gelidi desideri evanescenti gelidi desideri

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gelidi desideri evanescenti gelidi desideri
FANFICTION su FULL METAL ALCHEMIST
GELIDI DESIDERI EVANESCENTI
Capitolo unico (concluso)
Note: R – Yaoi - Lime
Autrice: La Fallen Angel (indirizzo mail: [email protected])
ATTENZIONE: questa fanfiction tratta argomenti riservati ad un pubblico maturo. Se continui a
leggere, ti prendi la responsabilità di dichiararti con più di 14 anni.
- I personaggi di questa fanfiction sono tutti maggiorenni, e in ogni modo si tratta di un’opera di
finzione che non trova alcun riscontro nella realtà. -
CONSIGLIO ASCOLTO SOTTOFONDO per fanfiction GELIDI DESIDERI EVANESCENTI:
1-Our Great Divide (TARJA – My Winter Storm)
2-Linger piano version (EPICA)
3-Solitary Ground single version (EPICA – The Score)
4-Oasis (TARJA – My Winter Storm)
5-Rok (FINNTROLL)
6-Bonus Track 13 (DRAGONLORD – Rapture)
7- Nothing Else Matter (METALLICA)
8-Poison – Alice Cooper cover (TARJA – My Winter Storm)
9- Anthem (KAMELOT – Ghost Opera)
GELIDI DESIDERI EVANESCENTI
Quanti anni saranno passati?
Due?
Tre?
Quattro?
Da quando io ed Al siamo fuggiti da Central City ho perso la cognizione del tempo.
Sempre braccati, alla continua ricerca della verità, non ci siamo mai preoccupati d’altro.
Non siamo ancora al sicuro, forse non lo saremo mai, però da quando Alphonse non ha più bisogno
dell’armatura, passiamo più inosservati…forse l’Esercito ci da addirittura per morti…sarebbe
troppo bello se fosse davvero così.
Abbiamo viaggiato molto io ed Al, fino in capo al mondo…per poi tornare nella tana del nemico.
Nonostante la guerra gli Homunculus non sono ancora stati sconfitti, anzi, dominano nell’ombra
totale questo massacro che dura ormai da anni. Però le cose non stanno andando secondo i loro
piani, data la situazione non devono ancora esser riusciti a completare la loro Pietra Filosofale. Se
invece così non fosse, credo che il mondo intero sarebbe nelle loro mani.
Siamo riusciti fortunatamente ad incontrare il tenente Eyehawk ed a ricevere alcune informazioni
su quanto è accaduto e sta accadendo. Un incontro furtivo e veloce. Chi cominciava a sospettare
del Comandante Supremo e del suo legame con gli Homunculus è stato allontanato o peggio
ucciso. Nemmeno il colonnello Mustang è riuscito ad opporsi, anzi…tutt’ora risulta ricercato. Ha
tentato più volte di rovesciare la dittatura militare, ma senza risultati se non una perdita di uomini.
Il sottotenente Havoc, il sottotenente Breda, il sergente maggiore Fury ed i loro uomini sono periti
in battaglia. Da allora il colonnello Mustang è in fuga, per un periodo si è rifugiato in una località
segreta ma da diversi mesi nemmeno il tenente Eyehawk ha più ricevuto sue notizie. Ufficialmente
non si sa se sia vivo o morto…
“Fratellone!! Hai finito di aggiornare il diario?”
La voce di Al mi risuona nella testa come fosse lontanissima. Riordinare le idee non è cosa facile,
soprattutto quando si è presi da questa strana angoscia che chiude lo stomaco.
Non è il caso di far preoccupare Alphonse, anche lui sarà dispiaciuto per quanto il tenente
Eyehawk ci ha raccontato, aveva un ottimo rapporto con il sergente maggiore Fury…
Ahh, la situazione in cui ci troviamo non è il massimo per lui che deve ancora riprendere
famigliarità con il proprio corpo, siamo comunque costretti a scappare e muoverci di continuo,
costantemente braccati…
“Si Al, non preoccuparti”
“Allora preparo la cena!”
Non ho fame…sono solo stanco…stanco di tutto…ma non posso permettermi né il lusso di
arrendermi, né di lamentarmi.
Al ha bisogno di me.
Ha ripreso a fare piccole faccende domestiche, ma ha ancora bisogno di tempo per essere
completamente autosufficiente come dovrebbe esserlo un ragazzo della sua età. Ha bisogno di
tempo e tranquillità che non posso permettergli…
Fortunatamente qui per un po’ dovremmo essere al sicuro. Nelle terre del Nord gli indipendenti e
lo squadrone capitanato dal generale maggior Armstrong, mantengono la linea difensiva e,
godendo di una posizione strategica invidiabile, sono per il momento al sicuro da attacchi violenti.
Inoltre, in memore del servizio che qui abbiamo prestato in passato, il generale maggiore ci sta
offrendo protezione. Certo, questo clima rigido non è il massimo per i miei auto-mail e forse è per
questo che mi sento spossato, però…va bene così.
Sento il vento gelido della bufera soffiare dalle fessure vicino alla finestra, il mio viso riflesso nel
vetro, affacciato sulle persiane chiuse a protezione. Non sono cambiato poi molto. Si,ho
guadagnato qualche centimetro in altezza, ma la peluria sul mio viso non è folta quanto lo sarebbe
su quello di un uomo. I capelli si, quelli si sono allungati molto, ormai toccano l’ultima vertebra.
Chissà se il colonnello Mustang è ancora vivo…chissà se è cambiato in questi anni.
Il tenente Eyehawk mi è sembrata molto affaticata e la sua bellezza di donna offuscata dalla fatica,
dalla delusione e dalla disperazione. Non dev’essere facile per lei dipendere direttamente da colui
che ha generato tutto questo, che ha ucciso i suoi compagni. Inoltre mi è sembrata molto in pena
per il colonnello, lei che era sempre al suo fianco ora non riceve sue notizie da mesi. Mi ha
trasmesso la sua angoscia anche se non ho motivo alcuno per provarla.
