Editoriale Voci da Miritini Catturati nella rete

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Editoriale Voci da Miritini Catturati nella rete
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2 maggio 2007
Studi e riflessioni, opinioni, esperienze e testimonianze a confronto sui temi della
cooperazione internazionale, dell’intercultura e dell’educazione alla mondialità
Editoriale
C
ari lettori e amici dei Progetti Harambee ci auguriamo che molti di voi si ricordino dei
due numeri del periodico harambee L’albero di Mae, stampati e distribuiti nell’anno
2006; potete consultarli in: http://www.brownsea.it/harambee/index.htm.
Prima di passare alla pubblicazione del terzo numero, secondo la metodologia scout
dell’imparare facendo, abbiamo fatto una verifica dei primi risultati. Da un’indagine empirica,
ma significativa, è emerso un generale apprezzamento per uno strumento di “formazione”,
accanto alla tradizionale Newsletter informativa: uno strumento per fornire conoscenze, idee
critiche, indicazioni di problemi e situazioni, che riguardano il mondo intero e che ci
coinvolgono; in sintesi uno strumento per educarci insieme alla mondialità.
Dalla verifica però emerge anche un grosso problema: pubblicare e stampare in cartaceo costa
molto, distribuire via posta è per noi proibitivo, distogliere somme dal budget per i progetti in
Africa appare inopportuno.
Che cosa fare allora?
Tentiamo una strada nuova: pubblicheremo L’albero di Mae solo via e-mail e per parti, alternando
la sua pubblicazione con quella della Newsletter. Di volta in volta sceglieremo uno o due
argomenti, in modo da offrire “spunti di formazione” in forma agile e con una frequenza
ravvicinata.
Tali documenti potrete poi trovarli consultando il sito della Fondazione Brownsea alla voce
“Periodico”, e quindi stamparli, leggerli, diffonderli e utilizzarli.
Pronti a nuovi cambiamenti, secondo il principio scout dell’imparare facendo e il principio
harambee del lavorare insieme, attendiamo suggerimenti, obiezioni… e soprattutto vostri
articoli !!!
A nome della redazione
Carlo Capello
Catturati nella rete:
I progetti della Rete Harambee Brownsea
Voci da Miritini
A Miritini, sobborgo alla periferia di Mombasa, Kenya, dal 2004 la Fondazione
Brownsea ha avviato un nuovo progetto di austosviluppo, denominato Harambee
Costa Kenya: la realizzazione di una Base Scout Internazionale e di un Centro per la
gioventù locale, come risposta ai bisogni della popolazione di una periferia degradata.
A questo nuovo harambee partecipano, oltre alla Fondazione Brownsea, la Kenya Scout
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Association, il Word Scout Bureau, alcune associazioni scout di Italia, Germania, Austria e Liechtenstein; la direzione del progetto è affidata ad adulti scout della Germania. Per ulteriori informazioni, consultare il sito della Fondazione Brownsea:
www.brownsea.it
Durante il campo di lavoro dell’estate 2006, il primo del progetto Harambee Costa
Kenya, abbiamo avuto la possibilità di esplorare Miritini e di conoscere meglio i nostri
collaboratori locali, sia tra gli scout sia tra gli abitanti del luogo. Abbiamo parlato della
loro situazione, di come vivono, dei loro desideri e delle loro aspettative sulla vita e
sull'esperienza Harambee.
