Il ritardo mentale non è una malattia
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Il ritardo mentale non è una malattia
Psicologia dell’Handicap e della Riabilitazione IPS “A.FILOSI” Terracina Obiettivi Approfondire sotto il profilo educativo, socio-culturale alcune caratteristiche caratteriali e comportamentali dei minori con handicap fisici, psichici e sensoriali a rischio di disagio per meglio comprendere le azioni, le reazioni, i bisogni. 2 Cosa significa Disabilità? La nuova classificazione integra in un approccio di tipo “biopsicosociale” (in cui la salute viene valutata complessivamente secondo tre dimensioni: biologica, individuale e sociale) La concezione medica La concezione sociale della disabilità . È in sostanza il passaggio da un approccio individuale ad uno sociorelazionale nello studio della disabilità. 3 Dalla vecchia alla Nuova Classificazione 4 Le Componenti della Salute A differenza della precedente Classificazione, l’ICF non è una classificazione delle "conseguenze delle malattie" ma delle "componenti della salute". Nel primo tipo di classificazione l’attenzione veniva posta sulle "conseguenze" cioè sull’impatto delle malattie o di altre condizioni di salute che ne possono derivare mentre nel secondo tipo si identificano gli elementi costitutivi della salute In tal senso l’l’ICF non riguarda solo le persone con disabilità disabilità ma tutte le persone proprio perché perché fornisce informazioni che descrivono il funzionamento umano e le le sue restrizioni . 5 Autorealizzazione L’ICF correlando la condizione di salute con l’ambiente promuove un metodo di misurazione della salute, delle capacità e delle difficoltà nella realizzazione di attività che permette di individuare gli ostacoli da rimuovere o gli interventi da effettuare perché l’individuo possa raggiungere il massimo della propria auto-realizzazione. Situazione 6 Definizione di barriere fisiche, sociali e psicologiche Barriere fisiche: inadeguate protesi architettoniche, Barriere sociali: cultura, economiche, eventi critici condizioni Barriere psicologiche: assenza di sostegno, operatori sociali, insegnanti o genitori rifiutanti-oppressivi 7 L’immagine dell’handicap nella storia 1. 2. 3. 4. 5. 6. Monstra naturae Selvaggio da educare Peccatore da salvare Malato da curare Bambino da proteggere Persona da integrare 8 I monstra naturae Fino al 1700: Soppressione:i bambini deformi vengono soppressi in quanto soluzione naturale ad un evento innaturale. 9 Il selvaggio da educare L’Illuminismo propone una percezione nuova della diversità, per la quale la persona handicappata diviene oggetto di interesse e di curiosità. La ricerca della diversità per studiarla e capirla Lo sforzo di annullare la diversità educando l’altro ad assumere comportamenti 10 Il peccatore Secondo la rappresentazione religiosa la malattia e la malformazione sono segni ambivalenti: • Segni del peccato e della sua giusta espiazione • Accettazione condizionata dell’handicappato che si esprime attraverso la creazione di contenitori specifici, impostazione pietistico religiosa ancora presente nel nostro paese 11 Il malato Rappresentazione collettiva prodotta dalla cultura positivista. Il criterio di normalità viene a coincidere con quello di cittadino e di produttore. La diversità incontra una forte cultura della normalizzazione. Si sostituisce all’immaginario collettivo la rappresentazione dell’handicappato come persona segnata e bisognosa di pietà con quella di persona malata bisognosa di essere curata e normalizzata. 12 Il bambino profondo cambiamento dell’atteggiamento delle famiglie dei portatori di handicap in seguito a maggiori disponibilità economiche e socioculturali. Le famiglie rivendicano interventi specialistici e spesso si organizzano in supplenza dell’intervento pubblico. La cultura protettivo-familiare contribuisce a costruire una nuova immagine collettiva dell’handicappato, quella del bambino da proteggere. 13 Il bambino La cultura dell’infantilizzazione dell’handicappato e quindi del divieto a crescere diventa una sorta di attitudine collettiva che si trascina ancora come rappresentazione prevalente dell’immaginario collettivo odierno. Non si prevedono ruoli sociali attivi nel mondo degli adulti per le persone disabili. 