Documento allegato - Ufficio di Pastorale Giovanile
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Documento allegato - Ufficio di Pastorale Giovanile
Quinto convegno degli animatori dei ragazzi e dei giovani LABORATORIO DI CLOWNERIE Lignano Sabbiadoro 24-25 settembre 2005 In queste pagine troverai un po’ di materiale che ho raccolto in occasione del laboratorio di clownerie dal titolo “La semplificazione del messaggio per una comunicazione essenziale” per il convegno di Lignano. Se questo titolo ti sembra di difficile comprensione… allora sei arrivato nel posto giusto, perché nel nostro laboratorio cercheremo di semplificare alcune “cose” della nostra vita quotidiana per riflettere su quanto siano essenziali per noi e su come possiamo utilizzarle nell’animazione dei ragazzi. Lavoreremo su alcuni giochi di gruppo e individuali cercando di soffermarci su aspetti di noi, sulle nostre relazioni , sulle nostre emozioni e sulla nostra fantasia per scoprire come possiamo utilizzarli per divertirci facendo un po’ i clown. Alla fine rifletteremo su come sia possibile usare questi strumenti nell’attività di animazione soprattutto concentrandosi sulla comunicazione. Il lavoro che si farà assieme sarà una cosa costruita da tutti a partire da alcuni spunti quindi non è possibile in questo momento prevedere cosa succederà… è con questo spirito che ho raccolto questo materiale, con l’idea che sia un contenitore con alcune cose che si possono utilizzare in modo creativo quando si sente che è utile utilizzarle per noi, per i ragazzi, per il nostro pubblico. Le indicazioni di questo materiale sono semplicemente un mio modo di immaginarvi prima di incontrarvi pensando a cosa potrebbe esservi utile; esse pertanto non sono esaustive e non vogliono esserlo. Al contrario voglio farvi assaggiare un po’ di antipasto… per invitarvi qualora vi gustino queste pietanze a cercare ricette e attrezzi per cucinare il menù che più risponde alla vostra fame di sorrisi, giochi, fantasia, animazione, spettacolo, magia e… quelli che possiamo chiamare “messaggi semplici ed essenziali”. Benvenuti allora al primo corso di cucina della pastorale giovanile! Marco <:o) Marco Ius [email protected] 3487484157 Artisti di strada... si diventa! Lo spettacolo di strada è una delle più antiche espressioni di cultura popolare, poiché rimane pressoché immutata nel divenire della storia attraverso i secoli: saltimbanchi, mimi, giocolieri, clown, prestigiatori e maschere sottoforma di fabulazioni e di esibizione, sono elementi ricorrenti e particolarmente significativi delle feste popolari d'ogni epoca e di ogni territorio. Queste espressioni artistiche sono ben vive e coltivate in città definite "culturali" come Parigi, Avignone, Firenze, Siena ... ma fino a poche decine di anni addietro, anche nei paesi facevano parte integrante d'ogni occasione di incontro sociale, come le fiere e le feste. La comunicazione che awiene in strada privilegia l'espressione corporea ed è un veicolo potente di trasmissione di idee, ma soprattutto di emozioni e permette di manifestare nella finzione scenica contenuti che difficilmente si comunicano a parole davanti a chiunque. Così sensibilità diverse trovano il loro spazio nell'arte di strada che ha svariate forme artistiche. Allenarsi, per diventare artista di strada Il corpo come mezzo espressIvo primario Ecco una serie di situazioni per allenarsi ad usare il proprio corpo per esprimersi: il corpo: dorme sta seduto sdraiato rannicchiato accucciato cammina saltella corre spinge tira trasporta si alza si piega si rimpicciolisce si dilata dondola danza è allungato rigido rilassato contorto è forte veloce stanco lento è bambino giovane adulto vecchio è albero collina montagna mare cavallo serpente uccello fiore roccia vortice orologio automobile ingranaggio automa rifiuta chiede protegge implora prega disprezza come ricchezza pesantezza potere paura pensiero divinità eroismo dignità ……... Di tabelle come queste potreste inventarne molteplici anche voi! Lasciate spazio alla fantasia! Nasce uno spettacolo… Impara l'arte e non metterti in disparte "Andiamooooo!!!!" iniziano le attività... oggi tutti in scena... le pagine che seguono sono un po' come delle mail di saggezza su come concretamente gestire alcuni momenti chiave della presentazione di un piccolo spettacolo per bambini. Uno spettacolo di artisti di strada. Sono mail rivolte soprattutto agli animatori che hanno la responsabilità di animare i bambini delle elementari (ma quando si tratta di fare festa… tutti sono bambini… basta accendere la miccia giusta!). Sono consigli utili che non nascono tanto da delle teorie quanto piuttosto dalla pluriennale esperienza di chi vive un'animazione che abbia come protagonisti i bambini. Andiamo a incominciare Sono determinanti le fasi iniziali di una rappresentazione ci si gioca molto dell'andamento di tutta l'attività. Infatti, al contrario di quanto si potrebbe erroneamente pensare ogni attività proposta ai più piccoli va molto curata in ogni dettaglio, anche quello apparentemente insignificante. Per quanto riguarda uno spettacolo, poi, i bambini sono un pubblico particolarmente esigente. Come ci ricorda Dante Cigarini, che ha fatto dell'arte di far sorridere i bambini una scelta di vita, presentarsi bene all'inizio di una rappresentazione, di un'animazione è fondamentale: verso cosa dobbiamo puntare, in questi primi momenti? Ad attivare la curiosità del nostro piccolo grande pubblico, coinvolgerlo per catturare la sua attenzione e quindi a far sì che sia possibile per ciascuno di loro sintonizzarsi sulla frequenza d'onda della nostra proposta pensata per loro. «Un sistema per ottenere questo risultato è quello di utilizzare sapientemente il colore (costume, trucco), il suono (fischietto, tromba, tamburo), il linguaggio del corpo (pantomima) e il linguaggio verbale». Non solo, dobbiamo considerare altre cose per esempio il tempo cioè quanto deve durare lo spettacolo, e il pubblico nel senso della quantità e del fatto che in uno spettacolo per bambini solitamente è presente anche un pubblico adulto (provate a pensare allo spettacolo di fine Oratorio estivo, lì succede che ci siano anche