Discutendo con loro, abbiamo inoltre avuto modo di capire che, nonostante lo stile di
vita cittadino si stia progressivamente affermando, le tradizioni e le credenze popolari,
tipiche delle aree rurali, sono ancora fortemente radicate nella vita della popolazione
locale, non solo nelle favole per i bambini. I tempi in cui si credeva che streghe e cannibali nella notte uscissero dalle campagne per
venire a rapire, uccidere, perseguitare e terrorizzare gli abitanti
dei villaggi sono ancora abbastanza vicini e
presenti, tanto da suscitare le osservazioni
degli africani, sorpresi
che non temessimo di
essere rapiti o stregati
andando in giro da soli
al buio. Passeggiando
nei campi coltivati e
sul terreno del Miritini
Scout Centre, ci è capiArea Base Scout
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tato di imbatterci nell’albero dello stregone, sul quale gli abitanti legano nastri dei colori degli animali del luogo, per proteggerli dal malocchio e lasciano bottiglie di alcolici, per ringraziare il Bushman di aver curato i malati, che o non possono permettersi di
andare all’ospedale o preferiscono i rimedi tradizionali. Ora i Bushman non vivono più
nei pressi dei villaggi: nella maggior parte dei casi sono stati scacciati per superstizione, in quanto si credeva che sfruttassero la loro conoscenza dei rimedi naturali per uccidere chi li ostacolasse; ma le erbe sono comunque ancora molto usate per curarsi,
dalla malaria al mal di testa.
Qui di seguito trovate cinque brevi interviste che abbiamo raccolto nel corso delle nostre esplorazioni, e a chiudere questo primo capitolo di “VOCI DA MIRITINI” qualche
riflessione, tutta europea, che ci ha accompagnato nei continui scambi ed incontri con i
nostri amici africani.
la Staff italiana Harambee Costa Kenya
Caren Dwoor
26 anni, insegnante, Assistant Area Commissioner in charge of Gender and Comunication, ci
parla del suo incarico all’interno della Local Association e delle sue impressioni su questo
primo campo di lavoro.
As you know scouting is voluntary and
requires a lot of self involvement apart
from the sacrifice which we normally
say, my job in the communication
research and gender requires me to
coordinate all the communication
strategies within? The district that is
Mombasa Local Association. This has
never been easy as am from time to time
faced to seek permission from my
working place to attend to scouting
activities with the aim of moulding the
Caren Dwoor
young people to wards the right
direction as you know scouting belongs to the young but not the adults. In most
occations am always forced to use my own money to make things moving, same
applies to other members of the Local Association. Who have done a lot more than me.
My job requires me to recruit more women into the movement as most of the times I’m
always alone among men. I got appointed into my post to help in recruitment of more
women into the movement especially in my L.A. so as to help Kenya Scout Association
meet its target of 50/50 representation in all scouting activities. I have tried my best
and am not ready to give up until we realize our dream. Lack of resources hiders
proper Communication.
It will be my greatest and happiest moment to see Mombasa Scout Centre as an
international and an attractive Centre that everybody is proud of.
My special thanks goes to Harambee Costa Kenya project members from Europe who
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are working tirelessly round the clock to help us achieve our goals. We pray to the
almighty God to grant them peace, good health and resources required to help in the
completion of Miritini Camp site. BRAVO to you all European partners.
“GRAZIE MILLE” Italian Campers who came to join us for the work camp. I love you
all and we will miss you very much, sisters and brothers in scouting.
God bless you.
Caren Dwoor
Traduzione
Come sapete lo Scoutismo è volontario e richiede molto coinvolgimento personale
oltre al normale sacrificio. Il mio lavoro nel settore Gender and Comunication mi
richiede di coordinare tutte le strategie di comunicazione tra i membri del distretto
”Mombasa Local Association”. Fare questo per me non è mai stato facile, perché di
volta in volta sono costretta a chiedere permessi al mio posto di lavoro per portare
avanti le attività scout, che hanno lo scopo di indirizzare i giovani nella giusta
direzione, giacche sapete che lo scoutismo appartiene ai giovani e non agli adulti.
Nella maggior parte delle occasioni sono obbligata a utilizzare i miei soldi per far si
che le cose si smuovano, e questo accade anche agli altri membri della L.A., che hanno
fatto molto più di me.
Il mio lavoro mi richiede di reclutare più donne nel movimento, la maggior parte delle
volte sono, infatti, sempre sola in mezzo agli uomini. Sono stata nominata al mio
incarico per aiutare a introdurre più donne nell’associazione, in particolare nella Local
Association, cosi da portare la Kenya Scout Association a raggiungere l’obiettivo del
50% di donne e 50% di uomini in tutte le attività. Ho fatto del mio meglio e non sono
ancora pronta a rinunciare finché non avremo realizzato il nostro sogno. La carenza di
risorse impedisce la comunicazione.
