n.11 2011 - Parrocchia San Josemaria
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n.11 2011 - Parrocchia San Josemaria
Parrocchia San J osemaría Escrivà aprile 2011 Anno VI In. 11 Orizzonte Largo Josemaría Escrivà, 7 La veste nuziale “Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti” (Mt 22, 11-14). www.psanjosemaria.it Corso di Catechismo per adulti Da qualche mese frequento con mia moglie il corso di catechesi per adulti “La Preghiera” tenuto da Don Roberto il lunedì dalle 21 alle 22 (con replica il mercoledì alle 17,30) nei locali della Parrocchia. Devo confessare che inizialmente ero un po’ riluttante a partecipare a questi incontri: non volevo “perdere tempo” con quello che pensavo sarebbe stato un ennesimo “corso di indottrinamento religio(Continua a pagina 3) Anche i single possono adottare? Questo episodio mi turba un po'; istintivamente prenderei le difese di quel povero Cristo che è stato raccattato per strada. Come faceva ad avere l'abito nuziale? Proviamo però a ragionare: come mai gli altri poveri come lui ce Leggo dal Corriere della Sera del 15.2.2011 un articolo dal titolo “Tempi maturi per i single”, che riporta il caso di una donna single di Genova che, avendo adottato in Russia nel 2005 una bimba del posto ed essendo poi vissuta con lei negli USA dove l’adozione è stata riconosciuta, ora chiede che la bambina risulti sua figlia, con formula piena, anche in Italia. Il caso è finito alla Corte di Cassazione che, pur avendo emesso sentenza negativa, ha però invitato il Parlamento a legiferare in merito. Ovviamente scatta la domanda: è giusto permettere l’adozione (Continua a pagina 2) (Continua a pagina 4) tel. 065191933 Quaranta giorni nel deserto Torno da scuola con un pensiero forte che mi spinge a prendere la mia Bibbia tra le mani. Mi raccolgo, come feci a Natale, e comincio a cercare Gesù. Tutto a un tratto, le pareti della mia cameretta si sciolgono: intorno a me solo sabbia. Il soffitto è un cielo azzurro intenso e il lampadario un sole soffocante. Il cuore mi batte fortissimo. Comincio a camminare senza sapere per dove; dopo quattro ore di faticoso cammino trovo un po’ d’acqua, mi chino e bevo. Mentre immergo il mio viso più volte in quell’ acqua per trovare un po’ di sollievo al caldo, un’ombra mi copre: alzo la testa e vedo una persona con la barba, una tunica bianca, sandali impolverati e un bastone di legno in mano. Ma cos’è, una visione? Forse perdo i sensi, perché mi ritrovo accanto a quell’uomo intorno ad un fuoco. Da mangiare, niente. Osservo le sue mani, sono grandi e forti, mi sento al sicuro vicino a lui. Spesso mi guarda, ma non dice niente. Poi si mette a pregare e forse piange. Cosa posso fare? Sono (Continua a pagina 4) Foglio d’informazione redatto dai parrocchiani e aperto al contributo di tutti i lettori: [email protected] La veste nuziale l'hanno? Che cos'è questo “abito nuziale” che devo mettere al cospetto di Dio? Se sono invitato ad un matrimonio, l'abito è importante, e ci sto attento a cosa indosso: è un segno di rispetto per gli sposi e dimostra che mi sento gratificato e onorato dall'invito. Se invece mi presento in bermuda e canottiera, lo sposo capirà che non ci sono venuto volentieri e potrebbe dirmi: "Se non volevi venire me lo potevi dire, qui sei come una nota stonata e mi rovini la festa". Davanti a Dio si tratta di rivestire l'anima decentemente. Come posso fare? Penso che è impossibile. Al cospetto di Dio mi sento nudo e carente e l'unica veste possibile è quella tunica bianca che ricevo con il battesimo e che non poso procurarmi da solo. Posso solo presentarmi alle porte del banchetto e chiederla umilmente. Con lo stesso atteggiamento con cui all'inizio della messa recitiamo l'atto penitenziale e ancora prima d'accostarci alla comunione ripetiamo: "Signore non sono degno." Questo servo ha la presunzione di essere a