mamme, papà, nonni, zii, zie, ecc.). Questione di abito! In uno spettacolo che ha come principali spettatori i bambini il costume e il trucco sono decisivi per creare "clima"! Ma non temete, non abbiate paura, non è che adesso dovete entrare in panico, perché non siete capaci di imprvvisarvi costumisti di una sartoria teatrale, perché non sapete tagliare e cucire e non conoscete neanche nessuna mamma o nonna o zia che abbia questo genere di abilità o comunque del tempo da investire in un' operazione di questo tipo. Il vostro pubblico è già molto creativo di suo e questo vi facilita a patto, però, che vi esercitiate a pensare per imparare a cogliere l'essenziale e semplificare (attenzione semplificare non vuoi dire essere superficiali). Un esempio rispetto al tema degli artisti di strada: il clown. Può bastare per diventare un clown un naso rosso (basta anche dipingersi il proprio naso con del rossetto rosso), un paio di bretelle, un paio di scarpe di due, tre numeri in più, un cappello a bombetta (fatto anche semplicemente con del cartoncino nero graffettato ad hoc). Anche grazie a piccoli espedienti come questo potremo aiutare i nostri bambini a vivere un momento indimenticabile. E tu caro animatore, cara animatrice, insieme con gli altri animatori che con te dovranno dare vita alle attività legate agli artisti di strada, hai delle capacità creative che neanche avresti mai immaginato. Certo devi fermarti a pensare, per cercare ciò che è essenziale e provare a vedere le cose di "sempre" sotto un altro punto di vista, da un altra prospettiva, da un'altra angolatura. Musica maestro! Un altro grande aiuto per catturare l'attenzione dei bambini arriva dal suono. Un rumore, un suono, qualcosa che stimoli l'apparato uditivo, può essere utile per aiutare i bambini a sintonizzarsi, a puntare, e ripuntare il loro interesse. Attenzione però deve essere un suono e un rumore che li "sorprenda" in modo positivo, che crei meraviglia, stupore, per esempio anche il solo entrare od uscire di scena pestando con energia i piedi per terra, se questo è un comportamento in sintonia con le caratteristiche del personaggio. O ancora usufruire di qualche musica di sottofondo per sottolineare alcuni passaggi particolari dello spettacolo...ed ecco una scatola di latta può tramutarsi in un fantastico tamburo per annunciare l'arrivo della nostra Mirabolante Compagnia: «venghino, signori, venghino», e una bottiglietta di plastica con della sabbia o dei sassolini all'interno si tramuta in un fantastico bastone della pioggia fatto in casa! Questione di tempo...quanto? Quanto deve durare uno spettacolo, e in particolare uno spettacolo per bambini? Prima cosa: è importante imparare a smettere un attimo prima che l'attenzione del nostro pubblico sia definitivamente persa irrimediabilmente. L'attenzione è un fattore molto soggettivo e variabile; è però vero che nel caso di un pubblico come il nostro ci sono alcuni messaggi che esso ci lancia inequivocabili: quando iniziamo a sentire brusio di voci, o spostamento di sedie, o quant'altro... questi sono segnali di allarme che ci indicano che forse ci stiamo dilungando troppo o comunque che c'è qualcosa che non va ed è tempo di correre ai ripari. Attenzione però, non cadiamo nel panico! Cerchiamo di gestire la situazione. Come? Per esempio inframmezzare la rappresentazione con coinvolgimenti dei bambini: applausi ritmati, vocalizzi, serie di urla sapientemente guidate. Comunque in linea di massima possiamo dire che uno spettacolo per bambini del primo ciclo delle elementari piccoli non deve superare i trenta minuti, per quelli del secondo ciclo delle elementari si può arrivare ai quaranta, cinquanta minuti. Questione di stile! Ci sono alcune piccole attenzioni che, come dire, fanno lo differenza e ci aiutano nel tenere desta l'attenzione del pubblico. La prima (anche se può sembrare una banalità... ma ,in realtà non è così...) cercare di mettere tutti nelle condizioni di poter vedere ed ascoltare al meglio, rispetto al luogo nel quale siamo (cortile dell'oratorio, piazza, teatro, salone). La seconda, come si accennava in precedenza, considerare lo presenza degli adulti e provare a coinvolgerli con diversi modi ed espedienti. Nella prospettiva sempre del coinvolgimento può essere significativo scritturare dal pubblico, uno, due spettatori (del tipo “con la partecipazione straordinaria di...”) per coinvolgerli più direttamente nella gag e nello spettacolo. Questa è una delle tecniche delle clownerie. E infine, non dimentichiamoci, lo nostra "è lo civiltà dell'immagine'', della televisione, di internet, della playstation. Tutto questo come entra in gioco nel mettere in scena uno spettacolo per i nostri bambini? Nel fatto che il nostro show è importante abbia un ritmo agile, molto vario, cioè evitiamo di ripetere troppe volte lo stessa gag, di usare sempre la stessa modalità comunicativa. Anche per questo può esere utile imparare ad utilizzare alcune semplici iimprovvisazioni, abbinare cioè una battuta ad un evento che si verifica tra il pubblico per esempio qualcuno che arriva in ritardo; oppure quando cade un oggetto e fa rumore. Di occasioni ad un occhio attento se ne offrono moltissime. Ma attenzione non ridicolizzate mai nessuno dei vostri, spettatori... non mettete mai a disagio. E ora buon lavoro.. .divertendovi e facendo divertire. La Borsa di Mary Poppins Per fare tutto ciò ecco qui di seguito olcuni semplici ed efficaci suggerimenti, già ampliomente collaudati sul campo. Alcuni sono già noti, altri meno, ma in questo nostra borsa alla Mory Poppins, che vogliono essere queste pogine per te... ci "stanno dentro" perché possono essere delle occasioni per crearne degli altri, per recuperare nella memoria quelli che hanno proposto a noi quando eravamo bambini e avevano funzionato e ora riproporli a nostra volta e vedere cosa succede! Sono piccoli trucchi che utilizzano la voce, le moni, e tutti fanno leva sulla capacità immaginativa di ogni bambino. Il cappello che vola Un trucchetto che all'inizio funziona quasi sempre è quellodi prendere i bambini in contropiede, sfidandoli ad agire in, modo inconsueto... A: Ciao a tutti... siete pronti per lo