Sarà per me un momento bellissimo e di grande felicità vedere il Mombasa Scout
Centre come un centro internazionale attivo ed attrattivo di cui ognuno possa andare
fiero.
Un mio ringraziamento speciale va ai membri Europei del progetto Harambee Costa
Kenya che stanno lavorando instancabilmente per aiutarci a raggiungere i nostri
obiettivi. Noi preghiamo Dio Onnipotente di garantirgli pace, buona salute e le risorse
necessarie per aiutarci a completare il Miritini Camp Site.
Bravo a tutti voi partner Europei!
Grazie mulle al team Italiano, che si è unito a noi per il campo di lavoro.
Voglio bene a tutti voi e ci mancherete molto, sorelle e fratelli scout.
Dio vi benedica.
Caren Dwoor
Solomon Kimyani
19 anni, studente e rover della Kenya Port Authority (K.P.A.), partendo dall'esperienza del
primo campo di lavoro Harambee risponde in merito a come gli africani vivono il rapporto
con l’occidente degli aiuti umanitari.
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The project that is launched by the
European Nations with other
Countries globally (worldwide) has
facilitated much on the good
relationship between Kenya and
other countries hat are concerned
with this particular project. The
idea of this project is very necessary
usefull since it is aiming at
community development, that is
helping everybody in the entire
nation. The project has also shown
that Europeans, especially Italians,
Solomon Kimyani
are people that care, love, and
always ready to offer help to the needs. This has been proved by their team work on
this project. This project should continue for the benefit of everybody. And because of
this i say congratulations and may the almight God bless you forever.
The ability of the organisation to convert disability to ability will firmly bring long
lasting relationship between Kenya and European world.
Since working together portrays similarity and love.
Solomon Kimyani
Traduzione
Il progetto lanciato dalle nazioni Europee con altri paesi del mondo ha facilitato molto
le buone relazioni tra il Kenya e gli altri paesi che collaborano con tale progetto.
L’idea di questo particolare progetto (Harambee Costa Kenya) è necessariamente
molto utile giacche il suo obiettivo è lo sviluppo della Comunità, cioè un aiuto per tutti
nell’intera nazione.
Il progetto ha inoltre dimostrato che gli Europei,Italiani in particolare,sono persone a
cui importa,che amano e che sono sempre pronti a dare aiuto a chi ne ha bisogno.
Tutto ciò è stato provato dal lavoro del loro team a questo progetto e in questo campo.
Questo progetto dovrebbe continuare a vantaggio di tutti.
Per questo motivo vi faccio le mie congratulazioni e possa Dio Onnipotente benedirvi
per sempre.
L’abilità dell’organizzazione nel trasformare l’incapacità in abilità porterà certamente a
relazioni ferme e durature fra il Kenya e il mondo Europeo,e ridurrà,o eliminerà del
tutto le piccole differenze che esistono fra i nostri paesi.
Perché lavorare insieme porta similarità e amore.
Solomon Kimyani
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Kea
uno dei più anziani abitanti del villaggio, ci parla delle abitudini e della vita a Maritini.
La famiglia di Kea è immigrata a Miritini per avvicinarsi alla città, lui è nato qui nel 1941. Col tempo le cose qui sono migliorate, dice Kea, in passato avevamo un grave problema con i trasporti e con l’acqua, un tempo le donne facevano sei ore di strada al
giorno a piedi per attingere l’acqua, che veniva usata solo per cucinare e bere, ora almeno l’acquedotto arriva alla strada principale. Tradizionalmente qui le donne lavorano molto, coltivano e vendono i prodotti della terra, gli uomini fanno molto poco, e
tutti i giorni si riuniscono per parlare sorseggiando un liquore estratto dagli alberi di
anacardi o dalle palme da cocco. La famiglia tradizionale qui è la famiglia allargata, ogni uomo può sposare quante donne vuole e da esse avere altrettanti figli, in passato
non era inusuale trovare famiglie con otto-dieci mogli ognuna delle quali con diecidodici figli.
