LA SARDEGNA ZONA PER ZONA Cagliari e il Sud

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LA SARDEGNA ZONA PER ZONA Cagliari e il Sud
LA SARDEGNA
ZONA PER ZONA
Cagliari e il Sud
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LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
CAGLIARI E IL SUD
Cagliari e il Sud
Dune costiere alte fino a 50 metri,
stagni salmastri dove nidificano colonie
di fenicotteri rosa, foreste di macchia
mediterranea in cui sopravvivono gli
ultimi esemplari di cervo sardo. Ma in
questa zona dell’isola ci sono anche i più
interessanti siti archeologici della
regione, come quelli di Nora e
Barumini.
Per non parlare dell’archeologia
industriale dell’area mineraria
dell’Iglesiente che dopo anni di crisi
dovrebbe essere riconvertita al
turismo. Nel Sulcis e nell’Iglesiente le
bellezze naturali si sposano
sapientemente con gli edifici minerari
del secolo scorso, simili a castelletti
gotici ora invasi dalla macchia
mediterranea. La storia mineraria della
regione è antica e risale a 7000 anni fa,
quando l’isola era abitata da un popolo
che aveva scoperto come estrarre e
fondere rame e argento. Poi arrivarono
i Fenici che trasportarono in tutto il
Mediterraneo le ricchezze del
sottosuolo sardo. Nel Medioevo furono
i Pisani a dare nuova linfa alle miniere
d’argento, mentre il fascismo puntò
tutto sul carbone, in nome dell’autonomia energetica. Poco distanti dalla
costa, San Pietro e Sant’Antioco, isole
non solo in senso geografico.
I centri di Calasetta e Carloforte sono
abitati dai discendenti di quei pescatori liguri che furono costretti a lasciare
l’Africa del Nord dove erano tenuti in
ostaggio dai corsari barbareschi e che,
della lontana Liguria, hanno mantenuto parlata, tradizioni culinarie e
architettura delle case. Alle spalle delle
montagne del Sud si apre la pianura
del Campidano bordata da siepi di
fichi d’India e da filari di eucalipti.
Questa zona da sempre è stata il
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“granaio” dell’isola, anche se oggi al
lavoro dei campi si unisce quello delle
fabbriche, che sono concentrate
principalmente nell’area di Cagliari. Il
capoluogo della regione deve la sua
origine sempre ai navigatori fenici. Ma
l’impronta più indelebile in questa
città l’hanno lasciata i dominatori
aragonesi che hanno costruito il
quartiere fortificato in cima alla rupe,
tuttora chiamato Castello.
CAGLIARI
Capoluogo della regione e importante
porto al centro del Golfo degli Angeli,
Cagliari si è sviluppata
ai piedi della collina di Castello, il
quartiere pisano-aragonese. Furono i
Fenici, nell’VIII-VI secolo a.C., a
scegliere la riva orientale della laguna
di Santa Gilla come approdo per
rifornire le navi nelle rotte tra Libano e
Penisola iberica. Kàralis, che significa
città rocciosa, diventò presto uno dei
centri commerciali più importanti del
Mediterraneo. A dare a Cagliari
l’aspetto attuale furono i Pisani, che
risiedevano in Castello. Ai Sardi, cui
era consentito l’ingresso solo durante il
giorno, erano riservati i borghi murati
di Stampace e Villanova, oggi quartieri
centrali. Nel 1862 le fortificazioni
vennero abbattute. La città moderna,
circondata su tre lati dal mare e dagli
stagni, si è espansa solo verso nord.
VISITANDO CAGLIARI
Via Roma è il primo impatto con la
Sardegna per chi arriva dal mare. Il
viale corre parallelo alla banchina del
porto, con palazzi signorili costruiti
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LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
CAGLIARI E IL SUD
nel secolo scorso e
lunghi portici d’impronta sabauda.
Durante il giorno il
viavai è
continuo
davanti ai
negozi o nei
caffè dove la
gente sosta per chiacchiere rilassate. Alle spalle i vicoli di
Marina, il vecchio quartiere abitato un
tempo da mercanti e pescatori, con
trattorie tradizionali, botteghe
artigianali e negozi d’antiquariato. Ma
anche vicoli fatiscenti e osterie da
angiporto. Largo Carlo Felice è un
ampio viale alberato, realizzato nella
seconda metà del secolo scorso, che
prende il nome dal re di Sardegna,
immortalato da una statua. All’angolo
con via Roma sorge il Palazzo Comunale, una costruzione di inizio secolo
in stile neogotico, con bifore e torrette.