Ho sentito alcune voci sul fatto che il colonnello potrebbe trovarsi nelle vicinanze…tutto da
verificare, ma questa bufera di neve che soffia ormai da giorni non me lo permette, aumentando
questa mia inquietudine…
Non c’è nulla da fare…
Io odio il maltempo!
“Fratellone! La cena è pronta”
Voltandomi all’aprirsi della porta di legno, eccomi dinnanzi il viso sorridente di Alphonse. Ancora
una volta mi sono sentito sussultare, devo abituarmi a riaverlo con me come un tempo.
Subito fu uno shock…
Era così magro da reggersi a malapena in piedi, lo ricordo ancora benissimo, impresso come se
fosse ancora così. I capelli scompigliati gli ricadevano lunghi sul viso scarno, non riusciva a
muoversi, tremava e piangeva mugolando qualcosa d’incomprensibile, frammenti di frasi che la
sua bocca rimasta serrata per troppi anni non riusciva a pronunciare.
Era li, era cosciente ma il suo corpo non reagiva, era rimasto immobile per troppo tempo.
Poi la lenta riabilitazione.
Riabituarsi a parlare, mangiare, muoversi, controllare gli stimoli del corpo.
Il primo mese fu un inferno…braccati ed in continua fuga con lui che ancora non riusciva bene a
muoversi, vomitava spesso, si faceva la pipì addosso, si affaticava subito. Eravamo sul punto di
cedere, ma ancora una volta ce l’abbiamo fatta.
Ora riesce pure a cucinare. Lo vedo, ha le dita piene di tagli, si ferisce ancora facilmente con i
coltelli, però non posso permettergli troppe premure o potrebbe sentirsi inutile e di peso. Deve
tornare autosufficiente soprattutto per se stesso.
A ricordare quei momenti gli occhi di Edward s’inumidivano ancora contro la sua volontà.
Vedendolo così assorto nella malinconia, Alphonse l’abbracciò sorprendendolo. Lo strinse
forte…sapeva quello che stava ricordando, poiché era anche nei suoi pensieri.
“Perdonami Ed, sono stato un peso”
disse singhiozzando
Ho finito per farlo preoccupare…
“Non preoccuparti. E’ passato”
Lo rassicurò sorridendo appena, mentre gli accarezzava la schiena
“L’averti di nuovo qui in carne ed ossa è la cosa più importante, non ha prezzo”
Però tu non sei riuscito a riavere indietro il tuo braccio e la tua gamba. Hai pensato solo a me e
non a te stesso. Come sempre ti trascuri troppo, fratellone…
Alphonse tenne questo pensiero per se, volgendo malinconico lo sguardo sugli arti meccanici del
fratello, celati dagli abiti.
“Grazie fratellone!”
esclamò invece sfoderando in un istante un sorriso dolce su di un viso prima sull’orlo del pianto.
“Ora andiamo o la cena si fredda”
Non era il caso di essere tristi…non allora.
Terminata la cena, Edward continuava ad essere afflitto dalle parole del tenete Eyehawk circa la
sorte del colonnello Mustang. Con il mento appoggiato ai polsi rimuginava tra se e se.
Mi rifiuto di crede che sia morto quel bastardo!
Quando ci sarebbe bisogno di lui non c’è mai, è proprio un lavativo. Domani mi metto a cercalo e
se lo becco a farsi leccare le palle da una donna, l’ammazzo io con le mie stesse mani!
Inutile negarlo, sapeva benissimo di essere in pena, ma mai ammetterlo!
C’era sempre stata una sorta di “amore/odio” tra di loro sin dal primo momento, forse perché in
fondo erano molto simili. Un’amicizia che nessuno dei due voleva ammettere, un qualcosa, un
legame che anche a distanza di anni ancora reggeva, forte e costante.
E’ meglio però non coinvolgere Alphonse in questa ricerca. Preferisco lasciarlo tranquillo ora che
posso permettermi di muovermi solo nelle vicinanze.
Se le voci che ho sentito sono fondate, sarà questione di mezza giornata, un giorno al massimo.
Pensando questo, Edward aspettò che il fratello andasse in bagno per inforcare il telefono.
“Sono Edward Elric, vorrei parlare se possibile con il generale maggiore Armstrong”
Non dovette attendere molto, nel giro di pochi minuti riconobbe all’orecchio la voce scocciata del
generale maggiore, scontrosa come al solito.
“Pronto Acciaio, cosa vuoi? Dev’essere un valido motivo per disturbarmi a quest’ora…”
La detesto!! Bella quanto antipatica!
“Ho bisogno di un favore”
rispose stizzito
“Di che genere?”
“Mi serve un uomo che dia un’occhiata a mio fratello domani. Voglio verificare quelle voci che
girano sul colonnello Mustang. Dicono che si sia rifugiato qui.”
Il generale sospirò, per poi sbottare sarcastica
“Io non ne so nulla, però se ti va di rimanere bloccato nella neve con quei pezzi di ferro addosso, fa
pure”
Secondo me sta mentendo. Impossibile non sappia cosa accade nel suo territorio.
“Ti manderò un uomo domattina presto. Ma non prenderci gusto, la prossima volta potrei
risponderti di no. I miei uomini non sono mica delle babysitter”
Strega!
“Ah! Acciaio…un’ultima cosa”
Il tono della donna si fece s’un tratto serio, Edward comprese subito ed anch’egli assunse un
cipiglio teso
“…la situazione sta cambiando, non so per quanto ancora sarete al sicuro qui. Si sta muovendo
qualcosa e ho il brutto presentimento che c’entri con voi due fratelli. Fa in fretta quel che devi e poi
vattene da qui”
Non mi avrebbe mai dato la disponibilità di un soldato senza che ve ne fosse la necessità.
“Ne ho anch’io il sentore. Nel giro di qualche giorno partiremo. La ringrazio per la disponibilità.
Buonanotte”
scuro in volto riattaccò con un sospiro preoccupato.