Qui si crede che la ricchezza di una famiglia sia nelle persone e non nei soldi, perciò nessuno
in passato si preoccupava di come fare a sostentare famiglie tanto numerose, una soluzione si sarebbe trovata. Oramai non è più
così: ci si sposa di meno e si fanno meno figli, perché la vita di adesso renderebbe impossibile
mantenere famiglie cosi numerose, ma le donne, sebbene non
vengano più valutate dodici mucche l’una, sono tenute in grande
considerazione. Una buona moglie vale più dell’oro, per questo
gli uomini sono molto gelosi delle proprie spose. A tal proposito
Miritini: centro del villaggio
vi sono molte tradizioni sul comportamento da adottare per punire l’adulterio: un marito ha la facoltà di uccidere la
moglie adultera, ma non lo fa più nessuno; anche se qualcuno uccide l’amante della
propria moglie per riconquistare l’onore della famiglia. Le donne hanno facoltà di decidere da sole del proprio matrimonio, e se qualcuna vuole lasciare il marito è libera di
farlo, anche se poi c’è da aspettarsi che lui la ostacoli o si vendichi con pozioni, che
provocano malattie strane. Se non ci sono liti in famiglia si vive bene e in pace.
Delle cinque mogli e molti figli di Kea solo una con i figli più piccoli vive ancora con
lui, tutti gli altri sono andati via ma lui era d’accordo; l’importante è che poi vengano
seppelliti tutti nello stesso posto sul terreno di famiglia come vuole la tradizione.
I problemi principali che ci sono oggi sono simili e dissimili da quelli di un tempo: la
terra non vale più quanto prima, lui è stato costretto a venderla per impossibilità di
continuare a gestirla, tutti cercano fortuna in città e nessuno vuole più fare i lavori del
passato.
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Le cose più urgenti comunque sono l’acqua e l’elettricità; tutti vorrebbero poter usufruire di queste cose ma non hanno la possibilità di progredire e di ottenerle, avrebbero bisogno di un aiuto tecnico per gestire gli affari e inserirsi nel mondo del lavoro. Da
soli non riescono a fare un gran che, e le società con cui si è tentato non hanno quasi
mai portato buoni frutti, se non nei momenti di grave emergenza, perché non ne riescono a gestire l’organizzazione interna e i membri si ostacolano a vicenda. C’è diffidenza nell’onestà dell’altro, e se qualcuno riesce a ottenere buoni risultati viene invidiato e sospettato di truffa o di non aver reso partecipi i soci del suo successo. Molto
spesso poi chi riesce a concludere buoni affari abbandona i colleghi, spesso portandosi
via più del dovuto, per trasferirsi in un posto migliore; quasi sempre senza cercare di
aiutare la sua comunità. Per questo pochissimi tentano di lavorare insieme, chi fa da
sé… non prende fregature!
Ali Nassor Said
imprenditore, ci parla della situazione politica e imprenditoriale del paese
Ali ha 56 anni e vive a Miritini da 32, prima lavorava come dipendente della Olivetti
ma ora che è in pensione lavora in modo autonomo e gestisce le questioni burocratiche
circa la proprietà delle terre a Miritini, cercando di aiutare chi non ha i mezzi per pagare un avvocato a legalizzare la propria situazione. Sta cercando di ottenere una distribuzione della terra gratuita per le persone più povere, che spesso vengono ingannate,
infatti un sacco di gente in Kenya lucra sulla proprietà terriera. Per lo stesso motivo sta
tentando di tenere un corso di “educazione civica”, perché gli abitanti di Miritini imparino a far valere i propri diritti, ma da solo non ci riesce tanto bene, un po’ perché
non molti gli danno retta, un po’ perché non ha i mezzi per mettere in pratica tutto ciò
che dice e le cose vanno troppo a rilento. L’anno scorso per esempio qualcuno stava
rubando le terre del Centro Scout e lui ha contribuito a fermarli.