posto ed entra alla festa considerandosi legittimato ad intervenire ma, appena viene interpellato e smascherato, anziché scusarsi e fare ammenda ammutolisce, non riuscendo a comprendere cosa da lui pretenda il Re, che pure gli ha dimostrato la sua amicizia invitandolo alla festa di nozze di suo figlio e che ancora gli si accosta chiamandolo amico. Signore abbi pietà di me per quando non riesco a vedere in te quest'amico da lodare e ringraziare e anch'io ammutolisco. D’altra parte, bisogna ricordare che “Usciti nelle strade, i servi raccolsero quanti ne trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempí di commensali (Mt 22,10). Ecco che con la stessa qualità dei commensali è detto chiaramente che in queste nozze del re è raffigurata la Chiesa del tempo presente, nella quale si riuniscono insieme ai buoni anche i cattivi. Essa è composta da figli diversi; tutti infatti sono generati alla fede, ma non tutti, con un cambiamento di vita, giungono alla libertà della grazia spirituale, per l`impedimento posto dal peccato. Finché viviamo quaggiú, è necessario che ce ne andiamo mescolati per le vie del secolo presente. Saremo separati quando saremo giunti: i buoni in cielo e i cattivi all’inferno. Ora questa vita che è posta fra il cielo e l`inferno, per il fatto che è in posizione intermedia riceve cittadini da entrambe le parti; tuttavia quelli che ora la santa Chiesa riceve promiscuamente, alla fine del mondo li dividerà. Se dunque siete buoni, mentre restate in questa vita, sopportate pazientemente i cattivi. Infatti chi non sopporta i cattivi, attesta a se stesso 2 Gita a Ceri Vita Parrocchiale Anno 2010 • Sono rinati al nostro fonte battesimale: Diego Bellò, Aurora Biddittu, Leonardo Borgia, Allegra Carloni, Giorgio Cigarini, Mattia Croce Sebastiani, Leonardo De Paoli, Matilde Di Renzo, Sofia Di Vito, Nicholas Gargiulo, Lavinia Greco, Flavia Lapenna, Elisa Leggieri, Adriano Porsia, Matteo Quattrini, Christian Sciacca, Sofia Sciutto, Giulia Sergi, Simone Sinisgalli, Anita Spineda De Cattaneis, Clotilde Tedeschi, Giulio Todini, Flavio Tulli, Riccardo Tutinelli, Benedetta Zoroddu. • Hanno ricevuto la Prima Comunione: Arianna Angeletti, Andrea Angeletti, Elena Becchetti, Matteo Belmonte, Lorenzo Calanna, Alessandro Camillo, Matteo Caruso, Raffaele Ceccarini, Arianna Censori, Riccardo Corsi, Rachele Costanzi, Margherita D’Ugo, Giorgio De Angelis, Lorenzo De Angelo, Federico de Laurentiis, Federica De Meo, Francesca Fabiano, Alessio Faccetta, Elsa Farinella, Virna Farinella, Maria Vittoria Feccia, Gabriele Ferri, Gianluca Flacco, Lisa Franconi, Silvia Frazzini, Gabriella Guerrazzi, Krizia Incarnato, Giulio Maria Magrì, Federico Marangi, Cecilia Marocchi, Martina Muscolo, Desirè Negretti, Christian Negretti, Alice Palomba, Irene Palomba, Andrea Petrizza, Antonello Pirozzi, Alessio Pompili, Federico Pompili, Martina Ricci, Filippo Riccioni, Giulia Rossi, Silvia Scala, Francesco Antonio Schinaia, Lorenzo Todisco, Chiara Tulli, Camilla Vernuccio, Giulia Vicario, Corinna Vio, Bruna Zumbo. • Hanno ricevuto il Sacramento della Confermazione: Simone Barilaro, Giorgia Belmonte, Francesca Bononi, Valentina Colella, Lorenzo Corsetti, Giulia Cultrera, Emanuele De Giovanni, Maria Letizia De Salvatore, Emanuele Di Simone, Daniele Ferrante, Luca Foconi, Lorenzo Giuliani, Claudio Lenzo, Elisa Leonelli, Cristiano Migali, Matilde Milana, Edoardo Pellè, Bianca Maria Piccolo, Claudio Pompili, Francesco Puzzilli, Lorenzo Ranieri, Benedetta Roncella, Riccardo Sangermano, Giorgio Santino, Martina Tulli, Manuel Valente, Arianna Camillo, Maria Elisa Fiorini, Sara Palomba, Jacopo Alati, Aurora Barbanera, Martina Bove, Martina Celano, Matteo Chiarelli, Paolo Chiarelli, Arianna Condemi, Eleonora De Luca, Marina Diaz Gonzales, Francesca D’Orazio, Elena D’Ugo, Gianna Fanelli, Chiara Fasoli, Elena Fasoli, Laura