Bikini - Ruotalibera Bari

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Bikini - Ruotalibera Bari
ORGANIZZAZIONE
Roccaldo Tinelli
“Bikini .... bike nel Salento”
Tour cicloescursionistico in Salento
PROMOZIONE
Raffaele Sforza
ELABORAZIONE CARTINE
Roberto Troysi
TESTI
Roccaldo Tinelli
Silvano Palamà
PROGETTO GRAFICO
Lucia Masciopinto
A cura di
Roccaldo Tinelli
Ringrazio l’amico Marco Daurù e quelle Amministrazioni Pubbliche
che, collaborando, hanno percepito la validità dell’iniziativa.
Ruotalibera Bari
Associazione di ciclisti urbani
Questa pubblicazione, fuori commercio, è stata realizzata da Ruotalibera, Via
Bonazzi 35, Bari (tel/fax 080/5236674). E’ vietata la riproduzione anche parziale.
Finito di stampare nel mese di settembre 1998.
PREFAZIONE
Ci sono dei posti capaci di suscitare sensazioni così forti da risultare
indelebili nella nostra mente. Forse i paesaggi incantati, le brezze
marine ed i profumi della terra, forse i volti della gente ed i ritmi delle
nenie e dei canti, forse gli echi ancestrali delle mille vicende vissute,
lontanissime nel tempo, ma per sempre presenti nell’aria, forse tante
altre cose ancora creano intorno ad essi un’aurea quasi magica, un
richiamo irresistibile per chi non li conosce ed uno struggente
desiderio di tornarci per chi ci è già stato.
Il Salento è proprio uno di questi posti ammaliatori, un lembo proteso
nel Mediterraneo che, a dispetto dell’isolamento economico odierno, è
stato ed è, come dice una canzone di successo, l’ombelico del nostro
mondo, il punto di approdo o di passaggio delle disperazioni e delle
speranze di quanti cercano di imporre il proprio diritto alla vita, ma
anche un’ambita terra di conquista per la ricchezza dei suoi frutti.
Mille vicende, mille popoli, mille drammi stratificatisi nel tempo e
metabolizzati non solo dalla gente ma anche dal paesaggio fino al
punto di assumere carattere di peculiarità, di divenire appunto il
“Salento”.
In omaggio a tutto ciò, siamo tornati pertanto a riproporre una
cicloescursione itinerante nel Salento accompagnandola, questa volta,
con la realizzazione di un road-book che possa consentire, anche al di
fuori della manifestazione, di ammirare gli aspetti più caratteristici di
questa terra.
Questo road-book, di fatto, costituisce la prosecuzione del lavoro
iniziato nel 1997 con la realizzazione della guida “Tra due mari, sui
luoghi di Federico II e della Magna Grecia”, nella quale veniva
illustrato un percorso ciclabile che partendo da Barletta si concludeva
dopo aver attraversato quattro province, a Bari, passando per Andria,
C. del Monte, Altamura, Matera, Montescaglioso, Metaponto,
Taranto, Pulsano, Manduria, Oria, Ceglie Messapica, Ostuni, Fasano,
Castellana G. e Turi.
Ora, innestandoci su questo percorso a T.re Boraco (Manduria),
illustreremo quello che, a nostro avviso, è l’itinerario ciclabile più
adatto per visitare ed ammirare il Salento in un arco di tempo che può
oscillare, a seconda delle esigenze, dalle tre alle cinque giornate.
Il percorso segue il periplo della penisola salentina partendo, appunto,
da T.re Boraco, per concludersi a Brindisi. Questo percorso, che si
sviluppa tutto lungo la viabilità costiera, è poi collegato da due
itinerari trasversali.
Uno più a nord che, partendo da Casalabate sull’Adriatico, raggiunge
lo Jonio a Porto Cesareo, passando per S. Maria di Cerrate, Lecce,
Copertino e Leverano; l’altro più a sud parte da S. Caterina sullo
Jonio, e, dopo aver attraversato Nardò, Galatone, Galatina e Soleto,
raggiunge Sternatia dove si biforca ulteriormente per consentire una
migliore conoscenza della Grecìa salentina e delle ricche
testimonianze dolmeniche.
NOTE GENERALI SUGLI ITINERARI
Questa guida è stata ideata e realizzata per fungere da supporto
logistico a quanti utilizzano la bici come mezzo di locomozione per
visitare ed ammirare una determinata regione.
Partendo, pertanto, da questa idea alla guida non si è dato il taglio
tipico del manuale turistico ma quello più specifico di un promemoria
di viaggio, un road-book con terminologia europea, con lo scopo
precipuo di illustrare nella maniera più chiara ed inequivocabile il
percorso ciclabile. Motivi logistici hanno consigliato di impostare il
tour come circuito chiuso con partenza ed arrivo da Lecce, che
costituisce la città più facilmente raggiungibile sia in auto che in treno.
Quindi, il percorso si sviluppa in senso antiorario in modo da poter
avere il mare, con le sue irresistibili attrattive, sempre sulla destra; e
ciò per motivi di sicurezza, in quanto così facendo si eliminano o
quanto meno si riducono al minimo gli attraversamenti della sede
viaria.
Altimetricamente il percorso non presenta alcuna difficoltà come si
può facilmente intuire ove si consideri che le Serre, le colline
salentine, non superano i 200 m; in effetti le uniche difficoltà sono le
brevi risalite dal mare, alquanto ripide dove la costa è alta. In
considerazione di ciò sulla cartografia del road-book si sono evitate
indicazioni sull’altimetria e sulle pendenze, che sarebbero risultate del
tutto superflue; si è ritenuto più opportuno, invece, richiamare
l’attenzione dei cicloescursionisti, con un simbolismo sintetico, sulle
attrattive principali offerte dalle zone attraversate (vedi legenda).
Inoltre, a causa della grande ed inequivocabile semplicità di lettura
offerta dal percorso illustrato, il road-book non presenta una legenda
descrittiva dei “punti critici”; tanto, anche in considerazione della
dettagliata “Descrizione del percorso” che è stata suddivisa, per ovvi
motivi pratici e logistici in tratti. La “Descrizione del percorso”, di
cui va fatta una attenta lettura prima di avventurarsi su ogni singolo
tratto, contiene anche degli “Itinerari consigliati”. Riservati alle città
od ai luoghi di maggiore interesse, gli “Itinerari consigliati”
descrivono la viabilità da seguire per raggiungere in maniera rapida e
spedita, a volte anche controsenso, i monumenti più importanti in
modo da poter eseguire soste brevi, puntuali e compendiose.
Ovviamente per visite più approfondite è sempre opportuno acquisire
il supporto di pro-loco, enti turistici e cooperative giovanili di cui
questo road-book porta un indirizzario ampio e completo, per quanto è
stato possibile. Naturalmente il percorso non tocca tutte le località del
Salento; pertanto, laddove opportuno, abbiamo inserito nella
descrizione del percorso dei richiami in grassetto individuati come
“Escursione facoltativa” su cui sinteticamente sono indicati i percorsi
da seguire ed i motivi di interesse dell’escursione. A completamento
del road-book, inoltre, abbiamo ritenuto opportuno inserire una breve
nota relativa alla Grecìa salentina, per favorire la comprensione
dell’importanza socio-economica che questa area ellenofonica ha
avuto nel Salento. Per quanto attiene il Barocco Leccese ci si è
limitati, invece, solo alla descrizione di un breve itinerario ideale,
rinviando all’ampia letteratura scientifica e divulgativa esistente per
gli eventuali approfondimenti. Infine, notizie ed informazioni sulle
ricche testimonianze di epoca neolitica e messapica sono state inserite
direttamente nella descrizione del percorso.
DESCRIZIONE DEL PERCORSO
1° TRATTO:
da LECCE a PORTO CESAREO
Per motivi logistici e pratici assumiamo il Piazzale della Stazione di
Lecce come punto di raduno e partenza del tour.
Prima di partire, ovviamente, è d’obbligo una visita ai principali
monumenti della città per la quale consigliamo il percorso riportato di
seguito.
