LA SARDEGNA ZONA PER ZONA Cagliari e il Sud
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LA SARDEGNA ZONA PER ZONA Cagliari e il Sud
LA SARDEGNA ZONA PER ZONA Cagliari e il Sud 24 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA CAGLIARI E IL SUD Cagliari e il Sud Dune costiere alte fino a 50 metri, stagni salmastri dove nidificano colonie di fenicotteri rosa, foreste di macchia mediterranea in cui sopravvivono gli ultimi esemplari di cervo sardo. Ma in questa zona dell’isola ci sono anche i più interessanti siti archeologici della regione, come quelli di Nora e Barumini. Per non parlare dell’archeologia industriale dell’area mineraria dell’Iglesiente che dopo anni di crisi dovrebbe essere riconvertita al turismo. Nel Sulcis e nell’Iglesiente le bellezze naturali si sposano sapientemente con gli edifici minerari del secolo scorso, simili a castelletti gotici ora invasi dalla macchia mediterranea. La storia mineraria della regione è antica e risale a 7000 anni fa, quando l’isola era abitata da un popolo che aveva scoperto come estrarre e fondere rame e argento. Poi arrivarono i Fenici che trasportarono in tutto il Mediterraneo le ricchezze del sottosuolo sardo. Nel Medioevo furono i Pisani a dare nuova linfa alle miniere d’argento, mentre il fascismo puntò tutto sul carbone, in nome dell’autonomia energetica. Poco distanti dalla costa, San Pietro e Sant’Antioco, isole non solo in senso geografico. I centri di Calasetta e Carloforte sono abitati dai discendenti di quei pescatori liguri che furono costretti a lasciare l’Africa del Nord dove erano tenuti in ostaggio dai corsari barbareschi e che, della lontana Liguria, hanno mantenuto parlata, tradizioni culinarie e architettura delle case. Alle spalle delle montagne del Sud si apre la pianura del Campidano bordata da siepi di fichi d’India e da filari di eucalipti. Questa zona da sempre è stata il 25 “granaio” dell’isola, anche se oggi al lavoro dei campi si unisce quello delle fabbriche, che sono concentrate principalmente nell’area di Cagliari. Il capoluogo della regione deve la sua origine sempre ai navigatori fenici. Ma l’impronta più indelebile in questa città l’hanno lasciata i dominatori aragonesi che hanno costruito il quartiere fortificato in cima alla rupe, tuttora chiamato Castello. CAGLIARI Capoluogo della regione e importante porto al centro del Golfo degli Angeli, Cagliari si è sviluppata ai piedi della collina di Castello, il quartiere pisano-aragonese. Furono i Fenici, nell’VIII-VI secolo a.C., a scegliere la riva orientale della laguna di Santa Gilla come approdo per rifornire le navi nelle rotte tra Libano e Penisola iberica. Kàralis, che significa città rocciosa, diventò presto uno dei centri commerciali più importanti del Mediterraneo. A dare a Cagliari l’aspetto attuale furono i Pisani, che risiedevano in Castello. Ai Sardi, cui era consentito l’ingresso solo durante il giorno, erano riservati i borghi murati di Stampace e Villanova, oggi quartieri centrali. Nel 1862 le fortificazioni vennero abbattute. La città moderna, circondata su tre lati dal mare e dagli stagni, si è espansa solo verso nord. VISITANDO CAGLIARI Via Roma è il primo impatto con la Sardegna per chi arriva dal mare. Il viale corre parallelo alla banchina del porto, con palazzi signorili costruiti 26 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA CAGLIARI E IL SUD nel secolo scorso e lunghi portici d’impronta sabauda. Durante il giorno il viavai è continuo davanti ai negozi o nei caffè dove la gente sosta per chiacchiere rilassate. Alle spalle i vicoli di Marina, il vecchio quartiere abitato un tempo da mercanti e pescatori, con trattorie tradizionali, botteghe artigianali e negozi d’antiquariato. Ma anche vicoli fatiscenti e osterie da angiporto. Largo Carlo Felice è un ampio viale alberato, realizzato nella seconda metà del secolo scorso, che prende il nome dal re di Sardegna, immortalato da una statua. All’angolo con via Roma sorge il Palazzo Comunale, una costruzione di inizio