Documento allegato - Ufficio di Pastorale Giovanile

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Documento allegato - Ufficio di Pastorale Giovanile
Quinto convegno degli animatori
dei ragazzi e dei giovani
LABORATORIO DI CLOWNERIE
Lignano Sabbiadoro 24-25 settembre 2005
In queste pagine troverai un po’ di materiale che ho raccolto in occasione del laboratorio
di clownerie dal titolo “La semplificazione del messaggio per una comunicazione
essenziale” per il convegno di Lignano. Se questo titolo ti sembra di difficile
comprensione… allora sei arrivato nel posto giusto, perché nel nostro laboratorio
cercheremo di semplificare alcune “cose” della nostra vita quotidiana per riflettere su
quanto siano essenziali per noi e su come possiamo utilizzarle nell’animazione dei ragazzi.
Lavoreremo su alcuni giochi di gruppo e individuali cercando di soffermarci su aspetti di
noi, sulle nostre relazioni , sulle nostre emozioni e sulla nostra fantasia per scoprire come
possiamo utilizzarli per divertirci facendo un po’ i clown. Alla fine rifletteremo su come
sia possibile usare questi strumenti nell’attività di animazione soprattutto
concentrandosi sulla comunicazione.
Il lavoro che si farà assieme sarà una cosa costruita da tutti a partire da alcuni spunti
quindi non è possibile in questo momento prevedere cosa succederà… è con questo spirito
che ho raccolto questo materiale, con l’idea che sia un contenitore con alcune cose che si
possono utilizzare in modo creativo quando si sente che è utile utilizzarle per noi, per i
ragazzi, per il nostro pubblico.
Le indicazioni di questo materiale sono semplicemente un mio modo di immaginarvi prima
di incontrarvi pensando a cosa potrebbe esservi utile; esse pertanto non sono esaustive e
non vogliono esserlo. Al contrario voglio farvi assaggiare un po’ di antipasto… per invitarvi
qualora vi gustino queste pietanze a cercare ricette e attrezzi per cucinare il menù che
più risponde alla vostra fame di sorrisi, giochi, fantasia, animazione, spettacolo, magia e…
quelli che possiamo chiamare “messaggi semplici ed essenziali”.
Benvenuti allora al primo corso di cucina della pastorale giovanile!
Marco <:o)
Marco Ius
[email protected]
3487484157
Artisti di strada... si diventa!
Lo spettacolo di strada è una delle più antiche espressioni di
cultura popolare, poiché rimane pressoché immutata nel
divenire della storia attraverso i secoli: saltimbanchi, mimi,
giocolieri, clown, prestigiatori e maschere sottoforma di
fabulazioni e di esibizione, sono elementi ricorrenti e
particolarmente significativi delle feste popolari d'ogni epoca e
di ogni territorio.
Queste espressioni artistiche sono ben vive e coltivate in città
definite "culturali" come Parigi, Avignone, Firenze, Siena ... ma
fino a poche decine di anni addietro, anche nei paesi facevano
parte integrante d'ogni occasione di incontro sociale, come le
fiere e le feste.
La comunicazione che awiene in strada privilegia l'espressione
corporea ed è un veicolo potente di trasmissione di idee, ma
soprattutto di emozioni e permette di manifestare nella finzione
scenica contenuti che difficilmente si comunicano a parole
davanti a chiunque.
Così sensibilità diverse trovano il loro spazio nell'arte di strada
che ha svariate forme artistiche.
Allenarsi, per diventare
artista di strada
Il corpo come mezzo espressIvo primario
Ecco una serie di situazioni per allenarsi ad usare il proprio
corpo per esprimersi:
il corpo:
dorme
sta seduto
sdraiato
rannicchiato
accucciato
cammina
saltella
corre
spinge
tira
trasporta
si alza
si piega
si rimpicciolisce
si dilata
dondola
danza
è allungato
rigido
rilassato
contorto
è forte
veloce
stanco
lento
è bambino
giovane
adulto
vecchio
è albero
collina
montagna
mare
cavallo
serpente
uccello
fiore
roccia
vortice
orologio
automobile
ingranaggio
automa
rifiuta
chiede
protegge
implora
prega
disprezza
come ricchezza
pesantezza
potere
paura
pensiero
divinità
eroismo
dignità
……...
Di tabelle come queste potreste inventarne molteplici
anche voi! Lasciate spazio alla fantasia!
Nasce uno spettacolo…
Impara l'arte e non metterti in disparte
"Andiamooooo!!!!" iniziano le attività... oggi tutti in scena... le
pagine che seguono sono un po' come delle mail di saggezza
su come concretamente gestire alcuni momenti chiave della
presentazione di un piccolo spettacolo per bambini. Uno
spettacolo di artisti di strada. Sono mail rivolte soprattutto agli
animatori che hanno la responsabilità di animare i bambini delle
elementari (ma quando si tratta di fare festa… tutti sono
bambini… basta accendere la miccia giusta!). Sono consigli utili
che non nascono tanto da delle teorie quanto piuttosto dalla
pluriennale esperienza di chi vive un'animazione che abbia
come protagonisti i bambini.
Andiamo a incominciare
Sono determinanti le fasi iniziali di una rappresentazione ci si
gioca molto dell'andamento di tutta l'attività. Infatti, al contrario
di quanto si potrebbe erroneamente pensare ogni attività
proposta ai più piccoli va molto curata in ogni dettaglio, anche
quello apparentemente insignificante. Per quanto riguarda uno
spettacolo, poi, i bambini sono un pubblico particolarmente
esigente. Come ci ricorda Dante Cigarini, che ha fatto dell'arte
di far sorridere i bambini una scelta di vita, presentarsi bene
all'inizio di una rappresentazione, di un'animazione è
fondamentale: verso cosa dobbiamo puntare, in questi primi
momenti? Ad attivare la curiosità del nostro piccolo grande
pubblico, coinvolgerlo per catturare la sua attenzione e quindi a
far sì che sia possibile per ciascuno di loro sintonizzarsi sulla
frequenza d'onda della nostra proposta pensata per loro. «Un
sistema per ottenere questo risultato è quello di utilizzare
sapientemente il colore (costume, trucco), il suono (fischietto,
tromba, tamburo), il linguaggio del corpo (pantomima) e il
linguaggio verbale». Non solo, dobbiamo considerare altre cose
per esempio il tempo cioè quanto deve durare lo spettacolo, e il
pubblico nel senso della quantità e del fatto che in uno
spettacolo per bambini solitamente è presente anche un
pubblico adulto (provate a pensare allo spettacolo di fine
Oratorio estivo, lì succede che ci siano anche mamme, papà,
nonni, zii, zie, ecc.).
Questione di abito!