LECCE: Itinerario consigliato. Viale Quarta – Via Carlo Russi – P.tta Corso –
P.tta Luce – Via Ferrari – (Via delle Beccherie – P.ta S. Biagio) – Via Dei Perroni –
S. Matteo – Via D’Aragona – Teatro Greco – Via dell’arte della cartapesta – S.
Chiara – Via Tufo – Via F. D’Aragona – P.za V. Emanuele III – Via Marementi –
Via XXV Luglio – Castello Carlo V – Via Visconti – S. M. della Grazia – Anfiteatro
Romano – Sedile – S. Marco – P.zza S. Oronzo – S. Irene – Via Rubichi – P.tta
Castromediano – Via Matteotti – Via Umberto I – (Basilica S. Croce – Ex convento
PP Celestini – P.zzo Adorno) – Chiesa Greca – Via Manfredi – Chiesa Allantarine –
Corte Conte Accardo – Palazzo Lopez Royo – Via dei Prioli – P.tta Peruzzi – Vico
De Summa – Via Dei Rayno – Via delle Bombarde – Arco di Trionfo – S. Luigi –
Via Palmieri – (P.zzo Vergara-Casotti – Teatro Paisello – S. Maria della Pace – P.tta
Falonieri – P.tta Panzera – P.zzo Lopez Royo-Person – P.zzo Fumarola Spada) –
P.zza Duomo – Via Libertini – (P.tta Duca d’Atene – S. Anna – S. Giovanni B. – Ex
ospedale S. Santo – Ex Convento Domenicani) – Porta Rudiae – Via Adua – Via
Manifattura Tabacchi – Via Cino – Via Gallipoli – Via Quarta – P.za Stazione.
Completata la visita di Lecce, nonché quella delle sue famose
pasticcerie, siamo pronti per partire.
Dal piazzale della Stazione, dopo un breve tratto su Via Quarta,
imbocchiamo Via Don Bosco che ci porterà, superata Via Diaz, su Via
Rudiae; quindi, attraversato il sottovia, ci ritroveremo in P.le Rudiae
da dove imboccheremo Via Orsini Ducas fino all’incrocio con Viale
Grassi. Proseguendo diritto, prenderemo la via per S. Pietro in Lama,
procedendo rigorosamente in fila indiana a causa del traffico sostenuto
e della sede stradale stretta. Di fatto è una strada urbana.
Seguendo la strada maestra attraversiamo rapidamente S. Pietro
ritrovandoci direttamente sulla provinciale per Copertino, in cui
entreremo seguendo Via V. Emanuele e successivamente, dopo il
passaggio a livello, Via Mariano.
Quindi attraverseremo P.zza Umberto per imboccare Via Margherita
di Savoia che, tagliando centralmente la città vecchia, ci consentirà di
ammirarne l’architettura e di raggiungere il Castello con lo splendido
portale. Terminata la visita e rifornitici di acqua presso la vicina
fontana, imboccheremo Via Amendola in direzione Leverano.
Dopo circa settecento metri e subito dopo il distributore Esso, un bivio
ci consentirà di lasciare la provinciale per imboccare sulla sinistra una
tranquilla stradina comunale. Nessun problema, comunque, anche per
chi volesse proseguire lungo la provinciale; solo un po’ di attenzione.
Pochi chilometri ed entreremo in Leverano da Via S. Angelo; quindi,
superato largo Fontana, e seguendo in successione Via Caracciolo,
Via Canne e Via Cesarea ci troveremo sulla strada per Porto Cesareo.
Leverano, trasformazione fonetica dell’antico nome greco Liberano,
“luogo umido”, è un popoloso centro agricolo di primaria importanza
per la produzione di fiori e vino.
Soggetta continuamente a scorrerie e devastazioni piratesche fu
munita da Federico II di una torre vedetta alta ben 28 metri, a cui nel
tempo fecero riferimento le numerose masserie fortificate e torri
minori sorte su tutto il territorio; interessante è anche la Chiesa Madre
con lo splendido coro ligneo, databile all’inizio del ‘600.
Motivi logistici ci impediscono una visita approfondita di Leverano,
comunque chi lo volesse può chiedere informazioni presso la Farm.
Margapoti (Via Cesarea, 16) sede provvisoria della Pro-loco.
Una piacevole discesa ci porterà rapidamente a Porto Cesareo, dove
arriveremo dopo aver attraversato la SS 174. Occhio e prudenza !
Cittadina prettamente turistica, Porto Cesareo, offre notevoli
opportunità di sistemazione alberghiera ed uno splendido litorale
costellato di baie, isole, scogli con una costa ora sabbiosa ora rocciosa,
in grado di soddisfare tutti i gusti e le esigenze.
Da non perdere la visita al Museo di Biologia Marina.
2° TRATTO:
da PORTO CESAREO a S. MARIA DI LEUCA
Ripartiamo da Porto Cesareo, seguendo la litoranea disegnata sulla
bassa scogliera, per portarci verso una delle zone più belle ed
incontaminate del Salento: Porto Selvaggio. Un’area salvata dalla
cementificazione anche con al vita di una coraggiosa amministratrice
ed ora diventata parco naturale in attesa di una idonea sistemazione
che ne valorizzi i pregi.
Non potendoci concedere la lunga sosta che richiede la discesa a mare
di Porto Selvaggio, proseguiamo fino al bivio Nardò-S.Caterina che
imboccheremo in direzione di quest’ultima, splendida località marina
arricchita dalle ville settecentesche della nobiltà neretina, contigua alla
più popolare S. Maria al Bagno, dove fanno bella mostra di sé le
Quattro Colonne, cioè i quattro torrioni sopravvissuti al crollo
dell’antico castello andato distrutto in tutta la sua parte centrale.
Superata la bellissima scogliera a strapiombo, con annesso
attraversamento della rupe della montagne spaccata, eccoci al lido
Conchiglie superato il quale, chi lo volesse, potrebbe visitare sulla
collina prospiciente la chiesa basiliana di S.Mauro (X sec.).
Di qui nel giro di pochi e piatti chilometri ci porteremo a Gallipoli, la
Città Bella dei Greci protesa prepotentemente sul mare a dominarlo,
seguendo nell’ultimo tratto la SS 101 (meno di 1 Km in area urbana).
GALLIPOLI: Itinerario consigliato. Via Lecce – Corso Roma – Ponte Spagnolo
– Castello – Riviera Colombo – Rivera Sauro – S. Francesco – Riviera Diaz – P.za
Repubblica – Via De Pace – P.za Duomo – Cattedrale – P.zzo Pirelli – S. Teresa –
Via Garibaldi – Via Monacelle – P.zzo Senape-De pace – P.zzo Venneri – Via
Presta – Via S. Angelo – Via De Pace – Museo – Ponte Spagnolo – P.za Moro –
Fontana Ellenistica - Via della Cala – Lungomare Galilei.
Con Gallipoli alle spalle, riprendiamo la litoranea dal lungomare
Galilei per una rilassante pedalata lungo la costa Ionica in un continuo
alternarsi di ampi arenili bianchi e di basse scogliere, addolcite a volte
da piccole lagune create dalle dune sabbiose per la gioia dei pesci ed,
ancor più, dei pescatori: il tutto immerso in un paesaggio dominato
dalle pietraie sagomate dal vento ed a luoghi ricoperte da lembi
argillosi, punteggiate qua e là dalle “pagliare”, trulli dalla forma un
po’ tozza, testimonianza di una millenaria presenza umana e sempre
corredati dal pozzo a scavo e dalla macchia di fichi d’India.
Quindi una successione di marine e torri cinquecentesche presso le
quali il tuffarsi in acqua è più rapido che il pensarlo; Mancaversa,
Torre Suda, Capilungo e poi Torre S. Giovanni. Torre S. Giovanni
preannunciata dall’Isola Pazze (deformazione di “Pax”, ricordo di un
trattato di pace firmato su di essa con Taranto) è l’antico porto, ora
completamente interrato, di Auxentum, città messapica di
straordinaria potenza e ricchezza situata sulle prime balze delle Serre
Salentine, che difese aspramente la sua indipendenza capitolando solo
davanti alla potenza romana, dopo essere stata a lungo uno dei
maggiori alleati di Annibale.
Un ricordo ancora vivo ed ampiamente testimoniato dalla
toponomastica cittadina e dai reperti archeologici conservati nel
museo di Ugento ed in quello di Taranto.