spettacolo? B: Siii! (in coro) A: Non ho capito bene, siete pronti? B: Siii! (in coro sempre più forte). A: Questo sì... o lo dite o non lo dite! Siete pronti? B: Siii! (fortissimo) I A: Vorrei sentire un sì, talmente forte da formi volare via il cappello. Siete pronti? B: Sìììììììììììììì! Con questa piccola provocazione ci si mette in sintonia con i bambini, li coinvolge nel gioco e nello stesso tempo, scarica un po' della loro esuberanza invitandoli ad urlare a squarciagola. La pomata fantasia A: Per vedere il mio spettacolo occorre lo fantasia. Avete portato con voi lo fantasia? B: Siii. A: Allora prendetela, forza! Mettete lo mano destra in tasca, prendete lo fantasia (mostra la mano destra come se contenesse qualcosa), spalmate bene con la sinistra e infine mettetene un po' sull'occhietto destro e un po' sull'occhietto sinistro come se fosse una pomata. Naturalmente chi porta gli occhiali deve sollevare le lenti altrimenti si appannano. Vero che con lo fantasia si vede meglio? B: (in coro) Sii! Bambini e bambine, che spettacolo abbiamo oggi! Che spettaco/o abbiamo oggi.. che spettacl/o! (rivolto verso un bambino tra il pubblico). A proposito, che spettacolo abbiamo oggi? Io mi chiamo, 1,2,3,4,5. Nello spettacolo sono uno che conta! Ciao bambini è bello essere qui! (si sposta di due metri). Anche qui è bello! (ritorna dov'era prima). Ma è più bello qui! A bocca aperta A: Prima di cominciare vorrei avvertirvi di una cosa un po' spiacevole... alla fine dello spettacolo alcuni di voi non riusciranno più a chiudere lo bocca... B: (Borbottio di perplessità tra il pubblico). A: Purtroppo è già successo altre volte ma non dovete preoccuparvi... l'effetto dura pochi giorni... B: (Altre esclamazioni di curiosità e preoccupazione). A: Il fatto è che sto per presentarvi uno spettacolo talmente incredibile che vi lascerò a bocca aperta... Non uno- mille applausi (applauso forte all'entrata) Chissà perché non ho mai un applauso così nel finale! (se l'applauso non arriva) Vi ringrazio per l'applauso spontaneo che mi farete... (se l'applauso non arriva) Cosa succede? Vi si sono addormentate le mani? (prima dell'applauso) Vi concedo due minuti di pausa per l’applauso... adesso basta! (durante l'applauso) Vi prego bambini, no, vi prego no, bambini no... non vi fermate! (dopo l'applauso) Vi prego di non fare troppo rumore per non svegliare il bambino che dorme in quarta fila. L'applauso con i piedi (tutti i bambini battono i piedi per terra). L'applauso dell'oca (tutti i bambini dicono quà-quò-quà). L'applauso con la pancia (tutti i bambini battono le mani sulla pancia). Il timidone A: Ciao a tutti bambini vorrei cominciare con un gioco. Volete giocare con me? B: (in coro) Sii! A: Forza con quel sì... voglio che si senta fino a dieci chilometri di distanza! B: (sempre più forte) Siii! A: Faremo il gioco dell'applauso... tutto il pubblico di sinistra (indica lo metà del pubblico che sta a sinistra) applaudirà quando io alzerò la mano sinistra... facciamo una prova! (alza la mano sinistra). B: (applauso dei bambini che stanno a sinistra). A: Bravissimi ed ora tutto il pubblico che sta a destra... facciamo un'altra prova! (alza la mano destra). B: (applauso dei bambini che stanno a destra). A: (indica con il dito un bambino che sta nel mezzo) Scusa bambino, sei proprio al centro e... preferisci aggregarti ai tuoi amici di destra o di sinistra? B: (il bambino si sposta da una parte). A: Grazie! Così va molto meglio! Bene, ora attenzione che viene il difficile... quando io mi inchinerò, voi dovrete applaudire tutti quanti e urlare BRA-VO! BRA-VO! BRA-VO! Avete capito? B: (in coro) Sii! A: Bene, sono fiero di voi... forza che cominciamo! (alza la mano sinistra) B: (applauso dei bambini che stanno a sinistra) A: (alza la mano destra) B: (applauso dei bambini che stanno a destra) A: (si inchina) B: (in coro) BRA-VO! BRA-VO! A: (dirigendo il coro con le mani) Più forte! B: (sempre più forte) BRA-VO! BRA-VO! A: Grazie, siete il pubblico migliore che ho avuto stasera!! Ma ora basta bambini perché sono un po' timido e odio i complimenti... comunque grazie e arrivederci... ciao! B: (commenti di delusione tra il pubblico). A: Ah già, che stupido! Non ho ancora fatto lo spettacolo! Va beh... cominciamo! Gli applausi hanno un'anima A: Dovete sapere bambini, che gli applausi sono un po' come gli esseri umani, voi non ci crederete, ma anche gli applausi hanno un anima... B: (mugugni di scetticismo tra il pubblico) A: Ho capito, non ci credete. Proviamo a fare un esempio... fate un applauso norma/e! B: (applauso) A: Bravissimi, ed ora un super applauso... B: (applauso più forte). A: Ora un mega-iper applauso... B: (applauso fortissimo) A: Ed ora attenzione, immaginatevi di essere allo stadio... la partita è importantissima, ecco Del Piero che ha lo palla, dribbla un awersario, ne dribbla un altro, tira in porta... goal! Un applauso! (ovazione) Adesso invece facciamo un applauso scarso... (applauso fiacco) Un applauso insufficiente... (ancora più fiacco) Un applauso cattivo, disubbidiente... Un applauso sfortunato... Un applauso giallo... (a questo si possono evocare gli applausi più strani ed improbabili, stimolando così lo fantasia e la creatività dei bambini). Il mago delle pioggia A: Forse bambini voi non ci credete ma io sono un mago, il mago della pioggia. Ci credete che io sono il mago della pioggia? B: (in coro) Siiii! A: No, voi dovete dire che non ci credete se no è troppo facile... ci credete che sono il mago della pioggia? B: (in coro) Noooo! A: Siete scettici eh? Bene, attenzione perché ora farò veni re un bel temporale. Vedete le nubi in cielo? Naturalmente prima del temporale c'è una pioggerella sottile sottile…ora fate come me (batte le mani utilizzando solo le dita indice (i bambini battono le dita indice, effetto pioggerella) A: Bravissimi, ed ora una pioggia battente. Guardate il cielo, è sempre più buio... fate come me! (batte le mani utilizzando gli indici e i medi) B: (i bambini battono gli indici e i medi, effetto pioggia battente) A: Il cielo è scurissimo... si sentono i tuoni.. si vedono i lampi, la pioggia è violentissima (batte le mani utilizzando gli indici, i medi e gli