Incontro speciale coi campioni di solidarietà

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Incontro speciale coi campioni di solidarietà
BOXE R Il personaggio
VENERDÌ 25 SETTEMBRE 2015 LA GAZZETTA DELLO SPORT
italia: 57575352575755
CASA GAZZETTA
33
CONTENUTO
PREMIUM
Malignaggi
L’INTERVISTA
di FAUSTO NARDUCCI
U
n ex campione del
mondo in Gazzetta.
Accompagnato dai
promoter Cherchi,
dal manager Anthony
Catanzaro e dallo staff (Pietro
Sferrazza, Nick Lupo e Salvatore
Scalora a cui, a bordo ring, si ag­
giungerà Orlando Carrasquillo),
Paulie Malignaggi ha fatto tappa
in redazione prima di esordire
domani su un ring italiano.
Come dobbiamo chiamarla adesso: Paul, Paulie o Paolo?
«Pochi lo sanno ma sul passapor­
to c’è scritto Paolo. Però in Italia
già mi conoscono poco e non vor­
rei confondere le idee. Facciamo
Paulie, il nome con cui mi cono­
scono negli Usa».
Va bene ma Paulie si sente più
americano, italiano o... siciliano?
«Mi sento talmente italiano che
quando nel dicembre 2004 sulla
Gazzetta ho letto ”Malignaggi
combatte contro il nostro Casa­
monica” mi sono sentito offeso:
ma che, non sono «nostro» pure
io? E poi a casa ho sempre parlato
rigorosamente in italiano. Me lo
ha imposto il mio nonno materno
che ha 78 anni e si chiama Um­
berto Vinci: nell’andirivieni da Si­
racusa e provincia dei miei geni­
tori, mi ha cresciuto in un quar­
tiere difficile di Brooklyn, Ben­
sonhurst. E’ a lui, costruttore
edile, che devo quello che sono.
Non ha mai imparato a parlare
bene inglese ma ha sempre avuto
le sue regole: mantenere gli im­
pegni, rispettare le responsabili­
tà, seguire una disciplina ferrea.
Io sono stato concepito in Sicilia,
sono nato a New York e per un po’
CACCIATO ANCHE
DA SCUOLA:
COMBATTO PER
MIO NONNO
PAULIE MALIGNAGGI
EX CAMPIONE DEL MONDO
«IL RING MI HA
SALVATO
ORA VINCO PURE
NELLA VITA»
«DA BROOKLYN A MILANO, VI RACCONTO LA MIA
ITALIANITA’: NON MI CONSIDERASTE CONTRO
CASAMONICA, MA ORA CON L’EUROPEO...»
DOMANI ESORDIO IN ITALIA CONTRO FAZEKAS
Paulie Malignaggi (record 33-7) è stato campione mondiale dei
superleggeri Ibf e dei welter Wba. A 34 anni, dopo le sconfitte con Porter
e Garcia, ha preso la licenza spagnola e domani sera esordirà in Italia al
Teatro Principe di Milano (differita Sport Italia) contro l’ungherese Laszlo
Fazekas (27-21-1) per poi sfidare il campione europeo Gianluca Branco.
ho fatto su e giù: mia madre si è
risposata e io mi sono allontanato
da mio padre, ex calciatore, con
cui solo più tardi ho ricostruito un
rapporto. Così sono stato affidato
ai nonni a cui, purtroppo, dai 6 ai
16 anni ho dato solo dispiaceri».
Era un ragazzo ribelle?
«Non sapevo cosa fosse la discipli­
na e frequentavo cattive compa­
gnie: a quei tempi i figli di immi­
grati rimanevano legati alla co­
munità di origine e io ho anche
lasciato presto la scuola. A un cer­
to punto mio nonno e mio zio Da­
rio, che ha solo 8 anni più di me,
hanno pensato che l’unica solu­
zione per mettermi in riga fosse la
palestra. In realtà mio nonno ave­
va provato anche a portarmi in
cantiere: mi dava 10 dollari al
giorno per non fare niente. Ho re­
sistito solo un mese».
Paulie Malignaggi, nato a
New York il 23 novembre
1980, alto 173 cm, è
professionista dal luglio
2001, e ha un record di 33
vittorie e 7 sconfitte
FOTOSERVIZIO BOZZANI
Paulie Malignaggi con la Gazzetta (a
sin.) e davanti alla prima pagina del
trionfo azzurro al Mondiale 1982
Malignaggi davanti alle foto di un
mitico k.o di Muhammad Ali a Sonny
Liston per il Mondiale dei massimi
capito cos’è la disciplina di cui
parlava mio nonno. Ovviamente
nella mia famiglia numerosa nes­
suno credeva in me: “vedrai che
al primo pugno ti stancherai co­
me fai sempre”, mi dicevano. In­
vece vinsi il primo match da di­
lettante e non mi sono mai fer­
mato fino al titolo mondiale. La
boxe mi ha detto chi sono».
ma Arturo Gatti, un italoameri­
cano come me che è diventato
mio amico e che dopo la morte
porto sempre nel cuore».
E cos’è la boxe secondo lei?