 Escursione facoltativa: Ugento, Taurisano, Ruffano, Casarano, Racale,
Alliste. Da Torre S. Giovanni, chi ne avesse tempo e voglia, può partire per una
rapida escursione verso l’interno, in un area dove l’impronta medioevale degli
impianti urbani, sovrappostasi quasi sempre a quella messapica o greca, si è
conservata pressoché intatta sino ad oggi: Ugento, Taurisano, Casarano, Racale,
Alliste; tutti questi centri, come molti altri nel Salento, presentano infatti, ancora
intatto il nucleo urbano originale sviluppatosi intorno ad un Castello od un
Palazzo baronale, come quello dei d’Aquino a Casarano che, con i suoi 120 m
di prospetto cadenzati da ben 52 mensole figurate, rappresenta la più grande
residenza castellata del Salento. Da non perdere in Casarano anche S. Maria
della Croce, in fondo a Via IV Novembre, la più antica chiesa del leccese (V
sec.) dai pregevoli mosaici bizantini. Particolare attenzione va data, come già
detto, anche ad Ugento per ammirarne almeno il bel centro storico, tutto
sviluppato sul motivo architettonico dell’arco, le possenti mura messapiche (≅ 5
Km) ed il museo. A quanti poi si trovassero in questa zona, nel periodo del
ferragosto, consigliamo assolutamente di assistere alla festa di S. Rocco di
Torrepaduli, frazione di Ruffano. Qui, in un’atmosfera che sa di magico ed
ancestrale, si danno appuntamento da tutto il Salento i danzatori di “scherma”
per sfidarsi, al ritmo dei suonatori di tamburello in un combattimento a passo di
danza. E’ la “danza scherma”, rappresentazione che ritualizza la sfida al coltello
con cui si regolavano i conti fra gli uomini delle famiglie d’onore, che si protrae
per tutta la notte davanti alla chiesa di S. Rocco. Uno spettacolo accattivante e
coinvolgente esaltato ancor più dai ritmi incalzanti della “pizzica” la forma
locale ed originaria della tarantella scandita dai migliori tamburellisti del
Salento.
Ancora dune e spiagge sabbiose, ed eccoci dopo Marini, Torre Pali,
incantevole località con la torre ormai isolata per effetto dell’erosione
marina, e Torre Vado a Torre S. Gregorio, cioè sulla punta estrema del
tacco d’Italia costituito da un possente massiccio calcareo che
caratterizza tutta la costa adriatica fino oltre Otranto. Qualche
chilometro di brevi saliscendi e potremo ammirare dall’alto di Punta
Ristola (il punto più meridionale della Puglia) la rada di Leuca chiusa
sul versante opposto da Punta Meliso, estrema propagine del Capo S.
Maria di Leuca, convenzionalmente punto d’incontro del Mar Jonio
con l’Adriatico.
Luogo di straordinaria bellezza Leuca merita una sosta ed una attenta
visita non solo per le bellezze naturali che presenta, le balconate, i
sentieri panoramici, le grotte carsiche, in qualche caso raggiungibili
anche a nuoto, ma anche per la suggestione dei luoghi.
Il santuario di S. Maria de Finibus Terrae sorge, infatti, sul luogo di un
antichissimo tempio dedicato a Minerva, la cui ara si conserva ancora
all’interno, e rappresenta una tappa obbligata per l’accesso al Paradiso
nella tradizione cristiana; sul piazzale del Santuario avrebbe predicato
S. Pietro all’arrivo dall’Oriente, e qui si è accanita più volte la
violenza saracena ed, ancora, qui termina il più lungo acquedotto del
mondo e qui sono state edificate le più belle ville in stile liberty di
Puglia.
3° TRATTO: da S. MARIA DI LEUCA ad OTRANTO
Partiamo da S. Maria di Leuca seguendo la litoranea, che in questo
tratto diventa strada statale (quindi attenzione, anche perché non ci
sono alternative) e si sviluppa panoramicamente lungo il profilo
sinuoso della costa sempre alta.
Un paesaggio brullo e pietroso, interrotto qua e là da qualche macchia
di verde, e spezzato a volte da profondi valloni come quello del Ciolo
dai cui alti dirupi non è raro assistere ad incredibili gare di tuffi.
Procediamo così fino a Tricase Porto, dove potremo fermarci per una
breve sosta ristoratrice, o per visitare il vicino paese ammirando lungo
la strada uno dei pochi esemplari di quercia vallonea (700 anni) del
bacino mediterraneo.
 Escursione facoltativa: Castrignano del Capo, Patù. Pochi chilometri di bici
consentono di portarsi da Leuca a Castrigniano del Capo, prima, ed a Patù,
subito dopo, dove si può ammirare quello che viene ritenuto il più antico edificio
sacro di Puglia: Centopietre. A testimonianza della supremazia della sacralità dei
luoghi sulle religioni, sorge di fronte all’interessante chiesa romanica di S.
Giovanni; Centopietre è una importante costruzione messapica, forse dedicata al
dio Sole, realizzata con grossi blocchi di tufo a secco e con una copertura a falda
sostenuta da un architrave. Nata probabilmente come tomba di un capo
messapico della vicina Veretum, fu riutilizzata ed affrescata in epoca bizantina.
Ancora pochi chilometri lungo la Serra Mito ed eccoci al bivio per
Andrano, poco prima della omonima marina e proprio sulla
straordinaria Grotta Verde dai riflessi fosforescenti che rende tutto
come alabastro.
Purtroppo non ci sono indicazioni e la grotta bisogna un po’
cercarsela; inoltre, per raggiungerla, l’ultimo tratto bisogna farlo a
nuoto.
Riprendiamo il percorso in un paesaggio che si fa sempre più
pittoresco con i famosi “orti” e le terrazze recintate dai muretti a secco
che preannunciano l’arrivo a Castro, la Portofino del Sud, fondata dai
cretesi e già apprezzata dai Romani (il nome deriva appunto da Castra
Minervae) che conservò un ruolo primario fino a tutto il XVII secolo
come testimoniano il Castello e le fortificazioni ancora ben
conservate.
Attraversiamo Castro senza fermarci per concederci una sosta più
lunga un chilometro dopo, presso la Grotta di Zinzulusa, l’unica
visitabile di una serie di famose grotte (Rotundella, Romanelli, Cervo)
che caratterizzano il tratto di costa fino a Capo d’Otranto.
La Zinzulusa, che prende il suo nome dalle stalagmiti dette “zinzuli”
(stracci penduli), deve la sua importanza al notevole valore scientifico
della sua fauna interglaciale ed ipogea molto rara anche se l’interesse
che suscita è tipicamente turistico grazie alle sue concrezioni
stalattitiche, ai pipistrelli che la popolano a centinaia ed al laghetto
carsico che ospita l’ultimo esemplare di una fauna di oltre
duecentomila anni fa, il pesciolino cieco. La grotta Zinzulusa,
attualmente, costituisce l’unica grotta attrezzata e visitabile con un
mare azzurro e profondo nel quale ci si può tuffare da qualsiasi
altezza, oppure ammirare quelli che lo fanno.
Terminata la visita, il bagno ed il ristoro riprendiamo la via seguendo
dalla strada il percorso della gara di nuoto Zinzulusa-Archi per
ritrovarci così a S. Cesarea Terme, una stazione termale di acque
solfuree che sgorgano da quattro grotte marine a poca distanza l’una
dall’altra.
Lasciata S. Cesarea seguendo promontori e calette in un paesaggio
selvaggio ed assolato, quasi desertico, raggiungiamo rincorrendo
curva dopo curva splendidi panorami Porto Badisco, un vero e proprio
fiordo scavato da un antico fiume, oggi sotterraneo, riparo ed approdo
di quanti vengono dall’Est, dal mitico Enea agli sventurati albanesi dei
nostri giorni.
Qui tutto è migliore, il mare è più azzurro, gli oleandri più profumati,
il pesce più fragrante, i ricci più saporiti (non si può andar via senza
assaggiarli). Di fronte poi, celata nella pineta, c’è la Grotta del Cervo,
un complesso di grotte di eccezionale valore sulle cui pareti si trovano
dipinti e graffiti raffiguranti cervi e scene di caccia in ottimo stato di
conservazione.
Il complesso, che non è visitabile, è datato dal 4000 al 2000 a.C. e
dimostra di essere stato abitato fino oltre il neolitico. Una lunga ma
dolce salita ci porta quindi a Capo d’Otranto, punto d’incontro
naturale dell’Adriatico con lo Jonio, da dove potremo ammirare il
profilo dei monti albanesi, tempo permettendo.