In uno spettacolo che ha come principali spettatori i bambini il
costume e il trucco sono decisivi per creare "clima"! Ma non
temete, non abbiate paura, non è che adesso dovete entrare in
panico, perché non siete capaci di imprvvisarvi costumisti di
una sartoria teatrale, perché non sapete tagliare e cucire e non
conoscete neanche nessuna mamma o nonna o zia che abbia
questo genere di abilità o comunque del tempo da investire in
un' operazione di questo tipo. Il vostro pubblico è già molto
creativo di suo e questo vi facilita a patto, però, che vi
esercitiate a pensare per imparare a cogliere l'essenziale e
semplificare (attenzione semplificare non vuoi dire essere
superficiali). Un esempio rispetto al tema degli artisti di strada: il
clown. Può bastare per diventare un clown un naso rosso
(basta anche dipingersi il proprio naso con del rossetto rosso),
un paio di bretelle, un paio di scarpe di due, tre numeri in più,
un cappello a bombetta (fatto anche semplicemente con del
cartoncino nero graffettato ad hoc). Anche grazie a piccoli
espedienti come questo potremo aiutare i nostri bambini a vivere un momento indimenticabile. E tu caro animatore, cara
animatrice, insieme con gli altri animatori che con te dovranno
dare vita alle attività legate agli artisti di strada, hai delle
capacità creative che neanche avresti mai immaginato. Certo
devi fermarti a pensare, per cercare ciò che è essenziale e
provare a vedere le cose di "sempre" sotto un altro punto di
vista, da un altra prospettiva, da un'altra angolatura.
Musica maestro!
Un altro grande aiuto per catturare l'attenzione dei bambini
arriva dal suono. Un rumore, un suono, qualcosa che stimoli
l'apparato uditivo, può essere utile per aiutare i bambini a
sintonizzarsi, a puntare, e ripuntare il loro interesse. Attenzione
però deve essere un suono e un rumore che li "sorprenda" in
modo positivo, che crei meraviglia, stupore, per esempio anche
il solo entrare od uscire di scena pestando con energia i piedi
per terra, se questo è un comportamento in sintonia con le
caratteristiche del personaggio. O ancora usufruire di qualche
musica di sottofondo per sottolineare alcuni passaggi particolari
dello spettacolo...ed ecco una scatola di latta può tramutarsi in
un fantastico tamburo per annunciare l'arrivo della nostra
Mirabolante Compagnia: «venghino, signori, venghino», e una
bottiglietta di plastica con della sabbia o dei sassolini all'interno
si tramuta in un fantastico bastone della pioggia fatto in casa!
Questione di tempo...quanto?
Quanto deve durare uno spettacolo, e in particolare uno
spettacolo per bambini? Prima cosa: è importante imparare a
smettere un attimo prima che l'attenzione del nostro pubblico
sia definitivamente persa irrimediabilmente. L'attenzione è un
fattore molto soggettivo e variabile; è però vero che nel caso di
un pubblico come il nostro ci sono alcuni messaggi che esso ci
lancia inequivocabili: quando iniziamo a sentire brusio di voci, o
spostamento di sedie, o quant'altro... questi sono segnali di
allarme che ci indicano che forse ci stiamo dilungando troppo o
comunque che c'è qualcosa che non va ed è tempo di correre
ai ripari. Attenzione però, non cadiamo nel panico! Cerchiamo
di gestire la situazione. Come? Per esempio inframmezzare la
rappresentazione con coinvolgimenti dei bambini: applausi
ritmati, vocalizzi, serie di urla sapientemente guidate.
Comunque in linea di massima possiamo dire che uno
spettacolo per bambini del primo ciclo delle elementari piccoli
non deve superare i trenta minuti, per quelli del secondo ciclo
delle elementari si può arrivare ai quaranta, cinquanta minuti.
Questione di stile!
Ci sono alcune piccole attenzioni che, come dire, fanno lo
differenza e ci aiutano nel tenere desta l'attenzione del
pubblico. La prima (anche se può sembrare una banalità... ma
,in realtà non è così...) cercare di mettere tutti nelle condizioni
di poter vedere ed ascoltare al meglio, rispetto al luogo nel
quale siamo (cortile dell'oratorio, piazza, teatro, salone). La
seconda, come si accennava in precedenza, considerare lo
presenza degli adulti e provare a coinvolgerli con diversi modi
ed espedienti.
Nella prospettiva sempre del coinvolgimento può essere
significativo scritturare dal pubblico, uno, due spettatori (del tipo
“con la partecipazione straordinaria di...”) per coinvolgerli più
direttamente nella gag e nello spettacolo. Questa è una delle
tecniche delle clownerie.
E infine, non dimentichiamoci, lo nostra "è lo civiltà
dell'immagine'', della televisione, di internet, della playstation.
Tutto questo come entra in gioco nel mettere in scena uno
spettacolo per i nostri bambini? Nel fatto che il nostro show è
importante abbia un ritmo agile, molto vario, cioè evitiamo di
ripetere troppe volte lo stessa gag, di usare sempre la stessa
modalità comunicativa. Anche per questo può esere utile
imparare ad utilizzare alcune semplici iimprovvisazioni,
abbinare cioè una battuta ad un evento che si verifica tra il
pubblico per esempio qualcuno che arriva in ritardo; oppure
quando cade un oggetto e fa rumore. Di occasioni ad un occhio
attento se ne offrono moltissime. Ma attenzione non
ridicolizzate mai nessuno dei vostri, spettatori... non mettete
mai a disagio.
E ora buon lavoro.. .divertendovi e facendo divertire.
La Borsa di Mary Poppins
Per fare tutto ciò ecco qui di seguito olcuni semplici ed efficaci
suggerimenti, già ampliomente collaudati sul campo.
Alcuni sono già noti, altri meno, ma in questo nostra borsa alla
Mory Poppins, che vogliono essere queste pogine per te... ci
"stanno dentro" perché possono essere delle occasioni per
crearne degli altri, per recuperare nella memoria quelli che
hanno proposto a noi quando eravamo bambini e avevano
funzionato e ora riproporli a nostra volta e vedere cosa
succede! Sono piccoli trucchi che utilizzano la voce, le moni, e
tutti fanno leva sulla capacità immaginativa di ogni bambino.
Il cappello che vola
Un trucchetto che all'inizio funziona quasi sempre è quellodi
prendere i bambini in contropiede, sfidandoli ad agire in, modo
inconsueto...
A: Ciao a tutti... siete pronti per lo spettacolo?
B: Siii! (in coro)
A: Non ho capito bene, siete pronti?
B: Siii! (in coro sempre più forte).
A: Questo sì... o lo dite o non lo dite! Siete pronti?
B: Siii! (fortissimo) I
A: Vorrei sentire un sì, talmente forte da formi volare via il
cappello. Siete pronti?
B: Sìììììììììììììì!
