Chirotteri_superato - Biodiversità

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Chirotteri_superato - Biodiversità
I CHIROTTERI
DELLE ALPI LIGURI
Mara Calvini
1. INTRODUZIONE
I Chirotteri rappresentano l’ordine dei Mammiferi con il maggior numero di specie al mondo
dopo i Roditori.
In Italia sono segnalate 101 specie di mammiferi terrestri, ben 34 sono Chirotteri (pipistrelli).
Appare evidente come, nella biodiversità (ricchezza di vita sulla Terra in termini di specie,
geni, comunità) espressa dai nostri mammiferi, i chirotteri giochino un ruolo importante.
Al contrario, è opinione diffusa che i pipistrelli siano tutti della stessa specie o, al massimo,
appartengano a pochissime specie, complice un’educazione naturalistica particolarmente
carente a livello scolastico, per non parlare di chi li considera uccelli e non mammiferi e chi,
legato ad assurde superstizioni popolari, crede che i pipistrelli si attacchino ai capelli,
succhino il sangue e siano ciechi.
Per la sorte delle specie minacciate c’è un diffuso senso di preoccupazione che investe ormai
un’ampia fascia della nostra popolazione. Nell’ambito dei nostri mammiferi terrestri, i
chirotteri rappresentano circa metà delle specie inserite nella Lista Rossa IUCN (International
Union for Conservation of Nature) che comprende le entità attualmente minacciate
d’estinzione o prossime a divenire tali.
Lo stato attuale delle conoscenze sulla presenza, distribuzione e status dei pipistrelli, in molte
regioni italiane, è ancora piuttosto scarso, nonostante sia stato evidenziato recentemente un
risveglio di interesse nello studio di questo gruppo sistematico.
Lo scopo di questa pubblicazione è quello di far comprendere ad un pubblico sempre più
vasto l’importanza e il ruolo che hanno questi affascinanti animali nel nostro ecosistema,
presentando sinteticamente i risultati della ricerca svolta sul territorio della provincia di
Imperia nell’ambito del progetto denominato “valorizzazione siti di pregio della biodiversità
della provincia di Imperia” iniziata nel 2004 e attualmente in corso.
2. QUADRO SISTEMATICO
L’ordine dei Chirotteri è diffuso in tutto il mondo fatta eccezione per le regioni fredde e
qualche isola. Dal punto di vista zoogeografico è interessante notare che, in Nuova Zelanda e
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in alcuni arcipelaghi del Pacifico, il solo ordine con specie autoctone della classe dei
Mammiferi è quello dei Chirotteri.
Attualmente sono note circa 1.000 specie suddivise in due sottordini, Megachirotteri e
Microchirotteri.
I MEGACHIROTTERI comprendono i pipistrelli frugivori, di grandi dimensioni, con circa
200 specie diverse che vivono prevalentemente nelle zone tropicali e subtropicali. i
MICROCHIROTTERI annoverano circa 800 specie, ripartite in 16 famiglie con 135 generi
diffusi in tutti i continenti ad eccezione del Circolo polare artico.
In Italia, come nell’intero continente europeo, sono presenti 34 specie di Microchirotteri, tutte
con regime alimentare di tipo insettivoro (tab. 1). Alla famiglia dei Rhinolophidae appartiene
il genere Rhinolophus con 5 specie; quella dei Vespertilionidae comprende 9 generi per un
totale di 28 specie e un’unica specie appartiene alla famiglia dei Molossidae.
E’ da evidenziare il recente incremento delle specie di Chirotteri reso possibile grazie
all’applicazione di moderne tecniche di biologia molecolare in affiancamento alle tecniche
classiche basate su criteri morfometrici.
Tab. 1: Elenco sistematico dei Chirotteri presenti in Italia.
