Curriculum Vitae - GAi - Giovani Artisti italiani

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Curriculum Vitae - GAi - Giovani Artisti italiani
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Tutto ha inizio quando si comincia a guardare fuori del corpo, quando
diventiamo coscienti di muoverci in uno spazio e di agire in questo.!
Osservare è la prima azione, il primo atto di coscienza, apprendiamo
per costruire un nostro linguaggio e poter comunicare col mondo.!
Il linguaggio è la forma primaria che sia formale o astratta che ci
permette di creare un rapporto, tutto ciò che ci gravita attorno è
formato da un linguaggio semplice che possiamo tradurre in forme
basiche una volta capito in quale codice questo ci parla possiamo
apprendere, conoscere e creare.!
La natura come le città hanno un loro linguaggio, più o meno
complesso, ma visivamente ci presentano e nascondono le loro
realtà come in uno spettacolo teatrale.!
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Si costruisce passo passo la nostra strada come se fossimo colonne
portanti di un mondo in divenire, un’architettura che cambia, che si
sposta e che si riadatta al luogo. Un’architettura organica con
struttura come ossa, porte che respirano e finestre che guardano,
che posano a terra le fondazioni per diventare alberi e poi uomini. Il
corpo è un pezzo di cielo, di terra e di aria e quindi perché non vivere
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in un luogo fatto per noi, e di conseguenza, in un luogo fatto della
stessa essenza dell’universo? !
L’equilibrio tra l’uomo ed il luogo in cui vive è fondamentale, quanto
disagio nel vivere in una casa dove non ci stai? Dove tutto è troppo
grande, troppo piccolo, troppo alto, troppo basso dove tutto è troppo
e nulla è giusto? !
Un’ abitazione senza finestre o senza porta, che rende inaccessibile
anche l’anima… Si crea ciò che più si avvicina a noi e rende il nostro
spazio più simile alla verità, siamo già noi un’architettura quindi se
siamo squilibrati o inconsistenti cosa possiamo costruire? Nulla…!
La più grande capacità dell’uomo è quella di adattamento questa ha
fatto in modo di mantenerlo in vita, ha sconfitto le paure e l’ha portato
a conquistare continenti, ma fin troppo tanto che si è dimenticato le
sue origini. Goethe diceva che “…i più grandi capolavori sono quelli
della natura…” ma adesso chi se lo ricorda quando andiamo a
deformare, intervenire ed uccidere la Natura stessa? La radice è
nell’aver dimenticato l’origine, il momento in cui tutto ha avuto inizio,
il vuoto ha portato una mancanza di rispetto nei confronti di noi stessi
principalmente e nell’intolleranza di tutto ciò che ci ricorda la nostra
fragilità. Costruire non vuol dire distruggere un luogo e rifarlo da
capo ma rispettare le strutture preesistenti ed armonizzarle con il
nuovo, perché? Perché non si può abitare un luogo nato dalla
distruzione e dal disprezzo, è come voler vivere ai Tropici e cercare il
fresco della montagna…non c’è logica nel mio ragionamento ma
nemmeno il pensiero umano è più coerente con se stesso…se mai lo
è stato…!
Penso ad un’architettura che si reinventi ad ogni necessita, al
bisogno personale di essere in linea col proprio spirito, che abbia la
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facoltà di pensare e di trasformarsi così
come l’anima cambia dopo i terremoti
del vivere. Un muro di cemento che
disperatamente allunga i suoi tendini ed
apre lo sterno per respirare, una
tensione che porta liberazione
passando per lo sconvolgimento; un
lento e profondo cambiamento che
scombina gli equilibri per crearne di
nuovi. Non è questa una capacità degli
esseri viventi? Quindi ciò che l’uomo
costruisce, essendo esso parte del
vivente, prende la capacità di essere
organico e pensante fino a divenire
indipendente da esso? Se gli spazi che
costruiamo non fossero meri luoghi
vuoti ma creature con una propria
autonomia, forse non avremmo più
rispetto? !
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Il momento preciso in cui il mio percorso ha incrociato l’arte, non lo
ricordo con esattezza, ma alla domanda “cosa farai da grande?” ho
sempre risposto “Disegno!”.!
