LA COMPARAZIONE COME FIGURA RETORICA 1

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LA COMPARAZIONE COME FIGURA RETORICA 1
LA COMPARAZIONE COME FIGURA RETORICA
1. Comparazione e altre figure retoriche orientate alla ricerca di somiglianze
In questo paragrafo considero i rapporti tra la comparazione e altre figure retoriche, in
particolare quelle che, in modi diversi, servono per mettere in rilievo somiglianze, e che gli esperti
chiamano argomenti di paragone. Nel paragrafo successivo esaminerò in dettaglio la struttura della
comparazione.
Nella comparazione devono essere esplicitati sia i casi sia la proprietà su cui verte il
confronto. Ad esempio, la proprietaria di una profumeria potrebbe proclamare l’eguaglianza tra stati
simili dicendo che sia Lucia sia Marianna hanno gli occhi luminosi (“Gli occhi di Lucia sono tanto
luminosi quanto quelli di Marianna”; vedi oltre)1. Nella similitudine stabiliamo invece un rapporto
di eguaglianza tra due (o più) casi, senza specificare su quale proprietà verte il confronto (“Gli
occhi di Lucia sono come quelli di Marianna”; “La cucina spagnola è più simile a quella italiana
che a quella francese”)2. Gli esempi fittizi riportati possano far pensare che la similitudine sia una
comparazione imperfetta. In realtà, essa assolve una funzione specifica. William James scrive che il
ritmo del linguaggio è simile al volo di una colomba, fatto di innalzamenti e di abbassamenti
nell’aria (I, 9, 243). James ci invita forse a riflettere sul fatto che quando parliamo attribuiamo più
forza ad alcune sillabe rispetto ad altre: le sillabe che portano l’accento tonico (stress). In una
poesia pubblicata nel 1933 William Butler Yeats scrive che alcuni scrittori del periodo classico
(Cicerone, Omero, Orazio) “are mad as the mist and snow” (1933; 1996, 265-266). Gli scrittori
sono comparabili alla nebbia e alla neve? La risposta è ovviamente negativa: la proprietà su cui
verte il confronto non è esplicitata. Yeats tende piuttosto ad avvicinare due campi semantici: quello
relativo alla scrittura e quello relativo agli eventi naturali (vedi oltre). Possiamo dire che l’oscurità e
la freddezza sono attributi della scrittura.
Anche nell’analogia non si enuclea alcuna proprietà; si segnala piuttosto un’eguaglianza di
rapporto tra due coppie di casi (A sta a B come C sta a D): “La nostra anima ha con le cose che
sono per loro natura più splendide di tutte la stessa relazione che i pipistrelli hanno con la luce del
giorno” (Aristotele, Metafisica, II, 993b).
Come possiamo distinguere la metafora dagli argomenti di paragone: comparazione,
similitudine, analogia? Whately definì3 la metafora una parola sostituita ad un’altra sulla base della
somiglianza fra i loro significati (1848, 280). Secondo questa concezione, l’espressione metaforica
è usata al posto di quella letterale per rimediare a una lacuna nel vocabolario (ad esempio, collo
della bottiglia). Noi diciamo ‘bocca di rosa’ perché non esiste un’espressione più idonea per dire
rapidamente a cosa assomigli quella bocca. Ecco un altro esempio: forse arancio fu applicato al
colore; ma la parola è adesso impiegata sia per il colore sia per il frutto4.
Alcuni sostengono invece che la metafora è un’analogia condensata: “La vecchiaia è con la
vita nello stesso rapporto che la sera col giorno; perciò possiamo dire che la vecchiaia è la sera della
1
In questo saggio presento prevalentemente confronti tra individui e tra sensazioni provate da uno stesso individuo
(vedi anche Fideli 1998, par. 1.3).
2
Alcuni esperti di retorica distinguono la comparazione dalla similitudine sulla base di un criterio diverso: la
reversibilità del confronto tra i due termini (vedi al riguardo Mortara Garavelli 1988; 1991, 98 e 251-253).
Professionisti come architetti, ingegneri, geometri possono elaborare similitudini con il mondo animale, con quello
vegetale, con quello minerale quando progettano edifici (Curtis 1982).
3
Anche la definizione è considerata una forma retorica (vedi oltre).