Forcellini, Alessandra Iacono, Lorenzo Iannotti, Andrea Ioni, Michela Lapenna, Francesca Lapenna, Martina Liucci, Rachele Martini, Alessandro Petrizza, Leonardo Riccioni, Martin Salas, Chiara Scattini, Martina Scattini, Giuditta Sigona, Consuelo Simoniello, Pierpaolo Stanca, Maria Tallarico, Federica Tomassetti, Lorenzo Torlai, Caterina Vella, Flaminia Vellisco, Valery Vercilli, Nicolò Vittore, Valeria Zummo. • Hanno ricevuto il Sacramento del Matrimonio: Saverio Gagliardi e Giorgia Pansini, Pietro Bossa e Simona Scotti, Carmine Caracciolo e Lidia Anna Paggi, Simone Chermaz e Marzia Allegroni, Angelo Antognozzi e Michela Martucci, Dario Montefoschi e Sabrina Petrillo. • Sono passati alla Casa del Padre: Valente Rocco, Martelloni Clelia, Razzano Alfredo, Bruschi Maria Assunta, Gamboni Giovanna, Spurio Leonardo, Mandoy Mario, Costantini Maurizio, Tittoni Adolfo, Lotti Maria, Calconi Chiara, Buonopane Matilde, Santoro Anna Francesca, Labate Anna Raffaella, Borsa Carla, Polidori Italia, De Caro Nicola, Sulpizi Pietro, Tedesco Fiorisa, Candore Salvatore e Belardinucci Alberto. 7 La felicità delle piccole cose Un tempo ne eravamo capaci, chiudevamo gli occhi e riuscivamo a sentire, per esempio, l’odore del glicine o del gelsomino, durante un autunno che somigliava molto di più all’inizio di un’estate; ora, invece, capita di accorgersi di non vedere neppure i contorni netti e taglienti di alte montagne di un inverno senza neve, che pure si stagliano imponenti davanti ai nostri occhi. Capita ancora di rendersi conto come il profumo del mare o l’odore della terra bagnata dopo un temporale, sfumino tra i mille odori di una vita che scorre sbadatamente. E nulla desta più meraviglia. Se invece ci fermassimo un solo istante, sarebbe sufficiente per immergerci nel respiro di tante piccole gioie, come una pioggia di miracoli tutta per noi. E come il Piccolo Principe di Saint-Exupéry, potremmo sederci su una duna di sabbia dove non si sente e non si vede nulla “e tuttavia qualcosa risplende nel silenzio” (capitolo XXIV) e proprio nel silenzio lo spettacolo avrebbe inizio. Spesso, infatti, si pensa che la felicità sia un’esplosione di emozioni dalle tinte forti, di quelle che ci fanno scalare le vette più elevate, su su fino ad arrivare a sentire, orgogliosi, l’eco della propria voce come un agognato traguardo, oppure spesso si pensa che la felicità sia un amore idealizzato da inseguire per tutta la vita, simile a pianure infuocate dal sole o al rosso dei papaveri. Col tempo, poi, ma non sempre, si impara che la felicità è fatta di piccole cose che somigliano molto di più ad emozioni discrete, che in punta di piedi salgono al cuore e sussurrano parole che sanno di pane appena sfornato o di odore di erba appena tagliata. La felicità è fatta di emozioni che ci parlano di bimbi giunti tra le nostre braccia come frutto di un prodigio di cui non sembriamo neppure degni; emozioni che ci fanno sentire felici più nell’amare che nell’essere amati o che richiamano le note di una canzone o un profu- Corso di Catechismo per adulti mo; emozioni di un gesto che ci strappa un sorriso, proprio quando non avevamo voglia di ridere. E ancora può capitare di commuoversi davanti ad una notte stellata o di provare un indescrivibile piacere nel sentire il tepore del sole che ci scalda la pelle e l’anima dopo un rigido inverno. Emozioni possono essere quelle racchiuse in un vecchio e desueto quaderno che avevi dimenticato in soffitta e che contiene il tesoro delle tue albe o dei tuoi tramonti, una poesia letta da qualche parte e un’altra inventata soltanto per lei, una rosa raccolta in giardino e un’altra lasciata pian piano morire sui suoi rami, un telefono che squilla e una voce che non ti aspettavi di sentire, una vecchia foto, un messaggio che accorcia le distanze e… e quell’odore di olive spremute che si diffonde nell’aria di un paese