È stato ricostruito dopo l’ultima
guerra.
Nelle sale di rappresentanza si trovano
dipinti di Giovanni Marghinotti e
Filippo Figari. Nella sala della Giunta
interessante il Trittico dei Consiglieri.
Si può visitare rivolgendosi al custode.
BASTIONI DI SAINT REMY
Costruiti alla fine dell’800 sui bastioni
spagnoli della Zecca e dello Sperone, si
raggiungono da piazza Costituzione
con una scala a tenaglia che porta alla
Terrazza Umberto I. La vista spazia dai
quartieri lungo il mare fino agli stagni
e alla Sella del Diavolo; in lontananza
le cime dei Sette Fratelli e di Monte
Arcosu. Tutte le domeniche mattina
la spianata si riempie dei banchetti di
un colorato mercatino delle pulci. Al
piano intermedio la passeggiata
coperta utilizzata per mostre
e manifestazioni.
ANFITEATRO ROMANO
Viale Fra Ignazio. # estate 9-13, 15.3019; inverno 9-17. La più importante
testimonianza della Cagliari romana
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risale al II secolo d.C. L’anfiteatro è
stato interamente scavato nella roccia,
alla maniera dei teatri greci.
Era utilizzato come circo per le belve
feroci e per le naumachie (gli spettacoli che riproducevano le battaglie
navali,
in
voga nell’antica
Roma). Un sistema di
canalizzazioni permetteva di riempire
la fossa di acqua. Durante il Medioevo
crollarono le parti in muratura e le
gradinate vennero utilizzate come cava
di pietra per la costruzione di Castello.
Sono arrivati fino a oggi la cavea, la
fossa per le belve, i sottopassaggi, i
sotterranei e le gradinate.
ORTO BOTANICO
Viale Fra Ignazio 13. § 070 67 53 501.
# 8-13.30, 15-19 apr-ott. ¢ pomeriggio
nov-mar. & 7
Si estende alle spalle dell’Ospedale su
una superficie di circa 5
ettari. Fondato
nel 1865, raccoglie oltre 500 specie di
piante tropicali provenienti da
America, Africa, Asia, Oceania e le più
caratteristiche piante mediterranee.
L’area è piena di piccole cavità come la
Grotta Gennari che nel secolo scorso
fu attrezzata per la coltivazione delle
felci grazie alla temperatura e all’umidità presenti al suo interno. L’Orto
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Botanico conserva anche alcune
testimonianze di epoca punicoromana: cisterne e gallerie realizzate
per rendere più flessibile il sistema di
approvvigionamento idrico, che
possono essere visitate. Come la
galleria romana o la cisterna a
forma di damigiana.
CATTEDRALE
Piazza Palazzo. # 8.30-12.30
lun-ven; 8.30-13, 16.30-20
sab, dom e fest.
Museo Capitolare § 070 66
38 37. Visita su appuntamento.
Dedicata a Santa Maria, venne
costruita dai Pisani tra il XII e il XIII
secolo e trasformata nel corso dei
secoli. Nel 1930 la facciata fu rifatta nel
tentativo di ridare alla chiesa l’originale
stile romanico toscano, perduto
durante una ristrutturazione nel XVII
secolo. L’interno, a tre navate, conserva
il pulpito che Mastro Guglielmo scolpì
fra il 1159 e il 1162 per la cattedrale di
Pisa e che la città toscana donò a
Cagliari. Sotto l’altare maggiore è
scavata una cripta con le tombe di
principi di Casa Savoia. Nell’Aula
Capitolare è conservata una raccolta di
dipinti con un Cristo Flagellato
attribuito a Guido Reni. Il Museo
Capitolare conserva le più importanti
opere del Tesoro della Cattedrale
composto da anfore, calici, piatti
cesellati. Al centro una grande Croce
in argento dorato.
IL QUARTIERE CASTELLO
La parte più antica della
città, fu
costruito
in gran
parte da
Pisani e
Aragonesi
sulla sommità del colle. Protetto da
mura, racchiudeva i palazzi della
aristocrazia e la Cattedrale. Col tempo
ha perso la sua funzione di centro di
potere e i palazzi nobiliari hanno
subito un progressivoi degrado. Il
quartiere ha un andamento a fuso, con
tre strade parallele che lo attraversano
da sud-est a nord-ovest. Al centro
piazza Palazzo su cui affacciano la
Cattedrale, il Palazzo
Arcivescovile, l’ex Palazzo
di Città e l’ex Palazzo
Reale, sede della
Prefettura. A fianco
della Cattedrale, la
Chiesa della Speranza, cappella della
famiglia Aymerich.