14 Il bisogno di normalità Si fa strada la preoccupazione di rispondere prioritariamente alle esigenze di • normalità affettiva, educativa, • esperenziale e di ruolo sociale presenti in ogni uomo. • È una rappresentazione antropologica insita nell’animo umano 15 Tre i bisogni fondamentali di normalità 1. La normalità di immaginario E’ difficile ammettere che il disabile possa diventare adulto quando su di lui non si è potuto mai progettare o meglio sognare. Il diventare adulti è strettamente collegato al fatto che qualcuno ci abbia immaginati adulti e abbia percorso con noi il percorso di crescita. Ciò avviene a partire da una intesa madrebambino.. 16 2. La normalità educativa Il processo educativo, per essere veramente tale, deve essere un processo a termine, con un conseguente riequilibrio in termini di sapere e di relazione. . Se gli atti educativi sono indirizzati al bambino che non può crescere, saranno infinitamente dilatati nel tempo. 17 3. La normalità di ruolo deve essere prevista dall’organizzazione sociale una normalità di ruoli, pena il permanere dei portatori di handicap in posizioni di status marginali. Il ruolo lega il singolo individuo alla complessità sociale e regola ogni rapporto tra le persone all’interno della società stessa e attraverso i ruoli passa il rispecchiamento io altri da me, decisivo nella costruzione e nel mantenimento dell’identità personale. Tale protezione dai ruoli sembra collegata all’esigenza di non fare incontrare alla persona disabile le parti faticose e dolorose presenti nei percorsi di 18 crescita. Handicap Mentale 1. livello di funzionamento intellettivo generale sotto la media 2. incapacità o difficoltà d’adattamento 3. insorgenza in età evolutiva (entro i 18 anni) 19 Abilità al di sotto della media -Comunicazione -cura di sé (salute e sicurezza) -abilità domestiche e sociali -capacità di utilizzare risorse di comunità -autonomia - abilità scolastiche - abilità di gestione tempo libero - abilità lavorative 21 Cause Si suddividono in Organiche/Genetiche Sindrome di Down X Fragile Sindrome di Turner Sindrome di K inefelter Ambientali Malattie infettive Incidenti Prematurità Sostanze chimiche nocive 22 Vengono proposti 4 livelli di compromissione Ritardo mentale lieve 2. Ritardo mentale moderato 3. Ritardo mentale grave 4. Ritardo mentale gravissimo 1. 23 Ritardo mentale lieve Minime compromissioni senso-motorie Linguaggio sufficiente per il quotidiano Rallentamento nelle acquisizioni scolastiche Sufficienti livelli di autogestione E’ possibile la vita nel contesto sociale senza significative difficoltà 24 Ritardo mentale moderato Rallentamento nello sviluppo linguistico e nell’acquisizione delle capacità comunicative fondamentali Relativa autonomia Le competenze scolastiche raggiungono i livelli della seconda elementare Durante l’adolescenza hanno difficoltà a riconoscere le convenzioni sociali Difficoltà nelle relazioni interpersonali 25 Dipendenza e supervisione costante Ritardo mentale grave Deficit di tipo senso-motorio (danno a SNC) Livelli di linguaggio minimi o assenti (espressione attraverso una parola – frase) Marcate difficoltà nell’acquisizione di competenze scolastiche come familiarizzazione con l’alfabeto e semplici operazioni matematiche Richiedono alta assistenza e protezione Relativo adattamento alla vita di comunità o familiare 26 Ritardo mentale gravissimo Significative compromissioni senso- motorie Limitazioni nella mobilità Comunicazione non verbale Minima adattabilità alla vita di relazione È necessaria assistenza specialistica continua 27 28 Il ritardo mentale non è una malattia Esso rappresenta una condizione umana complessa che determina un handicap la cui ampiezza è correlata oltre alla gravità del danno anche all’impegno ri/abilitativo che gli operatori, la famiglia, e il contesto sono in grado di garantire 29 Caratteristiche del pensiero ritardato • • • • • Concretezza Irreversibilità del pensiero Rigidità Incapacità di pianificare e prevedere Assenza di attività immaginative e creative 30 Caratteristiche del pensiero ritardato Capacità attentive e di concentrazione: prestazioni deficitarie in attenzione visiva e tempi di reazione maggiori rispetto ai normodotati • Capacità comunicativo-linguistiche: acquisizioni rallentate e non complete • 31 Caratteristiche del pensiero ritardato • • • • della percezione: assenza Qualità collegamento e integrazione indici percettivi – incapacità di cogliere i rapporti tra parti e tutto Memoria e metamemoria: scarsa capacità di organizzazione del materiale mnestico Incapacità di utilizzare la reiterazione Apprendimento scolastico ridotto 32 Il disagio psicologico 1. Presenza di una organizzazione o struttura rigida del sé, incapace di adeguarsi a particolari stimoli ambientali e integrarli 