Tutto ciò si ribatteva con un perché tra lo sbalordito e la mezza risata
di scherno come se fosse inconcepibile vivere così, il sogno di una
bambina che rispondeva con un innocente “perchè non so fare
altro..”. !
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Mi sono sempre chiesta in che modo vedono gli altri, perché?
Semplicemente perché seguire l’arte ti porta ai margini dove si parla
una lingua diversa fatta di segni e di alfabeti visivi, di difficile
comprensione non solo per chi non ne fa parte ma anche per chi
questi segni li vive. !
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Essenzialmente se dovessi descrivere con un parola la mia ricerca
sarebbe Spazio; occupare, deformare, svuotare, concepire e agire
sono tutte azioni che servono a creare quella che è la mia
dimensione, ho sempre pensato che lo spazio dell’agire fosse una
sfera amica dove tutto può succedere dove si è immersi in infinite
possibilità definite solamente dalla volontà. Questo cerchio magico
quindi lo costruisco e lo distruggo, cambia forma, cambia materia,
cambia sostanza ma è in continuo divenire perché la mia ricerca è in
continua evoluzione e sempre spinta verso il divenire. !
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Ma quindi l’arte cosa fa? Cosa faccio? Il lavoro si riempie e si svuota
di oggetti e soggetti che sono solo meri pretesti per identificare un
luogo non definito, il mio. Ho iniziato dal nulla dal puro pigmento
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togliendo anche il colore per poter davvero concentrarmi sulle forme
e le ombre, per far emergere dall’ oblio oggetti nascosti che si
rivelano ma non svelandosi del tutto. L’idea era quella di vivere uno
spazio irreale, sospeso e congelato in un momento tra quello che è e
quello che potrebbe accadere, gli interni costruiti sono le stanze
dell’anima che si delineano timidamente dando solo l’idea di quello
che realmente sono. !
Lo spazio è ideale non ha nessun legame con il mondo materiale,
non ha sostanza.!
Sottolineo la mia curiosità, forse il carattere che più da forza al
percorso, quindi le domande diventano parte integrante e le
risposte? Arrivano con percezioni differenti. !
Qual’è il mio spazio? Si alzano muri di cemento.!
Ci sono connessioni? I fili tessono tracce di architetture.!
E il linguaggio? Lo detta il materiale.!
Il passaggio dalla tela al cemento è stato naturale, non è cambiata la
direzione ma solo il mezzo con cui viaggio. Se prima la dimensione
era mentale passa qui in una dimensione concreta; parto dalla base
come per la costruzione del telaio, le piastrelle costruiscono il
pavimento che si stendono su una dimensione non definibile,
personale, colonne che come alberi si alzano verso un soffitto.
Soffitto? Il cielo! !
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A dare la direzione è stata la visione durante un seminario che
parlava dei disegni di architetture utopiche, di alcuni schizzi
dell’architetto giapponese Tadao Ando: l’eleganza del segno unita
alla semplicità formale e alla coscienza spirituale mi ha fatto scoprire
quella che poi è diventata la mia dimensione materiale. In particolar
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modo una frase mi ha colpita più di altre: “ Per eludere la natura
fondamentale dell’architettura di contenitore isolato mi affido al cielo
come elemento naturale che più di tutti influenza gli interni
architettonici…A prima vista la mia architettura sembra esposte,
come se avessi cercato di creare quel tipo di spazio astratto che
risulta dell’eliminazione di tutti gli elementi umani, funzionali e pratici.
In realtà, non lotto per uno spazi astratto ma per un archetipo dello
spazio”. !
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Come non paragonare le finestre di una costruzione a delle fessure
che ritagliano il cielo? Così ho pensato che il mio cemento, cosi
come lui lo lavora in maniera artigianale, può non solo ritagliare una
parte invisibile che ancora non conosco ma anche riflettere nella
manifattura e nella composizione il mio modo. !
Quel cemento sono io e nessun altro. !
Ne viene di conseguenza che l’architettura è tra gli interessi che
alimentano il mio focolare, siano essi disegni, scritti o foto; anche
nella fotografia i soggetti che preferisco sono i paesaggi urbani
tradotti con distacco come solo la macchina riesce a fare, nessuna
distrazione solo bianco e nero i colori sono dati dalle infinite scale di
grigi ma i soggetti sono intimi sono i miei luoghi in cui ritrovo sempre
il contrasto tra oggetto/soggetto, esterno/interno, natura/artificiale.