STAGNI
Attorno a Cagliari si sviluppa una rete
di stagni e paludi che ospita una ricca
fauna. Sul lato occidentale del Golfo
degli Angeli si incontra lo stagno di
Santa Gilla, con le antiche saline di
Macchiareddu. A oriente della città, in
piena periferia, lo stagno di
Molentargius è un ottimo rifugio per
gli uccelli migratori: il naturalista
Helmar Schenk vi ha osservato 170
specie, numero pari a un terzo
dell’intera avifauna europea. Poco
oltre, lungo la costa, si trovano gli
specchi d’acqua di Simbirizzi e di
Quartu. Dopo anni di degrado, oggi le
zone umide che circondano Cagliari
sono diventate aree protette. Attive in
passato, le saline lavorano adesso solo
nella zona di Santa Gilla; tra agosto e
marzo i fenicotteri rosa che planano
sulle acque attirano decine di naturalisti. Dal 1993 i fenicotteri hanno anche
iniziato a nidificare sugli argini del
Molentargius.
LA VITA NEGLI STAGNI
Studiata da decenni, l’area degli stagni
è ufficialmente protetta dal 1985.
Grande interesse viene, a partire dal
1993, grazie alla nidificazione dei
fenicotteri rosa. Oltre ai fenicotteri (il
cui numero supera in alcune stagioni
le 10.000 unità), si possono osservare il
cavaliere d’Italia, l’avocetta, la pernice
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di mare, il cormorano
e l’alzavola. Sulle acque di
Macchiareddu, invece, germani,
folaghe e codoni.
UTA
sormontata da un piccolo campanile a
vela. Di grande interesse le figure alla
base degli archetti: teste umane, cervi,
vitelli, disegni geometrici. Per Santa
Lucia è meta di una processione di
carri (traccas).
Dintorni: il paese-museo di San
Sperate famoso per i murales di vari
autori e per le sculture di Pinuccio
Sciola.
SANLURI
Posta tra il campidano e le montagne
del Sulcis, Uta è un fiorente centro
agricolo. Ai margini dell’abitato sorge
la chiesa di Santa Maria, costruita nel
1140 dai Vittorini di Marsiglia. La
facciata, in pietra chiara con qualche
concio di colore più scuro, è decorata
con cornici ad archetti pensili e
Importante paese ai bordi del
Campidano, si è sviluppato intorno al
Castello di Eleonora d’Arborea.
L’edificio, costruito nel XIV secolo,
passò di mano diverse volte prima di
entrare in possesso degli Aragona.
Oggi è proprietà dei conti Villasanta
che lo hanno restaurato ospitando un
Museo del Risorgimento. La struttura
CAGLIARI E IL SUD
è massiccia, a base quadrata, con
quattro torri angolari. All’interno sono
conservati pregevoli mobili, dal letto
cinquecentesco a sculture d’epoca
come San Michele nell’atrio. Al piano
superiore il Museo della Ceroplastica
con miniature del Cinquecento. Su un
dosso sorge il Convento dei Cappuccini. All’interno vi è un Museo Storico
Etnografico con una raccolta di oggetti
di lavoro, paramenti sacri e reperti
archeologici.
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SERRI
Centro agricolo-pastorale, sorge sul
bordo di un tavolato roccioso, che
domina le colline della Trexenta.
Proprio sulla punta del promontorio, il
Santuario nuragico di Santa Vittoria,
una delle rovine più affascinanti
dell’isola. Nella zona archeologica sono
stati portati alla luce i bronzetti votivi
(esposti al Museo Archeologico di
Cagliari). Dall’ingresso si raggiunge il
grande Recinto delle feste, un remoto
predecessore dei santuari campestri
(cumbessias o muristeni), presente
nelle principali chiese di campagna
della Sardegna per offrire ospitalità ai
novenanti. A pianta ellittica, è formato
da un’ampia corte centrale su cui si
affacciano vani porticati destinati ad
accogliere i pellegrini convenuti al
tempio del dio delle acque. Sul
promontorio, il Pozzo a Tempio, in
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ottimo stato di conservazione, è
formato da una scala di 13 gradini in
basalto, di sorprendente regolarità.