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Tale applicazione della metafora è denominata catacresi. In greco katàchresis significa abuso. Il verbo katachràomai
può anche assumere il significato di adoperare.
vita” (Aristotele, Poetica, XXI, par. 20). Altri studiosi di retorica accostano la metafora alla
similitudine; in quest’ultima la somiglianza è dichiarata mentre nella prima è implicita. Ad esempio,
un turista potrebbe formulare una similitudine esplicita dicendo alla moglie “oggi hai gli occhi
simili al mare”; un altro turista potrebbe dire alla moglie “oggi hai gli occhi del mare”, usando in tal
modo una metafora.
Black ha criticato le concezioni riportate in precedenza, che egli chiama “sostitutiva” e
“comparativa”. A suo giudizio, una metafora efficace mette due domini separati in relazione usando
il linguaggio appropriato all’uno come una lente per vedere l’altro. Le relazioni che si vengono a
creare fra campi inizialmente separati non possono essere previste in anticipo (1962; tr. it. 1983, 8788 e 119). La concezione “interattiva” (ibi, 55) ci aiuta a comprendere le metafore più originali e
complesse. In particolare, nella poesia la metafora tende ad acquisire valore evocativo. In una
straordinaria poesia pubblicata nel 1893 Yeats (1996, 41-2) scrive “I am haunted by numberless
islands”. Egli stabilisce un legame tra il mondo interiore e lo spazio di un insieme infinito di isole. Il
significato letterale di “I am haunted” è “io sono angosciato”; ma nella metafora ciascuno è libero di
trovare altri significati (ad esempio, “io sono attratto”).
A mio parere, in letteratura, nel giornalismo e in altre forme di linguaggio parlato o scritto le
metafore sono usate anche in modo “sostitutivo” e in quello “paragonativo”  lo riconosce anche
Black (1962; tr. it. 1983, 64). La metafora svolge un ruolo fondamentale nelle discipline
umanistiche.
Gli storici dell’arte parlano di archetipi, in particolare in riferimento a divinità classiche
rappresentate in pittura e scultura. Gli storici dell’architettura parlano di archetipi per designare
fonti di ispirazione dell’architetto collocate nell’antichità classica (ad esempio, il Partenone), nel
medioevo (ad esempio, una costruzione gotica) o nel Rinascimento (ad esempio, un palazzo civico
italiano; vedi Curtis 1982).
2. La struttura della comparazione
Consideriamo la frase “Giovanni è cittadino dell’Unione Europea”. Come tutti sanno, la
lingua italiana distingue la frase (clause), in cui un soggetto “è”, “diviene” o “compie un’azione”
dal periodo (sentence): due o più frasi connesse tra loro mediante interpunzione o (nel senso di vel)
congiunzioni come “e” (and), “o” (or), “ma” (but) (relazione di paratassi) o (nel senso di aut) legate
da un nesso di dipendenza con congiunzioni come “quando” (when), “dove” (where), “perché”
(because), “se” (if), “anche se” (even if), etc (relazione di ipotassi). Tale distinzione è presente
anche in altre lingue europee contemporanee a me note5. Dal punto di vista che a me interessa,
quello retorico, tale frase può essere considerata una semplice descrizione composta dai seguenti
elementi: un caso (Giovanni), una proprietà (la cittadinanza) e uno stato (cittadino dell’Unione
europea). Per stato intendo il particolare modo di presentarsi di una proprietà (vedi oltre). Anche la
5
Per la lingua olandese vedi ad esempio Spaans (2007); per una chiara presentazione delle tre forme di analisi
(grammaticale della frase, sintattica della frase, del periodo) vedi Castelvecchi e Serianni (1989, capp. II e XIV).
frase “Giovanni è di madrelingua italiana” presenta la stessa struttura. La descrizione può essere
arricchita indicando altre caratteristiche visibili di Giovanni: ha i capelli castani; indossa una
camicia colorata, etc. In questo modo formulo un ritratto: una rappresentazione delle caratteristiche
fisiche di un certo soggetto. Il lettore può facilmente formulare frasi meno banali. Garavelli
individua anche altre forme di descrizione: la topografia (descrizione di luoghi) e la cronografia
(descrizione di circostanze).
Il concetto è ciò che un soggetto pensa sul proprio corpo, sulla propria mente, sull’ambiente,
che hanno -- naturalmente -- una storia. Yeats, che si divertiva a denominare sé stesso Leo
Africanus, parla opportunamente di “thinking of the body” (1913-5). Il termine è ciò che
corrisponde al concetto nel linguaggio parlato o in quello scritto.