Con questa piccola provocazione ci si mette in sintonia con i
bambini, li coinvolge nel gioco e nello stesso tempo, scarica un
po' della loro esuberanza invitandoli ad urlare a squarciagola.
La pomata fantasia
A: Per vedere il mio spettacolo occorre lo fantasia. Avete
portato con voi lo fantasia?
B: Siii.
A: Allora prendetela, forza! Mettete lo mano destra in tasca,
prendete lo fantasia (mostra la mano destra come se
contenesse qualcosa), spalmate bene con la sinistra e infine
mettetene un po' sull'occhietto destro e un po' sull'occhietto
sinistro come se fosse una pomata. Naturalmente chi porta gli
occhiali deve sollevare le lenti altrimenti si appannano. Vero
che con lo fantasia si vede meglio?
B: (in coro) Sii!
Bambini e bambine, che spettacolo abbiamo oggi! Che
spettaco/o abbiamo oggi.. che spettacl/o! (rivolto verso un
bambino tra il pubblico). A proposito, che spettacolo abbiamo
oggi?
Io mi chiamo, 1,2,3,4,5. Nello spettacolo sono uno che conta!
Ciao bambini è bello essere qui! (si sposta di due metri). Anche
qui è bello! (ritorna dov'era prima). Ma è più bello qui!
A bocca aperta
A: Prima di cominciare vorrei avvertirvi di una cosa un po'
spiacevole... alla fine dello spettacolo alcuni di voi non
riusciranno più a chiudere lo bocca...
B: (Borbottio di perplessità tra il pubblico).
A: Purtroppo è già successo altre volte ma non dovete
preoccuparvi... l'effetto dura pochi giorni...
B: (Altre esclamazioni di curiosità e preoccupazione).
A: Il fatto è che sto per presentarvi uno spettacolo talmente
incredibile che vi lascerò a bocca aperta...
Non uno- mille applausi
(applauso forte all'entrata) Chissà perché non ho mai un
applauso così nel finale!
(se l'applauso non arriva) Vi ringrazio per l'applauso spontaneo
che mi farete...
(se l'applauso non arriva) Cosa succede? Vi si sono
addormentate le mani?
(prima dell'applauso) Vi concedo due minuti di pausa per
l’applauso... adesso basta!
(durante l'applauso) Vi prego bambini, no, vi prego no, bambini
no... non vi fermate!
(dopo l'applauso) Vi prego di non fare troppo rumore per non
svegliare il bambino che dorme in quarta fila.
L'applauso con i piedi (tutti i bambini battono i piedi per terra).
L'applauso dell'oca (tutti i bambini dicono quà-quò-quà).
L'applauso con la pancia (tutti i bambini battono le mani sulla
pancia).
Il timidone
A: Ciao a tutti bambini vorrei cominciare con un gioco. Volete
giocare con me?
B: (in coro) Sii!
A: Forza con quel sì... voglio che si senta fino a dieci chilometri
di distanza!
B: (sempre più forte) Siii!
A: Faremo il gioco dell'applauso... tutto il pubblico di sinistra
(indica lo metà del pubblico che sta a sinistra) applaudirà
quando io alzerò la mano sinistra... facciamo una prova! (alza
la mano sinistra).
B: (applauso dei bambini che stanno a sinistra).
A: Bravissimi ed ora tutto il pubblico che sta a destra...
facciamo un'altra prova! (alza la mano destra).
B: (applauso dei bambini che stanno a destra).
A: (indica con il dito un bambino che sta nel mezzo) Scusa
bambino, sei proprio al centro e... preferisci aggregarti ai tuoi
amici di destra o di sinistra?
B: (il bambino si sposta da una parte).
A: Grazie! Così va molto meglio! Bene, ora attenzione che
viene il difficile... quando io mi inchinerò, voi dovrete applaudire
tutti quanti e urlare BRA-VO! BRA-VO! BRA-VO! Avete capito?
B: (in coro) Sii!
A: Bene, sono fiero di voi... forza che cominciamo! (alza la
mano sinistra)
B: (applauso dei bambini che stanno a sinistra)
A: (alza la mano destra)
B: (applauso dei bambini che stanno a destra)
A: (si inchina)
B: (in coro) BRA-VO! BRA-VO!
A: (dirigendo il coro con le mani) Più forte!
B: (sempre più forte) BRA-VO! BRA-VO!
A: Grazie, siete il pubblico migliore che ho avuto stasera!! Ma
ora basta bambini perché sono un po' timido e odio i
complimenti... comunque grazie e arrivederci... ciao!
B: (commenti di delusione tra il pubblico).
A: Ah già, che stupido! Non ho ancora fatto lo spettacolo! Va
beh... cominciamo!
Gli applausi hanno un'anima
A: Dovete sapere bambini, che gli applausi sono un po' come
gli esseri umani, voi non ci crederete, ma anche gli applausi
hanno un anima...
B: (mugugni di scetticismo tra il pubblico)
A: Ho capito, non ci credete. Proviamo a fare un esempio... fate
un applauso norma/e!
B: (applauso)
A: Bravissimi, ed ora un super applauso...
B: (applauso più forte).
A: Ora un mega-iper applauso...
B: (applauso fortissimo)
A: Ed ora attenzione, immaginatevi di essere allo stadio... la
partita è importantissima, ecco Del Piero che ha lo palla, dribbla
un awersario, ne dribbla un altro, tira in porta... goal! Un
applauso!
(ovazione)
Adesso invece facciamo un applauso scarso...
(applauso fiacco)
Un applauso insufficiente... (ancora più fiacco) Un applauso
cattivo, disubbidiente...
Un applauso sfortunato...
Un applauso giallo... (a questo si possono evocare gli applausi
più strani ed improbabili, stimolando così lo fantasia e la
creatività dei bambini).
Il mago delle pioggia
A: Forse bambini voi non ci credete ma io sono un mago, il
mago della pioggia. Ci credete che io sono il mago della
pioggia?
B: (in coro) Siiii!
A: No, voi dovete dire che non ci credete se no è troppo facile...
ci credete che sono il mago della pioggia?
B: (in coro) Noooo!
A: Siete scettici eh? Bene, attenzione perché ora farò veni re
un bel temporale. Vedete le nubi in cielo? Naturalmente prima
del temporale c'è una pioggerella sottile sottile…ora fate come
me (batte le mani utilizzando solo le dita indice (i bambini
battono le dita indice, effetto pioggerella)
A: Bravissimi, ed ora una pioggia battente. Guardate il cielo, è
sempre più buio... fate come me! (batte le mani utilizzando gli
indici e i medi)
B: (i bambini battono gli indici e i medi, effetto pioggia battente)
A: Il cielo è scurissimo... si sentono i tuoni.. si vedono i lampi, la
pioggia è violentissima (batte le mani utilizzando gli indici, i
medi e gli anulari).
B: (I bambini battono le dita indicate, effetto pioggia
scrosciante).
