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Rapporto ICity Rate 2016: innovazione sociale
sinonimo di intelligenza
Giulia Falcinelli - 23 dicembre 2016
Ad ottobre è stato pubblicato ICity Rate, il rapporto annuale che stila la classi ca delle città
italiane più intelligenti tra i capoluoghi di provincia. Il documento è frutto di una complessa
indagine statistica socio-economica basata su 105 indicatori e sette aree tematiche: Economy,
Living, Environment, People, Mobility, Governance e Legality.
DIRITTO
La classi ca annuale delle
città intelligenti. ICity Rate
2016 sposta l'asse
dall'innovazione tecnologica
all'innovazione sociale
Giunto alla sua quinta pubblicazione, il report è stato presentato all’iniziativa ICity Lab, ideata e
IL PUNTO DI LABSUS
organizzata da FPA S.r.l., società che da oltre vent’anni studia e promuove modelli di sviluppo e di
GLI APPUNTAMENTI
governance in grado di attualizzare l’agire delle Pubbliche Amministrazioni. ICity Rate è stato
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realizzato da un comitato scienti co a cui ha preso parte, non solo FPA, ma anche ISTAT,
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Unioncamere, ANCI, Utilitalia e Openpoli.
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ICity Lab, che quest’anno si è svolto a Bologna il 20 e 21 ottobre nell’ambito del Salone
internazionale dell’industrializzazione edilizia (SAIE), è un evento pensato per dare concreto
Il punto di Labsus
supporto a tutti i soggetti impegnati nelle pratiche di sviluppo innovativo e sostenibile dei territori
Notizie
urbani, con l’obiettivo di o rire strumenti per il miglioramento della governance e occasioni di
confronto tra pubbliche amministrazioni, imprese, associazioni e cittadini nell’ambito delle
quattro “I” : innovazione, inclusione, interazione e intelligenza. Difatti, come ha a ermato Gianni
Dominici, direttore di FPA nonché curatore della ricerca: “ICity Lab vuole essere luogo e momento di
ri essione, di analisi, di confronto su come i dati e le informazioni possono far diventare le nostre città
sostenibili e sicure“. Oltre a concretizzarsi in un workshop sui temi della sicurezza, dei big data &
analytics, dell’internet of things, della mobilità, dell’energia, dell’ambiente e della cittadinanza
digitale, ICity Lab è anche ASSET, una piattaforma che permette di utilizzare funzioni di
elaborazione degli indicatori componenti le aree tematiche studiate, degli indici di sintesi per
area tematica e l’indice di sintesi globale consentendo, così, ai partecipanti la possibilità di
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svolgere una analisi dettagliata dei dati raccolti in tutte le edizioni di ICity Rate, confrontando il
posizionamento competitivo dei diversi Capoluoghi di Provincia.
Il nuovo aggettivo “smart”
Come appreso, oggetto della ricerca è il paradigma della smart city, da anni ormai in uso per
indicare quel complesso di azioni con cui le amministrazioni locali, a seguito di una
programmazione dei fondi europei svolta anche in sinergia con le amministrazioni statali e
regionali, favoriscono un modello di sviluppo che si concretizza nell’innovazione, digitalizzazione e
informatizzazione dei servizi.
Dalla lettura del rapporto si può facilmente intuire che le operazioni svolte non mirano
unicamente alla compilazione di un elenco in cui individuare la città con il miglior stato di salute,
quanto, piuttosto, alla di usione delle informazioni e degli strumenti indispensabili per poter
dare ai partecipanti una panoramica approfondita del proprio territorio dando, così, la possibilità
di mettere a ra ronto le proprie azioni con quelle messe in campo dagli altri e poter e cientare
la realizzazione dei piani di crescita e di sviluppo no ad ora adottati. Più precisamente, il
Comitato scienti co di ICity Rate si è concentrato sulla attitudine della città ad essere una
piattaforma abilitante, ossia ad avere la capacità di guardare a traguardi lunghi facendo scelte
ed investimenti che puntano sui nuovi driver di sviluppo. A ben vedere, da quanto emerge nel
documento, per poter e ettivamente compiere questa trasformazione della città, si ritiene
doveroso non solo sempli care e rendere più rapido l’accesso e il godimento dei pubblici servizi
in favore dei cittadini e delle imprese, ma anche procedere ad un cambiamento della stessa
Pubblica Amministrazione la quale, secondo il direttore Dominici, dovrebbe essere “disposta a
introdurre innovazioni organizzative al suo interno, con una migliore de nizione dei ruoli e delle
competenze, una PA che dia il giusto spazio alla formazione e alla sensibilizzazione“. Il compimento di
questi cambiamenti culturali porterà, sempre secondo il direttore di FPA “ad un modello di governo
in grado di gestire risposte sociali, economiche e strutturali per permettere al territorio di sopravvivere,
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adattandosi alle s de e alle minacce che provengono dall’ambiente esterno. Un modello improntato alla
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essibilità e fondato sulla prevenzione, la formazione e la conoscenza“.