SÀRDARA
Ai margini del Campidano,
Sàrdara è un borgo che
ha avuto una storia
movimentata,
vista la sua
posizione al
confine
tra il
Giudicato di
Arborea
e quello
di Cagliari. Dell’epoca medievale
rimangono i ruderi del Castello di
Monreale, in cima a un dosso che
domina la pianura. Il paese ha una
pianta irregolare, dovuta alle successive fasi di espansione, ma conserva
grandi case in pietra con portale ad
arco nella zona intorno alla chiesa
romanico-gotica di San Gregorio, dalla
facciata alta e stretta, con un bel
rosone scolpito. Nella parte alta, posto
a pochi vicoli di distanza dalla
cinquecentesca parrocchiale della
Beata Vergine Assunta sorge il Tempio
nuragico a pozzo di Sant’Anastasia.
Risale al IX-X secolo a.C. ed è formato
da blocchi di basalto e calcare non
squadrati. Una sorgente di acque
curative che sgorga vicino gli valse
nell’antichità il nome di “Fontana dei
dolori”: un canaletto in pietra portava
al tempio l’acqua della sorgente sacra.
Nei locali del vecchio municipio,
infine, il Museo Archeologico Villa
Abbas espone una serie di oggetti
provenienti dall’area di Sant’Anastasia,
da tombe nuragiche, fenicie e romane
della zona. Interessanti anche le
mostre di reperti medioevali.
Dintorni: a 2 km i resti del complesso
termale romano Aquae Neapolitanae.
Sono visibili una vasca quadrata, le
fondamenta degli edifici vicini e la
chiesetta gotica di Santa Maria is
Acquas.
VILLANOVAFORRU
Centro agricolo ai piedi della
Marmilla, ha la topografia tipica del
Seicento, quando venne fondato sotto
gli Spagnoli. La struttura delle
abitazioni ha conservato i tratti
tradizionali e nel palazzetto del Monte
Granatico (una specie di banca del
grano) è allestito un piccolo ma curato
Museo Archeologico. Da vedere, al
secondo piano, gli oggetti votivi
dedicati al culto di Demetra e Core
(epoca punico-romana). Sulla stessa
piazza, in due tradizionali abitazioni
ristrutturate dal Comune, si organizzano mostre temporanee. Nei dintorni,
ben segnalato sulla strada verso
Collinas, il complesso nuragico di
Genna Maria. Il nuraghe, riportato alla
luce solo nel 1977 e ancora oggetto di
scavo, sorge in posizione dominante
sulla cima di una collina. A pianta
trilobata, ha un torrione centrale,
circondato da tre grandi torri unite tra
loro da spesse mura che racchiudono
all’interno un cortile con pozzo a
thòlos. All’esterno dell’area del
villaggio corre un’altra cinta di mura
con sei torri angolari.
GÙSPINI
Centro del Campidano, nel cuore della
regione mineraria, ha una bella chiesa
del XV secolo, San Nicola di Mira, che
ne costituisce il fulcro. Il borgo è
CAGLIARI E IL SUD
interessante perché
nei suoi pressi si
trova la miniera
di Montevecchio,
negli anni ’50 una
delle più grandi
d’Europa. Nonostante il progressivo abbandono, il
villaggio minerario è da visitare per
vedere l’architettura delle case, il
palazzo della direzione, la chiesa, le
case dei dirigenti, la scuola, l’ospedale.
In estate vengono organizzate visite
guidate alla miniera, alla palazzina
della direzione e alla mostra sulla vita
dei minatori. Vicino a Montevecchio si
staglia il massiccio di Monte Arcuentu
con resti di un antico castello. Per la
festa di Santa Maria si svolgono una
processione di cavalli bardati e un
concorso ippico.
ARBUS
Piacevole paese dalle case in granito
posto alle pendici del Monte Linas. È
famoso per la lavorazione dei coltelli, a
lama ricurva, arrasoias, che vengono
prodotti da artigiani locali. Nei
dintorni il borgo minerario abbandonato di Ingurtosu, costruito dalla
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società francese Pertusola, ex proprietaria delle miniere. Le case, la chiesa e
la palazzina della direzione sono
circondate dal verde della macchia
mediterranea e della pineta. Una
strada sterrata scende tra miniere,
edifici abbandonati e gigantesche
discariche fino a Narcauli con le rovine
della caveria costruita nel primo
dopoguerra. Un tempo un trenino
decauville portava il materiale estratto
fino al mare dove veniva caricato sulle
navi. Alcuni tratti delle vecchie rotaie
con i carrelli si possono vedere sulla
spiaggia di Piscinas nei pressi dell’albergo Le Dune, ricavato da un vecchio
edificio minerario. Alle spalle una
catena di bianche dune, formate dal
vento, ma ricoperte dal verde della
macchia mediterranea. La spiaggia si
estende per 9 km verso sud fino a
Capo Pecora, mentre a nord lascia
posto a una costa rocciosa che prende
il nome di Costa Verde.