Non siamo ancora al sicuro, non devo dimenticarlo…per “loro” noi siamo le vittime sacrificali
perfette per creare la Pietra Filosofale.
Così pensando si voltò indietro verso il fratello appena rientrato nella stanza, senza tradire però
alcuna emozione.
Non abbiamo tempo da perdere…se hanno già preso il colonnello…
Un nodo d’angoscia gli strinse la gola mentre freddo scrutava il soffiare della bufera di neve oltre la
finestra serrata.
…siamo nei guai più di quanto potessi immaginare.
Quando Alphonse si svegliò la mattina seguente, la tormenta era cessata, il vento non penetrava più
dagli spifferi delle finestre. Acuto com’era si accorse subito che Edward non era in casa. Lo chiamò
più volte per scrupolo, sperando di essersi sbagliato, prima di trovare un biglietto sul tavolo da
pranzo.
<Oggi starò fuori per un po’, ho delle ricerche da fare. Non preoccuparti e non aspettarmi per cena.
Ciao Ed.>
Ancora una volta sono un peso per lui…una zavorra che non può portarsi appresso…
Strinse con forza i pugni pieno di rabbia accartocciando il foglietto, rabbia rivolta verso se stesso,
un senso d’impotenza così forte da farlo tremare. Gli era stato restituito il corpo ma non poteva
servirsene al meglio…che senso aveva la sua esistenza se non era nemmeno in grado di badare a se
stesso.
“Fratello…non mi lasciare indietro….”
singhiozzò
“Non credo che lo stia facendo”
Chi c’è?!? C’è qualcuno!!!!!
Al si voltò di scatto come una molla assumendo una posizione di combattimento che il suo corpo
rammentò d’istinto.
Dinnanzi si ritrovò una ragazza in uniforme, l’aveva già vista quando lui e Ed arrivarono, qualche
giorno prima. Pian piano si distese, la tensione si sciolse non trovandosi di fronte un nemico.
“Tenentecolonnello Tesla…”
balbettò dapprima stupito
“…che ci fa qui?”
Lei rispose serenamente, sfoderando un sorriso gentile
“Dammi pure del tu, visto che io lo darò a te”
Era una ragazza graziosa, dal bel viso allungato, contornato da un caschetto di capelli scuri, lisci e
sottili. La pelle chiarissima risaltava i suoi felini occhi verde intenso ed il piccolo naso un po’
all’insù. Fisico agile e snello, dalle forme ben proporzionate si nascondeva sotto la divisa azzurra.
Su per giù era alta tanto quanto Edward, forse appena qualche centimetro in più.
“Tuo fratello mi ha chiesto di farti compagnia durante la sua assenza”
“Dovè andato?”
Alphonse era d’indole ansiosa
“A svolgere un paio di ricerche, nulla di pericoloso tranquillo”
“SE È DAVVERO COSÌ PERCHÉ NON MI HA PORTATO CON LUI?!”
“Non certo perché tu sia debole”
Questa risposta lo sorprese
“Edward sa quanto tu stia ancora sforzandoti di riabituarti al tuo vecchio corpo. Tranquillo, ma ha
raccontato tutto. Per questo ti ha lasciato qui, perché tu possa ancora lavorare su te stesso e non
essere sempre dipendente da lui”
Irina Tesla ci sapeva proprio fare nei rapporti umani, non c’era nulla da fare, per questo era il
braccio destro del generale maggiore Armstrong, ricuciva i rapporti che lei rompeva.
Fece sedere Alphonse mentre gli parlava con voce sincera e cristallina
“Io sono qui solo per farti compagnia, non ti aiuterò in nulla, dovrai fare tutto da solo come se io
non ci fossi. Edward si fida di te”
Alphonse si sentì davvero rincuorato, tanto da rasserenarsi. Non si sarebbe mai aspettato simili
parole, però le attendeva con tutta la loro dolcezza. Aveva bisogno di dolcezza, aveva bisogno di
calore per ritrovare la forza di darsi da fare. A vivere nella malinconia si fraintende facilmente, a
volte serve una pausa, una valvola di sfogo per tornare ad avere una visione limpida, libera dalla
nebbia che offusca gli occhi.
“Grazie…”
Sussurrò stringendo le mani del tenentecolonnello, mentre lei gli accarezzò dolcemente il capo.
Poverini…si vede che questi ragazzi hanno vissuto senza una madre. Hanno bisogno di calore, di
affetto anche se sono capaci di badare a loro stessi, anche se sono forti…soprattutto perché sono
forti. Non hanno bisogno di aiuto, ma di sapere che dovunque andranno, anche senza una casa a
cui tornare, c’è qualcuno disposto a spendere per loro una parola giusta al momento giusto, un
abbraccio, un calore che loro non chiedono ma sanno di sperare. Basta saper leggere tra le righe.
Mentre Irina pensava questo dispensando calore, Edward rabbrividiva con la neve alle ginocchia,
stretto nel giaccone dal cappuccio peloso calcato sul viso. Non sapeva bene cosa cercare e
nemmeno dove, aveva un’idea vaga, ma almeno era un punto di partenza. Una mappa del luogo in
mano che la leggera brezza gelida faceva tremare appena.
Orientarsi nella neve non è facile, come nel deserto non si hanno punti di riferimento, il cielo
uggioso poi non aiuta. Il nord però sempre quello è, il problema è non perderlo di vista.
Ahh…è una follia! Ma ormai sono in ballo.
Riprese a camminare, seguiva la sua idea sbirciando ogni tanto la mappa mentre la neve cadeva
lieve ma costante. Dopo tanti viaggi e tante ricerche in luoghi impervi e sconosciuti, certo non lo
spaventava questa follia. La sua unica ansia era rappresentata da un dubbio che gli martellava in
testa…
Sarà vivo o……morto?
Sarà qui o altrove?
Erano ormai trascorse almeno tre o quattro ore di cammino e tutto sembrava uguale in quel candore
quasi spettarle, quando notò una specie di baita sulla sua sinistra, nascosta dalla neve e da alcune
coste rocciose.