A: Il temporale bambini.. è un vero diluvio, sentite la pioggia
(batte le mani ritmicamente utilizzando tutte le dita).
B: (i bambini lo imitano, effetto diluvio)
A: Che diluvio! Adesso però sembra che stia smettendo (solo
tre dita)
B: (effetto pioggia scrosciante)
A: Guardate, c'è l'arcobaleno! (solo due dita)
B: (effetto pioggia battente)
A: Sta tornando il sole! (un solo dito)
B: (effetto pioggerella).
A: Non piove più, finalmente il sole! Vi è piaciuto? Sono stato
un bravo mago? E allora fatemi un bell'applauso!
B: (applauso, effetto diluvio).
A: Noooooooooo!
La pallina timorosa
A: (Si presenta con una pallina da ping-pong) Questa pallina è
un po' timida... ha paura di volare. Attenzione, tutte le volte che
la butterò in aria voi dovrete imitare il suo urlo di paura... in
questo modo: (butta la pallina in aria e la riprende). Ahhh!
Forza ora, tutti insieme! (ributta la pallina in aria). Ahhhh!
B: (contemporaneamente) Ahhhh!
A: Bravissimi, la pallina però ha un altro problema, quando la
butto in terra rimane sbalordita e voi dovreste imitarla... in
questo modo: (butta la pallina che rimbalza, e la riprende). O'!
Forza, tutti insieme! (ributta lo pallina in terra). O'!
B: (contemporaneamente). O'!
A: Bene, dai che partiamo! (butta in aria la pallina e la
riprende).
B: (in coro) Ahhh!
A: Sempre più in alto! (butta in aria la pallina e la riprende)
B: (in coro). Ahhhhhh!
A: Ed ora attenzione! (butta la pallina molto in alto, che cade in
terra e rimbalza più volte fino a quando non si ferma)
B: (in coro) Ahhhhhh ò…ò…ò…ò-ò-ò-ò!
L'accelerazione dei vocalizzi, a causa dei rimbalzi sempre più
corti, rende l'effetto molto simile ad una risata.
Con la partecipazione straodinaria di...
Ed ecco qui di seguito una suggerimento per far diventare
attore coprotagonista qualcuno del vostro simpaticissimo
pubblico.
Il volontario
A: (indica un bambino tra il pubblico) Vuoi alzare lo mano
destra per favore?
B: (il soggetto indicato alza lo mano destra).
A: Ora io farò un esperimento pericolosissimo, però avrei
bisogno di un assistente... C'è qualcuno che si offre volontario?
Bene, vedo un bambino che ha già alzato lo mano (rivolto al
bimbo indicato precedentemente), vuoi venire?
B: (il volontario forzato si avvicina).
A: Prima di cominciare l'esperimento devo verificare se sei in
grado di seguire le mie istruzioni, dovrai fare esattamente
quello che ti dico. Okey?
B: Okey!
A: Sull'attenti… piedi uniti, pancia in dentro, petto in fuori, occhi
aperti, orecchie chiuse!
B: (il bambino esegue).
A: Controlla che il collo sia ancora attaccato alla testa!
B: (il bambino esegue). Mano destra su!
B: (esegue).
A: Mano destra su, piede sinistro su!
B: (esegue).
A: Mano destra su, mano sinistra su, piede sinistro su!
B: (a questo punto partono le risate perché il ragazzo è in una
situazione di equilibrio precario. Alcuni soggetti si emozionano
e non riescono più a distinguere lo destra dalla sinistra
rendendo così lo scena molto simpatica).
A: tanto per capirci... con quale mano mescoli il caffelatte?
B: (indica la destra o la sinistra)
A: Strano, di solito si usa il cucchiaio! Piede sinistro giù, piede
destro giù, mano sinistra giù, mano destra su!
B: (il bambino rimane con la sola mano destra alzata).
A: (si toglie il cappello e lo appoggia alla mano alzata) Grazie,
non sapevo dove appendere il cappello! (toglie il cappello dalla
mano) Naturalmente ho scherzato... ora metti il braccio destro e
quello sinistro avanti!
B: (il bambino esegue).
A: Muovi le dita della mano destra e della mano sinistra!
B: (esegue)
A: (si piazza davanti al bambino e si fa grattare lo schiena) Un
po' più giù... un po' più su... ecco così va bene! Avevo un po' di
prurito alla schiena...
Per riportare tutto sotto controllo o...
quasi!!!
Può succedere, che durante lo nostra rappresentazione ci
rendiamo chiaramente conto che l'attenzione dei bambini ci sta
sfuggendo oppure che loro si sono talmente e così tanto
coinvolti che stiamo andando verso una situazione che può
portarci al caos, e quindi a una rappresentazione che non è più
al servizio della loro gioia e del loro divertimento. Che fare?
Anche in questo caso peschiamo qualche indicazione preziosa
dalla nostra borsa di Mary Poppins, e ...et voilà!
CROC il terribile
Proprio all'inizio dello spettacolo l'attore/animatore racconta ai
bambini la storia di Croc il terribile.
Era questi un essere dispettoso, antipatico e sgarbato che
viveva ai margini della foresta e il suo passatempo principale
era quello di disturbare, con urla e schiamazzi, i folletti della
foresta; a qualsiasi ora del giorno e della notte egli molestava e
infastidiva i piccoli abitanti del bosco con i suoi ululati e le sue
pernacchie. I folletti non ne potevano proprio più e un giorno si
rivolsero alla Fata Orchidea per risolvere i loro problemi.
La buona Fatina insegnò loro una parola magica che avrebbe
fatto tacere il terribile Croc; riportando la quiete nella foresta;
non appena un folletto vedeva avvicinarsi quell'essere pestifero
avrebbe dovuto urlare: - Ammazza!- e tutti gli altri in coro: Croc!
Sicuramente, dopo questa frase, una magia avrebbe fatto
sparire il cattivone trasformando il frastuono in un delizioso
silenzio.
L'animatore, come per gioco, propone alcune prove ed inizia lo
spettacolo. In caso di necessità (chiasso, confusione, ecc.)
urlerà improvvisamente:
- Ammazza! - e tutti i bambini in coro: - Croc!
Il breve silenzio che segue sarà utilissimo per riprendere le
redini dello spettacolo.
I leoni addormentati
Anche in questo caso è previsto un accordo iniziale con i
bambini. L'attore/ani-matore dovrà spiegare di essere una
specie di domatore e che loro, i piccoli spettatori, sono degli
autentici, famelici leoni (il bambino generalmente trova
gradevole identificarsi con questo possente animale).
Tutte le volte che il domatore urlerà: - Leoni arrabbiati! - i
bambini dovranno imitare il ruggito del leone; quando invece
dirà la frase: - Leoni addormentati! - tutti i piccoli spettatori si
metteranno in posizione di riposo e in silenzio.
