Perversioni sessuali, manipolazione corporea e riti di iniziazione di

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Perversioni sessuali, manipolazione corporea e riti di iniziazione di
Perversioni sessuali, manipolazione corporea e riti di iniziazione
di Roberta Federico
1. Perversioni sessuali
Secondo una definizione di Umberto Galimberti (2000) la perversione sessuale è
un comportamento psicosessuale che si esprime in forme atipiche rispetto alla norma.
Krafft-Ebing (1953) definiva perversa ogni manifestazione dell‟istinto sessuale non
corrispondente allo scopo della natura, che sarebbe unicamente quello riproduttivo.
Mentre nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV) (1994) le
perversioni sessuali sono definite con il termine di parafilie. Queste perversioni sono
costituite da fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti e intensamente eccitanti
sessualmente, che in generale possono riguardare oggetti inanimati, la sofferenza o
l‟umiliazione di se stessi o del partner, o che coinvolgano persone non consenzienti o
bambini. Le parafilie assumono carattere di patologia quando i comportamenti, i desideri
sessuali o le fantasie diventano pervasive nella vita del soggetto provocando un disagio
significativo sul piano dell‟adattamento sociale e lavorativo. Se talune fantasie erotiche dal
carattere di superficiale perversione vengono vissute o agite sotto forma di gioco o in
modo simulato e sempre nel rispetto reciproco tra i partners, non si può parlare di parafilia
o di una perversione patologica, in quanto la relazione sessuale matura prevede la
possibilità di esprimere in modo armonico ed integrato, nelle luci e nelle ombre ricercate
della sensualità e nell‟intima reciprocità, i vari aspetti dell‟immaginario erotico. Per il DSM
IV (1994) ogni parafilia deve durare per almeno sei mesi ed essere presenti fantasie,
impulsi sessuali, o comportamenti ricorrenti, e intensamente eccitanti sessualmente che
comportino le azioni di cui sopra. Ogni “condotta sessuale” per essere definita parafiliaca
ha necessità di causare disagio clinicamente significativo o compromissione dell‟area
sociale, lavorativa o di altre aree importanti del funzionamento. Le principali perversioni
sessuali che sono prese in considerazione in ambito psicopatologico riguardano:
• la pedofilia,
• l‟esibizionismo,
• il voyeurismo,
• il masochismo,
• il sadismo,
• il frotteurismo,
• il feticismo,
• il travestitismo.
Le perversioni sessuali coinvolgono primariamente, ed in alcuni casi in modo quasi
esclusivo, il sesso maschile. Solo il masochismo ha un rapporto di 1 femmina su 20
maschi, rivelando come questa parafilia possa essere quella sicuramente presente nel
sesso femminile. (DSM-IV 1994).
Riassumiamo sinteticamente i caratteri salienti delle principali forme di perversione
sessuale, di cui alcuni sono integrati da una brevissima descrizione della parafilia in
questione vista dall‟ottica psicoanalitica:
Pedofilia
La Pedofilia è una perversione sessuale che comporta attività sessuale con bambini
prepuberi (generalmente di 13 anni o più piccoli). Secondo il DSM IV (1994) per poter
definire un soggetto pedofilo, questi deve avere almeno 16 o più anni, e deve essere di
almeno 5 anni maggiore del bambino. I soggetti pedofili possono esprimere il loro disturbo
commettendo abusi sui propri figli, o su figliastri o anche su bambini scelti al di fuori della
cerchia familiare, per esempio nell‟ambito lavorativo, se il pedofilo svolge un‟attività
relativa al mondo dell‟infanzia.
 Dal punto di vista psico-patologico, secondo G. O. Gabbard (1995) la pedofìlia è un tipo
di sessualità definibile come narcisistica, nel senso che il pedofilo vedrebbe il bambino
come una proiezione dell´immagine di sé. L‟ipotesi secondo la quale il pedofilo cerca i
rapporti sessuali con i bambini per fronteggiare un problema di impotenza, sembra non
essere sostenibile. L´idea che i pedofili soffrano di una patologia narcisistica è oggi
l´ipotesi più accreditata, infatti l´attività sessuale con bambini prepuberi rafforzerebbe la
fragile stima di sé del pedofilo.
Esibizionismo
L´esibizionismo è una perversione sessuale che comporta l´esposizione dei genitali
ad un estraneo. Qualche volta il soggetto si masturba mentre si mostra (o mentre
fantastica di mostrarsi). L´insorgenza del disturbo avviene di solito prima dei 18 anni,
anche se il disturbo può cominciare in età più avanzata.