Che sia quella?
Si avvicinò. L’ingresso era ostruito da un muro di neve, sintomo che era da molto tempo che in
quella casa o non vi abitava nessuno o non vi era né entrato né uscito alcunché. C’era però odore di
legna bruciata nell’aria…che provenisse dal comignolo?
Non ho tempo di pormi troppe domande!
Impulsivo come di consueto, nemmeno questo lato del suo carattere gli anni d’esperienze erano
riusciti a smussare, trasmutò, usando l’acciaio dei suoi auto-mail, una grossa pala da neve per
aprirsi un varco.
Ci mise almeno un’ora buona a liberare la porta d’ingresso. Cominciava a sentirsi intirizzito dal
freddo, la neve cadutagli addosso,la fatica iniziarono a limitargli i movimenti. C’era ben altro però a
farlo penare….la lotta contro un’angoscia quasi tastabile. Dietro quella porta stava la verità…
Quel nodo stretto attorno alla gola si faceva sempre più soffocante…
Lentamente e con cautela si accostò alla porta. Dovette spingerla con tutto il corpo per aprirla,
l’umidità della neve doveva averla gonfiata. Chiunque si sarebbe accorto dell’intrusione e Edward
era teso come la corda di un violino, pronto a scattare al minimo segnale di pericolo.
Il buio l’accolse e…ah! Si sentì tirare in avanti ed atterrare a terra in un istante.
Merda! Non riesco a muovermi!!
Il solo pensiero una volta accortosi che i suoi auto-mail si erano bloccati. La faccia schiacciata
contro il pavimento, il peso di qualcuno sulla sua schiena che gli teneva stretto il braccio sano in un
presa articolare dolorosa da togliere il fiato.
Pio il bagliore di una fiamma rese tutto più caldo e luminoso…
Si sentì rigirare a faccia in su, abbagliato da quella luce improvvisa.
“…Acciaio?”
fu un sussurro appena percettibile…
lentamente Edward riuscì a sollevare le palpebre e fu come essere alleviato da un peso soffocante e
tornare a respirare.
“Bastardo! Ed io che la credevo morto! Colonnello Mustang!”
sbottò a denti stretti, ancora bloccato a terra.
“Fino a prova contraria il “succube” al momento sei tu. Assolutamente lontano da un’entrata in
scena virile!”
fu la replica maliziosa e sarcastica, tono tipico, inconfondibile del colonnello Roy Mustang, mentre
liberò Ed dalla presa, celando un sorriso nel cono d’ombra della fiamma che gli ardeva in mano.
Il biondo si rialzò a fatica, ma non volle alcun aiuto nonostante gli auto-mail bloccati, tutto rosso in
volto forse più per la battuta del colonnello che non per l’effettivo sforzo.
Finalmente quell’angoscia a chiudergli lo stomaco si era dissolta….non l’avrebbe mai ammesso,
mai, nemmeno sotto tortura, però…era felice…davvero felice e sollevato di averlo ritrovato vivo e
vegeto.
“Con quei pezzi di ferro addosso non dovresti andartene in giro da queste parti”
“Non sono qui per piacere!”
Bugiardo….
“Piacere o no se non ti riscaldi finirai con la faccia a terra una seconda volta nella stessa giornata”
così dicendo Roy riaccese il fuoco lasciato morire dentro il camino, per lui, l’Alchimista di Fuoco,
non era certo cosa difficile, gli bastò schioccare le dita.
Solo avvicinandosi zoppicando e sedendosi al suo fianco, Edward si accorse che metà del suo viso
era coperto da una maschera di cuoio, dalla fronte a metà della guancia sinistra. Si sentì stringere il
cuore in corona di spine…doveva esser stato ferito durante l’attacco a Central City.
Per il resto, non era cambiato di una virgola.
“Quello è un ricordino del comandante supremo Bradley?”
chiese senza lasciar trapelare i suoi sentimenti, mentre Mustang preparava delle bevande calde,
molto probabilmente del caffé solubile.
“L’alchimia è un’arma doppio taglio…”
iniziò accarezzandosi la maschera con una punta di malinconia
“…e chi meglio di “loro” può saperlo? Bruciato dal mio stesso fuoco….”
sorrise amaro
“non lo trovi ironico?”
No, no che non lo è…non è comico…è dannatamente irritante!
Soprattutto perché è successo durante la mia assenza, quando non ho potuto far nulla per aiutarvi.
Edward abbassò lo sguardo, nascondendo quel fastidioso senso d’impotenza che gli si era stampato
in faccia.
Ma cosa vado a pensare?!? Fosse Al sarebbe lecito, ma ora oltre a preoccuparmi per questo
stronzo qui mi vengono pure i sensi di colpa?!? Ma siamo matti?!Tsk! devo essere proprio
esaurito!
“Il tenente Eyehawk mi ha raccontato brevemente quello che è successo.”
“Lei come sta?”
“E’ molto provata dalla dittatura di Bradley del quale è diretta sottoposta, e soprattutto era molto
preoccupata per lei colonnello”
Roy sorrise con affetto, porgendo a Edward una tazza fumante dall’aroma di caffé.
“Faccio questo effetto alle donne…”
la buttò lì sarcastico, ma sapere che il tenente era ancora così legata a lui non poté non fargli
piacere, anzi gli smosse un certo senso di tenerezza, che non diede assolutamente a vedere,.
mascherandolo dietro ad una nuova battuta piena di malizia
“…ed a quanto pare non solo a loro…”
quasi Ed si strozzò con il caffé andatogli di traverso
“Maledetto! Sono qui per lavoro, gliel’ho già detto. Lei fa il lavativo, si permette di fuggire,
nascondersi…qualcuno doveva pur venire a cercarla e rimetterla in riga! E’ pur sempre il colonnello
dell’esercito, bastardo e donnaiolo, ma pur sempre un colonnello.”
cercò di ridarsi un certo contegno nonostante il rossore sul suo viso, sicuramente dovuto al calore
del caffé…forse…
“Cos’é, ha abbandonato la sua ambizione di diventare comandante supremo? Le fanno così paura
gli Homunculus?”