«Non è quella del cinema, dove si
spara e si danno pugni impossibi­
li, ma è vero che si tratta essen­
zialmente di lotta per la sopravvi­
venza. La boxe è capacità di supe­
rare gli ostacoli e cattiveria, an­
che se bisogna lasciarla fuori dal
ring. Sì, contano anche il talento
e la classe ma senza la cattiveria
non fai niente. Un calciatore se è
in difficoltà si butta per terra e si
fa sostituire: un pugile sul ring
sta da solo con se stesso e con
l’avversario. Gli arbitri ormai
non servono più a niente: vorrei
dirgli di pagare il biglietto e di
mettersi a bordo ring. Il match
più duro della mia vita è stato
quello del 2006 perso contro Mi­
guel Cotto ma anche quando il
match è facile e stai vincendo, a
ogni secondo vorresti scendere
dal ring. Stai per morire ma devi
continuare a soffrire. Per questo
il mio idolo non è Muhammad Ali
LA BOXE E’
SOPRAVVIVENZA E
CATTIVERIA. IO IL
PIU’ BRAVO IN TV
PAULIE MALIGNAGGI
EX CAMPIONE DEL MONDO
INCONTRO SPECIALE
COI CAMPIONI
DI SOLIDARIETA’
U
n pomeriggio in Gazzet­
ta per una rappresentan­
za dei giovani che hanno
dato vita quest’anno al proget­
to di volontariato sportivo in­
ternazionale creato dal Csi.
Erano accompagnati da Massi­
mo Achini, il presidente del­
l’ente di promozione, Valenti­
A 34 anni dopo la sconfitta con
Garcia avrebbe smesso se non
fosse arrivata la proposta della
famiglia Cherchi, vero?
«Non ho potuto dire di no e non
certo per la borsa: nel mio primo
combattimento in Italia voglio av­
vicinare il sogno di mio nonno. In
realtà combatterò con licenza
spagnola perché prima di venire
in Italia mi sono allenato a Mar­
bella e mi sono tesserato lì ma io
anche da americano ho sempre
portato la bandiera e i calzoncini
tricolori. Dovrò fare i conti con
l’abbuffata di dolci in Sicilia ma
devo battere Fazekas per guada­
gnarmi la chance europea col
campione Gianluca Branco. Poi
domenica andrò a San Siro a ve­
dere Inter­Fiorentina col mio ami­
co Giuseppe Rossi e poi partirò su­
bito per Las Vegas dove martedì
devo commentare un match».
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E in palestra la sua vita è cambiata, possiamo dire che la boxe l’ha
salvata?
«Sì, non so che fine avrei fatto
senza la boxe: ora vivo la mag­
gior parte del tempo a Long
Island ma allora ero su una catti­
va strada. Sul ring ho capito subi­
to una cosa: che finalmente c’era
qualcosa che mi interessava,
c’era qualcosa per cui valeva la
pena impegnarsi. Finalmente ho
I VOLONTARI CSI
Daniele Redaelli
Oltre al ring però è stato il suo
ruolo di commentatore televisivo
a renderla in America uno dei volti più popolari della boxe, tanto da
vincere nel 2013 il prestigioso
Sam Taub Award. Come spiega il
suo successo?
«Grazie alla parlantina, che non
mi è mai mancata, e alla capacità
di leggere il match. Ho comincia­
to col Mondiale dei superwelter
Alvarez­Lopez nel 2012 a Las Ve­
gas sostituendo Antonio Tarver
coinvolto in un caso di doping e
Showtime non ha voluto più mol­
larmi. Ma commento anche per
Cbs, Foxsports1 e Sky inglese:
penso di essere il più bravo a
spiegare quello che è successo e a
capire cosa succederà sul ring».
na Piazza, responsabile del
progetto stesso, e dal formato­
re Mauro Bignami. In sala Pa­
lumbo, dopo una foto con il
campione del ring Paulie Mali­
gnaggi che si è complimentato
per l’iniziativa insieme al suo
staff, hanno raccontato al di­
rettore Andrea Monti la pro­
pria esperienza ad Haiti, in Ca­
merun e in Albania. La povertà
di Port au Prince o della barac­
Paulie Malignaggi con i volontari del Csi nella sala Palumbo in Gazzetta BOZZANI
copoli di Corail o quella della
sperduta Mare Rouge ad Haiti,
le difficoltà nella giungla di De
Kon­Yambetta o nel carcere di
Mbalmayo o nella stessa capi­
tale Yaounde in Camerun e la
sorprendente vita di sussisten­
za nella vicina Scutari albane­
se, paese che pensiamo non ab­
bia più problemi. I racconti so­
no entrati in casa Gazzetta con
la forza di questi giovani che si
sono pagati le spese di viaggio
per andare a portare l’idea del­
lo sport come filosofia inclusi­
va. «Tutti siamo partiti per dare
qualcosa e invece siamo tornati
sentendoci debitori verso i ra­
gazzi che abbiamo “allenato “
nei vari paesi durante queste
settimane».
FUTURO Il presidente Achini ha
poi spiegato come il futuro si
prevede in grande espansione:
«Il presidente del Coni Malagò
ha sposato in pieno l’idea e la
filosofia – spiega ­, Mario Pe­
scante sta lavorando con il Cio
che pare interessato a darci il
patrocinio, Icss la fondazione
del Qatar, che sviluppa il pro­
getto Save the Dream, ci spon­
sorizzerà anche nel 2016 e il
presidente Mohammed Han­
zab è venuto con noi ad Haiti.
In più il Ministero degli Esteri
ci ha garantito il supporto delle
nostre ambasciate. Abbiamo in
mente di allargare il raggio di
azione: dal Kurdistan, alla Re­
pubblica Centrafricana, fino
dall’Amazzonia, in Brasile. le
richieste non ci mancano, anzi
né stanno arrivando ogni gior­
no di nuove».
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