IL VOTO PLURIMO

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IL VOTO PLURIMO
IL VOTO PLURIMO
L'esperimento di voto plurimo che il Belgio va facendo
da pochi anni minaccia d'esser breve. Mentre ancora se ne
parla e neanche si sa decidersi a studiarlo a fondo in Italia,
i socialisti del Belgio continuano a percuotere, con le catapulte
dei loro discorsi altisonanti, le mura di questa «cittadella del
privilegio», e se è vero che nelle future elezioni si uniranno
loro i democratici cristiani, per sostenere, come'essi dicono,
le pur et simple, il suffragio universale uguale, la fine della
egemonia, che pareva cosi salda e sicura, del partito conservatore e del voto plurimo, creatura sua e- sua forza, potrebbe
essere molto vicina. Però chi conosce a fondo quel paese non
crederà così facilmente alla voce diffusa ed alimentata, più che
da precise circostanze di fatto, dalla solidarietà del socialismo
in tutti gli Stati. II.voto plurimo dura e durerà nel Belgio,
e, di certo, prima che distrutto, sarà altrove imitato.
I. Carlo Benoist, nel suo leggiero e brillante studio sulla
« Crisi dello Stato moderno >, ha riassunto meglio dei molti
che li avevano già designati, gli inconvenienti ed i pericoli
del suffragio universale. E uno strumento anarchico ed inorganico ; un' arma accaparrata da tutti gli agitatori, soggètta
a tutte le tentazioni del denaro. Corrotto e corruttore a sua
volta, il suffragio universale, da un intero paese in balìa di
pochi mestieranti della politica, che ne possono fare il più
triste e sciagurato governo. Indi una rappresentanza punto
sincera, violenta, od alterata, una legislazione impulsiva ed
incoerente, un governo precario, costretto a vivere di continue, meschine transazioni d' anticamera, uno Stato incerto,
tentennante, squilibrato, che ogni colpo di vento può rovesciare.
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-Nessun suffragio politico è davvero -meno, universale di
quello che pomposamente si veste di quésto nome ; nessuno è
meno libero di questo, che si vanta strumento e coefficente .
essenziale di libertà. Il suffragio universale ha un lato tragico
ed un lato comico; quantunque, volte non costituisca un formidabile pericolo, è una ridicola' mistificazione, salvo ad essere
•per lo più l'una cosà e l'altra insieme. Laonde ne esce una
rappresentanza nulla, una legislazione piena di lacune e di
contraddizioni, un governo impotente,; ed il paese vero è soppresso o messo alla balìa di. un paese illegale di politicanti..
Così si illumina il maggior problema politico, che si impone agli uomini di.Stato ed ai Parlamenti non solo dove il
voto politico è veramente universale, ma dovunque s'avvia ad
esser tale ed è già molto largo. Al suffragio universale fittizio, menzognero, inorganico; bisogna sostituire un: suffragio
universale organico. Un paese libero, dove il suffragio politico
sia stato allargato una volta, non ha più -la podestà di restringerlo ; imperocché molti cittadini possono rimanere più ó men
lungamente esclusi da ogni partecipazione al potere politico, non
già esserne esclusi, per artificio di legge, dopo che lo hanno esercitato. Indi un succedersi sempre più fitto di studi, di esperienze, di proposte per regolare e disciplinare il suffragio universale.
Nella scienza e nell'arte del governo è venuta a' di nostri prevalendo la dottrina per cui il suffràgio non si considera
più come un diritto, né soltanto come un dovere del cittadino;
ma si tiene in contò d?un rapporto giuridico complesso, nel
quale diritto e dovere sono insieme commisti. Il cittadino dello
Stato moderno non è un Robinson Crosuè nell'isola deserta; più
che di vita individuale, egli vive di una moltitudine di piccole
esistenze collettive, delle quali è necessario tener conto, dando
ad ogni cittadino la parte che a lui spetta, sottraendo l'elettore
alle esagerazioni dell'individualismo, che preparano l'anarchia,
gli eletti alla soppressione, della 'personalità, per cui sono vittime delle usurpazioni degli agenti elettorali, della corruzione
del denaro, delle : pressioni governative, che costituiscono uno
dei peggiori elementi deleterii delle elezioni e pur sembrano
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talvolta, nello Stato minacciato o perturbato dai partiti estremi,
una necessaria difesa,
, Laonde negli Stati, che sono,già retti a suffragio universale, si parla di « educarlo », di illuminarlo, ed è celebre il
motto dei liberali francesi, che volevano, ahimè troppo tardi!