ORDINE: CHIROPTERA
SOTTORDINE: MICROCHIROPTERA
Famiglia
Rhinolophidae
Vespertilionidae
Nome italiano
Nome scientifico
Rinolofo maggiore
Rinolofo minore
Rinolofo di Mehely
Rinolofo di Blasius
Rinolofo euriale
Vespertilio mustacchino
Vespertilio di Brandt
Vespertilio smarginato
Vespertilio di Natterer
Vespertilio di Bechstein
Vespertilio maggiore
Vespertilio minore
Vespertilio di Daubenton
Vespertilio di Capaccini
Vespertilio dasicneme *
Vespertilio dorato
Vespertilio maghrebino
Pipistrello nano
Rhinolophus ferrumequinum
Rhinolophus hipposideros
Rhinolophus mehelyi
Rhinolophus blasii
Rhinolophus euryale
Myotis mystacinus
Myotis brandti
Myotis emarginatus
Myotis nattereri
Myotis bechsteinii
Myotis myotis
Myotis blythii
Myotis daubentonii
Myotis capaccinii
Myotis dasycneme *
Myotis aurascens
Myotis punicus
Pipistrellus pipistrellus
2
Molossidae
Pipistrello soprano
Pipistrello di Nathusius
Pipistrello albolimbato
Pipistrello di Savi
Nottola di Leisler
Nottola comune
Nottola gigante
Serotino comune
Serotino di Nilsson
Serotino bicolore
Barbastello
Pipistrellus pigmaeus
Pipistrellus nathusii
Pipistrellus kuhlii
Hypsugo savii
Nyctalus leisleri
Nyctalus noctula
Nyctalus lasiopterus
Eptesicus serotinus
Eptesicus nilssonii
Vespertilio murinus
Barbastella barbastellus
Orecchione
Orecchione meridionale
Orecchione alpino
Orecchione sardo
Miniottero
Molosso di Cestoni
Plecotus auritus
Plecotus austriacus
Plecotus macrobullaris
Plecotus sardus
Miniopterus schreibersii
Tadarida teniotis
* Per l’Italia si dispone di un’unica segnalazione certa della specie, relativa al
1881. Conseguentemente essa non è stata considerata nella recente check-list dei
Mammiferi italiani curata da Amori, Angelici e Boitani (1999).
3. LA BIOLOGIA DEI CHIROTTERI
3.1 Le stagioni secondo i pipistrelli
La biologia dei pipistrelli è, per alcuni casi, ancora poco conosciuta e le difficoltà che si
incontrano per studiarla sono notevoli; tuttavia è di fondamentale importanza conoscerne il
ciclo annuale anche al fine di intraprendere iniziative di conservazione.
I pipistrelli hanno abitudini spiccatamente gregarie per la maggior parte dell’anno e possono
formare gruppi sia intraspecifici, sia interspecifici.
In inverno, quando gli insetti diminuiscono di numero e le condizioni climatiche rendono
difficile la sopravvivenza, i Chirotteri utilizzano l’ibernazione come strategia per ridurre le
funzioni vitali ed evitare un eccessivo dispendio d’energia. Lo stato di profondo torpore è
caratterizzato da: abbassamento della temperatura corporea fino a circa uno o due gradi
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centigradi sopra quella ambientale, diminuzione del consumo di ossigeno, forte riduzione del
battito cardiaco, vasocostrizione periferica e capacità di risveglio spontaneo.
Durante questo periodo i pipistrelli si nutrono delle riserve di grasso accumulate durante
l’autunno, consumando fino al 35% del loro peso. Durante questo periodo ogni disturbo o
risveglio accidentale deve essere evitato in quanto provocherebbe un consumo eccessivo di
energia e potrebbe provocare anche la morte dell’animale.
La scelta dei quartieri di svernamento è importante: devono essere luoghi sicuri da eventuali
predatori, privi di correnti d’aria, con elevato grado di umidità dell’aria (dal 90 al 100%), per
evitare la disidratazione della membrana alare e con temperature pressoché costanti (dai 3° ai
10°C).
Rhinolophus hipposideros in ibernazione (foto R. Toffoli).
Nelle regioni mediterranee le grotte, le gallerie di miniere abbandonate, le casematte e le
cantine, rappresentano dei luoghi sufficientemente “caldi” per lo svernamento di numerose
specie.
In base all’utilizzo preferenziale delle diverse tipologie di rifugio, i pipistrelli europei si
possono suddividere in troglofili, fitofili e antropofili.
Al primo gruppo appartengono gli animali che si rifugiano in ambienti cavernicoli, in fessure di
pareti rocciose e scogliere, quasi tutte le specie europee. Le specie troglofile possono utilizzare le
cavità sotterrane in maniera diversa secondo le loro esigenze ecologiche e più specie possono
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coabitare nello stesso habitat. Il Serotino di Nilsson e il Barbastello, che abbandonano tardi i
rifugi estivi, si rinvengono preferibilmente all’entrata delle grotte, dove la temperatura è più
bassa. I Rinolofi, in genere, preferiscono temperature più elevate appendendosi al fondo della
cavità, dove la temperatura raggiunge i 7°-12°C. Anche i modi di appendersi al substrato sono
differenti da una specie all’altra: il Vespertilio di Daubenton e il Vespertilio di Natterer si
nascondono entro fessure molto profonde o nei fori di trivellazione, i due grandi Myotis e il
Serotinodi Nilsson si attaccano liberamente alle pareti mentre tutti i Rinolofi riposano nella
classica posizione ammantellata appesi a “lampadario” nelle volte delle cavità.