Il fatto è che il paese progredisce lentamente: prima non c’era libertà di parola e di espressione, il governo era ladro e corrotto, e l’istruzione era molto poco diffusa, le persone più povere non potevano
permettersi di pagare per la
sc uo la;
ora
almeno
l’istruzione elementare è gratuita (niente tasse, libri, uniformi e pasti pagati). Con
l’arrivo dei trasporti fino a
Miritini la situazione è molto
migliorata, e per l’anno prossimo dovrebbe arrivare anche
l’elettricità.
In Kenya la situazione politica
è molto migliorata con gli ultimi governi, almeno rispetto
alla libertà di espressione: ci
Miritini: area residenziale
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sono quattro canali televisivi,
e in teoria chiunque può andare a dire la sua e a fare proposte in TV, anche se qualche
limitazione continua a esserci.
Negli ultimi anni si è sviluppata la democrazia: l’attuale
presidente è molto saggio e
istruito, e ha permesso
l’esistenza di più partiti
(prima erano solo due).
L’anno prossimo ci saranno le
elezioni.
Non ci sono restrizioni particolari per chi vuole avviare
Strada Mombasa – Miritini
una attività: se sei bianco, è facilissimo perché tutti ti danno fiducia e sicuramente porterai ricchezza (si spera anche
per i Kenioti); ma se sei Keniota, purtroppo è praticamente impossibile avviare una attività in proprio, perché nessun nero ha abbastanza soldi per iniziare un’attività (e se li
ha desta sospetti), e le banche e il governo quindi non ti prendono in considerazione;
se non lo fa il tuo paese, neanche i bianchi ti aiuteranno perché non hai garanzie. Il
Kenya sta cercando di svilupparsi e si cercano investimenti esterni, che poi possano essere cogestiti o presi in gestione totale dalla gente del paese: serve l’aiuto dei bianchi
per l’avvio, non abbiamo le risorse per sfruttare a pieno le potenzialità del paese.
Negli ultimi venti anni il paese ha sofferto moltissimo per la corruzione, e non si sa dove siano finite molte risorse economiche; ora va meglio, ma ci serve un aiuto e una
consulenza per iniziare. Per questo si punta sulla costa per gli investimenti, perché qui
le persone sanno socializzare meglio che a Nairobi, sono più cosmopolite perché si trovano ad avere a che fare con molte culture e persone diverse per la presenza del turismo, del commercio, dei porti. E si spera che riescano a stabilire delle salde relazioni,
oneste e redditizie.
Relazionandosi a testa in giù: riflessioni “europee”
Forse la cosa per cui eravamo meno preparati e che ci ha colpito di più nel modo di essere e pensare dei Kenyoti che abbiamo conosciuto, è stato il loro modo di relazionarsi
con noi e con il mondo occidentale o meglio con il primo mondo in genere.
Il fatto di trovarci a lavorare nella periferia di una grande città, con persone che sono
nate e cresciute lì, ci ha all'inizio fatto credere che non ci saremmo sentiti neanche per
un attimo “i bianchi risolutori di ogni problema”; ma a volte alcuni comportamenti e
affermazioni dei “locali” ci hanno fatto ricredere, obbligandoci a fermarci e a riflettere.
Tante volte la situazione ci è sembrata contraddittoria: riguardo a molti argomenti loro
ne sanno tanto più di noi, da farci quasi vergognare ad esempio di non sapere come e
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dove si coltivano i prodotti, che mangiamo quotidianamente in Italia, o come vengono
costruite le nostre case, mentre loro sanno queste cose senza che nessuno gliele abbia
insegnate, e ridono di noi per questo! Gli sembra tanto strano che venendo da dove veniamo, cioè da “un paese in cui c’è tutto”, non siamo a conoscenza delle cose più importanti.