“Non è questo…”
La stoccata di Ed non ebbe l’effetto sperato, non ci fu nessuna replica sarcastica questa volta…
Cosa credi di saperne eh, Acciaio? Non sai nulla di quel che è successo…
Anzi, il colonnello si sentì profondamente irritato, punto nell’orgoglio, ed anche i suoi modi si
fecero più stizziti e cupi
“…non sai cosa significhi essere “colonnello””
si alzò severo
“Un tuo errore pesa sulla vita dei tuoi sottoposti. Questa cicatrice non è nulla in confronto all’onta
d’aver sacrificato chi confidava in me…d’aver portato al macello i miei uomini…amici prima che
soldati”
Sono morti per causa mia…io…non sono stato abbastanza forte da evitarlo, da proteggerli!
“Come pensi che possa tornare ad investire il mio ruolo dopo l’errore che ho commesso sfidando
Bradley senza aver alcuna possibilità di vincere!”
E’ come se li avessi uccisi io… Havoc, Breda, Fury…
I visi dei due sottotenenti e del tenentemaggiore si rincorsero nella mente del colonnello, in una
visione che pian piano si colorava di rosso, rosso sangue. I loro sorrisi rotti in smorfie di dolore e
paura mentre la morte li tirava a sé con violenza.
“Perché? Abbandonare coloro che sono rimasti, che ancora credono in lei, che continuano a lottare
le sembra forse più onorevole?”
scattò Edward alzandosi a sostenere lo sguardo del suo superiore, nonostante li separasse un buon
palmo d’altezza. Una rabbia incontrollata e violenta gli si scatenò dentro, crescendo, crescendo…
“Non dica stupidaggini, si sta solo nascondendo come un coniglio! Cosa crede eh? Cosa cazzo
crede che io mi sia divertito in questi anni?!? Solo lei crede di aver sofferto, colonnello?”
Questo cosa centra? Perché sto rivangando queste cose?
…fino ad esplodere…
“Crede forse che non possa capire? Lo viene a dire proprio a me?!? Tutti quelli che mi hanno
aiutato in questi anni lo sa che fine hanno fatto eh? Lo sa?!? Può immaginarlo?!?”
Non riesco a fermarmi!!! Le parole mi escono fuori dalla bocca da sole!!
“SONO TUTTI MORTI! TORTURATI, VIOLENTATI, INTERROGATI, UCCISI SOLO
PERCHE’ HANNO AVUTO A CHE FARE CON ME E MIO FRATELLO!!”
Edward era diventato paonazzo, investendo il colonnello con uno sfogo in piena regola di anni di
silenzio, singhiozzi ingoiati, bocconi amari, lacrime ricacciate indietro, trasformate in forza per
andare avanti, senza rassegnarsi, sopravvivendo, si sopravvivendo anche se ciò aveva per riscontro
la morte di altri…spesso di amici.
“CREDE CHE NON CAPISCA?! HO RIPORTATO INDIETRO DALLA MORTE IL CORPO DI
MIO FRATELLO A CHE PREZZO? A CHE PREZZO?!?”
Come?!?
Roy sgranò gli occhi
Ce l’ha fatta? E’ riuscito a riportare indietro il corpo di Alphonse?!
incredulo non riuscì a capacitarsi, avrebbe voluto tempestarlo di domande ma restò in
silenzio…sapeva che non era il caso…ci sarebbe stato modo e tempo di chiarire ogni cosa…più
tardi…quando le lacrime sul volto di Edward avrebbero smesso di cadere.
“Eppure non ci siamo mai fermati…”
Perché sto piangendo?
“…siamo andati avanti nonostante tutto…”
Perché?!?
“…e stiamo ancora cercando il modo di liberarci dalla dittatura e tornare ad una vita normale…”
Perché gli permetto di vedere le mie lacrime?!?
Fu allora, quando i singhiozzi si fecero più forti delle parole, quando le frasi divennero solo sillabe
balbettate in sussurri, che un petto caldo ed asciutto accolse il suo viso fradicio di dolore, ed un paio
di braccia, leggere, gli strinsero le spalle.
“Mmh…ci dev’essere una falla nel tetto. La neve sciolta ti ha bagnato tutta la faccia…”
Edward fu così sorpreso da non riuscire a reagire…affondò il viso nella giubba del colonnello
lasciando fuoriuscire tutta la sua sofferenza celata per anni, accumulata per anni, in un pianto
composto, silenzioso…irrefrenabile.
“Asciugati pure con calma, io intanto cerco la falla”
Brutto stronzo! Così non mi aiuti…mi rendi solo la vita più confusa.
Nella confusione della sua testa, c’era comunque spazio per la gioia regalata da quella dolce stretta,
un abbraccio, un conforto così composto che aveva cercato per molto tempo senza quasi nemmeno
saperlo. Si sentiva sollevato, calmare pian piano mentre il peso sulle sue spalle diminuiva ad ogni
lacrima versata.
Sono proprio alla frutta…farmi fare la paternale da un moccioso per poi consolarlo…manco fosse
una bella donna. Eh…non c’è niente da fare, a stare così lontano dalla civiltà per così tanto tempo
mi devo essere completamente rammollito.
Un contatto fisico
Sorrise ricordando
…non l’avevo ormai da molto, molto tempo. Strano poi perché…tutto sommato…non mi
dispiace…anche se non è bello pensarlo stringendo tra le mani un uomo…oddio uomo…si che
ormai l’età ce l’ha e le spalle anche, però questi capelli così lunghi ed il vitino
stretto…mmmh…sono molto femminili.
Un certo sommesso desiderio di toccarlo nella sua nudità balenò per un istante nella mente del
colonnello, che subito, inconsciamente, allontanò.
Pian piano Edward si riprese ed appena recuperato il controllo di se, si staccò dal colonnello
asciugandosi il viso con le maniche della maglia.