È sempre necessario effettuare alcune prove all'inizio dello
spettacolo per dare ai bambini la sensazione del gioco
collettivo.
Il contropiede
Se non c'è la possibilità di accordarsi preventivamente con i
piccoli spettatori, un altro modo per risolvere situazioni di
schiamazzi generalizzati, quando l'intensità delle urla
impedisce qualsiasi tipo di discorso, è quello di rivolgersi ad un
gruppetto di bambini, i più tranquilli, e sussurrare loro alcune
frasi a bassa voce, quasi si trattasse di un segreto.
Così facendo si stimola la curiosità degli altri spettatori che,
presi in contropiede, vorranno capire di cosa si tratta e
smetteranno di urlare; generalmente il metodo funziona ma in
alcuni casi... si peggiora la situazione.
IL MIMO
Mimus, mimos!
La parola italiana "mimo" ha origine dal latino "mimus", che
deriva dal greco "mimos", proveniente dal verbo "mimeomai"
cioè imitare, rappresentare imitando. Il vocabolo indica un
particolare tipo di commedia sviluppatasi presso gli antichi greci
e in seguito presso i romani come genere teatrale e letterario,
in prosa e in versi. Per i greci il mimo era una breve
rappresentazione realistica e buffonesca di vicende e caratteri
tratti dalla vita quotidiana. A Roma i mimi erano piccole scene
comiche alle quali potevano prendere parte anche le donne.
Nel teatro moderno il mimo fa a meno dell'espressione verbale,
affidando al gesto e alla mimica lo rappresentazione di azioni,
sentimenti e stati d'animo. Il mimo moderno si basa quindi
essenzialmente sulla comunicazione non verbale, spesso
accompagnata dalla musica, dal ritmo o dalla danza. Questa
nuova forma nasce dalla rivendicazione dell'assoluta
autonomia espressiva del gesto, del segno visivo, non più
considerato come surrogato della parola. Al genere comico del
mimo possono appartenere i clown, i pagliacci la cui comicità si
basa sul gesto.
Fondamentale nell'arte del mimo è il rapporto tra palcoscenico
(la strada), pubblico, che è autore e non semplicemente
fruitore, e mimo-autore-attore. Poiché essenzialmente il mimo è
relazione, non esiste scuola migliore di quest'arte della stessa
esperienza dello stare con gli altri. L'arte di strada si fonda sulla
comunicazione che è relazione
Il mimo basa la sua arte sull'improvvisazione, sul mettersi in
continua discussione come persona-essere relazionale nelle
situazioni.
Tutto nasce dall'osservazione di situazioni di vita.
Da esse possono esser tratti alcuni elementi caratteristici da
trasformare in simboli della situazione stessa costituita dalla
combinazione di persone, luoghi, tempi e oggetti.
Allestiamo la scena
La scena può esser allestita (o,trattandosi di quotidianità, non
allestita!) in qualsiasi modo, dato che è il mimo stesso,
collaborando e interagendo col pubblico, a creare attimo dopo
attimo lo situazione o la storia. L'esibizione può nascere e finire
in un determinato momento o essere parte di una storia che si
sviluppa in più atti. Certo è che nulla sarà prevedibile perché i
rapporti tra spazio, tempo o persone sono in continua
evoluzione.
Le reazioni del pubblico possono esser le più disparate e
produrre nel attore-mimo varie reazioni. Ogni membro del
pubblico può diventare a sua volta attore e dare un particolare
seguito o spunto alla storia secondo la sua biografia personale,
il suo carattere, il suo abbigliamento, gli oggetti di cui dispone,
le sue abitudini, le sue sensazioni, il suo umore,... Nessuno
deve giudicare la spontaneità degli altri, tutti debbono offrirsi in
modo aperto al "gioco comune" del mimo. Primo passo è
osservare e ascoltare. Il mimo è osservatore del quotidiano,
coglie ogni elemento della realtà come potenziale fonte di
riflessione e attività, come un oggetto da aggiungere e non
dimenticare nel bagaglio delle esperienze. Nella riflessione
scompone e ricompone ogni elemento della realtà, lo rilegge
secondo le proprie caratteristiche e lo fa proprio. L'interazione
col pubblico risulta anche più semplice dopo aver capito come
è e agisce l'altro.
Il gioco più semplice del mimo è infatti imitare, in tutto, il modo
di fare di una persona prescelta. In questo caso agisce quasi
come un pappagallo (muto), attira in modo forte l'attenzione,
specialmente della "vittima", ma basando tutto sul gesto e sul
silenzio, personalizzando e spesso esagerando alcuni caratteri
del soggetto imitato.
Il mimo vive un teatro sotto la pelle, un teatro del sentire e del
vivere dentro, che trasforma in un teatro sopra la pelle, un
teatro del fare, del recitare, dello sfruttare e creare l'ambiente. Il
mimo si educa al comunicare sviluppando la dimensione
contemplativa della vita. Ricorre ai gesti, ai segni, ai simboli che
sono strumento: diretto e universale per comunicare facilmente
ciò che molte parole non riescono ad esprimere. Il messaggio è
espresso: in modo semplice ma chiaro, il mimo comunica
qualcosa che giunge direttamente al cuore attraverso gli occhi.
Il linguaggio simbolico annulla ogni diversità e distanza e
avvicina anche la più timida e impacciata delle persone.
Il mimo valorizza le differenze
Il mimo è un' arte che coinvolge facilmente persone di ogni, età
e tipo. I bambini delle scuole elementari vivono (non
subiscono!) il fascino del mimo. Sono attratti da:
aspetto corporeo: riproducono in modo spontaneo gesti e
espressioni degli altri che li hanno particolarmente colpiti
aspetto emotivo: sono i più sensibili e reattivi ai sentimenti di
gioia, tristezza, dolore, paura, ecc. visti o avvertiti nell'ambiente
aspetto comunicativo: sono facilmente coinvolgibili nella
riproduzione di una favola o di un racconto, si immedesimano
nei personaggi, sanno continuare e creare storie nei modi più
originali e imprevedibili.
Anche i preadolescenti delle scuole medie possono svolgere
attività di mimo in modo produttivo e creativo. Già
spontaneamente portati all'autoanalisi e all'analisi dalla fase
critica di sviluppo in cui si trovano, possono trarre dal mimo
un'ulteriore occasione di crescita del sé e del sé in relazione
con gli altri. Il mimo li impegna in qualcosa che li rende
veramente protagonisti. Si sentono responsabili, provano la
libertà di esprimersi perché il mimo è unico, irripetibile e in
continuo divenire. Sviluppano una serie di relazioni con sé e
con gli altri che possono essere strumento di formazione
dell'identità attraverso la socializzazione.
L'educatore non è il regista della situazione ma il mediatore tra i
partecipanti alla attività di mimo e la realtà. Non deve
imporsi ma lasciare maggior spazio possibile alla fantasia, dei
bambini e dei ragazzi stessi.