« prima l'educazione universale e poi il suffragio universale »,
e quello dèi conservatori inglesi, i quali, più avveduti e fortunati, provvidero « ad educare i futuri padroni »., Giovanni
Stuart Mill ha potuto provare che « il suffragio universale è
una grande educazione », ma 1'.Italia, che ha « il suffragio
universale educato », potrebbe dare più d' una smentita alle
brillanti teorie dei pubblicisti britannici. Erberto Spencer ha
dimostrato, è vero, poco men che invano,, che non esiste una
correlazione necessaria «. tra il saper leggere ed il saper votare» ; e noi sappiamo bene che .molti elettori, inscritti a vent'un'anniper aver superati gli esami della scuola elementare
obbligatoria, non sanno scrivere altro nome fuor di quello che
il candidato avveduto ha fatto loro insegnare. Anche G; Bluntschli avrebbe voluto « educare » il suffragio universale con un
catechismo obbligatorio, che completasse, per ciascun elettore,
l'opera della, scuola elementare e lo mettesse in grado di esercitare coscientemente ed. intelligentemente l'ufficio suo. Ed in
Italia si pensò ad uno speciale, esame, che il cittadino, per
essere inscritto, nelle liste elettorali, avrebbe dovuto dare a 21
anni, quando non potesse fornire altri documenti della sua istruzione. Ma s'ebbe paura di fare dell'Italia la Cina dell'Europa
e perciò si rimase, colla modesta speranza, che il suffragio universale educasse se medesimo. Il suffragio universale che piglia
le mosse dall'educazione universale e la suppone, è.certamente
preferibile.al ? salto nel bujo, » ma non è condizione sufficiente, ne tale da rendere meno necessaria ed. urgente la sua
«organizzazione »„.
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II. -r- Dirò brevemente dei metodi che la scienza ha suggeriti e discussi e l'esperienza condannati, !per « organizzare »
il suffragio universale, per venire poi a quelli che meritano *
ancora studi, discussioni, esperimenti.
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I
Kimedio sfatato è il voto a due gradi o indiretto, che in
nessuno Stato resse alresperimòiito, come da nessun libro uscì
salvo di fronte alla critica seria. Lo stésso G. Stuart Mill, che
ne proclamava V eccellenza, ha dovuto riconoscere, che/ cotesto voto a due gradi è « un filtro, » ma « un filtro che lascia
passar tutto ». L'elettore di primo grado si impone col mandato imperativo e annulla quello di secondo grado, ovvero lascia a costui libertà piena e si annichila. Gli elettori di secondo
grado soha semplici portavoce, come nelle elezioni" presidenziali dell'America ovvero onnipotenti,.-una oligarchia, che dispóne delle elezioni, del potére, di tutto.
Ed infatti, anche il filosofo politicò inglese, dopo aver
proclamata l'eccellenza del suffragio a due gradi su tutte le
altre fórme suggerite dalla teoria politica, confessa che nel fatto,
quando un uomo di Stato vuole servirsi del « filtro »",.1' apparecchio non funziona o funziona male, in modo tanto difettoso, che tutti i pretesi vantaggi deL suffragio a due 0 più
gradi spariscono. •
.
Questo resultato, tanto diverso da quello segnalato dalla
teoria, è dovuto a varii motivi; Non è sempre vero, che gli
elettori di secondo grado conóscano i candidati meglio di quelli
di primo, e quindi manca lo scopo principale di scegliere, di
eleggere con maggior conoscènza di causa. S'aggiunga, che
la pratica del suffragio a più gradi, se non esige dall'elettore
maggiore conoscenza d'uomini, di principii, di eventi; vuole
maggiore abnegazione, per essere nulla più di un « elettore
preparatorio », mentre dall' elettore di secondo grado esige
indipendenza, fermezza, coraggio, al fine di preservarsi insieme dalle seduzioni superiori e dagli impulsi inferiori. Parrà
all'elettore di primo grado non valga la pena di scomodarsi
da casa sua e lasciare, anche un momento, i suoi affari ole
sue abitudini, per designare chi debba eleggere per lui, ovverò
imporrà all'elètto la pròpria scelta, e' còllii' diventerà un intermediàrio affatto inutile, un terzo incòmodo, sicché; nella pratica, il suffragio a due gradi riuscirà assolutaménte vano e
inefficace.