 Dal punto di vista psico-patologico le azioni esibizionistiche possono insorgere come
conseguenza di un‟umiliazione subita da parte di una donna. Nell‟atto esibizionista il
soggetto si vendicherebbe dell‟umiliazione subita scioccando delle sconosciute. Gli
esibizionisti rivelerebbero una profonda insicurezza circa la propria virilità.
Voyeurismo
Il voyeurismo comporta l´atto di osservare soggetti ignari mentre sono nudi, si
spogliano, o sono impegnati in attività sessuali. L´atto di guardare comporta l´eccitazione
sessuale, e di solito non viene ricercata alcuna attività sessuale con la persona osservata.
L´orgasmo, di solito indotto dalla masturbazione, può insorgere durante l´attività
voyeuristica, o più tardi in risposta al ricordo di ciò a cui il soggetto ha assistito. L´esordio
del comportamento voyeuristico avviene di solito prima dei 15 anni. Il decorso tende ad
essere cronico (DSM-IV).
 Psico-patologia: Otto Fenichel (1951) ha associato il voyeurismo ad una fissazione
inconscia al momento in cui il soggetto, da bambino, vide o sentì per la prima volta i propri
genitori avere un rapporto sessuale. Tale evento, in psicanalisi, prende il nome di scena
primaria.
Masochismo Sessuale
Il masochismo sessuale comporta l´atto (reale, non simulato) di essere umiliato,
percosso, legato o di essere fatto soffrire in altro modo. Le pratiche masochistiche sono
molteplici e possono prevedere l‟uso di oggetti o la messa in atto di condotte attraverso cui
si subisce una sofferenza che viene sempre e comunque inflitta da un partner. La pratiche
masochistiche possono condurre a morte per incidenti occasionali che si possono
verificare nel corso delle pratiche stesse.
Sadismo Sessuale
Il sadismo è l‟altra faccia del masochismo, nel senso che a provocare l‟eccitamento
sessuale sono azioni tese ad infliggere sofferenze ad un partner. Anche in questo caso, le
pratiche sadiche prevedono l‟uso di mezzi che possono essere letali. Spesso le fantasie
sadiche provocano profondi sensi di colpa che divengono disadattivi per il soggetto che ne
soffre.
 Medard Boss (1998) si è occupato di perversioni sessuali in ambito analitico
esistenziale. A proposito di sado-masochismo egli afferma che i soggetti vittime di questo
disturbo, sono persone che a causa di specifici fattori traumatici intercorsi nell‟infanzia si
ritrovano nell‟impossibilità di essere-nel-mondo amando. L‟atto sadomasochista
scaturirebbe da un profondo bisogno di dare e ricevere amore, comune a tutti gli esseri
umani, il cui soddisfacimento viene impedito da una sorta di insensibilità (fisica nel
masochista e percettiva nel sadico) che si cerca di eliminare provocando il dolore, che
serve a far sentire “emotivamente viva” ed umana la relazione tra un “Io” ed il “Tu” che
altrimenti verrebbe vissuta come fredda, insensibile, inesistente.
Frotteurismo
Il Frotteurismo comporta il toccare e lo strofinarsi con i genitali contro una persona
non consenziente. Si manifesta generalmente in posti affollati (per es., marciapiedi affollati
o mezzi di trasporto pubblico). Mentre il soggetto mette in atto i toccamenti con i propri
genitali (da vestito) al corpo di un‟ignara donna, di solito fantastica una relazione esclusiva
di intimità con la vittima. Comunque, egli si rende conto che per evitare possibili
procedimenti giudiziari, deve evitare di essere scoperto dopo aver toccato la sua vittima.
Ciò comporta spesso forti stati d‟ansia che provocano sofferenze al soggetto.
Feticismo
Il feticismo comporta l´uso di oggetti inanimati (il “feticcio”) per ottenere eccitazione
sessuale e piacere. Tra i più comuni oggetti feticistici vi sono mutande, reggiseni, calze,
scarpe, stivali, o altri accessori di abbigliamento femminile. Di solito il feticcio è necessario
per l´eccitazione sessuale, e si può comprendere come questa perversione possa
comportare una limitazione alla libertà di gratificarsi attraverso l‟incontro amoroso se
questo non viene mediato dall‟oggetto feticista.
 La Parafilia può esordire nell´adolescenza, sebbene il feticcio possa essere stato
investito di significato particolare già nella prima fanciullezza. Una volta instauratosi, il
Feticismo tende ad essere cronico.