Le nottole, il Serotino bicolore e il Pipistrello di Nathusius sono, invece, notoriamente fitofile, cioè
prediligono i ripari nei buchi degli alberi. Le Nottole sono essenzialmente dipendenti dalle cavità
arboricole che occupanoe sia in estate, sia in inverno, mentre il Pipistrellus di Nathusius può
utilizzare anche cataste di legna poste in posizioni soleggiate. Altre specie, come gli orecchioni,
Vespertilio di Natterer, Bechstein o di Daubenton utilizzano le cavità degli alberi solo come rifugi
temporanei.
I pipistrelli tipicamente antropofili, ad esempio il Serotino, il Pipistrello nano e il Pipistrello
albolimbato trascorrono sia l’inverno, sia l’estate negli edifici, anche in minuscole fessure o
dietro i rivestimenti dei muri.
Il letargo invernale può essere interrotto per brevi periodi, durante i quali i pipistrelli possono
cambiare posatoio o uscire per voli temporanei, in particolare nelle giornate calde e
soleggiate.
In primavera, quando le giornate si allungano e la temperatura media aumenta, i pipistrelli
cominciano a spostarsi in “rifugi di transizione”. Gli spostamenti dai rifugi di svernamento a
quelli di riproduzione possono avvenire, secondo le specie, su corte-medie distanze (una
decina di chilometri per i Rinolofi e i Serotini; dai 30 ai 250 km per il Vespertilio di
Daubenton e quello di Natterer), o su lunghe distanze: per le Nottole e il Pipistrello di
Nathusius, considerate vere e proprie specie migratrici, si sono osservati spostamenti anche di
1500 km.
Verso la fine di maggio i pipistrelli raggiungono i siti riproduttivi estivi rappresentati da
fessure nei muri o nelle rocce, cavità di alberi, sottotetti di chiese e di edifici a seconda delle
esigenze ecologiche delle diverse specie.
Mentre i maschi vivono isolati o in piccoli gruppi, le femmine gravide formano grandi colonie
dette “nursery”, in luoghi caldi e indisturbati, indispensabili per partorire e allevare i piccoli
che nascono senza pelo. La gestazione dura circa 4-6 settimane: la durata è in relazione alla
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taglia delle specie. Di norma, una volta l’anno, viene partorito un solo piccolo (talvolta due
come nel Pipistrello nano, Pipistrello del Savi, Serotino bicolore e nella Nottola).
Nel periodo della gravidanza anche il minimo disturbo, in questo periodo, può causare
l’abbandono della colonia da parte della madre con conseguente morte dei piccoli.
I piccoli crescono rapidamente e nel giro di 4-6 settimane sono già in grado di spiccare i primi
voli: è in questa fase che si registra un’elevata mortalità.
L’unico momento in cui maschi e femmine condividono gli stessi rifugi è il periodo degli
accoppiamenti che coincide con la fine dell’estate-autunno; in alcuni casi, si protrae in
inverno nei quartieri di svernamento come nel caso del Vespertilio mustacchino e del
Vespertilio di Natterer. In altre specie come la Nottola di Leisler, si formano degli harem
costituiti da un maschio e varie femmine.
La fecondazione è ritardata; infatti le femmine conservano gli spermatozoi nelle vie genitali
fino alla primavera successiva e solo allora l'uovo verrà fecondato e l’embrione si svilupperà.
L’unica eccezione è il Miniottero in cui l’uovo viene fecondato subito, ma lo sviluppo
dell’embrione si arresta per tutto l’inverno, per poi ricominciare a crescere in primavera.
Conclusi gli accoppiamenti i pipistrelli si dedicano ad incrementare le riserve di grasso per
affrontare l’inverno.
3.2 Ambienti e modi di vita
La plasticità del ciclo circadiano, studiata in differenti specie, è regolata principalmente
dall’azione della luce e dalla sensibilità alle variazioni meteorologiche.
Di giorno i pipistrelli vivono in uno stato di torpore, mentre di notte escono in caccia. La
caccia è correlata con i ritmi d’attività delle diverse prede: mostra un picco nelle prime ore
della sera, cala nelle ore centrali della notte e riprende verso l’alba. L’attività notturna non è
continua, ma è intervallata da momenti per il riposo, per la pulizia e per il consumo della
preda spesso all’entrata delle grotte o presso rifugi temporanei di altra natura.