anulari). B: (I bambini battono le dita indicate, effetto pioggia scrosciante). A: Il temporale bambini.. è un vero diluvio, sentite la pioggia (batte le mani ritmicamente utilizzando tutte le dita). B: (i bambini lo imitano, effetto diluvio) A: Che diluvio! Adesso però sembra che stia smettendo (solo tre dita) B: (effetto pioggia scrosciante) A: Guardate, c'è l'arcobaleno! (solo due dita) B: (effetto pioggia battente) A: Sta tornando il sole! (un solo dito) B: (effetto pioggerella). A: Non piove più, finalmente il sole! Vi è piaciuto? Sono stato un bravo mago? E allora fatemi un bell'applauso! B: (applauso, effetto diluvio). A: Noooooooooo! La pallina timorosa A: (Si presenta con una pallina da ping-pong) Questa pallina è un po' timida... ha paura di volare. Attenzione, tutte le volte che la butterò in aria voi dovrete imitare il suo urlo di paura... in questo modo: (butta la pallina in aria e la riprende). Ahhh! Forza ora, tutti insieme! (ributta la pallina in aria). Ahhhh! B: (contemporaneamente) Ahhhh! A: Bravissimi, la pallina però ha un altro problema, quando la butto in terra rimane sbalordita e voi dovreste imitarla... in questo modo: (butta la pallina che rimbalza, e la riprende). O'! Forza, tutti insieme! (ributta lo pallina in terra). O'! B: (contemporaneamente). O'! A: Bene, dai che partiamo! (butta in aria la pallina e la riprende). B: (in coro) Ahhh! A: Sempre più in alto! (butta in aria la pallina e la riprende) B: (in coro). Ahhhhhh! A: Ed ora attenzione! (butta la pallina molto in alto, che cade in terra e rimbalza più volte fino a quando non si ferma) B: (in coro) Ahhhhhh ò…ò…ò…ò-ò-ò-ò! L'accelerazione dei vocalizzi, a causa dei rimbalzi sempre più corti, rende l'effetto molto simile ad una risata. Con la partecipazione straodinaria di... Ed ecco qui di seguito una suggerimento per far diventare attore coprotagonista qualcuno del vostro simpaticissimo pubblico. Il volontario A: (indica un bambino tra il pubblico) Vuoi alzare lo mano destra per favore? B: (il soggetto indicato alza lo mano destra). A: Ora io farò un esperimento pericolosissimo, però avrei bisogno di un assistente... C'è qualcuno che si offre volontario? Bene, vedo un bambino che ha già alzato lo mano (rivolto al bimbo indicato precedentemente), vuoi venire? B: (il volontario forzato si avvicina). A: Prima di cominciare l'esperimento devo verificare se sei in grado di seguire le mie istruzioni, dovrai fare esattamente quello che ti dico. Okey? B: Okey! A: Sull'attenti… piedi uniti, pancia in dentro, petto in fuori, occhi aperti, orecchie chiuse! B: (il bambino esegue). A: Controlla che il collo sia ancora attaccato alla testa! B: (il bambino esegue). Mano destra su! B: (esegue). A: Mano destra su, piede sinistro su! B: (esegue). A: Mano destra su, mano sinistra su, piede sinistro su! B: (a questo punto partono le risate perché il ragazzo è in una situazione di equilibrio precario. Alcuni soggetti si emozionano e non riescono più a distinguere lo destra dalla sinistra rendendo così lo scena molto simpatica). A: tanto per capirci... con quale mano mescoli il caffelatte? B: (indica la destra o la sinistra) A: Strano, di solito si usa il cucchiaio! Piede sinistro giù, piede destro giù, mano sinistra giù, mano destra su! B: (il bambino rimane con la sola mano destra alzata). A: (si toglie il cappello e lo appoggia alla mano alzata) Grazie, non sapevo dove appendere il cappello! (toglie il cappello dalla mano) Naturalmente ho scherzato... ora metti il braccio destro e quello sinistro avanti! B: (il bambino esegue). A: Muovi le dita della mano destra e della mano sinistra! B: (esegue) A: (si piazza davanti al bambino e si fa grattare lo schiena) Un po' più giù... un po' più su... ecco così va bene! Avevo un po' di prurito alla schiena... Per riportare tutto sotto controllo o... quasi!!! Può succedere, che durante lo nostra rappresentazione ci rendiamo chiaramente conto che l'attenzione dei bambini ci sta sfuggendo oppure che loro si sono talmente e così tanto coinvolti che stiamo andando verso una situazione che può portarci al caos, e quindi a una rappresentazione che non è più al servizio della loro gioia e del loro divertimento. Che fare? Anche in questo caso peschiamo qualche indicazione preziosa dalla nostra borsa di Mary Poppins, e ...et voilà! CROC il terribile Proprio all'inizio dello spettacolo l'attore/animatore racconta ai bambini la storia di Croc il terribile. Era questi un essere dispettoso, antipatico e sgarbato che viveva ai margini della foresta e il suo passatempo principale era quello di disturbare, con urla e schiamazzi, i folletti della foresta; a qualsiasi ora del giorno e della notte egli molestava e infastidiva i piccoli abitanti del bosco con i suoi ululati e le sue pernacchie. I folletti non ne potevano proprio più e un giorno si rivolsero alla Fata Orchidea per risolvere i loro problemi. La buona Fatina insegnò loro una parola magica che avrebbe fatto tacere il terribile Croc; riportando la quiete nella foresta; non appena un folletto vedeva avvicinarsi quell'essere pestifero avrebbe dovuto urlare: - Ammazza!- e tutti gli altri in coro: Croc! Sicuramente, dopo questa frase, una magia avrebbe fatto sparire il cattivone trasformando il frastuono in un delizioso silenzio. L'animatore, come per gioco, propone alcune prove ed inizia lo spettacolo. In caso di necessità (chiasso, confusione, ecc.) urlerà improvvisamente: - Ammazza! - e tutti i bambini in coro: - Croc! Il breve silenzio che segue sarà utilissimo per riprendere le redini dello spettacolo. I leoni addormentati Anche in questo caso è previsto un accordo iniziale con i bambini. L'attore/ani-matore dovrà spiegare di essere una specie di domatore e che loro, i piccoli spettatori, sono degli autentici, famelici leoni (il bambino generalmente trova gradevole identificarsi con questo possente animale). Tutte le volte che il domatore urlerà: - Leoni arrabbiati! - i bambini dovranno imitare il ruggito del leone; quando invece dirà la frase: - Leoni addormentati! - tutti i piccoli spettatori si metteranno in posizione di riposo e in silenzio. È sempre necessario effettuare alcune prove all'inizio dello spettacolo per