secolo in stile neogotico, con bifore e torrette. È stato ricostruito dopo l’ultima guerra. Nelle sale di rappresentanza si trovano dipinti di Giovanni Marghinotti e Filippo Figari. Nella sala della Giunta interessante il Trittico dei Consiglieri. Si può visitare rivolgendosi al custode. BASTIONI DI SAINT REMY Costruiti alla fine dell’800 sui bastioni spagnoli della Zecca e dello Sperone, si raggiungono da piazza Costituzione con una scala a tenaglia che porta alla Terrazza Umberto I. La vista spazia dai quartieri lungo il mare fino agli stagni e alla Sella del Diavolo; in lontananza le cime dei Sette Fratelli e di Monte Arcosu. Tutte le domeniche mattina la spianata si riempie dei banchetti di un colorato mercatino delle pulci. Al piano intermedio la passeggiata coperta utilizzata per mostre e manifestazioni. ANFITEATRO ROMANO Viale Fra Ignazio. # estate 9-13, 15.3019; inverno 9-17. La più importante testimonianza della Cagliari romana 27 risale al II secolo d.C. L’anfiteatro è stato interamente scavato nella roccia, alla maniera dei teatri greci. Era utilizzato come circo per le belve feroci e per le naumachie (gli spettacoli che riproducevano le battaglie navali, in voga nell’antica Roma). Un sistema di canalizzazioni permetteva di riempire la fossa di acqua. Durante il Medioevo crollarono le parti in muratura e le gradinate vennero utilizzate come cava di pietra per la costruzione di Castello. Sono arrivati fino a oggi la cavea, la fossa per le belve, i sottopassaggi, i sotterranei e le gradinate. ORTO BOTANICO Viale Fra Ignazio 13. § 070 67 53 501. # 8-13.30, 15-19 apr-ott. ¢ pomeriggio nov-mar. & 7 Si estende alle spalle dell’Ospedale su una superficie di circa 5 ettari. Fondato nel 1865, raccoglie oltre 500 specie di piante tropicali provenienti da America, Africa, Asia, Oceania e le più caratteristiche piante mediterranee. L’area è piena di piccole cavità come la Grotta Gennari che nel secolo scorso fu attrezzata per la coltivazione delle felci grazie alla temperatura e all’umidità presenti al suo interno. L’Orto 28 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA Botanico conserva anche alcune testimonianze di epoca punicoromana: cisterne e gallerie realizzate per rendere più flessibile il sistema di approvvigionamento idrico, che possono essere visitate. Come la galleria romana o la cisterna a forma di damigiana. CATTEDRALE Piazza Palazzo. # 8.30-12.30 lun-ven; 8.30-13, 16.30-20 sab, dom e fest. Museo Capitolare § 070 66 38 37. Visita su appuntamento. Dedicata a Santa Maria, venne costruita dai Pisani tra il XII e il XIII secolo e trasformata nel corso dei secoli. Nel 1930 la facciata fu rifatta nel tentativo di ridare alla chiesa l’originale stile romanico toscano, perduto durante una ristrutturazione nel XVII secolo. L’interno, a tre navate, conserva il pulpito che Mastro Guglielmo scolpì fra il 1159 e il 1162 per la cattedrale di Pisa e che la città toscana donò a Cagliari. Sotto l’altare maggiore è scavata una cripta con le tombe di principi di Casa Savoia. Nell’Aula Capitolare è conservata una raccolta di dipinti con un Cristo Flagellato attribuito a Guido Reni. Il Museo Capitolare conserva le più importanti opere del Tesoro della Cattedrale composto da anfore, calici, piatti cesellati. Al centro una grande Croce in argento dorato. IL QUARTIERE CASTELLO La parte più antica della città, fu costruito in gran parte da Pisani e Aragonesi sulla sommità del colle. Protetto da mura, racchiudeva i palazzi della aristocrazia e la Cattedrale. Col tempo ha perso la sua funzione di centro di potere e i palazzi nobiliari hanno subito un progressivoi degrado. Il quartiere ha un andamento a fuso, con tre strade parallele che lo attraversano da sud-est a nord-ovest. Al centro piazza Palazzo su cui affacciano la Cattedrale, il Palazzo Arcivescovile, l’ex Palazzo di Città e l’ex Palazzo Reale, sede della Prefettura. A fianco della Cattedrale, la Chiesa della Speranza, cappella della famiglia Aymerich. STAGNI Attorno a Cagliari