con gli occhi di un bambino - Storie di scuola, scuola di storie

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con gli occhi di un bambino - Storie di scuola, scuola di storie
Con gli occhi di un bambino.
Ho paura. Ho tanta paura. Sento il cuore battere forte, sempre più forte. Non avevo mai
sentito il cuore battere così forte.
Cosa mi sta succedendo?
Mi sembra di essere capitato dentro un sogno orribile... uno di quei sogni dove i mostri ti
inseguono per mangiarti e poi ti svegli tutto sudato e chiami la mamma. Poi la mamma
arriva e ti abbraccia e tutta la paura sparisce. Ma la mia mamma qui non c'è.
Dove sei mamma?
Grido tutta la mia disperazione. Grido con tutto il fiato che ho in gola, ma nessuno mi
capisce. Nessuno qui mi capisce.
Voglio scappare da questo posto.
Corro, corro veloce verso la porta. Voglio uscire, voglio andare dalla mia mamma.
Ma quella donna si mette davanti alla porta e non mi fa uscire, allunga una mano verso di
me.
Cosa vuole da me quella donna?
Devo scappare via. Corro fino a perdere il respiro, corro per la stanza rovesciando per
terra tutto quello che trovo. Devo nascondermi prima che quella donna mi prenda e mi
porti via.
Ho visto una cesta in fondo alla stanza, forse se mi metto lì dentro nessuno mi troverà.
Tiro fuori dalla cesta tutto quello che c'è lanciandolo in aria. Devo fare in fretta.
Un bambino sta venendo verso di me. Si avvicina dicendo cose senza senso, non capisco.
Allunga una mano verso di me...
Cosa mi vuole fare quel bambino?
Ho poco tempo per pensare, qui tutto è pericoloso. La sua mano è così vicina alla mia
faccia. Non so cosa fare, gli dico di andare via ma non capisce. Devo difendermi. Allora lo
mordo.
Il bambino urla e io mi nascondo nella cesta. Ho le mani sugli occhi per non vedere.
Tremo. Adesso arriverà la donna e mi porterà via, penso.
Sento i passi della donna vicini alla cesta.
Adesso viene a prendermi, penso.
Io non lo so perché la mia mamma mi ha lasciato in questo posto.
Mi aveva detto che mi avrebbe portato in un posto bellissimo dove mi sarei divertito.
Questo non è un posto bellissimo, questo non è un paese bellissimo.
Fa sempre freddo, qui. È tutto così grigio, qui.
Dove abitavo prima non c'era quella cosa gelida che scende dal cielo e ti ghiaccia le
orecchie e il naso. Dove abitavo prima avevo tanti amici e non piangevo mai. Qui non ho
amici e piango sempre.
Ecco, la sento. Quella donna è vicina a me. Sento il suo respiro.
Cerco di diventare piccolo piccolo, vorrei sparire. Una mano si appoggia sulla mia spalla.
Mi ha visto, penso. Grido ancora, chiamo la mamma.
Possibile che nessuno venga a salvarmi?
Quella donna mi prende e mi solleva. Non apro gli occhi, non voglio guardare. Non voglio
pensare a quello che mi succederà.
Comincio a dare calci nell'aria cercando di scappare. Devo difendermi.
Nella mia testa ci sono mille pensieri mentre urlo tutta la mia paura.
Poi la donna mi abbraccia e parla con una voce calma. Non sembra arrabbiata.
Non voglio aprire gli occhi, forse sta solo facendo finta di non essere arrabbiata.
Sono sfinito, il cuore sembra impazzito, appoggio la guancia sulla spalla della donna.
Ha un profumo buono, sa di biscotti. Quelli che cucina la mamma, con la vaniglia.
La donna parla, parla a bassa voce. Io non capisco quello che dice, ma la sua voce un po'
mi piace.
Non so quanto tempo rimango così appoggiato alla sua spalla. Tutte le mie lacrime sono
finite sulla sua maglietta.
Poi la donna mi prende il viso tra le mani e dice il mio nome.
Allora mi conosce?
Quella donna mi chiama ancora.
Apro gli occhi e i suoi occhi sono davanti ai miei.
Sono occhi grandi, occhi buoni, occhi che entrano nei miei e mi parlano.
Mi dicono tante cose, senza parole. Mi dicono di stare tranquillo, senza parole.
Ho ancora paura ma credo a quelle parole silenziose.
Poi la donna prende un libro e lo apre davanti a me. Ci sono dei bei disegni.
C'è una mamma con un bambino che va in un posto che assomiglia tanto a questo. E poi
c'è una donna che prende per mano il bambino e la mamma lo saluta e va via.
Non ho il coraggio di girare la pagina, penso che questa storia finirà male e mi farà paura.
Quando non c'è la mamma ho sempre paura.
Ma gli occhi della donna che mi tiene in braccio sorridono, così giro la pagina. Il bambino
sta giocando e ride. Non succede niente di brutto.
Giro ancora la pagina e la sua mamma è tornata. Il bambino ride e saluta la donna con la
mano.
“Maestra” dice la donna che mi tiene in braccio indicando la figura e indicando se stessa.
Allora anche la mia mamma sta per tornare, come è successo nel libro?
Poi la porta della stanza si apre e vedo la mia mamma. Le corro incontro, le dico che ho
avuto tanta paura, ho pianto, ho gridato.
Le dico che adesso so che si può parlare con gli occhi, finché non capirò questa lingua
che non conosco.
Non sarà facile e avrò ancora paura di tante cose finché non le capirò.
Piangerò ancora, forse griderò. Ma so che potrò sempre trovare negli occhi della maestra
le risposte che cerco.