Una lotta tra la mia visione del mondo e la realtà, ma quale sia
giusta? I confini si confondono a volte dando vita ad un linguaggio, il
mio codice, che lascia al lavoro la capacità di completarsi. !
Le installazioni si adatto al sito in cui vengono collocate e gli eventi,
siano essi atmosferici o puramente casuali, intervengono in un
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continuo processo di cambiamento, definendo così la vera realtà del
lavoro.!
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Una ricerca non si limita a trarre i propri stimoli solamente da un
unico aspetto, ma si alimenta di molte più realtà. !
Non posso dire infatti di rifarmi solo all’architettura, nella mia ricerca
trovano spazio l’anatomia, la biologia, la spiritualità, la logica, la
filosofia tutto essenzialmente tutto quello che vedo, sento, tutto ciò
che i miei sensi riescono a percepire e tradurre. !
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“VIVO QUI”; questa è l’affermazione, è un dato di fatto io esisto e
quindi occupo uno spazio. L’idea nasce dalla concezione che il
vivere in un luogo viene dato per certo, dato dall’abitudine
dell’esistenza come se fosse un meccanismo spontaneo dato dagli
ingranaggi di una macchina, ma non è così. Io vivo ed esisto, sono
libera di scegliere, di occupare e di cambiare. Il mutamento diventa
parte della vita se non la vita stessa.!
Si parte sempre da uno spazio interno che non ha dimensioni reali,
che non deve avere a che fare con le regole o con la logica segue
solo la scia del “tutto è possibile”; luogo mistico dove nascono le idee
e sorgente di vita potrei dire, forse proprio qui nasce lo slancio vitale
di Bergson che comunica con l’esterno e crea una connessione. Mi
piace pensare che ci sia una deformazione/trasformazione tra l’idea
come parte eterea e la sua realizzazione, concreta e pesante come
se dovesse con la sua mole dire “Io esisto”. !
Ma nel mezzo cosa c’è? C’è un mondo, anzi mi correggo, esistono
un’infinità di dimensioni. Ogni materiale suggerisce una direzione e ci
sussurra una delle possibili vie quindi lo studio d’artista è un’universo
di possibilità, un piccolo big bang generatore di vita, e l’artista? !
Si l’artista…un canale, un recettore, un’antenna o cos’altro? In ogni
caso, in qualunque modo lo si voglia chiamare o ci si senta resta
l’interprete di un linguaggio sensibile che va al di la della parola ed è
comprensibile solo a chi ne conosce il codice. !
L’arte è di tutti, è vero, tutti siamo artisti ma quanti sono consapevoli
dell’importanza di esserlo? Siamo ancora dell’idea che il campo
artistico faccia parte di una casta chiusa ed invece bisogna iniziare a
capire che esiste una persona che decide di fare dell’arte la sua vita,
ma, che la sua decisione porta inevitabilmente la dimensione
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dell’arte dalla sfera personale a quella pubblica/sociale. In che
modo?!
L’arte crea disagio, empatia, sconvolge ed emoziona ma mai passa
inosservata e la società, bene o male, ne resta sempre segnata
quindi esiste l’artista che traduce un linguaggio e rende partecipe il
tessuto cittadino di un fenomeno, chiamato arte, che inevitabilmente
trasforma la realtà. !
Trovo naturale che l’arte invada le strade, i luoghi e le strutture
perché questa non ha limiti materiali se non quelli dati dalle
istituzioni, ma per quanto la si può fermare? Non si può.!
Alla base c’è anche l’esigenza di occupare uno spazio, di lasciare un
segno, di esistere, ogni artista ha una ricerca che non è solo artistica
non si limita al progetto concluso, anzi, va al di la perché l’artista
ricercando e sperimentando analizza se stesso e porta a galla le sue
ossessioni. Si forse l’ossessione è proprio la ricerca, il motore che
attiva tutto che porta avanti una macchina fantasmagorica. !
Perché la gente rifiuta l’arte? Perché porta in superficie i fantasmi,
mette in evidenza sempre l’ombra mai la luce, accentua il difetto e
mai la perfezione. A nessuno piace mettere in piazza le proprie
debolezze eppure l’arte fa dell’imperfezione la sua forza, almeno io
preferisco un vaso rotto ad uno nuovo, un libro tanto sfogliato ad uno
mai letto, perché? Sarà perché le crepe sono già un segno e rivelano
un passato a cui non hai partecipato e parlano, ti suggeriscono,
esistono e come osservatore impari. !