si sviluppa una rete di stagni e paludi che ospita una ricca fauna. Sul lato occidentale del Golfo degli Angeli si incontra lo stagno di Santa Gilla, con le antiche saline di Macchiareddu. A oriente della città, in piena periferia, lo stagno di Molentargius è un ottimo rifugio per gli uccelli migratori: il naturalista Helmar Schenk vi ha osservato 170 specie, numero pari a un terzo dell’intera avifauna europea. Poco oltre, lungo la costa, si trovano gli specchi d’acqua di Simbirizzi e di Quartu. Dopo anni di degrado, oggi le zone umide che circondano Cagliari sono diventate aree protette. Attive in passato, le saline lavorano adesso solo nella zona di Santa Gilla; tra agosto e marzo i fenicotteri rosa che planano sulle acque attirano decine di naturalisti. Dal 1993 i fenicotteri hanno anche iniziato a nidificare sugli argini del Molentargius. LA VITA NEGLI STAGNI Studiata da decenni, l’area degli stagni è ufficialmente protetta dal 1985. Grande interesse viene, a partire dal 1993, grazie alla nidificazione dei fenicotteri rosa. Oltre ai fenicotteri (il cui numero supera in alcune stagioni le 10.000 unità), si possono osservare il cavaliere d’Italia, l’avocetta, la pernice CAGLIARI E IL SUD 29 30 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA di mare, il cormorano e l’alzavola. Sulle acque di Macchiareddu, invece, germani, folaghe e codoni. UTA sormontata da un piccolo campanile a vela. Di grande interesse le figure alla base degli archetti: teste umane, cervi, vitelli, disegni geometrici. Per Santa Lucia è meta di una processione di carri (traccas). Dintorni: il paese-museo di San Sperate famoso per i murales di vari autori e per le sculture di Pinuccio Sciola. SANLURI Posta tra il campidano e le montagne del Sulcis, Uta è un fiorente centro agricolo. Ai margini dell’abitato sorge la chiesa di Santa Maria, costruita nel 1140 dai Vittorini di Marsiglia. La facciata, in pietra chiara con qualche concio di colore più scuro, è decorata con cornici ad archetti pensili e Importante paese ai bordi del Campidano, si è sviluppato intorno al Castello di Eleonora d’Arborea. L’edificio, costruito nel XIV secolo, passò di mano diverse volte prima di entrare in possesso degli Aragona. Oggi è proprietà dei conti Villasanta che lo hanno restaurato ospitando un Museo del Risorgimento. La struttura CAGLIARI E IL SUD è massiccia, a base quadrata, con quattro torri angolari. All’interno sono conservati pregevoli mobili, dal letto cinquecentesco a sculture d’epoca come San Michele nell’atrio. Al piano superiore il Museo della Ceroplastica con miniature del Cinquecento. Su un dosso sorge il Convento dei Cappuccini. All’interno vi è un Museo Storico Etnografico con una raccolta di oggetti di lavoro, paramenti sacri e reperti archeologici. 31 SERRI Centro agricolo-pastorale, sorge sul bordo di un tavolato roccioso, che domina le colline della Trexenta. Proprio sulla punta del promontorio, il Santuario nuragico di Santa Vittoria, una delle rovine più affascinanti dell’isola. Nella zona archeologica sono stati portati alla luce i bronzetti votivi (esposti al Museo Archeologico di Cagliari). Dall’ingresso si raggiunge il grande Recinto delle feste, un remoto predecessore dei santuari campestri (cumbessias o muristeni), presente nelle principali chiese di campagna della Sardegna per offrire ospitalità ai novenanti. A pianta ellittica, è formato da un’ampia corte centrale su cui si affacciano vani porticati destinati ad accogliere i pellegrini convenuti al tempio del dio delle acque. Sul promontorio, il Pozzo a Tempio, in 32 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA ottimo stato di conservazione, è formato da una scala di 13 gradini in basalto, di sorprendente regolarità. SÀRDARA Ai margini del Campidano, Sàrdara è un borgo che ha avuto una storia movimentata, vista la sua posizione al confine tra il Giudicato di Arborea e quello di Cagliari. Dell’epoca medievale rimangono i ruderi del Castello di Monreale, in cima a un dosso che domina la