Come attuare attività di mimo?
Non sono necessari particolari strumenti o capacità ma e
importante sottolineare il condizionamento dell' ambiente (fisico
e umano). Uno spazio fisico povero di oggetti in cui il mimo è
vestito e truccato in modo uniforme, in quanto a stile di colore,
certamente favorisce nello spettatore l'attenzione per i gesti e le
espressioni del volto. In questo caso l'attenzione è centrata sul
soggetto, i suoi gesti e sentimenti. Alcune sculture umane che
incontriamo nelle piazze sono un esempio di questo tipo di
mimo.
Un soggetto, invece, immobile ma vestito in un modo che
richiama chiaramente nelle nostra fantasia qualcosa, ad
esempio una professione, spinge lo spettatore a porre
l'attenzione su aspetti più "fisici-materiali", diversi dai gesti e
dalle espressioni.
Un mimo anche completamente vestito e truccato monocolore
ma che, invece di affidarsi solo al suo corpo, opera con oggetti
particolari o si muove su una particolare musica esprime una
forma d'arte diversa, precisa e specifica. E' interessante vedere
quanti mimi diversi possano nascere ponendo l'accento o sugli
strumenti offerti dall'ambiente umano o su quelli offerti
dall'ambiente fisico.
Questo insegna che anche nella comunicazione non verbale
non esiste un modo univoco di esprimersi.
Tutto questo senza considerare la variabilità dipendente dal
fatto che ogni singolo attore o spettatore è una storia,
un'vissuto particolare di percezioni e sentimenti, un'ulteriore
relazione-comunicazione nella comunicazione stessa.
Come sfruttare allora il mimo per imparare
qualcosa sulla comunicazione?
Ognuno può farlo nel modo più diverso e fantasioso. Si può
cominciare dalla classica imitazione di azioni, professioni,
persone sfruttando insieme o separate le diverse parti del
corpo, l'ambiente, i colori, i suoni, la musica, ecc. per arrivare a
creare vere e proprie opere teatrali nate dall'improvvisazione e
dall'interazione di un mimo col pubblico-attore, spronato a
costruire una scenografia, una situazione, delle azioni e dei
rapporti tra soggetti diversi caratterizzandoli in qualche modo.
Non servono maschere particolari
Per realizzare attività di mimo anche se queste possono esser
d'aiuto per vari motivi. La maschera neutra (abbigliaimento e
trucco uniforme e monocolore) porta a liberarsi da un'identità
precisa e sprona a creare qualcosa di nuovo totalmente
originale, ponendo particolare attenzione ai gesti. La maschera
già costruita e riferita a personaggi-figure preesistenti nella
realtà (es. professioni varie) o nella fantasia (es. Arlecchino e
maschere della tradizione, personaggi di film o cartoni animati)
può essere d'aiuto perché dà già qualche riferimento all'attore e
al pubblico, portando alla memoria determinate caratteristiche,
fornendo una solida (non rigida!) base per creare qualcosa di
nuovo. L'importante è osservare, ascoltare, riflettere e agire
spontaneamente in un clima adatto, in cui nessuno sia
giudicato o limitato nell'espressività ma attenzione: a nessuno è
concesso parlare! Si scoprirà così un mondo fisico e umano
che urla nel silenzio.
Il linguaggio del corpo
I ragazzi sono stimolati a scoprire, sperimentare e gioire delle
possibilità del loro corpo come espressione di se stessi e come
strumento di comunicazione con gli altri.
Lo scopo della proposta è la conoscenza delle possibilità
espressive del corpo, per una migliore conoscenza di sé e degli
altri, e come stimolo delle capacità creative e comunicative. La
proposta è, inoltre, finalizzata a far cogliere ai ragazzi la
valenza espressiva che assume il corpo rispetto alle emozioni o
motivazioni interiori, sia nostre che degli altri.
GIOCHI CON I MIMI
"Riempi lo spazio di..."
MATERIALE: nessuno
SVOLGIMENTO: Ognuno a suo modo e con il suo corpo, dovrà
esprimere alcune emozioni o stati d'animo che possono essere:
gioia - dolore - allegria - paura - tristezza - solitudine - terrore ira - dispiacere - serenità - turbamento - nervosismo meraviglia - attesa - sorpresa - disperazione- malessere entusiasmo. Potrebbe essere molto utile riflettere e ripensare a
situazioni particolari in cui, uno o più ragazzi, hanno visto
concretamente persone adirate, contente, sorprese... per poi
rilevare insieme se le modalità espressive dell'emozione
provata da altri, differivano da quelle appena rappresentate da
loro.
Lo specchio
MATERIALE: nessuno
SVOLGIMENTO: i bambini a coppie, si dispongono uno di
fronte all'altro. A turno uno dei due fa finta di guardarsi nello
specchio, assumendo diverse posizioni (i movimenti, non
devono essere eseguiti troppo velocemente). L'altro giocatore
deve ripetere gli stessi gesti contemporaneamente come se
fosse l'immagine riflessa.
L'arca di Noè
MATERIALE: si scrivono su due serie di bigliettini, ciascuna:
pari alla metà dei ragazzi che giocano, i nomi di personaggi, di
animali, ecc... (cow-boy, pugile, ubriaco, campanaro,
falegname, gallina, ecc...)
SVOLGIMENTO: si dividono i bambini in due squadre e ad
ognuna si dà una metà delle serie di bigliettini. Al via, ognuno
deve interpretare mimicamente il personaggio indicato sul suo
biglietto, senza parlare. Ogni bambino deve cercare di
individuare l'altro che interpreta lo stesso mimo (il pugile deve
trovare l'altro pugile). Appena le coppie si riconoscono, si
presentano all'animatore. Vlince la squadra che ricompone le
coppie più velocemente.
Mimo a catena
MATERIALE: nessuno
SVOLGIMENTO: cinque o sei bambini vengono fatti uscire
dalla stanza. L'animatore o un bambino prescelto decide una
breve scena da mimare (un mestiere, una breve scenetta,
ecc...). Viene quindi fatto entrare il primo bambino e gli viene
mostrata l'azione mimata. Costui, osservatala attentamente,
cerca di mimarla, sempre mantenendo il silenzio, a sua volta ad
un altro bambino, e così via fino all'ultimo, che dovrà indovinare
il significato del mimo.
Indovina il mimo
MATERIALE: tanta fantasia
SVOLGIMENTO: divisi i ragazzi in due gruppi, inizia uno dei
due a mimare qualcosa (il titolo di un film, un' azione o un
mestiere) e l'altro gruppo, entro un determinato tempo dovrà
indovinare di che si tratta. Quindi, oltre al ragazzo che mima, ci
sarà tutta la coreografia richiesta dal tema da rappresentare.