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.-
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La Francia ha fatto esperimento di cotesto suffragio a due
o più gradi tra il 1791 ed il 1814, e la storia di.tutto quel
tempo non dice che abbia dato prodotti superiora Né alcuno
oserà sostenere ; che il moderno Senato francese, il .quale ti
può dire eletto à due gradi, sia perciò superiore alla sua camera dei. Deputati. Con tutto ciò il suffràgio a due gradi è
un temperamento che parve buono a molti Stati per. l'elezione
della Camera alta ; il Senato./belga-- e.l' olandese sono eletti
dai.Consigli provinciali ; lo svedese dai provinciali e dai comunali ; in, Danimarca, una parte del Landsthing è : nominata da
elettori di secondo grado ; in Spagna dalle Deputazioni; provine
ciali e dai delegati degli ayuntamentos comunali. Ma il Brasile e qualche altro Stato, che aveva accolto il metodo per
l'elezione della Camera popolare, la ha aBbandonato. In Austria
vota a due gradi la quarta classe composta degli elettori rurali,,
or -
ma • il settanta per certo stanno a casa ;.. in Svezia j dove i due
sistemi si alternano esi confondono^, votano direttamente il 42
per cento degli iscritti/a due gradi appena il 21. Fu proposto
in Francia^ ma neppur discusso mai ; fu proposto e discusso
nel Belgio durante la revisione della costituzióne, ina respinto
a grandissima maggioranza. In -Italia, salvò. pochi giornalisti
ignoranti e qualche vecchio pubblicista, nessuno ha mai preso
sul,serio questo « giuoco di. pazienza », che.accrescerebbe ancora più, se non- altro le due più. acerbe, piaghe nostre, la
corruzione e l'astensione. .. • ,-•>
.:-,•-,;- ^
Altri propose larappresentanza proporzionale, evi accenno
appena, perchè è.uno dei temi più;studiati-della scienza politica. Per raggiungere l'intento d'una « giusta, rappresentanza
di tutti gli elettori ». si sono studiati, proposti,; sperimentati
sistemi innumerevoli; voto cumulativo, voto ^imitato, quoziente, liste di; preferenza, concorrenza dèlie-liste, dóppio voto
simultaneo, voto preferenziale*! cifra, di ripartizione,' voto negativo, . divisore comune, L'esperienza che ,in Italia; si è fatta,
col voto limitato, non,riuscì davvero felice ed ha,-scoraggiato
molti dei suoi, sostenitori: Ne- si può affermare-abbiano fatti
progressi maggiori in altri Stati, dove da trent'anni è più si
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parla di « rappresentanza proporzionale -».y ma proprio un :
esperimento largo, completo,- convincente non può ancora essere addotto. Poi, le riforme politiche non possono fare astrazione dalle necessità dell'ora presente; da certe conseguenze
anche legittime che se ne avrebbero5, ed invece giova pel
momento evitare. Il voto proporzionale darebbe a tutti i partiti la loro « giusta rappresentanza » ; ora a tutti è noto che,
nelle ultime* elezioni generali i socialisti sono stati molto lontani dallo averla conseguita, ed il numero dei voti che i
candidati loro hanno raccolto nel- paese' non è proporzionato
al numero di quelli che sono riusciti ad entrare in Parlamento.
Una esatta- proporzione, • se ne con viene/ sarebbe • giustizia; e
però i •socialisti-'del Belgio domandano ora, col pur et simple,
anche la rappresentanza proporzionale ; ma quando, per conse-*
guire siffatta giustizia, occorre un-artificio, che la politica deve
sancire,- questa1 vi si rifiuta e passa oltre. - • •
•'
Ma sebbene abbia fautori più serii e numerósi, non merita
maggiore attenzione la proposta di organizzare il suffragio in
modo da ottenerne una rappresentanza organica del paese. Il
sistema è stato, dolorosamente difeso da G. Held; E. Gneist,
G. Waitz, E. von Moni, A, Prins, C. Benoist; Gumersiudo de
Azcarate, G. De Greef, De Vogelsang, A. De Mun, Helleputte,
ed in Italia, trovò imitatori o piuttosto copisti in Velio Bellerini, G. Mosca,! D. Pantaleoni'e pochi altri. 1-1 sistema': ha di
certo per se autorevoli tradizioni storiche, é per effetto di-esse
dura infatti nel Baden, nella Baviera, nel Wurttemberged in
altri Stati della Germania, prevale in Austria, serve alla Spagna per la formazione del Senato. Se ne trovano anche altre
applicazioni di- minor conto per la formazione del Senato, in
Olanda, in Svezia, in Eomania,in Serbia ed- in altri Stati.
Il sistema della « rappresentanza «organica » è stato seriamente
discusso in Belgio nel 1893, in -Olanda nel 1897, studiato in
Francia e in Germania ; ma si può dire respinto dovunque,
come un vecchio ciarpame stòrico, senza speranza alcuna abbia
mai.a prevalere. I suoi artifici potrebbero riuscire acconci,
anche in Italia, alla riforma del Senato ; ma per la Camera dei
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deputati, è troppo artificiale, arbitrario, complicato, contrario
a tutti i principi sui quali si fonda e coi quali si regge lo
Stato modèrno.