pianura. Il paese ha una pianta irregolare, dovuta alle successive fasi di espansione, ma conserva grandi case in pietra con portale ad arco nella zona intorno alla chiesa romanico-gotica di San Gregorio, dalla facciata alta e stretta, con un bel rosone scolpito. Nella parte alta, posto a pochi vicoli di distanza dalla cinquecentesca parrocchiale della Beata Vergine Assunta sorge il Tempio nuragico a pozzo di Sant’Anastasia. Risale al IX-X secolo a.C. ed è formato da blocchi di basalto e calcare non squadrati. Una sorgente di acque curative che sgorga vicino gli valse nell’antichità il nome di “Fontana dei dolori”: un canaletto in pietra portava al tempio l’acqua della sorgente sacra. Nei locali del vecchio municipio, infine, il Museo Archeologico Villa Abbas espone una serie di oggetti provenienti dall’area di Sant’Anastasia, da tombe nuragiche, fenicie e romane della zona. Interessanti anche le mostre di reperti medioevali. Dintorni: a 2 km i resti del complesso termale romano Aquae Neapolitanae. Sono visibili una vasca quadrata, le fondamenta degli edifici vicini e la chiesetta gotica di Santa Maria is Acquas. VILLANOVAFORRU Centro agricolo ai piedi della Marmilla, ha la topografia tipica del Seicento, quando venne fondato sotto gli Spagnoli. La struttura delle abitazioni ha conservato i tratti tradizionali e nel palazzetto del Monte Granatico (una specie di banca del grano) è allestito un piccolo ma curato Museo Archeologico. Da vedere, al secondo piano, gli oggetti votivi dedicati al culto di Demetra e Core (epoca punico-romana). Sulla stessa piazza, in due tradizionali abitazioni ristrutturate dal Comune, si organizzano mostre temporanee. Nei dintorni, ben segnalato sulla strada verso Collinas, il complesso nuragico di Genna Maria. Il nuraghe, riportato alla luce solo nel 1977 e ancora oggetto di scavo, sorge in posizione dominante sulla cima di una collina. A pianta trilobata, ha un torrione centrale, circondato da tre grandi torri unite tra loro da spesse mura che racchiudono all’interno un cortile con pozzo a thòlos. All’esterno dell’area del villaggio corre un’altra cinta di mura con sei torri angolari. GÙSPINI Centro del Campidano, nel cuore della regione mineraria, ha una bella chiesa del XV secolo, San Nicola di Mira, che ne costituisce il fulcro. Il borgo è CAGLIARI E IL SUD interessante perché nei suoi pressi si trova la miniera di Montevecchio, negli anni ’50 una delle più grandi d’Europa. Nonostante il progressivo abbandono, il villaggio minerario è da visitare per vedere l’architettura delle case, il palazzo della direzione, la chiesa, le case dei dirigenti, la scuola, l’ospedale. In estate vengono organizzate visite guidate alla miniera, alla palazzina della direzione e alla mostra sulla vita dei minatori. Vicino a Montevecchio si staglia il massiccio di Monte Arcuentu con resti di un antico castello. Per la festa di Santa Maria si svolgono una processione di cavalli bardati e un concorso ippico. ARBUS Piacevole paese dalle case in granito posto alle pendici del Monte Linas. È famoso per la lavorazione dei coltelli, a lama ricurva, arrasoias, che vengono prodotti da artigiani locali. Nei dintorni il borgo minerario abbandonato di Ingurtosu, costruito dalla 33 società francese Pertusola, ex proprietaria delle miniere. Le case, la chiesa e la palazzina della direzione sono circondate dal verde della macchia mediterranea e della pineta. Una strada sterrata scende tra miniere, edifici abbandonati e gigantesche discariche fino a Narcauli con le rovine della caveria costruita nel primo dopoguerra. Un tempo un trenino decauville portava il materiale estratto fino al mare dove veniva caricato sulle navi. Alcuni tratti delle vecchie rotaie con i carrelli si possono vedere sulla spiaggia di Piscinas nei pressi dell’albergo Le Dune, ricavato da un vecchio edificio minerario. Alle spalle una catena di bianche dune, formate dal vento, ma ricoperte dal verde della macchia mediterranea. La spiaggia si estende per 9 km verso sud fino