La frequentazione dei rifugi (roost) varia stagionalmente, in base al sesso, alle condizioni
riproduttive, all’organizzazione sociale e alla quantità di cibo. Lo stesso sito, inoltre, può
essere frequentato e utilizzato da specie diverse secondo le differenti esigenze ecologiche,
anche nell’arco di una sola notte.
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La disponibilità dei roost, le loro dimensioni e collocazioni, il numero degli individui presenti
e il grado protezione nei confronti di eventuali predatori, sono elementi importanti per la
scelta dei rifugi. Tali elementi, assieme ai fattori già citati (la disponibilità delle risorse
alimentari, il microclima e la complessa organizzazione sociale), concorrono a determinare
nei Chirotteri un'elevata fedeltà nell’utilizzo dei siti di svernamento e di riproduzione. Alcuni
siti possono ospitare un numero considerevole d’individui, diventando quindi d’importanza
regionale o sub-regionale, in particolare nel corso dell’inverno, quando più esemplari di
specie diverse tendono ad utilizzare pochi rifugi di grandi dimensioni.
ZPS Gerbonte (foto L. Laura)
3.3 Alimentazione, tecniche di caccia e orientamento
I Chirotteri delle regioni temperate presentano un’alimentazione prevalentemente insettivora e
svolgono un ruolo importante come regolatori biologici delle popolazioni di insetti, tra cui
quelli dannosi alle coltivazioni agrarie. Si calcola che, in una sola notte, un esemplare di
Pipistrello nano, la specie di dimensioni minori, possa catturare più di 1.500 insetti.
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I pipistrelli, che non sono affatto ciechi come vorrebbe una credenza popolare e anzi sono
dotati di altri sensi più sviluppati per cacciare e orientarsi, utilizzano un sofisticato sistema di
percezione dell’ambiente circostante (ecolocalizzazione); si tratta di ultrasuoni (suoni ad alta
frequenza non udibili all’orecchio umano) che vengono emessi dalle narici o dalla bocca a
seconda delle specie. Le onde, riflesse dagli ostacoli, sono captate dai padiglioni auricolari e
trasmesse al cervello, ove si traducono in una nitida immagine del contesto esplorato anche
nel buio assoluto e permettono di individuare con precisione gli oggetti presenti nello spazio.
Una parte delle emissioni sonore viene utilizzata per la comunicazione sociale: i suoni hanno
significato territoriale, altri vengono utilizzati dai maschi nel periodo degli accoppiamenti per
attirare le femmine, altri ancora costituiscono richiami volti a coinvolgere esemplari in azioni
di disturbo contro predatori.
La vegetazione, oltre ad attirare l’entomofauna presente, fornisce degli elementi guida
indispensabili per raggiungere gli habitat di caccia. I Chirotteri, infatti, si spostano dai rifugi
diurni alle aree di alimentazione utilizzando, in particolare, gli elementi lineari del paesaggio
come siepi, filari, corsi d’acqua.
La maggior parte dei pipistrelli effettua spostamenti medi quotidiani di oltre 5 km in
condizioni di luce scarsa (o assente) e tali riferimenti territoriali consentono loro una
navigazione più sicura. I Rinolofi utilizzano come aree di caccia le campagne alberate, spesso
appesi ad un ramo in attesa della preda, e necessitano di coltivi tradizionali, alternati a filari di
alberi e siepi; gli Orecchioni e le Nottole ricercano aree di caccia ai margini degli ambienti
forestali o lungo i viali alberati.
Molto importanti sono le zone umide, con una ricca vegetazione ripariale, come i corsi
d’acqua, gli stagni e i laghi, utilizzati sia come aree di caccia di insetti e di larve acquatiche,
sia come punti di abbeverata. Infatti, generalmente, l’abbeverata è la prima azione compiuta
dal pipistrello, all’inizio dell’attività serale, al fine di reintegrare le perdite idriche subite
durante il riposo diurno.
Le specie legate agli ambienti acquatici hanno anche la capacità di alimentarsi con piccoli
pesci, come recentemente dimostrato per il Vespertilio di Daubenton e il Vespertilio di
Capaccini, catturati sul pelo dell’acqua con l’ausilio dell’uropatagio.
La composizione della dieta, le tecniche di caccia adottate e gli habitat di foraggiamento
contribuiscono a differenziare l’ecologia delle diverse specie.