L’Europa, l’Italia, sono la terra promessa, un po’ come un “nuovo mondo” per cui
molti di loro nutrono speranze e sentimenti così ingenuamente ottimisti e pieni di aspettative, che troppo spesso, raccontando quale sia la realtà del nostro paese e la situazione che troppi di loro si troverebbero ad affrontare se vi giungessero a “cercare
fortuna”, ci si è stretto il cuore e ci siamo vergognati di quello che il nostro paese realmente è. Abbiamo sofferto con loro dicendo che anche da noi non è tutto rose e fiori,
che è difficile trovare lavoro, che c’è tanta corruzione, c’è la povertà, ci sono le malattie, l’alcol, le droghe, e che, cosa forse ancora peggiore, troppo spesso i giovani sprecano cose, che loro darebbero qualsiasi cosa per avere alle nostre condizioni, per esempio
una buona istruzione, che per loro rappresenta l’unica speranza di una svolta nella vita, a cui ancorarsi saldamente.
Questo modo di vedere l’occidente e la gestione degli aiuti umanitari, a cui sono abituati, ha fatto sì che molti di loro si ponessero nei nostri confronti in uno stato di inferiorità e di sudditanza, come se solo da noi potesse arrivare la soluzione per tutti i problemi dell’Africa, perché solo noi bianchi europei abbiamo la possibilità di fare tutto e
cervello a sufficienza per trovare la risposta a qualsiasi problema e domanda.
Perché solo l’Europa e l’America sono cosi benestanti? E perché solo questi paesi pullulano di inventori, premi nobel, grandi scienziati e medici, mentre in Africa non c’è
niente di tutto questo? Perché se non a causa del fatto che gli africani sono meno intelligenti e più lenti nel capire le cose? (così pareva volessero dirci…).
Ci siamo sentiti rispondere che l'unico motivo è che loro, gli africani, non ci arrivano. E
se qualcosa va storto nella impeccabile gestione occidentale del “problema Africa”
pensano che la responsabilità sia loro!
Volontari italiani e keniani
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Abbiamo conosciuto un ragazzo che aveva potuto studiare fino a 11 anni grazie
all’adozione a distanza da parte di una ragazza italiana. Poi i soldi hanno smesso di arrivare, senza che lui ne sapesse più nulla: forse perché quella famiglia non poteva più
permetterselo, forse perché hanno avuto problemi, forse perché il programma di adozione ha deciso di destinarli a qualcun altro, forse perché la ragazza se ne è disinteressata. Ora quel ragazzo si sente in colpa perché crede che la ragazza sia arrabbiata col
lui per qualcosa che avrebbe fatto e che per questo ha smesso di mandare il denaro per
consentirgli di studiare; e lui non ha modo di rintracciarla, per spedirle una lettera e
chiederle scusa per non essere stato all’altezza e ringraziarla per tutto quello che ha
fatto per lui.
Abbiamo avuto difficoltà a trovare qualcuno che a questo proposito ci desse
un’opinione diversa; eppure alcuni ragazzi che studiano hanno a modo loro individuato il problema. Alcuni ci hanno detto come la pensano: il problema, ci hanno detto,
è alla base: troppe delle risorse impiegate vanno disperse sulla strada per motivi misteriosi, e troppa parte di ciò che rimane viene impiegato per cose che non sono prioritarie, per realizzare un aiuto concreto e duraturo per questa gente. Troppe risorse vengono impiegate per nutrire i bambini e costruire case, quando la cosa più importante da
fare sarebbe offrire a tutti un’istruzione completa e gratuita. Questo è ciò che ci hanno
detto.
Ed è con un grande speranza che accolgono il progetto Harambee Costa Kenya: sono
ottimisti, fiduciosi perché è la prima volta che qualcuno chiede loro quali pensano siano le cose che più servono loro e come vogliano gestirle.
Sappiamo già che faremo del nostro meglio, per non disattendere le loro aspettative.
a cura della Staff italiana Harambee Costa Kenya
Pubblicazione interna della “Fondazione Brownsea”
a cura del Gruppo Comunicazione via Burigozzo 11 - 20122 Milano
fax: 02 45490192 - e-mail: [email protected] - web: www.brownsea.it