Pochi chilometri ancora ed eccoci al colle di Minerva, dove la chiesa
di S. Francesco ricorda il sacrificio dei Martiri d’Otranto, uno dei più
cruenti attacchi saraceni che provocò la morte di ben 12000 otrantini.
Sotto il colle, distesa nella valle dell’Idro, ecco Otranto con il suo
impianto urbano perfettamente fedele a quello ricostruito dopo la
liberazione dai Turchi; con le mura, le viuzze strette, il castello,
edificato da Alfonso d’Aragona, e soprattutto con l’originale
cattedrale in stile paleocristiano fatta costruire da Ruggero il
Normanno nel 1080.
All’interno la cripta e lo splendido pavimento a mosaico eseguito dal
monaco Pantaleo, raffigurazione unica dell’Albero della Vita,
compendio di tutte le allegorie risalenti ai cicli alessandrino,
carolingio e bretone.
Meritevole di essere visitata è anche la chiesa bizantina di S. Pietro
per l’assoluta coerenza stilistica.
4° TRATTO: da OTRANTO a CASALABATE
Lasciamo Otranto seguendo il lungomare e le indicazioni per i laghi
Alimini, subito dopo il mitico Km 1000 della SS 16.
Seguiremo la SS 611 per circa un chilometro fino al bivio posto subito
dopo il Km 33, che imboccheremo sulla destra seguendo la strada
interna che porta a Torre S. Stefano (Club Mediterranee); giunti
all’incrocio gireremo a sinistra per ritornare sulla statale 611, proprio
di fronte al lago Alimini piccolo.
Proseguendo in fila indiana e mantenendo costantemente la destra,
arriveremo in pochi chilometri alla foce degli Alimini e quindi,
passando per Frassanito, Conca Specchiulla e S. Andrea, a Torre
dell’Orso rincorrendo i chiaroscuri disegnati dal sole con la vasta
pineta che caratterizza questo tratto di costa.
Una breve sosta per ammirare il paesaggio e gustare una granita a
Torre dell’Orso, una delle località balneari più rinomate del Salento, e
siamo subito sulla scogliera di Roca e S. Foca, zona di notevole
interesse archeologico, in quanto attivissimo porto sia in epoca
messapica che romana. Qualche pedalata ancora ed eccoci ad
attraversare, dopo Torre Specchia Ruggieri, la zona umida di interesse
internazionale delle Cesine (convenzione di Ramser del 1971)
attualmente gestita dal WWF, al quale ci si può rivolgere per una
visita guidata.
Superate “le Cesine” puntiamo su S. Cataldo, o direttamente o
seguendo a destra la SS 611, che scende sul mare. Seguendo questa
ultima soluzione, che è anche la più tranquilla, potremo ammirare
meglio quello che fu il porto Adriano, fatto costruire dall’imperatore
contestualmente
alla
strada
Brundisium–Rudiae–Porto,
a
testimonianza della grande importanza economica della zona.
Quindi risaliamo la penisola costeggiando, sul lato interno, una
ininterrotta serie di aree paludose sovente caratterizzate dalla presenza
degli “aisi”, cavità carsiche apertesi in superficie, e puntando sempre
su Casalabate, dove arriveremo una volta superate le frazioni di
Frigole, Monte Grappa e Torre Rinalda.
Approfittiamo della sosta a Torre Rinalda per concederci l’ultimo
bagno prima di prendere la via del ritorno a Lecce, passando per
l’abbazia di S. Maria di Cerrate, muta e solitaria testimonianza di una
civiltà contadina che ebbe momenti di vita culturale ed economica
grandissimi.
Per raggiungere S. Maria di Cerrate, percorriamo quindi un breve
tratto della litoranea fino all’incrocio per Squinzano, che seguiremo
per alcuni chilometri ritrovandoci all’abbazia.
Fondata nel XII secolo è costituita da una elegante chiesa romanica e
da una masseria che attualmente ospita il Museo delle Arti e
Tradizioni Popolari del Salento.
Tutto in questa chiesa è ispirata all’eleganza: il portale, il protiro, il
bellissimo loggiato a colonnine, il ciborio, il pozzetto barocco e gli
affreschi, dove le influenze francesi si mischiano con quelle bizantine.
Un’eleganza ed una delicatezza che hanno saputo resistere all’incuria
e alle devastazioni dei saccheggi.
Ritorniamo, quindi, verso il mare seguendo una stradina interna che ci
porterà alla Mass. Monacelli, da dove imboccheremo a destra la strada
interna per Borgo Piave e Frigole.
Seguiremo questa strada per circa 10 Km fino all’incrocio Frigole–
Lecce; qui prenderemo in direzione Lecce che raggiungeremo dopo 7
Km puntando direttamente sulla stazione ferroviaria, termine ultimo
del nostro giro itinerante.
5° TRATTO: da S. CATERINA a SOLETO
6° TRATTO: da S.ANDREA ad OTRANTO – La Grecìa Salentina
Superato Porto Selvaggio, al bivio S. Caterina-Nardò, prendiamo a
sinistra per Nardò dove arriveremo attraversando le frazioni di Cenate
(diritti al semaforo) e di Pagani (al semaforo a sinistra). Entreremo,
così, in Nardò percorrendo Via Napoli fino ad incrociare Via Roma
che seguiremo, sulla destra, fino a Piazza Diaz da dove imboccheremo
Via XXV Luglio per portarci direttamente a Galatone, distante solo tre
chilometri, lungo la SS 174 tramutatasi, di fatto, in una strada cittadina
Dalla SS 611, all’incrocio Borgagne - S.Andrea, prendiamo in
direzione Borgagne dove arriveremo in tutta tranquillità lasciandoci
alle spalle il mare. Attraversato il centro di Borgagne svoltiamo in
direzione Melendugno, in prossimità della quale dovremo attraversare
con prudenza la circonvallazione.
Cinquecento metri dopo, eccoci all’incrocio semaforizzato dove
proseguiremo diritti per Calimera, entrando così nel cuore della Grecìa
Salentina, ma anche in uno dei territori in cui maggiormente si è
conservata la testimonianza di una presenza umana che si perde ben
oltre il neolitico.
Poco più di un chilometro dopo il semaforo, infatti, un cartello sulla
destra ci indica la presenza del vicino dolmen Gurgulante e due
chilometri dopo, questa volta sulla sinistra, un altro cartello
praticamente invisibile indica la strada per il dolmen Placa, che si
trova circa un chilometro all’interno.
Poiché questi dolmen non hanno l’imponenza di quelli della provincia
di Bari, essendo molto più piccoli e bassi, guardiamo attentamente
perché potrebbero sfuggirci.
Ritorniamo quindi, sulla strada per Calimera portandoci direttamente
in P.za Municipio per svoltare prima, a destra, in direzione Lecce e
poi, a sinistra, in direzione Martignano.
Ci arriveremo in due chilometri scalando (?!) i 90 metri delle
omonime Serre ed attraversando, con prudenza, la provinciale
Caprarica-Martano.
Superiamo Martignano seguendo le indicazioni per Sternatìa, favoriti
da una dolce discesa lungo la quale incrocieremo la SS 16, senza
doverla tuttavia attraversare. Al successivo incrocio prendiamo
ovviamente a sinistra, per entrare in Sternatìa seguendo lo stradone
che ci porterà fino al Municipio dalla bella facciata barocca.
Continuiamo, quindi, a seguire lo stradone per imboccare sulla destra
Via Drago, una piccola strada individuabile grazie ad un cartello
pubblicitario “Ferramenta” posto al suo inizio, che ci condurrà davanti
NARDO’: Itinerario consigliato. P.za Diaz – Corso Galliano – Via Grassi – L.go
Osanna – C.so V. Emanuele II – Carmine – P.za Salandra – Obelisco
dell’Immacolata – S. Trifone – S. Domenico – P.za Pio XI – Cattedrale – C.so
Garibaldi – Via Lopez – Via Ingusci – Via Lata – P.za Diaz
Entreremo così in Galatone seguendo Via Nardò e Via Savoia per
portarci in Largo S. Antonio, porta del centro storico, che
attraverseremo imboccando in serie Via Leuzzi, Via Convento, Piazza
Crocifisso e Via R. Elena fino a Piazza Umberto. Di qua, seguendo
Via d’Azelio, imboccheremo la strada per Galatina, un rettilineo di 7
Km in leggera salita alquanto trafficato. Perciò occhio! e manteniamo
la destra. Entreremo in Galatina, dopo aver attraversato l’incrocio
canalizzato, proseguendo in linea retta sulla lunghissima Via Gallipoli
che ci porterà, in fondo, a Corso Porta Luce. Qui svolteremo a destra
fino a Corso Maria d’Enghien, che seguiremo per imboccare quindi
Corso del Ponte fino a Piazza Liceo, da dove ci immetteremo su Via
Soleto.