Le tecniche di foraggiamento sono strettamente correlate con il tipo e la frequenza delle
emissioni di ultrasuoni. Alcuni ricercatori hanno messo in evidenza le relazioni esistenti tra la
struttura delle vocalizzazioni, la morfologia dell’ala e l’ecologia dei pipistrelli. La strategia
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vocale tipica dei Chirotteri che cacciano in spazi aperti e su lunghe distanze, impiega
prevalentemente ultrasuoni a frequenza bassa e costante, che permettono di individuare
bersagli di grandi dimensioni, ottenendo informazioni sulla traiettoria di volo. Le specie che
cacciano in questi territori a quote elevate, sopra la sommità degli alberi, hanno ali lunghe e
strette che consentono un volo veloce ed agile come le Nottole e il Molosso di Cestoni.
Le specie che cacciano in ambienti diversificati emettono ultrasuoni a modulazione di
frequenza più alta, al fine di avere una maggiore quantità d’informazioni nell’unità di tempo,
potendo così discriminare dettagliatamente la natura degli oggetti. Ne risulta un volo lento e
sfarfallato, tipico delle specie con ala larga e arrotondata come alcuni rappresentanti del
genere Myotis, Pipistrellus e in particolare Rhinolophus. L’energia di un suono ad alta
frequenza ha un potere maggiore di dispersione: per ovviare a questo problema i Rinolofi
utilizzano la caratteristica foglia nasale, da cui emettono suoni a frequenza costante, per
meglio convogliarli, ottenendo così informazioni sul movimento degli insetti sullo sfondo
della vegetazione immobile.
Pipistrello albolimbato (foto R. Toffoli)
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4. PROBLEMI DI CONSERVAZIONE
A livello europeo la maggior parte dei Chirotteri è considerata in precario stato di
conservazione e ciò ha indotto l’adozione di norme di tutela volte alla protezione degli
esemplari e dei siti di rifugio. Conservare una specie animale o vegetale non significa
unicamente proteggerla come tale, magari con il solo divieto di uccisione o cattura.
Proteggere vuol dire mantenere un ambiente in cui le condizioni che lo caratterizzano e le
interazioni con gli altri organismi presenti siano le più simili possibili a quelle richieste dalle
specie oggetto di tutela.
Nonostante tutte le specie di Chirotteri siano oggetto di tutela dei princìpi sanciti nella
legislazione nazionale e internazionale ratificati dall’Italia (Convenzione di Berna 1979,
Convenzione di Bonn 1979, Convenzione di Rio de Janeiro 1992, Direttiva comunitaria
92/43/CEE, Legge quadro in materia di fauna selvatica e attività venatoria 157/92, Bat
Agreement, ecc.), negli ultimi decenni si è assistito in gran parte dell’Europa ad una
contrazione generalizzata delle popolazioni di pipistrelli, che ha provocato una diminuzione di
alcune popolazioni e locali estinzioni.
Come conferma la letteratura specialistica, la situazione è alquanto drammatica: su 31 specie
considerate in Italia, 5 sono in pericolo di estinzione e ben 11 rischiano di divenire tali a breve
termine.
Il declino dei Chirotteri dipende dalle alterazioni e distruzioni degli habitat (zone umide e
formazioni forestali) provocati dalle attività antropiche e dalla peculiare sensibilità al disturbo
che caratterizza questi animali nelle fasi di ibernazione e riproduzione. Infatti, la loro
particolare biologia li rende estremamente vulnerabili. Il tasso riproduttivo non elevato, i
lunghi tempi di gestazione e svezzamento, la tendenza delle femmine a riunirsi in colonie per
il parto e l’allevamento dei piccoli, spiegano come singoli eventi distruttivi, anche limitati ad
una sola colonia riproduttiva, possano avere effetti sull’intero popolamento di una regione.
A questo occorre aggiungere altri fattori come l’impiego irrazionale per fini agricoli di
insetticidi e altre sostanze tossiche che provocano la distruzione e contaminazione degli insetti
di cui i pipistrelli si cibano. Non meno importanti sono le azioni di disturbo di origine
antropica arrecate alle colonie, azioni che, non di rado, assumono la forma di veri atti
vandalici spesso associati alle false credenze popolari su questi mammiferi.
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5. COME SI STUDIANO I PIPISTRELLI
Lo studio dei Chirotteri in natura risulta particolarmente complesso. L’ampia diffusione, le
abitudini notturne, la difficile individuazione dei posatoi, la difficoltà di determinazione delle
specie, le vocalizzazioni non percettibili dall’orecchio umano e identificabili solo con appositi
strumenti, rendono difficile le operazioni di monitoraggio di questi animali.