: : ' .
Altri non pochi si acconciérebbero a lasciar stare il suffragio universale o comunque ampio, per mutare da capo a
fondo la procedura è sovratutto tornare allo scrutinio di lista
per provincia. È cotesta una delle malinconie dell'oli. Giolitti,
che vi ravvisa un freno alla corruzione, Una garanzia di libertà peK gli elettori e di indipendenza per i deputati. Ma
coloro che si dicono pronti anche a farne argomento di una
proposta di iniziativa parlamentare penseranno prima a costruire collegi organici, che non possono essere quelli raffazzonati già al tempo dell'on. Depretis, nel 1882, con due a
cinque Deputati, ne i circondari, che ne avrebbero da uno,
molti uno solo ed anche meno, a dodici, ne le Provincie, che
ne dovrebbero eleggere due, tre, quattro e più, fino a ventuno
o ventidue. La Francia lo ha provato e tornò al collegio uninominale; il Belgio non se ne chiama contentò e sta per ritornare ora, con improvvisa risoluzione del suo governo al
collegio^ uninominale ; gli altri esperimenti legislativi sono
piccoli e di poco valore per noi. Ma è egli possibile, che
proprio abbiamo dimenticata del tutto 1'esperienza di dodici
anni, e lo tre elezioni generali fatte tra noi a scrutinio di lista,
senza che cessassero le corruzioni, senza aumentare la liber-,
tà degli elettori, l'indipendenza degli eletti, il valore della
Camera?
III. — Ci rimane a dire di un altro metodo proposto e sperimentato, e lo faremo senza ombra di considerazioni partigiane
o personali, sine ira et studio, come il medico che si trova al
letto d' un malato, e dopo aver messo da parte vari rimedii,
dell'esperienza condannati, s'accinge a tentarne uno, che pare
in favore. Sono, al postutto, anche queste, dei popoli liberi,
malattie politiche, le quali troppo sovente s' affidano ai ciarlatani, quando non si fa disperato ed ignorante appello al chirurgo. Uno studio del voto plurimo o plurale, poiché è tanto
tempo che se ne parla anche in Italia, gioverà, se non altro,
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a raddrizzare le idee di molti, ed a preoccupare la ménte dei
legislatori, che hanno coscienza del loro mandato. '
Col sistema del votò plurale, tutti gli elettori hanno un
voto, ma alcune categorie, e certe condizioni determinate dalla
legge,. ne hanno più d'uno. Il sistema muove dallo stesso principio del suffragio universale ; ammette che tutti i cittadini sono
eguali, hanno diritto ad .avere un voto nel governò dello Stato:
ma poiché cotesti cittadini, col lavoro, coli'istruzione, colla
posizione sociale, diventano diversi, e possono o pur no formare una famiglia, si ammette che, oltre al loro, possano avere
altri.voti aggiunti o complementari.
" "
Carlo Benoist combatte il voto • plurale con un argomentimi ex necessitate, almeno per la Francia, dichiarando che
la sola cosa cui non si può toccare, in quel paese, che ha la
febbre dell'uguaglianza, è la perfetta identità legale di tutti
gli elettola. Riconosce poi il suo fondamento arbitrario e la
grande difficoltà di determinare con una certa giustizia il
numero di voti spettanti a ciascun cittadino. Come — dice
il Benoist, e dicono altri — si potrà tener conto del valóre
fisiologico degli uomini e del diverso loro valore intellettuale?
Come computare a dovere le posizioni sociali, e le politiche ?
Come tener conto dello stesso,valore economico, cosi profondamente diverso, e sovratutto del valore morale?
: "; Non è forse inutile- ricordare la difesa che G. Stuart Mill, .
che ne,fu il grande propugnatore, ha fatta del principio. « In
tutte le umane faccende, ogni persona direttamente interessata e
non soggetta ad una tutela positiva ha diritto ad un voto ; ciò
- è incontestato,-né l'esercizio di questo diritto si può ricusare
senza aperta ingiustizia, quando non è incompatibile colla sicurezza sociale. Ma se ognuno deve avere un voto, deve avere
un voto eguale? jEcco una proposizione ben diversa. Quando
in una faccènda due persone che vi hanno un interesse comune professano opinioni differenti, esige forse la giustizia
che alle .due opinioni si annetta esattamente il medesimo valore? se, a parità di virtù, 1' una di queste due persóne supera
1' altra in sapere ed intelligenza, e se, a parità d'intelligenza,
La Rassegna Nazionale, .Vo!. CV.