FLUMINIMAGGIORE
Nella valle del rio Mannu,
Fluminimaggiore è una borgata
agricola che risale al Settecento. Nei
dintorni, a 9 km sulla statale per
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CAGLIARI E IL SUD
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Iglesias, un cartello turistico ben
visibile porta alle rovine del Tempio
romano di Antas. Dedicato al Sardus
Pater, considerato dai Romani dio e
progenitore del popolo sardo, venne
scoperto nel secolo scorso, ma gli scavi
iniziarono solo nel 1966. Il tempio fu
costruito nel III secolo d.C. sul luogo
di un preesistente tempio punico.
Anche se della struttura restano solo
sei colonne, il luogo è pieno di fascino
per la posizione isolata nella macchia
mediterranea. La strada che si dirige
verso il mare tocca la bella spiaggia di
Portixeddu, protetta da dune ricoperte
da una pineta, e sale poi verso Capo
Pecora, da dove si gode un ampio
panorama della costa.
occasione dei primi moti operai.
Nei dintorni si trova la costa più
selvaggia dell’isola. Alta e dirupata, a
sud si apre sulla baia di Cala Domestica, una delle più belle della Sardegna,
ben protetta in fondo a un fiordo
roccioso sorvegliato da una torre
spagnola. Sulla piccola spiaggia un
tempo venivano imbarcati i minerali
estratti a Montecani, sopra Masua. La
costa fino a Capo Pecora è bassa e
sabbiosa, protetta da alte dune.
IGLESIAS
BUGGERRU
Ex villaggio minerario che si concentra
sul fondo di una valletta affacciata sul
mare, si è da poco riconvertito al
turismo con l’apertura di un comodo
porto turistico (l’unico tra Carloforte e
Oristano). Fondato nel secolo scorso in
una zona ricca di giacimenti, divenne
in pochi anni un fiorente borgo
minerario, centro direzionale della
francese Société Anonyme des Mines
des Malfidano. Nel paese, circondato
oggi da cumuli di detriti, c’erano allora
la corrente elettrica, un ospedale,
scuole, librerie, una società di Mutuo
Soccorso e un piccolo teatro dove si
esibivano cantanti d’opera lirica. Nella
parte bassa del paese sono esposte le
sculture che Pinuccio Sciola ha
dedicato ai minatori morti nel 1904, in
Iglesias, Villa di Chiesa, venne fondata
nel XIII secolo dal conte Ugolino della
Gherardesca, quando i Pisani
riattivarono le miniere abbandonate al
tempo dei Romani. La produzione di
argento era allora molto alta, e la città
aveva il diritto di coniare le sue
monete. A metà del secolo scorso
Iglesias attraversò un altro periodo di
splendore grazie alla Miniera
Monteponi. Oggi le discariche di
detriti e i ruderi degli edifici minerari
in gran parte abbandonati circondano
un centro storico ben conservato, con
la centrale via Matteotti, pedonale, che
porta verso piazza del Municipio, una
delle più belle dell’isola. Su di essa si
affacciano il Vescovado, il Palazzo del
Comune e la Cattedrale di Santa
Chiara. Terminata alla fine del XVII
secolo, ha una bella facciata romanicogotica con un rosone fiancheggiato da
due finestre chiuse e una serie di
archetti. Intorno si dipartono le vie
tortuose con palazzetti a due piani dai
CAGLIARI E IL SUD
balconi di ferro battuto.
Si arriva così a San Francesco, costruita a varie riprese tra il ’300 e il ’500, a
navata unica con cappelle nobiliari
laterali. Da Piazza Sella, una passeggiata di mezz’ora conduce alle mura
pisane e al Castello di Salvaterra, in
cima alla collina.
Dintorni: in località Case Marganai si
trova il Giardino Botanico Linasia,
novemila metri quadrati dove ammirare tutti gli esemplari della macchia
mediterranea. Il Museo Casa Natura
custodisce reperti naturali e dell’attività mineraria. Per scoprire le vestigia
del passato minerario sono organizzate
visite guidate da cooperative turistiche
in collaborazione con l’Associazione
Minatori.
Tra le più interessanti la via dell’argento lungo un percorso che dalle miniere
di San Giovanni conduce al villaggio
abbandonato di Seddas Moddizzis.
