lettera ai cercatori di dio

Transcript

lettera ai cercatori di dio
Ordo Viduarum
Diocesi di Piacenza - Bobbio
“Casa aperta “
PROPOSTA FORMATIVA 2009/10
L’ordo viduarum presente in Diocesi, fa sue le indicazioni del Vescovo presenti nella lettera pastorale, ”Prendi il
largo” e vive la propria missione attraverso la proposta concreta degli incontri sulla “ Lettera ai cercatori di Dio, mette a
disposizione la propria casa,un appartamento in centro storico,e lo offre come proposta di formazione, quale: “ Chiesa che non
dice solo ”vieni”, ma dice dove è possibile ”trovare casa,” anche solo per un poco. Ospita senza paure i
problemi del mondo e li vive come problemi della propria casa”.
(Prendi il largo. Lettera Pastorale Mons. Gianni Ambrosio pag.28)
- Il nostro cammino è rivolto in modo particolare a donne sole.
LETTERA AI CERCATORI DI DIO
Questa “ Lettera ai cerca tori di Dio” frutto di un lavoro collegiale che ha coinvolto
vescovi,teologhi, pastora listi, catecheti ed esperti della comunicazione, si rivolge ai “ cercatori di
Dio”, a tutti coloro, cioè, che sono alla ricerca del volto di Dio vivente. Lo sono i credenti, che
crescono nella conoscenza della fede proprio a partire dalle domande sempre nuove, e quanti – pur
credendo- avverto la profondità degli interrogativi su Dio e sulle cose ultime”.
L’itinerario proposto raccoglie il contenuto della lettera in otto schede che saranno date di volta in volta a chi partecipa.
Guiderà gli incontri Mons. Eliseo Segalini
-
Prima parte:
un invito a riflettere insieme sulle domande che ci uniscono
-
Seconda parte:
una testimonianza tesa a rendere ragione della speranza che è in noi
Terza parte :
una proposta fatta a chi cerca la via di un incontro possibile con il Dio di Gesù Cristo
LETTERA
AI CERCATORI DI DIO
Scheda n. 1
A)
Consapevolezze in produttive : ( per già credenti)
1. Dio è visceralmente innamorato dell’uomo ” Io mi sono fatto trovare anche da quelli che non
mi cercavano” ( Rom, 10,12)
Questo è il punto di partenza: Cercatori di Dio fa venire in mente , io vado a cercarlo, no - è Dio che mi
viene a cercare “ Sion ha detto: il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato. Si
dimentica forse una donna del suo bambino così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se queste donne si dimenticassero, io non mi dimenticherò mai di te. Ecco ti ho disegnato sul
palmo delle mie mani” ( Is 49,14-16)
2.
E come io ti sento? “ Chi sei luce che mi innondi che rischiari la notte del mio cuore? Tu mi
guidi come la mano di una madre ma se mi lasci non saprei neanche fare un passo solo. Tu sei lo spazio
che circonda l’essere mio e lo protegge. Se mi abbandoni cado nell’abisso del nulla da cui mi hai
chiamata all’essere. Tu più vicino a me di me stessa, a me più intima dell’anima mia, eppure sei
intangibile e di ogni nome infrangi le catene: Spirito Santo ritorna a noi”. ( E. Sthein – La mistica della
Croce pag. 73)
3. Esistono anime senza fede “ Gesù mi ha fatto sentire, che esistono davvero anime senza fede. Ha
permesso che l’anima mia fosse invasa dalle tenebre più fitte, che il pensiero del cielo dolcissimo per me,
non fosse più se lotta e tormento. Bisogna avere viaggiato in questa tenebra per capire che cosa essa è”
(S.Teresa del Bambino Gesù)
4. Ma la salvezza è per tutti
“ E’ lo Spirito Santo che sparge i semi del Verbo presente nei riti e
nelle culture e li prepara a maturare in Cristo. Per coloro che non hanno la possibilità di conoscere o di
accettare la rivelazione del vangelo e di entrare nella Chiesa perché vivono in condizioni socio-culturali
che non lo permettono e spesso sono stati educati in altre tradizioni religiose, la salvezza di Cristo è
accessibile in virtù di una grazia che pur avendo una misteriosa relazione con la Chiesa, non introduce
formalmente in essa, le illumina in modo adeguato alla loro situazione interiore e ambientali.
Questa grazia proviene da Cristo , è frutto del suo sacrificio ed è comunicato dallo Spirito Santo: essa
permette a ciascuno di giungere alla salvezza con la sua libera collaborazione”(Giovanni Paolo II
Redenptoris Mission 25/1/1981 n. 28 e10 )
5 . La
Lettera ai cercatori di Dio secondo Bruno Forte( Osservatore Romano 17/6 /09)
Per il credente la vera tentazione è fermare il cammino, sentirsi arrivato; ma chi crede non è mai arrivato
vive in continua ricerca. Da qui deriva un gran <<no>> a una fede indolente, statica,abitudinaria. Un
grande <<si>> a una fede interrogante capace di consegnarci sogni giorno all’Altro, a vivere senza
ritorno il silenzio di Dio. No dunque al << disimpegno del pensiero>> tipico dell’ateismo a buon mercato,
si ad una <Chiesa della compagnia con tutti gli uomini. Una Chiesa che senza avere tutte le risposte
pronte sappia accendere domande e un cammino di libertà affinché chi è in ricerca trovi la sua stradada.