GALATINA: Itinerario consigliato. C.so Porta Luce – P.za S. Pietro – SS Pietro e
Paolo – Via V. Emanuele II – Via Umberto I – P.za Orsini – S. Caterina
d’Alessandria – Via Orsini – C.so Maria d’Enghien.
Meno di due chilometri e ci ritroviamo a Soleto in Piazza Cattedrale,
dove potremo far sosta per una breve visita al paese, un vero e proprio
inno al barocco leccese, seguendo le indicazioni turistiche disposte
opportunamente. Quindi imboccheremo la strada per Martano per
ricollegarci, al bivio per Corigliano, al percorso della Grecìa
Salentina.
all’ingresso del cimitero.
Qui imbocchiamo la tranquilla stradina di campagna che la costeggia,
per portarci a Zollino. Giunti a Zollino, costeggiando la variante aerea
della SS 16, giriamo subito a destra verso la stazione.
Superati i binari un muto e plurimillenario menhir ci segnala un
altrettanto antico quadrivio che imboccheremo sulla sinistra per
portarci, costeggiando la ferrovia, sulla strada per Soleto subito dopo
il passaggio a livello. Svoltiamo, quindi, a destra e procediamo fino al
bivio per Corigliano. Ci porteremo così a Corigliano, costeggiando
nell’ultimo tratto la ferrovia; al bivio per il cimitero continuiamo a
destra per entrare in Corigliano da via Marcello, quindi, dopo il
distributore Api, ancora diritto per Via Chiesa e Via Alighieri; giunti
al Castello prendiamo a sinistra seguendo l’indicazione “LecceMaglie” e proseguiamo per Via Ferrovia fino all’incrocio per Via S.
Leonardo. Imbocchiamo quest’ultima per procedere, superato lo
spiazzo destinato al mercato del mercoledì, diritti per una stradina
segnalata dall’indicazione “Lecce-Maglie” (l’indicazione è affissa su
di un palo in c.a. per l’energia elettrica). Al successivo bivio (presso le
ultime case) prendiamo a sinistra e, quindi, tiriamo dritto all’incrocio
per Melpignano.
Giungiamo così ad un incrocio, caratterizzato dalla presenza di una
casa isolata, dove svolteremo a sinistra (sulla destra si va verso una
cava di pietra leccese), per svoltare poi a destra al successivo incrocio.
Procediamo ancora diritto all’incrocio e finalmente imbocchiamo lo
svincolo per Maglie. Lo seguiremo fino all’incrocio semaforizzato;
procediamo quindi a destra per Via Lecce e, poi, per Via Roma per
ritrovarci in Piazza Moro.
MAGLIE: Itinerario consigliato. Via Roma – Chiesa Matrice – S. Maria delle
Grazie – Via De Giuseppe - Via Umberto I – Museo Paleontologico – Via Pisanelli
– Via Ginnasio – P.za Moro – P.zo Capece – Via Trieste e Trento – Via Muro – Via
Mad. Addolorata – Chiesa dell’Addolorata – Via Muro.
Da Piazza Moro prendiamo Via Trieste e Trento percorrendola fino
all’incrocio con Via Muro, che imboccheremo sulla sinistra subito
dopo la piazzetta sistemata a giardino. Solo tre chilometri e ci
ritroveremo nel centro di Muro Leccese da dove proseguiremo in
direzione di Sanarica (poco più di un chilometro); da qui, al bivio
semaforizzato, prendiamo per Giuggianello, portandoci così nel cuore
di una delle aree più interessanti del Salento.
GIUGGIANELLO: Itinerario consigliato. Pur essendo il più piccolo comune
leccese, Giuggianello presenta la più alta ed estesa, temporalmente, concentrazione
di testimonianze di quella che suole dirsi la “civiltà della pietra”. Menhir, dolmen,
megaliti, grotte, tombe a tholos, pajaru, trappeti ipogei, capanne a lamia, cripte
bizantine, specchie; tutte le espressioni di quella civiltà, nella sua evoluzione dal
neolitico all’alto medioevo, sono presenti. Una panoramica completa e rapida si può
averla percorrendo l’antica via rurale “Serravecchia” che porta a Quattromacine.
Appena fuori dell’abitato si può visitare, sulla destra, un trappeto ipogeo per
immergersi poi, una volta sul pianoro della Serra, in un bosco di secolari ulivi
costeggiato qua e là da specchie, pajaru e capanne a lamia, che ci condurranno
davanti ai più enigmatici megaliti salentini: I Massi della Vecchia. “Furticiddhu e Lu
lettu te la vecchia”, infatti, sono due levigatissimi monoliti che da sempre hanno
scatenato la fantasia popolare che li ha visti come espressione delle forze magiche
che governano gli eventi dell’agricoltura. Difficilmente la spiegazione ufficiale, che
ne fa il risultato casuale dell’erosione, potrà soppiantare le spiegazioni leggendarie e
fiabesche sorte su di essi, nonché il dubbio che nella loro conformazione abbia avuto
parte la mano dell’uomo preistorico. Il bivio cui siamo giunti ci offre ora due
interessanti alternative. Prendendo a sinistra potremo portarci alla Cripta di S.
Giovanni, segno tangibile della cultura rupestre introdotta dai monaci bizantini,
ancora viva nella festa patronale della “Focarrea” in onore di “S. Cristoforo
piccinnu”. Alla grotta, scavata nella roccia tufacea, si accede attraverso un atrioingresso, che precede la grotta vera e propria a tre navate con soffitto piatto alto
circa due metri.
Continuando sulla destra, superata la strada provinciale, si arriva al sito archeologico
di Quattro Macine. Qui potremo ammirare in un sol colpo alcune delle più belle
“pietre senza nome” di cui i territori di Giuggianello, Giurdignano e Minervino di
Lecce sono molto ricchi; il maestoso menhir “Crocecaduta” con i suoi 4 metri di
altezza e, qualche centinaio di metri oltre, il dolmen “Stabile” uno dei più belli e
meglio conservati del Salento. Ma l’importanza archeologica di Quattro Macine va
ben oltre il neolitico. Qui infatti sulle rovine di un antico insediamento dell’età del
Bronzo (≅ 2000 a.C.), testimoniato dalla presenza anche di tombe a tholos, è stato
rinvenuto l’impianto di un esteso villaggio medioevale con due chiese e due
necropoli, attivo fino al XV secolo. Ulteriori e più dettagliate informazioni possono
assumersi presso il Centro di Cultura e di Ricerche Sociali “D. Pirtoli” in Piazza S.
Cristoforo.
Chi non volesse visitare le “Centoporte”, potrà imboccare subito Via Madonna del
Rosario per portarsi, prendendo a sinistra, al successivo bivio sulla SS 16 ad un solo
chilometro da Otranto.
Variante CALIMERA-MAGLIE
Per una escursione completa dei comuni della Grecìa Salentina da Calimera si potrà
imboccare la provinciale per Martano, un lungo rettilineo di 6 Km, che ci porterà
direttamente nel cuore del paese e di qui, seguendo sempre strade dritte come aste,
in rapida successione, a Castrignano dei Greci, Melpignano, Cursi e quindi Maglie.
Entreremo in città da Via De Viti De Marco per imboccare, passato il sottovia, Via
De Giuseppe fino a Via Roma e giungere, quindi, in Piazza Moro.
Ripartiamo da Giuggianello in direzione di Minervino di Lecce, dove
arriveremo in soli 5 chilometri. Dalla piazzetta sistemata a giardino di
Minervino imbocchiamo, quindi, la strada per Uggiano la Chiesa.
