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SanTorinese Mauro 25 ATTUALITÀ – Fabio ha 5 anni e da sei mesi vive assieme alla sua famiglia ospite dei Padri Somaschi di villa Speranza Ilpiccoloromchesognadifareilcarabiniere Domenica ha coronato il suo sogno: essere fotografato in compagnia delle forze dell’ordine A scuola ci va molto raramente. Non capisce la lingua, in primis. E già questo è un ostacolo non da poco. Magari, e sarebbe comprensibile, ha anche qualche piccolo problema di ambientamento. Fino a pochi mesi fa abitava nel campo rom di Lungo Stura Lazio. Ora si ritrova in un’aula scolastica, seduto dietro a un banco, circondato da bambini più grandi di lui che lo guardano un po’ come fosse un alieno. C’è da stupirsi se non gli viene voglia di correre a scuola tutte le mattine? Occorre quindi una motivazione per invogliarlo. E un giorno spunta fuori l’idea geniale. Il piccolo Fabio, 6 anni ancora da compiere, ha una grande passione: la divisa. “Da grande voglio fare il carabiniere” ripete ogni volta che gliene capita l’occasione. Passione bizzarra per un ragazzino di etnia rom, ma tant’è. I volontari delle parrocchie e dell’Unità Pastorale colgono la palla al balzo. “Se andrai a scuola e ti comporterai bene, ti faremo conoscere di persona le forze dell’ordine di San Mauro” gli promettono. Detto, fatto. Il ragazzo inizia a frequentare le lezioni, s’impegna, vince la sua timidezza e si appassiona pure un poco. Insomma, si guadagna il premio. Che non tarda ad arrivare. Vestito a festa, pettinato da bravo ragazzo con la riga di lato, Fabio si presenta domenica 2 novembre alla Festa delle Forze Armate. Il suo sorriso è senza ombra di dubbio la cosa più luminosa nel raggio di chilometri e chilometri, nonostante il sole splenda in maniera inconsueta, per essere il primo giorno di novembre. Tenuto per mano dal presidente SAN MAURO Giangualano si dimette da AD Alternativa Democratica perde un pezzo. E si sgancia quasi completamente da quella “componente Udc” che si portava dietro dalle elezioni. Paola Giangualano, membro del direttivo di Ad, ha infatti rassegnato le dimissioni dalla civica sanmaurese. La decisione era già nell’aria da giorni: dopo l’ultima divergenza interna era chiaro che i rapporti fossero ormai compromessi. La riappacificazione, dopo la riunione-bufera in cui si è consumata la rottura tra Ad e Paola Antonetto, in ogni caso, non è mai avvenuta. “La mia decisione è conseguenza inevitabile di quanto successo nelle scorse settimane - commenta Paola Giangualano -. Io non mi sono trovata d’accordo con la linea, non mi sono trovata PAOLA GIANGUALANO d’accordo con le modalità utilizzate per comunicare all’esterno quanto successo con Paola Antonetto. Ero e rimango dell’idea che se anche ci fossero state divergenze, tutto si poteva limare e appianare, con un po’ di volontà. Invece si è fatto l’opposto”. Giangualano ammette di non aver condiviso né la scelta di chiedere le dimissioni a Paola Antonetto (“Lei è stata scelta dagli elettori, il posto di consigliera comunale le spetta”) né le modalità con cui la scelta è stata applicata (“si sarebbe potuto divulgare dell’Associazione Nazionale Carabinieri (in prima linea per esaudire il desiderio del piccolo Fabio), Francesco Donnarumma, si piazza lì tra il maresciallo dei carabinieri Massimo Furfaro e il sindaco Ugo Dallolio, e si gode il suo momento. Le macchine fotografiche scattano, lui si mette le mani davanti alla bocca in un misto di timidezza e felicità. Sorride sotto i baffi. Probabilmente per parecchio tempo si ricorderà di questo giorno. Fabio è il più giovane compoil tutto con un comunicato condiviso tra i membri del direttivo. Io, invece, sono stata lasciata all’oscuro”). Le sue dimissioni, poi, sono anche frutto del fatto che “Alternativa Democratica non dà garanzie in fatto di onestà e di coerenza, al contrario di Paola Antonetto, cui è impossibile non riconoscere queste due qualità. Sono rimasta molto delusa dal comportamento di AD, mi sono sentita defraudata del diritto di parola e di opinione”. Ad ogni modo, l’addio non è un’uscita di scena dalla vita politica cittadina. La sanmaurese non nasconde che “se mi sarà data l’opportunità”, continuerà a fare qualcosa per il paese in cui vive. “Non so in quale posizione, ma vorrei dare ancora il mio apporto: l’attuale amministrazione non risponde alle esigenze dei cittadini. Cercherò di lavorare con persone che mi daranno garanzie di onestà e di coerenza”. L.Sch. nente di una famiglia rom di 8 persone ospite, a Villa Speranza, dei Padri Somaschi di San Mauro. Una famiglia fortunata, se vogliamo, inserita nel progetto “La città possibile” (gestito da 6 organizzazioni per conto della Città di Torino: la cooperativa Animazione Valdocco, l’associazione AIZO, Italiana Zingari Oggi, la Croce Rossa Italiana, la cooperativa Sociale Stranaidea, la cooperativa