Travestitismo
Il travestitismo comporta l´indossare abbigliamento del sesso opposto. Di solito il maschio
colleziona indumenti femminili con cui di tanto in tanto si traveste. Quando è travestito, in
genere prova piacere, immaginando di essere sia il maschio soggetto che la femmina
oggetto della sua fantasia sessuale. Questo disturbo è stato descritto solo in maschi
eterosessuali.
 Il travestitismo non viene diagnosticato quando il travestimento si manifesta
esclusivamente nell´ambito del transessualismo, che è un disturbo dell‟identità di genere
in cui il soggetto sente di appartenere al sesso opposto a quello genitale. Un maschio
affetto da transessualismo si veste da donna perché si sente donna; un maschio affetto da
travestitismo si veste da donna perché ciò lo eccita sessualmente. Il disturbo più spesso
insorge con travestimenti già nella fanciullezza o nella prima adolescenza.
Esistono, inoltre, delle forme di parafilia che, poiché non soddisfano i criteri
diagnostici per nessuna delle precedenti perversioni, rientrano nella categoria diagnostica:
Parafilia Non Altrimenti Specificata (NAS).
Gli esempi includono, ma non si limitano a:
 Scatologia telefonica. Telefonate oscene.
 Necrofilia. Attrazione sessuale per i cadaveri.
 Parzialismo. Attenzione esclusiva per una parte del corpo.
 Zoofilia. Attrazione sessuale per gli animali.
 Coprofilia. Uso delle feci per l‟eccitazione sessuale.
 Urofilia. Uso delle urine per l‟eccitazione sessuale.
 Clismafilia. Uso dei Clisteri per l‟eccitazione sessuale.
Dimensioni Psicopedagogiche
La strutturazione delle perversioni sessuali, come insegna la psicologia, avviene in
età infantile. Se vogliamo analizzare il problema delle perversioni, facendo un‟accurata
riflessione sul tema, dobbiamo inquadrarlo in una dimensione più ampia: l‟educazione alla
sessualità.
I problemi relativi al corretto sviluppo psicosessuale non sono solo quelli che riguardano le
perversioni sessuali, ma tutte quelle condizioni che impediscono all‟individuo di essere
libero di amare in modo pieno, non condizionato da fattori subculturali, sessuofobici o
psicopatologici che mortificano l‟essere che vuole amare pienamente, nel modo più
maturo e più specificamente umano.
Chi si occupa di formazione deve conoscere quale sia la strada che può favorire un
corretto sviluppo psicosessuale nel bambino, evitando ciò che lo può predisporre a
situazioni di anomalia della realizzazione sessuale nel suo futuro.
Se, come afferma Medard Boss (1998), il soggetto perverso è una persona a cui nel
corso della sua evoluzione psicosessuale è stato impedito di essere-nel-mondo-amando,
si assume, innanzi tutto, la certezza che l‟essere umano, anche attraverso l‟atto perverso,
ricerca l‟amore nella relazione.
Riveste, quindi, un‟importanza fondamentale l‟educazione all‟amore. Educare
all‟amore nel senso della psicologia umanistica significa educare alla relazione
interpersonale, all‟espressione delle emozioni, al contatto empatico, allo scambio
autentico.
Solo chi saprà emozionarsi sentendosi dire “ti voglio bene” non cercherà alternative,
spesso dolorose, per sentire di essere vivo.
2. Forme estreme di manipolazione corporea
Per forme estreme di manipolazione corporea intendo quella gamma eterogenea di
esperienze che, perseguendo il superamento del limite, attingono stati alterati di
coscienza. E‟ il caso delle esperienze sciamaniche o di meditazione profonda, sulla cui
liceità nessuno oserebbe pronunciarsi in quanto per così dire autogene; ma anche di tutte
quelle modificazioni inflitte al corpo artificialmente, che vanno dalle perfomances di bodymodification (piercing, tatuaggi, scarificazioni1, marchiature a fuoco) alle pratiche di sesso
La scarificazione consiste in incisioni, tagli della pelle (con coltelli, rasoi, conchiglie, pietre affilate, ecc.) bruciature, allo scopo di produrre
cicatrici permanenti. Ogni cicatrice viene soffregata varie volte con polveri e prodotti coloranti e lasciata a lungo aperta, finché la particolare
pelle cheloide dei popoli africani non si cicatrizzi con forte evidenza plastica. I motivi preferiti sono solitamente di tipo geometrico, ma a volte
vengono incisi animali stilizzati. Ogni etnia aveva i propri simboli. Sovente le donne avevano imponenti scarificazioni sul ventre, che ne
costituivano anche l'attrazione sessuale. Come il tatuaggio e la mutilazione, la scarificazione era considerata segno di qualificazione sociale, e
parecchie donne affermavano che senza quei segni non si sarebbero mai sposate. Un'importante documentazione di questa pratica si trova
nelle fotografie di Leni Riefenstahl, che eseguì vari servizi fotografici in Africa attorno agli anni Settanta del secolo scorso (Riefensthal, 2005).