2. Presenza di inadeguati sistemi di convinzioni, significati, copioni, tali da non fornire un significato adeguato di sé e del mondo e da non permettere efficienti strategie di coping 33 3. Incapacità del soggetto a integrare, organizzare e modulare le diverse istanze della sua personalità 4. Incapacità del soggetto di esprimere se stesso, i propri valori e naturali risorse e attuare comportamenti adeguati 5. Presenza di inadeguata in cui disagio origina una rete di relazioni il soggetto vive e da cui il 34 Caratteristiche degli approcci all’handicap Determinismo: i fenomeni disabilitanti sono il risultato di cause che vanno identificate ed eliminate (psicoanalisi: cause inconsce – biologismo: cause genetico-cromosomiche – cognitivismo: meccanismi di maturazione o struttura cognitiva) 1. 35 2. Ambientalismo: si ritiene che un numero elevato di concause, determinate dall’ambiente nel quale la persona opera, sia in grado di produrre patologie e disabilità (ambiente fisico, socio-organizzativo sociointerpersonale) 3. Situazionismo: importanza assegnata alle singole situazioni di vita nelle quali il disabile si viene a trovare (ad es., insegnante od operatore impreparato) 36 Il contesto della cura: valori e modalità di attuazione Etica della Partecipazione consapevole Valori Cura Quali Valori? Sofferenza Coinvolgimento Introspezione Conoscenza 38 Il contesto della cura: valori e modalità di attuazione Codici emozionali personali Regole Della Comunicazione Stili narrativi Coping dei pazienti 39 La cura e il prendersi cura Rischi: - Ridurre la persona malata alla sua malattia - Oggettualizzazione: riduzione della persona ai suoi bisogni, trascurando il desiderio esistenziale -Far coincidere cura con guarigione o miglioramento delle condizioni fisiche 40 Definizione di Cure, Care e Caring Cure (curare): è la terapia in tutte le sue forme. Soggetto: la malattia e la sua riabilitazione medica 41 Definizione di Cure, Care e Caring Care (prendersi cura): accogliere, assumere, ospitare, intrattenersi, ascoltare (aiutare una ricomposizione antropologica della malattia). Implica capacità di ascolto e affettività. Non si parla di deficit, ma di persona con deficit. Soggetto: la persona 42 Definizione di Cure, Care e Caring Caring (farsi carico): organizzare il lavoro per il malato, cercare di risolvere i suoi problemi, preparargli un ambiente adeguato. Soggetto: il rapporto personaambiente 43 Rapporto bene-benessere: è un rapporto da studiare, in quanto non sempre si può assicurare il benessere, ma è nostro compito provvedere al bene Analisi delle proprie modalità di prendersi cura: 1. Aspetto motivazionale 2. modalità personali di prendersi cura 3. gestione dei limiti personali e dei propri meccanismi di coping 4. rete di accoglienza 44 La riabilitazione Togliere il soggetto dallo stato di emarginazione in cui si trova per effetto della sua menomazione per inserirlo in una condizione occupazionale e sociale il più possibile identica a quella degli altri soggetti 45 Il soggetto in questa prospettiva viene considerato non come oggetto da “curare” o da “normalizzare”, ma nella sua globalità di storia, bisogni, possibilità, potenzialità educative e relazionali. 46 Le tappe della Riabilitazione 1. Riconoscimento Delle difficoltà 2. Integrazione sociale La riabilitazione è un metodo di trattamento che ha lo scopo fondamentale di attivare processi di cambiamento finalizzati ad attivare i poteri contrattuali della persona. 3. Accettazione sociale 47 48 49 La Qualità dell’intervento riabilitativo I criteri per un buon intervento riabilitativo sono i seguenti: 1. Processo cooperativo multinterdisciplinare 2. Formazione permanente degli operatori 3. Correttezza procedure diagnosticoterapeutiche 4. Risultati della cura valutabili 5. Correttezza processi informativi La Qualità dell’intervento riabilitativo 6. Umanizzazione della cura 7.Coinvolgimento del paziente nel processo decisionale e nella valutazione dell’iter terapeutico 8. Coinvolgimento della famiglia 9. Pari opportunità 10. Facilitazione reinserimento sociale Alcuni interventi riabilitativi Il gruppo di discussione L’Arteterapia La danzaterapia Il gruppo fiabe La Musicoterapia La Teatroterapia L’Obiettivo fondamentale della Riabilitazione è il miglioramento della Qualità di Vita 52 La Qualità della Vita Il grado di soddisfazione e il piacere che il soggetto prova nelle possibilità più importanti della sua vita, dove per possibilità si intende la risultante delle opportunità e delle limitazioni che ogni persona ha nella propria vita e riflettono l’interazione tra fattori personali ed ambientali. 