Se non ci riesce, il gruppo che aveva fatto il mimo proporrà
un'altra scena se invece indovina, toccherà a lui.
Variante 1: Il gruppo che deve eseguire il mimo lo fa vedere
solo ad un rappresentante dell'altro gruppo; questi dovrà poi,
senza mai parlare, far capire ai suoi compagni di che si tratta.
Variante 2: Si preparano in anticipo alcuni foglietti con scritti i
nomi di alcuni oggetti come la casa, il treno, il serpente, la
montagna, il bosco, il mare ecc... Si pesca di volta in volta un
foglietto per ogni squadra, che si mette rapidamente a
realizzare con i propri corpi il mandato.
Variante 3: Gioco adatto ai più grandi. Si preparano sei buste
contenenti le indicazioni per mimare un'azione con tutte le sue
varianti. Le indicazioni si possono leggere tutte insieme,
aprendo le buste all'inizio del gioco, oppure si può aprire una
busta per volta ed iniziare a mimare, aggiungendo via via i
particolari che verranno indicati dai biglietti estratti dalle buste
consecutivamente (esempio di azione: un "bimbo" che "corre"
sul"ghiaccio" con una "valigia" "arrabbiato" e con fare
"impacciato").
Lo scultore
MATERIALE: nessuno
SVOLGIMENTO: si formano dei gruppetti ciascuno di tre
bambini, che rappresentano rispettivamente:
Il modello: un bambino deve assumere una posizione abbastanza particolare.
La creta: un bambino se ne sta inizialmente fermo dando le
spalle al modello.
Lo scultore: deve essere in posizione tale da poter osservare il
modello.
Lo scultore ha il compito di dare, a parole, le indicazioni
necessarie alla creta, affinché questa assuma la stessa posizione del modello. Chiaramente alla fine si applaude il terzetto
che meglio ha concluso l'opera.
Variante l: partecipano solo tre bambini (la creta, il modello, lo
scultore). La creta e lo scultore escono dalla stanza, mentre
l'animatore, insieme agli altri bambini, prepara il modello.
Quindi viene fatto entrare lo scultore che può osservare il
modello, in tutti i suoi particolari, per un tempo stabilito; a
questo punto il modello se ne va, e rientra la creta. Lo scultore,
dando le spalle alla creta, deve cercare di farle assumere la
stessa posizione del modello dando spiegazioni a voce (in base
a ciò che ricorda), senza fare gesti o voltarsi.
CADUTE
Ci sono due avvertenze per non farsi male quando ci si allena nelle cadute:
- allenarsi su un pavimento adatto, magari con un materassino o uno stuoino
- riscaldarsi e fare un po’ di stretching prima di iniziare.
Qui vengono presentate in modo stilizzato tre modi di cadere
1) Con entrambe le gambe tese
Piega le gambe come se tu stessi per sederti per terra.
Rotola sul sedere e sulla schiena, e batti le mani sullo
stuoino per creare il suono della tua caduta e per
terminare la tua caduta. Utilizza il battito per rotolare
avanti nella posizione seduta finale.
2) Con una gamba tesa
La procedura è la stessa della precedente ma questa volta cadi indietro con una gamba tesa e una piegata.
3) Inciampa e cadi
Mentre cammini, metti il piede destro dietro alla caviglia sinistra,
inciampati su te stesso e cadi in avanti. Interrompi la caduta con le tue
mani e braccia e assicurati di proteggere il volto. Batti le mani a terra e fai
in modo che le braccia assorbano lo shock della caduta piegandosi come se
facessi una flessione. Per finire, mostra al pubblico che stai bene.
Altri colpi e cadute che possono darti idee per inventare qualcosa di tuo.
Ricorda che tutte le tue cadute e i
vari colpi dovrebbero avere un
sentimento comico, e che devi
sempre assicurare il pubblico che
tu non ti sei fatto male.
Quando esegui una caduta finisci
sempre guardando il pubblico se ti
è possibile. Se vuoi toccare terra
di profilo, assicurati che il
pubblico possa vedere le tua
faccia e la tua reazione.
Fai pratica finchè non farai queste
azioni con facilità, in modo
naturale, altrimenti si vedrebbe
che hai paura di farti male. E poi
più abituato sarai in queste azioni,
più potrai concentrarti sul tuo
personaggio.
Ora combina i colpi con le cadute,
prendi uno schiaffo e usalo come
spinta per cadere. Alzati e colpisci
il partner che cadrà a sua volta.
Magari crea una situazione in cui
puoi usare queste azioni, es. una
lite per un qualcosa, oppure vuoi
correre a fermare il tuo copagno
che sta uscendo e ti inciampi….
Alla scoperta del tuo cappello!
Scoprire capello è un passo decisivo verso la scoperta del tuo clown. Il tipo di cappello che scegli il modo in quelli dossi e
lo usi, è strettamente connesso al carattere del tuo clown. Come per un momento non è importante scegliere il cappello
esatto ho definitivo per il tuo clown, ma è cruciale che tu diventi consapevole
- dell'importanza tuo cappello
- dei vari modi con cupo usarlo
- di come il cappello si relaziona con l'immagine del tuo clown e le caratteristiche
Un clown e il suo cappello non sono semplicemente due elementi, essi si appartengono a vicenda e hanno fra loro una
relazione importante. Un cappello di un clown non è solamente un cappello, ma può essere:
Alcune parole con cui “giocare” e “allenarsi”
l. RUMORE:
Che gran confusione! Tutti dicono
qualcosa, ma nessuno capisce niente!
Possiamo comunicare con uno che
abita dall'altra parte dell'Oceano,
siamo "on-line", ci possiamo
raggiungere in un attimo (ci manca
solo di poter toccare il cielo...), ma...
riusciamo a capirci? Tra di noi, in
famiglia, con chi incontriamo?
2. STUPORE:
Inizio a rendermi conto che non ci
sono solo io, e mi stupisco del
mondo. Ogni giorno accade qualcosa
di nuovo: non devo mai smettere di
meravigliarmi di fronte a tutto ciò
che vedo e a tutte le persone che
incontro.
3. BELLEZZA:
Mi stupisco per la bellezza, che si
può trovare soprattutto nelle piccole
cose. Solo ciò che è bello riesce a
colpirmi
veramente,
ma
per
realizzarlo ci vogliono cura, amore e
preparazione. Dall'impegno per
costruire il dialogo e la pace traspare
una bellezza che va oltre quella
fisica.
4. GIOIA/RIDERE:
Questa bellezza (quella dei gesti di
chi mi sta vicino) mi riempie di
gioia. Se vado incontro agli altri con
tutto il mio entusiasmo ogni cosa
sarà più divertente! Un sorriso è
contagioso: portiamolo ai nostri
amici per comunicare loro lo nostra
gioia ed essere felici insieme. Ma
solo quando c'è un clima di pace tra
di noi si può ridere.