Passiamo ora a considerare le frasi “Giovanni è più alto di Guglielmo”; “Giovanni indossa
una T-shirt meno elegante di quella di Guglielmo”. Le due frasi sono comparazioni. Il termine
“elegante” può essere usato come eufemismo (altra figura retorica) al posto di quello “costoso”. Le
due frasi potrebbero essere formulate in un dialogo in un parco cittadino illuminato dal tiepido sole
primaverile tra due amiche che hanno da poco raggiunto la maggiore età.
Ma lasciamo da parte l’immaginazione, e torniamo all’analisi della struttura della
comparazione. Le frasi “Giovanni è più alto di Guglielmo” e “Giovanni indossa una T-shirt meno
elegante di quella di Guglielmo” presentano la stessa struttura: due casi (Giovanni e Guglielmo),
una stessa proprietà (l’altezza in una frase, l’eleganza della T-shirt nell’altra frase) i cui stati sono
confrontate. La proprietà è quindi l’aspetto su cui è effettuato il confronto. Possiamo anche
considerare tre o più casi (“Negli esseri umani il periodo di allattamento dura più a lungo che in altri
primati, come il macaco e lo scimpanzé”)6.
La grammatica delle lingue indoeuropee a me note presenta sempre tre modalità di
comparazione: il comparativo di maggioranza (più… che), quello di minoranza (meno… che) e
quello di eguaglianza (tanto… quanto). Negli esempi sopra riportati si esprimeva una valutazione di
maggioranza o di minoranza. Possiamo anche rilevare un’eguaglianza tra stati; “Guglielmo è alto
come Carlo”; “la T-shirt indossata da Carlo è tanto elegante quanto quella indossata da Guglielmo”.
La proprietà su cui verte il confronto può avere natura discreta (geneticamente maschio,
geneticamente femmina / inglese, italiano, etc. / nessun figlio, un figlio, etc). Alcune proprietà
discrete hanno stati ordinabili (primo arrivato nella gara ciclistica per dilettanti X, secondo arrivato
nella gara ciclistica per dilettanti X, etc.). Le proprietà che variano per incrementi infinitesimali
(come l’altezza) sono chiamate continue. Quando una proprietà è discreta, e gli stati non sono
ordinabili, possiamo solo stabilire relazioni di opposizione fra gli stati (“Guglielmo risiede in
Toscana”; “Giovanni risiede in Sardegna”; vedi oltre).
Di fronte ad una molteplicità di immagini che appaiono per la prima volta davanti ai nostri
occhi (ad esempio, osservando i paesaggi, le forme naturali, le specie animali di un paese lontano)
ci divertiamo a riscontrare differenze; ma possiamo anche cogliere somiglianze inaspettate (come
6
Tale frase può essere considerata l’esito di comparazioni diacroniche (vedi oltre). I ricercatori scientifici tendono a
prendere in esame tutti i casi appartenenti ad un certo genus prima di fare affermazioni azzardate (James 1890, I, 529).
sottolinea William James 1890, I, 528). In alcuni dei suoi soggiorni in Italia (a Firenze nel 1892; a
Roma nel 1900; a Napoli nel 1905) William James descrive con il termine ‘picturesque’ situazioni e
persone (1920, I, 330; II, 138 e 222). Nel soggiorno a Napoli coglie nelle azioni di persone
incontrate in alcuni dei rioni popolari della città e nei sobborghi un’abilità nell’uso del linguaggio
simile a quella che egli attribuiva ai propri antenati irlandesi. Questa comparazione (forse azzardata)
è il frutto della mia interpretazione di alcuni passaggi dell’introduzione ai due volumi delle Letters
scritta dal figlio Henry, che ebbe la coraggiosa idea di presentare all’opinione pubblica planetaria
lettere private, spesso dotate di grande valore dal punto di vista letterario (1920).
Ma abbandoniamo per il momento la letteratura di lingua inglese per tornare ad esaminare
gli aspetti strutturali della comparazione. Consideriamo la frase “il figlio di Guglielmo è più alto ora
di quanto fosse alto un anno fa’”. Essa contiene un elemento in più rispetto alle frasi riportate in
precedenza: il tempo. Analizziamo la frase “il figlio di Carlo è cresciuto”; essa è l’esito di un
confronto di un numero (più o meno ampio) di osservazioni riferite a punti del tempo diversi. Per
definire una certa attività come comparazione non è quindi necessario prendere in considerazione
due casi diversi; possiamo anche confrontare gli stati di uno stesso caso in due (o più) punti del
tempo.