Sociale Liberitutti e l’associazione Terra Del Fuoco) ideato per favorire l’integrazione della popolazione rom in territorio italiano. Da sei mesi a questa parte, Fabio e i suoi sette parenti vivono a Villa Speranza. Il nonno è un musicista: suona il sax, e pare sia pure bravo. Chiede l’elemosina esibendosi per strada. Spesso, poi, la nuora lo accompagna cantando con la sua bella voce, gli altri parenti invece ballano. Tutti insieme si esibiscono in occasione di feste e matrimoni. Una famiglia di artisti. Il loro processo di inserimento all’interno della comunità sanmaurese, iniziato prima dell’estate, procede finora a gonfie vele. La buona volontà, da parte loro, c’è tutta. Ci fosse anche la possibilità di trovare un lavoro, forse staremmo qui a raccontare un’altra storia. Ma tant’è. In assenza di un impiego fisso, gli adulti della famiglia fanno qualche piccolo lavoretto, aiutano come possono i Padri Somaschi, si danno da fare. I giovani, intanto, vanno a scuola. Fabio frequenta le elementari alla Allende di Sant’Anna, Denis invece fa terza media alla Silvio Pellico. Saranno tutti ospiti di Villa Speranza fino a fine 2015, imprevisti permettendo. Il merito della buona riuscita del progetto è però anche della comunità sanmaurese, stando ai racconti di chi lavora a stretto contatto con la famiglia protagonista del progetto “La città possibile”. San Mauro, infatti, ha accolto in maniera sorprendentemente positiva i “nuovi cittadini” provenienti dal campo di Lungo Stura Lazio. Lo hanno fatto i volontari delle parrocchie dell’Unità Pastorale 29, lo hanno fatto i parroci, lo hanno fatto i Padri Somaschi, il personale delle scuole sanmauresi, le associazioni locali, persino il mondo politico. Tutti hanno dato il loro contributo per aiutare, come possibile, i neoarrivati. “San Mauro è un perfetto esempio che testimonia come l’integrazione sia possibile. Per fortuna, è solo uno dei tanti esempi” spiega Sergio Durando, direttore della Pastorale Migranti. “Da anni cerchiamo di creare percorsi di lavoro e occasioni di incontro con le comunità rom e sinthe, con l’obiettivo di vincere i pregiudizi e i falsi miti che si sono creati. In Italia non c’è nessuna invasione di zingari: ce ne sono 160mila. In Spagna sono 800mila, in Romania 2milioni, in Slovacchia sono addirittura superiori alle altre etnie. E la Slovacchia non è un campo nomadi a cielo aperto”. Insomma, una strada per cambiare le cose ci sarebbe. Alcuni la stanno già percorrendo, altri probabilmente la inizieranno a breve. Perché la violenza, l’espulsione e l’allentamento non possono essere le uniche risposte al problema rom. C’è tanto da lavorare, questo è sicuro. Ma San Mauro è già a buon punto. La risposta che ha dato va in una direzione inequivocabile. Luca Schilirò ILCASO – Nel “caso Gesconet” scoperchiato un Vaso di Pandora Lospettrodella‘ndrangheta Lo scorso 21 ottobre la Guardia di Finanza ha sequestrato beni per centinaia di milioni di euro ai danni dell’azienda Gesconet, indagando 62 persone per reati di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, riciclaggio e reati tributari. La cooperativa Gesconet si occupa di trasporti, facchinaggio, pulizie e vigilanza privata. Il Movimento 5 Stelle ha sollevato il caso, tanto in Parlamento quanto in Regione Piemonte. Pare infatti che “come emerge da diverse ricostruzioni giornalistiche, presso la sede centrale di San Mauro Torinese i vertici della cooperativa avrebbero intrattenuto rapporti con pericolosi esponenti della ‘ndrangheta” scrive in un’interrogazione la consigliera regionale Francesca Frediani. La società Gesconet non aveva veri e propri confini, aveva sedi in mezza Italia e clienti che andavano dalla Camera dei Deputati al Comune di Roma passando per le Poste. Gli ideatori del sistema sarebbero il titolare del consorzio, Pierino Di Tullio, e il suo ex braccio destro Maurizio Ladaga. L’elemento delle relazioni con la ‘ndrangheta emergerebbe da un articolo del Fatto Quotidiano risalente al 2011, in cui viene scritto che “al quartier generale di San Mauro (della TNT, ndr) arrivavano in visita di lavoro personaggi con un pedigree di tutto rispetto, a cominciare da Davide Flachi, figlio di Pepè, uno dei capi clan della ‘ndrangheta radicata al Nord, cognome pesante, decine di pagine di cronaca nera spese per raccontare le sue imprese criminali. A San Mauro veniva anche un personaggio insospettabile, un ex colonnello dei carabinieri passato alla security privata, ritenuto troppo amico dei rampolli delle ‘ndrine”. Questo come evidenza per sostenere la tesi che “la scalata agli affari della Tnt è una tipica manifestazione della criminalità mafiosa, realizzata grazie a relazioni particolari” come scritto dagli inquirenti che nell’aprile del 2011 misero sotto la lente d’ingrandimento sei filiali lombarde della Tnt per possibili infiltrazioni della ‘ndrangheta. M.R.