“Non sono venuto qui solo per rivangare il passato”
fece tornando serio
“Ed anch’io ho qualche domanda da porti”
lo batté sul tempo Roy, tornando a sedersi e sorseggiando un poco di caffé
“Ad esempio, prima hai accennato al fatto che sei riuscito a riprenderti il corpo di tuo fratello…”
“Si, ci sono riuscito. E questo centra con il motivo per cui sono qui.”
si sedette
“Sono riuscito a creare una sottospecie di Pietra Filosofale”
“Va avanti…voglio sapere tutto nei dettagli”
“Non era ancora perfetta perché mi mancano dei passaggi della ricetta, però grazie ad essa e con
una buona dose di fortuna, sono riuscito a recuperare il corpo di Alphonse.
Non è stato facile, la pietra stava per rompersi quando sono giunto “dall’altra parte”, per questo ho
dovuto fare in fretta e non sono riuscito a recuperare anche i miei arti. Ho provato poi
successivamente a tornare creando nuove pietre, ma finivano tutte col rompersi prima che riuscissi a
scoprire alcunché. Mi manca qualcosa…”
“Che cosa?”
“Non lo so. Però ho scoperto che la ricetta per la Pietra Filosofale non è quella che si trova sui libri,
è stata nascosta sul corpo di persone in carne ed ossa sottoforma di tatuaggi”
“Questo spiega perché nessuna delle ricette leggendarie contenute nei tomi della biblioteca
dell’esercito ha avuto successo”
“Esatto, non erano le originali. Onde evitare che cadesse in mani sbagliate, la ricetta è stata divisa in
frammenti, tatuati su un ugual numero di persone. L’ho appreso durante i miei viaggi in casi, spesso
molto fortuiti. Mi manca però una parte, bisogna trovare chi ce l’ha prima che lo facciano gli
Homunculus.”
“Molto probabilmente sia tu che loro siete fermi allo stesso punto. Loro per rimediare hanno optato
sui sacrifici umani producendo pietre più potenti della tua grazie al sangue che contengono, non
perché siano delle vere e proprie Pietre Filosofali complete. Ecco svelato il mistero”
“A questo punto dobbiamo trovare il pezzo mancante, o i pezzi…non so in quanti frammenti può
esser stato diviso”
“Mmh, e come pensi di fare? Di certo non possiamo far spogliare tutta la gente del mondo per
vedere se ha il tatuaggio”
“C’è un metodo migliore, ovvero controllare le cosiddette “vittime sacrificali”. Ricorda? Una volta
Envy disse che noi dovevamo restare in vita perché eravamo stati scelti come “vittime sacrificali”.
Se riuscissimo a controllare le altre, potremmo scoprire chi ha il tatuaggio”
“Soprattutto dovremmo sapere chi sono”
“Beh, noi qui siamo già in due, poi posso presumere degli ufficiali dell’esercito decentrati da
Central City. Se non fossero stati importanti, non li avrebbero lasciati in vita, non le pare?”
“Sei quindi venuto a cercarmi per vedere se ho il tatuaggio?”
Anche…
Edward annuì
“Io sono sicuro di non averlo così nemmeno Alphonse. Probabilmente gli serviamo per altro, anche
se non so per certo se per ipotesi ci catturassero, ci lasceranno in vita o meno.”
Il colonnello si fece pensieroso…
“Non ho mai fatto caso se avevo qualcosa di strano sulla pelle. Sono un orfano e nessuno
all’orfanotrofio si è mai preoccupato di cosa avessi o meno sul mio corpo, non parliamo della visita
militare…fatta sotto le direttive dello stesso Bradley”
si alzò con un sospiro
“credo sia opportuno verificare subito”
Edward si limitò ad annuire, anche se sentiva crescere dentro di se una sorta d’imbarazzo che non
riusciva a comprendere. Erano tra uomini, non c’era nulla di strano nel vedersi nudi no?
Non riesco a capirmi…ultimamente sono proprio strano
Si lasciò sfuggire un sospiro mentre il cuore prese a battergli in modo anomalo…sarà stata colpa
della caffeina…
Il colonnello prese a spogliarsi sotto lo sguardo di Edward che si sarebbe dovuto occupare di
cercare il fantomatico tatuaggio.
Mi fa comunque uno strano effetto spogliarmi così di fronte ad Acciaio, noi due soli…fa molto film
hard per signore…
Che caldo…
Edward sudava
Stare così vicino al fuoco ha fatto scaldare troppo gli auto-mail
Roy rimase in piedi con su indosso solo i boxer ed i calzini.
“Vedi qualcosa di strano Acciaio?”
In effetti c’era molto da vedere…il colonnello aveva un fisico notevole, adatto a chi aveva
combattuto a lungo. La muscolatura soda e compatta, il petto per nulla villoso ricoperto di cicatrici
che andavano dall’arma da taglio a quella da fuoco. I segni della guerra di Ishbar erano evidenti..
evidenti come l’imbarazzo di Edward che deglutì rumorosamente prima di alzarsi per la verifica…si
sentiva strano…accaldato, con la testa pesante...
“Non vedo nulla di strano”
“Forse dovrei togliermi anche i calzini ed i boxer”
“Non credo sia il caso!”
Il biondo ribatté subito, d’un colpo
“Ma che male c’è? Siamo fra uomini!”
Roy sembrava non capire, aveva un atteggiamento del tutto normale e stranamente privo di malizia.
Edward invece pareva scoppiare…
“Io…io devo andare un attimo in bagno…continui da solo per un po’”
Aveva la voce malferma così come la vista
“D’accordo, la prima porta a destra”
Che cosa gli è preso? E’ così timido? Mah…non sembrerebbe proprio il tipo da tanti pudori
L’acqua fresca sul viso diede subito un po’ di refrigerio, ma certo non calmò lo stato di strana
agitazione che invadeva il suo corpo.
Che cosa mi succede…è la prima volta che mi sento così…forse è la fame…si, non mangio da
stamattina presto, è sicuramente per questo che mi sento la testa pensate e poca forza.