Poco più di un chilometro e sulla destra (c’è un cartello indicatore)
potremo ammirare il dolmen “Scusi”, uno dei più belli sopravvissuti
nel Salento. Una breve discesa ci porterà ad Uggiano; puntiamo,
quindi, su P.za Municipio da dove potremo imboccare Via
Casamasella in direzione Giurdignano. Giunti a Casamasella, una
frazione di Uggiano, svoltiamo per Giurdignano a soli due chilometri
e, seguendo la strada principale, ci ritroveremo davanti ad un
sintomatico accostamento: un menhir e l’edicola del Calvario, fianco a
fianco, a perpetuare la sacralità dei luoghi al di là ed al di sopra delle
culture, delle civiltà e dei sentimenti religiosi. Una simbiosi che nel
territorio di Giurdignano si estrinseca appieno, come si potrà
constatare inoltrandosi per Via S. Cosmo. Un esile menhir, salvatosi
miracolosamente dagli sbancamenti di una cava, sarà infatti il preludio
alle imponenti rovine di Centoporte, una chiesa bizantina di primaria
importanza nel Salento, forse mai completata come chiesa ma
sicuramente riutilizzata come monastero fortificato; una chiara
testimonianza delle prime vitalità di questa area, ben testimoniata
dagli scavi di Quattro Macine di cui abbiamo già parlato. Proseguendo
per la stessa strada ci ritroveremo sulla SS 16, che imboccheremo
sulla destra per portarci ad Otranto.
Il barocco leccese
La zona della Puglia in cui il barocco si è espresso al meglio in tutta la sua
originalità e fantasia è certamente il Salento.
Una esplosione di originalità, spinta fino alla bizzarria e supportata dalla
incontenibile fantasia degli artisti ed artigiani locali che, mescolando e
confondendo sapientemente sacro e profano in linea con il proprio retroterra
culturale, hanno originato una architettura tanto anomala, rispetto al barocco
stesso, da assurgere a stile autonomo; il Barocco leccese, appunto.
Un incontro, quello fra la cultura barocca e l’animo salentino, così felice e
gratificante da essersi protratto su di un arco temporale più lungo (dalla metà
del XVI alla metà del XVIII secolo) di quello stesso del Barocco, penetrando
non solo nella vita culturale ma anche in quella quotidiana dell’epoca; e
tanto, grazie ad un segreto chiamato “pietra leccese”.
Dorata e tenera, la pietra leccese è un’arenaria dalla eccezionale lavorabilità,
adatta agli strumenti semplici come al trapano; al tempo stesso duttile e
resistente così da poter essere usata tanto per archi, balaustre, pilastri quanto
per festoni, ghirlande e merletti, veri e propri ricami in pietra che
caratterizzano tutta l’architettura salentina.
L’architettura del sei-settecento salentino, infatti, non provocò una
rivoluzione nell’articolazione dei volumi, come fece il Barocco, ma si risolse
in una fantastica ornamentazione delle superfici, così come l’urbanistica non
rivoluzionò gli spazi per cercare effetti prospettici particolari.
Chiese e palazzi barocchi non sono preceduti o annunciati da alcuna
scenografia viaria, ma si affacciano quasi sempre su di una maglia viaria
anonima per esplodere improvvisamente, in tutto il loro splendore, sulla
faccia del passante. Il centro storico di Lecce, cuore del Barocco salentino, è
una meravigliosa fantasia di cornici, putti, colonne, portici; una
concentrazione inverosimile di chiese e palazzi di alta qualità ed un uso
diffusissimo della decorazione, segno inequivocabile dell’assimilazione dei
canoni stilistici barocchi anche ai livelli culturali meno evoluti.
Da non perdere tra i numerosi edifici leccesi, l’improvviso e spettacolare
scenario di Piazza del Duomo con il Palazzo del Seminario, il Palazzo
Vescovile ed il Duomo, ricostruito dallo Zimbalo nel 1659, al cui interno si
conservano le opere dei più noti pittori e scultori dell’epoca.
Ma l’angolo della città che esprime appieno tutto il fascino dell’arte leccese
è quello della Basilica di Santa Croce con l’adiacente facciata del palazzo
del Governo, l’ex convento dei Celestini.
Da non perdere anche la chiesa di S. Irene e del Gesù, del Rosario, di S.
Chiara e di S. Matteo, il cui altare maggiore può considerarsi il più
rappresentativo di tutta l’epoca ed i palazzi Brisio e Tafuri. Pregevoli
testimonianze del Barocco leccese si trovano anche a Lequile (Chiesa del
Redentore, Chiesa Matrice e Guglia di S. Vito) ed a S. Pietro in Lama
(Parrocchiale e S. Maria della Croce).
Più giù, il triangolo Nardò, Galatone, Galatina rappresenta una forte
concentrazione di architettura barocca da visitare; a Nardò la bella Piazza
Salandra, con i bei palazzi barocchi a corona della Guglia dell’Immacolata,
la Chiesa di S. Domenico e la curiosa edicola dell’Osanna; a Galatone, la
Chiesa di S. Sebastiano e lo scenografico Santuario del Crocifisso; a
Galatina, le eleganti facciate dei palazzi baronali e quella, grandiosa, della
parrocchiale di S. Pietro e Paolo. Ancora più giù sono da non perdere, a
Gallipoli, la Cattedrale di S. Agata, le Chiese di S. Angelo, S. Giuseppe e S.
Francesco ed a Taviano, S. Martino e Chiesa del Crocifisso.
Nell’interno, a Maglie, sono da visitare la Chiesa Matrice, dell’Addolorata e
della Madonna delle Grazie ed a Soleto, il centro storico. Il percorso nel
Barocco leccese può concludersi ad Otranto, dove è riuscito ad inserirsi nella
matrice romanica della Cattedrale con il ricco portale ed il bel soffitto ligneo
a cassettoni. Centri minori del Barocco leccese, infine, sono Copertino,
Ugento e Tricase.
Imesta griki (siamo griki)
Note storiche su formazione ed evoluzione della Grecìa
Salentina
Le origini. Il grande glottologo tedesco G. Rohlfs sosteneva l’origine
magnogreca dell’isola linguistica ellenofona della Grecìa Salentina, nel
cuore della provincia di Lecce, una volta Terra d’Otranto. Il salentino prof.
O. Parlangeli propendeva per l’origine bizantina dei griki del Salento. Alcuni
studiosi greci (tra cui A. Karanastasis) sostengono l’innesto di elementi
bizantini in una preesistente matrice magnogreca. Lasciando a filologi e
glottologi la soluzione della Vexata quaestio, tracceremo qui un breve
profilo storico della Grecìa Salentina, partendo dal periodo bizantino, cioè
da quello che è, a tutt’oggi, storicamente documentato.
Bisanzio e l’espansione in Occidente. Fra il sec. VII e il sec.XI d.C., il
Salento centro-meridionale fu profondamente ellenizzato, per una serie di
eventi che contribuirono efficacemente alla nascita di una isola etnicolinguistica, chiamata comunemente Grecìa Salentina. Nel 727, l’Imperatore
bizantino Leone III ordinò che in tutte le provincie dell’Impero d’Oriente
fossero rimosse e distrutte le immagini sacre o icone. Subito scoppiarono
ovunque gravi sommosse, capitanate da monaci, che si rifiutarono di
obbedire all’editto imperiale. Seguì la guerra iconoclasta, che durò alcuni
decenni, trasformandosi ben presto in una sanguinosa guerra civile. Per
sottrarsi ai massacri ordinati da Leone III e dai suoi successori, migliaia di
monaci abbandonarono le provincie orientali dell’Impero – in particolare la
Cappadocia – e si trasferirono nelle regioni meridionali dell’Italia, tra cui il
Salento, dove furono fondati innumerevoli conventi basiliani, che
diventarono, nelle stesso tempo, fiorenti centri di cultura greca e promotori
di una rinascita sociale ed economica, perché i monaci non si dedicarono
solo alla preghiera ed all’ascesi, ma anche al lavoro dei campi ed alla
produzione di vino ed olio.
Il Thema di Longobardia. A questa prima immigrazione, seguirono ben
presto altre più massicce e durature. Nell’867, saliva al trono di
Costantinopoli l’Imperatore Basilio I, che si assunse il compito di
combattere gli arabi, sia in oriente che in occidente. Gran parte dell’Italia
Meridionale era caduta nelle mani di questi terribili invasori, che
devastavano città e campagne, costringendo i Monaci basiliani, ad
abbandonare la Sicilia e la Calabria ed a rifugiarsi nel Salento: le vittoriose
campagne militari condotte dal grande Imperatore liberarono dagli Arabi e
dai Longobardi di Benevento (che erano giunti nel meridione d’Italia alla
fine del secolo VI) buona parte delle regioni dell’Italia Meridionale, che
costituirono il Thema di Longobardia.