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1' uno sovrasta all' altra in virtù, T opinione dell' essere superiore, dal lato morale ed intellettivo, ha maggior valore dì
quella dell'essere inferiore ; che se le istituzioni del paese affermano virtualmente che queste, due opinioni hanno il valore
medesimo, affermano cosa che non è. L'uno di questi due
esseri, come più savio e migliore, ha diritto ad una maggiore
influenza.
;;
« La difficoltà consiste nell'assicurarsi quale di questi due
esseri abbia tale diritto ; criterio questo, impossibile quanto
agli individui, ma attuabile sulle mass,e, con quasi sufficiente
esattezza... Le faccende nazionali somigliano a tale affare comune, con questa differenza, che nessuno è chiamato a sacrificare completamente l'opinione propria. Questa opinione.può
sempre tenersi in qualche conto, e occupare il suo posto, assegnandosi un posto più elevato ai suffragi di coloro, la cui
opinione merita maggior considerazione, In questo sistema
nulla v ' h a che debba necessariamente irritare coloro, cui è
assegnato un minor grado d'influenza. Altro è il non aver .
un voto nelle faccende generali, altro è il veder concesso agli
altri un voto . più valido, per 1' attitudine maggiore a dirigere i comuni interessi: le due cose .non sono soltanto differenti, ma incommensurabili. Ognuno ha il diritto di sentirsi
insultato, nel vedersi contato per nulla e considerato affatto
privo di valore. Niuno, che non sia uno scimunito, può stimarsi offeso al riconoscere, che v' hanno altri uomini, la cui
opinione e i cui stessi desiderii vanno altrimenti considerati,
che T opinione e i desiderii di lui. Il non aver voce su ciò che
in parte è affar vostro, è cosa da non poter sopportarsi da
chicchessia ; ma quando, ciò che è in parte 1' affare di un in- v
dividuo è altresì in parte 1'affare di un altro, quando questo
individuo ha la coscienza che 1' altro capisce 1' affare meglio
di lui, vedendo l'opinione di quest'altro tenuta in conto più
della propria, lungi dallo stupirsene, crede ciò consentaneo al
corso ordinario delle cose in qualsiasi altra maniera. »
L'autore s'affretta a dichiarare, che reputa assolutamente
inammissibile, foss.'anco a titolo di ripiego temporaneo,che la
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»
*"*
i
superiorità d'influenza venga conferita in base alla ricchezza.
« Non nègo che la ricchezza sia una specie d'attestato ; nella*
maggior parte dei paesi> 1' educazione, sebbene non sia menomamente proporzionata alla ricchezza; e d ' ordinario migliore nella parte più ricca della società, che nella più povera. Ma
il criterio è "cosi imperfetto è il caso agisce tanto più del merito
nelF innalzare gli uomini, e riesce talmente impossibile a chi
si è ifornito di un grado qualsiasi d'istruzione l'assicurarsi
nella scala 'sociale un" grado corrispondènte di elevatezza, che
questa base del voto elettorale è e sarà sempre sommamente
odiosa.'»
' ••.-•"•••••:•--__'•
.•••.-.'..
..-_-.
A di lui avvisò « una delle condizioni essenziali della pluralità dèi voti sta in questo, che l'individuo- più povero della
comunanza possa reclamare cotesto privilegio^ qualora egli
riesca a provare, che, malgrado tutte le difficoltà e tutti gli ostacoli, la" sua intelligenza gliene da il diritto. Sulle traccie dello
Stuart Miil,' un valente pubblicista italiano, 1' avv. Carlo Mirabella, ha studiata la questione del votò plurimo, e dopo aver
delineato i profili generali della questione, ne esaminò i presupposti sociologici, i presupposti giuridici,' e così espose i
criterii, che si dovrebbero seguire nell' applicazione del voto
plurimo, e gli effetti che se ne avrebbero nel nostro paese. Ma
egli teorizza troppo, come lo Stuart Mill,' da cui piglia le mosse, e noi vogliamo procedere più terra terra, per segnalare
sopratutto il movimento legislativo, i precedenti, i resultati
delle esperienze che abbiamo potuto studiare.
IV. — Tre sono gli elementi dì pluralità del voto più comunemente proposti: la ricchezza, l'istruzione, la posizione sociale.