Ma abbassando lo sguardo capì che c’era anche dell’altro…come quel rigonfiamento al cavallo dei
pantaloni. Si sfiorò e subito una scossa gli percorse la spina dorsale…una scossa di piacere.
Oh cazzo…
“Acciaio! Tutto bene?”
Sentendo bussare sussultò colto di sorpresa
“Si si, tutto a posto”
Si diede una sistemata e fece per uscire
Devo calmarmi…non è niente di grave…sicuramente…la caffeina mi ha fatto uno strano effetto
eccitante. Nulla di cui preoccuparsi.
“Non ti credevo così timido…”
“Non sono timido! Si rivesta piuttosto!”
“Lo vedi? Hai dei pudori,non l’avrei mai creduto!”
La situazione non era migliorata di molto
Per lo meno si è rimesso i boxer
“Comunque, non ho trovato nulla di strano…nessun tatuaggio”
“Ottimo, allora si può rivestire”
“Mi sembra di essere dal dottore…”
Ecco…dalla padella alla brace…
Preso com’era da pensieri ed imbarazzo, Edward non si ricordò dove aveva poggiato la tazza ancora
piena di caffé bollente, sedendosi fu inevitabile…se la versò sui pantaloni.
“Cazzo!”
Brucia maledizione!!!!
“Che cavolo combini! Togliti i pantaloni prima di bruciarti!”
No, quello no…proprio no, assolutamente no!!!!
“Non è nulla, non brucia affatto!”
Bugiardo, bruciava eccome! Ma pur di nascondersi era pronto a soffrire in silenzio…peccato che
Roy non l’assecondò minimamente
“Smettila di fare il duro solo perché ti chiami Alchimista d’Acciaio!”
E prese a sfilargli i pantaloni a forza
“No! Lasci stare!!!”
Nulla da fare…. il bottone in alto non ci mise molto ad aprirsi e senza gli stivali a trattenerli, quei
pantaloni così morbidi si sfilarono in un istante.
Imbarazzo generale.
Certo così…non poteva essere nascosto nulla…
Ora capisco
Sospirò il colonnello passandosi una mano fra i capelli
“Contento?”
Edward invece era una maschera d’imbarazzo
“Beh…ora mi spiego molte cose…”
“Non c’è nulla da spiegare! Mi ridia i pantaloni!”
“E se ti dicessi…di no?”
malizioso accostò il suo viso a quello del biondino
Non male come corpicino il ragazzo…quasi quasi…oh beh oddio…vabbè che è tanto che non ho
rapporti con la società, però attaccarmi ad un uomo mi sembra un po’ eccessivo
A guardare il visino imbarazzato di Edward però c’era modo di convincersi del contrario!
Era adorabile senza dubbio…
Ma in effetti cosa ci sarebbe di male?
Un pò di voglia in fondo l’aveva sempre avuta, inutile negarlo ora.
Bisogna provare tutto…nella vita
E così si lasciò andare sfiorando le labbra di Edward
Domani potrei essere morto…
Che cazzo fai? Non continuare…ti prego…
A chi devo rendere conto di quello che faccio? A Dio forse?
Siamo uomini…non è possibile
Potrei morire senza aver mai assaggiato la tua pelle…e dovermene pentire sul letto di morte? Mai!
Non ti posso permettere di trascinarmi…il mio orgoglio, non te lo lascio!
Edward si divincolò
“Che cazzo le è saltato in mente?!?”
cercò anche di alzarsi, ma il colonnello lo tenne giù
“Non vai proprio da nessuna parte…”
sussurrò accostandosi ad un orecchio
Ti prego non farlo!
Non fare quello che …
… forse…
nel profondo…
ho sempre cercato!
Lentamente le mani di Roy si stesero sul petto di Edward, sollevandogli la maglia fino a toccare la
pelle. Questa volta egli non riuscì a contenere un sospiro volubile.
Non c’è niente di male…nessuno lo saprà…sarà una cosa solo nostra
Ogni resistenza era inutile…entrambi lo volevano sin dal primo momento, orgoglio a parte.
“Vedi che avevo ragione? Non sei venuto solo per lavoro….”
La lingua di Roy s’intrufolò tra le labbra di Edward che non ebbe il tempo di ribattere. Oppose
ancora resistenza per qualche secondo, poi si lasciò andare anche lui, assecondando il moto
serpentino della lingua del colonnello alla scoperta della propria bocca.
Si aggrappò alla sua schiena forte e fiera.
E se fosse davvero questo il motivo per cui sono venuto?
La risposta, questa volta, non c’era bisogno di cercarla.
In quel abbraccio, in quel bacio, in quelle mani alla scoperta del suo corpo esile, c’era tutto quello
che da tempo aveva cercato, un senso di pace ed appagamento, un senso di calma…da quanto
tempo ormai non lo provava…ne era assetato!
Colonnello…capisci quello ce provo, non farmi chiedere nulla…agisci e…toccami senza che io
debba dirti nulla.
Non c’era bisogno di pensarlo. Le mani di Roy sapevano come muoversi, anche se non avevano mai
accarezzato così il corpo di un uomo.
“I tuoi auto-mail sono gelidi…”
Sussurrò ansimando appena, sfiorando il braccio meccanico di Edward
“…dev’essere un’esperienza unica farsi toccare…”
E baciò il freddo acciaio come se non avesse mai desiderato altro, poi salì a leccare la cicatrice
dell’operazione con Edward che si contorceva dal piacere. Fece lo stesso sulla gamba. Per poi salire
all’inguine, ormai i boxer non erano più solo rigonfi…ma pure umidi.
Irresistibile tentazione…di toccare…il frutto proibito.
“Ah!”
una scossa bollente gli percorse tutto il corpo…avrebbe voluto accovacciarsi, in posizione
fetale…protetto, ucciso, ad ogni tocco, un po’ della sua esistenza, della sua essenza corporea
svaniva. Il più dolce dolore, il più forte desiderio…un unico pensiero…essere toccato ancora e
perdersi nell’etere.