Lungo il tragitto s’incontra il pozzo
Santa Barbara che con le sue mura
merlate sembra un castello medievale.
In alternativa la visita all’insediamento
minerario di Monteponi, dall’elegante
palazzina di Bellavista alla struttura
slanciata del pozzo Sella.
MINIERA MONTEPONI
La costa che dalla spiaggia di
Fontanamare porta a Masua è selvaggia e molto panoramica grazie ai
faraglioni di Masua e al Pan di
Zucchero, uno scoglio bianco che
raggiunge l’altezza di 132 m. A
completare il quadro le rovine di
archeologia industriale intorno a
Nebida, piccolo centro minerario con i
suggestivi resti della Caveria La
Marmora, in bilico tra terra e mare,
che può essere raggiunta con una
panoramica passeggiata. Oltre Nebida
si giunge a Masua, con una spiaggia
dominata dalla falesia calcarea di
Monte Nai.
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LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
CARBONIA
Al centro della regione carbonifera del
Sulcis, Carbonia è una città recente: i
lavori, durati due anni, iniziarono nel
1936. Dell’epoca è rimasto l’impianto
urbanistico-architettonico fascista con
strade ampie e regolari che convergono
verso la centrale piazza Roma, con il
Municipio, la Torre civica e la Chiesa
parrocchiale di San Ponziano con un
campanile in trachite, copia della
cattedrale di Aquileia. L’ex residenza
del direttore delle miniere, Villa Sulcis,
è stata trasformata in Museo archeologico dove ammirare gioielli, ceramiche
e bronzetti provenienti da domus de
janas e dagli scavi archeologici di
Monte Sirai. Fossili, minerali rari e la
ricostruzione di una grotta naturale
sono invece i pezzi forti del Museo di
Paleontologia e Speleologia Martel.
Nei dintorni di Carbonia una strada
ben segnalata porta alla collina sulla
cui cima si estende il complesso
archeologico di Monte Sirai. La visita
vale anche solo per il panorama che
spazia fino alle isole di Sant’Antioco e
di San Pietro. Interessanti le rovine,
ancora oggetto di scavi. L’acropoli
fortificata di Monte Sirai venne
costruita dai Fenici nel IV secolo a.C.
come difesa di Sulki (l’odierna
Sant’Antioco). La cinta muraria, spessa
fino a 4 m, proteggeva l’acropoli e gli
alloggi della guarnigione.
Lo sviluppo urbanistico segue le
asperità del terreno con tre vie
parallele che dividono cinque isolati.
Interessante l’area della necropoli:
quella fenicia presenta tombe a fossa
mentre quella punica è formata da una
dozzina
di tombe a ipogeo.
CALASETTA
Secondo centro dell’isola di
Sant’Antioco e porto d’imbarco per
Carloforte, Calasetta è stata progettata
nel 1769 da un ingegnere militare
piemontese per accogliere i pescatori
liguri che arrivavano da Tabarka. Le
strade regolari con case a due piani
portano alla piazza principale e alla
Chiesa Parrocchiale dai campanili
arabeggianti. La strada che si dirige a
sud lungo la panoramica costa
occidentale alterna scogliere a calette e
spiagge.
SANT’ANTIOCO
Sant’antioco è il centro principale
dell’isola omonima collegata alla
terraferma da un istmo artificiale; sin
dall’epoca romana esisteva un ponte ad
arcate di cui rimangono solo pochi
resti. Fondata dai Fenici nell’VIII
secolo a.C. con il nome di Sulki, fu una
delle città più importanti del Mediter-
CAGLIARI E IL SUD
raneo, dal
cui porto
transitavano
i minerali,
oro compreso, estratti
nell’Iglesiente. Per
questo Tolomeo la chiamò insula
plumbaria, l’isola del piombo. Al
tempo della II guerra punica, il porto
fu usato come base dalla flotta
cartaginese. L’alleanza le costò in
seguito la punizione da parte dei
vincitori Romani. Questo non fermò la
sua espansione che continuò fino alla
fine dell’Impero. Nel Medioevo le
continue scorrerie dei pirati portarono
a un progressivo abbandono. L’abitato
si estende dal mare alla collina, con
case dai balconcini in ferro battuto. In
cima al paese, su un’altura rocciosa, il
Castello Sabaudo in trachite rossa e
l’Acropoli della città punica. Su una
roccia trachitica che domina il mare c’è
il Tophet, il santuario-necropoli dove
venivano deposte le ceneri dei bambini
nati morti o defunti poco dopo la
nascita. In zona l’area della Necropoli
punica, una quarantina di tombe
ipogee, utilizzate per deposizioni di
gruppi familiari e successivamente dai
Romani per la deposizione di urne in
pietra o piombo contenenti le ceneri
dei defunti. Le tombe occupano tutta
la parte alta dell’abitato, trasformate
nell’epoca cristiana in catacombe
paleocristiane.