dare ai bambini la sensazione del gioco collettivo. Il contropiede Se non c'è la possibilità di accordarsi preventivamente con i piccoli spettatori, un altro modo per risolvere situazioni di schiamazzi generalizzati, quando l'intensità delle urla impedisce qualsiasi tipo di discorso, è quello di rivolgersi ad un gruppetto di bambini, i più tranquilli, e sussurrare loro alcune frasi a bassa voce, quasi si trattasse di un segreto. Così facendo si stimola la curiosità degli altri spettatori che, presi in contropiede, vorranno capire di cosa si tratta e smetteranno di urlare; generalmente il metodo funziona ma in alcuni casi... si peggiora la situazione. IL MIMO Mimus, mimos! La parola italiana "mimo" ha origine dal latino "mimus", che deriva dal greco "mimos", proveniente dal verbo "mimeomai" cioè imitare, rappresentare imitando. Il vocabolo indica un particolare tipo di commedia sviluppatasi presso gli antichi greci e in seguito presso i romani come genere teatrale e letterario, in prosa e in versi. Per i greci il mimo era una breve rappresentazione realistica e buffonesca di vicende e caratteri tratti dalla vita quotidiana. A Roma i mimi erano piccole scene comiche alle quali potevano prendere parte anche le donne. Nel teatro moderno il mimo fa a meno dell'espressione verbale, affidando al gesto e alla mimica lo rappresentazione di azioni, sentimenti e stati d'animo. Il mimo moderno si basa quindi essenzialmente sulla comunicazione non verbale, spesso accompagnata dalla musica, dal ritmo o dalla danza. Questa nuova forma nasce dalla rivendicazione dell'assoluta autonomia espressiva del gesto, del segno visivo, non più considerato come surrogato della parola. Al genere comico del mimo possono appartenere i clown, i pagliacci la cui comicità si basa sul gesto. Fondamentale nell'arte del mimo è il rapporto tra palcoscenico (la strada), pubblico, che è autore e non semplicemente fruitore, e mimo-autore-attore. Poiché essenzialmente il mimo è relazione, non esiste scuola migliore di quest'arte della stessa esperienza dello stare con gli altri. L'arte di strada si fonda sulla comunicazione che è relazione Il mimo basa la sua arte sull'improvvisazione, sul mettersi in continua discussione come persona-essere relazionale nelle situazioni. Tutto nasce dall'osservazione di situazioni di vita. Da esse possono esser tratti alcuni elementi caratteristici da trasformare in simboli della situazione stessa costituita dalla combinazione di persone, luoghi, tempi e oggetti. Allestiamo la scena La scena può esser allestita (o,trattandosi di quotidianità, non allestita!) in qualsiasi modo, dato che è il mimo stesso, collaborando e interagendo col pubblico, a creare attimo dopo attimo lo situazione o la storia. L'esibizione può nascere e finire in un determinato momento o essere parte di una storia che si sviluppa in più atti. Certo è che nulla sarà prevedibile perché i rapporti tra spazio, tempo o persone sono in continua evoluzione. Le reazioni del pubblico possono esser le più disparate e produrre nel attore-mimo varie reazioni. Ogni membro del pubblico può diventare a sua volta attore e dare un particolare seguito o spunto alla storia secondo la sua biografia personale, il suo carattere, il suo abbigliamento, gli oggetti di cui dispone, le sue abitudini, le sue sensazioni, il suo umore,... Nessuno deve giudicare la spontaneità degli altri, tutti debbono offrirsi in modo aperto al "gioco comune" del mimo. Primo passo è osservare e ascoltare. Il mimo è osservatore del quotidiano, coglie ogni elemento della realtà come potenziale fonte di riflessione e attività, come un oggetto da aggiungere e non dimenticare nel bagaglio delle esperienze. Nella riflessione scompone e ricompone ogni elemento della realtà, lo rilegge secondo le proprie caratteristiche e lo fa proprio. L'interazione col pubblico risulta anche più semplice dopo aver capito come è e agisce l'altro. Il gioco più semplice del mimo è infatti imitare, in tutto, il modo di fare di una persona prescelta. In questo caso agisce quasi come un pappagallo (muto), attira in modo forte l'attenzione, specialmente della "vittima", ma basando tutto sul gesto e sul silenzio, personalizzando e spesso esagerando alcuni caratteri del soggetto imitato. Il mimo vive un teatro sotto la pelle, un teatro del sentire e del vivere dentro, che trasforma in un teatro sopra la pelle, un teatro del fare, del recitare, dello sfruttare e creare l'ambiente. Il mimo si educa al comunicare sviluppando la dimensione contemplativa della vita. Ricorre ai gesti, ai segni, ai simboli che sono strumento: diretto e universale per comunicare facilmente ciò che molte parole non riescono ad esprimere. Il messaggio è espresso: in modo semplice ma chiaro, il mimo comunica qualcosa che giunge direttamente al cuore attraverso gli occhi. Il linguaggio simbolico annulla ogni diversità e distanza e avvicina anche la più timida e impacciata delle persone. Il mimo valorizza le differenze Il mimo è un' arte che coinvolge facilmente persone di ogni, età e tipo. I bambini delle scuole elementari vivono (non subiscono!) il fascino del mimo. Sono attratti da: aspetto corporeo: riproducono in modo spontaneo gesti e espressioni degli altri che li hanno particolarmente colpiti aspetto emotivo: sono i più sensibili e reattivi ai sentimenti di gioia, tristezza, dolore, paura, ecc. visti o avvertiti nell'ambiente aspetto comunicativo: sono facilmente coinvolgibili nella riproduzione di una favola o di un racconto, si immedesimano nei personaggi, sanno continuare e creare storie nei modi più originali e imprevedibili. Anche i preadolescenti delle scuole medie possono svolgere attività di mimo in modo produttivo e creativo. Già spontaneamente portati all'autoanalisi e all'analisi dalla fase critica di sviluppo in cui si trovano, possono trarre dal mimo un'ulteriore occasione di crescita del sé e del sé in relazione con gli altri. Il mimo li impegna in qualcosa che li rende veramente protagonisti. Si sentono responsabili, provano la libertà di esprimersi perché il mimo è unico, irripetibile e in continuo divenire. Sviluppano una serie di relazioni con sé e con gli altri che possono essere