lasciato, ma non dimenticato. E il profumo ancora più intenso della legna bruciata nelle case, mentre la mente corre lontano, dietro a ragazzini spensierati e ai loro respiri affannosi, quando, durante calde sere d’agosto, giocavano a rapire dentro bicchieri di vetro lucciole spaventate. L’ingordigia della vita a volte si traduce nella continua ricerca di ciò che può renderci felici, ma spesso si tratta di una vana ricerca perché, raggiunto l’obiettivo, continuiamo a provare insoddisfazione nei nostri cuori: ciò che è importante si trova proprio davanti ai nostri occhi e non riusciamo a vederlo. Ce ne dimentichiamo in continuazione, ma la felicità è proprio questo: un insieme di infiniti istanti di essenziale semplicità, come gocce nell’oceano, che solo il cuore può vedere e la memoria trattenere. Stefania Lupi 6 so”. Ma l’innata curiosità che mi ha spinto nel corso della vita ad interessarmi di cose disparatissime - dalla musica alla astronomia - e il desiderio di non deludere mia moglie, vivamente interessata all'argomento, hanno avuto alla fine il sopravvento e ho deciso di frequentare anch’io il corso di Don Roberto, non senza la speranza di trarne qualche giovamento formativo. Sono quindi rimasto piacevolmente sorpreso nel constatare che non v’era alcuna traccia di “indottrinamento”, e ho dovuto riformulare completamente il giudizio frettolosamente espresso all’inizio. Don Roberto, con atteggiamento molto simile al padre che conduce per mano il figliolo, ci ha fatto conoscere e ci ha spiegato la genesi della preghiera dall’Antico al Nuovo Testamento ed il suo vero e profondo significato. Questi incontri son volati via velocemente uno dopo l’altro, tanto è stato l’interesse che hanno suscitato in me, sia per la complessità del tema trattato sia perchè, sebbene spesso abbia pregato, nessuno - salvo forse padre Armando al tempo del liceo – mi aveva mai insegnato a pregare. Abbiamo cosi’ ripercorso il lungo cammino dell’evoluzione della preghiera attraverso la lettura e la riflessione su brani tratti dai libri dall’Antico Testamento. Successivamente si è passati al Nuovo Testamento scoprendo il diverso significato, al contempo rivoluzionario ed umano, che Gesù dà alla preghiera, soffermandoci in modo particolare sull’insegnamento del Padre Nostro. Un viaggio affascinante, anche se a volte molto difficile per la complessità delle problematiche teologiche affrontate; ma don Roberto è stato sempre in grado di condurre il nostro ragionare in modo sicuro, sino alla comprensione finale del significato del tema che si stava affrontando. Da questo viaggio, che non è ancora giunto al suo termine, avendo da poco iniziato l’analisi del Padre Nostro, ho appreso due concetti semplici, cristallini ma fondamentali; due concetti che da sempre avevo davanti agli occhi ma che non riuscivo a vedere. Il primo è che Dio mediante la preghiera ci ha dato uno strumento potentissimo che ci consente di dialogare con Lui come con una persona amica alla quale confidare i nostri pensieri ed i nostri affanni e – come si è soliti fare proprio con quelle persone alle quali confidiamo il nostro animo – ringraziarlo per la Sua presenza e la Sua benevolenza nei nostri confronti. Al riguardo mi tornano in mente quelle parole di san Josemaria che, alla domanda di una fedele su come pregare la Vergine Maria, ri- spose che lo si doveva fare con la stessa disposizione d’animo di un figlio che si rivolge alla madre: con semplicità, familiarità e con la consapevolezza di ricevere sempre una parola di conforto. E questa non è cosa da poco: Dio stesso – attraverso la sacra Scrittura – ci ha insegnato il modo di rivolgerci a Lui; non solo: questo vuol dire che Lui desidera, vuole che noi si dialoghi con Lui, che sia chiamato ed invocato in nostro soccorso oltre che lodato e ringraziato per la Sua stessa esistenza. Il secondo concetto è