La vergogna nella coppia

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La vergogna nella coppia
La vergogna nella coppia
Una premessa che ritengo sia di notevole importanza, è quella di invitarvi (rimanendo a
contatto con le vostre sensazioni) a sentire quanto di ciò che leggete vi alimenti qualsiasi
tipo di ricordo, sensazione o emozione relativa alla vostra relazione di coppia e, qualora ne
sentiste il bisogno, in modo funzionale comunicare e vivervi questi ricordi e sensazioni con
il vostro partner.
Ogni nucleo di vergogna che i partner di una coppia si vivono, ha alla base un desiderio
profondo che la persona pensa sia inaccettabile comunicare all’altro partner. Questa
dinamica molto delicata instaura un meccanismo per cui la persona non sia portata ad
esprimere in modo diretto il proprio desiderio, nascondendolo e quindi non condividendolo
nella relazione di coppia. Incominciamo a vedere come questo aspetto si possa andare ad
esplicitare in una relazione di coppia.
Prendiamo come esempio un possibile bisogno che uno dei due partner si vive e che per
Vergogna non è portato ad esplicitarlo all'altro:
"… ho bisogno che tu sia più dolce e vicino a me quando mi sento solo/a".
Esplicitare in modo chiaro questo bisogno, all’interno di una relazione di coppia, può essere
un qualcosa che smuove dei possibili nuclei di Vergogna nella persona. Dietro a questa frase
o meglio questa parola "vergogna" si può instaurare un blocco individuale, che si
materializza e s’insidia nella dinamica di coppia, blocco che toglie quella parte di autenticità
nello stare in relazione con l’altro.
Il bisogno sopra ipotizzato può essere soffocato, in alternativa di un qualcosa che ci si
aspetta sia maggiormente accettato dal nostro partner ma che non può avere nulla a che fare
col nostro bisogno (se così non fosse potremmo correre il rischio di esporre troppo i nostri
vissuti di vergogna a discapito nostro).
Reprimere un nostro bisogno (in ogni qualsiasi relazione) ci fa accumulare un qualcosa che
fisiologicamente per il nostro benessere, non può sedimentare dentro di noi e che poi prende
una forma differente, non facilmente riconducibile a ciò che era originariamente.
Da un originario bisogno di "vicinanza" (non ricercato e non espresso), passiamo ad un altro
possibile vissuto negativo (chiaramente differente da persona a persona).
Tra i differenti compromessi che ogni persona può trovare possiamo individuare:
1. esprimere nervosismo in altra forma senza che il nostro bisogno emerga (diamo così un
altro nome al bisogno esprimendolo sotto un altra veste).
Ci permettiamo di sentire la sofferenza solo dentro di noi in modo confuso e ci ritroviamo
ad avere un comportamento che crea confusione nella relazione stessa perché non coerente
col nostro reale bisogno e non chiarificatrice nella dinamica relazionale.
2. Non esprimere il nostro nervosismo e in modo consapevole tenerci la sensazione
negativa dentro di noi, controllandola il più possibile senza che ci possa mettere in una
situazione d’imbarazzo (non gli diamo un altro nome e non siamo perciò portati ad
esprimerla sotto altra forma).
Ci permettiamo di sentire la sofferenza solo dentro di noi ma con un comportamento
opposto. Coltiviamo l'illusione di poter reggere questo peso, di poter controllare in modo
eccessivo l'espressione o la non espressione dei nostri bisogni utilizzando il nostro corpo
come una macchina.
3. Non esprimere il nostro nervosismo e in modo inconsapevole tenerci la sensazione
negativa dentro di noi. Possiamo paragonare questa differente modalità pensando ad una
persona che abbia la mano senza sensibilità conseguentemente all’averla tenuta per un
tempo prolungato sotto pressione e senza il passaggio del flusso sanguigno. Ogni stimolo o
pressione sulla mano non sarà avvertita o comunque sarà avvertita solo se con una intensità
maggiore. Quest’ultima modalità ci dice proprio che alcune persone trovano il loro
adattamento al mondo e nelle relazioni, anestetizzandosi a tutte quelle sensazioni negative
(non esprimo un mio bisogno e questo mi fa star male), col risultato finale di non avere
consapevolezza di quanto stiano soffrendo dentro di sé.