a Capo Pecora, mentre a nord lascia posto a una costa rocciosa che prende il nome di Costa Verde. FLUMINIMAGGIORE Nella valle del rio Mannu, Fluminimaggiore è una borgata agricola che risale al Settecento. Nei dintorni, a 9 km sulla statale per 34 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA CAGLIARI E IL SUD 35 36 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA Iglesias, un cartello turistico ben visibile porta alle rovine del Tempio romano di Antas. Dedicato al Sardus Pater, considerato dai Romani dio e progenitore del popolo sardo, venne scoperto nel secolo scorso, ma gli scavi iniziarono solo nel 1966. Il tempio fu costruito nel III secolo d.C. sul luogo di un preesistente tempio punico. Anche se della struttura restano solo sei colonne, il luogo è pieno di fascino per la posizione isolata nella macchia mediterranea. La strada che si dirige verso il mare tocca la bella spiaggia di Portixeddu, protetta da dune ricoperte da una pineta, e sale poi verso Capo Pecora, da dove si gode un ampio panorama della costa. occasione dei primi moti operai. Nei dintorni si trova la costa più selvaggia dell’isola. Alta e dirupata, a sud si apre sulla baia di Cala Domestica, una delle più belle della Sardegna, ben protetta in fondo a un fiordo roccioso sorvegliato da una torre spagnola. Sulla piccola spiaggia un tempo venivano imbarcati i minerali estratti a Montecani, sopra Masua. La costa fino a Capo Pecora è bassa e sabbiosa, protetta da alte dune. IGLESIAS BUGGERRU Ex villaggio minerario che si concentra sul fondo di una valletta affacciata sul mare, si è da poco riconvertito al turismo con l’apertura di un comodo porto turistico (l’unico tra Carloforte e Oristano). Fondato nel secolo scorso in una zona ricca di giacimenti, divenne in pochi anni un fiorente borgo minerario, centro direzionale della francese Société Anonyme des Mines des Malfidano. Nel paese, circondato oggi da cumuli di detriti, c’erano allora la corrente elettrica, un ospedale, scuole, librerie, una società di Mutuo Soccorso e un piccolo teatro dove si esibivano cantanti d’opera lirica. Nella parte bassa del paese sono esposte le sculture che Pinuccio Sciola ha dedicato ai minatori morti nel 1904, in Iglesias, Villa di Chiesa, venne fondata nel XIII secolo dal conte Ugolino della Gherardesca, quando i Pisani riattivarono le miniere abbandonate al tempo dei Romani. La produzione di argento era allora molto alta, e la città aveva il diritto di coniare le sue monete. A metà del secolo scorso Iglesias attraversò un altro periodo di splendore grazie alla Miniera Monteponi. Oggi le discariche di detriti e i ruderi degli edifici minerari in gran parte abbandonati circondano un centro storico ben conservato, con la centrale via Matteotti, pedonale, che porta verso piazza del Municipio, una delle più belle dell’isola. Su di essa si affacciano il Vescovado, il Palazzo del Comune e la Cattedrale di Santa Chiara. Terminata alla fine del XVII secolo, ha una bella facciata romanicogotica con un rosone fiancheggiato da due finestre chiuse e una serie di archetti. Intorno si dipartono le vie tortuose con palazzetti a due piani dai CAGLIARI E IL SUD balconi di ferro battuto. Si arriva così a San Francesco, costruita a varie riprese tra il ’300 e il ’500, a navata unica con cappelle nobiliari laterali. Da Piazza Sella, una passeggiata di mezz’ora conduce alle mura pisane e al Castello di Salvaterra, in cima alla collina. Dintorni: in località Case Marganai si trova il Giardino Botanico Linasia, novemila metri quadrati dove ammirare tutti gli esemplari della macchia mediterranea. Il Museo Casa Natura custodisce reperti naturali e dell’attività mineraria. Per scoprire le vestigia del passato minerario sono organizzate visite guidate da cooperative turistiche in collaborazione con l’Associazione Minatori. Tra le più interessanti la via dell’argento lungo un percorso che dalle miniere di San Giovanni conduce al villaggio abbandonato di Seddas Moddizzis. Lungo il tragitto s’incontra