La delineazione di questa cornice è apparsa utile per sottolineare ciò che maggiormente ha
caratterizzato l’edizione 2016 di ICity Rate. Come speci cato nel rapporto, l’aspetto
esclusivamente tecnologico non è più su
ciente a quali care una città intelligente. Invero,
negli ultimi anni, guardando anche alle recenti strategie della programmazione europea,
l’aspetto più pertinente per identi care l’aggettivazione smart è quello dell’innovazione sociale,
intesa come la risoluzione delle questioni di interesse generale grazie all’adozione di forme
partecipative e collaborative pubblico-private che, nel nostro ordinamento, derivano e sono
legittimate dal principio di sussidiarietà orizzontale.
In virtù di questa evoluzione, il Comitato ha inevitabilmente rivisitato e integrato alcune variabili
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per la raccolta e la lettura dei dati, necessari per misurare la capacità dei capoluoghi di :
accogliere e saper gestire i ussi migratori, attrarre cervelli e talenti, generare imprese innovative,
mettere a sistema luoghi di condivisione di strumenti per la produzione di oggetti e di saperi e
supportarli, attrarre nanziamenti europei per la ricerca e l’innovazione, rendere disponibili i dati
pubblici, agevolare le pratiche d’uso sociale degli spazi pubblici, attivare reti e relazioni per la
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sostenibilità e la gestione delle politiche smart e certamente anche di declinare a livello locale la
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strategia di crescita digitale nazionale. L’innovazione sociale assume, così, una portata
trasversale su tutte le tematiche esaminate nella ricerca, basti pensare a quelle che a eriscono
n da sempre le politiche sociali come quella del living, nella quale sono con uiti gli indicatori
relativi ai servizi di vivibilità primaria (salute, sicurezza, assistenza), e quella people, dimensione
che misura il livello di istruzione e socializzazione dei residenti.
L’attenzione rivolta ai beni comuni
Tuttavia, la tematica più emblematica dell’innovazione sociale sembrerebbe quella della
governance, poiché funge da parametro per la valutazione delle performance amministrative e
della capacità di utilizzare i nuovi strumenti di partecipazione e condivisione. Lo studio di
questo settore è stato assai ampio, poiché oltre ad applicare i cosiddetti indicatori standard, volti a
valutare il rapporto tra cittadini e istituzioni (partecipazione elettorale, grado di ducia nel
sistema politico istituzionale), la propensione alle relazioni associative delle amministrazioni e
l’equilibrio di genere nelle rappresentanze amministrative, comprende la valutazione circa l’uso,
da parte delle amministrazioni locali, dei nuovi strumenti di rendicontazione, comunicazione e
partecipazione. All’interno di questo settore, il Comitato ha posto l’attenzione alla gestione dei
beni comuni, considerati fondamentali per la nuova accezione di smart city, registrando una
maggiore concentrazione nelle città medio-piccole benchè il primo regolamento per
l’amministrazione condivisa sia stato varato in una grande città, Bologna (per ulteriori
informazioni cliccare qui), e molte altre, come Torino (cliccare qui), hanno aderito a questo
rivoluzionario sistema. Sul punto, importante è la testimonianza data da alcuni amministratori
del percorso avviato insieme a Labsus. Matteo Lepore, assessore all’Economia e promozione
della Città, Turismo, Relazioni Internazionali e Agenda Digitale del Comune di Bologna, ha posto
proprio come esempio l’adozione del Regolamento per l’amministrazione condivisa al ne di
precisare che i 300 Patti di collaborazione stipulati sono dimostrazione che un “governo delle
comunità è possibile”. Fulvio Mancuso, vicesindaco del Comune di Siena, a ermando che
l’obiettivo del proprio governo locale è quello di investire sul capitale sociale, sui cittadini, sulla
coesione e sulla ducia, ha riconosciuto l’adozione del Regolamento come la scelta più coerente
con la storia, la situazione e la prospettiva di Siena.
Il rafforzamento del sistema urbano del Nord e le
energie del Sud in movimento
Procedendo ad una breve panoramica della classi ca, Milano, Bologna, Venezia, Firenze, Padova
e Torino sono le migliori città intelligenti. In generale, il Nord conferma la presenza di un
sistema fortemente innovativo e in crescita soprattutto nelle città più piccole, che consentono di
mettere in connessione i grandi poli urbani. Milano consolida il suo primato. Il capoluogo
lombardo spicca in particolare nella tematica Economy con il più elevato valore aggiunto pro
capite, la maggiore intensità di brevetti, la principale sede delle grandi imprese, ma anche per
aver saputo sapientemente investire sulle nuove forme di economia collaborativa e social
innovation; risulta, invece, molto debole sul piano della Legality (87° posto) e su quello
dell’Environment (21° posto).
Nonostante nessun capoluogo del Sud si trovi in vetta alla classi ca, è stata comunque
percepita una rilevante crescita in grado di accorciare la distanza con gli altri territori, simbolo
di uno sviluppo sociale in grado di sopperire alle carenze infrastrutturali. Cagliari è la migliore,
al 54° posto, mentre Siracusa migliora il proprio sviluppo nel campo della dispersione idrica,
dell’equilibrio occupazionale di genere, dell’accessibilità degli istituti scolastici, della bassa
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presenza di giornalisti e amministratori minacciati.
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