Lingue su caldi fluidi dall’acre odore, sudore e saliva, l’odore della ricerca, di due corpi a lungo
cercati, a lungo desiderati, inconsciamente, costantemente….
Sinfonia di sospiri, nel muoversi ascendente, discendente, guidati dal peccato che conduce alle
decadenti porte di un paradiso tinto di rosso.
Un veleno che corre nelle vene, per fuoriuscire urlando, in una bianca pioggia…
Lascio che le tue mani percorrano il mio corpo
Sai quello che desidero, lo vuoi anche tu
Uccidimi! Uccidimi con calore, e fammi risorgere nel gelo…
Fammi assaporare il tuo veleno
Incatenami con il tuo sguardo, non posso fuggire…non voglio fuggire
Lasciami leccare l’adrenalina…
Groviglio di gambe e braccia, intreccio di lingue, dita strette su membri induriti da desiderio
profondo, per poi passare ad immergersi in calde cavità.
“Non temere, non ti farò male…”
Martellante cuore intrecciato d’angoscia, dolce angoscia, vuoto allo stomaco, vuoto sotto i piedi,
sentirsi cadere, avvolti dalle fiamme dell’inferno.
Movimento d’onda tra urla e sospiri, dolore…dolce dolore e salino di lacrime. Ascendente…
Fammi salire
Acciaio e sangue, gelo e calore, nell’ultimo atto di questa commedia, chiudendosi con grido finale.
Non ho mai urlato il tuo nome…non lo farò, non sperarlo
Vorrei chiamarti per nome, ma so che non l’apprezzeresti
“Acciaio…”
“Edward…”
Roy spalanco gli occhi sorpreso, mentre il biondo si girava mostrandogli la schiena
“Chiamami pure per nome….”
“Edward….”
fu un sussurro dolce che racchiudeva una gioia profonda, una tenerezza schiusa in un bacio leggero,
dato su pelle morbida e calda.
Sapevano che non sarebbe durato…non potevano permettersi pause. Tutto doveva tornare come
prima, come se nulla fosse successo…possibile? Impossibile? Probabile? Non avrebbero comunque
avuto modo di abituarsi all’idea.
Così come tutto era iniziato, lentamente svanì, come un sogno all’alba di un nuovo giorno. Corpi
che prima si erano aggrovigliati tra loro in attimi intimi di puro calore, tornarono coperti da abiti di
circostanza, nel completo silenzio di chi sa ma non osa parlare.
L’effimero mutare dei sentimenti e delle emozioni, dove prima regnava una pace appagante, ora si
stagliava un’espressione malinconica. La fuga dalla realtà era durata davvero così poco? Un attimo
che era sembrato eterno?
Entrambi lo pensavano, non c’era bisogno di dire nulla, né di spiegare.
“Io ed Alphonse partiremo al più presto…pensavo già nel giro di 2 giorni da oggi.”
fu Edward a rompere il silenzio dando le spalle al colonnello
“Se vuole venire con noi, torneremo insieme a Central City e cominceremo la ricerca dell’ultimo
frammento”
“Ho ancora dei contatti a Central City e non credo si debba cercare altrove…gli unici ufficiali
decentrati oltre a me ed al tenete Eyehawk, sono morti….”
ancora il peso di quel martirio pesava sul cuore, non era bastato il sollievo di un momento per
dimenticarlo
“Sarà comunque meglio muoverci separatamente, per non dare troppo nell’occhio. Fissiamo un
punto di ritrovo una volta giunti a Central City”
Edward si voltò ad incrociare lo sguardo del colonnello
“Da qui a Central City c’è un giorno di viaggio…”
non erano più permesse né tenerezze né errori, non ora
“C’incontreremo tra 4 giorni allo scarico merci della stazione, al tramonto”
Se non ci dovessimo incontrare, dovrà muoversi da solo, colonnello
Se non ci dovessimo incontrare dovrai cavartela da solo, Edward
Entrambi sapevano bene che se non si sarebbero incontrati, il significato non sarebbe potuto essere
che uno soltanto…la morte o la cattura di uno dei due. E questo strinse stomaco e gola, in una
morsa dolorosa quanto soffocante, ora più che mai. Non si poteva tornare indietro…non avrebbero
potuto farlo…
Lunghi minuti di silenzio separarono le due figure in piedi a scrutarsi in sguardi che non avevano
bisogno di parole. Mute preghiere…
Cerca di non morire…non ora…se avevi intenzione di morire, avresti dovuto farlo prima di
prendermi, ora non te lo permetto più
Non lascerò morire anche te come i miei sottoposti…riuscirò a proteggerti…anche a costo della
mia vita
Come se nulla fosse successo ci abbandoniamo allo scorrere degli eventi. Angosciato come sono
giunto, ti sto lasciando immergendomi di nuovo nel gelo.
L’uomo è davvero un essere buffo … ironico … grottesco…
Soffre se non ritrova ciò che cerca e quando riesce nell’intento, altrettanto soffre nel lasciar ciò che
ha ritrovato.
Siamo fatti di dolore…per lo più…
Finché non ti rivedrò, so che conviverò con quest’angoscia…un’eterna altalena…quando riuscirò a
fermarmi? Forse…mai…
Ti prego non chiamarmi, non farmi tornare indietro, non farmi voltare…o sarà tutto più difficile.
Ti seguo andar via con lo sguardo, sparire nel candore che abbaglia. Farò in modo di non morire
per poterti rivedere ancora. Forse non potrò più toccarti come ho fatto poco fa…forse tutto questo
resterà la fugace fuga di un giorno lontano, però…ciò nonostante…sono felice di averla condivisa
con te…
…Edward…
Non un saluto, non una parola…si lasciarono così, senza dir nulla, senza appesantire un già
insopportabile senso di distacco forzato. Si sarebbero rivisti a Central City. Entrambi avrebbero
fatto di tutto per riuscirci…ora più che mai.
CLAUDIA “FALLEN ANGEL”
FINE
Il Bazar di Mari
www.ilbazardimari.net
Online da: Marzo 2008