strumento di formazione dell'identità attraverso la socializzazione. L'educatore non è il regista della situazione ma il mediatore tra i partecipanti alla attività di mimo e la realtà. Non deve imporsi ma lasciare maggior spazio possibile alla fantasia, dei bambini e dei ragazzi stessi. Come attuare attività di mimo? Non sono necessari particolari strumenti o capacità ma e importante sottolineare il condizionamento dell' ambiente (fisico e umano). Uno spazio fisico povero di oggetti in cui il mimo è vestito e truccato in modo uniforme, in quanto a stile di colore, certamente favorisce nello spettatore l'attenzione per i gesti e le espressioni del volto. In questo caso l'attenzione è centrata sul soggetto, i suoi gesti e sentimenti. Alcune sculture umane che incontriamo nelle piazze sono un esempio di questo tipo di mimo. Un soggetto, invece, immobile ma vestito in un modo che richiama chiaramente nelle nostra fantasia qualcosa, ad esempio una professione, spinge lo spettatore a porre l'attenzione su aspetti più "fisici-materiali", diversi dai gesti e dalle espressioni. Un mimo anche completamente vestito e truccato monocolore ma che, invece di affidarsi solo al suo corpo, opera con oggetti particolari o si muove su una particolare musica esprime una forma d'arte diversa, precisa e specifica. E' interessante vedere quanti mimi diversi possano nascere ponendo l'accento o sugli strumenti offerti dall'ambiente umano o su quelli offerti dall'ambiente fisico. Questo insegna che anche nella comunicazione non verbale non esiste un modo univoco di esprimersi. Tutto questo senza considerare la variabilità dipendente dal fatto che ogni singolo attore o spettatore è una storia, un'vissuto particolare di percezioni e sentimenti, un'ulteriore relazione-comunicazione nella comunicazione stessa. Come sfruttare allora il mimo per imparare qualcosa sulla comunicazione? Ognuno può farlo nel modo più diverso e fantasioso. Si può cominciare dalla classica imitazione di azioni, professioni, persone sfruttando insieme o separate le diverse parti del corpo, l'ambiente, i colori, i suoni, la musica, ecc. per arrivare a creare vere e proprie opere teatrali nate dall'improvvisazione e dall'interazione di un mimo col pubblico-attore, spronato a costruire una scenografia, una situazione, delle azioni e dei rapporti tra soggetti diversi caratterizzandoli in qualche modo. Non servono maschere particolari Per realizzare attività di mimo anche se queste possono esser d'aiuto per vari motivi. La maschera neutra (abbigliaimento e trucco uniforme e monocolore) porta a liberarsi da un'identità precisa e sprona a creare qualcosa di nuovo totalmente originale, ponendo particolare attenzione ai gesti. La maschera già costruita e riferita a personaggi-figure preesistenti nella realtà (es. professioni varie) o nella fantasia (es. Arlecchino e maschere della tradizione, personaggi di film o cartoni animati) può essere d'aiuto perché dà già qualche riferimento all'attore e al pubblico, portando alla memoria determinate caratteristiche, fornendo una solida (non rigida!) base per creare qualcosa di nuovo. L'importante è osservare, ascoltare, riflettere e agire spontaneamente in un clima adatto, in cui nessuno sia giudicato o limitato nell'espressività ma attenzione: a nessuno è concesso parlare! Si scoprirà così un mondo fisico e umano che urla nel silenzio. Il linguaggio del corpo I ragazzi sono stimolati a scoprire, sperimentare e gioire delle possibilità del loro corpo come espressione di se stessi e come strumento di comunicazione con gli altri. Lo scopo della proposta è la conoscenza delle possibilità espressive del corpo, per una migliore conoscenza di sé e degli altri, e come stimolo delle capacità creative e comunicative. La proposta è, inoltre, finalizzata a far cogliere ai ragazzi la valenza espressiva che assume il corpo rispetto alle emozioni o motivazioni interiori, sia nostre che degli altri. GIOCHI CON I MIMI "Riempi lo spazio di..." MATERIALE: nessuno SVOLGIMENTO: Ognuno a suo modo e con il suo corpo, dovrà esprimere alcune emozioni o stati d'animo che possono essere: gioia - dolore - allegria - paura - tristezza - solitudine - terrore ira - dispiacere - serenità - turbamento - nervosismo meraviglia - attesa - sorpresa - disperazione- malessere entusiasmo. Potrebbe essere molto utile riflettere e ripensare a situazioni particolari in cui, uno o più ragazzi, hanno visto concretamente persone adirate, contente, sorprese... per poi rilevare insieme se le modalità espressive dell'emozione provata da altri, differivano da quelle appena rappresentate da loro. Lo specchio MATERIALE: nessuno SVOLGIMENTO: i bambini a coppie, si dispongono uno di fronte all'altro. A turno uno dei due fa finta di guardarsi nello specchio, assumendo diverse posizioni (i movimenti, non devono essere eseguiti troppo velocemente). L'altro giocatore deve ripetere gli stessi gesti contemporaneamente come se fosse l'immagine riflessa. L'arca di Noè MATERIALE: si scrivono su due serie di bigliettini, ciascuna: pari alla metà dei ragazzi che giocano, i nomi di personaggi, di animali, ecc... (cow-boy, pugile, ubriaco, campanaro, falegname, gallina, ecc...) SVOLGIMENTO: si dividono i bambini in due squadre e ad ognuna si dà una metà delle serie di bigliettini. Al via, ognuno deve interpretare mimicamente il personaggio indicato sul suo biglietto, senza parlare. Ogni bambino deve cercare di individuare l'altro che interpreta lo stesso mimo (il pugile deve trovare l'altro pugile). Appena le coppie si riconoscono, si presentano all'animatore. Vlince la squadra che ricompone le coppie più velocemente. Mimo a catena MATERIALE: nessuno SVOLGIMENTO: cinque o sei bambini vengono fatti uscire dalla stanza. L'animatore o un bambino prescelto decide una breve scena da mimare (un mestiere, una breve scenetta, ecc...). Viene quindi fatto entrare il primo bambino e gli viene mostrata l'azione mimata. Costui, osservatala attentamente, cerca di mimarla, sempre mantenendo il silenzio, a sua volta ad un altro bambino, e così via fino all'ultimo, che dovrà indovinare il significato del mimo. Indovina il mimo MATERIALE: tanta fantasia SVOLGIMENTO: divisi i ragazzi in due gruppi, inizia uno dei due a mimare qualcosa (il titolo di un film, un' azione o un mestiere) e l'altro gruppo, entro un determinato tempo dovrà indovinare di che si tratta. Quindi, oltre al ragazzo che mima, ci sarà tutta la coreografia richiesta dal tema da rappresentare. Se non ci riesce, il gruppo che aveva fatto il mimo proporrà un'altra scena se invece indovina, toccherà a lui. Variante 1: Il gruppo che deve eseguire il mimo lo fa vedere solo ad un rappresentante dell'altro gruppo; questi dovrà poi, senza mai parlare, far capire ai suoi compagni di che si tratta. Variante 2: Si preparano in anticipo alcuni foglietti con scritti i nomi di alcuni oggetti come la casa, il treno, il serpente, la montagna, il bosco, il mare ecc... Si pesca di volta in volta un foglietto per ogni squadra, che si mette rapidamente a realizzare con i propri corpi il mandato. Variante 3: Gioco adatto ai più grandi. Si preparano sei buste contenenti le indicazioni per mimare un'azione con tutte le sue varianti. Le indicazioni si possono leggere tutte insieme, aprendo le buste all'inizio del gioco, oppure si può aprire una busta per volta ed iniziare a mimare, aggiungendo via via i particolari che verranno indicati dai biglietti estratti dalle buste consecutivamente (esempio di azione: un "bimbo" che "corre" sul"ghiaccio" con una "valigia" "arrabbiato" e con fare "impacciato"). Lo scultore MATERIALE: nessuno SVOLGIMENTO: si formano dei gruppetti ciascuno di tre bambini, che rappresentano rispettivamente: Il modello: un bambino deve assumere una posizione abbastanza particolare. La creta: un bambino se ne sta inizialmente fermo dando le spalle al modello. Lo scultore: deve essere in posizione tale da poter osservare il modello. Lo scultore ha il compito di dare, a parole, le indicazioni necessarie alla creta, affinché questa assuma la stessa posizione del modello. Chiaramente alla fine si applaude il terzetto che meglio ha concluso l'opera. Variante l: partecipano solo tre bambini (la creta, il modello, lo scultore). La creta e lo scultore escono dalla stanza, mentre l'animatore, insieme agli altri bambini, prepara il modello. Quindi viene fatto entrare lo scultore che può osservare il modello, in tutti i suoi particolari, per un tempo stabilito; a questo punto il modello se ne va, e rientra la creta. Lo scultore, dando le spalle alla creta, deve cercare di farle assumere la stessa posizione del modello dando spiegazioni a voce (in base a ciò che ricorda), senza fare gesti o voltarsi. CADUTE Ci sono due avvertenze per non farsi male quando ci si allena nelle cadute: - allenarsi su un pavimento adatto, magari con un materassino o uno stuoino - riscaldarsi e fare un po’ di stretching prima di iniziare. Qui vengono presentate in modo stilizzato tre modi di cadere 1) Con entrambe le gambe tese Piega le gambe come se tu stessi per sederti per terra. Rotola sul sedere e sulla schiena, e batti le mani sullo stuoino per creare il suono della tua caduta e per terminare la tua caduta. Utilizza il battito per rotolare avanti nella posizione seduta finale. 2) Con una gamba tesa La procedura è la stessa della precedente ma questa volta cadi indietro con una gamba tesa e una piegata. 3) Inciampa e cadi Mentre cammini, metti il piede destro dietro alla caviglia sinistra, inciampati su te stesso e cadi in avanti. Interrompi la caduta con le tue mani e braccia e assicurati di proteggere il volto. Batti le mani a terra e fai in modo che le braccia assorbano lo shock della caduta piegandosi come se facessi una flessione. Per finire, mostra al pubblico che stai bene. Altri colpi e cadute che possono darti idee per inventare qualcosa di tuo. Ricorda che tutte le tue cadute e i vari colpi dovrebbero avere un sentimento comico, e che devi sempre assicurare il pubblico che tu non ti sei fatto male. Quando esegui una caduta finisci sempre guardando il pubblico se ti è possibile. Se vuoi toccare terra di profilo, assicurati che il pubblico possa vedere le tua faccia e la tua reazione. Fai pratica finchè non farai queste azioni con facilità, in modo naturale, altrimenti si vedrebbe che hai paura di farti male. E poi più abituato sarai in queste azioni, più potrai concentrarti sul tuo personaggio. Ora combina i colpi con le cadute, prendi uno schiaffo e usalo come spinta per cadere. Alzati e colpisci il partner che cadrà a sua volta. Magari crea una situazione in cui puoi usare queste azioni, es. una lite per un qualcosa, oppure vuoi correre a fermare il tuo copagno che sta uscendo e ti inciampi…. Alla scoperta del tuo cappello! Scoprire capello è un passo decisivo verso la scoperta del tuo clown. Il tipo di cappello che scegli il modo in quelli dossi e lo usi, è strettamente connesso al carattere del tuo clown. Come per un momento non è importante scegliere il cappello esatto ho definitivo per il tuo clown, ma è cruciale che tu diventi consapevole - dell'importanza tuo cappello - dei vari modi con cupo usarlo - di come il cappello si relaziona con l'immagine del tuo clown e le caratteristiche Un clown e il suo cappello non sono semplicemente due elementi, essi si appartengono a vicenda e hanno fra loro una relazione importante. Un cappello di un clown non è solamente un cappello, ma può essere: Alcune parole con cui “giocare” e “allenarsi” l. RUMORE: Che gran confusione! Tutti dicono qualcosa, ma nessuno capisce niente! Possiamo comunicare con uno che abita dall'altra parte dell'Oceano, siamo "on-line", ci possiamo raggiungere in un attimo (ci manca solo di poter toccare il cielo...), ma... riusciamo a capirci? Tra di noi, in famiglia, con chi incontriamo? 2. STUPORE: Inizio a rendermi conto che non ci sono solo io, e mi stupisco del mondo. Ogni giorno accade qualcosa di nuovo: non devo mai smettere di meravigliarmi di fronte a tutto ciò che vedo e a tutte le persone che incontro. 3. BELLEZZA: Mi stupisco per la bellezza, che si può trovare soprattutto nelle piccole cose. Solo ciò che è bello riesce a colpirmi veramente, ma per realizzarlo ci vogliono cura, amore e preparazione. Dall'impegno per costruire il dialogo e la pace traspare una bellezza che va oltre quella fisica. 