Salento. Otranto, considerata da secoli il porto naturale della Grecìa
Salentina, fu distrutta, mentre i villaggi vicini venivano sistematicamente
devastati. Per fortuna della cristianità occidentale, il terribile sultano morì
nel 1481, ma le scorrerie dei turchi continuarono ininterrottamente fino al
sec. XVIII.
Si ripopola il Salento. La riconquista operata da Basilio I e continuata dai
suoi successori provocò, nel Salento, una massiccia immigrazione da tutte le
regioni periferiche dell’Impero bizantino, sia per motivi militari, sia per
sfuggire alle incursioni arabe (a cui erano particolarmente esposte Creta,
Cipro, le isole dell’Egeo, ecc.), sia per coltivare terre rimaste in abbandono
per secoli. Insieme a militari, marinai, contadini arrivarono dall’oriente
anche funzionari, impiegati, giudici e sacerdoti, indispensabili per la vita
socio-economica della comunità. Nel corso dei secoli IX-XI, si verificarono
anche immigrazioni di migliaia di persone, proveniente da diverse regioni
dell’Impero, col compito di ripopolare zone rimaste fin dall’antichità prive di
abitanti. La più importante di queste immigrazioni, è quella riportata dalla
Cronaca di Theofanes Continuatus (Libro V, par. 73-77). Per effetto di
questa e di altre immigrazioni, sorsero nella fascia meridiana del Salento, tra
Otranto e Gallipoli, una quarantina di villaggi, costituiti in buona parte da
abitanti di origine greca, che parlavano in greco, praticavano la religione
greco-ortodossa e avevano usi e costumi greci.
La fine del rito greco. In seguito al Concilio di Trento, anche il clero
secolare greco, fu sostituito da quello cattolico. Le funzioni religiose, le
preghiere e tutta la liturgia furono impartite in latino e le comunità greche
furono costrette a pregare in una lingua che non conoscevano: il latino. Così,
tutti i paesi che gravitavano sul mar Ionio abbandonavano la lingua greca,
passavano al dialetto romanzo e la Grecìa si riduceva ad un’isola linguistica
situata nella parte centro-orientale della Penisola Salentina, comprendente 24
villaggi. Nei secoli XVII e XVIII, l’area dei parlanti in griko si ridusse a 13
paesi.
I Normanni ed il feudalesimo. Nei primi decenni del sec. XI cominciarono
le scorrerie di nuovi invasori, provenienti dal Nord dell’Europa: i Normanni,
che nel giro di pochi decenni misero fine al dominio bizantino, creando in
Italia Meridionale uno stato unitario ed introducendo il feudalesimo, che si
conserverà intatto fino agli inizi del sec. XIX. Inoltre, pur lasciando vivere in
pace la popolazione greca del Salento, favorirono il clero cattolico ai danni
di quello ortodosso. Ai Normanni successero le dominazioni sveva,
angioina, aragonese e spagnola, tutte strettamente legate alla Chiesa
cattolica, che man mano riguadagnò le posizioni perdute nel corso dei secoli
IX-XI. Non ci furono mai veri e propri conflitti religiosi, ma già nel sec. XV
il monacato orientale era scomparso ovunque, sostituito da quello
francescano, domenicano, ecc...
I Turchi ed il sacco di Otranto. Intanto, il sultano Maometto II, conquistata
Costantinopoli (1453) e sottomessa tutta la penisola Balcanica, decideva di
passare all’offensiva in Italia e nel 1480 sbarcava sulla costa orientale del
La lingua tagliata. All’inizio del nostro secolo, il griko si parlava in 9 paesi,
ma già a Soleto e Melpignano cominciava ad essere abbandonato. Nel 1945,
parlavano correttamente in griko gli abitanti di Calimera, Castrignano,
Corigliano, Martano, Martignano, Sternatìa e Zollino. Nel dopoguerra, per
complessi fattori di carattere socio-economico (emigrazione, radio e
televisione, scuola, giornali, ecc.) il numero dei parlanti griko, anche in
questi paesi, è diminuito progressivamente. Oggi parlano in griko gli anziani
e, prevalentemente in ambito domestico. Negli ultimi anni si registra una
attenzione diffusa degli abitanti della Grecìa Salentina per le proprie origini,
la propria storia, le tradizioni e, naturalmente, la lingua, che viene proposta
soprattutto attraverso i canti popolari ed anche, su iniziativa di associazioni
culturali, scuole ed amministrazioni comunali, attraverso dei corsi. Per
quanto riguarda la ricerca storica, oggi essa percorre strade un tempo non
abbastanza indagate, quali l’architettura, la gastronomia, la musica, che
forniscono elementi di conoscenza integrativi della ricerca filologica e
storica.
In bici per la Grecìa Salentina. L’area ellenofona della Grecìa Salentina si
presta benissimo ad escursioni in bici, per svariati motivi:
 è un’area sostanzialmente pianeggiante, per cui non crea eccessivi
problemi anche ai meno esperti
 i comuni sono vicini tra di loro: si va da una distanza minima di meno di
un chilometro, ad una distanza massima di circa sei-sette chilometri
le stradine di campagna, difficilmente percorribili con altri mezzi,
consentono di venire a contatto con una miriade di segni interessanti:
dolmen, menhir, specchie, chiese rupestri, cripte, neviere, costruzioni a
secco, grotte, aree archeologiche, pozzelle, ecc. che caratterizzano un
territorio fortemente antropizzato.
Nei centri abitati, si possono ammirare monasteri e conventi, case a corte e
mignani, chiesette e cripte bizantine, castelli e mura medioevali, cattedrali
barocche e palazzi baronali. Una serie di manifestazioni ed eventi culturali
scandiscono l’arco dell’anno nella Grecìa Salentina: Il Carnevale della
Grecìa Salentina con carri mascherati a Martignano, le rappresentazioni
della Passione in griko nei vari comuni, durante la Settimana Santa, il rito
propiziatorio della fertilità con il passaggio della pietra forata nella chiesa di
S.Vito a Calimera il lunedì dell’Angelo, la sagra del formaggio (Panìri tu
tirì) a Sternatìa, le feste patronali in tutti i paesi, la Festa dei Lampioni a
Calimera, che segna l’inizio dell’Estate, la sfilata di alta moda sartoriale in
luglio a Melpignano, la mostra mercato Agorà, dei prodotti salentini e greci
a Martano in agosto, la mostra nazionale del libro per ragazzi in novembredicembre a Calimera, fino alla festa de lu Focu in dicembre a Zollino e i
numerosi presepi viventi allestiti per Natale in vari comuni., soprattutto a
Sternatìa. Durante tutto l’anno è possibile trovarsi immersi nella musica
dolce e struggente. Numerosi gruppi eseguono pizziche e canti d’amore,
moroloja e ninne nanne, proponendo un repertorio tradizionale vario e
gradevole.

In ciascuno dei paesi dell’area, si possono trovare accoglienti trattorie e
ristoranti dove gustare i piatti tipici di origine salentina e greca. Per il tempo
libero, discoteche, campi da tennis, bocciodromi, campi di calcio e calcetto,
parchi giochi per i più piccini.
Silvano Palamà

E’ possibile avere una prima conoscenza dell’area ellenofona,
collegandosi con il sito Internet http://atlante.clio.it. Se si preferisce
conoscere a fondo la Grecìa Salentina, si può farlo attraverso i servizi
guida offerti da Atlante, Cooperativa di servizi per il turismo ed il
territorio (tel./fax 0832873557; e-mail: [email protected].)