in particolare presso il popolo dei Nuba. Nonostante sembrino intollerabili agli occidentali, le scarificazioni femminili erano fortemente
attrattive per i gli uomini dei vari clan, che non sopportavano la pelle liscia, ma preferivano accarezzarne le escrescenze. Lo testimonia un
canto d'amore bantù: “Che meraviglia il seno di Lie, gonfio come frutti di papaia!/La loro pelle, prima muta, liscia e insipida/Ora ha scalini
regolari/Che portano alla loro sommità!/Percorrerli con le dita e con la bocca/Vederli così rilevati/Come gradini di un tempio/È un piacere che
esalta il desiderio e l’amore;” (Rovesti, 1977, pag.18). Impropriamente identificata con il tatuaggio, la scarificazione è diffusa soprattutto in
Africa centrale ed in Nuova Guinea, sebbene molti governi locali le abbiano proibite. Questo processo venne utilizzato anche dalle popolazioni
nordiche in epoca romana. Ad esempio gli storici romani affermavano che i Goti si incidessero le guance per non far crescere la barba. Questo
fine rimane molto dubbio, ma di fatto testimonia la pratica della scarificazione anche in epoca romana.
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estremo, che trattano il corpo come “la più ricca macchina da apprendimento sensoriale
del mondo” (Cooper 1995, 6).
In tutti questi casi, la disciplina corporea arriva a ridefinire le categorie di spaziotempo, esplorando opportunità sensitive e cognitive che mirano a percepire possibilità
inesplorate del nostro campo energetico. Il punto di vista che intendo sostenere è che i
processi trasformativi indotti dalle tecniche autogene, così come quelli derivati da pratiche
che una psicologia normativa definirebbe perverse, appartengono alla medesima area; la
comprensione di questo fatto è possibile soltanto a patto che una “psicologia delle buone
opere” faccia posto a una psicologia perversa, se ci teniamo al significato del latino
pervertere = sconvolgere, rivoltare completamente, mettere sottosopra.
Allora le forme di manipolazione corporea appaiono come delle immagini pervertite
che hanno la funzione di alterare il punto di vista del nostro campo di coscienza. Come
scrive Thomas Moore, “un‟immagine pervertita può essere considerata uno dei „simboli
della trasformazione‟” (Moore 1990, 107). Sotto questa luce, le immagini erotiche perverse
costituiscono un‟evocazione dell‟Ombra, indispensabile per superare l‟innocenza, con la
sua negazione degli aspetti ambivalenti della passione amorosa
Nel cosiddetto sesso estremo, accezione larga che comprende esperienze sessuali
che esplorano i limiti sensoriali attraverso quelli che potremmo chiamare rituali
dell‟eccesso, alcuni dei temi citati vengono per così dire visti alla moviola. Si tratta
certamente di comportamenti che sarebbe legittimo includere nel capitolo della
psicopatologia sessuale. Ma sarebbe riduttivo e forse anche difensivo, se è vero – come
sostiene Guggenbühl-Craig – che “l‟ombra, […] il lato oscuro e distruttivo, può essere
sperimentato attraverso la sessualità” (Guggenbühl-Craig 1973, 549). Nel processo di
individuazione, infatti, occorre prendere contatto con l‟Ombra e con le polarità
Anima/Animus; e nella vita psichica tutto, anche la cosiddetta psicopatologia, concorre
all‟individuazione.
Così le immagini perverse mettono in contatto con l‟Ombra; mentre le fantasie
sessuali e le pratiche sessuali non procreative, che giocano nella vita degli esseri umani
una parte senza dubbio superiore a quella occupata dalle pratiche cosiddette normali,
sono altrettanti modi di entrare in relazione con la fenomenologia Anima/Animus. Vista
così, “la psicopatologia non significa più lo studio delle forme inferiori della vita psichica
ma lo studio delle variazioni nel processo di individuazione” (Guggenbühl-Craig 1973,
555).