il pozzo Santa Barbara che con le sue mura merlate sembra un castello medievale. In alternativa la visita all’insediamento minerario di Monteponi, dall’elegante palazzina di Bellavista alla struttura slanciata del pozzo Sella. MINIERA MONTEPONI La costa che dalla spiaggia di Fontanamare porta a Masua è selvaggia e molto panoramica grazie ai faraglioni di Masua e al Pan di Zucchero, uno scoglio bianco che raggiunge l’altezza di 132 m. A completare il quadro le rovine di archeologia industriale intorno a Nebida, piccolo centro minerario con i suggestivi resti della Caveria La Marmora, in bilico tra terra e mare, che può essere raggiunta con una panoramica passeggiata. Oltre Nebida si giunge a Masua, con una spiaggia dominata dalla falesia calcarea di Monte Nai. 37 38 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA CARBONIA Al centro della regione carbonifera del Sulcis, Carbonia è una città recente: i lavori, durati due anni, iniziarono nel 1936. Dell’epoca è rimasto l’impianto urbanistico-architettonico fascista con strade ampie e regolari che convergono verso la centrale piazza Roma, con il Municipio, la Torre civica e la Chiesa parrocchiale di San Ponziano con un campanile in trachite, copia della cattedrale di Aquileia. L’ex residenza del direttore delle miniere, Villa Sulcis, è stata trasformata in Museo archeologico dove ammirare gioielli, ceramiche e bronzetti provenienti da domus de janas e dagli scavi archeologici di Monte Sirai. Fossili, minerali rari e la ricostruzione di una grotta naturale sono invece i pezzi forti del Museo di Paleontologia e Speleologia Martel. Nei dintorni di Carbonia una strada ben segnalata porta alla collina sulla cui cima si estende il complesso archeologico di Monte Sirai. La visita vale anche solo per il panorama che spazia fino alle isole di Sant’Antioco e di San Pietro. Interessanti le rovine, ancora oggetto di scavi. L’acropoli fortificata di Monte Sirai venne costruita dai Fenici nel IV secolo a.C. come difesa di Sulki (l’odierna Sant’Antioco). La cinta muraria, spessa fino a 4 m, proteggeva l’acropoli e gli alloggi della guarnigione. Lo sviluppo urbanistico segue le asperità del terreno con tre vie parallele che dividono cinque isolati. Interessante l’area della necropoli: quella fenicia presenta tombe a fossa mentre quella punica è formata da una dozzina di tombe a ipogeo. CALASETTA Secondo centro dell’isola di Sant’Antioco e porto d’imbarco per Carloforte, Calasetta è stata progettata nel 1769 da un ingegnere militare piemontese per accogliere i pescatori liguri che arrivavano da Tabarka. Le strade regolari con case a due piani portano alla piazza principale e alla Chiesa Parrocchiale dai campanili arabeggianti. La strada che si dirige a sud lungo la panoramica costa occidentale alterna scogliere a calette e spiagge. SANT’ANTIOCO Sant’antioco è il centro principale dell’isola omonima collegata alla terraferma da un istmo artificiale; sin dall’epoca romana esisteva un ponte ad arcate di cui rimangono solo pochi resti. Fondata dai Fenici nell’VIII secolo a.C. con il nome di Sulki, fu una delle città più importanti del Mediter- CAGLIARI E IL SUD raneo, dal cui porto transitavano i minerali, oro compreso, estratti nell’Iglesiente. Per questo Tolomeo la chiamò insula plumbaria, l’isola del piombo. Al tempo della II guerra punica, il porto fu usato come base dalla flotta cartaginese. L’alleanza le costò in seguito la punizione da parte dei vincitori Romani. Questo non fermò la sua espansione che continuò fino alla fine dell’Impero. Nel Medioevo le continue scorrerie dei pirati portarono a un progressivo abbandono. L’abitato si estende dal mare alla collina, con case dai balconcini in ferro battuto. In cima al paese, su un’altura rocciosa, il Castello Sabaudo in trachite rossa e l’Acropoli della città punica. Su una roccia trachitica che domina il mare c’è il Tophet, il santuario-necropoli dove venivano deposte le ceneri dei bambini nati morti o defunti poco dopo la nascita. In zona l’area