5. CREATIVITÀ:
E io cosa faccio per essere partecipe?
Ci sono mille modi per comunicare
con gli altri... libera la tua fantasia
per trovare quello che ti permette di
coinvolgere l'altro e stabilire un contatto con lui! Con la nostra creatività
possiamo vincere la noia e cambiare
le cose. Mettiti di nuovo in gioco!
6. DIVERSITÀ:
Solo una volta che sono in gioco
posso capire che ognuno di noi ha in
sé un tesoro nascosto. Ciascuno di
noi ha delle qualità diverse, ma
ognuna è un dono che abbiamo
ricevuto. Dobbiamo guardare le differenze non con sospetto o con senso
di superiorità ma come qualcosa che
ci può arricchire perché a noi manca.
Scoprendo che siamo tutti figli dello
stesso Padre impareremo a lavorare
insieme valorizzando le nostre
differenze.
7. RISPETTO:
Non devo però essere ansioso di
trovare questo tesoro. Lo posso
scoprire passo dopo passo: se l'altro è
diverso da me e non riesco a capirlo
non devo aggredirlo o credermi
superiore, ma riconoscerlo e stimarlo
per le sue caratteristiche. Se le sue
convinzioni sono diverse dalle mie
possiamo comunque convivere in
pace senza pretendere che il mio
punto di vista sia l'unico possibile.
8. APERTURA:
Solo con queste condizioni riesco
veramente a comunicare agli altri che
anch'io ho qualcosa da dire. Se mi
apro all'altro posso imparare
moltissime cose, ma finché rimango
chiuso in me stesso non posso
confrontarmi e crescere. Smettiamo
di costruire barriere e giudicare gli
altri prima di conoscerli e
cominciamo ad essere attenti verso la
loro presenza.
9. COMPRENSIONE:
Iniziamo a capire qualcosa... E'
chiaro ora che non sono solo! Come
gli apostoli nel giorno di Pentecoste
sono riusciti a comunicare grazie allo
Spirito Santo con persone che
parlavano lingue differenti, così
anch'io posso cercare di capire chi la
pensa in modo diverso da me. Se
sapremo comprenderne i sentimenti,
le ragioni e i comportamenti e
immedesimarci nel!' altro potremo
dawero diventare suoi amici.
10. ACCOGLIENZA:
L’altro diventa un tesoro: lo accolgo!
Quando ho compreso le persone che
incontro sono pronto per accettarle
con disponibilità, per quello che sono
realmente, con i loro pregi e i loro
limiti, accogliendole con ospitalità e
benevolenza
nella
mia
vita.
Accogliamo le nuove proposte con
prontezza,
buttandoci
con
entusiasmo nei nuovi rapporti che
vogliamo far nascere!
11. PAROLA:
Le parole ci sono sempre state" e
anche la Parola. Ma non sempre
abbiamo voglia di sentirle. Ognuno
di noi conosce il potere che può
avere una semplice parola detta al
momento giusto. Offriamo a tutti una
parola d'amore, di speranza, di gioia,
di pace. E soprattutto non
dimentichiamoci mai della Parola più
importante: quella che Dio ci ha
donato e che ci unisce.
12 . SILENZIO:
Se qualcuno mi parla è forse il caso
di fare un po' di silenzio... solo se
imparo a crearlo fuori e dentro di me
posso fare spazio alle parole di chi
ho di fronte e solo nel silenzio posso
ascoltare Dio che mi parla. Apriamo
orecchie e cuore invece di parlare
sempre! Il silenzio infatti non è solo
assenza di suoni, ma disponibilità ad
accogliere la parola dell'altro.
13. ASCOLTO:
Non solo: occorre ascoltare ciò che
l'altro mi dice, cioè lasciargli lo
spazio per parlare anche quando
penso già di conoscere quello che mi
verrà detto. Si ascolta non solo con
l'udito ma con tutti noi stessi: con gli
occhi per vedere l'atteggiamento di
chi ci parla, con le mente e l'anima
per capirlo davvero. L'importante è
non essere distratti, ma dedicare
sempre attenzione ali' altro e
sintonizzarsi sulla sua stessa
lunghezza d'onda.
14. DIALOGO:
Posso parlare anch'io? Perché no,
tanto ero abituato a parlare da solo...
Il dialogo è uno scambio, un modo
per conoscere i punti di vista di chi
mi sta accanto. Per un vero dialogo
bisogna essere alla pari senza tentare
di schiacciare l'altro con le nostre
idee, senza voler comandare.
L'aggressività non può mai portare a
una vera comunicazione e il dialogo
è il presupposto della pace. Possiamo
dialogare solo se abbandoniamo il
nostro orgoglio e impariamo la
lingua dell'altro.
15. SINCERITÀ:
Come in grammatica, anche qui ci
solo le regole: lo prima è la sincerità.
É la capacità di dire sempre ciò che è
vero, di essere trasparenti in ciò che
si fa anche quando significa scegliere
la strada più difficile perché
preferiremmo mentire o ingannare.
Siamo però sicuri che ne vale la pena
perché se c'è sincerità c'è lo base per
un autentico rapporto di amicizia.
16. CONFIDENZA:
Ora sono in confidenza con chi mi
parla, sono suo amico. Attraverso il
dialogo imparo a conoscere chi ho di
fronte e quindi posso dargli tutta la
mia fiducia e aprirmi per raccontargli
le cose che più contano per me. Così
anche l'altro si confiderà con me e gli
sarò grato per avermi reso partecipe
di ciò che sta nel suo cuore.
17. CONDIVISIONE:
Mettendo in comune con l'altro ciò
che ho imparato possiamo crescere
insieme. Donandoci a vicenda i
nostri pensieri, le nostre sensazioni
ed esperienze possiamo annullare le
distanze che ci separano. Se mi è
successo qualcosa di bello voglio
raccontarlo a tutti per renderli
partecipi della mia gioia.
18. ALTRUISMO:
E se l'altro ha bisogno di aiuto?
Eccomi pronto! Ora che ho imparato
ad accoglierlo, comprenderlo e
ascoltarlo, il prossimo passo sarà
quello di agire per il suo bene,
dimenticando il mio egoismo e
regalandogli il mio amore.
19. PERDONO:
È la prova più difficile: se la superiamo, siamo promossi! Impegniamoci ad essere generosi! Se ci
proviamo
possiamo
essere
comprensivi verso gli altri e, quindi,
non solo rinunciare alle vendette per
un danno che abbiamo subito, ma
fare il primo passo per costruire la
pace
20. PACE:
Il premio è questo! La vera pace
inizia proprio da noi, all'oratorio, in
famiglia...
Se
impariamo
a
comunicare la pace con chi ci sta
vicino, questa nostra voce farà molta
strada, e tutti la capiranno!