Sotto la chiesa di Sant’Antioco,
costruita nel VI secolo con pianta a
croce greca e cupola centrale ma
modificata intorno al 1000, si aprono
le catacombe dove la tradizione vuole
fosse sepolto il santo patrono dell’isola
proveniente dalla Mauritania (in
periodo romano l’area del Maghreb).
Se ne può visitare solo una parte
aperta sotto il transetto destro. I vani
sono alti meno di due metri e in alcuni
punti affrescati.
Nella vicina Via Regina Margherita,
nella palazzina del Monte Granatico è
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stato aperto l’Antiquarium Civico in
attesa che vengano ultimati i restauri
del Museo Archeologico ai piedi del
Tophet. All’interno ceramiche, gioielli
e oggetti fenici e romani. Interessante
anche la raccolta del Museo
Etnografico, aperto nel luglio 1996,
grazie a donazioni e a prestiti privati,
in un vecchio impianto di
vinificazione. Nella grande stanza sono
presentati tutti gli attrezzi da cucina,
quelli per fare il formaggio e quelli per
coltivare la vigna. Nella sezione
tessitura sono esposti fusi e telai per la
lavorazione della lana e del bisso, il
filato impalpabile che si ricava dalla
Pinna nobilis, la nacchera, il più
grande bivalve del Mediterraneo. Nel
portico esterno sono esposti gli
strumenti per la vinificazione e
l’allevamento. A fine giugno, per la
festa di San Pietro, patrono dei
pescatori, si svolge una suggestiva
Processione a Mare.
TRATALÌAS
Piccolo centro del
Sulcis, fino al 1413
fu sede
vescovile, come
testimonia la
cattedrale di
Santa Maria,
in stile
romanico
pisano. Consacrata nel 1213,
presenta una facciata divisa orizzontalmente da una cornice ad archetti
pensili, sormontata da un rosone.
Curioso il timpano da cui sporge
l’ultimo tratto della scala d’accesso al
tetto. Anche i fianchi e l’abside sono
percorsi da lesene ad archetti. All’interno le tre navate sono divise da
grossi pilastri a sezione ottagonale. Un
retablo datato 1596 è dedicato a San
Giovanni Battista e a San Giovanni
Evangelista, con al centro la Vergine e
il Bambino.
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LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
CAGLIARI E IL SUD
SANTADI
Costruita su
diversi piani
sulle
sponde del
rio Mannu,
Santadi conserva esempi di architettura tradizionale in trachite e scisto.
Oggetti da lavoro e arredi della casa
sono raccolti nel Museo Etnografico Sa
Domu Antigua, che ha all’interno un
punto di vendita di prodotti artigianali
del Sulcis. Nella prima quindicina di
agosto vi si svolge il matrimonio
mauritano o maureddino, la cui
tradizione sembra risalga addirittura
ad alcune popolazioni nordafricane
trasferitesi nel Sulcis in epoca romana.
L’area intorno a Santadi era abitata in
epoca nuragica come testimoniano le
ceramiche e gli oggetti in oro, rame e
bronzo (come una barchetta votiva e
un tripode in stile cipriota) ritrovati
nella grotta Pirostu e conservati al
museo archeologico di Cagliari.
Vicino a Santadi è stata scoperta la
fortezza fenicio-punica di Pani Loriga,
su un piccolo tavoliere a sud-ovest.
Interessante la grotta Is Zuddas, ricca
di aragoniti, stalagmiti e stalattiti, che
si può visitare con le guide della
cooperativa Monte Meana.
Nei dintorni, in territorio di
Villaperuccio, la necropoli ipogeica di
Monte Essu. Alcune domus de janas
conservano sulle pareti le tracce
dell’originale rivestimento in giallo e
rosso. Altre erano destinate a luogo di
culto, come la grotta-tempio (la prima
dopo la salita) con un ingresso di 2 m
per 2, un atrio e una grande camera
sepolcrale.
BAIA CHIA
Località della costa meridionale, è
famosa per il suo sistema di dune che
si stende fino a Capo Spartivento e che
dovrebbe diventare il cuore di una
riserva naturale della Regione. Alle
spalle delle spiagge di sabbia candida
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si alza un cordone di dune alte fino a
24 m, su cui vivono contorti ginepri
secolari, e uno stagno che d’inverno
ospita garzette, aironi cinerini, svassi e
altri migratori acquatici.