Solo così si potrà decidere in libertà ed essere ed essere << ammiratori>> e << imitatori>> di Gesù.
B) La prima grande domanda che unisce credenti e non credenti è la ricerca della felicità e
l’esperienza della sofferenza
1) La realtà della sofferenza
a) Siamo cercatori di felicità, appassionati e mai sazi ( sia credenti che non credenti), ma qualcuno ha
accusato la tradizione cristiana di opporsi alla voglia di felicità, di guardare eccessivamente al futuro
dimenticando il presente.
b) Qualcuno è arrivato alla decisione di dover liberare l’uomo da Dio per restituirgli il diritto alla
felicità.
c) Tuttavia la nostra vita è segnata in tutte le sue fasi e le sue forme dalla fragilità: la fragilità del
nascituro, del bambino, dell’anziano, del malato, del povero, dell’abbandonato, dell’emarginato,
dell’immigrato, del carcerato. E quindi in tutte le età ci sono sofferenze fisiche, psichiche, sociali.
d) Inoltre nella vita ci sono sofferenze che arrivano contro ogni nostra aspettativa e ci sono anche
sofferenze che nascono dai nostri errori e dalle nostre colpe, quelle che costruiamo con le nostre mani.
quando, ad esempio, diamo la prevalenza all’avere sull’essere; quando ci carichiamo di cose inutili;
quando diamo la precedenza alle cose sulle persone, agli interessi materiali sugli affetti.
e) Infine nella Bibbia chiamiamo Giobbe colui che soffre ingiustamente e chi giustamente ha motivi
per lamentarsi. Con Giobbe ci chiediamo: perché dobbiamo soffrire e morire?
Perisca il giorno in cui nacqui…
Perché non sono morto fin dal seno di mia madre
e non spirai appena uscito dal grembo?
(Giobbe 3,3. 11-12; 7,2-3. 7)
2.
Il mistero del dolore che cosa insegna ?
a)
La cultura moderna, non sapendo dare una risposta al mistero del dolore, cerca di nasconderle con
l’ebbrezza del consumismo, del piacere, del divertimento, del non pensarci.
b)
L’esperienza della fragilità, del limite, della malattia e della morte può insegnarci alcune cose
fondamentali. La prima è che non siamo eterni. La seconda è che non siamo onnipotenti.( nonostante i
progressi della scienza e della tecnica) Infine, l’esperienza della fragilità ci insegna che i beni più
importanti sono la vita e l’amore.
c) La fragilità è una grande sfida anche per la fede nel Dio di Gesù Cristo. Il Signore ci ha creati per la
vita, per la felicità. Perché, allora, permette il dolore, l’invecchiamento, la morte? C’è chi si è dichiarato
“ateo” per amore di Dio, per giustificare la sua assenza e il suo silenzio davanti al dolore innocente.
( Camus)
d) Dobbiamo rassegnarci? e rimandare tutto a un dopo, a quando Spegnere la nostra voglia di vita
Spegnere la voglia di vita, raffreddando i nostri slanci? Dobbiamo riconoscere che questa non è la nostra
casa e rimandare tutto a un dopo, a quando saremo finalmente a casa?
Ma questa casa, cioè la vita eterna lontana e non sperimentabile, c’è davvero o resta un’illusione?
e) Qualcuno va oltre, pensando: smettiamola di sognare e accontentiamoci di quello che possiamo avere
tra le mani anche se poi, se dobbiamo sottrarlo, violentemente o astutamente, ad altri.
3.
Eppure c’è bisogno di speranza, ma che cosa significa sperare?
a) La speranza ha a che fare con la gioia di vivere. Suppone un futuro da attendere, da preparare, da
desiderare, Sentiamo che la speranza richiede e suscita unità nel cuore: dà senso e motiva ogni nostro
sentimento, ogni nostra aspirazione, ogni nostro progetto.
b) Non si può vivere senza speranza: :sarebbe come vivere senza riuscire a dare una prima iniziale
risposta all’interrogativo “perché sono al mondo”? Tutti abbiamo bisogno di un orizzonte di senso, per
dire qualcosa di vero sul nostro futuro.
c) C’è una speranza che nasce e cresce grazie ai rapporti con le persone; anzi certi rapporti, aperti al
dialogo e alla collaborazione, generano speranza, perché ci fanno sentire accolti e cercati e ci stimolano
all’azione. Ma è possibile pensare e desiderare la speranza come dono che viene a noi in modo
imprevedibile, come intervento non soltanto umano? Un dono che trascende le nostre possibilità, la nostra
progettualità, i nostri orizzonti? Nei momenti più felici, come in quelli più profondi, anche quando sono
sofferti, sogniamo una speranza che crede e che ama: la speranza di chi si sente amato, cercato, sostenuto
nel quotidiano, in un crescendo di senso, di gioia, di operosità costruttiva, che va oltre la fine di tutto. È
questa la speranza che viene da Dio?
Provocazioni :
1) “Non i libri , ma la vita spirituale dà la vera conoscenza di Dio” (Benedetto XVI)
2) “Per essere capaci di amare dovete credere e per essere capaci di credere dovete pregare” (Madre
Teresa di Calcutta)