Allora c‟è un telos in ogni sintomo, e non è azzardato riferire certi aspetti del
sadomasochismo (S/M) al tentativo di esperire il lato oscuro di Dio. D‟altra parte, la resa è
la vera essenza dell‟atteggiamento religioso; non per caso muslìm è “colui che si
abbandona a Dio”, mentre Islàm significa “abbandono” e anche “sottomissione”.
Sottomissione a Dio, certo; ma per estensione sottomissione alla vita. E azzardiamo che la
sottomissione all‟altro, che ha tanta parte nei vincoli dell‟eros, muova dalla stessa area
esperienziale che permette la sottomissione all‟Altro caratteristica del sentimento
creaturale.
La schiavitù fa parte del desiderio, qualunque ne sia l‟oggetto. Non fa meraviglia
sapere che, nell‟antica Grecia, le statue delle dee venivano legate e liberate ritualmente
dalla sacerdotessa del tempio. D‟altra parte, in certe esperienze di sesso estremo che
implicano un certo grado di deprivazione sensoriale si giunge a percepire l‟abbandono e il
superamento del guscio egoico. Anche il porsi come cosa nelle mani dell‟altro, aspetto
centrale dell‟universo S/M, comporta uno svuotamento dell‟ego. Così come la sospensione
dell‟atto sessuale in un perenne “presente eccitatorio”, tipico di certe esperienze S/M,
ricorda l‟enfasi tantrica sulla ritenzione del seme e certe descrizioni del Vuoto del
buddhismo Mahayana.
Nel feticismo, poi, si realizzano una sospensione di tutti gli scopi e un annullamento
della soggettività, il feticcio ponendosi come memento religionis o addirittura come
memento dei (Perniola 1994).
Non stiamo evidentemente facendo l‟apologia di una sessualità senza vincoli; al
contrario, il fatto che le vette dell‟esperienza erotica rientrino nella fenomenologia del
sacro e che comportino di conseguenza un pericoloso contatto con il mana implica che
non si tratta di promuovere una nuova forma di liberazione sessuale. Non a caso il
movimento che fa riferimento al sesso estremo parla di erotismo antagonista.
Ritengo che si debba analizzare il fenomeno del neo-tribalismo, che spinge molti
giovani verso una svariata gamma di modificazioni corporee: forme reversibili come i
mehndi – decorazioni realizzate con l‟henné – e il body-painting; e forme estreme come
tattoos, piercing, scaring, branding.
Sono espressioni della Body Art, che “[…] sarebbe oggi […] l‟ultima frontiera per
ritrovare l‟autenticità dell‟esperienza e, attraverso le sofferenze fisiche, riappropriarsi della
spiritualità non mediata” (Calamandrei 2000). La Body Art comprende anche l‟attività della
francese Orlan, le cui performances consistono nell‟esporre il proprio corpo
chirurgicamente modificato; o del cipriota Stelarc, che si sospende nel vuoto appeso ad
uncini conficcati nella pelle, ingoia sonde endoscopiche per mostrare l‟interno del proprio
corpo e – vero cyborg – danza con una protesi robotica consistente in un braccio aggiunto.
“Di fronte a questi scenari fantascientifici le teorie analitiche con le loro zone erogene, la
libido, i sintomi somatici ecc… impallidiscono e appaiono tentativi ingenui di rincorrere una
realtà più veloce delle fantasie stesse” (Liotta 1995, 160).
3. Riti di iniziazione
Parlando di modificazioni corporee estreme, vere e proprie mutilazioni, si può fare
un richiamo pertinente ai riti di iniziazione, che hanno lo scopo di rompere i legami primari
mediante quelle che sono state definite cerimonie della seconda nascita (Bettelheim
1962).
Golem è una rivista telematica che annovera tra i suoi fondatori Umberto Eco. Nel
numero 21, gli psichiatri Franca Pezzoni e Giacinto Buscaglia hanno messo in rete un
articolo dall‟eloquente titolo “Riti antichi, moderne usanze”. Vi si pone in relazione
cybernavigazione e riti dionisiaci, confrontando criticamente le analogie tra quanto avviene
nelle comunità virtuali e quanto avveniva nei riti dionisiaci. Gli Autori elencano alcuni punti
di contatto, che riporto di seguito (Pezzoni e Buscaglia 1999):
• Limitazioni dell‟esperienza sensoriale.
• Anonimato e assunzione di altre identità.
• Parificazione dello status sociale.
• Ampliamento dei limiti spazio-temporali.
• Alterazione dello stato di coscienza.