Dando la preferenza ad un solò, si modifica il concetto organico dello Stato, lo si trasforma quasi in una società per azioni, in un'Accademia, in un corpo, dove ciascuno compie la
funzione sua e niente altro. Là proprietà fondiaria ó mobile,
il censo, r entrata sono facili a constatare ; ma la ricchezza,
di per se sola, non può essere fonte di diritti pubblici ; nulla
ripugna più alle società democratiche, che riconoscere o consentire un qualche privilegio al denaro ; ed in questo campo
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si manifesterebbero fra cittadini e quindi nel voto le maggiori
' disuguaglianze, se esso dovesse avere valore commisurato, per
esempio, alle imposte pagate da ciascun cittadino. ••'•'•'•
L'istruzione non può essere attestata, che da diplòmi, e
questi non bastano a provare il vero merito. Per la vìa dei
diplomi, degli esami, dei gradi accadèmici, si-riesce ad un
« mandarinismo cinese.* > La « posizione sociale *7è più vasta
e comprensiva della proprietà è dell'istruzióne,' risulta da un
più vario complesso di elementi, ma è anche più difficile determinare-la relazione tra la posizione sociale e il potere elettorale ed esprimerle aritmeticamente.
•
Altri criterii furono proposti. Geremia Bentham e Sumner
Maine trovavano già preferibile al suffragio universale il doppio voto dei padri di famiglia; Bluntschli vi ravvisava un
temperamento all'esclusióne della donna daj voto. G. Lorimèr
tentò di quotare anche 1 varii gradi dell'esperienza. SidneySmith vorrebbe mandare 1' elettore a votare colla cedola dell'esattore, con tanti vóti, quante paga lire di imposta.
In un disegno di légge presentato alla Camera dei Comuni
inglesi, si proponeva un voto plurale fino a 25. Si davano da uno
a tre voti all' età, a 31 anni, a 41,-a 51 ; da imo a 10 al censo,
e cioè uri voto per 100 L. annue d'income taxe pagate, .2 per
203, 3 per 500, 4 per 1000,. 5 per 2000, 6 per 3000, 7 per 4000,
8 per 5000, 9 fino a 10,000, e 10 più in la. Poi, da uno a 4
voti all'istruzióne, secondo il gradò; ed altrettanti alle professioni liberali. Che se questo complicato meccanismo non
viene accolto, troviamo in ' Inghilterra più d' uria tràccia di
suffragio plurale a base di causa, nelle elezioni locali di una
volta, nelle'presenti elezioni scolastiche e altrove. Nelle elezioni comunali della Svezia il votò" si commisura all' imposta.
Nella Prussia orientale, per l'elezione" dei Consigli rurali, -gli
elettori hanno dà uno à 4: voti, secondo l'imposta che pagano.
L'idea del votò plurale era stata messa innanzi nel Belgio appena si parlò della riforma' della costituzione, e sostenuta specialmente dal prof.' A. Nyssens." ora ministro dell'industria, ed allora uno dei più autorevoli membri della commis-
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sione di revisione, con Smet de Naeyer, Saùveur, Holvoet,
Scheyven ed altri.-L'art, 47 riveduto dalla costituzione sancì
il principio del voto plurale, attribuendo un voto ai cittadini,
che hanno 25 anni compiuti, sono domiciliati da un anno almeno nel Comune, e non si trovano in uno dei casi di esclusione preveduti dalla legge. Un voto supplementare venne
attribuito ai cittadini ad una delle condizioni seguenti : •
. 1 . Avere 35 anni compiuti, essere ammogliato o vedovo
con discendenza legittima, e pagare almeno 5 fr. di imposta
personale erariale suU,' abitazione od, edificio occupato.
2. Avere .25 anni compiuti ed essere proprietario di un
immobile del valore di almeno 2000 fr. ; di una iscrizione sul
gran libro del debito pubblico, di un libretto di rendita belga,
o di un deposito alla Cassa di.risparmio di almeno 100 lire,
che appartenga da un anno almeno al titolare, computando
al marito ed al padre le proprietà dei figli minorenni e della
moglie ;
^
Due voti supplementari sono attribuiti ai cittadini che
hanno 25 anni compiuti, ed inoltre :
1. Possedono un diploma di insegnamento superiore od un
certificato omologato di frequentazione d'un corso,completo di
insegnamento medio di grado, superiore, pubblico o privato ;
2. Occupano od hanno occupato una funzione pubblica
;o una professione, onde si deduce che il titolare deve possedere
almeno le cognizioni dell' insegnamento medio di grado superiore. Nessuno può cumulare più di tre voti.
In base a queste fondamentali disposizioni della costituv zione, la legge elettorale belga del 1893, agli articoli 2 a 19,
ha determinato con tutti i particolari e colla maggior precisione,
in modo da non dar luogo a contestazioni od a dubbi, come
sono attribuiti ai cittadini uno, due, tre voti.
La legge. elettorale comunale del 12 settembre 1893, con
le modificazioni del 31 marzo 1898, ha adottato il sistema del
voto plurale anche per le elezioni comunali, portando da uno
a 4 il massimo numero di voti, che può cumulare un cittadino.