53 Il costrutto di Qualità della Vita Tale costrutto fa riferimento ad una ipotesi valoriale, fondata su tre principi: 1. Autonomia personale: la riabilitazione deve tendere alla massima autonomizzazione possibile della persona. Il primo passo verso l’autonomia personale passa dall’accettazione della condizione di disabilità e dal riconoscimento dei propri limiti in taluni settori. Solo dopo questa accettazione il soggetto potrà sentirsi motivato nel percorso riabilitativo, in modo da riscrivere il proprio Sé. 2. Soddisfacente vita di relazione: l’uscire da una situazione di egosintonia aumenta le possibilità relazionali della persona 3. Inserimento sociale: l’inserimento è un aspetto fondamentale della qualità della vita, ma non sempre è di facile attuazione. La difficoltà è doppia, visto sia il rifiuto della società nei loro confronti sia per la possibilità di inserimento lavorativo, anche se tali soggetti appartengono a categorie protette 55 La Relazione Essere Essere Appartenere Appartenere Divenire Divenire 56 Le aree della QoL 1. Aspetti clinicofunzionali 2. Aspetti sociali 3. Aspetti psicologici 4. Aspetti assistenziali 57 QoL: aspetti clinico-funzionali Danno organico-funzionale Anomalia/perdita a carico di strutture e funzioni anatomo-fisiologiche Segni e sintomi 58 QoL: aspetti sociali Attività quotidiane Relazioni Attività Tempo sociali lavorativa libero 59 QoL: aspetti psicologici Tono dell’umore Locus of Control di malattia Stili di Coping Vita affettiva e sessuale 60 QoL: aspetti assistenziali Cura: ospedalizzazione, trattamenti ambulatoriali, trattamenti domiciliari Qualità della Cura: procedure, obiettivi, umanizzazione, valutazione dell’iter e dei risultati ottenuti 61 La presa in carico della famiglia del disabile Evento potenzialmente disadattivo Approccio centrato sulla normalità della famiglia Importanza dei costrutti di ciclo di vita e di fasi di transizione Questa esperienza può costituire un fattore di stress per qualsiasi famiglia, la quale si trova, senza alcun preavviso, ad elaborare la perdita e il lutto del bambino sano, immaginato e atteso 62 L’handicap di un figlio rende la famiglia handicappata inevitabile blocco evolutivo ogni reazione dei genitori è letta come patologica 63 L’adattamento di una famiglia è dato dall’interazione tra più fattori Dinamiche familiari Valutazione adeguata del problema Strategie per farvi fronte Risorse materiali Supporto sociale 64 Fasi dell’elaborazione del lutto: Shock e dolore iniziale (negazione atteggiamento di rifiuto - iperprotezione) Sensi di colpa e rabbia (reciproca colpevolizzazione dei coniugi) Fase di trattativa Accettazione della situazione e elaborazione di un progetto (possibile valenza maturativa) Numerosi effetti sulla gestione della vita quotidiana, di coppia e sulla dimensione progettuale 65 I ruoli all’interno della famiglia - elementi differenziali: Madri come caregivers principali (rinuncia alle aspettative individuali) Frequenza di sintomi depressivi, eccessiva rabbia, abbassamento dell’autostima Padri: fronteggiamento situazione economica (fuga nel lavoro) e maggior livello di stress relazionale I fratelli: rischio di disadattamento psicologico (precoci spinte all’autonomia e responsabilizzazione eccessiva: la reciprocità invertita) – rischi di genitorializzazione 66 Fasi di sviluppo del bambino e della famiglia: Frequente impreparazione degli operatori della salute: percezione di isolamento e di abbandono Necessità di supporto informativo, psicologico, sociale e medico Difficoltà in coincidenza di particolari fasi evolutive: ingresso a scuola, pubertà ed età adulta – sessualità (problemi estetici, discrepanze fra crescita fisica e psicologica, bassi livelli di autonomia, gestione gravidanza) 67 Approccio alla famiglia Il ruolo della famiglia nel processo riabilitativo: Attenzione per le domande poste dal bambino e dalla famiglia Partecipazione attiva della famiglia Coinvolgimento nel trattamento del figlio Interventi di supporto psicologico individuale o di coppia come primo luogo dove avviene Famiglia l’apprendimento o la riabilitazione 68 Possibili interventi sulla famiglia: Interventi volti a ridurre le fonti di stress Interventi centrati sull’affinamento capacità di valutazione e di coping Rinforzo delle reti di supporto sociale Miglioramento intrafamiliare Gestione funzionale professionisti della situazione dei rapporti delle relazionale genitori- 69 Grazie 70