che il fondamento sul quale si basa la preghiera in tutte le sue forme - di ringraziamento, di intercessione o di lode - è l’Amore. E’ così un segno d’amore di Dio nei nostri confronti l’averci dato la possibilità di dialogare con Lui nella preghiera, è un segno di amore nei suoi confronti ringraziarlo nella preghiera di lode, c’è amore quando lo preghiamo per intercedere nei confronti di qualcuno o di noi stessi. Lo stesso Amore sul quale si fonda l’insegnamento di Gesù nel Vangelo. Termino questa breve nota con qualche parola ancora nei confronti di don Roberto per il trasporto con il quale diffonde la conoscenza di Dio, semmai si possa affermare di conoscerLo veramente, e per l’ardore delle sue parole dalle quali traspare tutto il suo Amore nei Suoi confronti e che riversa su di noi durante questi incontri catechesimali. Incontri ai quali invito tutti a partecipare sia per approfondire la propria conoscenza in un campo così misterioso, affascinante, in una parola infinito, sia per comprendere – almeno un pochino di più – il significato della nostra vita di cristiani. Maurizio De Marco 3 Quaranta giorni nel deserto così piccolo, perché mi ha voluto qui con Lui? Come se leggesse il mio pensiero, mi dice che in questo momento vuole accanto a sé solo bambini. Lo ha sempre detto “ non impedite ai bambini di venire vicino a me, perché solo a loro e a chi saprà assomigliare a loro appartiene il Regno di Dio”. Quest’uomo, ormai ne sono sicuro, è Gesù! E mi ha scelto per condividere quaranta giorni e quaranta notti di preghiera e digiuno. Abbiamo fatto un’esperienza terribile: abbiamo dovuto affrontare il demonio, che spavento! Non è stato facile, perché ha provato ad ingannarci in tutti i modi; ma Lui mi ha protetto..ha lottato e vinto per tutti e due. Questa esperienza così faticosa, mi ha dato tanta gioia: avere intimità con Gesù è bellissimo. Prima che il deserto tornasse ad essere la mia cameretta, mi ha affidato un messaggio per voi che state leggendo il mio articolo: pregate molto per tutti i paesi in guerra, che sono tanti, e per tutti i sopravvissuti del Giappone, che stanno soffrendo molto: saranno le persone di questi paesi che quest’anno accompagneranno Gesù al Calvario. Federico (11 anni) 4 Anche i single possono adottare? anche a un single? Le voci a favore riportano svariate motivazioni. C’è chi invoca il principio del male minore, per cui è meglio avere un genitore solo che essere in un istituto; c’è chi sostiene che anche con un solo genitore un bambino può stare benissimo; chi ipotizza situazioni di disagio tanto forti da far preferire l’adozione comunque e chi si appella al caso del bambino che rimane orfano di un genitore, e via dicendo. Cerchiamo allora di ragionare, al di là delle opinioni, tenendo presente che qui non è tanto in gioco la soluzione del singolo caso, quanto piuttosto il principio generale che una legge dello Stato verrebbe ad introdurre. Per cominciare, va da sé che, se per fare un bambino occorrono, senza ombra di dubbio, un uomo e una donna, è verosimile che occorrano anche per tirarlo su, educarlo e portarlo alla maturità. Infatti gli specialisti spiegano che il genitore dello stesso sesso è indispensabile per la formazione dell’identità sessuale del figlio, mentre quello dell’altro sesso è imprescindibile per non sviluppare in lui la paura del diverso e permettergli quindi di andare tranquillamente verso l’eterosessualità. Eminenti psichiatri individuano infatti, tra le possibili cause dell’orientamento omosessuale, un arresto nel processo di maturazione sessuale del soggetto. Non a caso, inoltre, una delle possibili radici del razzismo sembra risiedere proprio in questa paura originaria del diverso. Ma non è solo per questo. E’ notorio che l’uomo e la donna, come sono diversi nelle caratteristiche sessuali fisiche, ma di una diversità complementare, così