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Il sistema non attribuisce alla ricchezza vantaggi, che non
siano altrimenti compensati ;. tiene conto della famiglia, da la
maggiore importanza, all', istruzione,. e non va, per le elezioni .
politiche, oltre ai tre voti. Nondimeno giova subito riconoscere,
che la sua. perfezione teorica è limitata come il numero dei
voti ed è ben lungi dall' attribuire a tutte ie disuguaglianze
sociali un proporzionato.potere politico..Sopratutto il sistema
non è scevro d'arbitrio: i tre voti, il, voto-supplementare all'età e alla proprietà, i due voti supplementari all'istruzione
ed alla posizione, i 35 anni, i 5 franchi di contributo, i. 2000
di proprietà, i, 100 di rendita, i gradi dell'insegnamento, tutto,
tutto, è perfettamente arbitrario.
. . .
T)' altronde non si può negare e fu,esplicitamente affermato
senza alcuna seria contraddizione, che il Belgio ha voluto
raggiungere un determinato assetto politico e lo ha conseguito
completamente. I radicali ed i socialisti hanno vivamente.combattuto il voto plurale : i liberali, con Frére Orban, Bara, e
tutti i loro capi, gli furono avversi; lo sostennero vigorosamente
conservatori e clericali, che dalle elezioni fatte col voto plurimo sono stati confermati al potere ,con una enorme maggioranza su tutti gli altri partiti insieme uniti.
. In seguito all'ammissione del voto plurale si ebbero nel
Belgio, alle elezioni del 1894, 1,354,891 elettori, con 2,085,605
voti ; e cioè : 1,354,891 dovuti alla qualità virile di elettori ;
346,525 dati, al contributo j 303,577. alla proprietà ; 9860 all' istruzione ; 30,446 alla professione o funzione. Ed uscirono
eletti 104 conservatori, 29 socialisti, 20 liberali-radicali.
In una misura cosi limitata come fu accolto nel Belgio,
certo il sistema del voto plurimo evita la maggior parte delle
censure a cui è fatto bersaglio. La ricchezza, il censo la proprietà occupano nel sistema belga un posto molto limitato e
si da un voto alla posizione sociale1 ed all'istruzione, come a
un complesso di fatti, i quali procurano .una evidente ed incontestabile superiorità, ed una superiorità che qualsiasi cittadino
può acquistare. Ed allo stessov modo tutti possono avere una
famiglia. Il voto dato a chi ha famiglia e un piccolo reddito mi
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pare una delle riforme men censurabili, una di quelle che più
si impongono a tutti coloro che considerano feenzà passione le
condizioni della società moderna. Vogliasi o rio, ctif ha una famiglia conta di più, ha maggiorò interesse alla pace sociale, e
curerà di più che lo Stato sia bene amministrato : un elemento
conservatore, se si vuole, ma di conservazione buona, di conservazione sana, della patria, delle sue istituzioni, della pace
sua, del suo benessere. Poi, a cotesta maniera^ si viene a dare
in cotal modo una rappresentanza alle donne ed ai minori,
che col nostro sistema contano politicamente nulla. Il capo di
famiglia deve contare più del cittadino celibe, che non ha
nessuno dietro di sé, che è*più instabile, più irrequieto, più
incurante del domani. Ed è anche giusto esigere che chi ha
una famiglia possieda qualchecosa, abbia un reddito certo,
possibilmente una casa ; imperocché se lo Stato non può esigere, cóme in talune legislazioni germanicher che nessuno
possa formare una famiglia senza avere un determinato censo
o reddito minimo, può giudicare prudente cittadino e degno
di una maggiore influenza politica soltanto colui che forma
una-famiglia avendo una casa sua, o comunque un minimo
reddito attestato dalla proprietà, dal risparmio, dall'imposta.
Il ministro Nyssens, che fu, come dissi, il padre di cotesta riforma, ricorda bene a proposito, che essa non riuscì del
tutto ostica anche ai socialisti. Un dei loro, T on. Vandervelde, riconosce, « che non vi è nulla di ripugnante nella
concessione di un secondo voto al padre di famiglia... Se
questo sistema presenta delle garanzie d' ordine, non ha il
carattere del censo e della capacità, non consacra, con un
privilegio, il dominio d' una classe. Anche gli operai godranno
del secondo voto di padrifamiglia, come i borghesi. » « In realtà osserva il Nyssens, di tutti i voti plurali, uno solo, dove
lo si consideri isolato e per se medesimo, può essere attaccato
in nome del principio di uguaglianza, ed è il voto, o piuttosto
i due voti supplementari dati "alla proprietà. Non tutti li possono acquistare, specie coloro che sono arrivati ad una certa
età. Ma si tratta di una frazione minima del corpo elettorale,
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IL VOTO PLURIMO
di elettori, molti dei quali hanno già un secondo voto come
padri di famiglia ; oltre , di che non pochi fra essi,'maestri,
curati, funzionari, ufficiali, escono pRre dalle file del popolo.