Le metodologie di ricerca dei Chirotteri possono essere riassunte nelle seguenti tipologie:
- individuazione dei rifugi
- cattura degli esemplari
- indagine mediante rilevatore di ultrasuoni (bat detector)
- installazione di cassette nido (bat box)
5.1 Individuazione dei rifugi
Nei rifugi i pipistrelli si riposano, svernano, partoriscono e allevano la prole. Secondo le
esigenze biologiche specifiche, i Chirotteri utilizzano diversi tipi di rifugio (roost tipici):
ponti, sottotetti, grotte, spaccature nelle rocce, miniere, cassonetti delle tapparelle, ecc. Dopo
un’attenta valutazione dei roost, l’individuazione degli animali è facilitata da indici di
presenza come l’osservazione diretta degli esemplari (vivi o morti), il guano depositato nei
dintorni dei siti di rifugio, le grida sociali che, di solito, vengono emesse prima di lasciare il
rifugio per recarsi nelle zone di caccia. Gli escrementi, simili a quelli di piccoli roditori, si
riconoscono bene in quanto, a differenza di quest’ultimi, sono facilmente disgregabili per la
presenza di parti indigerite degli insetti predati.
Il conteggio degli individui all’interno dei roost è una delle metodologie più utili per stimare
la consistenza numerica delle popolazioni in una data area.
Il censimento delle colonie in ibernazione, però può avere un impatto negativo sui Chirotteri:
la sola presenza del censitore all’interno dall’hibernaculum, anche senza il disturbo tattile,
può comportare un più frequente “risveglio” dallo stato letargico, con conseguente consumo
delle riserve di grasso e pericolo per l’animale. In questi casi, per evitare di alterare il
microclima del roost, si utilizzano fonti luminosi deboli e “fredde” con l’applicazione di filtri
rossi che attenuano l’impatto della luce sulle colonie.
Per il censimento delle grandi colonie, vengono anche utilizzate immagini fotografiche o
filmati registrati con una termocamera.
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5.2 Cattura degli esemplari
La cattura permette l’esame diretto dell’esemplare e, per la maggior parte delle specie, è
indispensabile per stabilire un’identificazione specifica certa. Questa tecnica consente di
osservare, in dettaglio, i caratteri morfologici discriminanti e di misurare i caratteri
diagnostici. Come detto in precedenza i pipistrelli in ibernazione non vanno mai catturati, né
disturbati durante il letargo invernale al fine di garantirne la sopravvivenza.
La tecnica di cattura più usata prevede l’utilizzo di apposite reti (mist-nets), realizzate in
nylon o cotone montate su pali. Queste possono essere alzate fino ad un’altezza di oltre 10
metri mediante l’ausilio di carrucole. Le reti sono utilizzate per catture nelle aree
d’alimentazione, nei luoghi in cui i Chirotteri si abbeverano, sotto i ponti, all’ingresso di
cavità e lungo i tragitti preferenziali di spostamento. I pipistrelli catturati, devono essere
maneggiati con particolare attenzione per evitare di ferirli e devono essere liberati
rapidamente per minimizzare l’effetto stress.
5.3 Indagine mediante rilevatore di ultrasuoni (bat detector)
Come abbiamo visto i Microchirotteri sono in grado di orientarsi e cacciare grazie a segnali
acustici di ecolocalizzazione (ultrasuoni), con i quali individuano con precisione gli oggetti
presenti nello spazio. Gli ultrasuoni, emessi come sequenze di impulsi, con caratteristiche che
variano in maniera specie-specifica per quanto riguarda l’intensità, la frequenza, la durata e la
distanza dei singoli impulsi, possono essere captati da un rilevatore di ultrasuoni (bat detector)
che li rende udibili all’orecchio umano. In laboratorio l’analisi dei sonogrammi permette
d’identificare, con una buona precisione, la maggior parte delle specie europee di Chirotteri.
Mediante l’utilizzo del bat detector è possibile effettuare un mappaggio della distribuzione e
dell’abbondanza delle specie, nonché quantificare l’attività della chirotterofauna nelle diverse
tipologie di habitat.
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5.4 Installazione di cassette nido
Le cassette nido artificiali per pipistrelli (bat box), simili a quelle per uccelli, sono costruite in
cemento e segatura per mantenere all’interno condizioni ideali (temperatura e umidità) e
hanno una fessura d’entrata, di circa 20 mm, nella parte inferiore della struttura. La
sistemazione di bat box in zone campione aiuta, da un lato, i ricercatori ad ottenere dati utili
sulla presenza e la biologia delle specie, dall’altro, i Chirotteri stessi che le utilizzano in
assenza di rifugi naturali. I bat box possono essere collocati su alberi o pali; le dimensioni dei
bat-box sono variabili in funzione delle esigenze delle diverse specie.