Non ci permettiamo di sentire la sofferenza dentro di noi e teniamo in modo artefatto e non
autentico un comportamento opposto a ciò che ci succede dentro.
Ciò che racchiude queste tre modalità è rintracciabile nel non voler rischiare di esporci in
tutto e per tutto all’interno delle relazioni umane. Non permetterci di vivere il "qui ed ora"
della relazione, in modo autentico e nutriente per entrambi i partner. Privarci di quel rischio
funzionale che fa parte delle relazioni umane, il rischio nel voler condividere la propria
intimità con l’altro.
Possiamo porci alcune domande su ciò che è stato scritto;
Cosa succede se questi bisogni, non arrivano al confine di contatto (utilizzando una
terminologia Gestaltica) della relazione di Coppia? Come viene influenzata la coppia da
questa assenza d’Intimità? Quanto influiscono le sensazioni, emozioni, bisogni non detti
nell’evoluzione della coppia?
I motivi al di sotto di questa inaccettabilità possono essere i più disparati: pensare che un
desiderio possa essere sciocco, o esagerato, vergognoso o inadeguato, impensabile.
La Vergogna può essere visualizzata come il catalizzatore della Retroflessione (quel motore
sottostante che la attiva e non ci permette di lasciarci andare nella libera espressione dei
nostri bisogni) e/o come quella valvola che ci protegge dalle relazione "del campo" allargato
nella quale sentiamo (come conseguenza dei nostri schemi relazionali acquisiti nel corso
delle interazioni con le figure significative) che quel tipo di sostegno che andiamo cercando
non ci sarà.
Parliamo di Retroflessione quando ci riferiamo a quei bisogni che non ci permettiamo di
esplicitare all’interno di una relazione e che in modo rigido tratteniamo dentro noi stessi (in
tutti questi casi potremo chiederci cosa "sentiamo" ci impedisca di non esplicitare ciò che
proviamo o vogliamo dire in quel determinato momento o a quella persona).
Insieme a ciò che si reputa come non possibile desiderare (il nucleo della Vergogna), viene
sperimentata la percezione di "non essere accolti".
La dinamica del "non essere accolti" a livello relazionale può essere letta come uno
specifico schema relazionale proprio e unico di ciascuna persona e acquisito nel corso delle
relazioni con le figure significative.
Quale persona ci ha fatto vivere in modo profondo questa sensazione del non esserci per noi
quando ne abbiamo sentito il bisogno?
Le capacità sociali sono in via di sviluppo sin dai primi momenti di vita del bambino.
Il Sé della persona incomincia a settare quegli schemi relazionali che poi diverranno una
guida nelle relazioni che avremo con gli altri e di coppia. I Partner si ritroveranno a ri-creare
dei modi di essere-con l’altro. Saranno portati a vedere "ciò che sono stati abituati a vedere"
nei comportamenti dell’altro. Possiamo dire che si è portati nel mettere in figura solo
determinati aspetti delle relazioni, quegli aspetti che ci siamo vissuti nel corso della nostra
vita come una funzionale struttura di riferimento (un linguaggio relazionale per noi
comprensibile). Chiamiamo questi aspetti in figura della relazione e/o queste aspettative
relazionali "conoscenza implicita" e consideriamo questa come un qualcosa di fondamentale
da conoscere.
Parlare della Vergogna, che in modo ciclico si ripresenta in entrambi i partner della coppia,
ci mette in risalto che al di sotto di essa vi sia un "linguaggio segreto" (non facilmente
svelabile se non in un contesto sicuro, che sentiamo ci possa sostenere). Lo denominiamo un
linguaggio segreto "dell’intimità", perché è con esso che i partner della coppia raggiungono
una più completa intimità relazionale, che da modo ad entrambi di mettersi a nudo a livello
profondo, concedendosi la possibilità di lasciarsi andare, di rischiare, e fare quell’ulteriore
passo di crescita nella sfera relazionale.
Contattare questo linguaggio segreto, conoscerlo e saperlo ascoltare, diviene un passo
obbligatorio per ridare voce a ciò che non riesce ad emergere nella coppia e che va ad
innescare una serie di dinamiche disfunzionali.
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dottor Riccardo Povolo
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt, Esperto in EMDR
Telefono, 340.4918778
Email, [email protected]
povoloriccardo.it
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