Il paesino di Chia, una frazione di
Domus De Maria, è formato da poche
case, immerse nel verde di grandi
piante di fichi, e da un paio di alberghi
per le vacanze. La baia dall’acqua
cristallina è chiusa da un promontorio
dominato da una torre spagnola e da
scogli rossi ricoperti dalla bassa
macchia mediterranea. Ai piedi della
torre si possono visitare i pochi resti
del centro fenicio-punico di Bithia,
menzionato da Tolomeo ma che non
raggiunse mai l’importanza di Nora e
Tharros. Della città, non ancora
completamente portata alla luce e
sommersa per secoli dal mare, sono
rimaste alcune tombe fenicie, puniche
e romane accanto alle rovine di un
tempio dedicato probabilmente al dio
Bes.
Dintorni: il litorale fino a Capo
Spartivento è tutto un susseguirsi di
magnifiche baie, dune e pinete
raggiungibili a piedi o lungo una
strada sterrata.
PULA - NORA
Centro agricolo di origine recente, è
famoso per i resort turistici di Santa
Margherita, per il campo di golf e per
le rovine di Nora, la città più antica
della Sardegna. L’area archeologica si
stende ai piedi di Capo di Pula, un
promontorio ammantato di macchia
mediterranea con una torre eretta nel
XVI secolo dagli Spagnoli per difendersi dai corsari. Fondata dai Fenici tra
il IX e l’VIII secolo a.C., Nora divenne
sotto Cartagine il centro più importante dell’isola. La sua supremazia
continuò con Roma tanto che nel 238
fu scelta come capitale della provincia
sarda romana. Nel Medioevo venne
abbandonata perché esposta alle
continue incursioni dei pirati arabi.
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LA SARDEGNA ZONA PER ZONA
Ma nel frattempo il progressivo
abbassamento del terreno aveva già
coperto di acqua i tre porti. Poco resta
del periodo punico anche se i ricchi
corredi delle sepolture testimoniano
un’intensa attività mercantile. Della
città cartaginese si può ammirare il
tempio dedicato alla dea della fertilità
Tanit, su un’altura che domina tutto il
complesso. Ben disegnata la città
romana con il teatro, le terme, le
abitazioni, le strade lastricate con rete
fognaria. Di grande interesse i mosaici
caratterizzati dall’uso quasi esclusivo
dei colori bianco, nero e ocra.
Molti ritrovamenti, comprese le
iscrizioni puniche con la prima
attestazione del nome Sardegna, sono
conservate al Museo Archeologico di
Cagliari. Le ceramiche sono invece
esposte nel minuscolo Museo Archeologico locale. Gli scavi continuano
nella zona del macellum, a
ridossodell’area militare. Nei pressi
sorge la chiesetta romanica di
Sant’Efisio, costruita dai monaci
Vittorini nell’XI secolo, meta dell’annuale processione che parte da Cagliar.
QUARTU SANT’ELENA
Cittadina alla periferia di Cagliari, è
cresciuta vertiginosamente negli ultimi
anni fino a diventare una delle più
grandi dell’isola. Sorge ai margini delle
saline e dello stagno omonimo, scelto
come stabile dimora e come nursery
da decine di coppie di fenicotteri che
da qualche hanno vi nidificano.
Davanti al moderno palazzo comunale
sorge la Casa Museo Sa Dom ’e Farra,
alla lettera “La casa della farina”, una
grande abitazione padronale
campidanese che raccoglie migliaia di
attrezzi della tradizione quotidiana
domestica e agricola del passato. Sono
oltre 14.000 i pezzi raccolti in una vita
dall’ex pastore Gianni Musiu. Gli
oggetti sono ambientati in diverse
stanze dedicate a lavori diversi, dalle
selle e dai finimenti in cuoio dello
stalliere ai carri e al mantice del
fabbro. Interessante il frigorifero a
neve che funzionava grazie alla neve
raccolta in Barbagia, portata a Cagliari
a dorso di mulo e conservata sottoterra
in grandi contenitori di paglia. La casa
comprendeva le abitazioni per i
padroni e per un buon numero di
CAGLIARI E IL SUD
dipendenti, più i locali a porticato su
un grande cortile, utilizzati per le
lavorazioni domestiche e agricole,
come la molitura, la preparazione del
pane, la riparazione degli attrezzi.
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