della Necropoli punica, una quarantina di tombe ipogee, utilizzate per deposizioni di gruppi familiari e successivamente dai Romani per la deposizione di urne in pietra o piombo contenenti le ceneri dei defunti. Le tombe occupano tutta la parte alta dell’abitato, trasformate nell’epoca cristiana in catacombe paleocristiane. Sotto la chiesa di Sant’Antioco, costruita nel VI secolo con pianta a croce greca e cupola centrale ma modificata intorno al 1000, si aprono le catacombe dove la tradizione vuole fosse sepolto il santo patrono dell’isola proveniente dalla Mauritania (in periodo romano l’area del Maghreb). Se ne può visitare solo una parte aperta sotto il transetto destro. I vani sono alti meno di due metri e in alcuni punti affrescati. Nella vicina Via Regina Margherita, nella palazzina del Monte Granatico è 39 stato aperto l’Antiquarium Civico in attesa che vengano ultimati i restauri del Museo Archeologico ai piedi del Tophet. All’interno ceramiche, gioielli e oggetti fenici e romani. Interessante anche la raccolta del Museo Etnografico, aperto nel luglio 1996, grazie a donazioni e a prestiti privati, in un vecchio impianto di vinificazione. Nella grande stanza sono presentati tutti gli attrezzi da cucina, quelli per fare il formaggio e quelli per coltivare la vigna. Nella sezione tessitura sono esposti fusi e telai per la lavorazione della lana e del bisso, il filato impalpabile che si ricava dalla Pinna nobilis, la nacchera, il più grande bivalve del Mediterraneo. Nel portico esterno sono esposti gli strumenti per la vinificazione e l’allevamento. A fine giugno, per la festa di San Pietro, patrono dei pescatori, si svolge una suggestiva Processione a Mare. TRATALÌAS Piccolo centro del Sulcis, fino al 1413 fu sede vescovile, come testimonia la cattedrale di Santa Maria, in stile romanico pisano. Consacrata nel 1213, presenta una facciata divisa orizzontalmente da una cornice ad archetti pensili, sormontata da un rosone. Curioso il timpano da cui sporge l’ultimo tratto della scala d’accesso al tetto. Anche i fianchi e l’abside sono percorsi da lesene ad archetti. All’interno le tre navate sono divise da grossi pilastri a sezione ottagonale. Un retablo datato 1596 è dedicato a San Giovanni Battista e a San Giovanni Evangelista, con al centro la Vergine e il Bambino. 40 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA CAGLIARI E IL SUD SANTADI Costruita su diversi piani sulle sponde del rio Mannu, Santadi conserva esempi di architettura tradizionale in trachite e scisto. Oggetti da lavoro e arredi della casa sono raccolti nel Museo Etnografico Sa Domu Antigua, che ha all’interno un punto di vendita di prodotti artigianali del Sulcis. Nella prima quindicina di agosto vi si svolge il matrimonio mauritano o maureddino, la cui tradizione sembra risalga addirittura ad alcune popolazioni nordafricane trasferitesi nel Sulcis in epoca romana. L’area intorno a Santadi era abitata in epoca nuragica come testimoniano le ceramiche e gli oggetti in oro, rame e bronzo (come una barchetta votiva e un tripode in stile cipriota) ritrovati nella grotta Pirostu e conservati al museo archeologico di Cagliari. Vicino a Santadi è stata scoperta la fortezza fenicio-punica di Pani Loriga, su un piccolo tavoliere a sud-ovest. Interessante la grotta Is Zuddas, ricca di aragoniti, stalagmiti e stalattiti, che si può visitare con le guide della cooperativa Monte Meana. Nei dintorni, in territorio di Villaperuccio, la necropoli ipogeica di Monte Essu. Alcune domus de janas conservano sulle pareti le tracce dell’originale rivestimento in giallo e rosso. Altre erano destinate a luogo di culto, come la grotta-tempio (la prima dopo la salita) con un ingresso di 2 m per 2, un atrio e una grande camera sepolcrale. BAIA CHIA Località della costa meridionale, è famosa per il suo sistema di dune che si stende fino a Capo Spartivento e che dovrebbe diventare il cuore di una riserva naturale della Regione. Alle spalle delle spiagge di sabbia candida 41 si alza un