Bat box (foto R. Toffoli)
6. LA RICERCA IN PROVINCIA DI IMPERIA
6.1 La conservazione della natura in provincia di Imperia
La tutela degli spazi naturali nella Provincia è affidata ai S.I.C. e Z.P.S.
Dal 1992 l’Unione Europea si è impegnata nella conservazione della biodiversità progettando
la realizzazione di una rete di ambienti da tutelare, denominata “Rete Natura 2000”. Tale rete
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ecologica, finalizzata a garantire il mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente
di habitat e specie della flora e della fauna da proteggere, è prevista dalla Direttiva europea
92/43/CEE (Direttiva “Habitat”). Questa normativa, che si integra con la Direttiva “Uccelli”
79/409/CEE, assume risvolti pratici sulla pianificazione del territorio, in quanto richiede
l’individuazione di aree denominate Siti d’Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di
Protezione Speciale (ZPS), destinate alla conservazione di particolari tipi di habitat. La
normativa sancisce la protezione di numerose specie animali e vegetali, inclusi gli ambienti
naturali in cui tali specie vivono e ogni Stato dell’Unione Europea è tenuto a realizzare, in
base alle diverse realtà ed esigenze locali, le misure di conservazione necessarie ad evitare
fenomeni di degrado e perturbazione,
In quest’ottica i chirotteri rappresentano un gruppo sistematico di particolare interesse
conservazionistico per il quale le informazioni disponibili sono piuttosto scarse.
L’Amministrazione
provinciale
di
Imperia,
nell’ambito
del
progetto
denominato
“valorizzazione siti di pregio della biodiversità della provincia di Imperia”, ha permesso lo
studio e il monitoraggio (oggetto della presente pubblicazione), avviato nel 2004 e tutt’ora in
corso, sulla presenza e distribuzione dei chirotteri nelle sei ZPS della provincia così
denominate:
IT 1313776 Piancavallo
IT 1314677 Saccarello-Garlenda
IT 1314678 Sciorella
IT 1314679 Toraggio-Gerbonte
IT 1315380 Testa d’Alpe-Alto
IT 1315481 Ceppo-Tomena
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Localizzazione delle ZPS, area di studio, in provincia di Imperia.
6.2 I Chirotteri delle Alpi Liguri: risultati generali
Le Zone di Protezione Speciali sono localizzate nella regione biogeografica alpina e si
estendono per ca. 9.670 ettari, rappresentando l’8,3% di superficie della provincia di Imperia.
Le aree interessano le più alte vette della Liguria, che si elevano fino a 2.200 m a soli 20 km
dal mare. L’ambiente naturale è rappresentato da gole, torrenti, valloni, falesie, rupi ed è
caratterizzato da un’incredibile varietà di forme vegetali: dalle sclerofille sempreverdi alle
laricete, dalle abetine ai rodoreti.
Lo studio ha interessato il controllo dei potenziali rifugi diurni (riproduttivi e di svernamento),
la cattura degli esemplari con reti mist-net e transetti con l’utilizzo del bat-detector.
Le indagini condotte fin’ora nelle aree monitorate, unite all’analisi dei dati bibliografici,
consentono di dichiarare la presenza di almeno 18 specie di pipistrelli, che rappresentano il
74% di quelle note per il territorio ligure (tab.2).
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Tabella 2. Elenco delle specie presenti nelle ZPS (dati bibliografici e inediti).
1. Rhinolophus euryale
X
2. Rhinolophus ferrumequinum
X
X
X
X
X
3. Rhinolophus hipposideros
X
X
X
X
X
SCIORELLA
CEPPOTOMENA
SACCARELLOGARLENDA
CAVALLO
PIAN
TORAGGIOGERBONTE
Rhinolophidae
Zone di Protezione Speciali
TESTA D’ALPEALTO
SPECIE
X
Vespertilionidae
4. Myotis bechsteinii
X
5. Myotis blyhii
X
6. Myotis daubentonii
X
X
7. Myotis emarginatus
X
8. Myotis myotis
9. Myotis mystacinus
X
X
X
10. Myotis nattereri
X
X
X
11. Pipistrellus kuhlii
X
12. Pipistrellus nathusii
X
X
X
13. Pipistrellus pipistrellus
X
X
X
X
X
X
X
14. Pipistrellus pygmaeus
15. Nyctalus leisleri
X
X
16. Hypsugo savii
X
X
17. Barbastella barbastellus
X
18. Plecotus sp.
X
X
X
X
X
X
Molossidae
19. Tadarida teniotis
X
X
13
12
X
6
6
10
1
* In base alle nuove scoperte tassonomiche nello stesso gruppo
appartengono le specie Plecotus auritus e P. macrobullaris, attualmente
riconoscibili solo su base genetica.