Impari che un vaso nuovo tutti lo possono usare, ha una funzione
universale, è un contenitore ma se si crepa basta non è più nulla,
non è più fruibile perde la sua funzione e quindi? Quindi si butta,no!
No, proprio questo suo “non essere più nulla” è l’origine, inizia una
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nuova vita come qualcosa di altro di cui non sappiamo ancora il
nome e di cui non sappiamo ancora nulla. Niente di più sublime. !
Niente come origine del tutto.!
Atelier come origine di ogni possibilità.!
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BIOGRAFIA!
Chiara Guidotto nasce a Mestre (Venezia) il 29 marzo 1987,nel 2006
si diploma in Arti Applicate all’Istituto Statale d’Arte di Venezia,nel
2008 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia con indirizzo
Decorazione. Diploma I Livello nel 2012 con votazione 110/110 con
Lode. Diploma II Livello nel 2014 con votazione 110/110 con lode. !
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Mostre:!
- 2010
Camay, Accademia di Belle Arti di Venezia, Atelier di
Decorazione.!
Inseparable blue, mostra personale, Lido di Venezia.!
- 2011 Peli superflui, Accademia di Belle Arti di Venezia, Atelier di
Decorazione.!
Allestimento dell’installazione dell’artista Joana Vasconselos,
Palazzo Grassi.!
Collettiva Premio Nocivelli, Associazione Culturale Techne, Brescia!
- 2012 Intrecci, Galleria Fluida, Venezia!
Più forte dello sporco, Accademia di Belle Arti di Venezia, Atelier di
Decorazione!
IntuAzioni, Galleria Fluida, Venezia!
Collettiva Premio Nocivelli, Associazione Culturale Techne, Brescia!
Proiezioni d'Arte Futura, Centro d'Arte San Vidal, Venezia!
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Carta Bianca, Galleria d'arte Contemporanea Casa della Renna,
Mestre (Ve) !
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- 2013 Segni Indelebili, Centro Culturale De' Andre, Marcon (Ve)!
Allestimento dell'opera degli artisti Bashir Mokoul e Aissa Deebi,
Liceo Artistico di Venezia!
Untitle, Sala Monteverdi, Mestre (Ve)!
Squibb Dida, Accademia di Belle Arti di Venezia, Atelier di
Decorazione !
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-2014
Terrestri, Accademia di Belle Arti di Venezia, Atelier di
Decorazione!
Chiamata alle arti, Museo di Santa Caterina, Treviso!
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-2015 Living here, I.Ca.Ro., Archivio di Stato di Rovigo!
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Venice Micro Academy, Galleria d’arte Contemporanea Casa della
Renna, Mestre (Ve)!
Tendenze Contemporanee, Galleria Merlino Bottega d’arte, Firenze!
Creative City, Florence Design Week, Palazzo Borghese, Firenze!
Simbolismo dall’iconografia alla filosofia nell’arte contemporanea,
Artexpertise Galleria d’arte, Firenze !
Gestualità e materia, Galleria Merlino Bottega d’arte, Firenze!
L’anima e il tempo, Flyer Art Gallery, Roma!
Art Showroom, Galleria Merlino Bottega d’arte, Firenze!
Immagine e luce, Galleria Merlino Bottega d’arte, Firenze !
Presenze relative, Galleria Artexpertise, Firenze!
Private views, Galleria Merlino. Bottega d’arte, Firenze.!
Ombre e luci, Galleria Merlino. Bottega d’arte, Firenze!
Scenari contemporanei, Galleria Merlino. Bottega d’arte, Firenze!
-2016 ART Innsbruck, Fiera Internazionale d’arte, Innsbruck !
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Art Showroom, Galleria Merlino Bottega d’arte, Firenze!
Nuovi Orizzonti, Museo Archeologico Nazionale di Adria, Deltarte,
Notte Europea dei Musei. !
Empatia, Deltarte, Cà Tiepolo- Porto Tolle!
Replay / Il vizio dell’errore, Ex Pescheria di Giarre, Artisti Italiani,
Messina !
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