cordone di dune alte fino a 24 m, su cui vivono contorti ginepri secolari, e uno stagno che d’inverno ospita garzette, aironi cinerini, svassi e altri migratori acquatici. Il paesino di Chia, una frazione di Domus De Maria, è formato da poche case, immerse nel verde di grandi piante di fichi, e da un paio di alberghi per le vacanze. La baia dall’acqua cristallina è chiusa da un promontorio dominato da una torre spagnola e da scogli rossi ricoperti dalla bassa macchia mediterranea. Ai piedi della torre si possono visitare i pochi resti del centro fenicio-punico di Bithia, menzionato da Tolomeo ma che non raggiunse mai l’importanza di Nora e Tharros. Della città, non ancora completamente portata alla luce e sommersa per secoli dal mare, sono rimaste alcune tombe fenicie, puniche e romane accanto alle rovine di un tempio dedicato probabilmente al dio Bes. Dintorni: il litorale fino a Capo Spartivento è tutto un susseguirsi di magnifiche baie, dune e pinete raggiungibili a piedi o lungo una strada sterrata. PULA - NORA Centro agricolo di origine recente, è famoso per i resort turistici di Santa Margherita, per il campo di golf e per le rovine di Nora, la città più antica della Sardegna. L’area archeologica si stende ai piedi di Capo di Pula, un promontorio ammantato di macchia mediterranea con una torre eretta nel XVI secolo dagli Spagnoli per difendersi dai corsari. Fondata dai Fenici tra il IX e l’VIII secolo a.C., Nora divenne sotto Cartagine il centro più importante dell’isola. La sua supremazia continuò con Roma tanto che nel 238 fu scelta come capitale della provincia sarda romana. Nel Medioevo venne abbandonata perché esposta alle continue incursioni dei pirati arabi. 42 LA SARDEGNA ZONA PER ZONA Ma nel frattempo il progressivo abbassamento del terreno aveva già coperto di acqua i tre porti. Poco resta del periodo punico anche se i ricchi corredi delle sepolture testimoniano un’intensa attività mercantile. Della città cartaginese si può ammirare il tempio dedicato alla dea della fertilità Tanit, su un’altura che domina tutto il complesso. Ben disegnata la città romana con il teatro, le terme, le abitazioni, le strade lastricate con rete fognaria. Di grande interesse i mosaici caratterizzati dall’uso quasi esclusivo dei colori bianco, nero e ocra. Molti ritrovamenti, comprese le iscrizioni puniche con la prima attestazione del nome Sardegna, sono conservate al Museo Archeologico di Cagliari. Le ceramiche sono invece esposte nel minuscolo Museo Archeologico locale. Gli scavi continuano nella zona del macellum, a ridossodell’area militare. Nei pressi sorge la chiesetta romanica di Sant’Efisio, costruita dai monaci Vittorini nell’XI secolo, meta dell’annuale processione che parte da Cagliar. QUARTU SANT’ELENA Cittadina alla periferia di Cagliari, è cresciuta vertiginosamente negli ultimi anni fino a diventare una delle più grandi dell’isola. Sorge ai margini delle saline e dello stagno omonimo, scelto come stabile dimora e come nursery da decine di coppie di fenicotteri che da qualche hanno vi nidificano. Davanti al moderno palazzo comunale sorge la Casa Museo Sa Dom ’e Farra, alla lettera “La casa della farina”, una grande abitazione padronale campidanese che raccoglie migliaia di attrezzi della tradizione quotidiana domestica e agricola del passato. Sono oltre 14.000 i pezzi raccolti in una vita dall’ex pastore Gianni Musiu. Gli oggetti sono ambientati in diverse stanze dedicate a lavori diversi, dalle selle e dai finimenti in cuoio dello stalliere ai carri e al mantice del fabbro. Interessante il frigorifero a neve che funzionava grazie alla neve raccolta in Barbagia, portata a Cagliari a dorso di mulo e conservata sottoterra in grandi contenitori di paglia. La casa comprendeva le abitazioni per i padroni e per un buon numero di CAGLIARI E IL SUD dipendenti, più i locali a porticato su un grande cortile, utilizzati per le lavorazioni domestiche e agricole, come la molitura, la preparazione del pane, la riparazione degli attrezzi. 43