Un secondo voto è accordato alla famiglia, dice il '; Nyssens, di certo il più autorevole giudice della riforma. Ne dispone il padre di famiglia, colui che ha costituito un focolare, e
quindi tanto 1' operaio còme il borghese, che anzi le statistiche sorto li per provare, che 1' operaio prende moglie più
presto'e in maggiori proporzioni. La seconda condizione del
doppio voto è l'età-di 35 anni, ed anche questa non ripugna
certamente all'eguaglianza, mentre 1'età giova à rendere più
serio e riflessivo il Carattere ed accresce forza, anche per tale
riguardo all' eleménto conservatore. La costituzione belga ha
voluto favorire il padre di famiglia che ha costituito un focolare decente, una condizione, che, nello syiluppo della'legislazione sociale, il' più modesto operaio può adempiere. Il
Nyssensha dimostrato, che i 513,000 cittadini belgi, che possedono un secondo voto come capi di famiglia sono in maggioranza operai. Ed infatti la media di questi cittadini con due
voti, che è nel Regno del 38 per cento, e nel circondario
conservatore di Thielt scende a 28, aumenta sino al 47 ed al
45 per cento nei circondarii operai di Charleroi e dì Mons.
Infine, anche il vóto dato alla proprietà non è soltanto
l'espressióne di uh rispettabile interèsse sociale, imperocché
la proprietà, oltre agli altri suoi vantaggi, è stimolo al lavoro,
condizione d'ogni feconda iniziativa. Si tratta d'altronde della
piccola proprietà, di 2000 fr., valore della più modesta abitazione d'operai ò di contadini, di cento lire di rendita, che
agli elevati salarii di quel paese si possono risparmiare in
pochi anni.
Il voto plurimo ha avuto, anche fuor del Belgio difensori
convinti. In Olanda se ne parlò in occasione della riforma
elettorale del 1896 e parécchi uomini di stato presagirono che
si sarebbe dovuto accogliere quando si fosse allargato il suffragio, il che, con quella ' riforma, fecero assai limitatamente.
In Germania dovè già erano stati inòssi severi appuriti al suf-
IL VOTO PLURIMO
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I
fragio universale, il voto plurimo è stato difeso dalla « National Zeitung, > dalla « Kolnische Zeitung » e da altri diarii
«^itorevoli e levarono molto rumore nel 1897 due scritterelli,
nei quali se ne proponeva Y adozione, come necessario temperamento al suffragio nniversale. Maggiori ostilità trova in Francia ; ed anche ì in Italia, quando Y bn. IH-Rùdinì pensava di
introdurlo od almeno di studiarlo ed aveva preparato un disegno di legge che lo sanciva, e poi non presentò, se ne sollevarono vivi lamenti, come per un artificio, destinato niente
altro che a crescere forza e influenza al partito conservatore.
Ma artifizio non è, e della opportunità, anzi della necessità di rafforzare 1' elemento conservatore tra noi non vi può
essere chi dubiti. Mentre i partiti estremi hanno libero campo,
e corrono alla conquista delle pubbliche amministrazioni o pi uttostò a pervertirle, tutti coloro che vogliono la conservazione
dell'ordine sociale s e n e dovranno stare, colle braccia conserte a guardare ed aspettare le reazioni violente o la salvezza
della Provvidenza di Dio? Sarebbe una follìa insieme ed una
.colpa, e per questo noi crediamo che sia tutt' altro che abbandonata una riforma, che è giustificata dalle più ovvie considerazioni politiche.
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Se non si crede prudente compierla d'un tratto, se il pregiudizio liberale e la passione latina dell'eguaglianza non
consentono di attribuire voti all'istruzione ed alle ricchezze,
io non so, davvero quale seria con siderazione ci possa trattenere
dal dare un doppio voto al padre di famiglia. Lo stesso principio sul quale si fondano la rappresentanza personale ed il
suffragio universale giustifica tale riforma, colla quale anche
la donna, anche i figli minóri avranno il loro peso sulla bilancia politica. E noi siamo sicuri che riuscirà a tutto favore di
quegli elementi d' ordine, di pace sociale, di vera e temperata
libertà, nei quali soltanto le società moderne possono sperare
salvezza. : .
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