• Accesso a relazioni multiple.
• Dipendenza.
• Proselitismo ed epidemia.
• Trasgressione.
• Resistenza.
Come al solito, dunque, il (dio) rimosso ritorna. La gran parte dei fenomeni descritti
nel presente lavoro rientra in effetti nella fenomenologia di Dioniso, con delle sfumature
saturnine date dall‟ossessiva ritualità e da un certo sapore “dark”. Abbiamo visto come
l‟erotismo promuova l‟uscita dal dall‟Io; allo stesso modo, Dioniso spersonalizza,
assottigliando la cesura tra l‟Io e l‟ambiente. Dioniso, in verità, sfuma i confini che regolano
la dialettica delle coppie polari: bene/male; maschile/femminile; piacere/sofferenza;
conscio/inconscio; in ultima analisi vita/morte. Le droghe, soprattutto quelle allucinogene,
gli appartengono, a cominciare da quella droga collettivamente accettata e pertanto
addomesticata che è il vino. Ne deriva che ogni fenomenologia di Dioniso è toccata dalla
mania. Come dice Socrate nel Fedro (244 D):“La mania che proviene dal dio è migliore
dell‟assennatezza che proviene dagli uomini” (Platone 1991, 554).
Tra le caratteristiche che apparentano i cybernauti e i dionisiaci, come abbiamo
visto, c‟è l‟epidemia. Ora, epidemìa era detto il rumoroso ingresso con cui una combriccola
di ragazzi ubriachi e travestiti da donna entrava nei villaggi durante le feste dedicate a
Dioniso (Zolla 1998): l‟ebbrezza vi trovava posto insieme a una confusione di genere che
richiama alla mente il moderno transgender (Helena Velena 1995).
Feste segrete triennali celebravano Dioniso nell‟Ade. Era l‟occasione per flagellare
le menadi, baccanti divine al seguito di Dioniso. Persistenze di queste cerimonie si
ritrovano nel Medioevo e in particolare nel movimento dei flagellanti che dal „200 all‟inizio
del „400 attraversò l’Europa in un fragile equilibrio tra ortodossia ed eresia. “Nel maggio
del 1260 […] non si sentono più risuonare se non canti lugubri, scanditi dai colpi di frusta,
che proseguono tutta la notte, alla luce delle torce” (Magli 1977, 81-82).
Sembra veramente di assistere a una saturnizzazione di Dioniso. L‟accento sul
sangue, equivalente del vino caro a Dioniso e simbolo di vita, è molto forte. D‟altra parte,
la trasformazione dell‟acqua in vino (Giovanni 2, 1-11) è un miracolo dionisiaco, come
attesta Pausania. La Festa dei Folli, il risus paschalis, molti aspetti del carnevale sono
altrettante sopravvivenze dei culti dionisiaci. In Francia, all‟inizio del carnevale, veniva
incoronato un Papa dei Folli e si svolgeva la Festa degli Innocenti, nel corso della quale,
per di più in chiesa, venivano rappresentate parodie della liturgia ecclesiastica. All‟aperto, i
giovani tagliavano rami freschi con i quali frustavano le ragazze: l‟iniziazione della puella,
che attraverso una sofferenza non priva di valenze erotiche conosce un‟attenuazione
dell‟innocenza, richiama fortemente l‟immagine della solenne iniziazione dionisiaca del
celebre affresco pompeiano della “Villa dei misteri”.
In generale, gli elementi erotici sono molto forti nel culto di Dioniso. “Le erme
dionisiache recano un membro proteso e questo è esibito durante le processioni. Satiro
(sathêritos) voleva dire membro gonfio […]. Si rammenti infine che tralcio di grappoli,
oschos, vuol dire anche scroto” (Zolla 1998, XXXI). “La cristiana malizia di Clemente
Alessandrino ricorda Dioniso come choiropsàles, „colui che tocca la vulva‟: anzi, che sa
farla vibrare con le dita come le corde di una lira” (Calasso 1988, 60). Tuttavia, come
d‟altra parte avviene nella vita, questa capacità non procede da un accentuato
maschilismo bensì da una felice integrazione del femminile. “[…] Dioniso è il dio che ha
suprema familiarità con le donne. […] Dioniso è l‟unico dio a cui non occorre mostrarsi
virile, neppure in guerra. Quando il suo esercito muove verso l‟India, somiglia a un
clamoroso corteo di ragazze” (Calasso 1988, 59-60). Non a caso “Dioniso fa della donna
la guida del tìaso” (Zolla 1998, XXIII).
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