4. GIOIA/RIDERE: Questa bellezza (quella dei gesti di chi mi sta vicino) mi riempie di gioia. Se vado incontro agli altri con tutto il mio entusiasmo ogni cosa sarà più divertente! Un sorriso è contagioso: portiamolo ai nostri amici per comunicare loro lo nostra gioia ed essere felici insieme. Ma solo quando c'è un clima di pace tra di noi si può ridere. 5. CREATIVITÀ: E io cosa faccio per essere partecipe? Ci sono mille modi per comunicare con gli altri... libera la tua fantasia per trovare quello che ti permette di coinvolgere l'altro e stabilire un contatto con lui! Con la nostra creatività possiamo vincere la noia e cambiare le cose. Mettiti di nuovo in gioco! 6. DIVERSITÀ: Solo una volta che sono in gioco posso capire che ognuno di noi ha in sé un tesoro nascosto. Ciascuno di noi ha delle qualità diverse, ma ognuna è un dono che abbiamo ricevuto. Dobbiamo guardare le differenze non con sospetto o con senso di superiorità ma come qualcosa che ci può arricchire perché a noi manca. Scoprendo che siamo tutti figli dello stesso Padre impareremo a lavorare insieme valorizzando le nostre differenze. 7. RISPETTO: Non devo però essere ansioso di trovare questo tesoro. Lo posso scoprire passo dopo passo: se l'altro è diverso da me e non riesco a capirlo non devo aggredirlo o credermi superiore, ma riconoscerlo e stimarlo per le sue caratteristiche. Se le sue convinzioni sono diverse dalle mie possiamo comunque convivere in pace senza pretendere che il mio punto di vista sia l'unico possibile. 8. APERTURA: Solo con queste condizioni riesco veramente a comunicare agli altri che anch'io ho qualcosa da dire. Se mi apro all'altro posso imparare moltissime cose, ma finché rimango chiuso in me stesso non posso confrontarmi e crescere. Smettiamo di costruire barriere e giudicare gli altri prima di conoscerli e cominciamo ad essere attenti verso la loro presenza. 9. COMPRENSIONE: Iniziamo a capire qualcosa... E' chiaro ora che non sono solo! Come gli apostoli nel giorno di Pentecoste sono riusciti a comunicare grazie allo Spirito Santo con persone che parlavano lingue differenti, così anch'io posso cercare di capire chi la pensa in modo diverso da me. Se sapremo comprenderne i sentimenti, le ragioni e i comportamenti e immedesimarci nel!' altro potremo dawero diventare suoi amici. 10. ACCOGLIENZA: L’altro diventa un tesoro: lo accolgo! Quando ho compreso le persone che incontro sono pronto per accettarle con disponibilità, per quello che sono realmente, con i loro pregi e i loro limiti, accogliendole con ospitalità e benevolenza nella mia vita. Accogliamo le nuove proposte con prontezza, buttandoci con entusiasmo nei nuovi rapporti che vogliamo far nascere! 11. PAROLA: Le parole ci sono sempre state" e anche la Parola. Ma non sempre abbiamo voglia di sentirle. Ognuno di noi conosce il potere che può avere una semplice parola detta al momento giusto. Offriamo a tutti una parola d'amore, di speranza, di gioia, di pace. E soprattutto non dimentichiamoci mai della Parola più importante: quella che Dio ci ha donato e che ci unisce. 12 . SILENZIO: Se qualcuno mi parla è forse il caso di fare un po' di silenzio... solo se imparo a crearlo fuori e dentro di me posso fare spazio alle parole di chi ho di fronte e solo nel silenzio posso ascoltare Dio che mi parla. Apriamo orecchie e cuore invece di parlare sempre! Il silenzio infatti non è solo assenza di suoni, ma disponibilità ad accogliere la parola dell'altro. 13. ASCOLTO: Non solo: occorre ascoltare ciò che l'altro mi dice, cioè lasciargli lo spazio per parlare anche quando penso già di conoscere quello che mi verrà detto. Si ascolta non solo con l'udito ma con tutti noi stessi: con gli occhi per vedere l'atteggiamento di chi ci parla, con le mente e l'anima per capirlo davvero. L'importante è non essere distratti, ma dedicare sempre attenzione ali' altro e sintonizzarsi sulla sua stessa lunghezza d'onda. 14. DIALOGO: Posso parlare anch'io? Perché no, tanto ero abituato a parlare da solo... Il dialogo è uno scambio, un modo per conoscere i punti di vista di chi mi sta accanto. Per un vero dialogo bisogna essere alla pari senza tentare di schiacciare l'altro con le nostre idee, senza voler comandare. L'aggressività non può mai portare a una vera comunicazione e il dialogo è il presupposto della pace. Possiamo dialogare solo se abbandoniamo il nostro orgoglio e impariamo la lingua dell'altro. 15. SINCERITÀ: Come in grammatica, anche qui ci solo le regole: lo prima è la sincerità. É la capacità di dire sempre ciò che è vero, di essere trasparenti in ciò che si fa anche quando significa scegliere la strada più difficile perché preferiremmo mentire o ingannare. Siamo però sicuri che ne vale la pena perché se c'è sincerità c'è lo base per un autentico rapporto di amicizia. 16. CONFIDENZA: Ora sono in confidenza con chi mi parla, sono suo amico. Attraverso il dialogo imparo a conoscere chi ho di fronte e quindi posso dargli tutta la mia fiducia e aprirmi per raccontargli le cose che più contano per me. Così anche l'altro si confiderà con me e gli sarò grato per avermi reso partecipe di ciò che sta nel suo cuore. 17. CONDIVISIONE: Mettendo in comune con l'altro ciò che ho imparato possiamo crescere insieme. Donandoci a vicenda i nostri pensieri, le nostre sensazioni ed esperienze possiamo annullare le distanze che ci separano. Se mi è successo qualcosa di bello voglio raccontarlo a tutti per renderli partecipi della mia gioia. 18. ALTRUISMO: E se l'altro ha bisogno di aiuto? Eccomi pronto! Ora che ho imparato ad accoglierlo, comprenderlo e ascoltarlo, il prossimo passo sarà quello di agire per il suo bene, dimenticando il mio egoismo e regalandogli il mio amore. 19. PERDONO: È la prova più difficile: se la superiamo, siamo promossi! Impegniamoci ad essere generosi! Se ci proviamo possiamo essere comprensivi verso gli altri e, quindi, non solo rinunciare alle vendette per un danno che abbiamo subito, ma fare il primo passo per costruire la pace 20. PACE: Il premio è questo! La vera pace inizia proprio da noi, all'oratorio, in famiglia... Se impariamo a comunicare la pace con chi ci sta vicino, questa nostra voce farà molta strada, e tutti la capiranno!