ORGANIZZAZIONE TURISTICA PROVINCIALE
ENTE PROVINCIALE PER IL TURISMO – LECCE
Via Monte S.Michele, 20 – C.A.P. 73100 – Tel. 0832314117
Ufficio Informazioni: Tel. 0832317766
Telegrammi: ENTURISMO LECCE – Fax 0832314814
AZIENDA AUTONOMA DI SOGGIORNO E TURISMO DI LECCE
Via Zanardelli, 66 – C.A.P. 73100 – Tel. 0832316461
UFFICIO INFORMAZIONI TURISTICHE – LECCE
Via XXV Luglio – Castello Carlo V – Tel. 0832248092
AZIENDA AUTONOMA DI SOGGIORNO E TURISMO DI OTRANTO
Via Rondachi, 8 (Basilica) – C.A.P. 73028 – Tel. 0836801436
Ufficio Informazioni – Castello Aragonese
AZIENDA AUTONOMA DI SOGGIORNO, CURA E TURISMO DI SANTA
CESAREA TERME
Via Roma, 209 – C.A.P. 73030 – Tel. 0836944043
ASSOCIAZIONI PRO-LOCO
73040 ACQUARICA DEL CAPO – Via D. Minzoni, 54 – 0833722381
73020 ACQUARICA DI LECCE – Via Sciolti, 3 – 0832834094
73031 ALESSANO – Piazza Assunzione – 0833781037
73011 ALEZIO – Via Municipio, 3 – 0833282913
73040 ALLISTE – Via Felline, 11 – 0833985006
73040 ARADEO – Piazza San Nicola, 6 – 0836554300
73030 ANDRANO – Piazza Castello – 0836925800
73020 BOGNOLO – Ex-Fondazione Papaleo – 0836318250
73050 BONCORE – Nardò – 0833565106
73020 BORGAGNE – Via Kennedy – 0832811012
73020 BOTRUGNO – Via Indipendenza, 7 – 0836992624
73012 CAMPI SALENTINA – Via L. Da Vinci, 54/5 – 03386184078
73020 CANNOLE – 0836318970 - 0836318571
73040 CAPILUNGO MARINA – Lungomare M. Polo – 0833581097
73010 CAPRARICA DI LECCE – P. Vittoria, 5 – 0832825451
73020 CASTRIGNANO DEI GRECI – Via V. Emanuele, 19 – 0836573348
73030 CASTRO – Via P. E. Stasi, 12 – 0836943317
73043 COPERTINO – Via R. Margherita, 71 – 0832949010
73022 CORIGLIANO – Via Ferrovia, 29 – 0836320832
73033 CORSANO – Piazza della Libertà – 0833531366
73020 CURSI – 0836331172
73020 CUTROFIANO – Via Capo, 43 – 0836542880
73010 FRIGOLE – Via Baldi – 0832394375
73013 GALATINA – Piazza Orsini, 9 – 0836562304
73044 GALATONE – Piazza SS. Crocifisso – 0833861316
73045 LEVERANO – c/o Farm. Margapoti Via Cesarca
73054 LIDO MARINI – Via C. Battisti, 68 – 0833721059
73024 MAGLIE – 0836483346
73030 MARITTIMA – Via Conciliazione – 0836920270
73025 MARTANO – Via degli Uffici, 22 – 0836575338
73020 MARTIGNANO – Via Diaz, 43 – 0832801151
73046 MATINO – 0833506213
73020 MELPIGNANO – Via Dante, 28 – 0836331589
73027 MINERVINO – Via Borgo Murtole, 62 – 083688046
73047 MONTERONI – Via Trieste, 32 – 0832325357
73040 NEVIANO – Palazzo del Municipio – 0836668456
73020 NOCIGLIA – Piazza Municipio – 03473419193
73020 PALMARIGGI – c/o Castello Aragonese – 0836354027
73052 PARABITA – Via Fr. De Jatta – 0833593553
73053 PATU’ – Piazza Indipendenza – 0833752256
73020 PORTO BADISCO – Via Garibaldi, 72 – Uggiano la Chiesa 0836817910
73010 PORTO CESAREO – Via S. Pellico, 38 – 0833569086
73049 RUFFANO – Piazza S. Francesco – 0833691652
73050 SALVE – 0833520956
73100 SAN CATALDO – Via Vivaldi, 6 – 0832301783
73010 SAN DONATO – Via S. Carlo, 4 – 0832658307
73017 SANNICOLA – Via Colombo – 0833209019
73030 S. MARIA DI LEUCA – Lungomare C. Colombo – 0833758161
73020 SERRANO – Corso R. Margherita, 90 – 0836576176
73010 SOGLIANO CAVOUR – Via D’Annunzio, 65 – 0836543707
73010 SOLETO – Via Dante – 0836667554
73040 SPECCHIA – Via Umberto I, 21 – 0833539690
73038 SPONGANO – Via Mercadante, 2 – 0836940173
73010 STERNATIA – Via Platea, 61 – 0836666295
73020 STRUDA’ – Piazza V. Veneto, 11 – 0832851037
73010 SURBO – Via F. Petracca, 1 – 0832303164
73040 SUPERSANO – Corso Vittorio Emanuele – 0833506821
73057 TAVIANO – Via Franco, 3 – 0833912890
73030 TIGGIANO – Via V. Veneto – 0833543053
73100 TORRE DELL’ORSO – C. p. 52 – 0832303107
73010 TORRE LAPILLO – Via C. Sforza – Veglie – 0832969397
73010 TORRE RINALDA – Via Togliatti, 53 – Surbo – 0832363643
73020 TORRE SPECCHIA – Via A. Moro, 1 – Lizzanello – 0832651069
73055 TORRE SUDA – Via M. Polo – 0833589800
73040 TORRE VADO – Via Roma, 6 – 0833711403
73019 TREPUZZI – Via S. Giuseppe, 107 – 0832755528
73039 TRICASE – Piazza Pisanelli – 0833541884
73039 TRICASA SERRA – Via Grotta Matrona – 0833543609
73058 TUGLIE – 0833596066
73059 UGENTO – Piazza Colosso – 0833555644
73020 UGGIANO LA CHIESA – Via Minervino, 62 – 0836812588
73030 VASTE – Poggiardo – 0836904114
73010 VEGLIE – Via S. Giovanni, 4 – 0832969397
ASSOCIAZIONI E COOPERATIVE DI SERVIZI
Associazione “Nna’kua” – Via Ugo Foscolo, 2 – Porto Cesareo – Tel. 0833560032
Associazione “Messapia” – Via Trento, 11 – Nardò – Tel. 0833567962/0833872776
Cooperativa “Atlante” – Via Roma, 31 – Calimera – Tel./fax 0832873557
Cooperativa “Ilex” – Via Palazzo Conti di Lecce, 29 – Lecce – Tel/fax 0832332563
MUSEI PUBBLICI E PRIVATI
ALEZIO – Museo Civico Messapico
Via Kennedy – Tel. 0833281020
CALIMERA – Museo di Storia Naturale
Via Europa, 54 – Tel. 0832875301
CAMPI SALENTINA – Museo Pompiliano
Via Pirrotta, 2 – Tel. 0832791034
CUTROFIANO – Museo Comunale della Ceramica
Via Umberto I, 64 – Tel. 0836512461
GALATINA – Museo Civico d’Arte “P. Cavoti”
C.so Re d’Italia, 51 – Tel. 0836565340
GALLIPOLI – Museo Civico
Via A. De Pace, 118 – Tel. 0833264224
LECCE – Museo delle Tradizioni Popolari
Abbazia di S. Maria di Cerrate – Tel. 0832361176
LECCE – Museo Missionario Cinese e di Storia Naturale
Via Monte S. Michele, 4 – Tel. 0832392580 / 0832312160
LECCE – Museo Provinciale “S. Castromediano”
Viale Gallipoli, 28 – Tel. 0832307415 / 0832247025
LECCE – Pinacoteca d’Arte Francescana
Via Imperatore Adriano, 79 – Tel. 0832312160 / 0832311058
MAGLIE – Museo Civico di Paleontologia e Paletecnologia “De Lorentiis”
Palazzo Capece – Via Umberto I – Tel. 0836423198
PARABITA – Museo del Manifesto
Via F.lli De Jatta, 6
PARABITA – Museo Pinacoteca “E. Giannelli”
Palazzo Ferrari – Via V. Emanuele II – Tel. 0833593109
POGGIARDO – Museo degli Affreschi Bizantini
P.za Episcopo – Tel. 0836901221
PORTO CESAREO – Museo di Biologia Marina
Via Russo – Tel. 0833569502
S. CESAREO di LECCE – Museo Civico
Palazzo Ducale – P.za Garibaldi, 16 – Tel. 0832205366
S. CESAREO di LECCE – Museo Leandro
Via Cerentolo – Tel. 0832200210
TUGLIE – Museo della Civiltà Contadina e delle Tradizioni Popolari del Salento
Palazzo Ducale – Via Venturi – Tel. 0833596038
UGENTO – Museo Civico Archeologico “S. Zecca”
Via della Zecca, 1 – Tel. 0833555819