Casi, proprietà, stati e (eventualmente) punti del tempo sono dunque gli elementi della
comparazione. Definisco la comparazione una valutazione delle somiglianze o delle differenze tra
due o più stati su una stessa proprietà in uno (o più) punti del tempo (vedi anche James 1890, 528).
Di norma, in retorica il confronto avviene su una sola proprietà (Mortara Garavelli 1988; 1991, 2523). Una definizione chiarisce il rapporto tra “un definiendum” (la nozione da definire) e un
definiens (la nozione definita)” (Mortara Garavelli 1988; 1991, 94). E’ ciò che facciamo quando
consultiamo della nostra lingua e di lingue straniere, più o meno simili alla nostra.
Una volta enucleati gli elementi, è possibile classificare gli atti di comparazione, ovvero le
7
frasi . Io sono in grado di distinguere tre forme principali. Nella comparazione sincronica il
periodo di tempo considerato è lo stesso per tutti i casi. Nella comparazione diacronica sono presi
in esame due o più punti del tempo in sequenza diacronica; se i casi sono più di uno, la sequenza è
la stessa per tutti i casi8. Nella comparazione acronica sono messe a confronto situazioni collocate
in momenti del tempo diversi tra loro (ad esempio, una situazione nel presente di un certo paese con
una situazione nel passato di un altro)9.
Per apprendere una lingua straniera come per me è l’inglese una persona può essere invitata
a valutare se due suoni o parole (utterances) presentate in rapida successione sono uguali (ad
esempio, pushes / pushes; cats / cats; dogs / dogs oppure nodded / nodded; cocked / cocked; lived /
lived;) o diverse (ad esempio, hat / hot; heat / heath). I programmi di cui dispongo per il mio laptop
non mi consentono di usare i simboli dell’International Phonetic Alphabet -- uno strumento della
cui utilità io sono pienamente consapevole. La morfofonetica dell’inglese prescrive ad esempio il
7
La classificazione non rientra tra le figure retoriche prese in esame da Mortara Garavelli (1988).
I periodi di tempo sono talvolta considerati comparabili in base al buon senso.
9
Sui rischi di comparazioni basate su questo metodo vedi James (1890, I, cap. I).
8
modo in cui devono essere pronunciate le parti conclusive (endings) di alcune parole (in particolare,
il plurale dei nomi, il genitivo sassone, la terza persona del simple present; il simple past e i
participi passati regolari)10.
L’attività pratica di confronto è designata da William James existential discrimination
(1890, I, 489). Posso ipotizzare che il termine ‘discrimination’ non avesse in quel periodo
un’accezione negativa. William James fu un fervido sostenitore dell’abolizione della schiavitù;
dopo la liberazione degli afroamericani criticò ogni forma di mobbing e di segregazione nei loro
confronti. Ciò è testimoniato da una lettera del 1863 in cui esalta il coraggio dei due fratelli (Bob e
Wilky) che parteciparono alla guerra contro il tentativo di secessione messo in atto dalla minoranza
euroamericana degli Stati del Sud in contrasto con l’atteggiamento dell’opinione pubblica degli
Stati del Nord, orientata a riconoscere alla maggioranza afroamericana degli Stati sudisti gli stessi
diritti degli euroamericani ivi residenti (1920, I, 44).
Come ho rilevato in precedenza, i due suoni o parole sono proposti in un breve arco di
tempo, che, seguendo James, potremmo denominare specious present (1890, I, 642). La proprietà è
la somiglianza / differenza degli stati. I due suoni o parole possono essere considerati casi di una
comparazione sincronica. Ma c’è una differenza fondamentale: lo stato registrata dall’ascoltatore
per ciascuna coppia di casi è una sola (uguali oppure diversi). William James (1890, I, 489) chiama
differential discrimination un’attività in cui la proprietà ha stati ordinabili o ha natura continua (ad
esempio, l’altezza di due note diverse in una scala musicale presentate in rapida successione da un
insegnante di piano ad un principiante). In questo semplice esempio, la struttura somiglia ad una
comparazione sincronica (due casi, due stati diversi su una stessa proprietà).
Possiamo immaginare comparazioni sincroniche relative alle sensazioni che abbiamo con
sensi diversi dall’udito (hearing): la vista (sight), l’olfatto (smell), il gusto (taste), il tatto (touch)11.
