolesterolemia • Basse HDL, alte LDL Estrogeni TTS: • Ipertensione arteriosa • Epatiti croniche in fase di quiescenza • Colangiopatie • Ipertrigliceridemia • Diabete, iperinsulinemia Pag. 24 Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 Estrogeni vaginali: • Per sintomi e prevenzione della distrofia • Nelle pazienti con incontinenza urinaria (buon miglioramento per incontinenza con urgenza, scarso sulla incontinenza da stress) • Nelle pazienti che abbiano in previsione un intervento chirurgico sul tratto genitale inferiore • Epatiti croniche in fase di quiescenza Progesterone per os: • Migliore scelta attuale • Migliore maturazione endometriale • Più marcato effetto sulla massa ossea (per quelli androgenici) Progesterone TTS: • Epatopatie croniche Progesterone vaginale: • Epatopatie croniche Criteri di scelta per la terapia ormonale in una donna in periodo climaterico: 1. Premenopausa 1. 2. Perimenopausa Contraccettivi orali a basso dosaggio 2. Progestinici a cicli, Terapia estroprogestinica sequenziale 3. Terapia estro-progestinica sequenziale 3. Postmenopausa (1-5 anni) 4. Postmenopausa (5-10 anni) 4. Terapia estro-progestinica sequenziale Terapia combinata continuativa Durata del trattamento La durata ottimale dell’HRT per la prevenzione e la terapia dell’osteoporosi non è nota. L’orientamento attuale è rappresentato dalla prescrizione di HRT per un periodo definito all’inizio della menopausa per poi passare ad un’altra terapia che non sia associata ad effetti collaterali a lungo termine come suggerito nel diagramma . PREVENZIONE E CURA DELL’OSTEOPOROSI NEL CLIMATERIO perimenopausa Sintomi soggettivi menopausa postmenopausa OCs, Progestins, HRT HRT- Basse dosi Raloxifene BisFosfonatI 45 50 60 Pag. 25 70 80 90 anni Versione 1. del 24/12/2004 20.55.00 Schemi di trattamento A. Terapia estrogenica (da sola): pz. Isterectomizzate B. Terapia estroprogestinica: Pz. non isterectomizzate. C. Sequenziale continua o ciclica : lo schema sequenziale prevede l’assunzione di un progestinico solo per un periodo di 12-14 giorni, in associazione al preparato estrogenico assunto continuativamente (continuo) o con una pausa ( ciclico). D. Combinata continua o ciclica: lo schema combinato prevede l’assunzione contemporanea di un preparato estrogenico e di un preparato progestinico con pausa ( ciclico) o senza (continuo). L’orientamento attuale è verso l’uso di estrogeni a basse dosi in quanto è stata dimostrata una significativa riduzione del rischio di frattura con una riduzione degli effetti collaterali. (W Wasnich RD, Miller PD, J Clin Endocrinol Metab 2000;85:231-6.) E. Tibolone. Altre Terapie per l’osteoporosi: 1. Supplementazione di calcio e vitamina D ( 600 mg. di calcio e 400 UI di vit. D3) 2. Bisfosfonati : per via orale: alendronato (70 mg/settimana), risendronato (5mg/die), per via iniettiva: clodronato 100 mg. ( 1 fl. ogni 1-2 settimane) 3. Raloxifene : 60 mg./die per via orale. Bibliografia 1. Cooper C, et al. Osteoporos Int. 1992;2:285-9. 2. The Writing Group for the PEPI Trial. JAMA. 1996;276:1389-96. 3. Cauley et al, for Writing Group for the Women’s Health Initiative Investigators. JAMA. 2003;290:1729-38 4. PEPI TRIAL.Jama 1995;273:199.208 5. NIH Consensus Development Panel on Osteoporosis. JAMA 285 (2001): 785-95 6. Stephen H. et al. for the Heart and Estrogen/progestin Replacement Study (HERS) Research Group. JAMA - 1998; 280: 605-613 7. Sernbo I, Johnell O. Osteoporos Int. 1993;3:148-53. 8. Marshall D, et al. BMJ. 1996;312:1254-9. 9. Dawson-Hughes B, et al. N Engl J Med. 1990;323:878-83. 10. Delmas PD, et al. J Bone Miner Res. 2000;15(suppl 1):S556. 11. Randell KM, Honkanen RJ, Komulainen MH, Tuppurainen MT, Kroger H, Saarikoski S. Clin Endocrinol (Oxf) 2001 Jun;54(6):769-74 12. Lees and Stevenson. Osteoporosis Int 2001; 12: 251-58 13. 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