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Il confronto tra la chirotterofauna nota nelle ZPS prima dell’anno 2000 e quella rilevata con la
presente indagine (tab. 3), rende evidente la presenza di 8 specie mai segnalate in precedenza,
di cui una, P. pygmaeus, di nuova segnalazione per la Liguria. Quattro specie risultano
segnalate solo attraverso i dati bibliografici e non sono state osservate nel presente lavoro,
mentre otto specie, precedentemente citate in bibliografia, sono state nuovamente
riconfermate. Ciò evidenza la necessità di implementare e approfondire le ricerche che ne
confermino l’effettiva scomparsa o ne attestino la presenza attuale.
Tabella 3. Elenco delle specie globalmente presenti nelle sei ZPS. Confronto tra la chirotterofauna
nota dai dati pre e post 1995 (quest’ultimi considerati informazioni recenti).
Dati bibliografici
antecedenti al 1995
Dati dal 1995 al 2005
Presenza
riconfermata
Nuove
segnalazioni
X
1. Rhinolophus euryale
2. Rhinolophus
ferrumequinum
3. Rhinolophus hipposideros
X
X
X
X
4. Myotis bechsteinii
X
5. Myotis blyhii
X
6. Myotis daubentonii
X
7. Myotis emarginatus
X
8. Myotis myotis
X
X
9. Myotis mystacinus
X
X
10. Myotis nattereri
X
X
11. Pipistrellus kuhlii
X
12. Pipistrellus nathusii
X
13. Pipistrellus pipistrellus
X
14. Pipistrellus pygmaeus
X
15. Nyctalus leisleri
X
17
X
16. Hypsugo savii
17. Barbastella barbastellus
X
X
18. Plecotus sp.
X
X
X
19. Tadarida teniotis
11
7
8
* In base alle nuove scoperte tassonomiche nello stesso gruppo appartengono le specie Plecotus
auritus e P. macrobullaris, attualmente riconoscibili solo su base genetica.
La figura sottostante mostra la localizzazione dei principali roost di svernamento e di
riproduzione in prossimità delle ZPS. Si fa notare che la maggior parte dei rifugi ricade al di
fuori dei territori delle ZPS. E’ auspicabile, quindi, una riperimetrazione delle arre protette,
oppure, l’attuazione di specifiche azioni di conservazione dei siti di riproduzione e degli
habitat frequentati anche al di fuori delle ZPS.
18
Tutte le specie di chirotteri italiani sono inserite nell’allegato IV della Direttiva Habitat
“specie di particolare interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa”,
mentre 7 sono inserite nell’all. II della stessa direttiva “specie di interesse comunitario la cui
conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione”.
I dati ricavati da questo lavoro consentono solo di delineare un primo quadro sulla presenza
dei chirotteri nelle ZPS della provincia di Imperia. La particolare biologia, il grado di
specializzazione di questi mammiferi e la difficoltà nel censirli impongono tempi di studio
lunghi e tecniche specifiche. Occorrerà, quindi, la continuazione delle indagini parallelamente
ad eventi di tipo divulgativo.
RINGRAZIAMENTI
Un doveroso e sentito ringraziamento al prof. Attilio Arillo, dott. Loris Galli, dott. Sebastiano
Salvidio e prof. Silvio Spanò del DIPTERIS – Università di Genova, per la strumentazione
concessami e gli utili consigli in tutti questi anni di lavoro.
Un sentito ringraziamento a tutto il Gruppo Speleo CAI di Sanremo per il considerevole
materiale bibliografico fornitomi e per avermi accompagnata durante le numerose escursioni
in grotta.
Desidero ringraziare Roberto Toffoli per i dati inediti fornitomi, le valide discussioni e il
materiale fotografico.
Un caloroso ringraziamento alle persone che hanno condiviso con me alcune notti sul campo:
Franco Bianchi, Lorena Corda, Laura Mingione, Pia Orsino, Mauro Ottonello, Daniela
Quaranta, Roberto Toffoli, Rudy Valfiorito.
Un grazie particolare all’Amm.ne Prov.le di Imperia, Settore Parchi nella persona della dr.ssa
Sonia Zanella per la fiducia accordatami.
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