lo sono anche in quelle psichiche. Tanto per citarne alcune, alla tenerezza, sensibilità e capacità d’accoglienza femminili, fanno riscontro la normatività, l’essenzialità e la capacità direzionale maschili; alla resistenza al negativo dell’una, l’affermazione del positivo dell’altro; all’attenzione e alla cura verso la persona di lei, la propensione verso le cose e la tecnica di lui; all’arte diplomatica materna, il realismo paterno; e si potrebbe continuare. E’ fin troppo ovvio quindi che per la crescita e lo sviluppo armonico del figlio sia necessaria l’azione combinata di entrambi i genitori. Inoltre, sancire con una legge la legittimità dell’adozione anche da parte di un single, contribuirebbe a sfocare ulteriormente, nel sentire comune, il concetto di famiglia, già abbastanza confuso attualmente; e per di più, sottintendendo che un bambino può crescere bene anche con un solo genitore, diminuirebbe lo spessore del dramma delle separazioni, rendendole ancora più disinvolte e deresponsabilizzate. Ce n’è quanto basta, ci pare. Ma chiudiamo con una domanda. Abbiamo provato a chiederlo ad un bambino? Giovanni Paolo II è ancora con noi Giovanni Paolo II verrà beatificato il prossimo 1 maggio, nella seconda domenica di Pasqua. Una data non certamente casuale, dal momento che il suo transito in Cielo è avvenuto proprio alla vigilia di questa festa, da lui stesso istituita il 30 aprile 2000, in occasione della canonizzazione di suor Faustina Kowalska. La scelta della prima domenica dopo Pasqua come festa della misericordia ha un suo profondo significato teologico, che indica un forte legame tra il mistero pasquale della Redenzione e il mistero della Divina Misericordia, come traspare dai messaggi che il Signore ha affidato alla suora per sottolineare il profondo significato della sua Dolorosa Passione, richiamando la Chiesa intera e i cristiani di tutto il Mondo a considerare quanto essa sia tuttora preziosa per ciascuno di noi. . Non è un caso quindi che Giovanni Paolo II venga beatificato in occasione di questa festa: il Papa ha profondamente legato infatti la sua stessa esistenza alla Passione di Gesù. Certamente non non è nostro compito ricordare ciò che è stato Karol Wojtyla: ognuno di noi, ripercorrendo la lunga serie di gesti e di parole da lui compiuti, conserva ancora nella mente e nel cuore il sorriso, lo sguardo, le parole, la sua tenerezza di padre affettuoso. Dopo la grande missione protrattasi nei lunghi anni di pontificato, il Signore aveva in serbo per lui qualcosa di ancora più grande: Giovanni Paolo II era destinato a scrivere un’ulteriore pagina nella storia della Chiesa e dell’umanità, che avrebbe provocato una universale commozione verso il Papa e un richiamo verso Dio, capace di toccare anche i maggiori increduli. E così, il volto del Papa che aveva sorriso ai bambini, diventa il volto segnato dalla sofferenza, dall’impossibilità di parlare alla sua Chiesa: sono i giorni della fine. Soltanto le ultime settimane della sua vita possono aiutarci a capire nella pienezza l’uomo Wojtyla. Nei suoi ultimi giorni ravvisiamo le ultime ore di Gesù, Egli cade ma si risolleva, la sua voce tremola, fino a scomparire del tutto, ma egli parla con i gesti; il suo corpo piange, ma lo spirito esulta. Quanto Giovanni Paolo II avrà unito la sua passione a quella del Signore! E come Lui, il Papa avrà rivolto il pensiero all’umanità tutta, forse in particolare a quelle migliaia di persone affollate sotto la sua finestra e accorse da tutto il mondo per concedergli l’ultimo saluto “Questa folla mi commuove” disse il Papa nel grande Giubileo del 2000, osservando dalla finestra la lunga fila dei pellegrini che si disponevano a passare dalla Porta Santa. E chissà che il Papa non torni a commuoversi anche il prossimo 1 maggio, diffondendo su tutti presenti un’abbondanza di grazie. Nicola Leda Fiorillo 5