Usando simultaneamente la vista e il vivido ricordo di un dipinto appena visto, una turista potrebbe
ad esempio dire che sia in una composition di Mondrian del 1913 sia nella facciata della Schröder
Huis progettata da Rietveld tra il 1923 e il 1924 compaiono analoghe forme rettangolari (in
particolare, nelle vetrate e in un elemento esterno del terrazzino del piano superiore; per tale uso
della comparazione vedi Curtis 1982,157; De Fusco 1989, 145 e 304). Inoltre, la stessa turista
potrebbe osservare la preferenza accordata sia da Mondrian sia da Rietveld ai colori primari
(azzurro, giallo, rosso). Per Rietveld (1938), orientato alla riflessione sugli aspetti concreti del
proprio lavoro, ma anche all’apprezzamento del valore dell’arte astratta, il dipinto di Mondrian
costituì un esempio.
Supponiamo ora che un giovane adulto attraversi una strada di un quartiere con donne in
vetrina di una città olandese. Il ragazzo si ferma di fronte ad un appartamento. Tre finestre sono
aperte; una è chiusa. Le tre ragazze alla finestra indossano bikini di colori diversi (azzurro, giallo,
rosso). Le ragazze sono sorridenti. La ragazza con il bikini giallo apre la finestra e gli dice: “Come
10
Per le diverse varianti della lingua inglese e per un’articolata classificazione sia delle consonanti sia delle vocali
nell’inglese vedi Wikipedia®.
11
William James individua cinque sensi principali (1890, II, cap. XVII); in tempi recenti sono state proposte
classificazioni più articolate.
on! I want you”. In questo breve periodo di tempo possiamo ipotizzare che il ragazzo faccia
comparazioni rispetto a queste proprietà:
a) il fatto che le finestre siano aperte o chiuse;
b) il fatto che ci siano o meno ragazze nelle finestre aperte;
c) l’abito da loro indossato (le ragazze hanno lo stesso stato su questa proprietà: bikini);
d) il colore del bikini (azzurro / giallo / rosso);
e) l’espressione delle ragazze (felice)12;
f) il fatto che una ragazza parli oppure no.
Tutte le comparazioni sono sincroniche e sono relative a proprietà discrete13. Le
comparazioni a) b) c) d) e) riguardano il senso della vista. La comparazione sub f riguarda il senso
dell’udito. Nel momento in cui il ragazzo entra nella stanza, l’opportunità di fare comparazioni
relative a questi sensi o ad altri sensi è sempre presente.
Confronti relativi al senso del tatto sono esercitati da professionisti come le massaggiatrici.
Talvolta tali confronti sono sincronici.
I degustatori di professione di birre, vini, liquori e altre bevande alcooliche operano
confronti sincronici (nello specious present) relativi al senso del gusto -- e altrettanto possono fare
gli utenti delle bevande.
Supponiamo che un turista che viaggia da solo e cerca di mantenere attiva la propria
memoria pensi a ciò che ha fatto durante il giorno. Egli potrebbe dire a se stesso:
a) “A pranzo mangiai in un ristorante italiano; a cena mangiai in un ristorante olandese”.
b) “A pranzo mangiai pesce; a cena mangiai carne di manzo”.
c) “A pranzo bevvi vino bianco; a cena bevvi vino rosso”.
d) “A pranzo parlai con una cameriera; a cena parlai con due cameriere”.
e) “A pranzo mi diedero il cibo in pochi minuti; a cena aspettai mezz’ora”.
f) “A pranzo bevvi un liquore amaro; a cena bevvi un liquore dolce”.
Tutte questi periodi (vedi sopra) implicano comparazioni diacroniche. Le comparazioni sub
a e sub b sono relative a proprietà discrete con stati non ordinabili (la nazionalità della cuisine; la
carne mangiata). La comparazione sub c è relativa ad un’altra proprietà discreta (il colore del vino:
rosso / rosé / bianco). La comparazione sub d riguarda una proprietà discreta con stati enumerabili
(il numero di cameriere con cui un soggetto parla). Nella comparazione sub e) la proprietà le cui
stati sono confrontati è continua (il tempo di attesa). Anche la comparazione sub f) è relativa ad una
proprietà che si può considerare continua: l’amarezza / dolcezza del liquore.
Bibliografia
Black M., Models and metaphors. Studies in language and philosophy. Cornell university press,
12
Nella ricerca scientifica le espressioni facciali sono abitualmente classificate (vedi James 1890, cap. XXIV, che
lavorò come fisiologo).
13
I casi sono finestre nelle comparazioni sub a e sub b.
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